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Vincenzo Bellelli
LERMA di BRETSCHNEIDER
Le origini degli Etruschi. Storia, archeologia, antropologia / a cura di Vincenzo Bellelli - Roma: LERMA di BRETSCHNEIDER , 2012 - 496 ; ill. 24 cm. (Studia
Archaeologica ; 186)
ISBN 978-88-8265-742-0
CDD 22. 937.5
1. Etruschi
INDICE GENERALE
11
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
17
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prima Parte
II
49
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
85
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
105
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
143
153
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
169
195
VI
Gli Etruschi e la loro origine alla luce degli studi
di antropologia fisica (Giandonato Tartarelli) . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Seconda Parte
Saggi
VII Sulla grafia e la lingua delle iscrizioni anelleniche
di Lemnos (Luciano Agostiniani) . . . . . . . . . . . . . . . . . .
VIII
IX
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
249
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
279
295
345
359
383
. . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
XIII l originE lidiA del popolo etrusco: questioni di principio (Carlo De Simone) .
XIV Latino e i Tirreni (Hes. Th. 1011-1016): questioni di storia
e di cronologia (Andrea Ercolani) . . . . . . . . . . . . . . . . .
XV Le problme des origines trusques dans lentre
deux guerres (Marie-Laurence Haack) . . . . . . . . . . . .
XVI Bronzo finale in Istria (Kristina Mihovili) .
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . .
397
411
433
. . . . . . . . . . . . . . . .
455
IX
Il villanoviano: un problema
archeologico di storia mediterranea
Anna Maria Bietti Sestieri
1. Introduzione
La tradizione
Il villanoviano una facies della I Et del
Ferro italiana (IEF) che stata oggetto di
discussione fin dalla prima adozione del
termine (che deriva dalla scoperta di una
necropoli a incinerazione avvenuta nel
1853 a Villanova, Bologna). Sono stati
discussi, anche recentemente, sia luso
generalizzato del termine, che secondo
alcuni dovrebbe essere limitato alla facies archeologica documentata a Villanova, sia, soprattutto, la ormai vecchissima
questione se sia o no legittimo identificare questa cultura o facies archeologica
come il precedente diretto degli etruschi
di et storica. Credo che la corrispondenza quasi completa fra la distribuzione geografica del villanoviano e quella indicata
dalle fonti relative allEtruria storica sia un
argomento decisivo in favore della legittimit di questa lettura.
In termini archeologici, il villanoviano
pu essere descritto come una facies relativamente omogenea, con una estensione
geografica complessiva che corrisponde
a quasi 1/3 dellattuale territorio dellItalia
Il villanoviano: un problema archeologico di storia mediterranea
249
250
251
252
I nuovi dati
Le novit emerse dalle ricerche degli ultimi decenni, in particolare in campo protostorico, hanno fornito informazioni che
253
254
255
256
Frattesina
257
Fratta), e altre solo segnalate, nel territorio sina e Villamarzana, sono separati da una
dei comuni di Fratta Polesine e Villamarza- distanza di ca. 5 km, entro la quale si distrina17 (Fig. 3). I due nuclei principali, Fratte- buiscono un certo numero di nuclei mino-
258
collegamenti a lunga distanza sia terrestri che marittimi, in tutte le direzioni, che
caratterizzano in generale le regioni che
gravitano sul caput Adriae: lambiente di
pianura, con possibilit di spostamenti
per via di terra verso la pianura padana
pi a occidente; la possibilit di contatti
in direzione della penisola per via terrestre lungo la costa adriatica e attraverso
i passi appenninici e per mare; la collocazione in prossimit di un corso dacqua
di portata consistente (il Po di Adria),
che assicura il collegamento con la costa
adriatica, e vicina alla convergenza della
pianura padana con quella friulana, con
possibilit di collegamento verso i Balcani settentrionali; la relativa vicinanza al
corso dellAdige, che la principale via
terrestre di collegamento con i valichi
alpini in direzione dellEuropa, ma anche
delle risorse minerarie del Trentino.
Caratterizzazione economica
Non sembra possibile mettere in dubbio
la qualificazione di Frattesina come centro primario, che svolge su scala quantitativamente molto rilevante una serie di
attivit collegate: acquisizione di materie
prime di provenienza diversa, compresi
lEuropa settentrionale (ambra baltica,
lavorata su larga scala a Campestrin), il
Levante o lAfrica settentrionale (avorio
di elefante e uovo di struzzo); inoltre metalli (rame, stagno, oro); trasformazione
di materie prime esterne e produzioni
interamente locali (corno di cervo, vetro, ceramica, tessuti); partecipazione al
sistema di circolazione a largo raggio di
manufatti metallici, e probabilmente di
bronzo in lingotti (soprattutto pani a piccone), nella penisola, in area transalpina
(Francia orientale, Svizzera, Germania
meridionale), e nelle regioni balcaniche
settentrionali21. Categorie di ornamenti
prodotti su scala industriale a FrattesiIl villanoviano: un problema archeologico di storia mediterranea
259
260
la dimensione quantitativa delle produzioni sembra diminuire nelle fasi pi recenti (Villamarzana).
Organizzazione politico-territoriale
Il territorio di distribuzione del protovillanoviano padano, cio della facies
nota nellEBF soprattutto a Frattesina,
comprende come abbiamo visto la Lombardia orientale e il Veneto meridionale.
Questo territorio fa parte dellarea nella
quale, a partire dall EBR e con diretta
continuit fra EBF e IEF si stabiliscono forme di direzione politica centralizzata, che
in tutte le regioni interessate sono legate
al rituale dellincinerazione e al divieto
di collocare armi funzionali nelle tombe. Lemergere del processo che porta a
questo importante cambiamento nella
struttura e organizzazione delle comunit delle regioni settentrionali e di gran
parte della penisola si riconosce nellEBR nel Veneto, nella necropoli di Olmo
di Nogara (Verona)25; la nuova forma di
organizzazione politica chiaramente
riconoscibile nellEBF e agli inizi della IEF
in tutte le regioni settentrionali26. A Frattesina conosciamo due principali nuclei
di necropoli quasi esclusivamente a incinerazione: le Narde27 e fondo Zanotto28.
Il rituale funerario segnala chiaramente
un numero estremamente limitato di figure maschili che sembrano investite dei
principali ruoli verticali, probabilmente
un singolo individuo per generazione: si
tratta in tutto di due tombe , 168 e 227,
dalla necropoli delle Narde. Lelemento
distintivo pi importante nei due corredi
la spada, rotta intenzionalmente in pi
pezzi (15 nel secondo caso). Nel corredo
della tomba 22729 compare una concentrazione eccezionale di indicatori di ruolo
(spada, coltello) e di prestigio (ornamenti
personali, rasoio e pinzette, decorazioni in oro della spada e di elementi forse
261
LEtruria meridionale
262
263
Caratterizzazione economica
A differenza dal caso di Frattesina, dove la
documentazione archeologica ci mostra
direttamente tutti gli aspetti di un sistema
interregionale di acquisizione e trasformazione di materie prime, e di circolazione di
materie prime e manufatti, levidenza del
funzionamento di un sistema analogo in
Etruria meridionale quasi completamente indiretta. La produzione di manufatti di
bronzo, di vetro e di osso e corno documentata, con continuit dallEBR, a Scarceta, sul limite settentrionale della regione39.
I materiali ricordati sopra (i bronzi del ripostiglio di Coste del Marano e le grandi fibule ad arco rialzato, presenti nello stesso
ripostiglio e in alcune incinerazioni della
fase di Tolfa), quasi certamente prodotti
nella regione, costituiscono una chiara
indicazione dello sviluppo di una attivit
metallurgica che produce beni di prestigio
destinati a unampia diffusione. La distribuzione delle fibule segna con evidenza
larea interessata, essenzialmente la costa
tirrenica italiana e la Sicilia con le Eolie,
che forniscono il successivo collegamento
in direzione dellEgeo e del Mediterraneo
Orientale. Le aree riconoscibili sulla base
dellevidenza archeologica sono il Lazio
antico, in particolare larea costiera, lAbruzzo occidentale e interno, la Campania.
Tipi di fibule collegati si ritrovano in Cala-
264
Organizzazione politico-territoriale
Come abbiamo visto esaminando la situazione relativa a Frattesina e al territorio
collegato, anche in Etruria meridionale, in particolare nel distretto dei Monti
della Tolfa, la documentazione funeraria
dellEBF indica la comparsa e la rapida
affermazione di un processo di centralizzazione della decisione politica legato al
rituale dellincinerazione ed esteso fino
al Lazio45. Le forme del processo sono diverse, ma il nocciolo strutturale lo stesso. Questo rituale, che si afferma in modo
esclusivo fin dalla fase iniziale dellEBF,
non destinato allintera comunit, ma
invece riservato esclusivamente a un
numero molto ristretto di individui connotati da indicazioni di prestigio, come la
presenza di un tumulo a copertura della
tomba e di una grande fibula con arco
rialzato con due noduli. Il contenitore delle ossa bruciate (urna e coperchio) non
costituito da recipienti di uso comune,
ma rappresenta esplicitamente una casa,
destinata ad accogliere il defunto nella
nuova dimensione fisica risultante dalla
distruzione del corpo avvenuta con lincinerazione. Questa concezione funeraria
si sviluppa nelle fasi successive fino alla
comparsa di un corredo di vasi miniaturizzati e della vera e propria urna a capanna.
Nei contesti funerari dellEtruria meridionale il divieto rituale di deporre armi nelle
tombe assoluto, e ci impedisce quindi di
identificare ruoli verticali specifici, come
avviene invece nel caso delle rarissime
tombe con spada di Frattesina. Con la fase
avanzata dellEBF, insieme con la continuit di singole sepolture isolate o in gruppi di poche unit, compare almeno in un
caso una vera necropoli, il complesso di
Poggio La Pozza, formato da un minimo di
ca. 100 tombe. Questa importante novit
indica probabilmente che la delega della decisione politica a singoli capi un
265
La fase antica
dellEt del Bronzo Finale
Il territorio collegato al polo padano
Come abbiamo visto, la forte affinit formale fra il protovillanoviano padano (Lombardia orientale e Veneto meridionale) e la
facies Chiusi-Cetona (Romagna, Marche,
Umbria e Toscana) una indicazione dell
esistenza su tutta larea di contatti capillari e sistematici fra le comunit locali47. La
facies Chiusi-Cetona si differenzia dagli
aspetti presenti contemporaneamente
in Etruria meridionale (facies di Tolfa e di
Allumiere) soprattutto perch nella prima
compaiono alcuni elementi formali che
dipendono da una tradizione di rapporti
con lambiente palafitte-terramare che si
sviluppata nel corso dellEt del Bronzo
Media e Recente. Si tratta essenzialmente
di decorazioni plastiche della ceramica, in
particolare scanalature parallele sulle anse
e sulle carene; nella fase di passaggio alla
IEF sono frequenti elementi di meandro
eseguiti con cordoni plastici. I principali
elementi figurativi associati a questa ceramica sono le rappresentazioni di teste
contrapposte di uccelli nello schema della
barca solare, note soprattutto nella necropoli di Pianello di Genga48. Alcuni dei complessi meglio noti di facies Chiusi-Cetona
sono gli abitati di Monte Ingino e Monte
266
267
268
b
tipo di composizione ad alcali misti del vetro prodotto a Frattesina sembra scomparire completamente con la fine del sito57.
Comunque, la cultura paleoveneta non ha
una fisionomia propria e riconoscibile nel
momento iniziale della IEF, e quando, nel
momento successivo, emerge come facies
chiaramente definita, fortemente differenziata rispetto alle facies archeologiche
e alle caratteristiche di base del rituale
funerario villanoviani. Almeno dagli inizi
dellEdF (o, probabilmente, poco prima), il
polo padano si sposta in Emilia Romagna,
ed caratterizzato da una facies archeologica di tipo villanoviano che, specialmente
a Bologna, trova precedenti diretti nel protovillanoviano padano. Ad esempio, i tipi
pi comuni di fibule ad arco serpeggian-
269
luce recentemente nella zona di Matelica, nella valle dellEsino60, mostrano una
traiettoria complessa, se non caotica, del
processo di definizione e organizzazione
politico-territoriale delle comunit che
occupano questo distretto. impossibile non registrare, nella stessa regione,
la netta differenza rispetto al complesso
di Fermo: labitato occupa un pianoro
isolato, secondo un modello specifico
soprattutto dellEtruria meridionale, al
quale sono associate due consistenti necropoli a incinerazione di tipo villanoviano, con le tombe pi antiche databili agli
inizi della IEF. Questo complesso, che si
differenzia vistosamente dagli sviluppi
locali contemporanei, potrebbe indicare
che, almeno nella fase iniziale della IEF,
le funzioni produttive e di scambio sul
territorio della regione vengono ancora
accentrate dallentit protoetrusca che le
esercitava nellEBF.
270
271
272
273
Conclusioni
La ricostruzione della genesi del fenomeno villanoviano come viene proposta in
questo lavoro non ha la pretesa di essere
interamente convincente n immediatamente accettabile, soprattutto perch
i dati e le ipotesi in gioco sono talmente
ampi e numerosi da richiedere lo spazio
di un libro piuttosto che di un articolo;
inoltre, lo stato complessivo della documentazione, in particolare proprio quella relativa alla grande maggioranza dei
complessi villanoviani noti, insufficiente
per consentire una verifica analitica delle ipotesi. Credo comunque che il lavoro
possa contribuire ad ampliare la prospettiva su un fenomeno di importanza storica capitale come il villanoviano.
Il primo dato da sottolineare che
lanalisi archeologica uno strumento insostituibile di ricostruzione storica, e non
solo per la preistoria e la protostoria. Se
conoscessimo almeno in parte, sulla base
di analisi interdisciplinari sistematiche, i
complessi villanoviani noti, la nostra possibilit di ricostruzione storica del periodo sarebbe significativamente pi solida
e consistente.
Unaltra condizione necessaria della
ricerca, che stata da tempo riconosciuta
dagli storici delle colonizzazioni europee
di et moderna e contemporanea71, la
messa a fuoco delle comunit indigene
rispetto ai gruppi di provenienza esterna:
linteresse della ricostruzione sta precisamente nelle modalit dellincontro fra
soggetti paritetici ma diversi da un punto
di vista culturale e di organizzazione politica ed economica.
Nella stessa prospettiva, necessario non considerare pregiudizialmente la
presenza egea (micenea o greca) come
lunico e universale fattore di progresso e
possibile causa di cambiamento nelle societ dellItalia protostorica. Al contrario,
274
275
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Note
Peroni 1992, p. 33.
Cfr. Pallottino 1963, cap. II, pp. 81-117.
3
Pallottino 1986.
4
De Simone 1986.
5
Bietti Sestieri 2008, pp. 12 ss.
6
Facciolo et al. 2010.
7
Peroni 1961.
8
Bietti Sestieri 1998, fig. 3.
9
V. ad esempio Borgna-Cassola Guida 2009,
pp. 7-10.
10
Negroni Catacchio 1988, p. 49, tav. 25.
11
Bernab Brea-Cavalier 1980, pp. 733-790,
tavv. 284, 291, nn. 27, 81-87.
12
Vagnetti 1982, pp. 191-194, tav. 70.
13
Gonzalez De Canales Cerisola et al. 2004.
14
Cfr. per esempio Capuis 1993.
15
Cfr. De Marinis 1989.
16
Arenoso Callipo-Bellintani 1994.
17
Consonni 2008, tav. 1.
18
Bellintani 1992.
19
Salzani 1976; Salzani-Colonna 2010, per
esempio le tavv. 11A, 28B, 32B, 36A.
20
De Marinis 1989.
21
Borgna 1992.
22
Negroni Catacchio et al. 2006
23
Bellintani et al. 2006.
24
Bietti Sestieri 2010, pp. 186-193.
25
Salzani 2005.
26
Bietti Sestieri 2010, pp. 52-59; 2011, pp.
401-406.
27
Ca. 800 tombe; Salzani 1989, 1990-91;
Salzani-Colonna 2010.
28
Ca. 150; De Min 1982.
1
2
277