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La geometria euclidea

La geometria euclidea è un sistema matematico attribuito al matematico


alessandrino Euclide, che la descrisse nei suoi Elementi. La sua geometria consiste
nell'assunzione di cinque semplici e intuitivi concetti, detti assiomi o postulati e,
nella derivazione da detti assiomi, di altre proposizioni (teoremi) che non abbiano
alcuna contraddizione con essi. Questa organizzazione della geometria permise
l'introduzione della retta, del piano, della lunghezza e dell'area. Sebbene molte delle
conclusioni di Euclide fossero già conosciute dai matematici, egli mostrò come
queste potessero essere organizzate in una maniera deduttiva e con un sistema
logico.
Euclide sapeva che, usando una riga (senza l’indicazione delle lunghezze) e un
compasso, era possibile svolgere un gran numero di operazioni geometriche come
disegnare un pentagono, un esagono e un cerchio. Ciò era largamente noto a quel
tempo e il fatto che Euclide fosse in grado di farlo non è certo insolito. Tuttavia, quel
che Euclide fece e che nessun altro aveva fatto prima, fu l’utilizzo di un approccio
sistematico alla Geometria.

Gli Assiomi di Euclide


1. dati due punti, si può disegnare una linea retta che passi per i due punti;
2. ogni segmento può essere esteso indefinitamente;
3. dato un punto e un segmento che parte da quel punto, è possibile descrivere un
cerchio con il punto dato come centro e il segmento come raggio;
4. tutti gli angoli retti sono uguali tra loro;
5. data una retta e un punto P esterno alla retta data, c’è una e una sola altra retta
che passa per P e che non incontra la retta originale.

Poligono
Si dice poligono la parte di piano limitata da una spezzata semplice e chiusa che si
considera appartenente al poligono e dai punti interni a essa.
I segmenti che compongono la spezzata chiusa si chiamano lati del poligono e i punti
in comune a due lati consecutivi si dicono vertici del poligono.
Si dice perimetro di un poligono la somma dei suoi lati.
L’area di un poligono regolare si trova moltiplicando il perimetro per l’apotema e
dividendo il prodotto per due.
Diagonale Si dice diagonale di un poligono ogni segmento che unisce due vertici non
consecutivi.
La simmetria è quella proprietà per la quale i punti corrispondenti di una figura
geometrica sono situati da parti opposte e ad uguale distanza rispetto a un punto o
a una retta. Tale proprietà permette di trasformare la figura e, allo stesso tempo,
mantenerne inalterate le caratteristiche misurabili (es: ampiezza degli angoli).
In base alla simmetria dunque un poligono può essere:
Equilatero: se tutti i suoi lati sono uguali.
Equiangolo: se tutti i suoi angoli sono congruenti (cioè hanno la medesima
ampiezza).
Regolare: se è convesso, equilatero ed equiangolo.
Irregolare: se non è regolare. Esempi di poligoni irregolari sono il rombo generico (i
lati sono uguali, gli angoli no), il rettangolo generico (gli angoli sono uguali, i lati no)
ed il trapezio.
Poligono convesso Un poligono si dice convesso se è una figura convessa, cioè se il
segmento che ha per estremi due suoi punti qualsiasi è interamente contenuto nel
poligono. È chiaro che un poligono è convesso se ogni angolo interno è convesso;
Poligono concavo Un poligono si dice concavo se è una figura concava, cioè se
esistono almeno due punti per i quali il segmento che li unisce non è contenuto
interamente nel poligono. È chiaro che un poligono è concavo se ha almeno un
angolo interno concavo.
Angolo interno Si dice angolo interno di un poligono ogni angolo convesso formato
da due lati consecutivi del poligono.
Angolo esterno Si dice angolo esterno di un poligono ogni angolo adiacente a un
angolo interno del poligono.
In basa al numero di lati i poligoni assumono un nome:
Triangolo: poligono di 3 lati
Quadrilatero: poligono di 4 lati
Pentagono: poligono di 5
Esagono: poligono di 6 lati Ettagono:
poligono di 7 lati
Ottagono: poligono di 8 lati.

Il triangolo

Il triangolo è un poligono con tre lati e tre angoli.


I triangoli possono essere classificati in base alla lunghezza relativa dei lati:

In un triangolo equilatero tutti i lati hanno lunghezza uguale. Un triangolo


equilatero si può definire equivalentemente come triangolo equiangolo, ovvero
triangolo avente i suoi angoli interni di uguale ampiezza, pari a 60°.
In un triangolo isoscele due lati hanno lunghezza uguale. Un triangolo isoscele si può
definire equivalentemente come triangolo avente due angoli interni di uguale
ampiezza.
In un triangolo scaleno tutti i lati hanno lunghezze differenti. Un triangolo scaleno si
può definire equivalentemente come triangolo avente i tre angoli interni di diverse
ampiezze.
I triangoli possono essere classificati anche in base alle dimensioni del loro angolo
interno più ampio.
Un triangolo rettangolo (o triangolo retto) ha un angolo interno di 90°, cioè un
angolo retto. Il lato opposto all'angolo retto è detto ipotenusa; è il lato più lungo
del triangolo rettangolo. Gli altri due lati del triangolo sono detti cateti. Per questo
triangolo vale il teorema di Pitagora.
Teorema di Pitagora
Il teorema di Pitagora è un teorema della geometria euclidea che stabilisce una
relazione fondamentale tra i lati di un triangolo rettangolo.
Enunciato
In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente
all'unione dei quadrati costruiti sui cateti. oppure:
In ogni triangolo rettangolo l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è uguale
alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti.
Domande
La retta o linea retta è uno dei tre enti geometrici fondamentali della geometria
euclidea. Viene definita da Euclide nei suoi Elementi come un concetto primitivo. Un
filo di cotone o di spago ben teso tra due punti è un modello materiale che ci può
aiutare a capire cosa sia la retta, un ente geometrico immateriale senza spessore e
con una sola dimensione.
La retta è illimitata in entrambe le direzioni, e inoltre contiene infiniti punti, cioè è
infinita. Viene generalmente contrassegnata con una lettera minuscola
dell'alfabeto latino (solitamente con la r).
La retta è il secondo ente fondamentale della geometria; geometricamente priva di
alcuno spessore ha una sola dimensione: la lunghezza.
Due rette nel piano possono essere:
Incidenti se hanno un unico punto in comune.
Un caso particolare di rette incidenti si ha quando le due rette formano nel punto di
intersezione quattro angoli retti, in tal caso sono dette perpendicolari
Parallele se non si intersecano o se hanno tutti i punti in comune; in questo caso
sono coincidenti. Due rette parallele nel piano mantengono sempre la stessa
distanza tra di loro.
Due rette nello spazio possono essere:
Complanari se esiste un piano che le contiene entrambe. In questo caso, sono
incidenti se si intersecano e parallele altrimenti.
Sghembe se non sono contenute in un piano comune, e di conseguenza non hanno
punti in comune né sono parallele.
Date due rette sghembe, per ognuna di esse passa un unico piano parallelo all'altra
retta. La distanza tra questi due piani equivale alla distanza tra le due rette. Una
retta nel piano cartesiano è descritta da un'equazione lineare

ax+by+c=0
dove i coefficienti a, b e c sono dei numeri reali fissati, con a e b non
contemporaneamente nulli.

Se b diverso da 0 oppure a diverso da 0 è possibile descrivere la stessa


retta in forma esplicita rispettivamente in una delle due forme seguenti:

y=mx+q oppure x=m'y+q'


dove m si chiama coefficiente angolare e quantifica la pendenza della retta. Nella
prima delle equazioni di cui sopra il termine noto q rappresenta l'ordinata del punto
di intersezione della retta con l'asse delle y (ordinata all'origine o intercetta), nella
seconda il termine noto q' rappresenta l'ascissa del punto di intersezione della retta
con l'asse delle x.

Equazione della retta

Per rappresentare graficamente una retta del piano cartesiano occorrono:

• le coordinate di un suo punto e l'angolo che essa forma con l'asse delle
ascisse (ossia il coefficiente angolare) oppure

• le coordinate di due suoi punti.

Ci proponiamo ora di scrivere l'equazione di una retta sia in un caso che


nell'altro.

Equazione della retta passante per un punto dato

Sia P(x0 , y0 ) un punto appartenente alla retta r e sia m il suo coefficiente


angolare. Scriviamo l'equazione della retta r.
L'equazione della retta è del tipo y=mx+q
Impongo il passaggio per P(x0 , y0 ) y0 = m x0 + q
Sottraggo membro a membro y - y0 = m x - m x0
Raccolgo m a fattor comune y - y0 = m (x - x0)
Dunque l'equazione y - y0 = m (x - x0) permette di scrivere l'equazione di una
retta note le coordinate (x0 , y0) di un suo punto e noto il coefficiente angolare
m.

Si dice diagonale di un parallelepipedo uno qualsiasi dei 4 segmenti che congiunge


due vertici di un parallelepipedo non appartenenti alla stessa faccia e che non sono
estremi dello stesso spigolo. È la radice quadrata della somma dei quadrati dei suoi
tre spigoli.

In generale in statistica la media indica un singolo valore numerico capace di


descrivere un insieme di dati. La media aritmetica viene calcolata sommando tutti i
valori che si hanno a disposizione e dividendo il risultato per il numero dei valori
considerati, la media ponderata si ottiene dalla somma di un serie di valori che a
loro volta vengono moltiplicati per un coefficiente chiamato “peso”. Il "peso" in
questo caso è fondamentale in quando definisce per ogni valore un grado di
“importanza”. Successivamente il tutto deve essere diviso per la somma dei pesi,
un’operazione che restituisce un risultato che è diverso rispetto a quello ottenuto
con la media aritmetica. In particolare, nel caso degli esami universitari accade che
un esame abbia un numero di crediti maggiore rispetto a un altro e quindi debba
avere un “peso” superiore rispetto a quello con un numero di crediti minore.

In questo caso se l’università o l’ente di formazione stabilisce che il voto finale è


quello ottenuto con la media ponderata e non con quella aritmetica (ad esempio
quello con il quale si parte per accedere alla sessione di laurea) occorre procedere
come di seguito:
Moltiplicare ogni singolo voto d’esame per il numero dei crediti corrispondenti;
Sommare tutti i risultati ottenuti dalle moltiplicazioni;
Dividere la cifra ottenuta per il totale dei crediti degli esami sostenuti.
Pertanto possiamo dire che la media ponderata è data dalla somma dei prodotti di
ciascun numero per il rispettivo peso, fratto la somma dei pesi.
Si chiama Mediana il valore che occupa il posto centrale in una serie di dati disposti
in ordine crescente o decrescente.
La moda è quel valore che si presenta con maggior frequenza.

Il piano cartesiano è un sistema di riferimento formato da due rette ortogonali. Nel


piano cartesiano le due rette ortogonali orientate e definite da una unità di misura o
metrica, si intersecano in una origine.

Su questo sistema di rette, puoi individuare i punti, mediante una coppia di numeri
reali detta coordinate cartesiane, il cui valore è chiamato ascissa e ordinata, e
rappresentare qualsiasi figura geometrica piana.

In generale, un sistema di riferimento cartesiano è qualsiasi sistema formato da


n rette ortogonali che si intersecano in una origine, orientate e misurabili.

Per disegnare il piano cartesiano devi tracciare due linee rette perpendicolari e
orientate, di solito una è orizzontale e l’altra verticale. Queste due rette sono
chiamate assi cartesiani, più precisamente:

• la retta orizzontale è detta asse delle ascisse o asse delle x


• la retta verticale è detta asse delle ordinate o asse delle y

Per questo motivo, il piano cartesiano è anche conosciuto come il piano xy.

I quadranti del piano cartesiano sono:

• I quadrante, i cui punti hanno tutti ascissa e ordinata positive;


• II quadrante, i cui punti hanno ascissa negativa e ordinata positiva;
• III quadrante, i cui punti hanno tutti ascissa e ordinata negative; • IV
quadrante, i cui punti hanno ascissa positiva e ordinata negativa.

Attraverso il sistema della coppia dei due assi, ogni punto del piano può essere
individuato da una coppia di numeri reali: le coordinate nel piano cartesiano.

Le coordinate cartesiane in valore assoluto rappresentano la distanza del punto


rispettivamente dall’asse x e dall’asse y.
Genericamente le coordinate di un punto sono indicate come (x;y):

• i punti sull’asse x hanno tutti ordinata y=0


• i punti sull’asse y hanno tutti ascissa x=0
• le coordinate cartesiane dell’origine sono x=0 e y=0.
Inoltre, il piano cartesiano consente di rappresentare graficamente funzioni di
equazione, con x variabile indipendente e y dipendente.

y = ƒ(x)

Da questa formula, si ricava che:

• l’equazione dell’asse delle ascisse è y=0


• l’equazione dell’asse delle ordinate è x=0
• l’equazione di una retta perpendicolare all’asse delle ascisse è y=K •
l’equazione di una retta perpendicolare all’asse delle ordinate è x=K.

Definizione di poliedro

Si definisce poliedro un qualsiasi solido formato da facce poligonali piane, ovvero un


solido avente come facce poligoni che giacciono su piani distinti e tali da avere ogni
lato in comune con una sola altra faccia.

In matematica, i numeri reali possono essere descritti in maniera non formale come
numeri ai quali è possibile attribuire uno sviluppo decimale finito o infinito, come {p
greco =3,141592 I numeri reali possono essere positivi, negativi o nulli e
comprendono, come casi particolari, i numeri interi (come 12), i numeri razionali
(come -22/7). L'insieme dei numeri reali è generalmente indicato con la lettera R. I
numeri reali possono rappresentare qualsiasi grandezza fisica, come il prezzo di un
prodotto, la distanza temporale fra due eventi, l'altitudine (positiva o negativa) di un
sito geografico, la massa di un atomo o la distanza fra galassie. Gran parte dei
numeri reali è usata quotidianamente, ad esempio in economia, informatica,
matematica, fisica o ingegneria. Di fatto, la maggior parte delle volte sono usati solo
alcuni sottoinsiemi:

• i numeri naturali,
• i numeri interi,
• i numeri razionali, che si possono esprimere in forma di frazione,
• i numeri algebrici, che comprendono tutti i numeri esprimibili con operazioni
algebriche elementari e radici.
Sui numeri reali è possibile fare tutte le operazioni definite per i razionali, quali
somma, differenza, prodotto, divisione per un numero diverso da zero ed
elevamento a potenza con base positiva. Tali operazioni possono essere definite
tramite il calcolo infinitesimale oppure è possibile estendere ai numeri reali,
mediante approssimazione, le definizioni delle medesime operazioni date sui numeri
razionali.
In matematica, la radice quadrata o radice con indice 2 di un numero x è un numero
y tale che il suo quadrato sia x, ovvero tale che y al quadrato = y • y = x.
Ogni numero reale non negativo ha un'unica radice quadrata non negativa, chiamata
radice quadrata principale, che viene rappresentata simbolicamente come radice
di x o, nella notazione esponenziale, come x elevato a 1/2. Ogni numero reale
maggiore di zero ha due radici quadrate distinte, quella principale e il suo opposto,
ovvero radice di x e – radice di x.
Il concetto di radice quadrata può essere esteso ai numeri negativi nell'ambito dei
numeri complessi. Più generalmente, il concetto di radice quadrata può essere
esteso in qualunque contesto in cui sia ben definita la nozione di quadrato di un
elemento.
Le figure piane sono figure geometriche - dette anche poligoni - che occupano una
superficie di piano.
Le figure geometriche solide sono figure geometriche dotate di una
tridimensionalità, ossia altezza, larghezza e profondità.
L’elemento fondamentale che differenzia le figure piane da quelle solide è il
numero di misure a disposizione. I solidi geometrici sono dotati, oltre che di
lunghezza e larghezza, anche della profondità. Elemento, questo, che manca a una
figura piana. Per acquisire meglio il concetto, poi, è anche possibile fare un esempio
pratico rifacendosi proprio a oggetti di uso comune come una scatola e un foglio da
disegno. Nel primo caso ci si trova di fronte ad un oggetto dotato delle ormai tre
dimensioni, mentre nel secondo sono presenti solamente due.
Una permutazione è un modo di ordinare in successione oggetti distinti, come
nell'anagramma di una parola. In termini matematici una permutazione di un

insieme X si definisce come una funzione biiettiva:

Nel calcolo combinatorio, dati due numeri interi non negativi n e k, si definisce
disposizione di n elementi a k a k (oppure di n elementi di classe k oppure di n
elementi presi k alla volta) ogni sottoinsieme ordinato di k elementi estratti da un
insieme di n elementi tale che i sottoinsiemi differiscano almeno in un elemento
oppure, in presenza degli stessi elementi, nel modo in cui sono ordinati. Talvolta k
viene chiamato numero di posti e la disposizione di n elementi in k posti viene
chiamata k-disposizione.
Se nei sottoinsiemi non sono ammessi elementi ripetuti si parla di disposizioni
semplici altrimenti di disposizioni con ripetizione: nel primo caso deve essere
k ≤ n.

Nel calcolo combinatorio, dati n e k due interi positivi, si definisce combinazione di


n elementi presi k alla volta (oppure di n elementi di classe k oppure di n elementi
a k a k) ogni sottoinsieme di k elementi estratti da un insieme di n elementi. Si
parla di combinazione semplice se essa non può avere elementi che si ripetono e di
combinazione con ripetizione altrimenti. Nel caso di combinazioni semplici deve
risultare necessariamente k ≤ n.

Condizione di parallelismo fra rette

Due rette parallele formano, con l'asse delle ascisse, due angoli uguali. Di
conseguenza hanno il medesimo coefficiente angolare. Due rette sono parallele se e
solo se hanno lo stesso coefficiente angolare

Condizione di perpendicolarità fra rette


Due rette sono perpendicolari se e solo se i loro coefficienti angolari sono uno il
reciproco e opposto dell'altro.

In un riferimento cartesiano è possibile determinare la distanza tra due punti


A e b, cioè calcolare la lunghezza del segmento AB.
Se i due punti sono allineati orizzontalmente, la loro distanza è la differenza
delle loro ascisse:

AB = |xb – xa |

Se i due punti sono allineati verticalmente, la loro distanza è la differenza


delle loro ordinate:

AB = |yb – ya |

GLI INSIEMI

Un insieme è raggruppamento gli elementi di qualsiasi tipo può essere individuato


mediante una caratteristica comune agli elementi che gli appartengono. Insieme
normalmente sono indicati con le lettere maiuscole A, B, C, gli elementi di un
insieme invece sono indicati con le lettere minuscole a, b, c. Le operazioni tra
insiemi sono l’unione e l’intersezione: l'unione tra due insiemi e un nuovo insieme
che contiene tutti gli elementi degli insiemi iniziali; l’intersezione, invece, è un
nuovo insieme formato dagli elementi comuni ai due insiemi che intersechiamo.
Possiamo dire che dati due insiemi A e B si chiama differenza di A e B l’insieme degli
elementi che appartengono ad A e che non appartengono a B: C= A-B si dice
sottrazione di A e B.

Il prodotto cartesiano di due insiemi A e B è l’insieme di tutte le possibili coppie


ordinate di elementi dei due insiemi.

La logica matematica è quel settore della matematica che studia il modo di redigere
i concetti e le dimostrazioni per far sì che si siano chiari e precisi. In logica
distinguiamo i paradossi e gli enunciati chiamiamo paradosso matematico quell
affermazione o situazione del tutto logica e coerente ma priva di intuito mentre
definiamo enunciato una qualsiasi espressione linguistica o simbolica per cui si può
stabilire con certezza se è vera oppure se è falsa; spesso il termine enunciato viene
usato come sinonimo di proposizione. A ciascun enunciato si può associare un valore
di verità che deve essere oggettivo. I due valori di verità sono vero o falso essi
indicano rispettivamente con le lettere V ed F. I connettivi logici sono congiunzioni e
locuzioni o avverbi della lingua italiana con cui è possibile comporre tra loro due o
più proposizioni matematiche danno origine ad una nuova proposizione
quest'ultimo avrà un valore di verità vero o falso che dipenderà dal valore di verità
delle proposizioni che la compongono ed ai connettivi logici usati. Per stabilire la
verità delle proposizioni si usano le tabelle di verità a ciascun connettivo logico è
associata una tabella dove viene specificato il valore di verità della proposizione
composta con quel connettivo. I connettivi logici di congiunzione che si indica con il
il simbolo di una V rovesciata Si legge un connettivo logico di congiunzione è vero se
e solo.se entrambi gli enunciati che lo compongono sono veri.

Il connettivo logico di disgiunzione inclusiva si indica con il simbolo V che si legge o


; due proposizioni matematiche p e q il connettivo logico di disgiunzione e inclusiva
associa la proposizione composta p V q che è vera se almeno una tra le proposizioni
che la compongono è vera.

Il connettivo logico di negazione opera su una sola proposizione e per questo


motivo viene detto connettivo logico unario. Si indica con il simbolo ¬ o riportando
una barretta orizzontale alla proposizione che si vuole negare e si legge non.

I NUMERI NATURALI

In matematica I numeri naturali sono quei numeri usati per contare e ordinare. I
numeri naturali corrispondono all insieme {0, 1, 2 , 3 , 4 , eccetera. Si usa il simbolo
N per indicare l’insieme dei numeri naturali. Gli assiomi di peano definiscono le
condizioni che ogni definizione matematica deve avere:

• Esiste un numero naturale zero;


• Zero non è il successore di alcun numero naturale;
• Numeri diversi hanno successori diversi;
• il successore di ogni numero naturale è un numero naturale.

Con I numeri naturali è possibile eseguire diverse operazioni come addizione,


sottrazione, moltiplicazione, divisione, ed elevamento a potenza. Le operazioni
hanno delle proprietà. Dell’ addizione troviamo la proprietà commutativa che
afferma che cambiando l'ordine degli addendi la somma non cambia: se scriviamo
5+4 4+5 la somma sarà sempre 9. Elevazione a potenza è una moltiplicazione
ripetuta individuata da due numeri detti base ed esponente: due elevato 5 significa
moltiplicare il due per se stesso per 5 volte .

È possibile stabilire la relazione di maggiore . Dati 4 e 3 numeri naturali diremo che 4


è maggiore di 3 e scriveremo 4>3. La relazione di maggiore e una relazione d’ordine
totale poiché:

• tutti gli elementi sono confrontabili


• vale la proprietà transitiva
• lo zero è il primo elemento: ossia per ogni numero naturale n diverso da zero
allora n maggiore di zero.

I NUMERI INTERI

I numeri interi (detti anche relativi) corrispondono al l’insieme ottenuto unendo i


numeri naturali {0, 1, 2…} ed I numeri interi negativi {-1-2-3…} cioè quelli ottenuti
ponendo un segno meno davanti ai numeri naturali questo insieme in matematica
viene indicato con Z. La somma o il prodotto di due numeri interi è un numero
intero. Segno meno a ben tre significati diversi si usa per indicare I numeri negativi
come ad esempio -5-34; e utilizzato come simbolo delle operazioni di sottrazione; si
usa per indicare è l’opposto di.

Le percentuali

Le percentuali sono molto usate in economia statistica ed altri campi; si usano


frazioni con denominatore uguale a 100 per esempio parleremo del 20% di una
quantità per indicare i 20/100 di tale quantita; in generale il X % di una quantità A
sta per X/100 di A cioè: X % di A= A per X/100.
LE PROPORZIONI

Una proporzione è un uguaglianza tra due rapporti e si scrive a:b=c:d si legge A sta
a B come C sta a D. I termini A e D si dicono esterni della proporzione mentre i
termini B e C si dicono medi della proporzione.

Si parla talvolta ti risolvere una proporzione quando una delle quattro quantità a, b,
c, d Che la compongono non è nota e la si ricava dalle altre tre. Si tratta in effetti
della risoluzione di un'equazione poiché il prodotto dei medi è uguale a quello degli
estremi; se l'elemento ignoto è un medio occorre moltiplicare gli estremi e dividere
per l'altro medio; viceversa.se l'incognita è un estremo si moltiplicano i medi e si
divide per l'altro estremo.

Le proporzioni hanno diverse proprietà:

• la proprietà fondamentale secondo cui in una proporzione il prodotto dei


medi è uguale al prodotto degli estremi;
• Proprietà del comporre. In una proporzione la somma tra il primo e il
secondo termine sta al primo (o al secondo) come la somma fra il terzo e il
quarto termine al terzo (o al quarto);
• Proprietà dello scomporre. In una proporzione la differenza fra il primo e il
secondo termine sta al primo (o al secondo) come la differenza fra il terzo e il
quarto sta al terzo (o al quarto).
• Proprietà del permutare. In una proporzione cambiando fra di loro i medi ho
gli estremi si ottiene ancora una proporzione.
• proprietà dell' invertire. Data una proporzione e ancora una proporzione
quella ottenuta Cambiando ogni antecedente con il proprio conseguente.

I NUMERI RAZIONALI

Chiamiamo numeri razionali o anche frazioni Gli elementi a fratto B dell insieme q.

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