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Mlanges de l'Ecole franaise de

Rome. Moyen-Age

Ceramica e vie di comunicazione nell'Italia bizantina


Maria Milella

Riassunto
Marisa Milella, Ceramica e vie di comunicazione nell'Italia bizantina, p. 533-557.

I rinvenimenti di ceramiche bizantine in Italia sembrano dimostrare corne, fino al VII-VIII secolo, si possa parlare di ceramiche
ad uso di cambusa e per il trasporto di derrate. Pi tardi prevalgono, in un mercato che riguarda direttamente il materiale fittile,
le forme aperte : ciotole, catini, bacini. L'importazione di ceramiche per uso sia domestico che decorativo (bacini), non sembra
iniziare prima dell'XI sec. ed attestato nei centri per i quali sono documentai diretti rapporti commerciali con i porti orientali.
Nella prima et normanna il materiale attesta un intensificarsi dei traffici tra le sponde del Mediterraneo. L'importazione di
ceramica bizantina sembra chiaramente aumentare nel sec. XII fino a tutto il XIV. La graffita bizantina arriv prevalentemente
sulle coste occidentali adriatiche ma non trov forte diffusione nell'entroterra.

Citer ce document / Cite this document :

Milella Maria. Ceramica e vie di comunicazione nell'Italia bizantina. In: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome. Moyen-Age,
tome 101, n2. 1989. pp. 533-557;

doi : 10.3406/mefr.1989.3055

http://www.persee.fr/doc/mefr_1123-9883_1989_num_101_2_3055

Document gnr le 12/06/2016


MARISA MILELLA

CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE


NELL'ITALIA BIZANTINA

La presenza di ceramica di importazione in vari centri della penisola,


soprattutto costieri, pu essere utile al fine di chiarire le rotte
commerciali che legavano questi centri all'oriente bizantino.
Lo stato delle ricerche e spesso l'assenza di sicuri dati stratigrafici,
rendono ovviamente parziale l'analisi. Sicuramente ricerche che tengano
conto dell'intera gamma di argille utilizzate nel Mediterraneo orientale,
nel medioevo, potrebbero fornire risultati convincenti. Ci anche
considerando che le formazioni geologiche che contornano il Mediterraneo
sono caratterizzate da una tettonica e da un vulcanesimo assai
differenziati e relativamente recenti, senza contare che le diverse fasce climatiche
hanno sottoposto i vari litotipi ad elaborazioni superficiali differenti,
creando una variet notevole nella composizione mineralogica, morfologica
e geochimica delle terre da ceramica1.
Dalle ricerche archeometriche su ceramiche mediterranee, dal
paleolitico al medioevo, emerso chiaramente che il bacino del Mediterraneo
ha costituito fino a tutto il medioevo un sistema commerciale piuttosto
chiuso in relazione alla circolazione dei prodotti ceramici. Questi, inoltre,
hanno raggio di diffusione di preferenza lungo le coste, ma in alcuni casi
potevano facilmente penetrare in aree interne (rete stradale romana, vie
fluviali)2.

1 T. Mannoni, E. Mello e M. Oddone, Ricerche archeometriche sulle ceramiche


mediterranee, in Faenza, LXIX, ff. V-VI, 1983, p. 363-366, p. 364. Cf. inoltre
B. D'Ambrosio, T. Mannoni, S. Sfregola, Stato delle ricerche mineralogiche sulle
ceramiche mediterranee, in Im ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale
(Siena-Faenza 1984). Atti del III Congr. intern., Firenze, 1986, p. 601-609.
2 Ibid.

MEFRM - 101 - 1989 - 2, p. 533-557. 35


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I secoli VI-VII

Sicilia

La Sicilia, posta tra il bacino Occidentale e quello Orientale del


Mediterraneo, costituiva un passaggio obbligato tra la penisola italiana e
l'Africa bizantina, inserita come nodo vitale delle grandi vie di comunicazione.
Nel VII secolo a pieno titolo nel commercio internazionale; i porti di
Siracusa, Messina, Palermo ecc, accolgono mercanzie da Costantinopoli,
Alessandria, Ravenna, Roma e dall'Africa3.
A fronte della scarsezza dei dati di scavo pubblicati, negli ultimi anni
l'archeologia subacquea che, oltre a restituirci il maggior numero di
materiale ceramico, va chiarendo le direttrici commerciali del traffico
marittimo4.
La teoria di Lionel Casson, sulla rotta delle navi antiche dall'Egeo
verso il Tirreno, sta avendo valide conferme. L'autore sosteneva, infatti,
che questa rotta, a causa di un vento sfavorevole da nord-ovest, non
avveniva direttamente attraverso lo stretto di Messina, ma obbligava i velieri a
dirottare verso sud-ovest, in direzione della punta meridionale della
Sicilia. Di qui favorevoli venti da sud le spingevano poi verso nord. Ma, sulla
rotta dell'Egeo, verso Capo Passaro, non erano infrequenti improvvisi
venti da nord-est (grecale) che spingevano le navi verso ponente. Le navi,
sbalestrate nel Mediterraneo Occidentale, in parte andavano a naufragare
contro le secche e gli scogli delle coste siciliane ed africane.
Narra Ibn Gubayr che, nel 1184, di ritorno da un pellegrinaggio alla

3 A. Guillou, La Sicilia bizantina. Un bilancio delle ricerche attuali, in Archivio


storico siracusano, n.s., IV, 1975-76, p. 45-89; Id., La Sicile byzantine, tat des
recherches, in Byzantinische Forschungen, V, 1977, p. 95-145.
L'attivit commerciale attestata dalla scoperta di monete siciliane nel Cher-
soneso Taurico, cf. I. V. Sokolova, Les monnaies siciliennes du IXe sicle des fouilles
de Chersonese, in Atti del Conv. inter, di numismatica (1961), II, Roma, 1965, p. 565-
70.
4 Cf. P. A. GiANFROTTA e P. POMEY, Archeologia subaquea. Storia, tecniche,
scoperte e relitti, Milano, 1981. Si vedano i noti relitti di Yassi Ada, isolotto tra la costa
turca e l'isoletta greca di Pserimos, (cf. F. H. van Doornick, The seventh century
ship at Yassi Ada, in G. F. Bass (ed.), A history of Seafaring based on underwater
archaeology, Londra, 1972, p. 140 sg.), ed il relitto di Sere Liman, in Turchia (cf.
G. F. Bass e F. H. van Doornick, An 11th century shipwreck at Sere Liman. Turkey,
in The International Journal of Nautical Archaeology and Underwater Exploration, 7,
2, 1978, p. 119 sg.; F. H. Doornick, An 11th century shipwreck at Sere Liman,
Turkey : 1978-81. Report No. 8, in The International Journal, cit., 11, 1, 1982, p. 7-11).
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Mecca, nei pressi di Messina, un terribile vento, nel pieno della notte,
impediva di ammainare la vela dell'imbarcazione della quale era
passeggero. Nonostante la vela venisse strappata a brandelli dal capitano con un
coltello, l'imbarcazione andava urtando sul bassofondo roccioso con la
chiglia ed i due remi-timone, finch uno di essi si ruppe; n valeva a
frenare la corsa un'ancora che non riusciva a far presa sul fondale.
L'insufficiente scialuppa inviata a terra non poteva pi trarre altre vite in salvo e
veniva distrutta dalla violenza del mare. Solo sul far del giorno, con il
placarsi dei marosi e con gli aiuti da terra, lo scrittore pot mettersi in
salvo. Ovviamente la nave affond5.
Fra i recuperi effettuati, noti sono quelli relativi ai due relitti di Mar-
zamemi. Il primo databile al IH secolo, il secondo rinvenuto su di una
secca ad 1 miglio ad est di Punta Bove Marino (Capo Taormina), datato al
VI-VII secolo. Si ricorda che in questo caso la nave trasportava lastre

Fig. 1 - Mappa della probabile rotta seguita dalla nave affondata a Marzamemi
(da Kapitn).

5 Ibn Gubayr, Viaggio in Spagna, Sicilia, Siria e Palestina, Mesopotamia,


Arabia. Egitto (trad. Schiaparelli), Palermo, 1979, p. 222. Cfr. M. Amari, Biblioteca ara-
bo-sicula, Torino-Roma, 1880, V. 1, p. 138-144.
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ornamentali gi pronte per la messa in opera6 (fig. 1). La ceramica del


relitto, allo stato attuale non ancora pubblicata, da ritenersi ceramica di
bordo e non da carico addizionale. Si tratta essenzialmente di ceramica
comune, di impasto rossiccio-grigio azzurra, con scanalature esterne. Le
anfore, anche di grandi dimensioni, hanno fondo arrotondato, larghe
spalle scanalate, presentano un corto collo liscio ed attacco angolare per
l'ansa7.
Il relitto bizantino di Cefal, ritrovato nei pressi del promontorio
della Caldura, databile al VI secolo, ha restituito una raccolta omogenea di
materiale, che trova riscontri con la ceramica del VI secolo in uso nella
parte orientale del Mediterraneo. In questo caso prodotta, probabilmente,
sulle coste Occidentali del Mar Nero.
Il relitto, non ancora scavato, presenta caratteristiche nautiche
particolari. Lungo ca. 40 m, largo ca. 6 m, si presenta con tronchi non
sgros ati ma lavorati nei punti di intersezione. Inoltre, l'elevato coefficiente di
finezza, vale a dire il rapporto tra lunghezza e larghezza dello scafo, ed il
suo disegno idrodinamico lo configurano come appartenente ad una nave
da guerra, probabilmente un dromone8.
La ceramica rinvenuta, anche in questo caso, fa pensare a contenitori
per derrate ad uso dell'equipaggio. Il tipo pi comune di anfora
rinvenuta nel relitto quella a pareti sottili inanellate, nelle due varianti :
1) con orlo perfilato e fondo arrotondato, in argilla gialla, sabbiosa,
con caolino;
2) con orlo a spigolo vivo e fondo concavo in argilla rosso-arancio.

I confronti sono con il tipo Vili SCORPAN del VI- VII secolo9
(fig. 2).

6 G. Kapitn, Esplorazioni su alcuni carichi di marmo e pezzi architettonici


davanti alle coste della Sicilia orientale, in Actes du IIIe Congrs international
d'archologie sous-marine (Barcelone 1961), Bordighera, 1971, p. 296-309.
7 Id., Elementi architettonici per una basilica dal relitto navale del VI secolo di
Marzamemi (Siracusa), in XXVII Corso di cultura sull'arte ravennate e bizantina,
Ravenna, 1980, p. 71-136.
8 G. Purpura, // relitto bizantino di Cefal, in Sicilia archeologica, 51, XVI,
1983, p. 93-105; Id., Rinvenimenti archeologici sottomarini nella Sicilia occidentale,
in Sicilia archeologica, 57-58, XVIII, 1985, p. 51-59.
9 Cf. Id., // relitto bizantino di Cefal, art. cit., p. 101 ; . C. Scorpan, Ceramica
romano-bizantina de la Sacidava, in Pontica, Vili, 1975, p. 263-313, p. 274, pi. Ili,
5-8; pi. X, 3-6; Id., Origini si Unii evolutive in ceramica romano-bizantina (sec. IV-
VII) din spayiul Mediteranean si Pontic, in Pontica, IX, 1976, p. 155-185, p. 163, pi.
Vili, 1-3; pi. XXXIII.
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Fra le anfore romano-bizantine attestato il tipo Scorpan II-K, in


argilla beige-rosata, lisciata esternamente. Internamente risulta
impeciata, mentre graffiti e numerali, realizzati prima della cottura, si
dispongono sul collo e sul corpo. In argilla color camoscio, ben depurata la pi
caratteristica delle anfore romano bizantine. Fra le brocchette da vino,
due esemplari trovano riscontro con tipi rinvenuti sulle coste del Mar
Nero (a Sacidava del VI secolo).
Un frammento di brocchetta presenta, esternamente, una vetrina
giallo chiara chiazzata di verde. Internamente la vetrina gialla ricoperta
da un leggero strato di resina, a conferma che il rivestimento interno, pi
che assolvere ad una funzione di impermeabilizzazione, in questo caso
superflua, serviva, con ogni probabilit, ad aromatizzare il liquido
contenuto. Bisogna ricordare, in proposito alla controversa data dell'introdu-

Fig. 2 - Anfora del tipo Scorpan VIII-B del relitto


di Cefal (da Purpura).
538 MARISA MILELL A

zione dell'invetriata, che nell'area di diretto controllo bizantino, la prima


ceramica invetriata conosciuta quella relativa al rinvenimento di ciotole
del relitto di Yassi Ada (Turchia), datato al 625 ; ed ai circa 600 frammenti
provenienti da S. Polyecktos (Sarachane), nonch, quelli di Istanbul 10.
Ceramica a vetrina giallo-verde oliva presente a Sacidava, in contesti del
V-VII secolo11.
stato inoltre rinvenuto pentolame per uso di cambusa, di fattura
grossolana, con impurit nell'impasto, che presenta esternamente tracce
di fuoco12.
A Lipari, l'abbondante materiale, di et diverse, recuperato nella
fascia compresa fra la spiaggia di Pignataro di Fuori (Lazzaretto) e la
punta del Monte Rosa (Punta della Cappelluzza) a 1 30 m dalla costa,
relativo ad un fondo portuale, sta a dimostrare che per decine di secoli,
imbarcazioni di tutti i tipi vi hanno trovato ancoraggio, eseguendo
operazioni di scarico.
Fra il materiale dei recuperi, conservato nel Museo di Lipari,
caratteristiche sono le anfore con solcature sulla spalla realizzate al tornio, di
varie forme e dimensioni, presentano, solitamente, la peculiarit di
colorare in bruno le mani13.
Sempre a Lipari stato segnalato un relitto con carico di anfore, non
precisamente localizzato, in localit Basiluzzo14.
Altri relitti, dai quali sono stati recuperati frammenti di anfore fra
quelli in esame, sono le navi bizantine segnalate ad Ognina (Siracusa), ed
a Punta Secca, Capo Scaramia a Ragusa15.
Dal dragaggio del porto di Siracusa, di particolare interesse,
soprattutto per la destinazione d'uso degli oggetti, sono i piccoli recipienti

10 Cf. sull'argomento D. Whitehouse, La Liguria e la ceramica medievale nel


Mediterraneo, in Atti IV Conv. int. della ceramica, Albisola, 1971, p. 263-285; e
R. Francovich, Continuit nella produzione della ceramica invetriata fra epoca
romana e medioevo (schema riassuntivo), in XXX Corso di cultura sull'arte ravennate e
bizantina. Seminario Giustinianeo, Ravenna, 1983, p. 273-283.
11 Cf. C. Scorpan, Ceramica romano-bizantina, art. cit., p. 294.
12 Cf. G. Purpura, // relitto bizantino di Cefal, art. cit., p. 96, fig. 6A e 6C.
13 Cf. E. Ciabatti, Relitto dell'et del bronzo rinvenuto nell'isola di Lipari :
Relazione sulla prima e seconda campagna di scavi, in Sicilia archeologica, 36, XI, 1978,
p. 7-35 ; e C. A. Livadie, Fondali intorno alla secca di Capistello e alla punta
meridionale di Lipari. Catalogo, in Bollettino d'arte, supplemento al n. 29, 1985, p. 38-47.
14 V. L. Bernab Brea, /. Discariche di scalo e relitti nei mari eoliani. I relitti, in
Bollettino d'arte, supplemento al n. 29, 1985, p. 28-29.
15 Cf. The International Journal of Nautical Archaeology. News and Notes, I,
1972, p. 200-201.
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oblunghi (ca. 20 cm.), contrassegnati da monogramma e da figure (leone,


quadriga di profilo), contenenti resti di pece rappresa. Oggetti
probabilmente usati dagli artigiani orefici 16 (fig. 3).
Rari, in ambito siciliano, sono gli esempi di ceramica a rilievo; i
frammenti rinvenuti rimandano, piuttosto, a tipi nati sul tronco della

Fig. 3 - Recipienti del porto di Siracusa (da Orsi).

16 Cf. . Pace, Arte e civilt della Sicilia antica. IV. Barbari e bizantini, Roma-
Napoli-Citt di Castello, 1949, p. 444, fig. 186; . inoltre A. Guillou, La Sicilia
bizantina. Un bilancio delle ricerche attuali, in Archivio storico siracusano, n.s. IV, 1975-
76, p. 45-89; Id. La Sicile byzantine, tat des recherches, in Byzantinische
Forschungen, V, 1977, p. 95-145.
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ceramica romana, per i quali si riconoscono le fabbriche in varie localit


del mondo bizantino. l'esempio di un fiasco ed un boccale d'argilla
rossastra, decorati a fogliame eseguito a stecca, rinvenuti nelle necropoli
bizantine di Cotominello (Caltagirone) 17.
Ampi confronti con le forme esposte nei Musei di Siracusa, Gela ed
Agrigento, recuperate in varie localit della Sicilia, e con le forme
ritrovate durante il recupero di navi bizantine nel Mediterraneo Orientale, si
possono stabilire con i frammenti provenienti dallo scavo di Brucato,
purtroppo da strati di riempimento. Sono qui testimoniate da forme
generalmente chiuse, che si presentano, anche in questo caso, decorate con
solcature da tornio, eseguite durante la fase di lavorazione; qualche volta
sono segnate da leggere macchie di ingobbio di colore rosso ; l'argilla
generalmente di color rosa scuro, molto dura, abbastanza depurata18.

Puglia

Nella Puglia meridionale, un tratto di mare pericoloso, per la


presenza di secche, quello antistante Torre S. Giovanni, sulla costa ionica della
penisola salentina. Nei pressi di Ugento, di cui costituiva l'approdo, si
trovava sulla rotta di navigazione per Taranto. Qui sono stati identificati vari
relitti bizantini, purtroppo saccheggiati da clandestini, con carichi di
anfore, alcune delle quali recanti nome graffiti sulla spalla. I tipi sono
riferibili al VII secolo, periodo in cui si sviluppa la frequentazione alto-
medievale della costa, intorno alle terre ed all'insenatura portuale19.
A testimonianza del persistere dell'uso di contenitori fittili per il
trasporto marino il materiale proveniente da S. Foca, localit della costa
adriatica poco a nord di Rocavecchia. Il materiale, rinvenuto in sicura
associazione stratigrafica con frammenti databili al XIII secolo,
costituito da anfore commerciali di medie dimensioni, caratterizzate da collo

17 Per le fabbriche v. F. W. Deichmann, Zur Datierung der byzantinischen Relief


Keramik, in Jahrbuch des Deutschen archaeologischen Instituts, 1941, p. 27 sg. ; per
il materiale di Cotominello . P. Orsi, Sicilia bizantina, 1, p. 127, fig. 55; e . Pace,
Arte e civilt, op. cit., p. 450, fig. 193.
18 Cf. F. D'Angelo, Ceramica locale e ceramica d'importazione a Brucato, in
Brucato. Histoire et archologie d'un habitat mdival en Sicile, l, Roma, 1984,
p. 454-455.
19 Cf. F. D'Andria, La documentazione archeologica medievale nella Puglia
meridionale, in Le aree omogenee della civilt rupestre nell'ambito dell'Impero
bizantino : la Serbia. Atti del IV Conv. inter, di studio sulla civilt rupestre medievale nel
Mezzogiorno d'Italia (Taranto-Fasano 1977), Galatina, 1979, p. 223-227.
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Fig. 4 - Massafra, Anfora commerciale (da D'Andria).

breve e stretto e dalle anse a nastro sormontanti. La presenza dello stesso


tipo di materiale sinora registrata a Porto Cesareo, in un relitto di
Brindisi e nell'insediamento rupestre della Madonna della Scala a Massafra
(fig. 4) ; inoltre ad Otranto : negli scarichi medioevali del porto, all'interno
del grande terrapieno aragonese e sull'insenatura orientale20.
Anfore simili sono presenti a Costantinopoli, usate come sostruzioni
negli edifici del quartiere di Maganes, in associazione con invetriate
bizantine del XII-XIII sec.21. Sono state inoltre rinvenute, in un pi
sicuro contesto cronologico, negli scavi di Saranda Colones a Paphos, Cipro,

20 Ibid.; per il materiale di Massafra cf. Archeogruppo Massafra, Ricerche


archeologiche negli insediamenti rupestri medioevali, Massafra, 1974, p. 17, fig. 1.
21 Cf. R. Demangel e E. Mamboury, Le quartier des Manganes, Parigi, 1939,
p. 148-149, fig. 197-198.
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dove questi stessi tipi di anfore da trasporto sono attestati in livelli del
XII e XIII secolo22.
L'esportazione di prodotti alimentari (vino) dell'Asia Minore anche
nel Mar Nero e verso lontani mercati, provata dal rinvenimento di
questi oggetti in Russia23.

L'Esarcato

Per quanto riguarda l'Esarcato settentrionale, l'insediamento, che


ricade nell'area lagunare Comacchiese, in epoca tardoantica ed alle soglie
del medioevo, vede prevalere il centro di Comacchio. Accanto a questo
l'archeologia attesta nell'area lagunare interna e paralitoranea una serie
di nuclei demici di scarsissimo rilievo, sia per la limitata espansione, che
per la loro breve durata. Questi centri si impiantarono esclusivamente
sulle sedi di elezione, cio sui flussi fluviali e marittimi, quindi in stretta
relazione con le vie di terra e d'acqua che solcano il territorio. Eventi
storici, come la contesa tra longobardi e bizantini, e naturali, come la crisi
idraulica dello scorcio del VI secolo, determinarono un fenomeno di
chiara involuzione nell'insediamento deltizio a partire dall'VIII secolo24.
Dagli scavi condotti, (si ricordano quelli della necropoli di VI-VII
secolo di Comacchio in C.so Mazzini, a Valle Raibisola, a S. Maria Padove-
tere, a Motta della Girata)25, fra il materiale rinvenuto, abbondano le
tipiche anfore bizantine a superficie ondulata, gli spatheia, vasi acromi
decorati con incisioni a pettine, con fasci di linee circolari ed ondulate.

22 A. H. S. Megaw, Supplementary excavations on a castle site at Paphos, Cyprus,


1970-71, in DOP, 26, 1972, p. 334, fig. 23-27.
23 F. D'Andria, La documentazione archeologica, art. cit., p. 226.
24 S. Patitucci Uggeri, Aspetti dell'insediamento nell'area lagunare a nord di
Ravenna tra tardoantico e altomedioevo, in XXX Corso di cultura sull'arte ravennate
e bizantina. Seminario Giustinianeo, Ravenna, 1983, p. 391-432, p. 432.
25 Per i primi cf. Id., Testimonianze archeologiche del castrum comiaclum:
relazione preliminare degli scavi 1975, in Archeologia medievale, III, 1976, p. 283-
291 ; Id., Aspetti dell'insediamento, art. cit., p. 412-414.
Per gli scavi condotti a S. Maria Padovetere ed a Motta della Girata cf. Id.,
Aspetti dell'insediamento, art. cit., p. 423; per una campionatura del materiale v.
N. Alfieri, La chiesa di S. Maria in Padovetere nella zona archeologica di Spina, in
Atti del I Congr. naz. di studi bizantini (archeologia-arte) (Ravenna 1965), Ravenna,
1966, p. 1-33.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 543

Lo stesso tipo di materiale acromo a Ravenna (necropoli sulla via


Romea del VII secolo)26.
A Classe, nel Podere Chiavichetta, in uno strato di riempimento
relativo alla fornace, sono state rinvenute numerose anforette affusolate in
argilla, rosso-violacea, con numerosi inclusi di mica, anse a nastro costo-
lonato, con attacchi superiori congiunti a formare un anello che si colloca
a circa met del lungo collo. Il tipo, frequente a Ravenna compare in
altre localit del mondo bizantino. Quasi tutti i pezzi presentavano,
internamente una spessa incrostazione nera, oleosa (unguento, profumo)27.

Liguria

Nella seconda met del VI secolo, l'opposizione bizantina ai


longobardi determin la riorganizzazione degli antichi scali e la costruzione di
nuovi approdi.
Fra le basi militari un ruolo importante era svolto da Savona, ultima
testimonianza sono le tombe bizantine di VI-VII secolo nel cortile di
S. Carlo, dell'attuale fortezza del Priamar28.
Di singolare importanza nel sistema limitaneo bizantino, chiave di
difesa in questo settore della Riviera, era il Castrum di Capo Varigotti,
presso Noli. Fiorito fra il VI ed il VII sec, nell'anno 641 fu devastato da
Rotari. Connesso con una importante base navale, costituisce l'unico
esempio di fortificazione costiera dei Bizantini in Liguria, avente per
retrovia il mare e come linea avanzata la barriera montuosa degli
Appennini, assai prossima alla costa29.

26 S. Patitucci Uggeri, La necropoli medievale dell' insula stiva sulla via


Romea, in Atti e memorie della Deput. ferrarese di storia patria, secolo III, XXI, 1975,
p. 1-32; Id., Aspetti dell'insediamento, art. cit., p. 429.
27 M. G. Maioli, Produzione di ceramiche tardoantiche e bizantine : una fornace
recentemente scoperta a Classe (Ravenna), in Atti del Convegno di studi ceramici
(1978), in Faenza, LXVI, 1980, p. 217-227. Per il tipo v. H. S. Robinson, The
Athenian Agora, V, Pottery of the Roman Period, Princeton, 1959, p. 335, 373.
28 G. Schmiedt, / porti italiani nell'alto Medioevo, in La navigazione
mediterranea nell'alto Medioevo. XXV Settimane di studio, Spoleto (1977), Spoleto, 1978, 1. 1,
p. 129-254, p. 139.
29 N. Lamboglia, Per la storia altomedievale di Varigotti e di Noli, in Rivista di
studi liguri, 1-3, XII, 1946, p. 117-127; N. Lamboglia-B. Ugo, Ritrovamenti e restauri
a S. Lorenzo di Varigotti, in Rivista Ingauna e Intemelia. n.s., VII, n. 2-4 1952, p. 29-
44; N. Lamboglia, Varigotti, in Archeologia in Liguria. Scavi e scoperte 1967-75,
Genova, 1976, p. 129-130. Il materiale ceramico non stato ancora pubblicato. Di
recente sono stati segnalati rinvenimenti di anforacei di tipo bizantino, del VI sec,
544 MARISA MILELLA

VIII-IX secolo30

Sicilia

Per la Sicilia sono le fonti che attestano il perdurare del commercio


con l'Oriente.
Nell'880 la flotta bizantina comandata dal Siriaco Nasar, dopo una
grande vittoria riportata contro gli Arabi nelle acque eoliane, si da alla
pirateria razziando le navi commerciali che trafficavano con la Sicilia
araba e tale fu il bottino, soprattutto di olio, che il prezzo di esso cal
fortemente a Costantinopoli31.
Il materiale rinvenuto nel Sepolcreto di Vittoria a Camarina (Siracu-
sa) del secondo decennio dell 'Vili secolo, soprattutto lebeti a superficie
ondulata incisa, dimostrano il perdurare, fino alle soglie della conquista
araba, di tipi vascolari bizantini32. Analogo il materiale proveniente da
diverse necropoli siciliane di epoca bizantina : si ricordano, a titolo di
esempio, quella di S. Mauro Sotto33 e di Gela34.
Come gi ricordato il tipo di decorazione a linee profondamente inci-

in un sondaggio nell'Isola di Bergeggi (Savona), cfr. A. Frondoni, Notizie scavi e


lavori sul campo, in Archeologia medievale, XI, 1984, p. 368.
30 Per i secoli in esame, in attesa della pubblicazione del materiale
proveniente dagli scavi della Cripta Balbi a Roma, bisogna sottolineare la sostanziale
analogia di forme e di decorazione con i secoli precedenti. Continua la decorazione
incisa, prevalentemente a pettine, con fasce di linee orizzontali ed ondulate; partito
decorativo, come abbiamo gi notato, comune nella ceramica bizantina e
ricor ente in varie ceramiche altomedievali della penisola italiana.
Per quanto riguarda le forme, una campionatura per la situazione laziale
quella offertaci da O. Mazzucato, La ceramica laziale nell'altomedioevo, Roma,
1977.
31 Cf. Ph. Jaff, Regesta pontificum Romanorum, Lipsia, 1885, p. 416, n. 3327;
v. J. Gay, L'Italie mridionale et l'Empire byzantin depuis l'avnement de Basile Ier,
Parigi, 1904, p. 111-112; v. anche L. Bernab Brea, Le Isole Eolie e la pirateria nel
basso Tirreno attraverso i secoli, in Bollettino d'arte, Supplemento al n. 29, 1985,
p. 15-17.
32 S. Patitucci Uggeri, // sepolcreto di Vittoria. Contributo alla conoscenza della
ceramica del secolo IX in Sicilia, in Rivista di archeologia cristiana, 52, 1976. La
decorazione a linee profondamente incise in ondulazioni pi meno accentuate,
richiama quella dei catini della Palestina dal VI all'VIII secolo, cf. S. J. Saller,
Excavations at Bethany, Gerusalemme, 1957, p. 266, . L-LO, fig. 51-52.
33 P. Orsi, Sicilia bizantina, op. cit., p. 121, f. 50.
34 P. Orlandi, Gela. Necropoli bizantina del campo sportivo, in Notizie scavi, X,
1956, p. 395, fig. 4.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 545

se ed ondulate, che si ritrova in alcuni vasi della basilica di Sottana35,


trova confronti anche in tipi vascolari bizantini del Mediterraneo
orientale, pi sicuramente databili, da Creta (Basilica di Knossos, VI secolo
circa)36 a Costantinopoli (scavo di Sarachane, deposito del VII secolo)37.
Anch'essi quindi rientrano in un gruppo di tarde ceramiche bizantine,
che sembrano tendere ad una semplificazione della pi antica
decorazione ondulata, ottenuta a pettine con incisioni fitte e regolari38.

X-XII secolo

Pur nella parzialit dei dati a disposizione, affidati alla casualit dei
rinvenimenti, assistiamo, in questo periodo, alla scomparsa, dalla mappa
dei ritrovamenti, di alcuni siti, di contro, all'intensificarsi dei rapporti in
altre regioni.

Mar Tirreno

Campania

Per quanto riguarda la Campania i ritrovamenti riguardano


soprattutto la ceramica graffita databile al XII secolo. Limitati alla zona
costiera, sono comunque presenti in percentuali molto basse, prova, forse, di
rifornimenti mediati.
Si ricordano, a titolo di esempio, un frammento proveniente dall'area
del tempio di Cerere a Paestum ( Developed Style ) ; ed uno
decontestualizzato trovato a S. Pietro a Corte a Salerno (Free Style)39.
Per Napoli i dati si fanno pi significativi. La citt, che Bisanzio
considerava una delle poche tappe per la riconquista bizantina del mediterra-

35 L. Bonomi, Cimiteri paleocristiani di Sofiana (retroterra di Gela), in Rivista di


archeologia cristiana, 40, n. 3-4, 1964, p. 186, fig. 15a.
36 W. H. C. Frend, The Byzantine Basilica-church at Knossos, in ABSA, 57, 1962,
p. 186-238.
37 R. M. Harrison e N. Firatli, Excavations et Sarachane in Istanbul, fifth
preliminary Report, in DOP, 22, 1968, p. 195 sg.
38 S. Patitucci Uggeri, Indicazioni numismatiche convergenti per la datazione
delle ceramiche del nono secolo in Sicilia, in Archeologia medievale, II, 1975, p. 462-
467.
39 M. A. Iannelli, La ceramica medievale di produzione locale e di importazione
proveniente da San Pietro a corte in Salerno, in Faenza, LXXI, 1985, ff. I-III, p. 21-
37.
546 MARISA MILELLA

neo occidentale, dovette ripiegare totalmente sulle proprie risorse per


tenere a bada la minaccia longobarda. Nell'VIII secolo divent ducato
autonomo, riconoscendo la supremazia di Bisanzio, ed in questo periodo
raggiunse, forse, il suo massimo declino. Non ci dato ancora di poter in
pieno apprezzare la riconquista della sua preminenza commerciale,
sebbene nel X secolo ci viene detto da Ibn Hawqal che fu citt prospera, ma
meno importante di Amalfi40. Nonostante ci la sua crescita continu
gradualmente superando la vicina Amalfi.
Ancora molto lontani dal poter creare modelli economici per
l'importazione di ceramica nella citt, fondamentali, in proposito sono i tentativi
di Arthur relativi ai primi scavi stratigrafici condotti entro il centro
antico di Napoli : in via Carminiello ai Mannesi41, e nell'area dell'ex Istituto
di anatomia, individuabile con il convento di S. Patrizia42.
Per quanto riguarda quest'ultimo, lo scavo ha restituito piccole
quantit di ceramica tarda bizantina. La maggior parte dei frammenti
appartiene ad una classe con argilla ben depurata, marrone-rosata, con
decorazione a graffito sotto l'invetriatura trasparente.
Fra gli esempi pi significativi sono un fondo di bacino che reca una
decorazione a graffito raffigurante una lepre sotto un'invetriatura
giallastra, su pasta arancione ; ed un orlo di bacino che trova confronti nei
rinvenimenti della laguna veneta43. I due tipi, per Arthur, possono forse
appartenere al gruppo di ceramica bizantina graf f ita da Atene, databile
al XII secolo, di incerta provenienza44.

40 M. Amari, Biblioteca arabo-sicula, op. cit. ; . anche A. O. Citarella, The


relations of Amalfi with the Arab world before the Crusades, in Speculum, XLII, 1967,
p. 299-312.
41 P. Arthur, Le terme romane di via Carmimiello ai Mannesi, Napoli :
relazione preliminare di scavo, in Archeologia medievale, X, 1983, p. 387-391. Cf. Id.,
Naples : Notes on the economy of a dark age city, in Papers in Italian Archaeology,
III, 1984.
42 Id., Rapporto preliminare sullo scavo a S. Patrizia, Napoli, in Archeologia
medievale, XI, 1984, p. 315-320.
43 L. Lazzarini e E. Canal, Ritrovamenti di ceramica graffita bizantina in
Laguna e la nascita del graffito veneziano, in Faenza, LXIL, 1983, ff. I-II, p. 19-59.
44 P. Arthur, Appunti sulla circolazione della ceramica medievale a Napoli, in
La ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale, Atti del IH Congr. internaz.
(Siena-Faenza 1984), op. cit., p. 545-553.
Per la ceramica di Atene cf. M. A. Frantz, Middle Byzantine pottery in Athens,
in Hesperia, 7, 1938, p. 428-467. Questa ceramica stata di recente analizzata da
A. H. S. Megaw e R. E. Jones, Byzantine and allied pottery : a contribution by
chemical analysis to problem of origin and distribution, in Annual BSA, 78, 1983, p. 235-
263.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 547

Una seconda classe rappresentata da un singolo orlo in argilla


marrone scuro con invetriatura verdastra all'interno ed aquila incisa.
Nel complesso poco rappresentata in citt, la graffita bizantina non
sembra aver esercitato molta influenza sulla ceramica campana, ci per
Arthur potrebbe indicare un basso livello di contatto con aree bizantine
a differenza di altre parti della penisola45.

Pisa

Un cenno merita la situazione di Pisa. Dove un apporto maghrebino


appare dominante per tutto secolo, mentre pochi prodotti dell'area
bizantina appaiono all'inizio del XII secolo ed in numero un po' pi
rilevante verso la fine del secolo. Mi riferisco ai bacini graffiti, prodotto che
in questo periodo storico viene utilizzato anche in altre zone del mondo
cristiano : oltre che in Grecia in alcuni castelli dei Crociati in Asia
Minore46.
Nell'ambito di queste produzioni graffite, la Berti e la Tongiorgi,
hanno rilevato punti di contatto con la seconda classe del ed. Zeuxippus
Ware, particolarmente per l'impasto color rosso mattone, ben cotto e
con buona coesione, le pareti sottili, con i caratteristici cerchi a largo
solco a delimitare un medaglione centrale47.
Le autrici rilevano inoltre come a fronte della grande ricchezza del
quadro ceramico bizantino, l'apporto sicuro di questa area rimanga per
Pisa cos limitato non solo nella quantit, ma anche nel tempo48.
Anche in altre localit la situazione non sembra fondamentalmente
diversa da quella pisana, pochi infatti sono gli esempi di graffiti bizantini

45 P. Arthur, Appunti sulla circolazione, art. cit., p. 548.


46 G. Berti e L. Tongiorgi, Ceramiche decorate (Xl-XIV secolo) di importazione
da vari centri del mediterraneo e di produzione locale sulla base della
documentazione in Toscana, in La cramique mdivale en Mditerrane occidentale. Colloques
internationaux du C.N.R.S., n. 584, Parigi, 1980, p. 83-91. Per i confronti con la
Grecia e con l'Asia Minore cf. A. Lane, Medieval Finds at Al Mina in North Syria, in
Archaeologia, LXXXVII, 1938, p. 19-79; T. Still well Mackey, More Byzantine and
Frankish Pottery from Corinth, in Hesperia, XXXVI, 1967, p. 249-320; A. H. S. Me-
gaw, Zeuxippus Ware, in The Annual of the British School at Athens, LXIII, 1968,
p. 67-88.
47 G. Berti e L. Tongiorgi, / bacini ceramici medievali delle chiese di Pisa,
Roma, 1981, p. 275.
48 Ibidem, p. 276.
548 MARISA MILELLA

usati come bacini49, e fra questi appartengono alle migliori produzioni


del XII secolo solo uno della Basilica dei SS. Giovanni e Paolo di Roma50
e pochi altri sulle chiese pavesi di S. Lazzaro e di S. Maria di Betlehm51.
Dello stesso tipo degli esemplari pisani sono almeno un pezzo inserito
sulla parete absidale della Panayia di Merbaka in Grecia52 ed uno sulla
facciata del Sant'Ambrogio Vecchio di Varazze (Savona)53.

Liguria e Italia nord occidentale

Genova

Le ricerche archeologiche condotte dall'ISCUM in Liguria negli


ultimi anni, e soprattutto lo scavo sistematico di 60 strati di rifiuti urbani tra
il X ed il XIV secolo, realizzato nel sottosuolo del Palazzo ducale di
Genova, hanno permesso una dettagliata analisi tipologica ed archeometrica
dei manufatti ceramici usati in tale periodo dalle classi emergenti
genovesi.
La presenza rilevata di abbondante ceramica pregiata e di uso
comune di importazione da collegarsi con la presenza di case della famiglia

49 R. M. Dawkins e J. P. Droop, Byzantine Pottery from Sparta, in The Annual of


the British School at Athens, XVII, 1910-11, p. 23-28, sp. p. 26-27; D. T. Rice,
Byzantine glazed Pottery, Oxford 1930, p. 32-33; F. O. Waag, The Roman and Byzantine
Pottery, in Hesperia, II, 1933, p. 279-328, sp. p. 309-321; L. Woolley, Excavations
near Antioch in 1936, in Antiquaires Journal, XVII, 1937, p. 1-15; D. T. Rice, Late
Byzantine Pottery at Dumbarton Oaks, in DOP, XX, 1966, p. 207-219; H. Blake, The
bacini of north Italy, in La cramique mdivale en Mditerrane occidentale. Xe-XVe
sicles, in Collogues intern, du C.N.R.S. n. 584, Valbonne, 1978, p. 93-111; G. Berti e
L. Tongiorgi, / bacini medievali, op. cit., p. 276.
50 A. Prandi, // complesso monumentale della Basilica dei S. S. Giovanni e
Paolo, Roma, 1953, fig. 428-431.
51 H. Blake, The bacini of north Italy, art. cit. ; Id., The medieval incised slipped
pottery of north-west Italy, in La ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale.
Atti del III Congr. inter. (Siena-Faenza 1984), Firenze, 1986, p. 317-352, p. 318-319,
pi. 1.1.
52 Per la datazione cf. H. Megaw, The Chronology of some middle-byzantine
Churches, in The Annual of the British School at Athens, XXXII, 1931-32, p. 90-130,
p. 129.
53 H. Blake, La ceramica meridionale nel Nord Italia, in La ceramica medievale
di San Lorenzo Maggiore in Napoli. Atti del Convegno (Napoli 1980), II, Napoli,
1984, p. 527-548, p. 527; Id., The medieval incised slipped pottery of north-west Italy,
art. cit., p. 319, pi. 1.4.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 549

Doria (dal 1120) e poi, a partire dal 1253, dei Fieschi. Le prime ceramiche
di importazione dal mondo bizantino compaiono a partire dal XII secolo,
periodo successivo alla prima crociata e all'espandersi dei traffici
marittimi e commerciali di Genova nel Mediterraneo54.
I ritrovamenti che costituiscono uno dei pi importanti contesti di
ceramica di importazione di uso domestico, vede la preponderanza di
frammenti appartenenti al cd. Zeuxippus Ware, ben confrontabili con
gli esemplari della classe II rinvenuti a BisanzioS5, con quelli di Pisa56 e
di Venezia57; in numero minore compaiono tipi appartenenti al ed.
Medallion Style58, ed al Developed Style59; tre frammenti riferibili ad
una scodella del tipo Slip Painted Ware costituiscono i primi
frammenti di questo tipo ceramico identificati in Liguria60.
Sempre a Genova nello scavo stratigrafico del convento di S. Silve-
stro, sono stati rinvenuti alcuni frammenti caratterizzati da una vetrina
verde chiazzata, appartenenti al ed. Spatter-Painted Ware, decorato in
verde e marrone chiazzato, trovato a Corinto ed a Costantinopoli in
contesti del XII secolo61.

54 D. Cabona, A. Gardini e 0. Pizzolo, Nuovi dati sulla circolazione delle


ceramiche mediterranee dallo scavo di Palazzo Ducale a Genova (secoli XH-XIV), in La
ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale, op. cit., p. 453-482, p. 453-454.
ss A. H. S. Megaw, Zeuzippus Ware, art. cit., fig. 3, taw. 16, 21.
56 G. Berti e L. Tongiorgi, / bacini ceramici medievali, op. cit., p. 275-76,
tav. CCVIII-CCIX.
57 L. Lazzarini e E. Canal, Ritrovamenti di ceramica graffito, art. cit., p. 28,
p. 40-43, fig. 5-8, tav. IV-VI.
58 I motivi sono confrontabili con quelli ritrovati a Corinto da C. H. Morgan,
The Byzantine pottery, in Corinth, XI, Cambridge, Mass., 1942, p. 147-150, fig. 123-
24.
59 Ibidem, p. 127-135, fig. 105-107, pi. XLIV, e, f.
60 Ibidem, p. 95-103, tav. XXXI-XXXII.
61 D. Pringle, La ceramica dell'area sud del convento di San Silvestro a
Genova, in Archeologia medievale, IV, 1977, p. 138-144. Per i confronti con il
materiale di Corinto cf. C. H. Morgan, The Byzantine pottery, op. cit. ; e R. . .
Stephenson, The pottery, 1936-37, in Aa.Vv., The Great Palace of the Byzantine
Emperors, Londra, 1947, p. 31-63, tav. 25, n. 22. Una parentela fra le ingubbiate
trovate in Liguria e quelle comuni nel mondo bizantino dell'XI-XIII secolo era
gi stata osservata da T. Mannoni, La ceramica medievale a Genova e nella
Liguria, in Studi genuensi, VII, 1968-69. Cf. inoltre I. e D. Cabona, A. Gardini e
I. Mannoni, Contributi dell'archeologia medievale ligure alle conoscenze dei
prodotti ceramici nel mediterraneo occidentale, in Colloques inter, du CNRS, op. cit.,
p. 113-123.

MEFRM 1989, 2. 36
550 MARISA MILELLA

Pavia

Pavia, collocata sul Ticino, a poca distanza dalla confluenza con il Po,
centro di grande traffico e smercio dei prodotti provenienti dall'Oriente.
Al suo porto facevano capo le vie terrestri che discendevano da Aosta,
Vercelli, Novara, Milano, Corno, Verona, e da esso muovevano le navi che
conducevano ai porti delle citt lombarde e venete, fino a Venezia,
Comacchio e Ravenna62. Unica traccia, per quanto riguarda la ceramica,
in un bacino posto sulla facciata della chiesa di S. Lanfranco, del tipo
Early Sgraffito Ware, del XII secolo con disegno di uccello inciso a
linee sottili63, tipo probabilmente prodotto a Sparta64.

Mar adriatico : Puglia

Lo splendore e la ricchezza della Puglia in et normanna, quando,


grazie ai suoi porti, diventa punto di confluenza degli eserciti crociati
sulla via della Terrasanta, trova un riflesso nella comparsa di ceramiche
importate.
Otranto fior come porto commerciale dopo l'invasione normanna,
come indicano i rinvenimenti di ceramiche di importazione del tardo XI e
del XII secolo. Dagli scavi di emergenza diretti dal Whitehouse negli anni
77/78, sono documentati abbondanti frammenti del tipo Measles Ware ,
a morbillo della classificazione di Morgan, cos chiamata perch la
decorazione include moltissime gocce di ingobbio rossastro. Altri tipi

62 Sui rapporti commerciali di Pavia cf. A. Solmi, Sui rapporti commerciali tra
Pavia e le citt bizantine dell'Italia meridionale nell'alto Medioevo, in Studi
bizantini, 1, Roma, 1925 p. 309-315; Id., L'amministrazione finanziaria del Regno Italico
nell'alto medioevo, in Boll, della Societ pavese di storia patria, XXXI, 1931, p. 14;
Id., // testo delle Honorantie civitatis Pavie, in Arch. st. lombardo, XL VII, 1922, p. 76
sg. ; cf. anche A. Schaube, Storia del commercio dei popoli latini nel Medioevo sino
alla fine delle Crociate, Torino, 1915, p. 49 sg.; v. anche F. Aguzzi, Bacini
architettonici a Pavia, in Atti del II Conv. sulla ceramica (Albisola 1969), Genova, 1969, p. 111-
115.
63 H. Blake, Ceramiche romane e medievali e pietra oliare dagli scavi nella
Torre di Pavia, in Archeologia medievale, 5, 1978, p. 141-170, p. 152; F. Aguzzi-H. Blake,
/ bacini della facciata di S. Lanfranco a Pavia : la prima maiolica arcaica ?, in Atti
dell'XI Conv. int. della ceramica (Albisola 1978), Albisola, 1982, p. 11-25, p. 18, n. 18.
Per i confronti con l'area greca cf. D. T. Rice, Late Byzantine Pottery, art. cit.,
p. 211.
64 R. M. Dawkins e J. P. Droop, Byzantine Pottery from Sparta, art. cit., n. 26.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 551

documentati sono il Polychrome Ware, lo Spiral Style Sgraffiato


Ware65.
A Brindisi, il pi importante porto della regione, tradizionale testa di
ponte dell'Europa verso il Mediterraneo orientale, negli scavi stratigrafici
condotti nell'area di S. Pietro degli Schiavoni, in contesti referibili alla
fine dell'XI e XII secolo, la situazione dei materiali di importazione
risulta pressoch analoga66.
Sono stati rinvenuti frammenti di ciotola in argilla rossastra a
superficie chiara, esterno nudo, interno coperto da ingobbio bianco e da una
spessa vetrina trasparente, del tipo Measles Ware67. Il tipo, prodotto a
Corinto68, stato ritrovato anche nel Peloponneso, a Sparta69 e ad Atene.
Un frammento analogo, decontestualizzato, stato rinvenuto, per restare
nell'ambito della regione, nella cattedrale di Bari70.
Sempre a Brindisi sono stati rinvenuti frammenti del tipo Spirai
Style, ciotole in argilla rossastra compatta e dura, con decorazione
a graffito, su ingobbio e sotto vetrina, realizzato con cura con punta
sottile che descrive una fascia a zig-zag, contenente elementi di spirali

65 D. Whitehouse, Otranto bizantina. Scavi di emergenza 1977-78, in Magna


Grecia bizantina e tradizione classica, Atti del XVII Conv. di storia sulla Magna
Grecia (Taranto 1977), Napoli, 1978, p. 537-541 ; D. Michaelides e D. Whitehouse, Scavi
di emergenza a Otranto. Nota preliminare, in Archeologia medievale, VI, 1979,
p. 269-270.
Gli strati di Otranto del XII secolo hanno restituito ceramica con decorazione
graffita a stecca, simile alle importazioni ma con un'argilla che sembra essere
locale ; cf. D. Whitehouse, La Liguria e la ceramica medievale nel Mediterraneo, in
Atti del IV Conv. inter, della ceramica, Albisola 1971, p. 263-285; e Id., Note sulla
ceramica dell'Italia meridionale nei secoli XII-XIV, in Faenza, LXVIII, 1982, ff. III-
IV, p. 185 sg.
66 S. Patitucci Uggeri, Saggio stratigrafico nell'area di S. Pietro degli Schiavoni
a Brindisi: relazione preliminare 1975-76, in Ricerche e studi, 9, 1976, p. 133-99; e
Id., La ceramica medievale pugliese alla luce degli scavi di Mesagne, Mesagne, 1977,
p. 255-256.
67 Ead., Saggio stratigrafico, art. cit., p. 151. fig. 14.
68 C. H. Morgan, The Byzantine Pottery, op. cit., p. 90-95, n. 640-702, fig. 68-70,
187-188, tv.XXVII-XXVIII.
69 R. M. Dawkins e J. P. Droop, Byzantine Pottery, art. cit., p. 27, tav. XVII,
p. 52-62.
70 Sempre a Bari, negli scavi dell'ala ovest del castello (Gipsoteca), da
segnalare il rinvenimento di una ciotola invetriata graffita (cf. A. Fornaro, Bari. Castello.
Indagini archeologiche, in Restauri in Puglia 1971-1983, II, Fasano (Brindisi), 1983,
p. 64-76, fig. 8-53.
552 MARISA MILELLA

fiancheggiati da piccoli riempitivi. Databili alla prima met del XII


secolo71.
Il tipo Green and Brown testimoniato da un frammento di ciotola
carenata, con esterno nudo, internamente tracce di linee incise a stecca e
di larghe pennellate verdi su ingobbio bianco e sotto vetrina trasparente,
databile al primo quarto del XII secolo72.
Corrispondente al tipo B4 di Talbot Rice73, rinvenuto nel Gran
Palazzo di Costantinopoli74 la ceramica invetriata chiazze verdi e brune
documentata a Brindisi in alcuni frammenti di ciotole in argilla rossiccia,
con esterno nudo, interno coperto da ingobbio bianco su cui dipinta,
sotto vetrina trasparente, una decorazione a chiazze solo verdi verdi e
brune su fondo color crema75.

Italia nord-orientale

La mappa dei rinvenimenti in quest'area, come possiamo osservare


dalla carta, molto articolata (fig. 5)76.
Il quadro delle importazioni di ceramiche bizantine tra XI e XII
secolo caratterizzato da una concentrazione nell'area lagunare. Al di fuori di
questa i rinvenimenti risultano rari anche in quei centri costieri e sulle
direttrici viarie che pure documentano, dopo il Mille, una vocazione
commerciale, testimoniata dall'ampliamento delle strutture portuali, come nel
caso di Rimini nel 1059 77, da patti economici con Venezia stessa, si
vedano i trattati tra Imola e Venezia del 1099, pi tardi quello con Vero-

71 S. Patitucci Uggeri, Saggio stratigrafico, art. cit., p. 154, fig. 16, Ead., La
ceramica medievale, op. cit., p. 256.
Per i confronti con il materiale di Corinto cf. C. H. Morgan, The Byzantine
Pottery, op. cit., p. 120-123, n. 992-1044, fig. 95-98, 105, tav. XLI.
72 S. Patitucci Uggeri, Saggio stratigrafico, op. cit., p. 152, fig. 13d. Confronti
con il Gruppo II green and brown di Corinto caratterizzato dalla presenza del
graffito, cf. C. H. Morgan, The Byzantine Pottery, op. cit., p. 75-77; 140-142.
73 Byzantine Glazed Pottery, Oxford, 1930, p. 45-48.
74 R. B. K. Stevenson, G. Brett e W. J. Macaulay. The Great Palace of the
Byzantine Emperors, being a first Report on the Excavations (1935-1938), Oxford, 1947,
p. 47 sg., tav. 191-2; 23, 7.
75 S. Patitucci Uggeri, Saggio stratigrafico, art. cit., p. 147, fig. lib.
76 Per la situazione dei rinvenimenti delle ceramiche ingubbiate di
importazione nell'Italia nord-orientale cf. S. Gelichi, La ceramica ingubbiata medievale
nell'Italia nord-orientale, in La ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale, op.
cit., p. 353-407.
77 G. Gobbi e P. Sica, La citt nella storia d'Italia, Rimini, Bari, 1982, p. 37.
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 553

/ rinvenimenti
bacini
IO

Fig. 5 - Carta di distribuzione delle ceramiche bizantine di XI-XII secolo


rinvenute nell'Italia nord-orientale (da Gelichi).

na del 1 192, per la libert del transito fluviale e terrestre e quelli anologhi
con Padova e Treviso78.
Il maggior numero di ceramiche bizantine, finora pubblicato,
proviene dalla laguna veneta. Alcuni frammenti si rinvennero durante gli scavi
polacchi a Torcello ma non furono riconosciuti come tali79; altri fram-

78 E. Sestan, La politica veneziana nel Duecento, in Storia della civilt


veneziana, Firenze, 1979, voi. I, p. 338-345. Cf. anche L. Lazzarini e E. Canal, Ritrovamenti
di ceramica, art. cit., p. 20-22.
79 L. Leciejewics, E. Tabaczynska e S. Tabaczynski, Torcello : scavi 1961-1962,
Roma, 1977, p. 48-49; i frammenti sono stati riconosciuti come bizantini da S. Geli-
chi, ree. a L. Leciejwics et alii, in Ricerche stortene , Vili, 1978, p. 611-619, p. 618-
619.
554 MARISA MILELLA

menti sono conservati ed esposti nel Museo di Torcello e provengono da


varie localit lagunari80.
Recentemente stato pubblicato, da Lazzarini e Canai, un numero
consistente di graffite dell'area lagunare, riferite a ricognizioni di
superficie81. Altri piatti sono stati recuperati, probabilmente clandestinamente,
da una nave sommersa nei fondali dell'Adriatico, diretta presumibilmente
a Venezia, si veda l'esempio dei due catini in collezione privata a
Venezia82 (Tav. I).
I tipi pi comuni sono rappresentati da frammenti di Spyral Style ,
di Fine Style Sgraffito, Measles Ware, e Zeuxipus Ware.
Da Padova, nell'area dell'ex Birreria Itala Pilsen, proviene un bacino
del tipo Measles Ware83 (Tav. II).
A Ferrara, posta sulla grande via fluviale interna, nota per le sue
fiere e per il commercio di stoffe preziose, di recente sono state rinvenute
ingubbiate di importazione e graffite bizantine, restituite da una
abitazione medioevale nel comparto di S. Romano84.
Pi abbondante ed articolata la distribuzione dei bacini di questo
periodo. Rinviando al quadro riassuntivo offerto, di recente, da Blake85,
vorrei accennare agli esemplari monocromi in verde murati sulla torre
campanaria dell'abbazia di Pomposa, databili alla met dell'XI secolo86.
Ed al tipo Painted Sgraffito Ware, proveniente dal campanile di
S. Apollinare Nuovo, databile alla prima met del XII secolo, nel quale si

80 Aa.Vv., Museo di Torcello. Sezione medioevale e moderna, Venezia, 1978,


p. 151, n. cat. 240/1-2-3.
81 L. Lazzarini, e E. Canal, Ritrovamenti di ceramica, art. cit.
82 A. Alver Bortolotto, Storia della ceramica a Venezia dagli albori alla fine
della Repubblica, Firenze, 1981, tav. IX. Attribuiti dall'autrice al VII-IX secolo,
vanno datati con pi probabilit all'inizio del XIII sec, cf. L. Lazzarini e E. Canal,
Ritrovamenti di ceramica, art. cit., p. 19.
83 G. Candiani, F. Cozza e M. Munarini, Un bacino graffito bizantino a Padova,
in Archeologia veneta, III, 1980, p. 159-162, fig. 1 ; anche in S. Gelichi, La ceramica
ingubbiata medievale, art. cit., p. 355, fg. 2, tv. II-3.
84 Per i rapporti commerciali della citt cf. A. Solmi, Sui rapporti commerciali,
art. cit.
A. M. Visser Travagli e . Ward-Perkins, Seconda campagna di scavo a Ferrara
nel comparto di S. Romano. Relazione preliminare, in Archeologia medievale, X,
1983, p. 381-386; Terza campagna di scavi nel centro storico di Ferrara, in NAM, 37,
gennaio 1984, p. 7-8; anche in S. Gelichi, La ceramica ingubbiata medievale, art.
cit., p. 355.
85 H. Blake, The bacini of North Italy, in La cramique mdivale en
Mditerrane occidentale, op. cit., p. 93-111.
86 A. Corbara, / bacini ceramici di Pomposa, in Commentari, 1978, p. 32-46.
Tav. I - Venezia, Collezione privata (da Alver Bortolotto).
Illustration non autorise la diffusion

Tav. II - Padova, Area ex Birreria Itala Pilsen. Bacino


(Neg. Soprintendenza archeologica del Veneto e del Friuli Venezia Giulia).
CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 555

riconosce, nella parte centrale un'ampia fascia graffita a punta fine,


con motivi a spirale87.
Nella parte absidale del S. Silvestro a Nonantola, databili alla
seconda met del XII secolo sono due bacini decorati in Medallion Style con
vetrina verde88; dello stesso tipo un bacino sulla facciata del S. Vittore
di Bologna89.

Conclusioni (fig. 6)

1) I rinvenimenti sembrano dimostrare come fino al VII- Vili secolo


non possibile parlare di importazione di ceramiche, ma dei prodotti che
queste contenevano. Come infatti si potuto esaminare le forme
rinvenute sono da riferire ad un uso di cambusa ed al trasporto di derrate.
2) Alla destinazione di uso dei tipi ceramici, corrispondono
ov iamente forme differenti : come abbiamo visto il commercio delle derrate
prerogativa delle forme chiuse, acrome, vale a dire degli anforacei. Pi tardi
prevalgono, in un mercato che riguarda direttamente il materiale fittile,
le forme aperte, ciotole, catini, bacini.
3) L'importazione di ceramiche per uso sia domestico che decorativo
(bacini), non sembra iniziare prima dell'XI secolo, ed pi
significativamente attestato in quei centri per i quali sono documentati diretti
rap orti commerciali con i porti orientali.
4) Significativamente il materiale ceramico della prima et
normanna, rivela un intensificarsi dei traffici tra le sponde del Mediterraneo
anche nei centri meridionali.
5) I rinvenimenti di ceramica bizantina di importazione, al di l della
casualit dei rinvenimenti, sembra chiaramente aumentare nel XII e
soprattutto nel XIII secolo, fino almeno al XIV secolo90.

87 Ora nel Museo nazionale di Ravenna, cf. H. Blake e S. Nepoti, / bacini di


S. Nicolo di Ravenna e la ceramica graffita medievale nell'Emilia Romagna, in
Faenza, LXX, 1984, ff. V-VI, p. 354-367, fig. 2. tv. LXXXIXd.
88 Ibidem, p. 363, tw. LXXXIXa-b ; anche in S. Gelichi, La ceramica ingubbia-
ta medievale, art. cit., p. 359, fig. 6-8.
89 H. Blake e S. Nepoti, / bacini di S. Nicolo di Ravenna, art. cit., p. 363, tav.
LXXXIXc; anche in S. Gelichi, La ceramica ingubbiata medievale, art. cit., p. 358-
359.
90 Per l'estensione dell'indagine sui rinvenimenti di ceramica bizantina in
Italia nei secc. XIII-XIV cf. M. Milella Lovecchio, Commercio e ceramica bizantina in
Italia, in Recherches sur la cramique byzantine (Bulletin de correspondance
hellnique, Supplments, XVIII), Parigi, 1989, p. 95-107.
556 MARISA MILELLA

VI-VIIS.
VIII-IX S.
XXII S.

fi

Ko

100 km

Fig. 6 - Pianta dei rinvenimenti.


CERAMICA E VIE DI COMUNICAZIONE NELL'ITALIA BIZANTINA 557

6) In attesa delle pubblicazioni degli scavi stratigrafici, ci troviamo


ancora nella situazione di incertezza che gi Baroni aveva delineata : i
contatti fra la ceramica italiana e quella bizantina si possono supporre
nella diffusione commerciale, soprattutto per il tramite commerciale
delle repubbliche marinare, della produzione a sgraffio di Bisanzio91.
7) Allo stato attuale delle ricerche, parrebbe che soprattutto la
ceramica graffita bizantina arriv prevalentemente sulle coste occidentali
adriatiche, ma non ebbe espansione nel retroterra (veneziano pugliese),
come accadde invece in varie localit della Jugoslavia.

Marisa Milella

91 C. Baroni, Le ceramiche graffite : le officine lombarde, in Faenza, XXV, 1937,


ff.III-V, p. 100-101, p. 100.

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