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Geometria
Postulati di Euclide:
Primi postulati: Lo spazio contiene infiniti punti, infinite rette e infiniti piani, un piano contiene
infiniti punti e infinite rette, una retta contiente infiniti punti.
Postulati di appartenenza: Per due punti distinti passa una e una sola retta.
Per tre punti non allineati appartengono a uno e un solo piano.
Se due punti di una retta appartengono ad un piano allora la retta appartiene al piano.
Postulato d’ordine: Si può stabilire una relazione d’ordine tra i punti di una retta in modo che dati due
punti distinti A e B della retta A precede B oppure B precede A e se A precede B e B
precede C allora A precede C.
Postulato di partizione: Una retta R di un piano lo divide in due parti non vuote in modo che se i punti A e B
appartengono alla stessa parte, allora il segmento AB è contenuto in questa parte e se
i punti C e D appartengono a parti diverse allora il segmento CD ha in comune con r
un punto.
Postulato di congruenza: Due figure si dicono congruenti quando hanno una corrispondenza biunivoca tra i
loro punti.
Postulato di trasporto dei segmenti: Dati una semiretta di origine O e un segmento esiste sulla semiretta uno e un solo
segmento di origine O congruente al segmento dato.
Postulato di trasporto degli angoli: Data in un piano una semiretta esiste uno e un solo angolo che abbia uno dei lati
coincidente con la semiretta, il vertice dell’origine della semiretta e che giaccia da
una parte prefissata rispetto ad essa.
Postulato di parallelismo: Per un punto esterno ad una retta passa una e una sola parallela alla retta data.
Teorema angoli supplementari: Angoli supplementari dello stesso angolo sono congruenti fra loro.
Teorema angoli opposti al vertice: Angoli opposti al vertice sono congruenti
Teorema angoli complementari: Angoli complementari dello stesso angolo sono congruenti fra loro.
Triangoli
Si definisce triangolo un poligono con tre lati. Se un triangolo ha 2 lati congruenti si dice isoscele, se ha 3 lati
congruenti si dice equilatero, se non ha lati congruenti si dice scaleno.
I Criterio congruenza triangoli: Due triangoli aventi rispettivamente congruenti due lati e l’angolo fra esso compreso
sono congruenti.
CN triangolo isoscele: Se un triangolo è isoscele allora gli angoli alla base sono congruenti.
CS triangolo isoscele: Se un triangolo ha due angoli congruenti allora è isoscele ed ha come base il lato
compreso fra i due angoli.
II Criterio congruenza triangoli: Due triangoli aventi rispettivamente congruenti due angoli ed il lato compreso fra
essi sono congruenti.
Teorema diretto triangolo equilatero: Ogni triangolo equilatero è anche equiangolo
Teorema inverso triangolo equilatero: Ogni triangolo equiangolo è anche equilatero
III Criterio congruenza triangoli: Due triangoli sono congruenti se hanno tre lati rispettivamente congruenti
Teorema bisettrice triangolo isoscele: In ogni triangolo isoscele la bisettrice dell’angolo al vertice è anche altezza e
mediana relativa alla base.
Teorema mediana triangolo isoscele: In ogni triangolo isoscele la mediana relativa alla base è anche altezza e bisettrice
dell’angolo al vertice.
1° Teorema angolo esterno: In un triangolo un qualsiasi angolo esterno è maggiore di ciascuno dei due angoli
interni ad esso non adiacenti.
I Corollario In un triangolo la somma di due angoli qualsiasi è sempre minore di un angolo
piatto.
II Corollario In un triangolo vi sono sempre almeno due angoli acuti.
III Corollario Gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono sempre acuti.
Teorema lati disuguali (diretto, cn): In un triangolo con due lati disuguali (che ha anche due angoli disuguali) a lato
maggiore sta opposto angolo maggiore
Teorema angoli disuguali (inv, cs): In un triangolo con due angoli disuguali (che ha anche due lati disuguali) ad angolo
maggiore sta opposto lato maggiore.
I Corollario In ogni triangolo rettangolo l’ipotenusa è maggiore di ciascuno dei due cateti.
II Corollario In ogni triangolo ottusangolo il lato opposto all’angolo ottuso è maggiore degli altri
due.
Teorema disuguaglianze triangolari: In un triangolo ogni lato è minore della somma degli altri due e maggiore della
differenza.
I Corollario In ogni poligono ogni lato è minore della somma di tutti gli altri.
Teorema esistenza ed unicità bisettrice: Per ogni angolo esiste una ed una sola semiretta che lo divide in due parti congruenti.
Teorema esistenza ed unicità punto medio: Esiste, per ogni segmento, uno e un solo punto che lo divide in due parti congruenti.
Teorema mediane: (D: pag 64 n° 39): In un triangolo isoscele le mediane relative ai lati congruenti sono congruenti.
Teorema bisettrici: (D: pag 65 n° 40): In un triangolo isoscele le bisettrici relative agli angoli alla base sono congruenti.
Teorema mediane triangolo equilatero (D: pag 65 n° 41): In un triangolo equilatero le tre mediane sono congruenti.
Teorema segmenti (D: pag 69 n°5): Se da un punto esterno ad una retta si conducono ad essa il segmento perpendicolare
e diversi segmenti obliqui si verificano le seguenti proprietà:
1. Il segmento perpendicolare è minore di qualunque segmento obliquo
2. Due segmenti obliqui aventi proiezioni congruenti sono congruenti.
3. Due segmenti obliqui aventi proiezioni diseguali sono diseguali e a
segmento maggiore corrisponde proiezione maggiore
Teorema lati disuguali 2 (D: pag 71 n° 21): In due triangoli aventi due lati rispettivamente congruenti e l’angolo compreso
disuguale, i terzi lati sono diseguali e precisamente è maggiore quello opposto
all’angolo maggiore.
Teorema angoli disuguali 2 (D: pag 71 n° 22): In due triangoli aventi due lati rispettivamente congruenti e i terzi lati diseguali al
lato maggiore sta opposto angolo maggiore.
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Classe V E
Parallelismo
Due rette sono parallele quando non hanno punti in comune fra loro.
Teorema esist. ed unicità perpendicolare: Esiste una ed una sola retta passante per un punto perpendicolare ad una retta data.
Teorema angoli alterni: Se due rette tagliate da una trasversale formano una coppia di angoli alterni interni
(…) congruenti allora:
- Tutte le coppie di angoli alterni interni sono congruenti;
- Tutte le coppie di angoli alterni esterni sono congruenti;
- Tutte le coppie di angoli coniugati interni sono supplementari;
- Tutte le coppie di angoli coniugati esterni sono supplementari;
- Tutte le coppie di angoli corrispondenti sono congruenti;
Teorema 2 rette perpendicolari: Due rette perpendicolari alla stessa retta sono parallele fra loro.
CS parallelismo: Se due rette tagliate da una trasversale formano una coppia di angoli alterni interni
(…) congruenti allora le due rette sono parallele.
CN parallelismo: Se due rette tagliate da una trasversale sono parallele fra loro allora formano una
coppia di angoli alterni interni (…) congruenti.
Proprietà transitiva rette //: Due rette parallele ad una terza sono parallele fra loro.
Teorema rette // e terza: Se due rette sono // ogni retta del loro piano che ne incontra una deve incontrare
anche l’altra.
Teorema 1 retta perpendicolare: Se due rette sono parallele ogni perpendicolare all’una è pure perpendicolare
all’altra.
Teorema angoli con lati //: Due angoli con due coppie di lati // e concordi o due coppie di lati // e discordi sono
congruenti. Se hanno due lati // e concordi e due lati // e discordi sono supplementari.
Teorema segmenti // fra rette //: Segmenti // compresi fra rette // sono congruenti
Teorema rette // equidistanti: Se due rette sono // allora tutti i punti equidistanti dall’una sono anche equidistanti
dall’altra.
Applicazioni ai triangoli
2° Teorema angolo esterno: In un triangolo ogni angolo esterno è congruente alla somma degli altri 2 ad esso non
adiacenti.
I Corollario: La somma degli angoli interni di un triangolo è di 180°
II Corollario: Gli angoli acuti di un triangolo rettangolo sono complementari.
III Corollario: Ciascun angolo acuto di un triangolo equilatero è congruente a 60°
IV Corollario: Se due triangoli hanno due angoli congruenti allora hanno congruenti anche l’angolo
rimanente.
2° Criterio di congruenza generalizzato: Se due triangoli hanno congruenti un lato e due angoli qualsiasi allora sono
congruenti.
Teorema altezza triangolo isoscele: In un triangolo isoscele, l’altezza relativa alla base è anche mediana e bisettrice
dell’angolo al vertice.
Teorema somma angoli interni poligono: La somma degli angoli interni di un poligono è congruente a tanti angoli piatti
quanto il numero di lati meno 2.
Parallelogrammo:
Si definisce parallelogrammo un qualsiasi quadrilatero con i lati opposti paralleli.
CN parallelogrammo: Ogni parallelogrammo ha:
1) Lati opposti congruenti
2) Angoli opposti congruenti
3) Angoli adiacenti a ciascun lato supplementari
4) Le diagonali si bisecano
CS1 parallelogrammo: Un quadrilatero è un parallelogrammo se ha i lati opposti congruenti.
CS2 parallelogrammo: Un quadrilatero è un parallelogrammo se ha gli angoli opposti congruenti.
CS3 parallelogrammo: Un quadrilatero è un parallelogrammo se ha una coppia di angoli adiacenti a due lati
consecutivi supplementari.
CS4 parallelogrammo: Un quadrilatero con le diagonali che si bisecano è un parallelogrammo.
CS5 parallelogrammo: Un quadrilatero con due lati opposti congruenti e paralleli è un parallelogrammo.
Rettangolo:
1. Si definisce rettangolo un parallelogrammo con un angolo retto.
2. Si definisce rettangolo un quadrilatero equiangolo.
CN rettangolo: In ogni rettangolo le diagonali sono congruenti.
CS rettangolo: Se un parallelogrammo ha le diagonali congruenti allora è un rettangolo.
CS1 rettangolo: Un parallelogrammo con un angolo congruente a 90° è un rettangolo.
CS2 rettangolo: Un quadrilatero equiangolo è un rettangolo.
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Classe V E
Rombo:
Si definisce rombo un parallelogrammo equilatero.
CN rombo: Ogni rombo ha:
1) Le diagonali perpendicolari.
2) Le diagonali che bisecano l’angolo.
CS1 rombo: Un parallelogrammo con due lati consecutivi congruenti è un rombo.
CS2 rombo: Un quadrilatero equilatero è un rombo.
CS3 rombo: Se un parallelogrammo ha le diagonali perpendicolari allora è un rombo.
CS4 rombo: Se una diagonale biseca l’angolo di un parallelogrammo allora è un rombo.
Quadrato:
Si definisce quadrato un quadrilatero equilatero ed equiangolo.
CN quadrato: Ogni quadrato ha:
1) Le diagonali congruenti.
2) Le diagonali perpendicolari
3) Le diagonali che bisecano l’angolo.
CS1 quadrato: Un parallelogrammo avente le diagonali congruenti e perpendicolari è un quadrato.
CS2 quadrato: Un parallelogrammo è un quadrato se ha le diagonali congruenti e una di esse biseca
un angolo.
Teorema di Talete: Dato un fascio di rette // tagliate da 2 trasversali a segmenti congruenti sull’una
corrispondono segmenti congruenti sull’altra.
I Corollario: Se per il punto medio di un lato di un triangolo si conduce la parallela ad un altro
lato questa biseca il lato rimanente.
II Corollario: La congiungente i punti medi di due lati di un triangolo è parallela al terzo lato e
congruente alla sua metà.
Trapezio
Si definisce trapezio un quadrilatero con 2 lati opposti paralleli.
CN trapezio isoscele: In un trapezio isoscele gli angoli adiacenti alle due basi sono congruenti.
CS trapezio isoscele: Se un trapezio ha due angoli adiacenti ad una base congruenti allora è isoscele.
CN2 trapezio isoscele: In un trapezio isoscele le diagonali sono congruenti.
CN3 trapezio isoscele: In un trapezio isoscele gli angoli opposti sono supplementari.
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Classe V E
Circonferenza e cerchio.
La circonferenza è il luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto detto centro
Il cerchio è la parte di piano compresa all’interno di una circonferenza più la circonferenza stessa.
Asse del segmento: Luogo geometrico di tutti i punti equidistanti dagli estremi.
Bisettrice di un angolo: Luogo geometrico dei punti equidistanti dai lati dell’angolo.
Raggio: Distanza tra il centro e la circonferenza oppure qualsiasi segmento che unisce il
centro della circonferenza con la circonferenza stessa.
Diametro: Corda passante per il centro.
Corda: Segmento che unisce due punti qualsiasi della circonferenza.
Arco: Ciascuna delle due parti in cui la circonferenza è divisa da suoi due punti.
Angolo al centro: Qualsiasi angolo avente il vertice nel centro della circonferenza.
Settore circolare: Ognuna delle due parti comprese fra due raggi.
Segmento circolare a una base: Ciascuna delle due parti di cerchio sottese da una corda
Segmento circolare a due basi: Parte di cerchio sottesa fra due corde parallele.
Quadrante: Un quarto di cerchio oppure parte compresa tra due raggi perpendicolari.
Semicirconferenza: Ciascuno dei due archi sottesi da un diametro.
Semicerchio: Ciascuna delle due parti di cerchio divise da un diametro oppure somma di due
quadranti consecutivi.
Angolo alla circonferenza: Angolo che ha il vertice sulla circonferenza e i lati secanti, oppure uno secante e uno
tangente.
Teorema bisettrice angolo al centro: La bisettrice di un angolo al centro biseca l’arco corrispondente. (Ex teorema 1)
Teorema angoli al centro: In una circonferenza o in circonferenze congruenti ad angoli al centro congruenti
corrispondono archi congruenti e ad angoli al centro disuguali corrispondono archi
disuguali e precisamente ad archi maggiori corrispondono angoli maggiori. (Ex
teorema 2)
Teorema corda massima: Il diametro è la corda massima.
Teorema perpendicolare corda x O: La perpendicolare di una corda passante per il centro dimezza la corda, l’angolo al
centro e l’arco corrispondente.
Teorema perpendicolare corda x O (inv 1): La retta che passa per il centro e per il punto medio di una corda è perpendicolare
alla corda stessa.
Teorema perpendicolare corda x O (inv 2): L’asse di una corda passa per il centro.
Teorema centro simmetria: Il centro di una circonferenza è il suo centro di simmetria.
Teorema asse simmetria: Ogni retta passante per il centro è asse di simmetria per la circonferenza stessa.
Teorema retta e circonferenza: Una retta è una circonferenza non possono avere più di due punti in comune. La retta
può essere esterna (0 punti in comune), tangente (1 punto) o secante (2 punti) rispetto
alla circonferenza.
Teorema 3 punti: Per tre punti non allineati passa una e una sola circonferenza.
Teorema archi e corde: Archi congruenti sottendono corde congruenti.
Teorema corde congruenti: Corde congruenti sono equidistanti dal centro.
Teorema corde diseguali: In una stessa circonferenza o in circonferenze congruenti corde diseguali distano
diversamente dal centro e a corda maggiore corrisponde distanza minore.
Teorema angoli alla circonferenza: Ogni angolo alla circonferenza è la metà del corrispondente angolo al centro.
I Corollario: Angoli alla circonferenza che insistono sullo stesso arco sono congruenti.
II Corollario: Ogni angolo alla circonferenza che insiste su una semicirconferenza è retto.
III Corollario: (CN) Ogni triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo.
III Corollario: (CS) Ogni triangolo rettangolo è inscrivibile in una semicirconferenza.
Teorema tangenti: Condotte da un punto esterno ad una circonferenza le due tangenti allora:
1. I segmenti di tangenza sono congruenti
2. La congiungente il punto esterno con il centro della circonferenza biseca gli
angoli formati dai raggi ai punti di contatto con le tangenti e l’angolo delle
tangenti ed inoltre è asse del segmento di contatto.
CNS di tangenza: Una retta è tangente alla circonferenza se e solo se è perpendicolare al raggio nel
punto di contatto.
Teo corde // (H pag 32 n° 15): In una circonferenza corde parallele intercettano archi congruenti.
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Classe V E
Quadrato Centro del quadrato (intersezione assi dei lati e Assi dei lati e diagonali
diagonali)
Trapezio isoscele NESSUNO Asse comune delle due basi
Poligoni regolari Se hanno un numero pari di lati è il centro della Bisettrici e perpendicolari ai lati passanti per il
circonferenza circoscritta centro.
Formule dirette:
Teorema di Pitagora: i 2 = c12 + c 22
1° teorema di Euclide: c12 = i ⋅ h1
2° teorema di Euclide: h 2 = h1 ⋅ h2
Triangolo rettangolo isoscele: i=c 2
Triangolo rettangolo con angoli di 30° e 60°: i = 2c
i
C= 3
2
Area del triangolo equilatero: 3 2
A= l
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Classe V E
Triangoli simili:
Definizione: Due triangoli con i tre angoli rispettivamente congruenti e con il lati, opposti agli
angoli congruenti, in proporzione si dicono simili.
Rapporto di similitudine: Si dice rapporto di similitudine il rapporto fra due lati omologhi.
I criterio di similitudine triangoli: Due triangoli sono simili se hanno due angoli congruenti.
I corollario: La parallela ad un lato di un triangolo stacca un triangolo simile al dato.
II corollario: Tutti i triangoli equilateri sono simili
III corollario: Due triangoli isosceli sono simili se hanno un angolo alla base o al vertice
congruente.
IV corollario: Due triangoli rettangoli sono simili se hanno un angolo acuto congruente.
II criterio di similitudine triangoli: Due triangoli sono simili se hanno un angolo rispettivamente congruente compreso
fra due lati proporzionali.
I corollario: Due triangoli rettangoli con lati proporzionali sono simili.
III criterio di similitudine triangoli: Due triangoli sono simili se hanno i tre lati in proporzione.
Rapporto fra perimetri di triangoli simili: Il perimetro di due triangoli simili è proporzionale al rapporto fra 2 lati omologhi.
Rapporto fra aree di triangoli simili: L’area di due triangoli simili è proporzionale al quadrato del rapporto fra 2 lati
omologhi
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Classe V E
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Classe V E
Insiemi numerici:
Insieme N Insieme dei numeri interi positivi
Insieme Z Insieme dei numeri interi relativi
Insieme Q Insieme dei numeri esprimibili in frazione
Insieme R Insieme dei numeri irrazionali
Insieme C Insieme dei numeri complessi
Matrici:
Matrice di ordine m,n Una tabella formata da m righe e n colonne
Matrice rettangolare Matrice in cui m ≠ n
Matrice quadrata Matrice in cui m = n
Vettore riga Matrice di ordine 1,n
Vettore colonna Matrice di ordine m,1
Matrice nulla Matrice in cui tutti gli elementi sono uguali a 0
Uguaglianza fra matrici Due matrici sono uguali se e solo se tutti gli elementi corrispondenti
sono uguali
Matrice opposta di A (-A) La matrice che ha gli elementi di segno opposto rispetto ad A
Matrice trasposta di A (AT) La matrice che si ottiene scambiando fra di loro le righe e le colonne di
A
Diagonale principale L’insieme degli elementi di una matrice quadrata che hanno i = k
Diagonale secondaria L’insieme degli elementi di una matrice quadrata che hanno i + k = n – 1
Matrice quadrata diagonale Matrice che ha tutti gli elementi tranne quelli della diagonale principale
nulli
Matrice unità o identica Matrice che ha tutti gli elementi della diagonale principale uguali ad 1
Matrice triangolare superiore Matrice che ha tutti gli elementi al di sotto della diagonale principale
nulli.
Matrice triangolare inferiore Matrice che ha tutti gli elementi al di sopra della diagonale principale
nulli.
Matrice somma (A+B) Matrice che ottengo sommando gli elementi corrispondenti delle matrici
A, B.
Prodotto di una matrice per uno scalare (a ∙ A) Si ottiene moltiplicando tutti gli elementi di A per a
Prodotto tra un vettore riga e un vettore colonna È un elemento che si ottiene sommando fra di loro i prodotti
corrispondenti di tutti gli elementi della matrice.
Prodotto tra matrici (AB) È una matrice che ha il numero di righe della prima ed il numero di
colonne della seconda. Gli elementi si ottengono moltiplicando la riga
per la colonna di riferimento per ogni elemento.
N.B. (Prodotto fra matrici) Il prodotto di una matrice non nulla può essere una matrice nulla.
Determinante di una matrice di ordine 1 È l’elemento stesso
Determinante di una matrice di ordine 2 È la differenza fra il prodotto degli elementi della diagonale principale e
quello degli elementi della diagonale secondaria.
Determinante di una matrice di ordine > 2 Si calcola facendo la somma dei prodotti di una linea moltiplicati per i
rispettivi complementi algebrici.
Complemento algebrico di a(i,k) Il minore complementare preceduto da + se i+k pari, da – se i+k dispari
Minore complementare di a(i,k) Il determinante che ottengo togliendo da quella matrice la riga i e la
colonna k
Proprietà del determinante 1) Il determinante di una matrice è nullo se tutti gli elementi sono
nulli
2) Il determinante di una matrice è nullo se due linee parallele hanno
elementi uguali o proporzionali.
3) Il determinante di una matrice è nullo se una linea è combinazione
lineare di altre due linee parallele
4) Il determinante non cambia se ad una linea sommo un'altra
moltiplicata per un numero opportuno
5) Il determinante cambia di segno se cambio fra loro due linee
parallele
6) Il determinante cambia se moltiplico tutti gli elementi di una linea
per un numero k. Il determinante sara k volte quello della vecchia
matrice.
Teorema di Binet Il determinante della matrice prodotto di due matrici è uguale al prodotto
dei determinanti delle due matrici.
Regola di Sarrus Il determinante di una matrice quadrata di ordine tre è uguale alla
differenza tra la somma dei prodotti degli elementi delle diagonali
principali e la somma dei prodotti degli elementi di ogni diagonale
secondaria.
Inversa di una matrice (A-1) Data una matrice quadrata A definisco matrice inversa di A la matrice
che moltiplicata per A da come risultato la matrice identica.
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Classe V E
Sistemi lineari:
Equazione lineare Equazione in cui le incognite sono tutte al primo grado
Sistema lineare Sistema in cui compaiono solo equazioni di primo grado
Metodo di Sostituzione Si risolve un’equazione in base ad un’incognita e si sostituisce il
risultato nell’altra equazione.
Metodo di Confronto Si risolvono entrambe le equazioni rispetto ad un’incognita e, dopo
averla trovata applicando la proprietà transitiva, la si sostituisce
nell’altra equazione
Metodo di Riduzione Si moltiplicano entrambe le equazioni per uno scalare opportuno e si
sommano, con lo scopo di ottenere un’equazione con un’incognita da
risolvere
Metodo della Matrice inversa Si moltiplica la matrice inversa del sistema per il vettore dei coefficienti
Metodo di Cramer Si effettua il quoziente tra il determinante della matrice che ottengo
sostituendo il vettore dei coefficienti nella matrice del sistema ai
coefficienti di un incognita e il determinante della matrice del sistema
per trovare l’incognita stessa.
Rango di una matrice Il massimo ordine di minori non nulli che posso estrarre dalla matrice
Minore di ordine n Esistenza del determinante diverso da 0 in una sottomatrice quadrata di
ordine n.
N.B. (Rango) Il rango di una matrice è diverso da 0 se tutti gli elementi sono nulli
Il rango di una matrice è uguale a r se esiste un minore di ordine r non
nullo e tutti i minori di ordine r+1 sono nulli.
Teorema di Kroenecker Il rango di una matrice è = r se e solo se esiste un minore di ordine r
diverso da 0 e tutti i minori di ordine r+1 orlando il minore diverso da
zero sono nulli.
Teorema di Rouchè-Capelli Un sistema di m equazioni in n incognite è possibile se e solo se il rango
della matrice dei coefficienti e quello della matrice completa sono
uguali. È determinato se il rango è uguale al numero delle incognite. È
indeterminato se il rango è minore del numero delle incognite e ha ∞ n-r
soluzioni.
Risoluzione di un sistema di m equazioni in n incognite Si determinano i ranghi. Se r = r’ si individua ua sottomatrice Hr,
quadrata di ordine r che abbia il determinante diverso da 0.
• Se r = n utilizzo tutte le equazioni per determinare le
soluzioni
• Se r < m utilizzo r equazioni e scarto le altre
• Se r = n = m allora il sistema è determinato
• Se r < n allora utilizzo r incognite e tratto le altre come
parametri.
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Classe V E
Geometria analitica:
Assioma di appartenenza della retta Esistono sottoinsiemi propri chiamati rette tali
che per due punti passi una e una sola retta
Assioma di appartenenza del piano Esistono una retta ed un punto non allineati per i
quali passa uno e un solo piano
Assioma dell’ordine Ogni retta è dotata di due versi rispetto ai quali
è aperta, densa e illimitata
Asse Retta orientata dotata di un sistema di
riferimento
Ascissa Distanza del punto dall’asse delle ordinate se il
punto è nel 1° o nel 4° quadrante, opposto di
tale distanza se il punto è nel 2° o nel 3°
quadrante.
Ordinata Distanza del punto dall’asse delle ascisse se il
punto è nel 1° o nel 2° quadrante, opposto di
tale distanza se il punto è nel 3° o nel 4°
quadrante.
Teorema della distanza fra due punti su una retta PQ = xq − x p
Teorema del punto medio su una retta x p + xq
xm =
2
Distanza fra due punti
PQ = (x p − xq ) + ( y p − yq )
2 2
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Classe V E
O x
2
3
O x
Area del triangolo = Area del rettangolo – Areatr1 – Areatr2 – Areatr3
2) Metodo della matrice
xa y a 1
1
A = xb y b 1
2
xc y c 1
3) Metodo “tradizionale”
bh
A=
2
4) Formula di Erone
A= p( p − a )( p − b )( p − c )
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Classe V E
A D
M L
K
C
O x
1) Metodo lati
AB = CD
AC = BD
2) Metodo punto medio diagonali
x + xc y b + y c x D = 2 x m − x a
M b ;
2 2 yD = 2 ym − ya
3) Metodo “vettori”
AKC ≅ BDL x II criterio
- AC ≅ BD x Hp
- Kˆ ≅ Lˆ ≅ π x costruzione
2
- CAˆ K ≅ DBˆ L x costruzione
CK = DL AK = BL
xc − xk = xd − xl y a − y k = yb − yl
xd = xa + ( xc − xb )
xk − xc = xd − xl y a − y k = yb − yl
y d = y a + ( y c − yb )
xa − xc = xd − xb y a − y d = yb − y d
xd = xa + ( xc − xb ) y d = y a + ( y c − yb )
4) Intersezione delle rette
- Trovo la retta parallela ad AB passante per C
- Trovo la retta parallela ad AC passante per B
- Le interseco in un sistema e trovo il punto D
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Classe V E
Goniometria
Gradi sessagesimali Angolo retto = 90°, angolo giro = 360°
Gradi centesimali Angolo retto = 100g, angolo giro = 400g
Radianti Angolo congruente all’arco sotteso. Giro = 2π
Conversioni di angoli α
α° = 180°
π
α°
α= π
180°
α°
αg = 200 g
180°
αg
α = 180°
200 g
Circonferenza goniometrica Circonferenza avente centro nell’origine degli assi e
raggio 1
Primo lato dell’angolo di una c.g. Coincide con il semiasse positivo dell’asse delle ascisse
Seno dell’angolo alfa Ordinata del 2° estremo dell’angolo
Coseno dell’angolo alfa Ascissa del 2° estremo dell’angolo
Tangente dell’angolo alfa Ordinata del punto intersezione fra il prolungamento del
secondo lato dell’angolo e la tangente alla circonferenza
goniometrica perpendicolare al semiasse positivo
dell’asse delle ascisse.
Cotangente dell’angolo alfa Ascissa del punto intersezione fra il prolungamento del
secondo lato dell’angolo e la tangente alla circonferenza
goniometrica perpendicolare al semiasse positivo
dell’asse delle ordinate.
Secante dell’angolo alfa Ascissa del punto intersezione fra la tangente alla
circonferenza goniometrica passante per il secondo
estremo dell’angolo e l’asse delle ascisse.
Cosecante dell’angolo alfa Ordinata del punto intersezione fra la tangente alla
circonferenza goniometrica passante per il secondo
estremo dell’angolo e l’asse delle ordinate.
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Classe V E
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Classe V E
La retta
Equazione della retta ax + by + c = 0
Condizione di allineamento tra 2 punti x − x1 y − y1
=
x 2 − x1 y 2 − y1
Condizione di allineamento tra 3 punti x3 − x1 y 3 − y1
=
x 2 − x1 y 2 − y1
Equazione della retta (forma esplicita) y = mx + q
Coefficiente angolare m a ∆y
m=− = = tgα
b ∆x
Ordinata all’origine q c
q=−
b
Retta passante x un punto di coefficiente ( y − y0 ) = m(x − x0 )
angolare noto
Distanza fra due punti su una retta di xa − x b 1 + m 2
coefficiente angolare noto
Forma segmentarla dell’equazione della x y
retta + =1
p q
Ascissa all’origine p c
p=−
a
Condizione di parallelismo fra due rette Date due rette r e r’ r // r ' ⇔ ab' = a ' b ovvero se m = m'
Condizione di perpendicolarità fra due Date due rette r e r’ r ⊥ r ' ⇔ aa '+bb' = 0 ovvero se
rette 1
m=−
m'
Distanza del punto P (x0;y0) dalla retta R ax0 + by o + c
ax + by + c = 0 PH =
a2 + b2
Intersezione fra due rette in un sistema - Sistema possibile Rette incidenti
- Sistema indeterminato Rette coincidenti
- Sistema impossibile Rette parallele
Asse del segmento 2 x( x a − xb ) + 2 y ( y a − y b ) − (x a2 + y a2 ) + (xb2 + y b2 )
Bisettrice di un angolo ax + by + c a ' x + b' y + c '
=
a2 + b2 a ' 2 +b' 2
Teorema angolo fra due rette La tangente dell’angolo alfa fra due rette di coefficiente
m − m'
angolare m e m’ è uguale a
1 + mm'
Fasci di rette
Definizione Si definisce fascio di rette proprio un insieme di rette
passanti per lo stesso punto detto centro del fascio. Un
fascio improprio è un insieme di rette parallele a una
retta data detta sostegno del fascio.
Equazione del fascio di rette (a + ka')x + (b + kb') y + c + kc' = 0
Centro del fascio k = 0 ax + by + c = 0
k = ∞ a ' x + b ' y + c = 0
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Classe V E
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Classe V E
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Classe V E
Formule di duplicazione
sin 2α = 2 sin α cos α
1 − 2 sin 2 α
cos 2α = cos 2 α − sin 2 α =
2 cos a − 1
2
2 tan α π π π
tan 2α = con α ≠ + k ∧ α ≠ + kπ
1 − tan α
2
4 2 2
Formule di bisezione
α 1 − cos α
sin =±
2 2
α 1 + cos α
cos =±
2 2
α 1 − cos α
tan =± con α ≠ π + 2kπ
2 1 + cos α
α sin α
tan = con α ≠ π + 2kπ
2 1 + cos α
α 1− cos α
tan = con α ≠ kπ
2 sin α
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Classe V E
Formule parametriche
α
2 tan
sin α = 2
α
1 + tan 2
2
α
1 − tan 2
cos α = 2 con α ≠ π + 2kπ
α
1 + tan 2
2
α
2 tan
tan α = 2
α
1 − tan 2
2
Formule di prostaferesi
p+q p−q
sin p + sin q = 2 sin cos
2 2
p+q p−q
sin p − sin q = 2 cos sin
2 2
p+q p−q
cos p + cos q = 2 cos cos
2 2
p+q p−q
cos p − cos q = − 2 sin sin
2 2
sin ( p + q ) π
tan p + tan q = con p, q ≠ + kπ
cos p cos q 2
sin ( p − q ) π
tan p − tan q = con p, q ≠ + kπ
cos p cos q 2
sin ( p + q )
cot p + cot q = con p, q ≠ π + kπ
sin p sin q
sin (q − p )
cot p − cot q = con p, q ≠ π + kπ
sin p sin q
Formule di werner
sin α sin β = [cos(α − β ) − cos(α + β )] = [cos(α + β ) − cos(α − β )]
1 1
−
2 2
cos α cos β = [cos(α + β ) + cos(α − β )]
1
2
sin α cos β = [sin (α + β ) + sin (α − β )]
1
2
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Trigonometria
Primo teorema dei triangoli rettangoli In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto
fra l’ipotenusa ed il seno dell’angolo opposto oppure il
coseno dell’angolo acuto adiacente
Secondo teorema dei triangoli rettangoli In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto
fra l’altro cateto e la tangente dell’angolo opposto
oppure la cotangente dell’angolo acuto adiacente
Teorema dell’area del triangolo L’area di un triangolo qualsiasi è equivalente al
semiprodotto tra due lati ed il seno dell’angolo compreso
tra essi.
Teorema del coseno o di Carnot o di In un triangolo qualsiasi il quadrato di un lato è
Pitagora generalizzato congruente alla somma dei quadrati degli altri due
diminuita del doppioprodotto dei due lati per il coseno
dell’angolo compreso tra essi.
Teorema della corda In una circonferenza una corda è sempre uguale al
diametro per il seno dell’angolo alla circonferenza che
insiste sulla corda
Teorema dei seni In un triangolo qualunque il rapporto fra un lato ed il
seno dell’angolo opposto è costante ed è uguale al
diametro della circonferenza circoscritta ma anche al
rapporto tra il prodotto dei lati ed il doppio dell’area.
La Circonferenza
Definizione La Circonferenza è il luogo dei punti del piano
equidistanti da un punto fisso detto centro. La distanza è
detta raggio della circonferenza.
Equazione x 2 + y 2 + ax + by + c = 0
Coordinate del centro a
xo = − 2
b
yo = −
2
Raggio a2 b2
r= + −c
4 4
Valori di a a > 0 Il centro è nel II o nel III quadrante
a = 0 Il centro è sull’asse delle y
a < 0 Il centro è nel I o nel IV quadrante
Valori di b b > 0 Il centro è nel III o nel IV quadrante
b = 0 Il centro è sull’asse delle x
b < 0 Il centro è nel I o nel II quadrante
Valori di c c = 0 La circonferenza passa per l’origine
Equazione circonferenza goniometrica x2 + y2 = 1
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Problema
Condurre le tangenti da P alla
circonferenza.
I Metodo
Considero il fascio di rette passante per P di equazione:
( y − 1) = m(x − 8)
y = mx − 8m + 1
Lo interseco con l’equazione della circonferenza ponendo come condizione che sia tangente
x 2 + y 2 − 2 x − 4 y − 20 = 0
y = mx − 8m + 1
Sviluppando la prima sostituendo y avrò in forma normale:
( ) ( )
x 2 1 + m 2 + x − 16m 2 − 2m − 2 + 64m 2 + 32m − 23 = 0
Per trovare il valore di m per cui la retta sia tangente noto che:
∆ > 0 La retta è secante alla circonferenza
∆ = 0 La retta è tangente
∆ < 0 La retta è esterna alla circonferenza
Pongo quindi ∆ = 0 e dopo i calcoli otterrò:
12m 2 + 7 m − 12 = 0
− 7 49 + 574
m= =
24
4
m1 = −
3
3
m2 =
4
Sostituisco quindi i due valori di m trovati nell’equazione del fascio trovando così le due rette.
4 35
y =− x+
3 3
3
y = x−5
4
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Classe V E
II Metodo
Consideriamo sempre il fascio m di rette per P
y = mx − 8m + 1
Sappiamo dell’equazione della circonferenza che r = 5 e che K (1;2)
Calcolo quindi la distanza del centro di queste due rette e la pongo uguale a 5.
m − 2 − 8m + 1
=5
1 + m2
7m + 1 = 5 1 + m 2
49m 2 + 1 + 14m = 25 + 25m 2
24m 2 + 14m − 24 = 0
Che è poi la stessa equazione trovata precedentemente. Dividiamo quindi per due e procediamo
come sopra
12m 2 + 7 m − 12 = 0
− 7 49 + 574
m= =
24
4
m1 = −
3
3
m2 =
4
Ricostituiamo i valori ed ecco, con molti meno calcoli, le due rette tangenti.
4 35
y =− x+
3 3
3
y = x−5
4
III Metodo
Solamente se il punto appartiene alla circonferenza e quindi le rette sono due coincidenti
Es. Q(−2;−2)
Notiamo che
KQ ⊥ t
quindi è ovvio che
1
mt = −
mkq
Trovata quindi la retta passante per k e per q è immediato trovare la tangente.
N.B.
• Se il punto è interno alla conica allora non vi sono rette soluzioni.
• Se il punto è sulla conica vi è una retta soluzione
• Se il punto è esterno alla conica vi sono due rette soluzione.
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7. Vengono detto che il centro è sulla bisettrice del primo e del terzo quadrante
Vuol dire semplicemente che
a=b
Se il centro fosse sulla bisettrice del secondo e del quarto
a = −b
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La Parabola
Definizione Luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto
fisso detto fuoco e da una retta detta bisettrice
Parabola verticale
Equazione y = ax 2 + bx + c con ∆ = b 2 − 4ac
Valore di a 1
a=
2( y o − d )
Valore di b xo
b=
2( y o − d )
Valore di c x + yo − d 2
2 2
c= o
2( y o − d )
Coordinate del fuoco b 1− ∆
F− ;
2a 4a
Equazione della direttrice 1+ ∆
y=−
4a
Equazione dell’asse di simmetria b
x=−
2a
Coordinate del vertice b ∆
V − ;−
2a 4a
Valore di a Se a > 0 il fuoco è al di sopra della direttrice e la
parabola volge quindi la propria concavità verso l’alto.
Se a < 0 la parabola volge la propria concavità verso il
basso. a ≠ 0 per definizione (diventerebbe una retta)
Valore di c Tutte le parabole passano per il punto P(0; c ) , che ha il
significato di ordinata all’origine. Quindi se c = 0 la
parabola passa per l’origine degli assi
Valore di b Se a e b discordi allora il vertice si trova nel primo o nel
secondo quadrante.
Se a e b concordi allora il vertice si trova nel terzo o nel
quarto quadrante.
Se b = 0 il vertice è sull’asse delle ascisse.
Valore del ∆ ∆ > 0 allora la parabola ha due intersezioni con l’asse
delle x.
∆ = 0 allora la parabola è tangente all’asse x.
∆ < 0 allora la parabola non incontra l’asse delle x.
Proprietà del vertice Il vertice è il punto medio tra fuoco e direttrice.
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Parabola orizzontale
Equazione x = ay 2 + by + c con ∆ = b 2 − 4ac
Valore di a 1
a=
2( xo − d )
Valore di b yo
b=
2( xo − d )
Valore di c xo + y o − d 2
2 2
c=
2( xo − d )
Coordinate del fuoco 1− ∆ b
F ;−
4a 2a
Equazione della direttrice 1+ ∆
x=−
4a
Equazione dell’asse di simmetria b
y=−
2a
Coordinate del vertice ∆ b
V − ;−
4a 2a
Valore di a Se a > 0 il fuoco è a destra della direttrice e la parabola
volge quindi la propria concavità verso destra. Se a < 0
la parabola volge la propria concavità verso sinistra.
a ≠ 0 per definizione (diventerebbe una retta)
Valore di c Tutte le parabole passano per il punto P(c;0 ) , che ha il
significato di ascissa all’origine. Quindi se c = 0 la
parabola passa per l’origine degli assi
Valore di b Se a e b discordi allora il vertice si trova nel primo o nel
quarto quadrante.
Se a e b concordi allora il vertice si trova nel secondo o
nel terzo quadrante.
Se b = 0 il vertice è sull’asse delle ordinate.
Valore del ∆ ∆ > 0 allora la parabola ha due intersezioni con l’asse
delle y.
∆ = 0 allora la parabola è tangente all’asse y.
∆ < 0 allora la parabola non incontra l’asse delle y.
Proprietà del vertice Il vertice è il punto medio tra fuoco e direttrice.
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Classe V E
Equazioni goniometriche
Sono le equazioni in cui l’incognita compare come argomento.
Esempio
3
sin x =
2
π
x= + 2kπ
3
2π
x= + 2kπ
3
Le equazioni come la precedente sono dette elementari.
Per risolvere un’equazione goniometrica è sempre necessario ricondurla ad una elementare mediante
calcoli.
Equazioni omogenee
Sono equazioni in cui tutti i membri che li compongono hanno lo stesso grado.
a sin 2 x + b sin x cos x + c cos 2 x = 0
Notiamo che nel caso ci fossero numeri è possibile trasformarli in seno e coseno con la prima
relazione fondamentale e ricondurre l’equazione alla forma di cui sopra.
Risoluzione
sin 2 x − 3 sin x cos x = 0
π
Controlliamo se x = + kπ è soluzione. Qui verrebbe 1 = 0 quindi no.
2
Dividiamo tutto per cos2x e otteniamo un’equazione in tangente che sappiamo risolvere.
tan 2 x − 3 tan = 0
x = kπ
π
x = + kπ
3
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Pagina 28
Classe V E
3) Metodo grafico
Considero
sin x = y
cos x = x
Li sostituisco nell’equazione e la interseco con quella della circonferenza goniometrica.
3 3
y = − x+
3 3
x 2 + y 2 = 1
3
È un attimo notare che − è il valore della tangente dell’angolo di 150°, quindi disegnamo la retta
3
e la circonferenza:
L’angolo interno alla circonferenza misura quindi 30°, l’altro al centro 60°, quindi il suo
supplementare 120°. Basta quindi assumere come soluzioni l’angolo di 0° e l’angolo di 120°.
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Classe V E
Radicali doppi
Visto che durante la risoluzione delle equazioni può capitare di dover risolvere un radicale doppio,
ritengo utile ricordare il metodo.
Supponiamo di dover scomporre il radicale doppio:
31 + 12 3
Posso agire in 2 metodi:
I metodo
Considero il radicale come un quadrato di binomio di cui:
a 2 + b 2 = 31
ab = 6 3
Scompongo 6 3 e trovo per quale coppia di valori la somma dei quadrati fa 31.
6 3
( ) ⇒ 1 + 1296 = 1297 ⇒ no
12 + 6 3
2
+ (3 3 ) ⇒ 4 + 27 = 31 ⇒ si
2
22
+ (2 3 ) ⇒ 9 + 12 = 21 ⇒ no
2
32
+ ( 3 ) ⇒ 36 + 3 = 39 ⇒ no
2
62
Si può scomporre quindi in
(6 + 3 ) 2
= 6+ 3
II metodo
Porto il coefficiente della radice dentro 31 + 432 e controllo se a 2 − b è un quadrato perfetto. In
questo caso (la radice di a 2 − b è 23) posso usare la seguente formula:
a + a2 − b a − a2 − b
±
2 2
in questo caso
31 − 23 31 + 23
+ =6+ 3
2 2
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Classe V E
Ellisse
Definizione Luogo geometrico dei punti del piano per i quali è
costante la somma delle distanze da due punti fissi detti
fuochi.
Ellisse con i fuochi sull’asse delle x
Equazione x2 y2
+ =1
a2 b2
Coordinate dei fuochi F1, 2 (± c;0 )
Distanza Focale F1 F2 = 2c
Valore di c
=c a 2 − b2
Asse maggiore A1, 2 (± a;0 )
A1 A2 = 2a
Asse minore B1,2 ( 0; ±b )
B1 B2 = 2b
Relazione tra a, b e c a2 = b2 + c2
Eccentricità c
e=
a
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Proprietà dell’ellisse
1. L’ellisse ha due assi di simmetria (gli assi cartesiani) ed un centro di simmetria (O).
Dim
Considero il punto P ( xo ; yo ) . Se il punto soddisfa l’equazione dell’ellisse anche i punti:
P ' ( − xo ; yo )
P '' ( − xo ; − yo )
P ''' ( xo ; − yo )
Soddisfano l’equazione dell’ellisse.
c.v.d.
3. L’ellisse è una curva limitata, tutta contenuta nel rettangolo con lati paralleli agli assi e
passanti per i vertici.
Dim
x2 y2
Considero l’equazione dell’ellisse: 2 + 2 = 1 .
a b
La risolvo rispetto ad x e a y.
a2 2
2 (
= x2 b − y2 )
b
b2 2
2 (
= y2 a − x2 )
a
Per rispettare la condizione di positività è per forza.
−a ≤ x ≤ a
−b ≤ y ≤ b
c.v.d.
4. L’eccentricità dell’ellisse è minore di 1.
Dim
Considero:
c a 2 − b2
e= =
a a
a 2 − b2 b2
e= = 1 −
a2 a2
b2
Ma a > b ⇒ 0 < <1
a2
⇒ 0 < e <1
c.v.d.
Pagina 32
Classe V E
Pagina 33
Classe V E
Formule di sdoppiamento
Rappresentano un ulteriore metodo per trovare l’equazione della tangente ad una conica dato un
punto appartenente ad essa.
Dato quindi il punto P ( x0 ; y 0 ) appartenente alla conica, è sufficiente fare delle sostituzioni
nell’equazione nel seguente modo:
x 2 ⇒ x0 x
y 2 ⇒ y0 y
x0 + x
x⇒
2
y +y
y⇒ 0
2
Questo non solo ci permette di trovare le rette tangenti ma anche di usarlo per trovare l’equazione
della conica.
Basterà infatti eguagliare il coefficiente angolare della tangente trovato con un altro metodo a quello
trovato con questo metodo per ottenere una condizione.
Esempio
Inscriviamo un rettangolo la cui altezza è congruente a metà della base nel segmento parabolico
della parabola y = − x 2 + 5 x − 6
I Metodo
Facciamo l’intersezione tra la parabola e la retta y = k, che prenderemo come altezza del
rettangolo
y = k
1
k < l’ordinata di k non può ovviamente essere superiore a quella del vertice
4
y = − x + 5x − 6
2
II Metodo
Pongo
xa = k
5
2 ≤ k ≤
2
y = − x + 5 x − 6
2
Quali siano le condizioni e quale bisogni applicare poi dipende dal poligono, l’importante è trovare i
vertici in funzione di k.
Pagina 35
Classe V E
Intersecando le due rette possiamo trovare A(5;0 ) . Per il secondo corollario del teorema di Talete si
ha:
AM = MN = AQ = PQ
E per il teorema di Talete quindi
AH = HK
Posso quindi porre la distanza AH = k . La retta per MQ avrà dunque equazione x = 5 − k , la retta
per NP avrà invece equazione x = 5 − 2k , poiché 5 è l’ascissa di A e AH = HK .
x + 2 y − 5 = 0 k
M ⇒ M 5 − k;
y = 5 − k 2
x + 2 y − 5 = 0
N ⇒ N (5 − 2k ;−k )
y = 5 − 2k
Notiamo che è evidente la simmetria dei punti rispetto ad x.
x − 2 y + 5 = 0 k
Q ⇒ Q 5 − k ;−
y = 5 − k 2
x − 2 y + 5 = 0
P ⇒ P(5 − 2k ; k )
y = 5 − 2k
Andiamo ora ad analizzare la condizione area = 6
1
2
( )
NP + MQ HK = 6
1
( )
2
3/ MQ HK = 6/
2
Pagina 36
Classe V E
(MQ )HK = 4
ym − yq k = 4
Sviluppiamo i calcoli ed otteniamo:
k k
+ k=4
2 2
k 2 = 4 ∨ k 2 = −4
La seconda non è possibile in R quindi
k2 = 4
k = ±2
Ma neanche -2 è accettabile in quanto abbiamo posto AH = k ed una lunghezza non può essere
negativa.
k=2
Sostituiamo k nelle coordinate dei punti ed otteniamo:
M (1;2 )
N (− 3;4 )
Q(1;−2 )
P(− 3;−4 )
A questo punto basterà inserire le coordinate di M e N nell’equazione dell’ellisse per ottenere il
sistema:
4a 2 + b 2 = a 2 b 2
16a 2 + 9b 2 = a 2 b 2
Che ha come soluzioni:
35
a=
3
35
b=
8
L’equazione dell’ellisse sarà quindi:
x2 y2
+ =1
35 35
3 8
Pagina 37
Classe V E
Iperbole
Definizione Luogo geometrico dei punti del piano per i quali è
costante la differenza delle distanze da due punti fissi
detti fuochi.
Iperbole con i fuochi sull’asse delle x
Equazione x2 y 2
− = 1
a 2 b2
Coordinate dei fuochi F1, 2 (± c;0 )
Distanza Focale F1 F2 = 2c
Valore di c
=c a 2 + b2
Asse traverso A1, 2 (± a;0 )
A1 A2 = 2a
Asse non trasverso B1,2 ( 0; ±b )
B1 B2 = 2b
Relazione tra a, b e c c=
2
a 2 + b2
Eccentricità c
e=
a
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Classe V E
Proprietà dell’iperbole
1. L’iperbole ha due assi di simmetria (gli assi cartesiani) ed un centro di simmetria (O).
Dim
Considero il punto P ( xo ; yo ) . Se il punto soddisfa l’equazione dell’iperbole anche i punti:
P ' ( − xo ; yo )
P '' ( − xo ; − yo )
P ''' ( xo ; − yo )
Soddisfano l’equazione dell’iperbole.
c.v.d.
a 2 (
x − a2 )
Per rispettare la condizione di positività è per forza.
x ≥ a ∨ x ≤ −a
c.v.d.
4. L’iperbole ha 2 asintoti.
Data l’equazione con B troviamo due punti B1,2 ( 0; ±b ) non appartenenti alla curva che
individuano un rettangolo le cui diagonali sono gli asintoti. L’equazione degli asintoti è
b
y= ± x
a
Pagina 39
Classe V E
Pagina 40
Classe V E
Disequazioni
Disequazioni di secondo grado
f ( x) ≥ 0
Es: x 2 − 5 x + 6 ≥ 0
Per risolvere la seguente equazione è necessario determinare il segno del trinomio di secondo grado.
f (= 1
b c
Dimostriamo quindi che x1 + x2 =− e x1 x2 =
a a
−b − ∆ −b + ∆ −b − ∆ − b + ∆ 2b b
x1 + x2 = + = =
− =
−
2a 2a 2a 2a a
−b − ∆ −b + ∆ b 2 − ∆ b − ( b − 4ac ) 4 ac c
2 2
=
x1 x2 = = = =
2a 2a 4a 2 4a 2 4 aa a
−b − ∆ −b + ∆
=
Resta infine da dimostrare che le soluzioni siano x1 = ; x2
2a 2a
ax 2 + bx + c =0
b c
a x2 + x + = 0
a a
2 b b2 b2 c
a x + x + 2 − 2 + = 0
a a 4a
4 a
b
x+
2
2 a
b b − 4ac
2 2
a x + − = 0
2a 4a 2
pongo ∆= b 2 − 4ac
∆
2
b
x+ =
2a 4a 2
Pagina 41
Classe V E
Vado quindi ad analizzare tre casi a seconda del segno del delta
∆ > 0 ∆ =0 ∆ < 0
∆ ∆
2 2 2
b b b
x + = x + = 0 x+ =
2a 2a 2a
2
4a 4a 2
∆
2
b
b ± ∆ b x+ = −
x+ = x+ =0 2a 4a
2a 2a 2a
S= ∅
−b ± ∆ x1,2 = −
b
x1,2 = (Un quadrato non può essere negativo)
2a 2a
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Classe V E
Notazione ad intervalli
Essendo le soluzioni di una disequazione non un singolo numero ma un insieme di numeri è
necessario indicarle con una notazione insiemistica o ad intervalli.
Ecco alcuni esempi:
x > 2 ⇒ ( 2; +∞ )
x < 2 ⇒ ( −∞; 2 )
x = 2 ⇒ S ={2}
∃x ⇒ S =∅
∀x ∈ R ⇒ S =R
x ≠ 2 ⇒ S = R − {2}
x < −2 ∨ x > 3 ⇒ ( −∞; −2 ) ( 3; +∞ )
−2 < x < 3 ⇒ ( −2;3)
x ≥ 2 ⇒ [ 2; +∞ )
−2 < x ≤ 3 ⇒ ( −2;3]
−2 ≤ x ≤ 3 ⇒ [ −2;3]
Disequazioni letterali
Es. x 2 − mx ≤ 0
Trasformiamo la seguente disequazione in forma normale:
x ( x − m) ≤ 0
Per la risoluzione è necessario discutere il valore di m per determinare quale delle due soluzioni è la
maggiore.
m > 0 m < 0 m = 0
2
x ( x − m ) ≤ 0 x ( x − m ) ≤ 0 x ≤ 0
F1 ≥ 0 → x > 0 F1 ≥ 0 → x > 0
F2 ≥ 0 → x > m F2 ≥ 0 → x > m
[0; m] [ m;0] S = {0}2
Una disequazione letterale completa in forma normale dovrebbe essere del tipo:
( m + a ) x2 + ( m + b ) x + m + c ≥ 0
In questo caso per trovare le soluzioni è necessario discutere:
x > x2 se...
• Ordine delle soluzioni, qualora queste contengano lettere 1
x1 < x2 se...
( m + a ) > 0 se...
• Coefficiente del primo termine qualora questo contenga lettere ( m + a ) = 0 se...
( m + a ) < 0 se...
∆ > 0 se...
• Delta, qualora contenga lettere ∆ =0 se...
∆ < 0 se...
Questo procedimento va fatto per ogni lettera contenuta in essi.
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Classe V E
Disequazioni frazionarie
1 1 2
Es. + <
x 3 x
Porto l’equazione in forma normale
x +3−3 2
<0
3x
Analizzo per quali valori di x il numeratore e il denominatore sono maggiori di zero
N ≥ 0 → x ≥ 3 2 −3
D≥0→x≥0
In questo caso vado a trovare per quali valori di x numeratore e denominatore sono discordi o si
annullano.
0 ≤ x ≤ 3 2 −3
Vado poi a togliere dalla soluzione i valori per cui il denominatore si annulla e confronto il segno del
la soluzione con quello dell’equazione.
0 < x < 3 2 −3
( 0;3 2 −3 )
Nel caso in cui la disequazione avesse più fattori la tratto come una di grado superiore al secondo.
Sistemi di disequazioni
x − 2 > 0
Es.
x − 3 < 0
Per risolvere un sistema di disequazioni basta risolvere tutte le disequazioni e fare l’intersezione tra
le soluzioni delle varie disequazioni trovate.
x > 2
x < 3
2< x<3
( 2;3)
Pagina 44
Classe V E
Pagina 45
Classe V E
Disequazioni irrazionali
Sono le disequazioni nelle quali l’incognita è sotto radice. Sono condizionate. Vi sono 2 metodi
risolutivi a seconda dell’indice.
≥
( ) B ( x)
n A x
≤
Caso 1: n dispari
3
x3 − 1 ≥ x + 1
Non sono necessarie ne condizioni di esistenza, ne condizioni di positività. Elevo
semplicemente entrambi i termini all’indice della radice.
x 3 − 1 ≥ x 3 + 1 + 3x 2 + 3x
3x 2 + 3x + 2 ≤ 0
S= ∅
Caso 2: n pari
A( x) ≤ B ( x)
Devo porre le condizioni di esistenza per la radice e le condizioni di positività per il secondo
termine.
A( x) ≥ 0
B ( x) ≥ 0
A questo punto devo fare uno o due sistemi di equazioni a seconda del segno della
disequazione.
A( x) ≤ B ( x) A( x) ≥ B ( x)
A( x) ≥ 0 A( x) ≥ 0
A ( x ) ≥ 0
B ( x ) ≥ 0 B ( x ) ≥ 0
B ( x ) < 0
A ( x ) ≤ ( B ( x ) ) A ( x ) ≥ ( B ( x ) )
2 2
Nel caso in cui le radici fossero più di una devo elevare al quadrato fino a ricondurre la disequazione
in forma elementare. Una volta risolta quest’ultima disequazione trovata dovrò confrontare il
risultato con le CE della disequazione originaria.
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Classe V E
Analisi matematica
Funzioni
Dati 2 insiemi x, y definisco funzione f : x → y una qualsiasi relazione associa agli elementi
dell’insieme x uno ed un solo elemento dell’insieme y
x, y f : x → y
∀x ∈ X ∃1! y ∈ Y | y =f ( x )
Le seguenti scritture sono equivalenti:
=y f ( x ) f : x → y x f
→y
In analisi vengono trattate solamente funzioni a variabile reale: x, y ∈
x è il Dominio o Campo di esistenza della funzione. È l’insieme nel quale prendo i valori della
variabile indipendente per calcolare la funzione. È l’insieme di tutti i valori reali di x affinchè siano
veri e e reali i valori che posso dare a y .
y è il Codominio della funzione. È l’insieme dei numeri reali al quale appartengono le immagini
( y ) degli elementi x appartenenti al dominio. A volte si distingue tra codominio ed Insieme delle
immagini che rappresento con la notazione f ( x ) . L’insieme delle immagini è l’insieme costituito
da tutte e sole le immagini y degli elementi x appartenenti al dominio attraverso la funzione.
L’insieme delle immagini è contenuto nel codominio: f ( x ) ⊆ y
Il diagramma o grafico della funzione è l’insieme costituito dai punti del piano le cui coordinate
soddisfano la funzione: {( x, y ) ∈ π | y =
f ( x )}
Facendo qualche esempio, una funzione di tipo empirico è l’orario del treno, mentre una funzione di
tipo analitico è una legge di tipo matematico che può essere algebrica o trascendente. È algebrica se
contiene solamente funzioni algebriche (le 4 operazioni più l’elevamento a potenza), è trascendente
se contiene funzioni trascendenti (goniometriche, logaritmiche, esponenziali).
Pagina 48
Classe V E
Parabola
y = ax 2 + bx + c
Pagina 49
Classe V E
Sinusoide
y = sen x
Cosinusoide
y = cos x
Tangentoide
y = tg x
Arco tangente
y = arctan x
Pagina 50
Classe V E
∆
CODOMINIO − 4a ; +∞ − {0} [ −1;1] [ −1;1]
ALGEBRICA /
Algebrica Algebrica Algebrica Trascendente Trascendente
TRASCENDENTE
COSTANTE Se m = 0 Mai
( a ≠ 0) Mai No No
MONOTONA Se k > 0
CRESCENTE Se m > 0 ramo per
Localmente Localmente Localmente
ramo
crescente e crescente e crescente e
MONOTONA decrescente Se k < 0 decrescente decrescente
DECRESCENTE Se m < 0 ramo per
ramo
∆ π
b E1,2 ± + 2kπ ;1
ESTREMANTI Nessuno − ;− Nessuno 2 E1,2 ( 2kπ ; ±1)
2a 4a
x=0
ASINTOTI Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno
y=0
INIETTIVA Si No Si No No
Con riduzione Con riduzione Con riduzione
SURIETTIVA Sempre Si
Codominio Codominio Codominio
Solo Solo
Si ma resta Solo adoperando
INVERTIBILE Si adoperando una adoperando
uguale una restrizione
restrizione una restrizione
Pagina 51
Classe V E
DOMINIO π
∀x ∈ / x ≠ + 2kπ ; k ∈
2 [ −1;1] [ −1;1]
π π π π
CODOMINIO − 2 ; 2 [0; π ] − ;
2 2
ALGEBRICA /
Trascendente Trascendente Trascendente Trascendente
TRASCENDENTE
COSTANTE No No No No
PERIODICA Si: Τ =π No No No
MONOTONA
Sempre Si No Si
CRESCENTE
MONOTONA
No No Si No
DECRESCENTE
ESTREMANTI No Si Si Si
π π
ASINTOTI y= + 2 kπ No No y= ±
2 2
INIETTIVA No Si Si Si
SURIETTIVA Sempre Si Si Si
Pagina 52
Classe V E
Disequazioni goniometriche
Disequazioni elementari
sen x ≥ m sen x ≤ m
Notiamo subito che: Anche qui:
m > 1 ⇒ S =∅ m >1⇒ S =
m < −1 ⇒ S = m < −1 ⇒ S = ∅
−1 ≤ m ≤ 1 −1 ≤ m ≤ 1
Risolvo l’equazione associata: Risolvo l’equazione associata:
=x arcsen m + 2kπ =x arcsen m + 2kπ
x= π − arcsen m + 2kπ x= π − arcsen m + 2kπ
Prendo quindi gli intervalli tra questi due Prendo quindi gli intervalli tra questi due
angoli: angoli, stando attento a prendere un anglo
arcsen m + 2kπ < x < π − arcsen m + 2kπ minore come primo estremo:
−π − arcsen m + 2kπ < x < arcsen m + 2kπ
cos x ≥ m cos x ≤ m
In questo caso: In questo caso:
m > 1 ⇒ S =∅ m >1⇒ S =
m < −1 ⇒ S = m < −1 ⇒ S = ∅
−1 ≤ m ≤ 1 −1 ≤ m ≤ 1
Risolvo l’equazione associata: Risolvo l’equazione associata:
x= ± arccos m + 2kπ x= ± arccos m + 2kπ
Qui scrivere l’intervallo è più immediato: Ci sono tre modi per scrivere gli intervalli:
− arccos m + 2kπ ≤ x ≤ arccos m + 2kπ 1) arccos m + 2kπ ≤ x ≤ 2π − arccos m + 2kπ
2) arccos m − 2π + 2kπ ≤ x ≤ − arccos m + 2kπ
3) arccos m + 2kπ ≤ x ≤ π + 2kπ
−π + 2kπ ≤ x ≤ − arccos m + 2kπ
Per le equazioni in tangente devo ricordarmi che tan x ≥ m devo mettere la condizione di esistenza
N.B.
1. Controllare sempre nelle disuguaglianze che quello che è a sinistra sia minore di quello che è
a destra.
2. Fare attenzione a non sbagliare i valori degli angoli
3. Ricordarsi sempre le CE per la tangente
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Classe V E
Disequazioni lineari
a sin x + b cos x + c > 0
Esempio
3 sin x + cos x > 1
Vi sono tre metodi risolutivi:
1. Formule parametriche
Prima di trasformare l’equazione è necessario controllare se x = π + 2k fosse soluzione. In questo
caso verrebbe 0 – 1 > 1 quindi non è soluzione. Se lo fosse andrebbe aggiunta alla fine.
x x
2 3 tan 1 − tan 2
2+ 2 >1
2 x 2 x
1 + tan 1 + tan
2 2
x x
2 tan 2 − 2 3 tan > 0
2 2
x
= kπ ⇒ x = 2 kπ
2
x π 2
= + kπ ⇒ x = π + 2 kπ
2 3 3
2
2 kπ < x < π + 2 kπ
3
Pagina 54
Classe V E
3. Metodo grafico
Considero
sin x = y
cos x = x
Li sostituisco nell’equazione associata e la interseco con quella della circonferenza goniometrica.
3 3
y = − x+
3 3
x 2 + y 2 = 1
3
È un attimo notare che − è il valore della tangente dell’angolo di 150°, quindi disegnamo la retta
3
e la circonferenza:
L’angolo interno alla circonferenza misura quindi 30°, l’altro al centro 60°, quindi il suo
supplementare 120°. I punti di intersezione sono:
1
x = −
x = 1 2
∨
y = 0 y = 3
2
La retta tracciata inoltre divide il piano in due semipiani, in uno solo di questi i punti della
circonferenza goniometrica appartenenti ad esso sono soluzioni. Per trovare quali punti di quelli
delle due parti di piano sono soluzione, basta prendere un punto “campione”.
3 + 0 >1
(Punto B)…
2
Vero 2kπ < x < 3 π + 2kπ
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Classe V E
Disequazioni omogenee
a sin 2 x + b sin x cos x + c cos 2 x > d
=
Questa disequazione è riconducibile ad un omogenea poiché d d ( sen 2 x + cos 2 x ) per la prima
relazione fondamentale della goniometria.
a sin 2 x + b sin x cos x + c cos 2 x > 0
π
x= + kπ
Per risolverla devo controllare se cos x = 0 è soluzione, ovvero se
2
2 è soluzione. Ovvero
se a sin x > 0 , cioè se a > 0 .
2
Es.:
(
4sen 2 x − 1 > 2 cos x cos x + 3 sen x )
3sen 2 x − 2 3 sen x cos x − 3cos 2 x > 0
π
x= + kπ ⇒ 3 > 0
2
π
x ≠ + kπ ⇒ 3 tg 2 x − 2 3 tg x − 3 > 0
2
3
tg x < − ; tg x > 3
3
π 5
+ kπ < x < π + kπ
3 6
Pagina 56
Classe V E
n
an a
5. =
bn b
Da queste possiamo ricavare che:
6. a 0 = 1
1
7. a − n = n
a
Posso quindi definire un esponente negativo.
Riepilogando:
a ⋅ a ⋅ a...a → n ∈ +
n volte
a n 1 → n = 0
1
−n → n ∈ −
a
Nell’insieme dei numeri reali psso poi estrarre delle radici:
x ⇔ ( x) =
n
n
a= a
Se n pari allora a ≥ 0 .
Anche per i radicali valgono alcune proprietà:
a m = a mp
n np
1.
2. n a ⋅ n b = n
ab
n
a a
3. n = n
b b
( )
m
4. n
a = n am
5. n m a = nm a
Queste proprietà sono riconducibili alle proprietà formali delle potenze. Posso quindi estendere la
definizione di potenza ad esponenti frazionari:
m
a n = n am
Pagina 57
Classe V E
Logaritmo
Dato un numero a reale, positivo e diverso da 1 ed un numero b reale positivo definisco logaritmo in
base a di b l’esponente a cui devo elevare a per ottenere b .
a ∈ ( 0;1) (1; +∞ )
b ∈ ( 0; +∞ )
log a b =N ⇔ a N =b ⇔ a log a b =b
a è la base del logaritmo, b è l’argomento del logaritmo.
Pagina 58
Classe V E
Pagina 59
Classe V E
Funzione logaritmica
Disegnamo alcuni esempi della funzione logaritmica e deduciamone le proprietà. I valori di a
attribuiti sono sia maggiori che minori di 1.
Pagina 60
Classe V E
y = ax y = log a x
FUNZIONE
a >1 0 < a <1 a >1 0 < a <1
DOMINIO ( 0; +∞ )
CODOMINIO ( 0; +∞ )
ALGEBRICA /
Trascendente
TRASCENDENTE
COSTANTE Con a = 1
PERIODICA No
PARI / DISPARI No
MONOTONA
Si No Si No
CRESCENTE
MONOTONA
No Si No Si
DECRESCENTE
CONCAVITA’ Verso l’alto Verso il basso Verso l’alto
ESTREMANTI No
Asse delle x Asse delle x Asse delle y Asse delle y
ASINTOTI lim a = 0x
lim a = 0x
lim log a x = −∞ lim log a x = +∞
x →−∞ x →+∞ x → 0+ x → 0+
INIETTIVA Si
SURIETTIVA Si
Pagina 61
Classe V E
Pagina 62
Classe V E
Trasformazioni geometriche
Rappresentazioni parametriche di curve
Consideriamo una curva rappresentata da un’equazione:
=C y f= ( x ) F ( x; y ) 0
Questo tipo di rappresentazione è detta rappresentazione cartesiana. La curva può essere
rappresentata anche parametricamente, da due equazioni in funzione di un parametro t.
x = x ( t )
y = y ( t )
Es
x = t −1
y= t − t
2
La rappresentazione è tale che per ogni valore di t esiste un solo valore di x e un solo valore di y. Per
passare dalla rappresentazione parametrica a quella cartesiana basta risolvere rispetto a t.
t= x + 1
⇒ y = x2 + x
y = ( x + 1) − ( x + 1)
2
Pagina 63
Classe V E
CIRCONFERENZA
x2 + y 2 = R2
x = R cos t
1) (per la I relazione fondamentale della Goniometria)
y = R sen t
1 − m2
x = R
2) 1 + m 2 con m = tg t (uso delle formule parametriche)
y = R 2m 2
1+ m 2
1 + m2
In questa rappresentazione non possiamo determinare i punti sulla retta delle y se non per m = ∞
Consideriamo ora una circonferenza che non abbia centro in O ma in K (α ; β ) .
( x −α ) + ( y − β ) =
2 2
R2
x= α + R cos t
1) (per la I relazione fondamentale della Goniometria)
y= β + R sen t
1 − m2
= x R +α
2) 1 + m2 con m = tg
t
(uso delle formule parametriche)
y 2m 2
= R +β
1 + m2
Pagina 64
Classe V E
ELLISSE
x2 y 2 A1,2 = ( ± a;0 )
+ 2 =
1 con
a 2
b =
B1,2 ( 0; ±b )
x = a cos t
1) (per la I relazione fondamentale della Goniometria)
y = b sen t
1 − h2
x = a
2) 1 + h 2 con h = tg t (uso delle formule parametriche)
y = b 2h 2
1+ h 2
b2 + a 2 m2
IPERBOLE
x2 y 2 b x2 y 2 b
2
− 2
= 1 con A1,2 = ( ± a ;0 ) ; y =
± x e 2
− 2 = −1 con B1,2 =( 0; ±b ) ; y =
± x
a b a a b a
1) Per usare la prima relazione fondamentale della goniometria, devo considerare che:
1 sen 2 t + cos 2 t
=
cos 2 t cos 2 t
1
= tg 2 t + 1
cos 2 t
1
2
− tg 2 t = 1
cos t
Da cui segue che:
a x = a tg t
x =
cos t e b rispettivamente per la prima e la seconda iperbole.
y = b tg t y = cos t
2) Considero poi (per la prima iperbole) il fascio di rette per a1, prendo m come parametro e faccio
l’intersezione.
= y mx + am
2 2
b x − a y =
2 2
a 2b 2
Da cui segue:
a 3 m + ab 2
x =
b2 − a 2 m2
2
y = 2a bm
b2 − a 2 m2
Pagina 65
Classe V E
PARABOLA
y = ax 2 + bx + c ∨ x = ay 2 + by + c
1) Pongo x = t o y = t a seconda del tipo di parabola.
x = t x = at 2 + bt + c
∨
y = at + bt + c y = t
2
2) Considero il fascio di rette passante per il punto: C ( 0; c ) . Prendo m come parametro e interseco.
=y mx + c
y = ax + bx + c
2
Da cui segue:
m−b
x = a
y = m − bm + a c
2 2
a
Fasci di circonferenze
(1 + k ) x 2 + (1 + k ) y 2 + ( a + ka ') x + ( b + kb ') y + c + kc ' =0
oppure
x 2 + y 2 + ( a + ka ') x + ( b + kb ') y + c + kc ' =0
Questa equazione rappresenta un fascio di circonferenze. Per determinare la natura del fascio risolvo
rispetto a k. Annullo poi il coefficiente k e il termine noto e trovo le circonferenze base del fascio.
x 2 + y 2 + a ' x + b ' =
y +c' 0 = k 0
2
x + y + ax + by + c =0 k =∞
2
Se il fascio è del secondo tipo, una è una circonferenza, l’altra una retta.
Per determinare i punti comuni si risolvono le due equazioni rispetto ad y, fino ad ottenere la
seguente equazione in x..
Ax 2 + Bx + C = 0
Possono verificarsi 3 casi:
1) 2 soluzioni reali distinte
2) 2 soluzioni reali e coincidenti
3) Nessuna soluzione.
Caso 1
Pagina 66
Classe V E
Caso 2
Caso 3
Possiamo distinguere due casi.
Pagina 67
Classe V E
Fasci di parabole
y = ( a + ka ') x 2 + ( b + kb ') x + ( c + kc ')
Oppure
(1 + k ) y = ( a + ka ') x 2 + ( b + kb ') x + ( c + kc ')
Rappresenta un fascio di parabole. Per stabilire la natura del fascio risolvo rispetto a k. Uguaglio poi
a 0 il parametro k ed il termine noto.
y = ax 2 + bx + c k= 0
y = a ' x2 + b ' x + c k = ∞
Se il fascio non ha coefficienti alla y per determinare la natura del fascio avrò:
y = ax + bx + c k= 0
2
2
a ' x + b ' x + c =0 k =∞
In entrambi i casi risolvendo la seconda equazione determino le ascisse dei punti base del fascio,
cioè dei due punti per i quali passano tutte le parabole del fascio. Abbiamo 4 casi:
1) 2 soluzioni reali distinte
2) 2 soluzioni reali coincidenti
3) 1 soluzione
4) nessuna soluzione.
Caso 1
Abbiamo 2 punti AB che sono i punti base del fascio. La retta AB è una parabola degenere ed
appartiene al fascio.
Caso 2
Tutte le parabole sono tangenti nel loro punto comune A.
Pagina 68
Classe V E
Caso 3
Tutte le parabole passano per un punto comune ma non sono tangenti
Caso 4
Le parabole non hanno alcun punto in comune
c 4a
Quindi:
b + kb '
xv = − 2 ( a + ka ')
y = − ( b + kb ') − 4 ( a + ka ')( c + kc ')
2
v 4 ( a + ka ')
Pagina 69
Classe V E
Trasformazioni geometriche
Teoria generale
Si definisce trasformazione del piano in se stessa una trasformazione che un sistema di riferimento
cartesiano ortogonale fa corrispondere ad un punto P uno e un solo punto Q.
P t
→Q
P è l’immagine di Q rispetto alla trasformazione t.
Q è la contro immagine di P. Essendo Q biunivoca
è invertibile.
Q t −1
→P
Il punto P si dice unito per la trasformazione,
coincide con la sua immagine.
Una trasformazione in cui tutti i punti sono uniti è
un’identità.
La trasformazione t è definita tramite una trasformazione analitica, che ci da le coordinate del punto
Q rispetto a quelle di P.
xq = f ( x p ; y p )
t
yq = g ( x p ; y p )
Per ricavare la trasformazione inversa devo risolvere rispetto a x p , y p
x p = y ( xq ; yq )
t −1
y p = z ( xq ; yq )
Per applicare una trasformazione ad un punto o ad un poligono, applico t ad ogni suo vertice.
Se invece devo applicarla ad una curva, devo applicare la sostituzione associata.
x → x ( x; y )
y → y ( x; y )
Le espressioni fra parentesi sono le espressioni della trasformazione inversa. La sostituzione
associata coincide quindi con la trasformazione inversa.
Composizione di trasformazioni
Considero queste 2 trasformazioni
P →Q
P →R
t
Q
s
→R s⋅t
Pagina 70
Classe V E
Affinità
Sono particolari trasformazioni, la cui forma è del tipo:
x ' = a1 x + b1 y + c1
y ' = a2 x + b2 y + c2
Il sistema è risolvibile rispetto a x e y se a1b2 ≠ a2b1
L’espressione analitica può essere scritta in forma matriciale.
x ' a b x c
x' = A= 1 1 x' = C = 1
y ' a2 b2 y c2
Il sistema diventa quindi: = X ' AX + C
La condizione per cui il sistema abbia soluzione è A ≠ 0
Nel gruppo delle affinità esiste un sottoinsieme proprio che è quello delle similitudini. Nel gruppo
delle similitudini c’è un ultimo sottoinsieme che è quello delle isometrie.
Un’isometria è una trasformazione propria che mantiene le distanze tra i punti.
A → A'
t
t isometria ⇔ B t
→B'
AB = A ' B '
È detta anche congruenza poiché vengono mantenute le distanze fra i punti, quindi si mantengono
uniti anche gli angoli. Le due figure sono sovrapponibili con un movimento rigido. All’interno del
gruppo delle isometrie vi sono la simmetria, la traslazione e la rotazione. Le altre si ottengono
combinando queste tre.
Simmetrie
SIMMETRIA RISPETTO ALL’ASSE y σ y
P ( x0 ; y0 )
σy
→ Q ( − x0 ; y0 )
Per definizione QP ⊥ y e xq = − x p
È una trasformazione involutoria. Tutto i punti
dell’asse y sono punti uniti.
L’espressione analitica e la sua inversa sono:
xq =
−xp x p =
− xq
σy → σ y −1
= yq y=p y p yq
La forma matriciale è:
xq −1 0 x p
y =
q 0 1 y p
Per le curve: per ricavare la sostituzione associata considero la curva α .
α ) y = f ( x)
Scrivo la curva in forma parametrica.
x = t x = −t
P →Q =y f (−x)
= y f= (t ) y f ( t )
x → −x
La sostituzione associata è
y→ y
Per determinare se una curva è simmetrica rispetto all’asse delle y:
- Se la curva ha un’equazione del tipo y = f ( x ) f ( x ) = f ( x0 )
- Se la curva ha un’equazione del tipo F ( x; y ) = 0 F ( x0 ; y0=
) F ( − x0 ; y0 )
Pagina 71
Classe V E
P ( x0 ; y0 )
σx
→ Q ( x0 ; − y0 )
Per definizione QP ⊥ x e yq = − y p
È una trasformazione involutoria. Tutti i punti
dell’asse x sono punti uniti.
L’espressione analitica e la sua inversa sono:
= xq x= x p xq
σx → σ x−1
p
yq =
− yp y p =
− yq
La forma matriciale è:
xq 1 0 x p
y =
q 0 −1 y p
Per le curve: per ricavare la sostituzione associata considero la curva α .
α ) y = f ( x)
Scrivo la curva in forma parametrica.
= x t = x t
P →Q
y = f ( t ) y = − f ( t )
− y =f ( x )
x→ x
La sostituzione associata è
y → −y
Per determinare se una curva è simmetrica rispetto all’asse delle x:
- E’ impossibile che la curva abbia un’equazione del tipo y = f ( x )
- Se la curva ha un’equazione del tipo F ( x; y ) = 0 F ( x0=
; y0 ) F ( x0 ; − y0 )
P ( x0 ; y0 )
σO
→ Q ( − x0 ; − y0 )
È una trasformazione involutoria. C’è un solo punto
unito, il punto O. Può essere ottenuta combinando le
due trasformazioni precedenti:
σ O = σ x ⋅σ y = σ y ⋅σ x
L’espressione analitica e la sua inversa sono:
xq =−xp x p =− xq
σO → σ O−1
yq =
− yp y p =
− yq
La forma matriciale è:
xq −1 0 x p
y =
q 0 −1 y p
Per le curve: per ricavare la sostituzione associata considero la curva α .
α ) y = f ( x)
Scrivo la curva in forma parametrica.
x = t x = −t
P →Q
y = f ( t ) y = − f ( t )
− y = f (−x)
Pagina 72
Classe V E
x → −x
La sostituzione associata è
y → −y
Per determinare se una curva è simmetrica rispetto all’origine:
- Se la curva ha un’equazione del tipo y = f ( x ) f ( x ) =− f (−x)
- Se la curva ha un’equazione del tipo F ( x; y ) = 0 F ( x0 ; y0 ) = F ( − x0 ; − y0 )
P ( x0 ; y0 )
σC
→ Q ( 2a − x0 ; 2b − y0 )
( a ;b )
P ( x0 ; y0 )
σ y =b
→ Q ( x0 ; 2b − y0 )
È una trasformazione involutoria. I punti uniti sono
tutti quelli dell’asse y = b.
L’espressione analitica e la sua inversa sono:
= xq x= x p xq
σ σ −1
p
= y b= → y b
yq =
2b − y p y p =
2b − yq
La forma matriciale è:
xq +1 0 x p 0
= y +
q 0 −1 y p 2b
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Classe V E
P ( x0 ; y0 )
σ x =a
→ Q ( 2a − x0 ; y0 )
È una trasformazione involutoria. I punti
uniti sono tutti quelli dell’asse x = a
L’espressione analitica e la sua inversa
sono:
xq =2a − x p x p =2a − xq
= σ x a= → σ −1x a
= yq y=
p y p yq
La forma matriciale è:
xq 1 0 x p 2a
=y +
q 0 −1 y p 0
Per le curve: per ricavare la sostituzione
associata considero la curva α .
α ) y = f ( x)
Scrivo la curva in forma parametrica.
= x t = x 2a − t
P →Q
= y f ( t ) = y f ( 2a − x )
=y f ( 2a − x )
x → 2a − x
La sostituzione associata è
y→ y
Per determinare se una curva è simmetrica rispetto a una retta parallela all’asse y:
( x ) f ( 2a − x )
- Se la curva ha un’equazione del tipo y = f ( x ) f=
- Se la curva ha un’equazione del tipo F ( x; y ) = 0 F ( x0=
; y0 ) F ( 2a − x0 ; y0 )
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Classe V E
= yq x= p y p xq
xq =− yp x p =− yq
σ − xy → σ −1− xy
yq =
−xp y p =
− xq
Pagina 75
Classe V E
Traslazione τ V (
α ;β )
La forma matriciale è
xq 1 0 x p α
=y y + β
q 0 1 p
Per le curve: per ricavare la sostituzione associata considero la curva α .
α ) y = f ( x)
Scrivo la curva in forma parametrica.
x = t x = t + α
P →Q
= y f ( t ) = y f ( t ) + β
y − β= f ( x − α )
x → x −α
La sostituzione associata è:
y→ y+β
Funzione omografica
Si definisce funzione omografica la funzione di equazione
ax + b
y=
cx + d
A seconda del valore di a,b,c,d è rappresentata una retta o un iperbole equilatera traslata.
a b
c =0 → y = x +
d d
ad = bc → y = k
c≠0→ ax + b
ad ≠ bc → y =
cx + d
d
D = ℜ − −
c
d
x = − è l’asintoto verticale
c
a
y = è l’asintoto orizzontale
c
d a
K − ; è il centro di simmetria
c c
a d
y− = ± x + sono gli assi di simmetria.
c c
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Classe V E
Coniche
Una conica è rappresentata da un’equazione di questo tipo:
Ax 2 + Bxy + Cy 2 + Dx + Ey + F =0
A seconda dei valori dei coefficienti questa rappresenta una figura diversa:
A=B=C=0 retta (conica degenere)
B = 0; A = C circonferenza
B=C=0 parabola con asse // y
A=B=0 parabola con asse // x
B = 0; D = E = 0; A e C concordi ellisse con centro in O
B = 0; D = E = 0; A e C discordi iperbole
A=C=D=E=0 iperbole equilatera
A=C=0 funzione omografica
B=0 ellisse o iperbole traslata
La presenza del termine rettangolare fa si che la nostra conica non abbia assi paralleli agli assi
cartesiani. Questa equazione può inoltre rappresentare un punto o una coppia di rette.
Invariante Cubico:
Invariante Quadratico Invariante Lineare:
A B D
2 2 A B I= A + C
2
∆=B C E δ=
2 2 B C
D E 2
F
2 2
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Classe V E
Composizione di trasformazioni
Date due o più trasformazioni per comporre si sostituiscono progressivamente le coordinate
cartesiane. Se volessimo comporre per esempio una isometria con una traslazione:
x=' 2a − x
y=' 2b − y
x ''= x '+ α
y= '' y '+ β
Applicando prima la prima e poi la seconda si ha:
x '' = 2a − x + α
y '' = 2b − y + β
E così via per il numero di trasformazioni da applicare.
N.B.
- Applicando solo isometrie la trasformazione ottenuta resta un’isometria
- La trasformazione è un’isometria se e solo se il determinante dei coefficienti risulta ±1
- Se il determinante della matrice dei coefficienti è negativo, la trasformazione è un’affinità
inversa, ovvero l’ordine della figura è invertito
Glissosimmetria
È la trasformazione che si ottiene componendo una simmetria rispetto ad una retta orizzontale o
verticale e una traslazione di vettore parallelo all’asse.
La forma matriciale è
x ' −1 0 x 2a x ' 1 0 x α
= y ' 0 1 y + β oppure = y ' 0 −1 y + 2b
Possiamo quindi dedurre che NON è involutoria e NON ci sono punti uniti.
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Classe V E
Rotazione
Dato un punto C ed un angolo α definisco rotazione di centro C ed angolo α la trasformazione che
=α
associa al punto P il punto Q tale che CP = CQ e PCQ
ROTAZIONI GENERICHE
Una rotazione generica non è altro che una composizione di una rotazione con due traslazioni.
L’espressione analitica è:
= x ' x cos α − y sen α + ( a − a cos α + b sen α )
=y ' x cos α + y sen α + ( b − b cos α − a sen α )
La forma matriciale è:
x ' cos α − sen α x cos α − sen α a a
y ' = sen α cos α y − sen α cos α b + b
L’unico punto unito è il centro di rotazione.
La sostituzione associata si ottiene sempre con la matrice inversa ed è:
x → ( x − a ) cos α + ( y − b ) sen α + a
y → ( a − x ) sen α + ( y − b ) cos α + b
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Classe V E
Dilatazione
Definisco dilatazione di centro O e rapporti h,k la trasformazione geometrica che associa il punto
P ( x0 ; y0 ) al punto P ' ( hx0 ; ky0 ) .
È una trasformazione biunivoca, la trasformazione inversa è ancora una dilatazione di rapporti 1/h e
1/k. Se h e k sono uguali a 1 la trasformazione è un’identità.
L’espressione analitica è:
x ' = hx
δ
y ' = ky
In forma matriciale:
x ' h 0 x
y ' = 0 k y
L’espressione della trasformazione inversa è:
1
x = x'
h
δ −1
y = 1 y'
k
La sostituzione associata è quindi:
1
x→ k x
y → 1 y
h
È possibile vederla come la composizione di una dilatazione orizzontale ed una dilatazione verticale.
La dilatazione non è un’isometria: trasforma rette in rette di coefficiente angolare diverso e
trasforma cerchi in ellissi.
DILATAZIONI GENERICHE
Sono le dilatazioni di centro diverso da O. Le possiamo vedere come una composizione di
trasformazioni.
L’espressione analitica è:
x ' = h ( x − a ) + a
δ ( a ;b ) , h , k
y '= k ( y − b ) + b
In forma matriciale:
x ' h 0 x h 0 a a
y ' = 0 k y − 0 k b + b
L’espressione della trasformazione inversa è:
1
x= ( x '− a ) + a
h
δ ( a ;b ) h , k
−1
y= 1 ( y '− b ) + b
k
La sostituzione associata è quindi:
1
x → h ( x '− a ) + a
y → 1 ( y '− b ) + b
k
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Classe V E
OMOTETIA
E’ una dilatazione di rapporti uguali.
E’ una corrispondenza biunivoca del piano in se stesso: la trasformazione inversa è sempre
un’omotetia.
L’espressione analitica è:
x ' = k ( x − a ) + a
ϖ ( a ;b ) , k
y '= k ( y − b ) + b
In forma matriciale:
x ' k 0 x k 0 a a
y ' = 0 k y − 0 k b + b
L’espressione della trasformazione inversa è:
1
x= ( x '− a ) + a
k
ω ( a ;b ) h , k
−1
y= 1 ( y '− b ) + b
k
La sostituzione associata è quindi:
1
x → k ( x '− a ) + a
y → 1 ( y '− b ) + b
k
N.B.
1) In qualsiasi omotetia il punto, il centro di simmetria e la sua immagine sono allineati.
2) L’omotetia è una similitudine
Pagina 81
Classe V E
PUNTI UNITI
Si sostituisce
x ' = x
y' = y
nella equazione analitica, se uno dei due valori fosse indeterminato si trova una retta di punti uniti,
ovvero una retta in cui ogni punto si trasforma in se stesso.
RETTE UNITE
Si prende la sostituzione associata della trasformazione
Si sostituisce nella equazione generica della retta x=k e si eguagliano i coefficienti per trovare il
valore di k
Si sostituisce nella equazione generica della retta y=mx+q e si eguagliano i coefficienti per trovare il
valore di m e q.
Deduzione di curve
Data una curva di equazione y = f ( x ) alla quale può essere applicata una isometria bisogna:
1) Calcolare il dominio
2) Trovare le curve intermedie attraverso le sostituzioni associate
3) Disegnarle
Per disegnare invece le curve con valore assoluto, devo tenere conto che:
y = f ( x ) vuol dire che della curva base faccio una simmetria rispetto all’asse x della parte con
ordinata negativa
y = f ( x ) vuol dire che della curva base faccio una simmetria rispetto all’asse y della parte con
ascissa positiva
y = f ( x ) vuol dire che faccio entrambe le cose.
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Classe V E
Stereometria
Deriva da stereos = solido e metro = misura.
È necessario ridefinire alcuni concetti:
Lo spazio è l’insieme costituito da infiniti elementi detti punti.
Esistono sottoinsiemi propri dello spazio che sono rette e piani, i cui concetti sono definiti da
assiomi.
1) Assioma di appartenenza della retta
Esistono sottoinsiemi propri infiniti dello spazio, detti rette, tali che per ogni coppia di punti
distinti A e B, esiste una ed una sola retta che li contiene.
2) Assioma dell’ordine
Ogni retta è dotata di due versi naturali, rispetto ai quali è aperta, densa ed illimitata.
3) Assioma di appartenenza del piano
Esistono sottoinsiemi propri infiniti dello spazio detti piani che godono delle seguenti
proprietà:
a) Per ogni terna di punti non allineati dello spazio, esiste uno ed un solo piano che li
contiene
b) Se una retta ha due punti in comune con un piano, essa è inclusa nel piano.
4) Assioma di partizione del piano
Ogni retta r di un piano divide l’insieme degli altri suoi punti in due parti non vuote, tali che:
a) Se i punti A e B appartengono a parti opposte, allora il segmento AB taglia la retta r in un
punto
b) Se i punti C e D appartengono alla stessa parte, allora anche CD è incluso in questa
5) Assioma di partizione dello spazio
Ogni piano α dello spazio divide l’insieme degli altri suoi punti in parti non vuote tali che:
a) Se i punti A e B appartengono a parti opposte, allora il segmento AB taglia il piano α in
un punto
b) Se i punti C e D appartengono alla stessa parte, allora il segmento CD è incluso in questa
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Classe V E
Fascio di rette
Si definisce fascio di rette l’insieme delle rette di un piano passanti per uno stesso punto.
Stella di rette
Si definisce stella di rette l’insieme delle rette di un piano passanti per uno stesso punto più le rette
dello spazio secanti il piano in quel punto.
Fascio di piani
Si definisce fascio di piani l’insieme dei piani che hanno una retta (asse G o sostegno del fascio) in
comune.
Piani paralleli
Due piani sono paralleli se non hanno punti in comune.
Nello spazio esiste uno ed un solo piano che passa per un punto ed è parallelo ad un piano dato.
Un fascio di piani paralleli determina su due trasversali qualunque segmenti proporzionali.
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Classe V E
Angoloidi
Prendendo delle semirette ed unite in modo che ogni coppia lasci dalla stessa parte le altre, definisco
angoloide la superficie piramidale più i punti interni.
Secondo il numero di facce dell’angoloide si da il nome al poliedro.
Ogni faccia di un angoloide è minore della somma di tutte le altre.
L’angoloide è improprio se le semirette al posto di convergere verso un vertice sono parallele.
Tracciando un piano perpendicolare agli spigoli si ottiene la sezione normale dell’angoloide.
Poliedri
Definisco superficie poliedrica la figura limitata da un numero finito di poligoni, situati in piani
diversi e disposti in modo che ciascuno dei lati sia comune a due di essi e il piano di ciascun lato
lasci gli altri dalla stessa parte. Il poliedro è la figura formata da una superficie poliedrica chiusa e
dai suoi punti interni. Si dividono in prismi, poliedri generici e piramidi. Tra i poliedri generici i 5
poliedri regolari.
Per tutti i poliedri vale la relazione di Eulero
Facce + Vertici = Spigoli + 2
PRISMI
Definisco Prisma la figura che ottengo tagliando un angoloide proprio con due piani paralleli.
L’altezza del prisma è la distanza tra le due basi. Un prisma è retto se gli spigoli delle facce sono
perpendicolari al piano di base. Un prisma è regolare se la base è un poligono regolare.
Un caso particolare è il parallelepipedo, le cui facce sono tutte parallelogrammi. Un caso particolare
del parallelepipedo è il parallelepipedo rettangolo, un caso particolare del parallelepipedo rettangolo
è l’esaedro.
POLIEDRI GENERICI
Troviamo i tronchi di solidi più i poliedri regolari:
1) Tetraedro (4 triangoli equilateri)
2) Esaedro (6 quadrati)
3) Ottaedro (8 triangoli equilateri)
4) Dodecaedro (12 pentagoni)
5) Icosaedro (20 triangoli equilateri)
I poliedri regolari:
- Hanno un centro O di simmetria
- Hanno una distanza centro-vertici OA=r (raggio della sfera circoscritta)
- Hanno una distanza centro-facce OB=a (apotema o raggio sfera inscritta)
- I centri delle face sono vertici di un altro poliedro regolare in particolare:
i. Cubo – Ottaedro
ii. Dodecaedro – Icosaedro
iii. Tetraedro con se stesso
Perché sono solamente 5? Perché in ogni faccia devono esserci almeno tre spigoli e la somma degli
angoli concorrenti deve essere minore di 360°.
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Classe V E
PIRAMIDI
Definisco piramide la parte di spazio compresa in un angoloide sezionato da un piano.
Il vertice dell’angoloide è il vertice della piramide.
Una piramide retta ha:
- Il poligono di base circoscrivibile ad un cerchio
- Il piede dell’altezza che cade nel centro del cerchio
- Gli spigoli congruenti
Una piramide regolare:
- È retta
- Ha per base un poligono regolare
- Le facce sono tutte triangoli isosceli congruenti tra loro.
SOLIDI DI ROTAZIONE
Si ottengono facendo ruotare una figura piana o una linea attorno ad un asse.
Se tagliamo il solido con piani perpendicolari all’asse troviamo le sezioni normali del solido.
Si classificano in
- Cilindri e Coni
- Solidi generici
- Sfere
Il cilindro si ottiene dalla rotazione di un rettangolo attorno ad uno dei lati.
Un caso particolare è il cilindro equilatero, quello che ha l’altezza uguale al diametro.
Il cono si ottiene dalla rotazione del triangolo rettangolo attorno ad un cateto. Il cono equilatero ha
l’apotema uguale al diametro.
Tra i solidi di rotazione generici annoveriamo il tronco di cono (trapezio rettangolo che ruota attorno
all’altezza) ed il toro (anello con sezione circolare).
La sfera invece si ottiene dalla rotazione della semicirconferenza attorno al diametro.
Tagliando la sfera con un piano si ottiene una calotta sferica, o segmento circolare ad una base
contando i punti interni.
Tagliando la sfera con due piani si ottiene una zona sferica o un segmento circolare a due basi
contando i punti interni.
Tagliando la sfera con due semipiani dal diametro, si ottiene un fuso sferico o uno spicchio sferico,
contando i punti interni.
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Classe V E
Studio di funzione
Lo scopo dello studio di funzione è quello di tracciare il diagramma della funzione.
=π {= ( x; y ) / y f ( x)}
Per fare lo studio di funzione bisogna determinare:
1) Dominio
2) Simmetrie e Periodi
3) Limiti agli estremi del dominio
a. Discontinuità
b. Asintoti
4) Studio del segno della funzione
a. f ( x) > 0
b. f ( x) = 0 (intersezioni con l’asse x)
c. f ( x) < 0
d. f (0) (intersezione con l’asse y)
5) y ' (derivata prima)
a. Studio della derivata prima
i. Dominio
ii. Segno
b. Punti singolari
i. Cuspidi
ii. Punti angolari
c. Punti in cui cresce e decresce
d. Estremanti
6) y '' (derivata seconda)
a. Studio della derivata seconda
i. Dominio
ii. Segno
b. Concavità della curva
c. Punti di flesso
7) Disegno del grafico
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Classe V E
Funzioni composte
Tutte le funzioni possono essere scritte come la composizione di funzioni elementari:
Considero:
y f ( x) f : X f → Yf
y g ( x) g : X g → Yg
Se Y f ⊆ X g nulla ci vieta di comporre le due funzioni:
x
f
→ z f ( x )
= g
→ g ( z)
Ovvero la funzione può essere scritta come:
y= g ( f ( x ) )= g ⋅ f
Può capitare che si possa costruire anche f ⋅ g qualora X f ⊆ Yg
x
g
=→ z g ( x )
z
→ f (z)
Quindi
y= f ( g ( x ) )= f ⋅ g
Per le funzioni composte non vale la proprietà commutativa.
Il dominio della funzione composta è il dominio della prima funzione. Il codominio della funzione
composta è il codominio della seconda funzione.
Una funzione, inoltre, può essere composta con se stessa.
Funzioni particolari
Signum
+1 x > 0
= =
y sgn ( x ) =0 x 0
−1 x < 0
D= ℜ
C= {−1;0; +1}
E’ una funzione a scala, dispari, crescente in senso lato. Non è suriettiva e non è iniettiva.
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Classe V E
Parte intera
n n ≤ x < n + 1
...
1 1 ≤ x < 2
y = [ x ] = 0 0 ≤ x < 1
−1 −1 ≤ x < 0
...
−n −n ≤ x < −n + 1
D= ℜ
C =
Solamente per i numeri positivi possiamo dire che la parte intera del numero è quella effettivamente
compresa nel numero decimale tolta la parte successiva alla virgola.
È una funzione a scala, crescente in senso lato, non iniettiva, non suriettiva, non presenta simmetrie.
Mantissa
x − n n ≤ x < n +1
...
x −1 1 ≤ x < 2
y mant (=
= x) x 0 ≤ x < 1
x + 1 −1 ≤ x < 0
...
x + n −n ≤ x < −n + 1
È il numero che si ottiene sottraendo da x la parte intera
D= ℜ
C = [ 0;1)
T =1
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Classe V E
Pagina 90
Classe V E
Significa determinare il valore a cui si avvicina la funzione quando x assume valori vicini a x0 , se il
valore esiste. L’operazione ha senso se non è possibile calcolare il valore x0
Consideriamo questo tipo di limite:
lim f ( x ) = l
x → x0
I limiti possono essere diversi come nel caso: lim+ sgn ( x ) ∧ lim− sgn ( x )
x →0 x →0
1
Oppure può non esistere come nel caso: lim sin
x →0
x
Andiamo ora a determinare il limite infinito per x tendente a valore finito.
lim f ( x ) = ±∞
x → x0
Tracciando una fascia orizzontale compresa nell’intorno di x0 tutti i numeri sono al di sopra o al di
sotto di questa fascia. Quindi:
∀U ( ∞ ) ∃U ( x0 ) | ∀x ∈ U ( x0 ) X → f ( x ) ∈ U ( ∞ )
∃δ δ ( k ) | ∀x ∈ X → x − x0 < δ ∧ f ( x ) > k
∀k > 0=
Inoltre troviamo un asintoto verticale per x = x0
Come ultimo andiamo a calcolare il limite per un valore infinito.
l
lim f ( x ) =
x →∞
∞
Nel primo caso troviamo valori esterni alla fascia delimitata dall’intorno di l.
Le definizioni sono:
∀U ( l ) ∃U ( ∞ ) | ∀x ∈ U ( l ) X → f ( x ) ∈ U ( ∞ )
∃M M ( ε ) | ∀x ∈ X → x > M ∧ f ( x ) − l < k
∀ε > 0=
In questo caso y = l è asintoto verticale della funzione.
Nel secondo caso invece i valori sono esterni a entrambe le fasce.
Le definizioni sono:
∀U ( ∞ ) ∃U ( ∞ ) | ∀x ∈ U ( ∞ ) X → f ( x ) ∈ U ( ∞ )
∃M M ( ε ) | ∀x ∈ X → x > M ∧ f ( x ) > k
∀K > 0=
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Classe V E
lim sin x = 0
x →0
lim sin x = ∃
x →∞
lim cos x = 1
x →0
lim tan x = 0
x →0
Tesi:
lim f 2 ( x ) = l
x → x0
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Classe V E
2) Il limite del valore assoluto di una funzione è uguale al valore assoluto del limite
lim f ( x ) =l ⇒ lim f ( x ) =l
x → x0 x → x0
3) Il limite di una funzione per uno scalare è uguale allo scalare per il limite
lim f ( x ) =l ⇒ lim kf ( x ) =
kl
x → x0 x → x0
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Classe V E
Limiti notevoli
sin x 0
1) lim = = 1
x →0 x 0
1 − cos x 0 1
a. lim = =
x →0 x2 0 2
tan x 0
b. lim = = 1
x →0 x 0
x
1
2) lim 1 + = (1∞ ) = e
x →∞
x
a. lim (1 + x ) x = (1∞ ) = e
1
x →0
log a (1 + x ) 0
b. lim = = log a e
x →0 x 0
ln (1 + x ) 0
i. lim = = 1
x →0 x 0
ax −1 0
c. lim = = ln a
x →0 x 0
ex −1 0
i. lim = = 1
x →0 x 0
(1 + x ) −1 0
k
d. lim = = k
x →0 x 0
lim g ( x )⋅ln f ( x )
3) lim f ( x )
x → x0
g ( x)
( ∞ ) =e x→x0
=∞
Pagina 94
Classe V E
3) l = f ( x0 )
Se sono verificate queste tre condizioni la funzione è continua in x0 altrimenti presenta un punto di
discontinuità.
Ci sono tre tipi di discontinuità:
Discontinuità di prima specie
lim+ f ( x ) = l1
x → x0
∧ l1 ≠ l2
x→ x −
lim f ( x ) = l
0
2
2) lim− f ( x ) ∨ lim+ f ( x ) =
∞
x → x0 x → x0
Discontinuità eliminabile
Si ha quando il limite destro e sinistro sono uguali e finiti ma
1) x0 non appartiene al dominio
2) Il limite è diverso dal valore assunto dalla funzione in x0
1)∃ lim f ( x ) =l ∧ x0 ∉ D
x → x0
2)∃ lim f ( x ) = l ∧ l ≠ f ( x0 )
x → x0
È detta eliminabile perché la funzione può essere resa continua eliminando la discontinuità, per
esempio:
sin x
x∈D
y= x
1 x=0
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Classe V E
Pagina 96
Classe V E
Pagina 97
Classe V E
ES.:
y =x3 − 3x 2 + 1 x∈D
f ( x + h) − f ( x) ( x + h ) − 3 ( x + h ) + 1 − ( x3 − 3x 2 + 1) 0
3 2
lim = lim = =
h →0 h h →0 h 0
x 3 + h3 + 3 x 2 h + 3h 2 x − 3 x 2 − 3h 2 − h − 6hx + 1 + x 3 + 3 x 2 − 1
=
lim
h →0 h
h ( h + 3hx − 6h + 3 x − 6 x )
2 2
= lim = 3x 2 − 6 x
h →0 h
3 x − 6 x = y ' = f ' ( x ) = Dy = Df ( x )
2
Il significato geometrico è quindi il luogo dei coefficienti angolari delle rette tangenti alla curva nei
suoi punti.
Il fatto che la derivata prima sia una funzione in x non ci impedisce di considerare il dominio e
calcolare la derivata seconda della funzione data ovvero la derivata prima della derivata prima.
ES.:
y= 3x 2 − 6 x x∈D
f ( x + h) − f ( x) 3 ( x + h ) − 6 ( x + h ) − 3x 2 − 6 x 0
2
lim = lim = =
h →0 h h →0 h 0
= 6x − 6
6 x − 6 = y '' = f '' ( x ) = D 2 f ( x )
Posso derivare all’infinito, a condizione che la funzione di partenza contenga la x.
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Classe V E
Pagina 99
Classe V E
Se f '+ ( x0 ) ∨ f '− ( x0 ) =
∞ x = x0 è un punto a tangente verticale in particolare:
Se f '+ ( x0 ) ∧ f '− ( x0 ) = +∞ Se f '+ ( x0 ) = +∞ ∧ f '− ( x0 ) = −∞
I punti singolari sono punti in cui la funzione è definita e continua. Vi è un teorema che dice che:
Se y = f ( x ) derivabile in x0 allora è continua in x0
Non vale il teorema inverso.
Pagina 100
Classe V E
Estremanti
Si trovano nei punti in cui f ' ( x ) = 0
Possono non esistere, possono essere più di uno.
In particolare massimo e minimo possono essere RELATIVI o ASSOLUTI. Massimo e minimo
assoluti esistono solo se il codominio è un insieme limitato.
Possono essere REGOLARI (se la funzione è derivabile in quel punto) o SINGOLARI (se non lo è)
Punti di flesso
Si trovano nei punti in cui f '' ( x ) = 0
Sono i punti in cui la funzione cambia la concavità, cioè i punti in cui la funzione attraversa il
diagramma della retta tangente. Possono essere REGOLARI (se la funzione è derivabile in quel
punto) o ANGOLOSI (se la funzione non lo è).
Vi sono sei tipi di punti di flesso: ascendenti e discendenti che possono essere a tangente orizzontale
(derivata prima nulla), obliqua (derivata prima definita) o verticale (derivata prima non esiste)
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Classe V E
Proprietà di Darboux
Data y = f ( x ) continua in [ a; b ] ; x ', x '' ∈ [ a; b ] con x ' < x '' ;
α , β con α < β
f ( x ') = α
f ( x '') = β
∀γ ∈ (α ; β ) ∃x ∈ ( x '; x '') | f ( x ) =γ
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Classe V E
Dim
Per il teorema di Weierstrass la funzione è limitata ∃m, M
Di conseguenza
∃c ∈ [ a; b ] f ( c ) =M
∃d ∈ [ a; b ] f ( d ) =m
∀x ∈ [ a; b ] f (d ) ≤ f ( x) ≤ f (c)
1) Se m = M ∀x ∈ [ a; b ] f ( x )= M ⇒ f ' ( x )= 0 ∀x
2) Se m < M
= f ( a ) f (b) c ∈ ( a; b )
Considero anche h > 0 → c ± h ∈ ( a; b )
f (c + h) ≤ f (c) f (c − h) ≤ f (c)
f (c + h) − f (c) ≤ 0 f (c − h) − f (c) ≤ 0
Divido la prima per h e la seconda per –h, poichè −h < 0 cambio il verso
f (c + h) − f (c) f (c − h) − f (c)
≤0 ≥0
h −h
Ma questi due sono dei rapporti incrementali
∆f + ∆f −
≤0 ≥0
∆x ∆x
Calcolo i limiti di questi due rapporti:
∆f + ∆f −
lim = f+ ' ( c ) lim = f− ' ( c )
∆x → o ∆x ∆x → o ∆x
Pagina 103
Classe V E
Regola di De l’Hopital
Date y = f ( x ) e y = g ( x )
1) continue in U ( x0 ) , escluso x0
2) derivabili in U ( x0 ) , escluso x0
f ( x) 0
=
3) lim f ( x ) lim
= g ( x) 0 ovvero =
lim
x → x0 g ( x )
x → x0 x → x0
0
f '( x) f ( x) f '( x)
se ∃ xlim ⇒ ∃ lim = lim
→x 0 g '( x) x → x0 g ( x ) x → x0 g ' ( x )
f (b) − f ( a ) f (b) − f ( a )
'( x) f '( x) −
γ= γ= '(c) f '(c) −
b−a b−a
f (b) − f ( a )
Ma per il teorema di Rolle γ ' ( c ) = 0 f ' ( c ) =
b−a
c.v.d.
I corollario
Se y = f ( x ) derivabile in ( a; b ) e ∀x ∈ ( a; b )
f '( x) = 0 y = f ( x ) è costante
Dim
Per il teorema di Lagrange
f (b) − f ( a )
∃c ∈ ( a; b ) f '(c) =
b−a
Considero x ∈ ( a; b )
Nell’intervallo ( a; x ) sono soddisfatte le ipotesi del teorema di Rolle, quindi:
f ( x) − f (a)
∃d ∈ ( a; x ) f '(d ) =
x−a
Ma per ipotesi:
f '(d ) = 0
Quindi:
f ( x) − f (a)
=0
x−a
E deve essere per forza:
f ( x) = f (a)
Ma siccome questo deve valere ∀x ∈ ( a; b ) allora è per forza f ( x ) costante.
c.v.d.
II corollario
Date y = f ( x ) e y = g ( x ) derivabili in ( a; b )
∀x ∈ ( a; b ) f ' ( x ) =g ' ( x )
f= ( x) g ( x) + k
Dim
Considero la funzione ausiliaria:
γ=( x) f ( x) − g ( x)
Calcolo la sua derivata prima:
γ '( x) = f '( x) − g '( x) = 0
La derivata prima è uguale a zero per ipotesi quindi per il primo corollario γ ' ( x ) = k
Di conseguenza
( x) g ( x) + k
f=
c.v.d.
Pagina 105
Classe V E
Analisi numerica
E’ la parte che si occupa di risolvere in modo approssimato dei problemi, insegna a risolvere in
modo approssimato equazioni, il calcolo approssimato di aree e devi valori di funzioni.
Occupiamoci ora della risoluzione approssimata di equazioni: l’equazione si pone nella forma
f ( x) = 0
Si determina quindi un intervallo di numeri interi.
I teoremi usati per la risoluzione sono quello dell’esistenza di zeri e dell’esistenza e unicità della
radice.
Grazie a questo teorema si determina l’intervallo. Da qui si può procedere in due modi:
Pagina 106
Classe V E
Sapendo che il punto di minimo ha coordinate ( 2;3) , calcolo le intersezioni agli estremi
dell’intervallo considerato.
( −1;3) ; 3;
31
9
Determino quindi le intersezioni, ricordando che y = k sono rette orizzontali:
k <3 ∃ soluzioni (fuori dall’intervallo)
k =3 3 soluzioni di cui due coincidenti
31
3< k ≤ 3 soluzioni distinte
9
31
k> 2 soluzioni distinte (la terza è fuori dall’intervallo)
9
Abbiamo però escluso x = 0 che è all’interno dell’intervallo.
Verifichiamo se può esserre soluzione:
Sostituendo nell’equazione di partenza risulta 4 = 0 non è soluzione.
Pagina 107
Classe V E
Differenziale
Considero
=y f ( x) [ a; b] x0 ∈ [ a; b ] ∆x
x0 + x ∈ [ a; b ]
Definisco differenziale primo della funzione in x0 il prodotto tra ∆x e la derivata prima in x0
dy
= = x x0= df=x x0 f ' ( x0 ) ∆x
Se considero
y=x
Ottengo
=
dy dx ∀x
Ridefinisco quindi
dy = f ' ( x ) dx
Da questa ricavo la scrittura di derivata di Leibniz
dy
f '( x) =
dx
Consideriamo ora la funzione, abbiamo
A ( x0 ; y0 )
B ( x0 + ∆x; f ( x0 + ∆x ) )
Considero la tangente in A
= y f ' ( x0 )( x − x0 ) + f ( x0 )
Di conseguenza il punto c, proiezione di B sulla tangente ha coordinate:
C ( x0 + ∆x; f ( x0 ) + f ' ( x0 + ∆x ) )
Il differenziale quindi non è altro che l’incremento calcolato sulla tangente.
Poiché il differenziale è la parte principale dell’incremento subito dalla funzione, possiamo
approssimare il valore della funzione in B al valore del differenziale in C.
Si commette un errore ε molto piccolo per piccoli incrementi
Pagina 108
Classe V E
Integrali indefiniti
Considero
y = f ( x ) in un intervallo [ a; b ]
Definisco
y = F ( x ) primitiva di f ( x ) in [ a; b ] se
1) F ( x ) è derivabile in [ a; b ]
2) ∀x ∈ [ a; b ] F '( x) = f ( x)
Se f ( x ) è continua allora esiste sempre una primitiva. Per essere precisi ne esistono infinite.
Chiamo integrale indefinito di f ( x ) in dx
∫ g (=
x )dx F ( x) + c
Dove g ( x ) è detta funzione integranda.
dx è il differenziale della variabile dipendente, che è quello rispetto a quale la funzione va integrata.
Bisogna trovare quindi le funzioni che derivate danno l’operazione integranda.
L’operazione è l’inversa sia della derivazione che della differenziazione. Infatti:
D ∫ f ( x )d= x D ( F ( x ) + =
c) F '( =
x) f ( x)
dx d ( F ( x ) +=
d ∫ f ( x )= c ) dF (=
x ) F ' ( x )=
dx f ( x ) dx
Ricordandoci le proprietà delle derivate inoltre per gli integrali valgono le seguenti proprietà:
∫ f ( x ) + g ( x )dx = ∫ f ( x )dx + ∫ g ( x )dx
∫ k ⋅ f ( x )dx =
k ∫ f ( x )dx
Integrali immediati
x n +1
∫ x dx con n ≠ −1
n
n +1
1
∫ x=dx ln x + c
∫ e dx= ex + c
x
ax
∫a= +c
x
dx
ln a
∫ cos=
dx sin x + c
∫ sin dx =
− cos x + c
∫ (1 + tan x ) dx =
1
∫ cos dx = tan x + c
2
2
x
dx
∫ 1 − x 2 =arcsin x + c =− arccos x + c
dx
∫=1 + x2
arctan x + c
sin x
∫ tan xdx = ∫ cos x dx = − ln cos x + c
cos x
∫ cot
= xdx ∫ =
sin x
dx ln sin x + c
Pagina 109
Classe V E
∆ =0
Il trinomio si può scomporre in a ( x − x1 )
2
dx dx 1 2dx 1
∫ 4 x 2 − 4 x + 1 = ∫ ( 2 x − 1)2 = 2 ∫ ( 2 x − 1)2 = − 2 ( 2 x − 1)
∆<0
Il trinomio si può scomporre in a ( x + n ) + m
2 2
dx dx m x+n
∫ a ( x + n )2 + m2 ∫=
=
a x+n a
2
arctan
m
1 +
m 2 m
∫ udv= uv − ∫ vdu
Pagina 110
Classe V E
dx
∫ x 2 − a 2 = ln x + x − a + c
2 2
1 x
∫ a − x= d x x a 2 − x 2 + a 2 arcsin + c
2 2
2 a
∫ x − a=
2 2 1
( )
d x x a 2 − x 2 − ln x + x 2 − a 2 + c
2
∫ x + a=
2 2 1
( )
d x x a 2 − x 2 + ln x + x 2 + a 2 + c
2
Pagina 111
Classe V E
Integrazione definita
Considero la funzione
y = f ( x) nell’intervallo [ a; b ]
Il diagramma tra le due rette perpendicolari all’asse delle ascisse per a,b e la curva individua un
trapezoide di cui si vuole calcolare l’area.
Chiamo S quest’area.
Per calcolare l’area posso prendere dei punti x1, x2, x3 e calcolare dei sottointervalli, ottengo uno
scaloide, costituito da rettangoli, inscritto nella curva. L’area della curva sarà minore.
Calcolo l’area della curva come:
n
=Si ∑ f ( x , k ) ∆x
k =1
m k
f ( x ) è la funzione integranda
a è il primo estremo di integrazione
b è il secondo estremo di integrazione
a
2) La curva è tutta nella parte negativa
∫ f ( x )dx
b
S=
a
E’ possibile dimostrare che se la funzione è continua allora scaloide inscritto e circoscritto tendono a
convergere.
Consideriamo:
y = f ( x) nell’intervallo [ a; b ]
Prendo un punto t nell’intervallo
∫ f ( x )dx = S ( t )
t
a
L’area varia al variare di t.
S ( t ) la chiamo funzione integrale, ed è in funzione dell’estremo superiore.
S (a) f ( x )dx 0=
e S (b) f ( x )dx S
a b
=
Sappiamo inoltre che ∫=
a ∫=
a
Pagina 112
Classe V E
S (=
a ) F ( a ) +=
c 0
∫ f ( x ) d=x F ( b ) + c − F ( a ) −=c F (b ) − F ( a )
b
a
Dimostriamo ora il teorema
Dim
Aggiungiamo le seguenti ipotesi:
f ( x ) monotona crescente in [ a; b ]
t ∈ [ a; b ]
∫ f ( x=
) dx + c S ( t )
t
=
AATT ' A '
a
t +∆t
AALL=
' A' ∫ f ( x ) dx +=c S ( t + ∆t )
a
Di conseguenza:
f ( t ) ∆t < S ( t + ∆t ) − S ( t ) < f ( t + ∆t ) ∆t
Pagina 113
Classe V E
S ( t + ∆t ) − S ( t )
Ma lim è un rapporto incrementale, quindi:
∆t → 0 ∆t
S ( t + ∆t ) − S ( t )
lim = S= '(t ) f (t )
∆t → 0 ∆t
c.v.d.
f ( x ) dx ∫ f ( x ) dx + ∫ f ( x ) dx
b c b
∫=
a a c
∃c ∈ [ a; b=
] | f (c) ∫=
a
VM
b−a
Significato geometrico: esiste c tale che l’area del rettangolo abf ( c ) sia uguale all’area del
trapezoide.
Dim
Se y = f ( x ) è continua in [ a; b ] allora è integrabile ∃F ( x )
Se è primitiva allora è continua e derivabile in [ a; b ] per definizione E’ possibile applicare il
teorema di Lagrange.
F (b) − F ( a )
∃c ∈ [ a; b ] | F ' ( c ) =
b−a
Ma poiché F ' ( x ) = f ( x )
∫ f ( x ) dx
b
f (c) = a
b−a
c.v.d.
Pagina 114
Classe V E
Calcolo di aree
Vediamo ora come calcolare l’area sottesa da due o più curve.
f ( x ) dx − ∫ g ( x ) dx = f ( x ) dx + ∫ g ( x ) dx
a b b b
S= ∫
b a ∫
a a
Questo risulta comodo quando abbiamo più di 2 curve, prendendo quindi le curve e calcolando gli
integrali dalla curva di ordinata maggiore e procedendo in senso “orario”.
Aree notevoli
Teorema di Archimede
L’area di un segmento parabolico è uguale a 2/3 del rettangolo circoscritto al segmento
Dim
Considero la parabola
y = ax 2
=A AABCD − 2 AOBC
Considero B
B ( b 2 ; ab 2 )
b
b x3 2 4
A =2ab − 2 ∫ ax dx =2ab − 2 a =2ab3 − ab3 = ab3
3 2 3
a
3 a 3 3
AABCD = 2ab3
2
A = AABCD
3
c.v.d.
Pagina 115
Classe V E
Area dell’ellisse
x2 y 2
+ = 1
a 2 b2
a b
A 4∫
= dx π ab
a 2 − x 2=
0 a
Area della parte di piano sottesa tra la curva e l’asse delle ordinate
Ci sono 2 modi:
1) Considerare il rettangolo più grande e togliere quello più piccolo e la parte di piano sottesa
tra la curva e l’asse x
2) Calcolare la funzione inversa e integrarla
bf ( b ) − ∫ f ( x ) dx − af ( a )
b
S=
a
f (b)
S=∫
f (a)
f −1
( x ) dx
∆xi
2
N
∆y
L =∑ ∆xi 1 + i
i =1 ∆xi
Facendo tendere a zero l’ampiezza dell’intervallo e ricordandoci che
∆y
lim i = f ' ( x )
i → 0 ∆x
i
Otteniamo
1 + ( f ' ( x ) ) dx
b
∫
2
=L
a
Pagina 116
Classe V E
∑ π ( f ( x ))
2
=Vi mi ∆xi ≤ V
i =1
Per ciascuno degli intervalli posso costruire un altro volume circoscritto
n
∑ π ( f ( x ))
2
=Vc Mi ∆xi ≥ V
i =1
Vi ≤ V ≤ Vc
Aumentando il valore al massimo degli intervalli i due valori coincidono.
Il valore del volume è quindi:
( f ( x ) ) dx
b
V =π∫
2
Pagina 117
Classe V E
Integrali impropri
Quando abbiamo parlato di integrale definito abbiamo sempre parlato di y = f ( x )
1) Definita in un intervallo chiuso e limitato
2) Continua
Se cade una di queste due condizioni la funzione potrebbe essere comunque integrabile, l’integrale si
dice però improprio o generalizzato.
Cominciamo a far cadere la prima:
Prendiamo una funzione y = f ( x ) continua in [ a; +∞ )
Prendo un valore t > a e ricalcolo l’integrale in [ a; t ]
∫ f ( x ) dx = L ( t )
t
a
Faccio poi tendere t ad infinito
∞ → l'integrale è divergente
lim L ( t ) = ∃ → l'integrale è indeterminato
t →+∞
L → l'integrale è convergente
Se l’integale è convergente la funzione è integrabile, e quindi pongo
+∞
∫ f ( x ) dx = L
a
∫ f ( x ) dx = L
b
a
Se l’asintoto è nell’intervallo devo dividere l’integrale in due parti.
Versione 5.50
© venerdì 8 maggio 2009
Pagina 118