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La Sicilia fenicio-punica
In: Dialogues d'histoire ancienne. Vol. 9, 1983. pp. 237-285.
Tusa Vincenzo. La Sicilia fenicio-punica. In: Dialogues d'histoire ancienne. Vol. 9, 1983. pp. 237-285.
doi : 10.3406/dha.1983.1607
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/dha_0755-7256_1983_num_9_1_1607
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LA SICILIA FENICIO-PUNICA
una analisi storica, per i varî periodi, venga fatta seriamente al fine di com-
prendere la situazione attuale e prowedere in conseguenza : senza un'ade-
guata conoscenza storica, cioè senza la diagnosi, non si puo indicare la
terapia.
Fatta questa brève premessa, che ho ritenuto opportuna anche per
dare un senso e una giustificazione al mio lavoro e, in particolare, a quello
che sara l'oggetto dell'argomento che tratterb qui di seguito, vengo ora a
discorrere délia Sicilia anellenica.
Pensando alla Sicilia antica, anche da parte di persone di media cultura,
corne ho accennato sopra, il pensiero corre aile consistenti testimonianze,
archeologiche e letterarie, che la cultura greca vi ha lasciato : questo è giusto,
ed è anche giustificato dal fatto che, in realtà, le massime manifestazioni
che ci son rimaste délia Sicilia antica, sia in senso qualifïcativo che quantita-
tivo, sono derivati appunto da quella cultura connessa alla colonizzazione
greca che, dalla meta dell'VIII0 sec. a. C. in poi, ebbe luogo nella maggior
parte del territorio dell'isola.
Questo fatto, di per se incontrovertibile, non giustifica perô che per il
passato sia stato trascurato, anzi, spesso, addirittura ignorato, un altro aspetto
délia Sicilia antica rappresentato dalla presenza nell'isola, fin da un periodo
precedente la colonizzazione greca e proseguito poi durante la colonizzazione
stessa, di altre popolazioni non greche che, se pur non lasciarono testimo
nianze tali da reggere il confronto con quelle greche, rappresentarono pur
tuttavia un elemento determinante nelle vicende délia Sicilia antica e la cui
conoscenza si dimostra sempře più indispensable per un'esatta compren-
sione délia storia antica délia Sicilia, storia che a sua volta costituisce una
componente essenziale per la conoscenza del Mediterraneo antico : mi ri-
ferisco alla presenza fenicio-punica ed elima nell'isola, presenza che, com'è
noto, è generalmente localizzata nella Sicilia Occidentale. Da un po di tempo
a questa parte pero, studi e ricerche più approfonditi, e sopratutto senza
pregiudizî , vanno dimostrando che una certa presenza fenicio-punica, anche
indiretta, non è assente nemmeno nella Sicilia Orientale, corne avremo modo
di accennare in seguito.
Fenici — Del resto la prima e forse più autorevole testimonianza di questa
situazione ce la d à Tucidide in un noto passo délia sua opera (VI, 2) che
costituisce la base e il punto di partenza per lo studio délia presenza fenicio-
punica nell'isola, che sempře più si va dimostrando verosimile e che qui
trascriviamo per una migliore intelligenza di quanto diremo : «Abitarono poi
anche i Fenici tutte le coste délia Sicilia, avendo occupato i promontorî
sul mare e le isolette vicine, a causa del commercio con i siculi. Ma quando
poi gli Elleni in gran numero vi giunsero per mare, lasciata la maggior parte
(dell'isola) abitarono a Motya e Soloenta e Panormo ; vicino agli Elimi aven-
dole confederate, fidando nell'alleanza degli Elimi e perché, da quel punto,
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che esse abbiano già fornito tutti i materiali sui quali quindi si possa dire
l'ultima parola. In particolare, per quanto riguarda la Sicilia, è noto che solo
da pochi anni si sono iniziate ricerche sistematiche nelle varie località dell'
isola e si vanno studiando e pubblicando, alia luce di una nuova impostazione
degli studi, materiali già noti e completamente ignoti in passato (8). In
questo contesto è da vedere Горега di L. Bernabo - Brea il quale, in varie
occasioni, ha accennato e anche trattato della presenza culturale fenicia in
Sicilia, e particolarmente nella Sicilia Orientale, per Героса precedente la
colonizzazione storica (9).
Agli elementi sopra riportati, basati su varie considerazioni e su testimo-
nianze indirette, si è aggiunta recentemente, sempře per la stessa epoca, una
testimonianza diretta il cui valore pero, ai nostri fini, ha dei limiti dovuti
allé modalita di rinvenimento : mi riferisco alia statuetta di bronzo, ripro-
ducente verosimilmente il dio Hadad, rinvenuta da pescatori alcuni anni
fà nel tratto di mare antistante Selinunte (fig. 1) (10) - Com'è stato dimostra-
to (1 1) essa appartiene a quel «tipo iconografico assai diffuso in Siria durante
le et à del Medio e Tardo Bronzo» (12) e particolarmente aiï'ambiente ugari-
tico cui appartengono altre stauette simili databili al XIII-XII sec. : il ri
nvenimento in mare, con re ti a strascico, avulsa quindi da qualsiasi contesto
archeologico, diminuisce il valore che questa statuetta avrebbe avuto ai fini
della documentazione della presenza fenicia nel /lediterraneo in quella
lontana epoca, essa pero rappresenta sempře un eiemento che non si pub
ignorare e di cui bisogna tener conto, sia pur limitatamente.
Concludendo su questo argomento, alla luce di quanto è stato qui
detto, io ritengo che la Sicilia sia stata interessata all'espansione fenicia
nel Mediterraneo fin dalle sue prime fasi, malgrado la mancanza di dati
archeologici strettamente pertinenti e relativi all'epoca cui si riferisce. Per
una pi ù esatta comprensione di questa fase ritengo sempře valida la géniale
intuizione di В. Расе (13) secondo la quale i primi stanziamenti fenici dove-
vano essere «scali commerciali, uffici di corrispondenza per acquisto o collo-
camento di merci. Poche persone viventi in seno a villaggi indigeni, riunite
semmai in quartieri speciali con privilegi di diritto e di fatto, ma senza so-
vranità territoriale, simile a coloni moderni, secondo l'accezione che diamo
alla parola quando la riferiamo ad un nucleo di cittadini di un paese stanziati
in località straniera» .
Vediamo ora corne si présenta, sotto l'aspetto archeologico, la Sicilia
fenicio-punica (14) attraverso alcune testimonianze délie varie località interes-
sate (fig. 2).
Mozia (fig. 3) — E' il nome fenicio, forse corrispondente a filanda, dell'
isoletta di S. Pantaleo posta difronte a Marsala, in un tratto di mare detto
«Stagnone».
Molto probabilemnte fu il centro abitato più importante del dominio
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del resto il segno di Tanit è assente nella simbologia delle stele; questa circos-
tanza costituisce un elemento, oltre che di carattere religioso, anche crono-
logico, dato che sappiamo che solo alia fine del V° sec. il segno appare
a Cartagine : e del resto in epoca più tarda appare anche, ma sempře spo-
radicamente, a Mozia stessa oltre che in altre località puniche della Sicilia.
Per quanto riguarda la cronologia le stele sono state datate recente-
mente (Moscati - Uberti, cit., p. 57) «tra la meta del VI sec. a. C. e buona
parte del V°» .
Nelle varie campagne di scavo che si sono succedute a Mozia in questi
ultimi anni è stata messa in luce, tra la necropoli arcaica e il tophet, una zona
che si ritiene industriale, (24) sia che si tratti di una fabbrica di laterizi,
come farebbero supporre le due fornaci che sono state rinvenutenellostesso
recinto, (25) oppure che si tratti di un luogo per la concia e la coloritura delle
pelli come farebbero supporre il confronto con ambienti simili moderní
nell 'Africa settentrionale e la grande quantità di «murices», da cui appunto
si estraeva la рофога, che vi è stata rinvenuta : è un ambiente quasi quadran-
golare, ben delimitate da mura, tutto pieno di fosse scavate nelle roccia, fosse
che all'atto della scoperta presentavano le pareti rivestite di argilla per l'imper-
meabilizzasione delle fosse stesse (fig. 19). Questo ambiente ebbe vita in con-
comitanza con la vita della città fino agli inizî del IV sec. a. C, cioè fino alla
distruzione ad opera di Dionisio.
Un saggio eseguito nella zona abitata ha messo in luce parte di un quar-
tiere con una larga strada e un 'area sacra posteriore perô alla distruzione del
397 (26) : scavi in corso tendono a mettere in luce la zona abitata che precede
la distruzione, lo scavo eseguito comunque, insieme ad al tri elementi, tra cui
la nota «casa dei mosaici» (fig. 20) conferma che, contrariamente a quel che
si è sempře detto e scritto a questo riguardo, Mozia continué ad essere abitata
almeno fino alla meta del III sec. a. С.
Sokinto — E' un'altra delle località menzionate da Tucidide tra quelle dove
si ritirarono i Fenici quando abbandonarono la Sicilia Orientale. Sorge a
circa 20 km. ad Est di Palermo, su una collina denominata «Monte Catal-
fano» : è questa perô la città sorta nel IV Sec a. C. ;la Solunto più antica di
cui parla Tucidide, cui verosimilmente appartiene una necropoli arcaica
recentemente scoperta accanto a quella più récente già nota da tempo, non
è stata ancoraindividuata malgrado qualche tentativo fatto in passato (27).
Il fatto più intéressante della Solunto posta sul monte Catalfano è
costituito dalla urbanistica, tipicamente ippodamea, cioè greca : (fig. 21) i
soluntini cioè, quando voliéro costruire una nuova città per abitarvi dopo
la distruzione di quella più antica operata da Dionisio agli inizî del IV a. С.
(Diod. XIV, 48, 5 ; 78, 7), presem a modello Furbanistica ippodamea che già
era stata attuata in Grecia, in Asia Minore e nella Magna Grecia, a Thurii.
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Ma la città era abitata da punici come fanno fede i tre edifici sacri finora
messi in luce e varî altri oggetti rinvenuti nelle abitazioni (fig. 22) (28).
La città fu abbandonata alla fine del II sec. d. C, ma fino all'ultimo vi si
praticavano i culti nelle aree sacre puniche, corne fanno fede alcuni dati
archeologici.
La presenza culturale punica inoltre è attestata dal tipo di tombe tipi-
camente puniche, malgrado i corredi comprendano in gran parte materiále
d'importazione greco (fig. 23).
Cannita - E' una località che si trova ad Est di Palermo, a poco più di dieci
Km. E- nota sopratutto perché circa tre secoli fà vi furono rinvenuti i due
noti sarcofagi antropoidi oggj conservati al Museo di Palermo, gli unici di
que sto tipo esistenti in Sicilia.
Altri oggetti rinvenuti, sia pure non a seguito di scavi regolari, fanno
di questo centro uno dei più importanti délia Sicilia per il periodo più antico
délia presenza fenicio-punica nella Sicilia Occidentale (3 1) (fig. 26).
scavate nella roccia, in gran parte a pozzo verticale. I corredi sono mol to
varî : accanto a materiále di tipo punico è présente in quantité considervole
ceramica di tipo ellenistico (32).
Notevoli le stele funerarie : una in particolare (fig. 27) che, oltre ad una
iscrizione punicadedicataaBa'al Hammon da parte di Hanno, fïglio di Adon-
ba'al, reca varî simboli relativi alla religione punica e cioè un sacerdote che
prega davanti ad un «thymiaterion», il segno di Tanit con il caduceo e la
triade betilica(33).
Un altro gruppo di stele, databili al I-II sec. d. C, hanno la forma di un
piccolo edifïcio, con frontoncino (fig. 28) e con colonnine о pilastri : sono
di pietra calcarea, rivestite di uno spesso strato di stucco bianco su cui sono
dipinti, a vivaci colori, scene di banchetto, festoni di fïori, iscrizioni greche
e il segno di Tanit con caduceo: la presenza di questi due segni punici in
questi monumenti ci dà la testimonianza del perdurare, fino ad epoca tarda,
di un ethnos punico che si manifesta specialmente nei fatti religiosi (34).
Erice - Malgrado questa città appartenga, com'è noto dalla tradizione, alla
regione elima, essa mostra chiari segni punici : la tradizione stessa peraltro
c'informa che Erice in particolare ebbe rapporti stretti col mondo punico.
Pochi scavi sono stati condottiad Erice : essi perô hanno permesso di accer-
tare due fasi nella costruzione délia cinta muraria, tuttora ben conservata
anche per varî restauri che vi sono state eseguiti nel corso dei secoli ;(fig. 34)
una prima fase, elima, databile tra l'VIH e il VI sec. a. C, ed una seconda
fase «punica» databile tra la seconda meta del VI la fine del Iv sec. a. С. :
a questa seconda fase apparterebbero le lettere puniche incise su alcuni
blocchi che compongono le mura. Anche il materiále conservato nel piccolo
museo locale, sia pure proveniente da rinvenimenti fortuiti, rive la una pre-
senza costante dimotivi fenicio-punici (43).
offerta a base di legno (fig. 35). Nel mare intorno a Favignana e aile altre due
isole che costituiscono l'arcipelago delle Egadi, Levanso e Marettimo, si
rinvengono spesso anfore с d. a. siluro, di tipo punico, testimonianza questa
della presenza punica in quel mare (44).
Pantelleria - (fig. 36) II nome antico di Pantelleria (questo appare solo nel
XIIe sec.) è Kóaaoupa , Cossyra, con molte varianti : incerta è l'origine
di questo nome, non si esclude perô una componente etimologica fenicia.
La più antica fonte su Pantelleria è il «periplo» dello pseudo-Scilace
che, com'è noto, rimonta alla meta del IV° sec. a. C. : in esso si dice che
Pantelleria distava un giorno di navigazione da Lilibeo.
Esistono a Pantelleria, com'è noto, resti preistorici di notevole intéresse,
i с. d. «sesi», oltre ad un villaggio in località «Mursia», cinto da una muraglia ;
eistono altresi, in località S. Teresa e S. Marco, alcuni tratti di mura forse
di epoca punica. Di origine fenicia sono alcune terrecotte riproducenti teste
e protomi feminili con «Klaft о benda che, secondo P. Orsi, che a suo tempo
le ha recuperate, provengono dalla località «bagno delTacqua» dove sarebbe
stato un santuario di tipo punico di epoca abbastanza antica, corne testi-
monierebbe un aryballos tardo-corinzio ivi rinvenuto e databfle al VI
sec. a. C.
Altre poche testimonianze di epoca punica (gjoielli, collane, monetě)
mentre ci forniscono la prova archeologica della sicura esistenza nell'isola di
una lunga «faciès» culturale fenicio-punica, ci danno nello stesso tempo la
précisa sensazione che l'insediamento punico aveva una consistenza abbastan
za limi tata (45).
NOTES
Lo stato miceneo in realtâ non si riprese più dai colpi subiti alla fine del XIII sec. La
complessa amministrazione che aveva sorretto la sua potenza si disintegró, il suo com-
mercio, che era stato la sua vita, si frammentô e il tessuto délia sua società decadde
verso una fine ingloriosa».
8. Sullo stato délie ricerche e degli studi archeologici in Sicilia all'inizio di una
nuova fase degli studi stessi, con particolare riguardo alla Sicilia Occidentale, v. V.
TUSA, Problemi presenti e futuri dell'archeologia nella Sicilia Occidentale, in RIASA,
1964-65 ;p. lOesgg.
9. L. BERNABO-BREA, Leggenda e Archeologja nella protostoria siciliana,
in Kokalos, X-XI, 1964-85, Pp. 1-33 : qui VA traita «delTinserimento del commercio
fenicio in Sicilia agl'inizî del X sec. collegato аИа comparsa fin da quest'epoca di
testimonianze materiali quali la fibula con areo a gomito, la oinochoe a bocca trilobata,
ed alla introduzione, seppure in maniera ancora sporadica, di prodotti in ferro» (ri-
portato da M. MARAZZI, op. cit., pag. 99). Ancora il BERNABÔ-BREA in Sicilia pri
ma dei Greci, Milano 5 éd. 1972, accennando (pagg. 154-6) al fenomeno «singolare»
per il quale «parecchi dei bronzi siciliani di questa età si ritrovano in Spagna o sulle coste
atlantiche délia Francia o dell' inghliterra» dice : «Queste analogie tipologiche non sono
certamente accidentali. Al contrario esse sono il riflesso archeologico di un fatto storico
di grande portata : le navigazioni e il commercio dei Fenici nel Mediterraneo occidentale
e oltre lo stretto di Gibilterra. Siamo nel X e IX sec. a. C, nel periodo délia colonizza-
zione fenicia sulle coste dell' Africa settentrionale e délia Spagna. Già sono state fondate
Utica e Cadice. Le navi fenicie hanno sostituito quelle micenee nei mari che circondano
la Sicilia». Ed ancora, a pag. 169 : «Questo complesso di rivenimenti che va dal Pantali-
ca al Dessueri, abbracciando tutta la Sicilia sud-orientale, mostra una faciesdi civiitàab-
bastanza unitaria. Sia i tipi délie ceramiche che quelli dei bronzi si ripetono con con-
stanza, età per età, su tutto questo vasto territorio. Aile evidentissime influenze micenee,
che contraddistdnguono il primo momento, si sostituiscono poi quelle derivanti dal
commercio fenicio. Prévale infïne l'imitazione di tipi del tardo geometrico greco, mentre
i řiti funebri, cosi come molti altri elementi, si mantengono quelli tradizionali nella
Sicilia délia prima e délia media età del bronzo. Ma nessun elemento ci richiama a quelle
culture appenniniche о sub-appenniniche délia penisola italiana délie quali, sulla base
délie fonti storiche, dovremmo pensare che i Siculi fossero portatori. La Sicilia sud-
orientale durante la tarda età del bronzo e la prima età del ferro guarda al Mediterraneo
eallaGrecia, non all 'Italia».
10. G. PURPURA, Sulle vicende e il luogo di rinvenimento del cosiderto Mel-
qart di Selinunte, in Sicilia Arch eologica, 1981 , 46-47 , p. 87 e sgg.
11. V. TUSA, La statue tta fenicia del Museo Nazionale di Palermo, in Rivista
di Studi Fenici, I, 2, 1973, p. 173 e sgg.
12. F .MATTHIAS, Ars Syra, Roma, 1962, p. 56 e sgg.
13. В. РАСЕ, Arte e Civiltà délia Sicilia Antica, Ie, 1958, p. 231. Non ignoro
posizioni diverse al riguardo, tra cui quella di Garbini (G. GARBINI, I Fenici in Occi-
dente, in / Fenici - Storia e Religione, Napoli 1980, p. 125 e sgg.) e, ultima, quella di
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39. J. MARCONI-BOVIO, in Art. cit., p. 80, afferma che «il livello stradale
messo ora in luce corrisponde alla cita del IV-III secolo.
40. V. TUSA, La dea femminile seduta ela questione di Solunto, in Karthago
12, 1963-64, 5 e sgg. : id., l'urbanistica di Solunto in : La città etrusca e italica prero-
mana (Bologna 1970) 291 e sgg. : L. NATOLI DI CRISTINA, Caratteri délia cultura
abitativa di Solunto in Scritti in onore di Salvátore Caronia (Palermo 1965) 1 e sgg.
41. V. TUSA, L'aspetto punico di Selinunte con particolare riferimento all'
urbanistica, in 150 Jahre Deutsches Archaologisch es Institut 1829-1979, Mainz, 1981,
pp. 99- 107.
42. Qualche confronto si puô stabilire con la città punica di Kerkouane, in parte
scoperta, esistente a Capo Bon, in Tunisia : v. J.-P. MOREL, Kertouane, ville punique
du Cap Bon : remarques archéologiques et historiques, in Mélanges d'Archéologie et
d'Histoire, 81, 1969, pp. 473 - 518.
43. V. TUSA, s. v. Eryx, in The Princeton Encyclopedia of classical Studies, Prince
ton 1976, pp. 317-8.
44. A.-M. BISI, Favignana - Nuove scoperte archeologiche, in Sicilia Archeolo-
gica, III, 1970, p. 13 e sgg. ; B. ROCCO, Ancora sulla grotta del Pozzo a Favignana,
in Sicilia Archeologica, VIII, 28-29, 1975, p. 85 e sgg.
45. A. VERGER, Pantelleria nell'Antichità, in Oriens Antiquus, V, 2, 1966,
p. 249 e sgg.
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SCAVO fRAFiiC
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Fig. 27. Palermo,
stele funeraria
Museo da
Archeologico
Lilibeo régionale
278 V. TUSA
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