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[TESTO DEL 2002]

L’Officina delle Intavolature:


La societas milanese di Pietro Paolo Borrono e Giovanni Antonio Castiglione

A Milano c’è una piazza intitolata ai santi Pietro e Lino. Per quei curiosi casi voluti dalla

perdita di memoria umana e dai giochi linguistici, il santo da onorare nella piazza dovrebbe in realtà

essere il solo Pietro. La parrocchia che si affacciava in questo sito era infatti detta di S. Pietro ad

linteum (al telo, al lino), tanto da divenire nel corso del Seicento il luogo preferito di ritrovo dei sarti

milanesi che se ne assunsero anche la cura.1 S. Pietro ad linteum dava le spalle al castello di Porta

Giovia: ed è da qui che la nostra storia ha inizio.

Pietro Paolo Borrono abitava infatti, almeno a partire dal 1535, proprio in questa parrocchia,

non casualmente così prossima al castello. La sua attività di soldato, spia, sicario, lo portava sovente

fra le mura della fortezza, all’interno della quale egli però non risiedeva. Dalla sua abitazione in S.

Pietro ad linteum Borrono avviò anche la sua attività imprenditoriale in campo tipografico, che

segnò profondamente il mercato musicale milanese e soprattutto quello della produzione di

intavolature di liuto e di cembalo. Gli aspetti legati a questa attività, qui presentati per la prima volta

in ambito musicologico, rivelano la necessità di ridisegnare la cronologia e la prospettiva tutta della

produzione di intavolature della prima metà del secolo in Italia e il volume presentato qui in

1 Su San Pietro ad linteum si veda, per il Seicento, Carlo TORRE, Il Ritratto di Milano […], Milano, Agnelli, 1714/2, p.
204. Ringrazio Dinko Fabris e John Griffiths per avere molto gentilmente discusso con me alcuni punti relativi a questa
introduzione, e Ivano Zanenghi per aver con grande gentilezza agevolato il mio lavoro presso la Biblioteca Nazionale
Marciana di Venezia.
facsimile è in tal senso testimone prezioso e fino ad oggi in pratica negletto. Ma procediamo con

ordine.2

La biografia di Pietro Paolo Borrono (1494 ca.- post 1564) è stata indagata da Alessandra

Bollini, che ha reso la figura del liutista meno evanescente rispetto a quella che risultava dallo stato

degli studi precedente agli anni ’80 del secolo scorso. Bollini ha chiarito che la vera attività di

Borrono fu quella del soldato, come già era possibile intuire da alcune missive scritte da Annibal

Caro per conto di Alessandro Farnese, all’interno delle quali si denunciava l’organizzazione di un

attentato contro il cardinale stesso, pianificato proprio dal nostro liutista per conto del governatore

di Milano Ferrante Gonzaga.3 Nessuna notizia riguardante i primi trent’anni del Cinquecento era

però venuta alla luce. Le prime tracce, di difficile lettura, rilevavano la sua presenza in Francia dal

1531 al 1534, come valet de chambre di Francesco I. Nei registri di pagamento compare infatti un

«Pierre Paul dit l’Italien», responsabile anche della sorveglianza di alcuni cantieri reali: troppo

poco, credo, per poterlo identificare proprio con il nostro Pietro Paolo.4 Tre lettere autografe di

Pietro Paolo Borrono da me rinvenute nel corso di un lavoro di ricerca su Francesco Canova vedono

il nostro liutista già in contatto, anche se con modalità molto ambigue, con il castellano

Massimiliano Stampa e con il duca di Milano Francesco II Sforza il giorno 8 settembre 1531. Egli

dichiara in realtà di non avere «alcuna famigliarità con vostra Illustrissima signoria» ma dopo poche

righe rivela di avere scritto al duca per aver saputo da un certo Francesco da Lodi che «non passaria

uno mexo che vostra excellentia darìa del culo in terra». La faccenda è piuttosto complessa e si

iscrive probabilmente nella grave vicenda che vide coinvolto Giovanni Alberto Maraviglia, scudiero

2 Archivio di Stato di Milano (d’ora in avanti ASM), Fondo Notarile, cartella 8321. Si veda anche Arnaldo GANDA,
Giovanni Antonio Castiglione e la stampa musicale a Milano, «La Bibliofilia», C (1998), nn. 2-3, pp. 301-324: 317-
319, che per primo ha pubblicato il documento. La trascrizione dell’intera imbreviatura è inserita nell’appendice A.
3 Sulla biografia di Borrono il resoconto più completo si deve ad Alessandra BOLLINI, Pietro Paolo Borrono e l’attività
liutistica a Milano dal 1450 al 1550, tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, anno accademico 1983-84, 2 voll.
4 Si veda Alessandra BOLLINI, Pietro Paolo Borrono cit., passim e anche EAD., L’attività liutistica a Milano dal 1450 al
1550: nuovi documenti, «Rivista Italiana di Musicologia» XXI (1986), pp. 51-52; si veda inoltre Michel BRENET, Notes
sur l’histoire du luth en France, Torino, Bocca, 1899, pp. 9-10.
di Francesco I Valois re di Francia, a Milano.5 Le lettere furono scritte da Mantova, e in una

Borrono afferma di volersi trasferire a Ferrara. Ma nessuna traccia è emersa per il momento dagli

incartamenti giunti da quella città. Non possiamo comunque affermare con certezza che si tratti

proprio del nostro Pietro Paolo Borrono, anche se l’interesse per questioni di spionaggio ci fanno

ritenere che vi siano buoni motivi per credere che si tratti della stessa persona. Se si accetta questa

ipotesi e si vuole che collimi con quella che vede Pietro Paolo trasferito in Francia fra il 1531 e il

1534, bisognerà pensare che il liutista-soldato si sia recato oltralpe negli ultimi mesi del 1531,

subito dopo gli accadimenti mantovani. Rimane però da spiegare il ribaltamento di fedeltà dalla

corona di Francia a quella imperiale, che Borrono avrebbe dovuto attuare al ritorno in patria: qui la

sua carriera si svolse sotto la tutela dei governatori milanesi, certamente lontani dal re

cristianissimo. Ma tali voltagabbana non erano certo infrequenti, ed inoltre conosciamo ancora

troppo poco della vita di Borrono per poterne delineare i contorni con una certa sicurezza. Nel mese

di maggio del 1536 vede la luce a Milano una importante antologia di intavolature per liuto,

stampata dal tipografo Giovanni Antonio Castiglione: Borrono è il grande protagonista di questa

raccolta, che lo vede compagno di Francesco da Milano, Marco dall’Aquila, Alberto da Mantova –

le tre corone del liuto italiano – e di Joan Jacobo Albutio, liutista e violista milanese.6 Praticamente

nessuna notizia era sinora nota circa la preparazione di questo volume. Ora sappiamo che essa

rappresentò, lo possiamo dire con sicurezza, l’inizio dell’attività imprenditoriale di Borrono, che

portò il suo sodalizio con Castiglione a preparare anche il volume del 1548 oggetto del nostro

facsimile.

Gli studi sulle fonti della musica a stampa per liuto della prima metà del Cinquecento si

sono concentrati soprattutto sulla grande produzione dei torchi veneziani, ponendola al centro di

5 Le lettere sono conservate in ASM, Fondo Sforzesco, cart. 1014 e trascritte nella mia tesi Francesco Canova da
Milano (1497-1543), Università degli Studi di Milano, anno accademico 1996-97, pp. 102-106. Sulle vicende
riguardanti la morte di Maraviglia si legga Federico CHABOD, Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell’epoca di Carlo
V, Torino, Einaudi, 1971, pp. 29-33.
6 Howard MAYER BROWN, Instrumental Music Printed before 1600. A Bibliograph, Cambridge Mass., Harvard
University Press, 1979/3, (d’ora in avanti BROWN); l’antologia è qui segnata 1536/9.
quasi tutte le attenzioni. Dopo l’eccezionale stagione dominata da Petrucci, la notevole quantità di

sillogi prodotte nella città della laguna a partire dal 1536 e soprattutto dal 1546 cela però in modo

anche fin troppo evidente una scarsa affidabilità testuale, una rapidità di esecuzione a volte sospetta,

un repertorio che appare sovente plagiato da altre edizioni. È il caso del libro pubblicato da

Marcolini nel 1536 contenente musiche di Francesco da Milano, dei volumi comparsi nel 1547

copiati direttamente da una stampa doriciana curata da Perino Fiorentino e apparsa a Roma nel

1546, e almeno dell’intavolatura comparsa presso Scotto nel 1548, plagio dell’edizione da cui è

tratto il nostro facsimile: ho ragioni per ritenere che almeno un’altra stampa veneziana sia stata

ripresa direttamente da una fonte milanese oggi persa, come cercherò di dimostrare in seguito.7

Questo ragionamento vale in modo particolare per la situazione dei testimoni che riguardano le

musiche di Francesco da Milano e di Pietro Paolo Borrono. Vediamo ora, sulla base di nuovi

documenti, quale fu il ruolo svolto da Borrono a Milano nella raccolta e nella diffusione delle

musiche del grande maestro Francesco.

Il 31 maggio 1535 il musicista si recò presso il notaio Pietro Paolo Crevenna, in compagnia

di Rainaldo d’Adda e di Giovanni Antonio Castiglione, per costituire una società al fine di stampare

intavolature di liuto, di canto e liuto e di clavacino sive clavicordio.8 L’accordo, progettato per una

durata decennale, prevedeva un investimento iniziale da parte di Rainaldo d’Adda che non solo

doveva provvedere alle spese vive della carta, ma anche pagare il lavoro di Castiglione e l’affitto di

7 Si veda l’introduzione al volume di FRANCESCO DA MILANO, Intabolatura da Leuto, a cura di chi scrive, Bologna,
Arnaldo Forni Editore, 2000. Per la fonte curata da Perino Fiorentino si veda Perino FIORENTINO, Opere per liuto, a
cura di Mirco Caffagni e Franco Pavan, Bologna, Ut Orpheus Edizioni, 1996 e Richard K. FALKENSTEIN, The Lute
Works of Pierino degli Organi, Buffalo, M. A. Thesis, 1987.
8 ASM, Fondo Notarile, cart. 8321 e A. GANDA, Giovanni Antonio Castiglione cit., pp. 317-319. Borrono aveva come
esempio in Europa soprattutto l’attività del tipografo parigino Pierre Attaignant. Si noti che Rainaldo d’Adda non va
identificato, come da me erroneamente segnalato nell’introduzione del facsimile citato alla nota 7, con il «banchiere et
mercadante melanese» figlio di Pagano, che ottenne l’appalto per la pulitura dei navigli, ma con il figlio di Pietro. Egli
era residente a Porta Ticinese, ed era in stretto contatto con Giovanni Antonio Castiglione, tanto da essere anche
testimone di un pagamento di un affitto dovuto a Gian Maria Villa da quest’ultimo nel novembre del 1535. Si veda A.
GANDA, Giovanni Antonio Castiglione cit., p. 303.
nuovi locali dove installare il torchio che avrebbe lavorato per produrre stampe musicali, in

ambienti dunque diversi rispetto a quelli della consueta sede della tipografia di Castiglione.9 Il ruolo

svolto da Borrono era quello di raccogliere il materiale musicale da pubblicare e di controllare

insieme a Rainaldo d’Adda il buon andamento del lavoro. Al torchio destinato alla stampa delle

intavolature potevano avere accesso i soli d’Adda, Borrono, Castiglione e il nipote appena

dodicenne di quest’ultimo, Gerolamo Corsico; al tipografo era fatto divieto assoluto di stampare

intavolature per altri committenti o di svelare le tecniche di stampa utilizzate a tal fine. Per ogni

volume di intavolatura da stampare si prevedeva un compenso di 50 soldi (equivalenti a 2.50 lire

imperiali) per ogni risma di cinquecento fogli: dal momento che Castiglione avrebbe ricevuto da

d’Adda 200 lire imperiali si deduce che le risme stampate dal tipografo furono ottanta per ogni

edizione. Una risma era composta da cinquecento fogli, nel cosiddetto formato ‘rezuta’, e dunque i

fogli di forma stampati dovettero essere 40.000.10 Il primo frutto oggi conosciuto di questa

collaborazione fu il noto volume antologico al quale accennavo sopra, pubblicato a Milano nel 1536

e recante un colophon risalente al 1 maggio. La distanza di un anno dalla stesura del contratto non

deve sorprendere, anche in confronto con altre opere stampate da Castiglione e da altri tipografi a

lui contemporanei.11 Non è inoltre implausibile che fossero state pubblicate allo stesso tempo altre

edizioni oggi non conosciute. Il volume antologico è a noi assai noto grazie anche ad un facsimile

9 Sull’attività di Castiglione si veda lo studio di K. M. STEVENS, Liturgical Publishing in mid Sixteenth-Century Milan:
The Contracts for the Breviarium Humiliatorium (1548) and the Breviarium Ambrosianum (1557), «La Bibliofilia»,
XCIX, 1997, pp. 11-134. Anche E. SANDAL, L’arte della stampa a Milano nell’età di Carlo V, Baden-Baden, V.
Koerner, 1988, pp. 16-17, che però curiosamente non crede alla possibilità che il nostro volume sia stato edito da
Castiglione.
10 In ragione del numero delle carte che compongono il volume, i libri stampati dovrebbero essere 2500, un numero
piuttosto consistente rispetto ad altre opere delle quali conosciamo la consistenza della tiratura.
11 Si vedano l’articolo citato di K. M. STEVENS, passim, e soprattutto il saggio di John GRIFFITHS e Warren E.
HULTBERG, Santa Maria and the Printing of Instrumental Music in Sixteenth-Century Spain, in Livro de Homenagem a
Macario Santiago Kastner, a cura di Maria Fernanda Cidrais Rodrigues-Manuel Morais-Rui Veiera Nery, Lisbon,
[Fundaçao Gulbenkian], 1992, pp. 347-360.
pubblicato a cura di Orlando Cristoforetti già nel 1979.12 La dedica sottoscritta da Rainaldo d’Adda

è rivolta a Battista Visconti, che fu in seguito decurione della città di Milano e che nel 1541 fece

parte di una delegazione inviata ad incontrare Carlo V a Trento.13 Il lavoro di Borrono in qualità di

curatore della raccolta appare del tutto evidente. Egli è il compositore presente con il maggior

numero di composizioni e la sua attività di spia potrebbe aver favorito sia i contatti con Alberto da

Mantova – volendo accettare l’ipotesi che dà Borrono in Francia nel corso degli anni Trenta ciò

risulta ancora più semplice – sia con Marco dall’Aquila, il primo alle dipendenze del re

cristianissimo Francesco I di Valois e il secondo residente stabilmente a Venezia. Francesco da

Milano ebbe modo di trovarsi nel capoluogo lombardo in quel periodo, così come Joan Jacobo

Albutio, e fu quindi più facilmente avvicinabile.14 L’indicazione che l’intavolatura sia stata «con

ogni diligentia corretta» va a mio parere riferita ad un lavoro curato direttamente in fase di stampa –

quindi dallo stesso Borrono – e non a una nuova edizione di un volume precedentemente uscito dai

12 G.A. CASTELIONO, Intabolatura de leuto de diversi autori, Firenze, S.P.E.S., 1979. Sono sopravvissuti tre esemplari
di questa edizione. Uno è conservato a Vienna, Österreichische Nationalbibliothek ed è stata oggetto del facsimile edito
da Spes, uno è presso la Biblioteca del Conservatorio di Musica “L. Cherubini” di Firenze, il terzo è alla Bibliothèque
Nationale di Parigi e reca la segnatura Vm7 6209, misura cm 21.5x15 circa ed è acefalo. Le prime quattro carte sono
infatti sostituite da un frontespizio con la marca tipografica di Pierre Ballard, recante nel verso due brani in intavolatura
francese in accord nouveau. Tale esemplare non riporta filigrana, mentre la qualità della stampa e dei punzoni è
notevolissima. È difficile immaginare dove Castiglione abbia appreso la tecnica di stampare le intavolature. Egli è
infatti il primo tipografo che si cimenta in tale impresa a Milano. Dopo aver sposato Elisabetta Zarotto nel 1504, una
delle tre figlie di Antonio Zarotto, importante tipografo attivo nel tardo Quattrocento milanese, riceve in eredità alla
morte di quest’ultimo nel 1510 una grande quantità e varietà di punzoni. Potrebbe Zarotto aver già pensato, nell’epoca
di Petrucci, di pubblicare libri per liuto? Oppure, e credo più verosimilmente, fu l’intraprendenza di Borrono a fargli
preparare o acquistare i punzoni necessari? Si veda K. M. STEVENS, Liturgical Publishing cit., p. 116. Una copia del
volume stampato da Castiglione nel 1536 apparteneva alle collezioni Herwart. Si veda Marie Louise MARTINEZ-
GÖLLNER, Die Augsburger Bibliothek Herwart und ihre Lautentabulaturen, «Fontes Artis Musicae», XVI (1969), p. 49.
13 Vedi A. GANDA Giovanni Antonio Castiglione cit., p. 307. Resta comunque difficile la sicura identificazione di
questo Battista Visconti: si legga infatti Davide DAOLMI, Don Nicola Vicentino Arcimusico in Milano, Lucca, LIM,
1999, ad indicem.
14 Su Francesco Canova e Milano si vedano, di chi scrive, Francesco Canova and his Family in Milan: New
Biographical Findings, «Journal of the Lute Society of America», XXIV (1991), pp. 1-13 e ‘Ex paupertate evasit’:
Francesco da Milano et sa Famille, in Le Concert des Voix et des Instruments à la Renaissance, a cura di Jean-Michel
Vaccaro, Paris, C.N.R.S., 1995, pp. 361-370.
torchi di Castiglione.15 Non escluderei infine che la silografia posta alla c. 1v, rappresentante un

liutista nell’atto di suonare ritragga proprio Borrono. L’attività editoriale di quest’ultimo e d’Adda

coinvolse già nel giugno del 1535 Mathias Werrecore, maestro di cappella del Duomo, il quale

sottoscrisse un contratto con d’Adda al fine di raccogliere e pubblicare musica vocale. I dividendi

dell’impresa sarebbero stati condivisi anche da Pietro Paolo Borrono, che in qualche modo avrebbe

partecipato alla preparazione dei suddetti volumi.16

Il Libro Secondo, 1548

La vigilia del Natale 1544, Giovanni Antonio Castiglione e Pietro Paolo Borrono si

incontrarono nuovamente di fronte a un notaio per stendere un ulteriore contratto di

collaborazione.17 D’Adda non risulta più presente. L’imbreviatura è per noi di grande interesse

perché è senz’altro alla base del volume del quale ci stiamo occupando e che presentiamo in

facsimile. Particolarmente importanti si rivelano essere due capoversi. Nel primo si afferma:

15 Sui correttori di stampa in tipografia si veda l’illuminante studio di J. GRIFFITHS e W. E. HULTBERG, Santa Maria and
the Printing cit. Sono in disaccordo con A. GANDA, Giovanni Antonio Castiglione cit., p. 308, che afferma: «[…] è
probabile che questa edizione sia stata preceduta da un’altra stampata dallo stesso Castiglione. Questo se si considera
che dal 31 maggio 1535 (data dei patti) alla conclusione della stampa (1 maggio dell’anno seguente) erano trascorsi ben
undici mesi». Per l’Arte de tañer fantasia di Santa Maria passarono fra i sedici e i diciassette mesi prima che l’opera
fosse completata; per le Obras di Cabezón addirittura 26 mesi. Meglio andò all’Orphenica Lyra di Fuenllana, stampato
in sei mesi, mentre El Parnasso di Daza fu edito in soli tre mesi. Va rilevato che il contratto fra Castiglione e Girolamo
Torchio per la stampa del Breviarium Humiliatorum (ASM, Fondo Notarile, cart. 11798, 2 aprile 1545) prevedeva la
pubblicazione di 1000 copie nel lasso di otto mesi. Ma il 3 gennaio 1547, nonostante il lavoro non fosse terminato,
Castiglione stilò un contratto con Matteo Besozzo per stampare 500 copie del Messale Ambrosiano (ASM, Fondo
Notarile, cart. 8679).
16 ASM, Fondo Notarile, cart. 8321. Si osservi che Werrecore era figlio di Eligio e viveva nella parrocchia di S. Protaso
ad monacos in porta Cumana. Si trasferì il 14 settembre 1542 nella parrocchia di S. Tommaso in Terramara, dove poi
divenne parroco Nicola Vicentino. Si veda A. GANDA, Giovanni Antonio Castiglione cit., pp. 304-305 e 319-320.
Werrecore si doveva occupare della stampa di Cantus e Moteta, raccogliendo le opere e consegnandole a Rainaldo
d’Adda. Anche questo contratto aveva durata decennale e la previsione di ricavo era di almeno 25 lire per ogni volume
stampato, da dividere in parti uguali fra D’Adda, Borrono e Werrecore.
17 ASM, Fondo Notarile, cart. 8326, e A. GANDA, Giovanni Antonio Castiglione cit., pp. 321-323. L’intera imbreviatura
è trascritta nell’appendice B.
[…] Primo quod predictus magister Iohannes Antonius teneatur et obligatus sit ad omnem ispius Petri Pauli
requisitionem redigere et redigi facere in stampo omnes illas intabulaturas a leuto quas eidem domino Petro Paulo
placuerit et eidem dederit ad stampandum et seu in stampo redigendum. Et hec omnia ad computum librarum quatuor
imperialium pro qualibet risma papiri intabulature stampande ut supra […]

In un seguente punto leggiamo le seguenti interessantissime annotazioni:

[…] Tertio quod ipse magister Iohannes Antonius nullo modo possit de dictis intabulaturis, tam factis annis presentibus
quam fiendis de cetero nomine ipsius domini Petri Pauli, disponere nec de eis neque consimilibus stampare nec vendere
alicui persone sine speciali licentia predicti domini Petri Pauli in scriptis danda. Et similiter de aliis intabulaturis iam in
stampis redactis sub dicta infrascripta pena aplicanda ut infra, etiam si intabulature predicte fuissent intitulate sub alio
nomine predicti Petri Pauli.[…]

Questo passo indica con chiarezza che l’officina di Castiglione non produsse, prima del

1544, solo il volume antologico del 1536. Non v’è però traccia di questa attività. Analizziamo ora

finalmente l’oggetto del nostro studio, la stampa che fu esito del rinnovato contratto fra il musico e

il tipografo milanesi.

Il volume è oggi conservato come unicum presso la Bibliothèque Nationale di Parigi con la

segnatura Rés. Vmd. 69 e proviene dalla grande collezione privata di Geneviève Thibault, contessa

di Chambure. Esso divenne proprietà dello Stato francese alla morte di quest’ultima; il passaggio fu

annunciato già nel catalogo edito nel 1980 dalla stessa Bibliothèque Nationale, all’interno del quale

era già data la collocazione della silloge. La difficile visibilità che il volume ebbe nel corso del

Novecento non ne permise una corretta collocazione in qualità di testimone primario per la

trasmissione della musica di Francesco Canova e di Pietro Paolo Borrono. Nella monumentale

opera di Brown esso fu infatti catalogato come ristampa di un’edizione veneziana voluta da Scotto

nello stesso anno, opera scorretta e copiata dalla silloge milanese.18 Il libro voluto da Borrono e

18 BROWN: il volume di Scotto è segnato 1548/2, mentre il secondo libro di Castiglione è catalogato 1548/3,
quest’ultimo non è catalogato dal RISM. Il primo chiaro riferimento all’edizione di Castiglione del 1548 che ho
incontrato in antichi repertori è in Filippo PICINELLI, Ateneo de’ Letterati Milanesi, Milano, Francesco Vigone, 1670, p.
197: «Francesco: Fra i nostri virtuosi, che si dilettarono di liuto, uno ne ritrovo, co’l solo nome di Francesco, & per
cognome la patria da Milano. Esso come valente possessore di questo nobile strumento diede alle stampe Intavolatura di
Liuto. Milano 1548 […]». Questa notizia fu ripresa da Johann G. WALTHER, Musicalisches Lexicon, Leipzig, Deer,
1723, p. 257 e da Ernst L. GERBER, Neues historisch-biographisches Lexicon der Tonkunstler, seconda ed., Künhnel,
vol. II, 1812, col. 177. Il volume Musique anciennes, instruments et partitions (XVIe-XVIIe siècles), Paris, Bibliothèque
Nationale, 1980, p. 90, segnala l’acquisizione allo Stato francese del libro, con relativa segnatura. Stranamente però il
volume è indicato come veneziano o milanese, e non come sicuramente milanese. Questa è la prima indicazione della
Casteliono fu comunque conosciuto dagli studiosi, e in particolare fu utilizzato da Arthur J. Ness

per la preparazione della sua fondamentale edizione delle opere di Francesco da Milano; se ne

avvalse inoltre Diana Poulton per gli studi da lei dedicati agli abbellimenti, modalità per la quale il

nostro libro è fonte di primissima importanza.19 Nonostante ciò, esso è stato confuso con altre

edizioni e soprattutto considerato sovente una mera ristampa.20 Esso si configura al contrario come

un elemento cardine della collana intrapresa da Pietro Paolo Borrono in collaborazione con

Castiglione a Milano, collaborazione che si rivela di grande interesse per noi a causa della presenza

di un liutista «correttore di stampa» direttamente in officina e al tempo stesso collettore delle

musiche. Il volume si compone di 40 carte di 15.0 x 20.5 cm circa (la rifilatura varia lievemente da

carta a carta), non presenta né filigrana né contromarche, possiede tre carte di guardia aggiunte

posteriormente, una coperta di pelle rossa, con titolo abbreviato e data in oro sul dorso e custodia di

origine recente. Il volume è lacunoso, essendo cadute le cc. 6 e 7.21 La silloge, che possiede ben tre

privilegi – del pontefice Paolo III, dell’imperatore Carlo V e del Senato veneziano – fu pubblicato

come Libro Secondo, ad instantia di Giovanni Battista Borrono, che altri non è se non il figlio di

Pietro Paolo. La dedica scritta da Giovanni Battista è rivolta a Hippolito del Mayno, membro di una

importantissima famiglia milanese. Non deve stupire il riferimento all’amore per la musica, per le

silloge come in possesso dello Stato francese. La segnalazione fu subito ripresa da François LESURE, Catalogue de la
musique imprimée avant 1800 dans les bibliothèques publiques de Paris, Paris, Bibliothèque Nationale, 1981, p. 214.
19 Arthur J. NESS, The Lute Music of Francesco Canova da Milano, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1970;
Diana POULTON, L’usage des ornements dans la musique de luth de la renaissance, in Le Luth et sa Musique, II, a cura
di Jean-Michel Vaccaro, Paris, C.N.R.S., 1980, pp. 193-202: 194-195. Anche Poulton ritene però che il volume di
Scotto sia antigrafo rispetto a quello di Castiglione. Nell’edizione a cura di Ruggero Chiesa, FRANCESCO DA MILANO,
Opere per liuto, Milano, Suvini Zerboni, 1970, 2 voll., il curatore dichiara di non avere visionato l’intavolatura di
Castiglione nel corso del suo lavoro.
20 Si veda il pur eccellente studio di Dinko FABRIS, Lute Tablature Instructions in Italy: a Survey of the Regole from
1507 to 1759, in Performance on Lute Guitar and Vihuela, a cura di Victor Coelho, Cambridge, Cambridge University
Press, 1997, pp. 16-46, dove l’autore confonde l’edizione del 1546 con quella del 1548, e Daniel HEARTZ, Les
premiéres “instructions” pour le luth, in Le luth et sa musique, a cura di Jean Jacquot, Paris, C.N.R.S., 1980-2, pp. 77-
92: 86, dove l’autore ritiene che la stampa del Libro Secondo sia una riedizione del volume pubblicato a Venezia senza
indicazioni tipografiche nel 1546.
21 I brani contenuti in queste carte sono qui riprodotti in appendice nella versione del volume ‘pirata’ di Scotto.
armi e per i cavalli da parte di Hippolito presente nell’epistola di dedica di Borrono, un amore

probabilmente condiviso con il padre di Giovanni Battista, Pietro Paolo Borrono. Hippolito fu

nipote di uno dei più grandi giuristi milanesi vissuti in epoca sforzesca, Giason del Mayno. La sua

apparizione in un dialogo pubblicato a cura di Gaudenzio Merula nel 1538 lo pone al centro di

interessi antiquari relativi alla città di Milano, in compagnia di personaggi quali Bonaventura

Castiglione, Benedetto Giovio, Ortensio Appiani.22

La dicitura di Libro Secondo apposta al frontespizio dell’opera deve farci riflettere. Non è

pensabile infatti che con la dicitura Libro Primo vada inteso il volume pubblicato da Castiglione nel

1536: in quel caso si trattava di una antologia, non di un volume comprendente esclusivamente

opere di Francesco da Milano e Pietro Paolo Borrono. Se diamo uno sguardo alle fonti ci

accorgiamo che un volume pubblicato nel 1546 a Venezia e privo di indicazioni tipografiche è la

spia fondamentale per la nostra indagine.23 Si tratta infatti di una silloge progettata secondo il

medesimo schema del volume del 1548: quasi del tutto eguali sono infatti le regole anteposte alle

musiche, coincidente la suddivisione fra le composizioni di Borrono e di Francesco – danze,

fantasie, intavolature di musica vocale – analoga l’iniziativa di inserire abbellimenti nelle danze,

pur con lievi varianti.24

Il frontespizio recita:

22 Su Merula e gli interessi antiquari a Milano si veda Simone ALBONICO, Il ruginoso stile. Poeti e poesia in volgare a
Milano nella prima metà del Cinquecento, Milano, Franco Angeli, 1990.
23 BROWN 1546/8.
24 L’amico e collega Dinko Fabris mi segnala cortesemente che alle medesime conclusioni è giunto il dott. Christophe
DUPRAZ, Musique pour luths (1507-1601). Catalogue raisonné et édition moderne du répertoire pour plusieurs luth
imprimé à la Renaissance. Analyse musicale des mises en tablature de modèles polyphoniques. Thèse préparée sous la
direction de Jean-Michel Vaccaro ( ) et Nicoletta Guidobaldi, presentée et soutenue publiquement le lundi 10 décembre
2001, Université François-Rabelais (Tours), Centre d’études supérieurs de la Renaissance, 2000-2001, vol. I, pp. 61-62,
pur non avendo a disposizione il materiale documentario da noi presentato.
INTABOLATURA // DI LAUTO // DEL DIVINO FRANCESCO DA MILANO, // ET DELL’ECCELLENTE

PIETRO PAULO // Borrono da Milano, nuovamente posta in luce, et con ogni // diligentia corretta, opera nuova, &

perfettissima // sopra qualunche [sic] altra Intavolatura // LIBRO SECONDO // VENETIIS M D XL VI

Il volume è conservato in copia unica presso la Universitetsbibliotheket di Uppsala.25 Si

tratta di un libro di grande importanza per il catalogo delle opere di Pietro Paolo Borrono e

Francesco da Milano, e fu inserito in una collana, voluta secondo Howard Mayer Brown da Scotto,

che comprendeva anche volumi di Antonio Rotta (Libro Primo), Joan Maria da Crema, (Libro

Terzo), Melchiorre de Barberiis, (Libro Quarto, Quinto e Sesto), Francesco da Milano (Libro

Settimo), Pietro Paolo Borrono (Libro Ottavo, il libro ‘piratato’ dal Libro Secondo di Castiglione),

ancora de Barberiis (Libri Nono e Decimo).26 Questa edizione veneziana del 1546 cela a mio parere

una copia del Libro Primo di Casteliono, nato dal contratto effettuato a Milano alla vigilia di Natale

del 1544 con Pietro Paolo Borrono. Sarebbe inoltre impensabile che Pietro Paolo Borrono

concedesse di pubblicare le proprie composizioni ad un anonimo stampatore della laguna essendo in

atto il contratto del 1544, un contratto che gli permetteva inoltre di scegliere personalmente le

musiche da pubblicare, la correzione in fase di stampa e di ottenere senz’altro emolumenti

maggiori. Si delinea così una attività tipografica legata alle produzioni di intavolature nella città di

Milano sino ad oggi pressoché ignorata: il notevole rilievo che essa assume va ricercato anche nel

fatto che le composizioni trasmesse dal volume del 1548 e dal presunto Libro Primo, volume non

pervenutoci ma copiato secondo la mia ipotesi a Venezia, compaiono per la prima volta all’interno

della trasmissione delle fonti. È inoltre piuttosto curioso il fatto che il numero di concordanze

25 La presenza dell’intavolatura a Uppsala potrebbe essere spiegata grazie all’amore di Eric XIV (1533-1577) per il liuto.
Sono segnalati infatti nel 1553 a corte quattro libri per liuto, rilegati «per sua altezza». Si veda, per questa e altre notizie
che riguardano il liuto in terra svedese, Kenneth SPARR, French Lutenists and French Lute-Music in Sweden, in Le luth
cit., II, pp. 59-67.
26 Si confronti in particolare Jane A. BERNSTEIN, Music Printing in Renaissance Venice. The Scotto Press (1539-1572),
Oxford, Oxford University Press, 1998, pp. 348-350. Si veda anche EAD., The Burning Salamander: Assigning a
Printer to Some Sixteenth-Century Music Prints, «Notes» XLII (1986), pp. 483-501, in particolare p. 493, dove la
studiosa si pone la questione della mancanza di un privilegio che copra la pubblicazione del libro.
relativo ai brani stessi sia piuttosto limitato: escludendo la ristampa di Scotto del Libro Secondo,

che peraltro non contiene la Fantasia di Francesco da Milano riportata dalle cc. 32v-34r, e la tarda

ristampa del 1563, le altre fonti che mostrano materiale in comune con il libro pubblicato da

Casteliono nel 1548 si restringono sostanzialmente al cosidetto Siena Lute-Book.27 È interessante

notare però che l’estensore di questo codice non copiò direttamente dalla nostra stampa, ma da

un’altra fonte oggi perduta, assegnando addirittura una delle fantasie ad un fantomatico Francesco

da Parigi, presente anche con altri brani nel codice conservato oggi a L’Aia, al quale vengono

sempre attribuite composizioni appartenenti al catalogo di Francesco da Milano.28

Il colophon del volume del Libro Secondo non precisa in che giorno la stampa sia stata

terminata. Volendo collegare il volume a un contesto politico, non possiamo dimenticare che nella

città lombarda la fine del 1548 fu segnata dall’arrivo di Filippo II, che si sapeva essere stato scelto

dal padre Carlo V per la guida del ducato di Milano, anche se l’investitura non era stata ancora

ufficializzata. Filippo entrò trionfalmente in città il 19 dicembre, ma la sua visita era programmata

già da lungo tempo. Il suo viaggio avrebbe toccato in seguito Trento, Innsbruck, Monaco,

Heidelberg per giungere infine presso la corte paterna a Bruxelles.29 Innumerevoli furono i

festeggiamenti preparati nella città lombarda per accogliere Filippo II; possiamo forse ipotizzare un

collegamento fra questi ultimi e la preparazione della stampa di Castiglione, anche se la stampa

‘pirata’ di Scotto a Venezia, pubblicata nel medesimo anno, rivela la necessità che la stampa

milanese non possa essere stata edita in prossimità del mese di dicembre. Le vicende biografiche di

Pietro Paolo Borrono non sono per quegli anni solidamente documentate. Possediamo un tenue

27 Si veda la tavola delle concordanze.


28 La questione di Francesco da Parigi è stata per la prima volta affrontata da H. Colin SLIM nel corso del suo studio
Francesco da Milano (1497-1543/44) A Bio-Bibliographical Study, «Musica Disciplina», XVIII (1964), p 71. Si
potrebbe in effetti ipotizzare un legame di Francesco con la corona di Francia attraverso molti indizi, come ho cercato di
illustrare nello studio Francesco da Milano and His Family cit.; si noti comunque che quasi tutte le fantasie inserite nel
Siena Lute-Book ed attribuite a Francesco da Parigi sono state copiate da una stampa oggi perduta che non recava
indicazioni di suddivisione in caselle. Il reperimento della fonte faciliterebbe molto la soluzione di questo problema.
29 Sugli avvenimenti culturali milanesi legati alla venuta di Filippo II si veda S. ALBONICO, op. cit., e Silvio LEYDI, Sub
umbra imperialis aquilae. Immagini del potere e consenso politico nella Milano di Carlo V, Firenze, Olschki, 1999.
riferimento, risalente al 28 agosto 1544, ad un’imbreviatura contenente un atto stipulato fra Caterina

Merlini da una parte e il nostro liutista e il figlio Giovanni Battista dall’altra. L’imbreviatura

purtroppo è oggi perduta. Nel 1545 i Libri Bannitorum riportano nel giorno 22 aprile il ferimento a

colpi di pugnale di un Giovanni Battista Borrono, che potrebbe forse essere proprio il figlio di

Pietro Paolo, da parte di un certo Marco Antonio. Un altro documento, non datato, è un

salvacondotto firmato dal governatore Alfonso d’Avalos in favore di un Pietro Paolo Borrono,

accusato «di non havere administrato fidelmente le cose de la cesarea Camera». D’Avalos governò

dal 1538 al 1546, quindi la nostra fonte deve essere fatta rientrare in questi anni.30 Ciò che possiamo

immaginare è che Borrono abbia mantenuto un contatto con la famiglia di Francesco Canova,

poiché, come detto, le fantasie del grande liutista pubblicate nei libri editi da Castiglione compaiono

per la prima volta agli occhi del mondo. Il rinnovo del contratto fra il musicista e il tipografo nel

1544 parrebbe confermare questa ipotesi, dato che Francesco era morto appena un anno prima.

Borrono potrebbe avere ricevuto copia degli esemplari stessi delle composizioni del liutista

milanese dal padre Benedetto o dalla vedova Chiara Tizzoni, probabilmente in cambio di denaro,

programmandone poi la pubblicazione nel corso degli anni.

La Regola per quelli che non sanno la Intavolatura è identica a quella pubblicata nello

scomparso, secondo la nostra ipotesi, Libro Primo, copiato a Venezia nel 1546, tranne che per un

particolare fondamentale, ossia la descrizione della presentazione grafica degli abbellimenti e la

loro realizzazione:

[…] et dove trovereti un circolo in tal forma [manca l’indicazione della forma] se ha ad a mettere duo deta sopra detta
corda et tenere fermo il deto qual è sopra il menor numero: et tirare giù detta corda con il detto qual è sopra il maggior
numero: si che la voce serà come è notato il mancho numero sopra il .2. Tasto ma questo si fa perché il Lauto faccia
maggior dolcezza: però il detto circolo è una Botta sola […]

30 A. BOLLINI, Pietro Paolo Borrono cit., pp. 243, 313.


Si tratta della prima descrizione in un libro a stampa per liuto di questo tipo di abbellimento,

l’appoggiatura superiore.31 Le difficoltà dell’esecuzione tipografica di questo simbolo, composto da

due parentesi tonde che si aprono e si chiudono intorno ai due numeri interessati, fu probabilmente

la causa del suo mancato utilizzo nelle fonti preparate dalle tipografie. Nel volume del 1546 non

possiamo leggere l’indicazione relativa agli abbellimenti nella Regola introduttiva, ma li

incontriamo nel corso del libro, pur non segnalati dalle parentesi ma semplicemente evidenziati

dall’esubero di valori all’interno della battuta e dalla stretta vicinanza delle cifre. Ma si ricordi che

la stampa veneziana è, secondo la nostra ipotesi, una copia pirata. Borrono lavorò direttamente

nell’officina di Castiglione, ed ebbe probabilmente l’ingrato compito di marchiare con la penna

ogni circolo indicante l’abbellimento di ogni singola copia. Un lavoro di immani dimensioni,

considerando la notevole quantità di fogli di forma stampati. Egli era consapevole al tempo stesso

che la necessità di migliorare e diversificare il prodotto da lui approntato gli avrebbe consentito di

ottenere guadagni ancor maggiori. L’idea di Borrono e gli stessi brani furono copiati in toto da

Rudolph Wyssenbach nel 1550, che però non diede alcuna ragione del significato dei simboli

utilizzati per evidenziare gli abbellimenti.32 Nella stampa pirata di Scotto del nostro libro la

rozzezza della preparazione si evidenzia anche in questi particolari non trascurabili: assenza totale

dei segni di abbellimento e goffa indicazione del segno di tenuto, indicato anziché con una croce

come in Castiglione-Borrono, con un «1» barrato da un tratto di penna, notazione che crea una

notevole confusione, non solo di carattere grafico.

Il volume veneziano di Scotto si presenta unicamente come opera di Pietro Paolo Borrono,

quasi a voler coprire l’azione di plagio. Il frontespizio recita:

31 Vincenzo Capirola, nell’introduzione alla sua intavolatura di liuto compilata dall’allievo Vidal intorno al 1517, parla
dei mordenti e non delle appoggiature semplici: se ne veda la riproduzione in facsimile Compositione di Messer
Vincenzo Capirola, a cura di Orlando Cristoforetti, Firenze, Spes, 1981, p. 3 del facsimile.
32 Brown 1550/4. Il zurighese avverte nell’introduzione che alcuni procedimenti musicali non si possono spiegare.
INTAVOLATURA // DI LAUTO // DELL’ECCELLENTE PIETRO PAOLO BORRONO // DA MILANO,

NUOVAMENTE POSTA IN LUCE, ET CON OGNI // diligentia corretta, opera perfettissima sopra qualunche [sic]

altra Intavolatura // che da qua indrieto [sic] sia stampata // LIBRO [marca tipografica] OTTAVO // Venetjis apud

Hieronymum Scotum. // M. D. XLVIII.

Anche questo volume è conservato in unicum, ma presso la Biblioteca Nazionale Marciana

di Venezia, con segnatura Musica 1400. Il volume misura circa cm 21 x 15 – anche in questo caso

la rifilatura lascia margini di oscillazione rispetto alle dimensioni – ed è composto da 36 carte

ordinate dal signum di ciascun registro. Nella seconda carta di guardia troviamo il timbro della

biblioteca di Werner Wolffheim con il numero progressivo 1187. Quest’ultimo corrisponde

all’indicazione rintracciabile nel catalogo di vendita della biblioteca del collezionista tedesco,

confermandolo così come uno dei precedenti proprietari.33 Per noi è comunque un testimone

prezioso, perché ci permette di integrare le composizioni mancanti nel Libro Secondo a causa della

caduta delle carte 6 e 7. Esse sono riprodotte in appendice, in modo da integrare il contenuto della

silloge e da permettere di constatare la differenza di qualità dell’arte tipografica di Castiglione da

quella di Scotto.

In sintesi, possiamo affermare che nel panorama delle pubblicazioni in intavolatura per liuto

della prima metà del Cinquecento si pone ora in primo piano l’attività di Pietro Paolo Borrono,

responsabile e curatore dell’antologia stampata da Castiglione nel 1536; del volume pubblicato

forse nel corso del 1546 a Milano da Castiglione e oggi perduto, antigrafo del libro apparso a

33 Si veda Musikbibliothek Dr. Werner Wolffheim. I. Teil. Textband, Berlin, Martin Breslauer & Leo Liepmannssohn
Antiquariat, 1928, p. 207. Brown aveva segnalato la copia appartenuta a Wolffheim come scomparsa. Si tratta in realtà
della medesima ora presente alla Marciana. Sull’ultima carta del volume possiamo notare il timbro della Biblioteca
Nazionale Marciana e il numero progressivo 99833. Si noti la presenza nel medesimo catalogo di vendita di numerose
altre intavolature, fra le quali anche il «Libro terzo d’intavolatura di chitarone con sue tavole per sonar sopra la parte.
Raccolto dal Sig. Michele Priuli. Nobile Venetiano. Roma 1626. Folio. Cart. I Bl. S. 7-48» di Johannes Hieronimus
Kapsberger, opera in seguito andata perduta. Una copia di questa intavolatura (non sappiamo se si tratti di quella
appartenuta a Wolffheim) è stata ritrovata e venduta all’asta tenuta presso Sotheby’s London il 7 dicembre 2001. Si
veda Tim CRAWFORD, Dis-Intabulations, «Early Music» XXX (2002), p. 136, che conferma anche la presenza di «tavole
per sonare sopra la parte» all’interno del volume.
Venezia nel 1546 stampato probabilmente da Scotto; ed infine del volume apparso nel 1548 (Libro

Secondo) oggetto del nostro facsimile ed immediatamente copiato da Scotto a Venezia. I libri per

canto e liuto e per clavacino sive clavicordio non sono oggi testimoniati, ma non è improbabile, se

vennero stampati, che possano tornare alla luce.

Diamo ora uno sguardo alla musica. La presenza degli abbellimenti, utilizzati unicamente

nelle danze ed esclusi dalla fantasie e dalle intavolature di musica vocale, dona «maggior dolcezza»

al liuto anche grazie alla presenza pressoché costante dell’artificio. Nella maggior parte dei casi

l’appoggiatura è preparata con grande chiarezza, e la possiamo incontrare applicata a valori di

croma, semiminima e minima. Un esempio tipico è leggibile alla c. 12r, in corrispondenza del finale

della Pavana novissima detta la Lucretia, dove in successione possiamo trovare tutte le eventualità

ora elencate. Notevole l’uso dell’appoggiatura non preparata su salto ascendente nel corso della

Pavana chiamata la bella Biancha margarita, a c. 16r, a partire dalla casella 18.

Le composizioni su tenori di danza di Borrono confermano la struttura dei brani inseriti già

nell’antologia del 1536, con la successione pavana – saltarello – saltarello – saltarello, comprensiva

di variazioni. L’inventiva ritmica e timbrica del liutista milanese è notevole, come si può ad

esempio notare nel Saltarello secondo posto a c. 5v. Le due fantasie di Borrono contenute nella

raccolta si differenziano radicalmente. La prima è una sorta di ‘Tastar de Corde’ improvvisato, la

seconda ha pretese di maggior concetto contrappuntistico, con spunti di imitazione e andamenti

accordali che si susseguono. Le composizioni di musica vocale non sono attribuite né a Pietro

Paolo, né a Francesco. Secondo Arthur Ness l’attribuzione è da orientare verso Borrono.34 Va

rilevato il gusto antiquario nella ripresa di due mottetti di Jean Mouton, e soprattutto che la chanson

Mala Senea non appartiene affatto al repertorio di Josquin (un espediente editoriale per rendere

ancor più appetibile il volume?), come ha dimostrato Howard Mayer Brown.35 Per quanto riguarda

34 The New Grove Dictionary of Music and Musicians, 2. ed, London, Macmillan, 2001.
35 Howard MAYER BROWN, The Importance of Sixteenth-Century Intabulations, in Proceedings of the International
Lute Symposium Utrecht 1986, a cura di Louis Peter Grijp e Willem Mook, Utrecht, STIMU, 1988, pp. 1-29: 4-10, dove
si stabilisce che il brano è in realtà la chanson N’a vous point veu mal assenée di Jean Lebrun.
le composizioni di Francesco da Milano ci troviamo in alcuni casi di fronte a veri e propri

capolavori. Incuriosisce il fatto che almeno due brani prendano spunto da opere vocali: la fantasia

posta a c. 23r dalla nota lauda Si ch’io ti vuo’i lodare,36 e la fantasia a c. 25r dalla chanson di

anonimo Bon jour m’amie, intavolata nel medesimo volume a c. 37r. Non è frequente infatti il

riconoscimento di modelli o soggetti cavati dalla musica vocale nelle opere di Francesco da Milano.

Impressiona però soprattutto la scrittura della prima e dell’ultima fantasia, di grande respiro

contrappuntistico. L’analisi delle composizioni di Francesco ci porterebbe però troppo lontano:

limitiamoci al momento a riconoscerne la trasmissione tramite la penna, il lavoro d’officina e il

proto investimento capitalistico di quell’affascinante liutista-soldato che risponde al nome di Pietro

Paolo Borrono.

36 Sulla fortuna presso i liutisti di questo soggetto si veda John WARD, A Dowland Miscellany, “Journal of the Lute
Society of America”, X (1977), pp. 32-34.
Appendice A

ASM, Fondo Notarile, cart. 8321:

Pacta et conventiones ac promissiones et obligationes inter dominum Raynaldum de Abdua parte


una, dominum Petrum Paulum de Boronibus parte una alia et magistrum Iohannem Antonium de
Castelliono parte alia.
In nomine Domini. Anno a nativitate eiusdem millesimo quingentesimo trigesimo quinto, indictione
octava die lune ultimo mensis maii.
Pacta et conventiones bona fide et sine fraude inviolabiliter attendenda etc. fecerunt etc. magister
Iohannes Antonius de Castilliono filius quondam domini Iohannis porte Cumane parochie sancti
Cipriani Mediolani parte una et dominus Raynaldus de Abdua filius quondam domini Petri porte
Ticinensis parochie sancti Sebastiani Mediolani et dominus Petrus Paulus Boronus filius quondam
domini Alexandri porte Vercelline parochie sancti Petri ad Linteum Mediolani et uterque ipsorum
parte alia.
In primis namque convenerunt etc. quod dictus magister Iohannes Antonius teneatur et
obligatus sit hinc ad annos decem proximos futuros, die hodie incepturos, laborare in stampo
intabolature canticorum a liuto et clavacino sive clavicordo in stampo nomine et ad instantiam
dictorum de Abdua et de Borronibus cum cantico figurato, ita et taliter quod durantibus dictis
decem annis proxime futuris dictus magister Iohannes Antonius non possit nec valeat laborare per
stampum intabulature nec aliter nec alio modo alteri persone preterquam ipsis de Abdua et de
Borronibus vel saltem sine eorum spetiali licentia, minusquam instruere alias personas nec
personam preterquam Hieronimum de Corsico ablaticum ipsius magistri Iohannis Antonii, ita tamen
quod ablaticus ipse pariter non possit laborare alteri persone preterquam ipsis dominis de Abdua et
de Borronibus. Et hoc sub pena scutorum tercentum aurei applicandorum Camere ducali pro
dimidia et pro altera dimidia ipsis de Abdua et de Borronibus casu contrafactionis.
Item pacto ut supra quod predictus dominus Raynaldus teneatur etc. et ita promisit etc. dare
etc. dicto magistro Iohanni Antonio pro arra ac in subsidium adiutorium laborerii intabulature et pro
confitiendis fulcimentis talis stampi canticorum intabulature figuratorum et fermorum libras
ducentum imperiales videlicet: de presenti libras centum imperiales et alias libras centum imperiales
infra mensem unum proxime futurum. Et ex nunc ipse magister Iohannes Antonius confitetur etc.
habuisse etc. ibidem presentialiter etc. dictas libras centum imperiales pro parte solutionis dictarum
librarum ducentum imperialium. Quas quidem libras centum imperiales una cum aliis libris centum
imperialibus, infra mensem exbursandis ut supra, dictus magister Iohannes Antonius non teneatur
eas restituere. Verum tamen ex lucro percipiendo inter dictos de Abdua et de Borronibus liceat
prefato domino Raynaldo in primis et ante omnia dictas libras ducentum imperiales extrahere ante
partem ex primis pecuniis ex lucro dicte societatis percipiendis. Et hoc etiam auctoritate propria
predicti domini Raynaldi. Ita tamen quod dictus magister Iohannes Antonius teneatur et obligatus sit
dare et tradere dictis de Abdua et de Borronibus quoscumque labores stamporum intabolature
dietim confitiendos ad computum soldorum quinquaginta imperialium pro qalibet risma foliorum
quinquecentum, sumptibus et expensis dicti magistri Iohannis Antonii, ipso tamen domino
Raynaldo dante et consignante sumptibus suis papirum super quo fient [sic!] et fieri contingerit
stampa dicte intabulature canticorum ut supra, hoc tamen intellecto quod liceat prefato domino
Raynaldo ante omnia ultra ut supra ante partem extrahere pretium papiri et aliarum expensarum que
occurrerint facere. Ressiduum vero, si lucrum supererit, communiter inter eos de Abdua et de
Borronibus dividatur fideliter et legaliter et equaliter.
Item pacto ut supra quod liceat ipsis dominis de Abdua et de Borronibus ad eorum libitum
tenere claves torcularis sive camere in qua fiunt seu fieri debent stampa dicte intabulature
canticorum ut supra, ipso tamen de Abdua solvente fictum dicte camere sive apotece in qua
plantabitur torcular dicti stampi et hoc de ere proprio predicti domini Raynaldi tantum, ita et taliter
quod nullus ingredi possit locum dicti torcularis stampature sine spetiali licentia predictorum
dominorum Raynaldi et Petri Pauli.
Item pacto ut supra quod ubi contingerit in premissis vel circa premissa alias maiorem facere
impensam quam sit summa dictarum librarum ducentum imperialium superius exbursatarum et
exbursandarum, quod tunc et eo casu in quantum dicte pecunie fuerint exbursate ex pecuniis
propriis dicti domini Raynaldi, liceat ipsi domino Raynaldo ex primariis pecuniis proveniendis ex
societate predicta ultra ut supra extrahere seu extrahi facere ad eius domini Raynaldi libitum totum
illud supra plus quod reperiretur fuisse exbursatum ultra ut supra et hoc auctoritate propria etc.
Qua re etc. Promisserunt etc. habere ratum etc. etiam sub reffectione etc.
Ac etiam sub pena ducatorum quinquecentum auri applicandorum Camere ducali pro dimidia et pro
altera dimidia parti casu contrafactionis etc. Qua pena etc. Et nihilominus etc. Renuntiando etc. Que
omnia etc. Videlicet cum pactis executivis etc. Et cum iuramento vicissim de habendo ratum et non
contraveniendo etc. Sub reffectione etc.
Actum in studio domus habitationis mei notarii etc. presentibus domino Rocho de Laude
filio quondam domini Gabrielis porte Ticinensis parochie sancti Victoris ad Putheumet Ioseph de
Arduino filio quondam domini Francisci porte Vercelline parochie santi Vincentii Monasteri Novi
Mediolani pronotariis etc.
Testes dominus Hieronimus de Laude filius quondam domini Gabrielis notus porte
Ticinensis parochie sancti Ambrosini in Solairolo Mediolani, dominus Dominichus de Rubeis filius
quondam domini Petri porte Vercelline parochie sancte Marie ad Portam Mediolani et Antonius de
Maretis filius domini Marci porte Ticinensis parochie sancte Marie Beltradis Mediolani et omnes
idonei etc.
Petrus Paulus Crevena filius quondam spectabilis domini Aloysii publicus imperiali ac
apostolica auctoritate notarius civitatis Mediolani porte Vercelline parochie sancti Vincentii
Monasterii Novi rogatus tradidit et subscripsit.

Appendice B

ASM, Fondo Notarile, cart. 8326:

In nomine Domini. Anno a nativitate eiusdem millesimo quingentesimo quadringentesimo quarto


indictione tertia die merchurii vigesimo quarto mensis decembris.
Dominus Petrus Paulus Boronus filius quondam domini Alexandri porte Vercelline parochie
sancti Petri ad Linteum Mediolani parte una et magister Iohannes Antonius de Castilliono filius
quondam domini Iohannis porte Cumane parochie sancti Cipriani Mediolani parte alia, sponte etc.
et omnibus modo etc. fecerunt et faciunt infrascripta pacta conventiones et acordia inviolabiliter
attendenda in hunc modum videlicet.
Primo quod predictus magister Iohannes Antonius teneatur et obligatus sit ad omnem ipsius
Petri Pauli requisitionem redigere et redigi facere in stampo omnes illas intabulaturas a leuto quas
eidem domino Petro Paulo placuerit et eidem dederit ad stampandum et seu in stampo redigendum.
Et hec omnia ad computum librarum quatuor imperialium pro qualibet risma papiri intabulature
stampande ut supra.
Secundo quod durante tempore quo ipse magister Iohannes Antonius de dicto stampo eidem
domino Petro Paulo laboraverit, nullo modo possit laborare in dicto stampo nec aliter alicui alie
persone preterquam ipsi domino Petro Paulo sub pena de qua infra.
Tertio quod ipse magister Iohannes Antonius nullo modo possit de dictis intabulaturis, tam
factis annis presentibus quam fiendis de cetero nomine ipsius domini Petri Pauli, disponere nec de
eis neque consimilibus stampare nec vendere alicui persone sine speciali licentia predicti domini
Petri Pauli in scriptis danda. Et similiter de aliis intabulaturis iam in stampis redactis sub dicta
infrascripta pena aplicanda ut infra, etiam si intabulature predicte fuissent intitulate sub alio nomine
quam nomine predicti domini Petri Pauli.
Quarto quod predictis dominus Petrus Paulus teneatur et obligatus sit de presenti dare et
solvere dicto magistro Iohanni Antonio pro arra et parte solutionis intabulature et stampature de
quibus supra eidem subvenire et seu dare et solvere libras duodecim imperiales. Et quas ex nunc
dictus magister Iohannes Antonius confitetur etc. habuisse etc. a predicto domino Petro Paulo ibi
presente etc. ac dante ibidem presentialiter etc. Et hoc pro parte solutionis dicte eius fututre
mercedis stampandi et redigendi in stampo tabulature de quibus supra.
Qua re dicte partes vicissim promisserunt obligando etc. pigneri sibi vicissim etc. habere
ratum et non contravenire etc. sub refectione etc. et etiam sub pena scutorum centum auri
imperialium pro medietate Cesaree Camere et pro altera medietate parti contra quam convenerit seu
convenire contingerit.
Qua poena etc. nihilomino etc. Renuntiando etc. Que omnia etc. Et constituerunt etc Et item
iuraverunt etc. habere ratum etc. non contravenire ut supra.
Actum in studio domus habitationis mei notarii infrascripti sita ut infra. Presentibus
Benedicto Butinono filio quondam domini Bernardini porte Vercelline parochie sancti Nazari ad
Petram Sanctam Mediolani et Iohanne Petro de Restis filio domini Baptiste porte Cumane parochie
sancti Simpliciani pronotariis etc.
Testes magister Franciscus de Gaffuriis filius quondam domini Dominici porte Vercelline
parochie sanctorum Naboris et Felicis Mediolani, dominus Dominicus de Rubeis filius quondam
domini Petri porte Vercelline parochie Sancti Vincentii Monasterii Novi Mediolani et dominus
Bartolomeus de Gallarate filius quondam domini Laurentii porte Ticinensis parochie sancti Sixti
intus Mediolani omnes noti et idonei etc.

Appendice C

Inventario e concordanze, Francesco da Milano e Pietro Paolo Borrono, Libro Secondo,


Castiglione, Milano, 1548

N C. Titolo Concordanze Ness


1 3r-4r Pavana ditto (sic) la bella Andronica B1548/2; B1563/3
dell’Eccelle. P. P. Borrono
2 4v-5r Saltarello Primo B1548/2; B1563/3
3 5v Saltarello Secondo B1548/2; B1563/3
4 6 Saltarello B1548/2; B1563/3
5 7 Pavana detta la lacrimosa dell’Eccele. B1548/2
P. P. Borrono
6 8r-9r Saltarello primo B1548/2
7 9v- Saltarello secondo detto la Laurina B1548/2
10r
8 10v- Saltarello terzo detto el penono B1548/2
11r
9 11v- Pavana novissima detta Lucretia P. P. B1548/2
12r Borrono
10 12v- Saltarello Primo B1548/2
13v
11 14r- Saltarello secondo detto la bella B1548/2
14v Biancha ha hauto torto
12 15r- Saltarello terzo detto ho ch’al me tira B1548/2
15v el brazo
13 16r- Pavana chiamata la bella Biancha B1548/2
17r margarita
14 17v- Saltarello primo B1548/2
18r
15 18v- Saltarello secondo detto se la B1548/2
19r Passasse
16 19v- Saltarello terzo della Duchessa B1548/2
20r
17 20v- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; Brus, c. 38v-40; 55
22v Milano la più bella, & divina che Siena, c. 45v-46
habia fatto
18 23r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; 56;
23v Milano la più bella, & divina che Siena, c. 24v [Francesco da Parigi]; app. 8
habia fatto cfr. Edin, c. 22v-24v
19 24r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; 57
24v Milano la più bella, & divina che [dalla casella 48 alla fine concorda con
habia fatto Ness 29; fantasia pubblicata nello pseudo
Casteliono I]
20 25r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; Siena c. 22v 58
25v Milano
21 26r Fantasia del divino Francesco da B1548/2 59
Milano
22 26v- Fantasia del divino Francesco da B1548/2 60
27r Milano
23 27r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; Siena, c. 21v-22 61
27v Milano
24 27v- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; B1563/11; cfr. London, c. 64v 62
28r Milano
25 28r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; B1563/11 63
28v Milano
26 28v- Fantasia dell’eccelente P. Paulo B1548/2; B1563/11
29r Borono da Milano
27 29v- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; B1563/11 64
30r Milano
28 30r- Fantasia del divino Francesco da B1548/2; cfr. B1574/1 65;
31r Milano app. 9
29 31v- Fantasia dell’Eccellente P. Paolo B1548/2; B1563/3
32v Borono da Milano
30 32v- Fantasia del divino Francesco da Cfr.B1574/1 66
34r Milano
30 34v- Canzone Francesa ditta la content est B1548/2; B1563/3; cfr. D DO G I 4, 267;
35r riche [Le content est riche; Claudin de D Mbs 266, 176; D Mbs 272, 27; D Mbs
Sermisy] 1511d, 13; F Pn Rés. 429, 45;
31 35r Canzone Francesa Gemi mon cur B1548/2; B1563/3;
[J’ay mis mon coeur; RISM 1529/4]
32 35v- Canzone Francesa Ala venture [A B1548/2; B1563/3; cfr. D Mbs 266, 88
36r l’aventure; A. Willaert]
33 36v- Canzone Francesa Mala Senea. a. 5. B1548/2; B1563/3
37r Iosquino [N’a vous point veu mal
assenée ; di Jean Lebrun]
34 37r- Canzone Francesa Bon Iour mamye B1548/2; B1563/3; cfr. D Mbs 268, 5; D
37v [Bon jour mamie] Mbs 269, 4
35 38r- Noe noe noe psalite noe Hierusalem B1548/2
39v a. 4. Io. Moton [Jean Mouton]
36 40r- Noe noe noe puer nobis nascitur. Io. B1548/2; B1563/3
40v Moton a. 4 [Jean Mouton]

Appendice D

Le fonti

Stampe

B 1548/2
Intavolatura // di lauto // dell’eccellente Pietro Paolo Borrono // da Milano, nuovamente posta in
luce, et con ogni // diligentia corretta, opera pefettissima sopra qualunche altra intavolatura // che da
qua indrieto sia stampata // Libro Ottavo // Venetijs apud Hieronymum Scotum. // M. D. XLVIII

B1563/3
La // Intabolatura de lauto // dell’eccellente P. Pauolo // Borrono da Milano. // di Saltarelli,
Padouane, Balli, // Fantasie, et Canzon Francese, // Novamente posta in luce. // Con ogni diligentia
ristampata & corretta. // In Vinegia Appresso Girolamo Scotto. // 1563.

B1574/1
Sixt Kargel, Novae, Ele//gantissimae, gallicae, // item et italicae cantilenae […] Getruckt zu
Strassburg durch Bernhard / Jobin. Anno 1574.

Manoscritti

Brus
Bruxelles, Bibliothèque Royale de Belgique, Ms. II. 275
D DO G I 4
Donaueschingen, Fürstlich Fürstenbergische Hofbibliothek, Ms. G I 4

D Mbs 266
München, Bayerische Staatsbibliothek, Mus. Ms. 266

D Mbs 268
München, Bayerische Staatsbibliothek, Mus. Ms. 268

D Mbs 269
München, Bayerische Staatsbibliothek, Mus. Ms. 269

D Mbs 272
München, Bayerische Staatsbibliothek, Mus. Ms. 272

D Mbs 1511d
München, Bayerische Staatsbibliothek, Mus. Ms. 1511d

Edin
Edinburgh, University Library, Ms. Dc. 5.125

F Pn Rés. 429
Paris, Bibliothèque Nationale, Ms. Rés. 429

London
London, British Library, Ms. Hirsch M. 1353

Siena
Den Haag, Gemeente Museum, Ms. 28.B.39

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