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ADRIA GRECA: I DATI DEL RECENTE CENSIMENTO*

Damiana Baldassarra

L o studio delle iscrizioni in lingua greca su ceramica con-


servate presso il Museo Archeologico Nazionale di
Adria è stato condotto tra il 2008 e il 2011: esso è stato pos-
dei graffiti in lingua greca; infine, un commento delle prin-
cipali caratteristiche del corpus adriese, che presenta delle
peculiarità che lo distinguono nettamente dalla maggior
sibile grazie al finanziamento di due diversi assegni di ri- parte degli altri corpora e all’interno del quale spiccano le
cerca, conferitimi dal Dipartimento di Scienze dell’Anti- sigle di carattere commerciale.
chità e del Vicino Oriente – confluito nel Dipartimento di
Studi Umanistici alla fine del 2010 – dell’Università Ca’ Fo- 1. I Bocchi e le iscrizioni greche
scari Venezia,1 e si inserisce nell’ambito di una serie di in-
dagini scientifiche dedicate al censimento del patrimonio Le iscrizioni in lingua greca di Adria costituiscono un nu-
archeologico (classi di materiali, in particolare ceramica cleo di rilevante interesse all’interno della storica raccolta
greca e di produzione locale)2 ed epigrafico (lingua greca, dei materiali, da cui ha avuto origine l’attuale silloge del
etrusca)3 del sito dell’antica Adria, promosso dalla Dire- Museo Archeologico Nazionale di Adria, la ‘Collezione
zione del Museo Archeologico Nazionale (dott.ssa Simo- Bocchi’: essa prende il nome dalla più importante famiglia
netta Bonomi, Direttrice del Museo dal 1989 al 2009; del luogo, che si fece promotrice di importanti indagini ar-
dott.ssa Giovanna Gambacurta, Direttrice in carica) e dal- cheologiche nel territorio di Adria. Nel panorama degli
la Soprintendenza Archeologica del Veneto. La pubblica- studi antiquari della provincia rodigina in età moderna si
zione del corpus è ormai imminente ed è finanziata dalla inseriscono le poderose scoperte archeologiche avvenute
Fondazione Scolastica “Carlo Bocchi” di Adria, alla quale ad Adria fin dalla metà del Seicento, oggetto di importan-
va il mio più sincero ringraziamento per la fiducia accor- ti opere redatte dagli stessi Bocchi e dai nobili locali inte-
data al mio progetto. ressati alle antichità nonché amici della famiglia: si pensi
La ricerca è stata orientata all’approfondimento di tre alla scoperta del teatro e di molti reperti antichi, descritti
importanti aspetti: la ricostruzione della genesi della col- con dovizia di particolari e pregevoli illustrazioni da Otta-
lezione epigrafica adriese, avvenuta principalmente ad vio Bocchi (1697-1749), il primo rappresentante della fami-
opera di un’importante famiglia del luogo, i Bocchi; la pre- glia a collezionare antichità, ma anche alle opere del con-
sentazione del catalogo delle iscrizioni vascolari dipinte e te rodigino Camillo Silvestri e di suo figlio Carlo.4 Proprio

* Questo contributo si pone come una sintetica presentazione del mio lavoro in corso di stampa, intitolato Dal Saronico all’Adriatico. Iscrizio-
ni greche su cermica del Museo Archeologico Nazionale di Adria (Diabaseis iv), ETS, Pisa. Desidero ringraziare la Direzione del Museo Archeologico
di Adria per la disponibilità dimostrata in ogni fase della mia ricerca e per il libero accesso ai materiali conservati nei magazzini del Museo. La
mia gratitudine va ugualmente ripartita tra la ex direttrice del Museo, dott.ssa Simonetta Bonomi, che tanto ha caldeggiato la mia ricerca, e la
Direttrice in carica, dott.ssa Giovanna Gambacurta, che ha mantenuto la stessa apertura e disponibilità nei miei confronti. Ad entrambe va il mio
sincero ringraziamento.
1 «Per una storia della scrittura epigrafica greca della Venetia tra pierres errantes e committenza locale» (a.a. 2008/2009, tutor: prof.ssa Claudia
Antonetti); «Per una storia dell’emporion di Adria attraverso lo studio dei graffiti in lingua greca su ceramica attica a vernice nera» (a.a. 2009/2010,
tutor: dott.ssa Stefania De Vido).
2 Ceramica attica a figure nere: Vallicelli 1997/1998; Vallicelli 2003; Vallicelli 2004; ceramica attica a figure rosse: Wiel Marin 2004;
Wiel Marin 2005; Wiel Marin 2006; ceramica completamente verniciata: Ascari Raccagni c.d.s. e contributo in questo volume, Ascari
Raccagni 2012; anfore greche: Sacchetti 2006; Sacchetti 2009; Sacchetti 2013; ceramica alto-adriatica: Robino 1999/2000; terra sigillata:
Mantovani 2005; Mantovani 2009; lucerne (età romana), Larese 2004.
3 Gaucci 2008; Gaucci, Pozzi 2009; Gaucci 2010; cfr. inoltre in questo stesso volume il contributo di Gaucci 2012; vd. anche Ascari Rac-
cagni, Baldassarra 2011; Gaucci, Vallicelli 2011.
4 Per il teatro di Adria, scoperto nel 1661 (o nel 1662, le fonti archivistiche oscillano) in occasione della costruzione del Convento dei Padri
Zoccolanti Riformati di San Francesco d’Assisi ‘alla Fontana’ – l’attuale Ospedale Civile –: cf. Vallicelli 1997; Wiel Marin 2005, 22 n. 19; Bo-
netto 2009, 124; Baldassarra c.d.s. Oltre all’opera di Ottavio Bocchi, le Osservazioni sopra un antico teatro scoperto in Adria, edite nel 1739, un’al-
tra importante fonte sul ritrovamento del teatro fu Dell’Istoria Agraria del Polesine di Rovigo del conte Camillo Silvestri (1645-1719), il cui manoscritto
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alla passione di Ottavio per le passate glorie di Adria si de- La centralità dell’apporto della famiglia Bocchi nel ri-
ve la scoperta di un reperto molto interessante, un alfabe- trovamento e nella valorizzazione dei reperti iscritti, in
tario greco inciso sul fondo di un vasetto, forse di produ- particolare di quelli in lingua greca, è quindi già più che
zione locale, da lui scoperto nel 1738 nelle campagne evidente dai materiali raccolti da questa tra xvii e xix se-
adriesi: la sua riproduzione costituisce a tutt’oggi il più im- colo, fulcro della collezione avita esposta a Palazzo Bocchi
portante facsimile in nostro possesso di un reperto (Fig. presso il ‘Domestico Museo’, fondato nel 1770 proprio da
1), che, seppur perduto, rappresenta un interessante caso Francesco Girolamo. La documentazione di tale febbrile
di studio e perché con buona probabilità potrebbe essere attività di ricerca si ebbe negli anni a venire grazie a Fran-
ricondotto alla comunità greca insediata ad Adria a parti- cesco Antonio Bocchi (1821-1888), l’ultimo illustre rappre-
re dalla fine del vi sec. a.C.1 Ottavio, oltre all’alfabetario, sentante di questa famiglia, il quale redasse due cataloghi
segnalava il ritrovamento di un elmo bronzeo iscritto in manoscritti del ‘Domestico Museo’ (1867-1887) – una Pri-
greco, che dalla forma delle lettere sembra databile all’età ma Stesura, molto dettagliata, una Seconda Stesura, più sin-
imperiale (Figg. 2-3).2 tetica –, in cui tutti i reperti della collezione vennero cen-
La ricostruzione e la distinzione, quando possibile, del- siti, datati e descritti secondo un criterio tipologico. La
le fasi del ritrovamento dei frammenti ceramici iscritti è Prima Stesura riportava la descrizione e la riproduzione di
stata molto importante: i reperti, infatti, sono venuti alla molte iscrizioni graffite prevalentemente su ceramica a
luce in momenti e con modalità diverse fin dal Settecento, vernice nera – o a tecnica indeterminabile –, di cui un cen-
tanto grazie a rinvenimenti fortuiti quanto durante i sag- tinaio in lingua greca, affiancate da una decina di esem-
gi di scavo operati a partire dall’inizio dell’Ottocento nel- plari in lingua etrusca e da una limitata quantità di segni
l’area dell’abitato antico, in particolare a opera di France- causali (una dozzina); a queste si aggiunga il lotto di iscri-
sco Girolamo (1748-1810) e del fratello, il Canonico Stefano zioni vascolari dipinte su ceramica attica a figure nere (8
Bocchi (1756-1818), nella zona circostante l’attuale catte- esemplari) e a figure rosse (128 esemplari).
drale di S. Maria Assunta della Tomba.3 Questi scavi, pri- In seguito agli scavi del 1878-79, finanziati dal Regio Mi-
ma condotti a spese degli stessi fratelli, dal 1803 al 1811 fi- nistero alla Pubblica Istruzione e condotti principalmente
nanziati dal governo napoleonico e poi tra 1813 e 1830 da nell’area del Pubblico Giardino – dove attualmente si erge
quello asburgico, rappresentano un momento cruciale il Museo Archeologico Nazionale –,4 lo stesso Francesco
nella genesi della collezione epigrafica adriese: proprio in Antonio, in qualità di direttore incaricato delle indagini ar-
quegli anni vennero alla luce i reperti iscritti più pregevo- cheologiche, stilò un altro catalogo manoscritto, detto del
li, dalle dediche dei Greci, alle numerose sigle commer- Museo Civico, con i medesimi criteri metodologici dei pri-
ciali, alle iscrizioni vascolari dipinte su ceramica attica a fi- mi due, inserendo tutti i materiali scoperti. Gli scavi ave-
gure nere e rosse. vano restituito trentasei nuovi graffiti, di cui la metà in lin-

inedito è attualmente conservato presso la Biblioteca Civica di Rovigo; per la figura di Ottavio Bocchi e per l’opera di Camillo Silvestri si riman-
da a Baldassarra c.d.s. e bibliografia citata. Buona parte della descrizione del teatro fu ripresa dal figlio, conte Carlo Silvestri, nella sua Istorica
e geografica descrizione delle antiche paludi Adriane edita nel 1736. Per la notizia dei rinvenimenti settecenteschi di Adria vale la pena citare le
numerose relazioni stilate dai fratelli Ottavio (1697-1749) e Giuseppe Antonio (1699-1769) Bocchi, pubblicate nelle Memorie (e Nuove Memorie) per
servire all’istoria letteraria (Venezia, 1756-1759); cf. Baldassarra c.d.s. e bibliografia citata.
1 Per la notizia della scoperta dell’alfabetario si veda O. Bocchi 1739, xxii, e tav. xi, fig. ii e infra; per l’analisi dell’iscrizione si vedano Co-
lonna 1974, 7-8; Antonetti 2005 126; Baldassarra c.d.s. 2.3.4., Alfabetario.
2 O. Bocchi 1739, xxii e tav. ix, i; il Bocchi inviò il disegno dell’iscrizione al Muratori che fu l’editor princeps e lo pubblicò nel suo Novus The-
saurus Veterum Inscriptionum, ii, (Mediolani 1740) p. dcccxii, 4, riportando quanto leggibile dal disegno, EYTYXH™ O ºOIøN ; Böckh, CIG iii,
6749, integrava il testo proponendo di leggere ÂéÙ˘¯c˜ ï ÊÔ›[Á]ˆÓ, dove ÊÔ›[Á]ˆÓ sarebbe secondo lo studioso, «scriptura memorabilis pro
ʇÁˆÓ»: si sarebbe quindi trattato di una forma ridotta della sentenza ÂéÙ˘¯c˜ ï ʇÁˆÓ Ì (fortunato chi mi sfugge!); tuttavia sembra maggior-
mente condivisibile la lettura di Kaibel, IG xiv, 2409, 6, che interpretava il tratto verticale precedente l’omega come l’asta di un rho, di cui nel di-
segno non era visibile l’occhiello, ottenendo così la formula più che plausibile, trattandosi di un elmo, ÂéÙ˘¯c˜ ï ÊÔÚáÓ (fortunato chi [mi] indos-
sa!); cf. Schöne 1878, 165-166, nr. 701; Baldassarra c.d.s.
3 Nei diari redatti da Francesco Girolamo e Stefano ricorre l’indicazione di un’area corrispondente al podere Crepaldi («Fosso dei Consorti
Crepaldi detto Caratini alla Tomba»), nelle vicinanze della Chiesa; cf. exempli gratia Pastega 2010, 139-140, 146. Per gli scavi condotti tra il 1802
e il 1818 prima da Francesco Girolamo e Stefano, dopo il 1810 dal solo Stefano, cf. Wiel Marin 2005, 24-28; Baldassarra c.d.s.
4 Oltre al Pubblico Giardino furono effettuati scavi presso il fondo Lodo ‘alla Bettola’, l’Orto del Ginnasio, la località ‘La Chiusa’ alla Chiap-
para, l’Orto Czar, l’Orto Zorzi, la località ‘Aretratto’ e il pozzo Zangirolami (ex Via Maggiore, ora Via Vittorio Emanuele); vd. F. A. Bocchi 1878,
dove viene data notizia dell’inizio delle operazioni archeologiche sovvenzionate dal Regio Ministero; F. A. Bocchi 1879, 88-89, 92 (pozzo Zangi-
rolami), 94; cf. Wiel Marin 2005, 39.
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gua greca e sei in lingua etrusca: gli altri consistevano in Il percorso di ricerca condotto attraverso la storia della
segni casuali o non alfabetici. I reperti rinvenuti nel corso formazione della cosiddetta ‘Collezione Bocchi’ ha rap-
di questi scavi furono raccolti in due grandi stanze del Mu- presentato quindi una prima importante fase di indagine,
nicipio di Adria: il progetto, fortemente voluto dal Bocchi indispensabile per comprendere le peculiarità del corpus
e dai rappresentanti del Comune e patrocinato dal Mini- epigrafico adriese in lingua greca: se le numerose ricerche
stero, era quello di dare vita ad un «pubblico Museo loca- condotte negli ultimi anni sulle singole classi di materiali
le», dove il primo nucleo sarebbe stato costituito dagli og- hanno giustamente evidenziato il rapporto speciale tra i
getti portati alla luce tra il 1878 e il 1879.1 Bocchi e l’archeologia – si pensi ad esempio ai contributi
La consultazione dei tre cataloghi – attualmente con- di Federica Wiel Marin – è doveroso sottolineare anche la
servati presso il Museo Archeologico Nazionale di Adria loro speciale ‘sensibilità epigrafica’, seppur limitata nella
– costituisce quindi l’unico strumento in nostro possesso piena comprensione dei testi dalla non conoscenza del
per ricostruire quali e quante antichità siano state scoper- greco – fatta eccezione per Francesco Antonio –. L’inizia-
te dalla famiglia Bocchi: appare in modo inequivocabile le impressione che la selezione dei reperti da parte di Fran-
come questa collezione fosse costituita prevalentemente cesco Girolamo e di Stefano fosse influenzata da una
da reperti che rientrano nella categoria dell’instrumentum, sostanziale riserva estetica e di ‘gusto’ è addebitabile so-
in particolare i vasi greci, etruschi, romani e di produzio- prattutto alla critica operata dal nipote di questi, France-
ne locale, le cui descrizioni occupano due dei tre volumi sco Antonio, che si vantò apertamente di aver condotto
della Prima Stesura; nel terzo fascicolo confluiscono inve- delle ricerche archeologiche più rigorose, a differenza de-
ce i ‘reperti minori’, ancora ascrivibili all’instrumentum – gli avi che «intesi quasi esclusivamente agli oggetti d’im-
tegole e mattoni –, oltre alle testimonianze di età cristia- portanza artistica, fecero poco caso di tuttociò che sebben
na e moderna. Un indubbio ruolo di spicco è giocato dai privo, ed anzi perché privo di qualche artistica bellezza,
vasi di produzione greca – sostanzialmente attica, se si fa riesce di massima importanza alla storia».3 Ma tale affer-
eccezione per pochi esemplari corinzi –, che, vista l’in- mazione è in parte smentita dall’esistenza stessa del ‘Do-
gente quantità, occupano l’intero primo volume del cata- mestico Museo’, che fece spazio all’imponente nucleo di
logo manoscritto: pur non essendo riconosciuti dal Boc- reperti scoperti durante gli scavi di Francesco Girolamo e
chi come tali, ma classificati come ‘Fittili etruschi’, i Stefano: proprio durante quelle ricerche era venuta alla lu-
reperti, anche quelli di piccole dimensioni, furono regi- ce la maggior parte dei graffiti, spesso incisi su frammen-
strati in maniera rigorosa mediante una dettagliata de- ti di dimensioni infinitesimali di ceramica semplicemente
scrizione; inoltre, i materiali ceramici iscritti dipinti e graf- verniciata, quindi molto meno pregevole sulla base di un
fiti, fossero questi ultimi iscrizioni vere e proprie, gruppi criterio estetico. Tuttavia, nonostante la poca attrattiva di
di lettere alfabetiche o simboli non alfabetici, sono stati quei reperti, i due fratelli li avevano raccolti ugualmente:
isolati in apposite sottocategorie complete di descrizione è probabile che essi non comprendessero appieno la loro
e disegno.2 importanza, ma fossero comunque dotati di una sensibili-
Il percorso di ricostruzione del contesto storico-anti- tà non comune per l’epoca che li spinse a non scartare nul-
quario in cui si è formata la ‘Collezione Bocchi’ ha quin- la. Possiamo quindi affermare che tutti gli scavi intrapresi
di portato all’individuazione di due fasi: una prima di ri- dai Bocchi prestarono un’attenzione particolare alla rac-
cerca, raccolta e creazione della collezione avita ad opera colta di reperti iscritti: l’opera di Francesco Antonio è in-
di Ottavio, Giuseppe Antonio, Francesco Girolamo e Ste- dubbiamente la più meritoria, ma è tale proprio grazie al-
fano, culminata nella fondazione del ‘Domestico Museo’ la messe di reperti forniti dai suoi avi.
(1770); la seconda dominata dalla figura di Francesco An-
tonio, il quale dedicò buona parte della sua vita alla cata- 2. Il Dossier epigrafico: qualche dato significa-
logazione ragionata del materiale rinvenuto ad Adria. tivo
L’attenzione e l’acribia con cui lo studioso riprodusse i
facsimile di tutte le iscrizioni, fossero esse graffite o di- Francesco Girolamo e Stefano Bocchi intuirono che anche
pinte, leggibili o inintelligibili, mostra come egli avesse in- i più piccoli reperti iscritti andavano conservati ed esposti
tuito il valore intrinseco e non casuale di cui erano latori nel ‘Domestico Museo’, dal canto suo Francesco Antonio
questi segni. sentì l’esigenza di isolarli in sottocategorie specifiche e pro-

1 F. A. Bocchi 1878; Brizio 1879, 445; F. A. Bocchi 1883, 467; Wiel Marin 2005, 32.
2 Per il dettaglio rimando al primo capitolo di Baldassarra c.d.s. 3 F. A. Bocchi 1879, 100.
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mosse il loro studio: lo dimostra l’intenso carteggio inter- Per questo motivo il mio censimento ragionato delle
corso tra il Bocchi e l’illustre epigrafista Theodor Mom- iscrizioni graffite e dipinte su ceramica attica figurata e a
msen, che visitò personalmente il ‘Domestico Museo’, esa- vernice nera ha preso le mosse dallo studio degli esem-
minò le iscrizioni latine adriesi e le inserì nel quinto plari censiti nei cataloghi redatti dal Bocchi, che contene-
volume del suo Corpus Inscritpionum Latinarum, ma so- vano tutti i reperti posseduti dalla famiglia:4 per quanto ri-
prattutto avanzò la proposta di pubblicare una raccolta in guarda i graffiti, Francesco Antonio riprodusse i facsimile
cui tali pregevoli antichità trovassero una trattazione ade- di 166 graffiti su ceramica attica, 100 in lingua greca e 14 in
guata.1 L’imperiale Istituto Archeologico Germanico, su lingua etrusca; dei rimanenti 52, 19 sono costituiti da sin-
suggerimento dello studioso, incaricò Richard Schöne di gole lettere alfabetiche che in vari casi potrebbero essere
compilare un catalogo ‘ragionato’ degli esemplari più bel- ricondotte ad entrambe le lingue, mentre ammontano a
li, Le antichità del Museo Bocchi di Adria, pubblicato nel 1878.2 23 gli esemplari costituiti da segni non alfabetici, solo in
La scelta dello Schöne non fu sicuramente casuale, visto il pochi casi casuali. L’esame autoptico dei materiali
suo interesse per le sigle graffite di natura commerciale, confluiti nella ‘Collezione Bocchi’ ha quindi permesso di
che così numerose comparivano ad Adria.3 Il Bocchi trovò constatare l’assenza di meno di un terzo dei graffiti ripor-
quindi in Mommsen l’interlocutore ideale e poté fornire tati nei manoscritti. Sono stati infatti raccolti 121 graffiti
allo Schöne i suoi cataloghi manoscritti come punto di par- su  ceramica attica a vernice nera, figurata e a tecnica
tenza per la redazione dell’opera a stampa. L’aver isolato le indeterminabile appartenenti alla ‘Collezione Bocchi’: di
iscrizioni graffite in un’apposita sottocategoria (Ce), la ‘Va- questi, 89 sono sicuramente in lingua greca, 11 in lingua
rietà di stile incerto con lettere graffite’ – ovvero quella che etrusca, a cui si aggiungono 19 frammenti che riportano
noi identifichiamo come ceramica attica a vernice nera o a singoli segni alfabetici. Per quanto riguarda le iscrizioni
tecnica indeterminabile –, suggerì allo Schöne di fare al- vascolari dipinte, il Bocchi censì nei suoi manoscritti 128
trettanto e possiamo ringraziare una volta di più il Bocchi iscrizioni su ceramica attica sia a figure nere sia a figure
se attraverso la pubblicazione del Catalogo a stampa tale rosse: di queste risulta che manmanchino 11 frammenti,
categoria epigrafica ha ricevuto l’attenzione degli studiosi ma l’esame dei materiali ha anche portato all’identifica-
– da Giovanni Colonna, a Margherita Guarducci ad Alan zione di altri 29 frammenti che mostrano tracce di iscri-
Johnston e da ultimo Claudia Antonetti –, che si sono in- zioni dipinte.5
terrogati sulla natura delle iscrizioni costituenti il corpus. Ai reperti della ‘Collezione Bocchi’ si sono aggiunti
Al contrario di quanto si è a lungo erroneamente pensato, quelli rinvenuti nel corso di campagne di scavo condotte
il catalogo dello Schöne non è completo: esso fu redatto in- dalla Soprintendenza archeologica del Veneto nel corso
torno al 1870 e pubblicato solo 8 anni dopo, per cui non po- del Novecento: in particolare durante gli scavi condotti nel
té includere la descrizione dei reperti rinvenuti durante gli 1939 – purtroppo privi di documentazione di archivio –
scavi del Bocchi nel 1878-79 e seguì un criterio selettivo in- presso il giardino dell’attuale Ospedale Civile prospicien-
cludendo buona parte, ma non tutti i reperti registrati nel te il Museo,6 e quelli scoperti durante le indagini intrapre-
Catalogo redatto a mano da Francesco Antonio. se nel 1983 presso la località di San Basilio di Ariano nel

1 I testi delle lettere di Mommsen al De Vit (7 novembre 1854) e a F.A. Bocchi (31 luglio 1867, 30 agosto 1867) sono attualmente consultabili
presso il sito web “Le Lettere di Theodor Mommsen agli Italiani” (http://www.mommsenlettere.org/Letter/List?EditorId=LC, a cura di L. Cal-
velli); si veda inoltre Calvelli 2012. 2 Schöne 1878. 3 Schöne 1877.
4 La consultazione dei cataloghi è stata possibile grazie alla gentile concessione della Direzione del Museo, a cui va il mio più vivo ringrazia-
mento.
5 Per i frammenti con iscrizioni dipinte appartenenti alle macro-categorie A e B con iscrizioni dipinte, tutti ascrivibili a vasi attici a figure ros-
se, si rimanda al catalogo e agli indici in Wiel Marin 2005.
6 Devo ai sopralluoghi in collaborazione con il dr. Andrea Gaucci il ritrovamento fortuito in un armadio del Laboratorio di restauro del Mu-
seo Archeologico Nazionale di Adria di 5 frammenti di ceramica attica a vernice nera e a tecnica indeterminabile; al dr. Gaucci va il mio più sin-
cero ringraziamento per la collaborazione, il proficuo scambio scientifico e la disponibilità dimostrata nei miei confronti in questi anni di ricer-
ca adriese. Lo studio delle forme ceramiche e la classificazione della tecnica di questi pezzi inediti, come di quelli di San Basilio e dell’intera
‘Collezione Bocchi’ sono opera della dott.ssa Carolina Ascari Raccagni, con la quale ho stretto un altrettanto serrato e prezioso rapporto di col-
laborazione e di scambio scientifico: a lei vanno la mia immensa gratitudine e il mio più sentito ringraziamento; per le forme della ceramica at-
tica a figure nere devo un doveroso ringraziamento alla dott.ssa Maria Cristina Vallicelli, la quale ha messo a mia disposizione senza riserve i da-
ti delle sue ricerche in parte ancora inedite; per la descrizione dei frammenti a figure rosse mi sono rifatta al testo di Wiel Marin 2005, con la
quale ho avuto modo di confrontarmi in più occasioni e che ringrazio di cuore per la disponibilità dimostratami. Per i frammenti rinvenuti nello
scavo presso il giardino dell’Ospedale Civile (1939) cf. Baldassarra c.d.s., Adria TM 86, 87, 92; Adria SL 6*.
adria greca: i dati del recente censimento 135

Polesine, insediamento frequentato fin dal ix sec. a.C. di- ciata –, in pochi casi corinzia,3 tutti databili al vi/v sec.
stante ca. 12 km da Adria. a.C.; i frammenti ceramici, appartenenti a vasi di piccole
Dal censimento dei materiali conservati presso il Museo dimensioni, sono per la maggior parte forme potorie o og-
Archeologico Nazionale di Adria si è giunti a raccogliere getti di uso quotidiano. Le iscrizioni sono ascrivibili a va-
un corpus di iscrizioni in lingua greca costituito da 269 rie tipologie: dediche votive, iscrizioni di possesso, sigle
esemplari: commerciali, a cui si aggiunge un esemplare di genere in-
– 133 iscrizioni graffite: 6 dediche votive, 3 iscrizioni di certo. Le iscrizioni votive assieme a quelle di possesso,
possesso, 1 testo di non chiara interpretazione, a cui si graffite su una decina di frammenti di ceramica attica, non
aggiungono 95 trademarks e un gruppo di singoli segni solo rappresentano i testi più lunghi in nostro possesso,
alfabetici (25 casi). Il supporto di tali iscrizioni è la cera- ma sono le uniche che siano state prodotte in loco da Gre-
mica attica a vernice nera o a tecnica indeterminabile; ci – provenienti da Egina, dall’Attica e forse dall’area egea
tuttavia si annoverano pochissimi frammenti di cerami- – insediatisi ad Adria e nella sua chora.
ca attica a figure nere e rosse e di ceramica corinzia. Il lotto più famoso è senza dubbio costituito dai 6 testi
– 136 iscrizioni dipinte: 128 sono gli esemplari su vasi at- pubblicati nel 1974 da G. Colonna e studiati in anni recen-
tici a figure rosse, in cui prevale la formula acclamatoria ti da C. Antonetti.4 Esso comprende le due iscrizioni di
ho pais kalos o quella alternativa del nome proprio di per- possesso di Soleios (™ÔÏÂ›Ô { âÌ›)5 e di (…)das ([- - -]¢A
sona seguito dall’epiteto kalos, oltre ad un numero limi- âÌ›),6 entrambe ascrivibili alla prima metà del v sec. a.C.,
tato di firme di pittori e ceramisti e didascalie dei miti provenienti dall’area della chiesa della Tomba e rinvenute
rappresentati; a questi si aggiunge un numero non tra- insieme ad un’iscrizione votiva ([- - -] àÓ¤ıÂ {Î[Â - - -])7 e ad
scurabile di testi costituiti da singole lettere o da gruppi altri frammenti di ceramica a figure rosse, alcuni dei qua-
di lettere non chiaramente integrabili. Le iscrizioni su li iscritti: la profondità di rinvenimento è alta (17 piedi
ceramica a figure nere sono solo 8: oltre a testi di incer- adriesi, pari a m 6,8), una delle maggiori raggiunta du-
ta interpretazione, si segnala un esemplare molto pre- rante gli scavi in contesto abitato. A diversa profondità (16
gevole che conserva la formula ¯·ÖÚ ηd Ú›Ô { Ì (Sal- piedi adriesi, pari a m 6,4), ma nella medesima area – e for-
ve! Comprami!),1 una con ho pais kalos e una didascalia dei se nello stesso contesto funzionale – sono state rinvenute
miti rappresentati tutti databili al vi/iv sec.2 la dedica ad Apollo di Tychon (T‡¯Ô {Ó: âÓ¤ıÂ
{{È}, T‡¯Ô {Ó
àÓ¤ı {ΠÙÔ {\ fiÏÏÔ
{ÓÈ)8 e quella alla divinità EPI , probabil-
3. Le iscrizioni adriesi: alcune considerazioni mente Iride, della greca So (™Ô {ã àÓ¤ıÂ
{ÎÂ EPI ).9
A tale gruppo va aggiunto un frammento iscritto rin-
Il corpus consta quindi di testi (qui da intendere non solo venuto a San Basilio nel 1983, ma pubblicato solo nel
come testi complessi, ma anche come sigle) su ceramica 2003  da Colonna, ad oggi la più antica iscrizione greca
prevalentemente attica – figurata e completamente verni- dalla chora adriese (vi/v sec. a.C.), forse di possesso

1 Per una presentazione della formula vd. Baldassarra c.d.s. e bibliografia precedente.
2 Per le schede delle singole iscrizioni costituenti il corpus si rimanda a Baldassarra c.d.s.
3 Si tratta di due kotylai corinzie che riportano delle sigle commerciali: la prima, rinvenuta a San Basilio (500 a.C.), per cui si rimanda a De
Min, Iacopozzi 1986, 178, nr. 38, 183, tav. 4, nr. 38 e a Baldassarra c.d.s., SB TM 1; la seconda (525-500 a.C.), rinvenuta ad Adria ed appartenente
alla ‘Collezione Bocchi’, per cui si rimanda a Bonomi, CVA Adria 2, tav. 2, nr. 1.2 e a Baldassarra c.d.s., Adria TM 12.
4 Colonna 1974; Antonetti 2002; Antonetti 2005; cf. le importanti osservazioni storiche sulla comunità greca insediata ad Adria di Guar-
ducci 1978. Le iscrizioni sono censite anche da Dubois, IGDGGI, I, nrr. 70-74.
5 Frammento di piede relativo ad una stemless cup o a cup-skyphos (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 9246),
datazione: 500-475 a.C. (vaso e sigla commerciale); 500-450 a.C. (iscrizione); Colonna 1974, 6, nr. 4, tav. 1d; Antonetti 2002, 169-170, nr. 9, tav.
iia; Antonetti 2005, 139, nr. 3, tav. 1b (SEG 53, 2003, 1049); Baldassarra c.d.s., Adria IP 1.
6 Frammento di parete di forma aperta (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 15599), datazione: 500-450 a.C.
(vaso e iscrizione); Colonna 1974, 6, nr. 5, tav. 1e; Antonetti 2005, 124 e nota 41; Baldassarra c.d.s., Adria IP 2.
7 Frammento di piede di kylix di tipo C (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 9247), datazione: 500-480 a.C.
(vaso); 500-450 a.C. (iscrizione); Colonna 1974, 6, nr. 3, tav. 1c; Antonetti 2005, 124; Baldassarra c.d.s., Adria D 3.
8 Frammento di piede di kylix di tipo C (tecnica, vernice nera, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 9998), datazione: 480 a.C. (vaso);
480-450 a.C. (iscrizione); Colonna 1974, 5, nr. 1, tav. 1a; Antonetti 2002, 170-171, nr. 10, tav. Ia ( SEG 53, 2003, 1049); Antonetti 2005, 135-136,
nr. 1, tav. 1a (SEG 53, 2003, 1049); Baldassarra c.d.s., Adria D 1.
9 Frammento di piede di kylix di tipo C (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 9245), datazione: 500-480 a.C.
(vaso); 500-450 a.C. (iscrizione); Colonna 1974, 5, nr. 2, tav. 1b (SEG 28, 1978, 772); Antonetti 2005, 139, nr. 1, tav. 1b (SEG 53, 2003, 1049); Bal-
dassarra c.d.s., Adria D 2.
136 damiana baldassarra

([- - -]T . Yº™O [- - -] = Yº™O [- - - âÌ›?]).1 Tra i frammenti dal sostantivo ®›˜, ®ÈÓfi˜, oltre a testimonianze molto anti-
appartenenti alla Collezione Bocchi uno fu fortunata- che, e.g. alcuni graffiti da Eretria risalenti al 700 a.C.6 Tra
mente notato da Alan Johnston nel corso della sua rico- le dediche va probabilmente inserito anche un testo
gnizione al Museo Archeologico Nazionale di Adria negli perduto, rinvenuto sempre in località ‘la Bettola’, T›Ù|Ô {Ó
anni ’70: accanto alla sigla commerciale (tipo 2B, variante [àÓ¤ıÂ {ÎÂ - - -?]: il nome è attestato solo ad Atene in un’iscri-
v del Johnston) identificò un secondo graffito più piccolo, zione storica, la famosa lista dei caduti del 460/459 a.C.7
contraddistinto da un’incisione decisamente evanide nel- Alle iscrizioni votive e a quelle di possesso si aggiunge
la parte risparmiata dalla vernice del vaso, ricostruendolo il testo di genere incerto: pubblicato da Colonna e in se-
come [hÈ]ÂÚ¿ (sc. ·ÏÈÍ), sacra kylix.2 Un altro frammento guito dalla Antonetti, si tratta di un frammento ceramico
finora inedito sembra appartenere ad un’iscrizione votiva: rinvenuto nel 1806 da F.G. Bocchi presso la chiesa della
esso conserva due lettere graffite, presumibilmente la Tomba alla stessa profondità delle già citate iscrizioni di
parte finale di una nome proprio al caso dativo – il dialet- possesso e votive. Esso conserva quattro linee di testo
to è dorico –: [- - - àÓ¤ıÂ{ÎÂ - - -]AI , [il tale dedicò] a . . .3 Di mutilo, dove l’unico lessema identificabile è skyphos, decli-
questi ultimi, così come della maggior parte dei fram- nato al dativo plurale (toi)s skyphoi(s); il dialetto dello scri-
menti ceramici della ‘Collezione Bocchi’, non si conosco- vente è dorico, l’alfabeto votivo è quello eginetico, sebbe-
no le circostanze di ritrovamento: essi sono comunque ri- ne la forma di alcune lettere faccia propendere per una
conducibili agli scavi di F.G. Bocchi e del fratello Stefano. datazione dell’iscrizione più bassa rispetto alle precedenti,
Chiude la serie un frammento finora inedito rinvenu- la seconda metà del v sec. a.C.8 La presenza dei dativi sot-
to nel 1879 nel corso degli scavi condotti da F.A. Bocchi tolinea la probabile natura inventariale del graffito che po-
in  località ‘la Bettola’: esso riporta solo tre lettere ([- - -] trebbe aver accompagnato in qualità di ‘distinta’ un carico
PIN [- - -]), che a mio parere vanno intese come la prima di vasi giunti ad Adria.
parte di un nome proprio ^P›Ó[ˆÓ?], forse il dedicante di Va infine richiamato il già menzionato frammento di va-
un’offerta votiva (^P›Ó[ˆÓ àÓ¤ıÂ {ÎÂ - - -?]), forse il proprie- so, forse di ceramica locale, rinvenuto nel 1738 nelle cam-
tario del vaso ^P›Ó[ˆÓÔ˜ âÌ›?].4 Infatti il tipo di reperti rin- pagne adriesi da Ottavio Bocchi: il pezzo è andato perduto
venuti da F.A. Bocchi in località ‘la Bettola’ permettono di in un momento non definibile successivo al 1870 (l’ultimo
identificarla come area sacra: lo stesso supporto, una mi- a vederlo fu Richard Schöne) e l’unica descrizione che pos-
niatura di olpe a vernice nera, è spesso impiegato in ambi- sediamo è quella dello stesso Bocchi. Esso riportava un al-
to cultuale e anche gli altri frammenti di vasellame (olpe, fabetario parziale, di cui si conservano solo 14 lettere, re-
tipo small, banded; coppa su piede, tipo convex and small) datto seguendo un ordine particolare: lo scrivente ripete
ivi rinvenuti rimandano al banchetto, strettamente legato due volte l’epsilon invece di mettere il digamma e l’eta pre-
alle celebrazioni sacre.5 Il nome ^P›ÓˆÓ vanta una mag- cede lo zeta, così come il ny viene prima del my, il che fa
giore frequenza di attestazioni rispetto agli altri derivati pensare forse a un esercizio di scrittura (Fig. 1). Secondo il

1 Frammento di piede di kylix di tipo C (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 45603), datazione: 500-475 a.C.
(vaso e iscrizione): Colonna 2003, 167-168, la interpreta come votiva; cf. Baldassarra c.d.s., SB IP 1; per i dati di rinvenimento cf. De Min,
Iacopozzi 1986, 178, nr. 34, 183, tav. 4, nr. 34.
2 Frammento di piede di kylix di tipo B (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 15325), datazione: 500-450 a.C.
(vaso, sigla e iscrizione); Johnston 1979b, 277-280 (SEG 29, 1979, 945); Johnston 1979a, 2B, v, nr. 42 = Johnston 2006, 2B, v, nr. 42; Ascari
Raccagni, Baldassarra 2011; Baldassarra c.d.s., Adria D 4.
3 Frammento di piede di kylix di tipo C (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 15322), datazione: 480-450 a.C.
(vaso, sigla e iscrizione); Baldassarra c.d.s., Adria D 5.
4 Frammento di miniatura di olpe (tecnica, vernice nera, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 15581), datazione: 500-450 a.C. (vaso e
iscrizione); Baldassarra c.d.s., Adria D* 6.
5 Si veda il commento in Baldassarra c.d.s., Adria D* 6 e, nello stesso volume, le Conclusioni.
6 Per le attestazioni di ^P›ÓˆÓ cf. LGPN II, IIIA, IIIB; per gli altri derivati dal sostantivo ®›˜, ®ÈÓfi˜ (^PÈÓ¤·˜, ^P›ÓıˆÓ, ^PÈÓ›·˜, ^P›ÁÎÔ˜,
^P›ÁΈÓ, ^PÈÓÒÙ·˜) cf. Bechtel 1917, 480 e LGPN I-VA. Per le testimonianze di ^P›ÓˆÓ ad Eretria vd. Bartoněk, Buchner 1995, 193, B5 (cf. SEG
47, 1997, 1363, nr. 5; SEG 55, 2005, 980); si veda il commento in Baldassarra c.d.s., Adria D* 6.
7 Lewis, Jeffery, IG i3 1147, l. 178: si tratterebbe di un cittadino ateniese appartenente alla tribù Eretteide, del demo di Anagirunte; si veda il
commento in Baldassarra c.d.s., Adria D p 1.
8 Frammento di piede di kylix (tecnica indeterminabile, Museo Archeologico Nazionale di Adria, I.G. 9248), datazione: vi/v sec. a.C. (vaso);
450-400 a.C. (iscrizione); Colonna 1974, 5, nr. 2c; Antonetti 2002, 171-172, nr. 11, tav. iib ( SEG 53, 2003, 1049); Antonetti 2005, 139, nr. 3, tav.
iib; Baldassarra c.d.s., Adria I 1.
adria greca: i dati del recente censimento 137

Colonna si tratta di un esemplare di alfabetario di tipo mi- sporto di produzione ionico-corinzia (vi sec. a.C.) e nord-
lesio e quindi successivo alla riforma di Euclide del 403 a.C.; egea (525-480 a.C.) da San Basilio,6 le altre sigle sono tutte
la Antonetti lo data alla prima metà del iv sec. a.C. A pare- su ceramica attica – a vernice nera, figurata, a tecnica in-
re del Ghinatti si potrebbe classificare quale alfabeto ioni- determinabile –: si tratta di 95 sigle, tutte graffite post cot-
co (segno H, eta, il secondo epsilon, digamma), precedente tura – tranne una dipinta su uno skyphos a figure rosse –,7
alla riforma di Euclide (seconda metà v sec. a.C.).1 In ab- che compaiono sotto il piede di una ventina di tipologie di
sentia del frammento ceramico non è possibile ipotizzare vasi, sia appartenenti al tipico corredo del simposio sia a re-
se l’alfabetario sia collocabile prima o dopo la riforma di cipienti di uso quotidiano (ciotole, coppe) e lucerne.
Euclide: se andasse posto dopo il 403 a.C. si tratterebbe del- I graffiti commerciali presentano una notevole com-
l’ultimo reperto adriese a noi finora noto redatto in lingua plessità interpretativa, soprattutto a causa della esiguità di
greca, da collocarsi nello stesso orizzonte temporale degli studi di riferimento: la categoria generale delle sigle è stata
ultimi frammenti di ceramica attica a figure rosse.2 oggetto di studi da parte di Alan Johnston (Trademarks on
All’interno di questo primo gruppo di iscrizioni si se- Greek Vases, 1979; gli Addenda, 2006),8 tuttavia i coni d’om-
gnalano soprattutto i testi rinvenuti presso la chiesa della bra sul generale valore dei trademarks sono ancora molti,
Tomba, in un’area con probabili funzioni sacrali che do- non foss’altro per l’altissima percentuale di varianti di una
veva essere piuttosto estesa e che confinava con quella stessa sigla nei diversi luoghi di rinvenimento, essendo es-
dell’attuale Museo Archeologico (ex Pubblico Giardino): se diffuse in tutti gli empori del Mediterraneo. L’analisi
il contesto di ritrovamento è lo stesso dei frammenti di specifica del caso adriese si rivela quindi particolarmente
ceramica attica con iscrizioni etrusche coeve a quelle interessante per fare luce sulla funzione dei trademarks su
greche (vi/v sec. a.C.).3 Gli autori delle iscrizioni più lun- vasi di piccole dimensioni: il sito presenta un’ampia casi-
ghe, Tychon, So, [- - -]das e Soleios sono, stando all’alfabeto stica di sigle, che contempla tanto forme semplici (cro-
e al dialetto impiegati, originari di Egina: quest’ultimo – ce/svastica, aste verticali), quanto più complesse (sigle al-
Soleios – va forse identificato con l’omonimo egineta che fabetiche, alfanumeriche, alfanumeriche abbinate a segni
incise nello stesso periodo una dedica su un frammento di grafici particolari). La specificità di Adria, punto di arrivo
vaso attico presso il santuario di Diomede situato a Pela- e di smercio di un’ampia gamma di prodotti, trapela dalla
gosa, nel mare Adriatico.4 Quanto alle altre iscrizioni (la sensibile percentuale di sigle presenti sulla ceramica atti-
sacra kylix e la dedica forse ad una divinità femminile), è ca, che segnalano l’emporio come importante centro di
molto probabile che appartengano anch’esse alla medesi- smistamento commerciale dell’area deltizia.9
ma area sacra o a quella che probabilmente va localizzata A partire dal iv sec. a.C. la ceramica greca scompare da
in località ‘la Bettola’ da dove provengono le dediche di Adria e con essa i Greci smettono di ‘scrivere’: l’insedia-
Titon e di Rhinon. mento assume una connotazione etrusca ancora più mar-
Da San Basilio proviene tanto la più antica iscrizione, cata e della presenza greca rimane solo il ricordo di cui so-
quanto i più antichi esemplari di sigle commerciali in lin- no latori i vasi, che ben presto vengono sostituiti da quelli
gua greca attestate in area adriese. Abbiamo un frammen- di produzione locale. Fanno eccezione solo due iscrizioni:
to di kotyle corinzia (500 a.C.) che porta incisa sotto il pie- un frammento, presumibilmente di anfora da trasporto
de la sigla commerciale più diffusa ad Adria, il tipo 2B di forse in materiale locale, appartenente alla ‘Collezione
Johnston, il digramma alpha/hypsilon in legatura.5 Le sigle Bocchi’, che forse, sulla spalla, porta incise le lettere gre-
commerciali costituiscono il gruppo più numeroso di iscri- che epsilon e rho: la forma dell’epsilon lunato ci suggerisce
zioni graffite di Adria. Ad eccezione dei già menzionati l’avanzata età ellenistica, se non l’età imperiale.10 L’altra
due frammenti di ceramica corinzia e di tre anfore da tra- iscrizione ora perduta è il motto inciso sull’elmo bronzeo

1 Ghinatti 2004-2005, 18; allo studioso sembra invece meno probabile l’eventualità che si debba considerare l’H come segno di aspirazione
perché si dovrebbe alzare ulteriormente la datazione alla prima metà del v sec. a.C.
2 Per l’analisi dettagliata di tutte le possibili interpretazioni dell’alfabetario si rimanda al commento in Baldassarra c.d.s. 2.3.4., Alfabetario.
3 Per i frammenti rinvenuti in quest’area si veda Gaucci 2010 e in questo stesso volume Gaucci 2012.
4 Kirigin, Vickers 2009, 21. 5 De Min, Iacopozzi 1986, 178, nr. 38, 183, tav. 4, nr. 38; Baldassarra c.d.s., SB TM 1.
6 Sacchetti 2009, 46-50; sul diverso valore dei trademarks sulle anfore da trasporto vedi anche Johnston 2004.
7 Johnston 1979, 13A, i, nr. 10 = Johnston 2006, 13A, i, nr. 10; Wiel Marin 2005, 228, nr. 811, tav. 18; Baldassarra c.d.s., Adria TM 11.
8 Oltre a Johnston 1979 e a Johnston 2006, si veda anche Johnston 1974.
9 Per la trattazione più diffusa delle peculiarità di tale imponente lotto di iscrizioni rimando a Baldassarra c.d.s.
10 Collezione Museo Civico, Fi 455: ringrazio il dott. Andrea Gaucci per la gentile segnalazione del frammento.
138 damiana baldassarra

(Fortunato chi mi indossa!), segnalata solo da Ottavio Bocchi The first archaeological discoveries of the antiquities date back to
e risalente indicativamente all’età imperiale (Figg. 2-3). the seventeenth century: Ottavio Bocchi (1697-1749) dedicated his book,
Nel primo caso si tratta di una sigla commerciale greca, Osservazioni sopra un antico teatro scoperto in Adria (1739), to the
probabile indicatore del ‘vuoto a rendere’ al proprietario, finding of the ancient theater of Adria (1668). He also reported the dis-
che tuttavia – a meno di ulteriori ritrovamenti – non va covery of other peculiar finds, a Greek alphabet of classical age cut on
a pottery fragment (he did not specify if the pottery was local produced
intesa come traccia della presenza in quell’epoca di una
or exported from Greece) and an helmet with a dedicatory inscription
comunità greca ad Adria. Allo stesso modo l’elmo e il tipo of imperial age, both of them now lost: otherwise, they are significant
di iscrizione che lo contraddistingue non sono necessaria- findings, because they demonstrate that the interest of the Bocchi for
mente legati all’origine del suo eventuale proprietario e the history of the ancient Greeks settled in Adria goes back to the eigh-
poco ci svelano sulla congerie etnica di Adria in età teenth century. The main part of the Greek finds were brought to light
post-classica. at the beginning of nineteenth century, when Francesco Girolamo
(1748-1810) and his brother, the Canonic Stefano Bocchi (1756-1818),
Parole chiave: Bocchi, iscrizioni, graffiti commerciali started to dig in the area of the current church S. Maria Assunta della
Keywords : Bocchi, inscriptions, trademarks Tomba: here they found the main part of Greek graffiti – i.e. dedica-
tion, proprietary marks and trademarks – and the Attic vase inscrip-
tions. All these finds were exposed in the Museum (called ‘Domestico
Riassunto Museo’) – already established in 1770 by Francesco Girolamo – togeth-
Lo studio sulle iscrizioni in lingua greca conservate presso il er with the other antiquities possessed by the Bocchi family.
Museo Archeologico Nazionale di Adria (Rovigo, Italia), ogget- The Bocchi collection was distinguished by the large amount of
to della monografia attualmente in stampa Dal Saronico Greek pottery: a considerable part of fragments was inscribed (graffi-
all’Adriatico. Iscrizioni greche su ceramica del Museo Archeologico ti or vase inscriptions) and the main language was Greek. We owe the
Nazionale di Adria, è orientato all’approfondimento di tre im- documentation of all the discoveries occurred since eighteenth century
portanti aspetti: la ricostruzione della genesi della collezione to the nephew of Francesco Girolamo, Francesco Antonio Bocchi (1821-
epigrafica adriese, avvenuta principalmente ad opera di un’im- 1888): he draw up two handwritten catalogues about the ‘Domestico
portante famiglia del luogo, i Bocchi; la presentazione del cata- Museo’ – the first one (Prima Stesura) very exhaustive, the second one
logo delle iscrizioni vascolari dipinte e graffite in lingua greca; (Seconda Stesura) more concise –, where all the finds collected in it
infine, un commento delle principali caratteristiche del corpus were registered, dated and described according to a typological stan-
adriese, che presenta delle peculiarità che lo distinguono netta- dard. Inside it, the Greek inscriptions hold a very high position:
mente dalla maggior parte degli altri corpora e all’interno del Francesco Antonio dedicated a special section to the Attic vase in-
quale spiccano le sigle di carattere commerciale. scriptions (depicted on black and red figured Attic vases) and another
one to the graffiti cut on Greek pottery (black glaze or undetermined)
Summary especially in Greek but also in Etruscan language. After the excava-
tions funded by the Italian Royal Ministry of Education (1878-79) and
The forthcoming book entitled Dal Saronico all’Adriatico. Iscrizioni directed by Francesco Antonio himself, he wrote another handwritten
greche su ceramica del Museo Archeologico Nazionale di Adria catalogue – that we use to call the Catalogue of Raccolta Civica –,
(Diabaseis 4, publisher ETS Pisa) is the result of a 3-years-long quite similar to the ones of ‘Domestico Museo’: the graffiti are 36, half
search – funded by the Department of Humanities of Ca’ Foscari Uni- of them in Greek language, only 6 in Etruscan.
versity of Venice and by the private Foundation ‘Nobile Carlo Bocchi’ Thanks to the consultation of the three Bocchi Catalogues – at the
of Adria – aiming to sort the effective amount of the Greek inscriptions moment hold on to the National Archaeological Museum of Adria – we
from Adria and to produce an overall study of them. For this purpose, can determine which and how many antiquities were discovered by the
thanks to the permission of the Director of the National Archaeologi- Bocchi family and we can esteem the very high position hold by the in-
cal Museum – where all the finds ascribable to Adria are preserved –, scriptions, collected in special sections and supply themselves with
it was possible to make the autopsy of every inscribed ceramic frag- quite trustworthy facsimile. We could actually talk about an ‘epi-
ment and look through the genuine documentation concerning the his- graphical feeling’ of the Bocchi family.
tory of the archaeological searches led in Adria since the 18th century. The first step of my search consisted in determining the real extent
The first part of the work is dedicated to the particular genesis of of the corpus of Greek inscriptions of Adria. I started with the regis-
the archaeological and epigraphical collection, created by a family of tration of how many inscriptions described and draw by Francesco
Adria, the Bocchi; the central part is the actual corpus of the Greek Antonio we can actually find again; after that, I have collected the in-
inscriptions preserved in the Museum (from Adria and San Basilio), scriptions discovered during the excavations that took place in 1938/39
that collects 280 texts (graffiti, Attic vase inscriptions and trade- with the Hospital of Adria (in front of the National Archaeological
marks); the final section is a commentary of the main peculiarities of Museum) and San Basilio di Ariano nel Polesine (Rovigo) – 12 kilome-
the corpus, that distinguishes itself by the others corpora because of ters away Adria – in 1983. I got together 269 Greek inscriptions: 133
the massive presence of trademarks. graffiti (dedication, proprietary marks, undetermined inscriptions
adria greca: i dati del recente censimento 139

and trademarks) and 136 Attic vase inscriptions (on black and red go della Mostra, Montebelluna, 1 dicembre 2001-28 maggio
figured Attic pottery). 2002, Cornuda (tv) 2002, 170-172, nrr. 9-12.
Beside the well-known inscriptions studied by Giovanni Colonna C. Antonetti 2005, I Greci ad Adria tra vi e v secolo, in Incontri
and Claudia Antonetti – the dedications of Tychon and So, the pro- Internazionali di Storia Antica, i . Il cittadino, lo straniero, il
prietary marks of Soleios and someone whose name ended in -das, in barbaro fra integrazione ed emarginazione (Genova, 22-24 maggio
addition to the so-called ‘list of skyphoi’ – we find the dedication of 2003), Roma, pp. 115-141.
a hiera kylix, and another three quite incomplete dedications, two of C. Ascari Raccagni 2012, La ceramica attica a vernice nera di
them (dedicators Rhinon and Titon) found in 1879 in Adria (site, La Adria: il caso delle lucerne della Collezione Bocchi, «Padusa», 47,
Bettola); the last one (Titon dedication) is now lost; finally, a graffito c.d.s.
found during the excavation at San Basilio – perhaps another propri- C. Ascari Raccagni c.d.s., La ceramica attica completamente
etary mark of someone called Hypso[- - -] –. The main part of graffiti verniciata della collezione Bocchi di Adria.
consists in trademarks: this kind of inscriptions is still quite unknown C. Ascari Raccagni, D. Baldassarra 2011, Kylix attica con
starting from its real meaning or the identification of the cutters who iscrizione in lingua greca, in F. Marzatico, R. Gebhard, P. Gleir-
put the marks at the bottom of the Greek vases. A big amount of texts scher (a cura di), Le grandi vie delle civiltà. relazioni e scambi fra
consists of the Attic vases inscriptions: the main part of them is de- Mediterraneo e il Centro Europa dalla preistoria alla romanità,
picted on Attic red figured pottery, while only a little quantity of them Catalogo della Mostra di Trento, Castello del Buonconsiglio,
is painted on Attic black figured pottery: we can mention the form 1 luglio 2011 - 13 novembre 2011, Trento, p. 637.
¯·ÖÚ ηd Ú›{Ô Ì (painted on one Attic black figured vase) and the D. Baldassarra c.d.s., Dal Saronico all’Adriatico. Iscrizioni
quite widespread form ho pais kalos. greche su ceramica del Museo Archeologico Nazionale di Adria
(Diabaseis iv), Pisa.
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Fig. 1. Alfabetario greco, facsimile (da O. Bocchi 1739, Tav. xi, 2). Fig. 2. Elmo bronzeo, età imperiale, disegno (da O. Bocchi
1739, Tav. xi, 1).

Fig. 3. Elmo bronzeo, età imperiale, facsimile dell’iscrizione (da


O. Bocchi 1739, Tav. xi, 1).

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