Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Prefazione di
Guido Dell’Aquila
Libreria Efesto
Via Corrado Segre, 11 (Roma)
06.5593548 - info@edizioniefesto.it
www.edizioniefesto.it
In copertina: Particolare della ‘Tavola Esatta dell’antico Lazio e Nova Campagna di Roma’ di Innocenzo Mattei, stampata nel 1666.
Si distinguono il toponimo ‘Casetta de’ Mattei’ ed il contiguo tracciato della via Portuense
MIRABILI PRESENZE
Storie e luoghi nel Municipio XI di Roma Capitale “Arvalia – Portuense”
Mauro Martini
Casetta de’ Mattei
Vicende e forme di una storica tenuta e di un bosco trimillenario 17
Maurizio Vacca
Sacre presenze religiose lungo l’antica via Campana
Santa Passera e le Catacombe di Generosa 47
Mauro Martini
Il Forte Portuense nella II Guerra Mondiale
Due storie mai raccontate 73
Paola Rossi
Ostiense-Marconi
Un polo di Archeologia Industriale presso il Tevere 93
Giuseppe Caltabiano
Casa Vittoria
Origini e trasformazioni di una struttura comunale di accoglienza per anziani 105
Alessandro Di Silvestre
Funamboli sul Tevere
Il Ponte della Scienza dall’idea all’inaugurazione 119
Guendalina Salimei
Corviale: il rilancio dell’Utopia
Progetti di riqualificazione in atto 139
Patrizio Di Nezio
Scene da un municipio
Il territorio portuense nel cinema 155
Guido Dell’Aquila
Con lui il municipio ha una marcia in più
A Villa Bonelli da mezzo secolo Abdon Pamich, il più
grande marciatore italiano di tutti i tempi 175
Vincenzo Giorgi
Riflessioni sulle architetture contemporanee nel Municipio XI 195
Guido Dell’Aquila
Fig. 1 – L’edificio di Vigna Pia in un’incisione realizzata a seguito della terribile esplosione della vicina ‘Polveriera
Portuense’, che avvenne accidentalmente il 23 aprile 1891 e che fu avvertita in tutta Roma. L’edificio, come i casali
circostanti, riportò notevoli danni
A(nte) d(iem) IIII k(alendas) Iunias / Taurus Statilius Corviṇus,
promagister collegii fratru[m Arvalium] / nomine in luco deae Diạe
vaccam immolavit. 1
1
Tratto da un’iscrizione su tavola marmorea recante il verbale delle cerimonie arvaliche dell’anno 38 d.C. - J. Scheid, Commentarii fratrum
Arvalium qui supersunt. Les copies épigraphiques des protocoles annuels de la confrérie arvale (21 av. - 304 ap. J.-C.), Rome 1998, p. 28, nr. 12.
Fratres Arvales
Un collegio sacerdotale romano sulla sponda portuense
1
Rinvenimenti archeologici che a par-
tire dal periodo Rinascimentale sono prose-
Il territorio dell’XI Municipio, sito nel quadrante sud occi- guiti nei secoli successivi, intensificandosi,
soprattutto a partire dalla seconda metà del
dentale della città, a destra del Tevere, fu in età romana sede di secolo scorso, con la massiccia urbanizzazione
insediamenti a carattere abitativo (rurale e residenziale), religioso dell’area (L. Cianfriglia et alii, Il Municipio
XI (già XV) di Roma. Il Sitar a supporto della
e cimiteriale, nonché di una importante rete di infrastrutture tutela del territorio, in Archeologia e Calcolatori,
idrauliche (acquedotti, cisterne, pozzi) e stradali 1. Due grandi 7, 2015, pp. 341-352).
Fig. 1 – Ponte Galeria. Tratto glareato (ossia costruito con ghiaia e ciottoli di piccole e medie dimensioni, pressati nel terreno) della
via Campana (da L.Cianfriglia, Portuense Magliana (Municipio XV). Inquadramento topografico, in M.A. Tomei (a cura
di) Roma. Memorie dal sottosuolo. Ritrovamenti archeologici 1980/2006 (catalogo della mostra), Roma 2006
12 M.G. Cimino
2
La via Campana, attestata fin da età arterie, la via Campana (Fig. 1) e la via Portuense 2, strategiche
arcaica, collegava il Foro Boario, dove le fonti
collocano le salinae Romanae, con il Campus sa-
per i collegamenti tra Roma e l’area portuale alla foce del Tevere,
linarum, le saline prossime al mare nell’attuale costituirono, infatti, la ‘spina dorsale’ della zona che, suburbio di
comune di Fiumicino. Sul tracciato della via, Roma in età antica 3, ebbe un considerevole ruolo economico per
probabilmente utilizzata per operazioni di alag-
gio almeno fino al XIX secolo, gli studiosi non lo sviluppo della città 4.
sono concordi. Con buon margine di sicurezza Ancora oggi la toponomastica moderna evoca il passato del
possiamo affermare, però, che essa partiva dal
ponte Sublicio e da qui seguiva la sponda del luogo facendo riaffiorare alla mente antichi paesaggi, vicende,
Tevere. La strada non fu più citata dalle fonti personaggi, che oggi consentono di rendere la sua storia ‘viva e
a partire dal III secolo d.C., da allora in poi la
via menzionata è la Portuense (J. Scheid, s.v.
forte per chi la vuole cercare e ha desiderio di conoscerla’ 5.
Campana Via, in Lexicon Topographicum Urbis È proprio in questa prospettiva che si colloca la scelta della
Romae. Suburbium, vol. II, Roma 2004, pp.
56 ss.). Tale tracciato che prende il nome dal
denominazione Arvalia oggi attribuita al Municipio; il nome,
porto realizzato dall’imperatore Claudio nel I fortemente legato ai miti sulla nascita di Roma, è stato seleziona-
secolo d.C. doveva seguire lo stesso percorso to a seguito di un concorso di idee voluto dall’Amministrazione
della Campana fino al I miglio (attuale via E.
Quirino Majorana) dove le due strade si sepa- Capitolina nel 1996 6.
ravano: la Campana seguiva il fiume, mentre la Nel territorio in esame si trovava, infatti, il bosco sacro
Portuense si dirigeva all’interno verso le colline
con percorso più breve. Dopo Ponte Galeria i (lucus) della dea Madre, venerata con il nome dea Dia (Fig. 2).
due tracciati tornavano a coincidere (E.M. Lo- Successivamente identificata con Cerere, Dia era la dea della
reti, s.v. Portuensis via, in Lexicon Topographi-
cum Urbis Romae. Suburbium, vol. V, Roma
terra, della natura, dei campi e delle messi. Al culto della divinità
2008, pp. 223 ss.). si dedicavano gli Arvali (o Ambarvali) nella cui etimologia del
3 Con il termine suburbium gli antichi
nome (amb ‘intorno’ e arva ‘campi’) 7 è il ricordo della ritualità
indicavano generalmente la fascia di territorio
sub Urbe, la zona che si estendeva subito fuori romana primitiva. Il collegio sacerdotale, difatti, secondo la
delle Mura Aureliane (III secolo d.C.) di cui tradizione, fu istituito da Romolo 8 ed ebbe come prerogativa
però non sono certi i limiti precisi (A. La Re-
gina, Presentazione, in Lexicon Topographicum esclusiva il termine fratres.
Urbis Romae. Suburbium, vol. I, Roma 2001).
4
Secondo il mito, riportato da fonti del I e II secolo d.C.
Fin dalle origini la fortuna di Roma di-
pese infatti dalla sua vicinanza al mare e dalla
(Plinio il Vecchio e Aulo Gellio), gli Arvali rappresentavano i figli
presenza del fiume che rappresentò da sempre di Acca Larenzia, leggendaria nutrice di Romolo, e del pastore
un binomio inscindibile con la città determi- etrusco Faustolo. Il sodalizio era composto da 12 membri a vita,
nandone lo sviluppo economico. Tale vocazio-
ne dell’ambito territoriale preso in esame rimase il cui numero poteva variare in quanto, a volte, venivano aggiunti
inalterata nel corso dei secoli come testimonia ai sodali alcuni imperatori o membri della famiglia imperiale.
in ultima analisi la destinazione industriale della
zona formalizzata, per la prima volta, nel Piano L’ammissione avveniva per cooptatio, ossia per scelta autonoma
Regolatore Generale di Roma del 1931.
5
da parte dei membri della corporazione, ovvero per rescritto
E. Giovannini, Nel nome, la storia:
toponomastica del Suburbio di Roma. Nomina
imperiale. Sappiamo anche che il collegio, completamente
sunt consequentia rerum, (a cura di E. Coccia), restaurato dall’imperatore Augusto, fu particolarmente prestigio-
Roma 2014.
6
A. Anappo, Arvalia (Municipio), Roma
so, pur non essendo tra i più importanti 9, e che i suoi membri
2002. appartenevano ai ranghi sociali più elevati. Le celebrazioni sacre
7
In generale sugli Arvali cfr. G. Mancini, in onore della divinità, come già detto connesse con la vita agra-
M. Lauchantin De Gubernatis, s.v. Arvalia,
in Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1929. ria delle origini 10, gli Ambarvalia, si svolgevano annualmente,
8
Cfr. G. Mancini, M. Lauchantin De nella seconda metà mese di maggio per tre giorni anche non
Gubernatis 1929, art. cit., nota 7. Secondo
gli antichi il numero degli Arvali rappresentò
consecutivi (17, 19 e 20 o 27, 29 e 30), con lo scopo di purificare
anche i dodici mesi dell’anno. le messi e allontanare i cattivi influssi. Durante tali cerimonie gli
Fratres Arvales. Un collegio sacerdotale romano sulla sponda portuense 13
9
L. Calabi Limentani, Epigrafia Latina,
Milano 1985, p. 389 ss.
10
Caratterizzato dall’uso di rituali e for-
mulari arcaici come, ad esempio, l’esclusione
dalle cerimonie dell’uso del ferro.
11
Il carmen fu trovato nella forma attua-
le nel 1778 inciso in una tavola, oggi conserva-
ta ai Musei Vaticani, contenente gli atti di una
cerimonia del 218 d.C., periodo in cui già non
era più compreso dai membri del sodalizio che
lo intonavano: E nos, Lases iuvate! (ter)/ Nevelue,
rue, Marmar, sins incurrere in pleores! (ter)/ Satur
fu, fere Mars, limen sali, sta ber ber (ter)/ Semu-
nis alternei advocapit conctos (ter)/ E nos, Marmor,
iuvato! (ter) Triumpe triumpe! (ter) [Corpus In-
scriptionum Latinarum, VI, 2104] la cui tradu-
zione dovrebbe essere: Oh! A noi! Lari, aiutateci!
(tre volte)/ No, pestilenza e rovina, o Marmar, (tre
volte)/ non permettere che trascorrano tra il popolo!
(tre volte)/ Sii sazio, o feroce Mars; (tre volte)/ bal-
za sulla soglia, fermati là, (tre volte)/ I Semòni, sei
alla volta, li chiamerà tutti a parlamento. (tre volte)/
Oh! a noi! Marmor [di incerta spiegazione, forse
Arvali circoscrivevano a passo di danza il perimetro degli arva ulteriore appellativo di Marte], aiutaci! (tre volte)/
Trionfo, trionfo [ossia: ‘battete il piede tre volte’]! (tre
della città e intonavano il carmen Arvale ‘con lo scopo di rendere volte) cfr. http://www.documentacatholicaomnia.
il territorio ivi compreso invalicabile sia da nemici esterni che da eu/03d/0000-0400,_Absens,_Carmina_Alte-
ra,_IT.pdf; J. Scheid, Recherches Archèologiques á
attacchi infettivi interni (malattie e pestilenze)’. Tale carmen era la Magliana. Commentarii Fratrum Arvalium qui
una composizione solenne, incisiva, in versi saturni, redatto in lati- supersunt. Les copies èpigraphiques des protocoles an-
no arcaico di difficile comprensione, che denuncia nell’impianto nuels de la confrérie arvale (21 a.c.-304 ap. J.C.), in
(Roma Antica, 4), Roma 1998; John Scheid, nato
lessicale e nella formulazione, assimilabile a un’invocazione magica in Lussemburgo nel 1946, è uno dei maggiori stu-
secondo alcuni studiosi, la sua antichità11. diosi della religione e della storia sociale romana.
Nel 1972 discusse la tesi di dottorato a Parigi e
Sebbene gli autori antichi citino pochissime volte gli Arvali 12, l’anno successivo ottenne la cittadinanza francese.
una cospicua quantità di documenti epigrafici pertinenti ai Da allora iniziò la sua collaborazione con l’École
Française de Rome e seguì le indagini archeologi-
resoconti delle adunanze annuali del collegio compensano egre- che nel bosco sacro degli Arvali dal 1975 al 1988
giamente la scarsità di fonti a disposizione sul sodalizio. Questi e dal 1997 al 1998 con l’archeologo H. Broise.
Dal 2001 è docente di ‘Religione, istituzioni e so-
protocolli 13 (acta), oggi conservati nel Museo Nazionale Romano cietà’ di Roma antica presso il Collège de France
e nei Musei Vaticani, furono trovati, a partire dal 1570 fino ai (J.M. Montremy, La patience de John Scheid, in
giorni nostri, nell’area del lucus. Solo alcune lastre furono scoper- «L’Histoire», n. 380, ottobre 2012, pp. 18-19; cfr.
https://it.wikipedia.org/wiki/John_Scheid).
te in località lontane dal sito originario (chiesa di San Crisogono 12
M.V. Varrone, De lingua latina, V, 8.
13
a Trastevere o al Teatro di Marcello). Si tratta di testi epigrafici Oggi si conservano circa 250 esemplari
interi o frammentari degli acta ascrivibili ad un
incisi su tavole di marmo lunense, compilati per ogni cerimonia periodo compreso tra il 21 e il 304 d.C. (cfr. J.
sacra, collocati sugli edifici che costituivano il complesso sacro. Scheid 1998, op. cit, nota 8).
14 M.G. Cimino
14
A partire dall’età post antica, con l’ab-
bandono del sito, molte lastre andarono perdute.
15
Qui la presenza di numerosi rinvenimenti archeologici con-
Mancini, Lauchantin De Guberna-
tis, art. cit., nota 8, descrive in dettaglio tutte fermano l’esistenza di un complesso cultuale molto articolato,
le cariche del sodalizio e i sacrifici che venivano sviluppatosi tra il I e il III secolo d.C. e abbandonato, come
celebrati anche in riferimento al culto dell’im-
peratore, della famiglia imperiale o in occasione
provano le testimonianze epigrafiche del periodo dioclezianeo
della consacrazione dello stesso, ovvero alla (304 d.C), quando venne costruita la catacomba di Generosa.
triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva).
16 Il declino del luogo proseguì inesorabile nei secoli successivi.
Anche se Varrone accenna alla presenza
del lucus sulla via Campana già in età repubbli- Nonostante ciò le indagini archeologiche, condotte sistematica-
cana (Varro, op. cit., nota 12), le testimonianze mente negli ultimi decenni dall’École Française de Rome, hanno
delle fonti sono scarsissime sull’argomento e i
rinvenimenti risalenti a tale periodo non per- permesso di delineare con certezza la topografia del sito in età
mettono di delineare la topografia del sito (J. severiana (secondo quarto del III secolo d.C.) quando il lucus
Scheid, s.v. Dea Dia, in Lexicon Topographicum
Urbis Romae. Suburbium, vol. II, Roma 2004,
e gli edifici che si trovavano al suo interno vennero definitiva-
pp. 189 ss.). mente organizzati secondo un asse est-ovest, perpendicolare alla
Fratres Arvales. Un collegio sacerdotale romano sulla sponda portuense 15
Fig. 5 – Antefissa in marmo di epoca imperiale proveniente Fig. 6 – L’antefissa arvalica è stata scelta dal Municipio XV
dal Santuario di Dea Dia, che sorgeva presso l’attuale via (attualmente XI) come logo dopo che dal 1996 ha adottato
del Tempio degli Arvali alla Magliana. (Museo Nazionale la denominazione Arvalia – Portuense. L’opera in bronzo
Romano, inv. n. 587758). (Su concessione del Ministero rappresentata è stata realizzata dall’artista Giuliano Giganti
dei beni e delle attività culturali e del turismo - Soprin-
tendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale
Romano e l’Area archeologica di Roma)
Fig. 7 – I sec. d.C. Frammento di lastra relativa ad una cerimonia arvalica con sacrificio di bovino (da Scheid 1998, pp. 74-75,
fig. 38, n. 28 def)
Mauro Martini
Fig. 17 – L’edificio della ‘Casetta Mattei’ visto da via del Ponte Pisano. Anno 1983
Fig. 20 – Il vialetto di ingresso dalla via Fig. 21 – ‘Casale di Macchia Mattei. Sette miglia da Roma sulla strada di Fiumicino’.
Portuense ed ‘Casale di Macchia Mattei’ Litografia di Eugenio Landesio. Anno 1836
o ‘Casetta Mattei’. Anno 1983
alla sua decisione, per via dei noti fatti rivoluzionari che in quei
mesi crearono non poche difficoltà al pontefice, il 16 maggio
1848 la ‘Vigna Casoni’ fu acquistata da Pio IX per la somma
di scudi 3.750. L’Ospizio agricolo – narra il Tomassetti 9 – fu Fig. 33 – L’interno dell’Ospizio agricolo
aperto però nel 1850, con una sede provvisoria a Santa Prisca Vigna Pia in un’incisione della seconda
metà del XIX secolo
sull’Aventino e fu poi trasferito nel 1851 sul colle prossimo a
via Portuense. Pio IX lo affidò alla Congregazione dei ‘Fratelli
di San Giuseppe’ dediti all’insegnamento. L’Ospizio – o Istituto
Fig. 34 – Una immagine dell’Ospizio
agricolo Vigna Pia alla fine del XIX secolo
9
Tomassetti, in «Archivio della R. Società
Romana di Storia Patria», cit., pp. 476-482.
44 M. Martini
Fig. 39 – Lo stato attuale della “Casetta Mattei” dopo il suo recupero ed il riuso a fini residenziali. (Immagine tratta dal sito web
‘Portuense – Borgo dei Massimi’)
Sacre presenze religiose lungo la via Campana
Santa Passera e le Catacombe di Generosa
Maurizio Vacca
La via Campana
servizio del nuovo porto, quella che sarà chiamata in seguito la via
Portuense, che integrava di fatto l’antica via Campana con un nuovo
percorso più diretto, evitando i meandri tortuosi del Tevere.
Il nuovo tratto lasciava in località Pozzo Pantaleo (all’altezza
circa dell’attuale via Quirino Majorana) il vecchio tracciato della
via Campana, per poi ricongiungersi con essa a Ponte Galeria,
dopo aver attraversato le colline, con una sensibile riduzione della
percorrenza. Ulteriore trasformazione viaria nella zona si ebbe con
l’imperatore Traiano, che alla fine del I secolo d.C., vista l’inade-
guatezza del porto di Claudio, creò un nuovo e più efficiente baci-
no marittimo, di forma esagonale e conseguentemente potenziò a
sua volta i collegamenti stradali lungo il Tevere, realizzando anche
tratti sopraelevati, per assicurarne la fruibilità tutto l’anno anche in
caso di esondazioni. Questi interventi, di ottima tecnica costruttiva,
si rivelarono duraturi nel tempo e consentirono comunque, anche
nel periodo medioevale di decadenza della Campagna Romana, la
sopravvivenza di questo sistema viario.
Caratteristica delle strade extra urbane nell’antica Roma era la
presenza di sepolture lungo i loro lati, a partire dai primi tratti oltre le
mura. Tombe, mausolei, aree e sarcofagi si allineavano lungo i mar-
gini stradali ed invitavano il viandante, attraverso le epigrafi poste sui
manufatti, a soffermarsi e meditare (Fig. 2). Le vie Portuense e Cam-
Fig. 2 – Drugstore Gallery, tomba A, II pana non si sottraevano certo a questa usanza, come testimoniano le
secolo d.C. Foto di M. Vacca (2016)
aree necropolari dell’ex Purfina, di Vigna Pia, di Pozzo Pantaleo, di
quella custodita nella Drugstore Gallery (Fig. 3) presso il sottopasso
‘Santa Passera’ (Fig. 4) posta sulla riva destra del Tevere all’al-
tezza della basilica di San Paolo fuori le Mura, con la facciata
rivolta al vicino Tevere e le spalle alla moderna via Magliana, è un
50 M. Vacca
sinistra, che sono state riportate alla luce nel 1934, nel corso di al-
cuni restauri e che ci offrono fondamentali elementi per ricostruire
le varie fasi dell’evoluzione della chiesa.
Nel pannello situato a destra della porta che conduce alla sagre-
stia sono raffigurati cinque santi orientali, ognuno con la sua iscrizio-
ne: da sinistra San Giovanni Crisostomo, Sant’Epifanio, San Basilio,
San Gregorio di Nazianzio e San Nicola Vescovo di Mira (Fig. 15).
60 M. Vacca
Il cimitero sotterraneo
mattoni, con accanto una croce in ferro alta 7 metri, posta nel
1980 (Fig. 23). Attraverso una breve rampa di scale si scende
Fig. 23 – Attuale ingresso alle Cata- nella galleria principale scavata nel tufo, con la volta a botte, la
combe di Generosa e la moderna croce
in ferro, da www.arvaliastoria.it. Foto più antica e larga del cimitero. Con lo scopo di sostenere la spinta
di A. Anappo delle adiacenti murature della basilica, la volta fu rinforzata già in
epoca antica con la costruzione di un muro di sostegno e di alcuni
archi a mattoni. All’ingresso si nota un pozzo scavato per raccoglie-
re l’acqua di una piccola falda, usata per le necessità del cimitero,
anche se non è da escludere del tutto che possa risalire al periodo
in cui la cava era attiva e fosse utilizzato dagli operai. Proseguendo
il cammino si incontra sulla destra una tomba ad arcosolio, addos-
sata immediatamente alle spalle dell’abside della basilica e molto
vicina alla tomba dei martiri. Considerato che era consuetudine
riservare questa tipologia di tomba alla personalità più importante
Sacre presenze religiose lungo la via Campana: Santa passera e le Catacombe di Generosa 69
Le gallerie
Fig. 25 – Catacombe di Generosa Coronatio Martyrum, da J. Wilpert, Roma Sotterranea. Le pitture delle catacombe
romane (1903)
Fig. 26 – Santa Beatrice e San Simplicio: particolare dell’affresco Coronatio Martyrum, da www.arvaliastoria.it. Foto di
A. Anappo
72 M. Vacca
Mauro Martini
1
Si veda ad esempio nel sito ‘Arvalia Sto-
ria’ l’ottimo lavoro di documentazione storica sul
‘Forte Portuense’ svolto da Antonello Anappo:
http://www.arvaliastoria.it/public/post/for-
te-portuense-15.asp. Inoltre si segnala il libro Il
sistema dei forti militari a Roma a cura di Elvira
Cajano, 2006. In esso viene presentato il lavoro
di studio e ricerca promosso e curato dalla So-
printendenza per i Beni Architettonici e per il
Paesaggio di Roma sulla vicenda del sistema dei
quindici forti militari ottocenteschi della città, sia
sotto il profilo storico, che tecnico e progettuale.
74 M. Martini
dai frati cappuccini. Noi però sul finire degli anni ’30 frequentava-
mo soprattutto la vicina chiesetta di San Francesco di Sales situata
ancora oggi al civico 524 di via Portuense. Ci recavamo invece
alla Parrocchietta in occasioni particolari, come la grande festa per
sant’Eurosia che si teneva a maggio (Fig. 8).
L’ingresso principale del Forte Portuense era dove è ancora oggi,
su via degli Irlandesi, difeso da un ponte levatoio teso sul sottostante
fossato, che però già in quei tempi era stato bloccato e non si alzava
più (Fig. 9).
nel caricamento delle spolette, ossia nel calcolare la giusta altezza per
l’esplosione del colpo, i proiettili invece di esplodere in cielo spesso
ricadevano a terra intatti, scoppiando nell’impatto col suolo. Ci
furono feriti e danni nelle campagne e nelle parti urbane circostanti
per colpa dei nostri stessi proiettili (Fig. 16).
Di quanto accaduto fu informato Benito Mussolini, il quale rimase
molto contrariato e decise di effettuare un’ispezione nei Forti coinvolti,
per controllare di persona lo stato dei cannoni e per adottare le neces-
sarie contromisure. La notizia dell’imminente visita del duce al Forte
Portuense si sparse subito tra i militari e così anche io lo venni a sapere.
Avvertito da mio padre, con qualche minuto di anticipo, dell’arrivo
del duce saltai il fossato che cingeva il Forte in un punto prossimo alla
mia abitazione, dove era crollato un pezzo di muro, mi arrampicai velo-
cemente sul pendio del terrapieno, passando tra le acacie e mi affacciai
in un punto vicino alla piazzola delle mitragliere (Figg. 17-18). Il duce
arrivò seguito da un folto gruppo di accompagnatori che comprendeva
Durante la guerra la vita anche per noi civili divenne difficile. Nel
fossato del Forte e tra le acacie furono ricavati orti di guerra dove si
coltivavano broccoli e zucchine e dove si allevavano, in gabbia, conigli
per integrare le scarse cibarie che le tessere annonarie potevano fornire.
Tuttavia almeno nei primi mesi di guerra non vi furono episodi
di particolare allerta e la vita del Forte trascorreva in relativa quiete.
Ricordo che di fronte al Forte, in un fabbricato ormai demolito che
sorgeva circa dove oggi è la sede di una banca, vicino all’incrocio della
via Portuense con via Arese, c’era l’osteria della “Sora Italia”, una
Il Forte Portuense nella II Guerra Mondiale. Due storie mai raccontate 85
6
La sera dell’8 settembre 1943 le forze te-
desche provenienti dall’EUR decisero di attra-
versare il Tevere presso il ponte della Magliana
per entrare nel territorio portuense. Un reparto
di paracadutisti tedeschi intimò ai Granatieri
di Sardegna, di presidio ai posti di blocco, di
lasciare transitare le colonne della Wermacht.
Al loro rifiuto si scatenò un furioso combat-
timento che continuò fino al giorno seguente
per tutte le aree circostanti, con gravi perdite
da parte italiana. In quei combattimenti pres-
so il Ponte della Magliana il 9 settembre cadde
anche la Guardia di Polizia Amerigo Sterpetti
di ventuno anni, che per l’eroismo mostrato
nel resistere coraggiosamente fino alla morte
fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valor
Militare, alla memoria (Fig. 30).
92 M. Martini
Fig. 31 – Planimetria del ‘Forte Portuense’ alla fine XX secolo. Da notare i due lunghi capannoni militari adiacenti al ‘Forte’
nel lato sud-ovest
Fig. 32 – Veduta aerea del ‘Forte Portuense’ e del suo intorno edificato. Anno 2016. Foto satellitare da Google Earth
Ostiense-Marconi
Un polo di Archeologia Industriale presso il Tevere
Paola Rossi
4
«Il lavoro del Tevere urbano, cioè la
sistemazione del Tevere in tutta la parte che
appartiene alla città sarà un lavoro importan-
tissimo. Questo lavoro ridurrà il fiume per
modo che, invece di quel Tevere minaccioso,
devastatore, che spaventa i due terzi della po-
polazione romana, e le porta di volta in volta
danni enormi, avremo un Tevere benefico, un
Tevere che sarà una grande arteria che attra-
verserà e darà nuova vita alla città, coi suoi
magnifici lungoteveri, e che migliorerà l’igiene
pubblica, e compierà una linea di navigazione
a vantaggio dell’industria e del commercio».
Anche la questione della delocalizzazione delle fabbriche veniva Così argomentava Garibaldi nel presentare la
sua Proposta di legge sulle opere idrauliche per
da lontano e ancora una volta dal governo pontificio che già si era preservare Roma dalle inondazioni e per la navi-
posto ripetutamente il problema dello spostamento delle industrie gabilità del Tevere, Legislatura XII, Tornata del
26 maggio 1875 (Archivio Storico Camera dei
insalubri dal centro abitato verso luoghi più esterni alla città. Nel Deputati, ASCD, Disegni e proposte di legge
1864 il Regolamento edilizio aveva infatti ratificato ufficialmente e incarti delle commissioni, 213, fasc. 138).
5
la scelta di Trastevere come sito idoneo all’insediamento di queste Cfr. A.L. Palazzo, B. Rizzo, La desti-
nazione industriale del quadrante Ostiense, in
attività in quanto il rione stava già assumendo spontaneamente «Roma moderna e contemporanea», XII, 1-2,
una caratterizzazione ‘industriale’ (concerie, saponifici…)5. 2004, p. 129; M. Marcelli, Le industrie ro-
mane dall’occupazione francese all’avvento del
Subito dopo l’istituzione di Roma capitale si ripose il pro- Fascismo. Un’analisi GIS, in «Geostorie», XXII,
blema. La Giunta provvisoria costituì una Commissione per 1, 2014, pp. 7-53.
96 P. Rossi
valle del vecchio ponte. Nel 1904 il Ministero dei Lavori Pubblici
autorizzò e diede il via al progetto e nel 1912 il porto era attivo
e attrezzato su tutte e due le sponde 11 (Fig. 8).
17
Sulla Purfina si veda: M. Ugazzi, Prossi-
ma a Spegnersi la fiamma della vecchia “Purfina”,
in «Capitolium», 1965, 3, pp. 134-142.
104 P. Rossi
Giuseppe Caltabiano
Fig. 6 – Planimetria catastale della metà degli anni Sessanta. La via Majorana appare già realizzata con il conseguente
ridimensionamento del complesso edilizio di ‘Casa Vittoria’
Casa Vittoria. Origini e trasformazioni di una struttura comunale di accoglienza per anziani 111
Alessandro Di Silvestre
Il Concorso di Progettazione
Guendalina Salimei
9
Nel 2005 il Programma di ‘Recupe- centrale al fine di introdurre un teatro con circa 200 posti;
ro Corviale’, che prevede al suo interno la
riqualificazione e l’adeguamento del plesso
la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica da adibire a
scolastico di via Mazzacurati, viene approva- laboratori; la riqualificazione completa di tutti gli spazi di
to e finanziato dal Consiglio Comunale e nel
2006 il Dipartimento Promozione, Sviluppo connessione interni come luoghi di ritrovo e d’incontro; la
e Riqualificazione delle Periferie del Comu- completa riorganizzazione delle varie sezioni, dell’area della
ne di Roma decide di avviare una procedura
aperta per la ristrutturazione e messa a norma mensa e dei servizi annessi alla palestra; la riqualificazione
del plesso scolastico. Il gruppo vincitore è: dell’alloggio del custode per inserire un micro-nido; la valo-
T studio Guendalina Salimei architettura e
Giancarlo Fantilli paesaggio; Studio Lombardi rizzazione delle facciate con l’introduzione di nuovi involu-
Massimo Traversari e Valeriano Vallesi struttu-
re; Ingegneria d’impianti e Energy Project s.r.l.
cri e di piccole micro-serre per la crescita di rampicanti e,
impianti e Evandro Ranaldi computi. infine, la riqualificazione del giardino di pertinenza con aree
Corviale: il rilancio dell’Utopia. Progetti di riqualificazione in atto 151
Fig. 16 – Cantiere dei lavori per la riqualificazione del plesso scolastico comunale di via Mazzacurati. Prospetto principale
Fig. 17 – Cantiere dei lavori per la riqualificazione del plesso scolastico comunale di via Mazzacurati. Particolare della copertura della sala
per spettacoli con circa 200 posti
Patrizio Di Nezio
4
Girato in bianco e nero tra il 1955 e il
1956 con la regia di Pietro Germi, prodotto da
Carlo Ponti su un soggetto di Alfredo Gian-
netti. Vinse due Nastri d’argento: al regista e dell’ampia pianura nell’ansa destra del Tevere lungo tutta viale
al produttore.
5
Marconi a cominciare da via Antonio Pacinotti.
Germi si distacca dal neorealismo. Di-
plomato al Centro Sperimentale di Cinemato- La stessa zona è ben distinguibile anche in un altro capolavoro
grafia ha una tecnica rigorosa del montaggio, della cinematografia italiana: Il ferroviere 4 diretto da Pietro Germi
dei movimenti di macchina, e un’attenzione
particolare al cinema americano e francese,
nel 1956. Il regista 5, anche attore nella parte del protagonista
con una predilezione per il genere noir. Andrea, imposta la sua struttura narrativa sulle problematiche
Scene da un municipio. Il territorio portuense nel cinema 159
Fig. 9 – Europa ‘51, regia di Roberto Rossellini (1952). La piana di Pietra Papa.
Al centro il Granaio dell’Urbe, sullo sfondo, oltre il fiume, il gazometro sulla sinistra
e le tramogge dell’Italgas sulla destra
Fig. 14 – Gli italiani si voltano, di Alberto Lattuada (1953). L’edificio in angolo tra
piazza Meucci e Lungotevere degli Inventori è ancora isolato. Si vedono all’orizzonte
la Basilica di San Paolo fuori le mura e in fondo a destra la chiesa di Santa Maria
Regina degli Apostoli presso la Garbatella. Sulla terrazza del palazzo incombe l’insegna
‘Borzelli’, falegnameria non più attiva nella zona
Fig. 18 – Accattone, di Pier Paolo Pasolini (1961). Piazza della Radio. Sullo
sfondo, in direzione di via Pacinotti, si vedono i Mulini Biondi
Guido Dell’Aquila
a modo suo. Sono venuto qui a Villa Bonelli che avevo già due
figli. Tamara di nove anni e Sennen (Sennen e Abdon sono i
nomi di due prìncipi cristiani di origine persiana martirizzati a
Roma) di due. Mia moglie Maura è genovese e mi ha sostenuto
in tutta questa mia vita avventurosa. Ci siamo sposati nel 1957.
Nel quartiere le persone mi conoscono, qualcuno mi saluta, ma
io parlo poco (fig. 19). Sono un po’ riservato come tutti quelli
della mia zona di origine. C’è differenza nel modo di esprimere
l’umanità. Ancora oggi a 83 anni mi alleno cinque o sei volte a
settimana per un’oretta qui sulla pista pedonale di via Frattini.
Una volta, come ho detto, andavo ogni giorno all’Eur a piedi.
Con i miei nipoti Natalia e Gabriele, che sono in America come
il loro babbo Sennen, ci sentiamo poco. Mi addolora di non
averli potuti frequentare di più.
A Fiume sono tornato due anni fa. Ma non ho provato la
gioia dell’emigrante che torna nel paese d’origine. È stata una
ferita. È scomparsa la Fiume della mia infanzia. Parlano una lin-
gua diversa. È cambiato quasi tutto. Molti documenti sono stati
distrutti dai nuovi padroni. Hanno voluto cancellare ogni traccia
della cultura italiana. Ma io sono Abdon Pamich, ci tornerò.
Fig. 13 – Palazzina in via di Enrico Albanese Fig. 14 – Palazzina in via Vigna Due Torri
di Vigna Due Torri, via Albanese (Fig. 13) e l’ultimo tratto di via
Frattini. Questi architetti riescono ad ideare un sapiente gioco
di facciate sovrapposte, con andamenti curvilinei quelle esterne
e rettificati quelle interne, dal carattere così vigoroso da imporsi
nell’immagine del tessuto urbano (Fig. 14). Le superfici curvili-
nee si sviluppano liberamente nello spazio dando luogo ad ogive,
inviluppi contrastanti, forme concave e convesse in drammatiche
successioni che reinterpretano, proiettandole nel futuro, le forme
plastiche borrominiane e le ultime realizzazioni dell’arch. Luigi
Moretti (vedi la palazzina di Monte Mario, la sede della Banca
di Milano a Piazzale Flaminio…). L’evoluzione del pensiero
architettonico dello Studio Tauarch avviene, altrettanto brillante-
mente, con altre palazzine costruite in fondo a via di Vigna Due
Torri. La posizione acropolica di queste ultime, affacciate sulla
valle del Tevere, suggerisce allo Studio Tauarch una composizione
architettonica che pur rispettando lo spirito libero e gestuale delle
precedenti realizzazioni, ricerca la continuità con le masse tufacee
Riflessioni sulle architetture contemporanee nel Municipio XI 205
Fig. 24 – Edificio direzionale in via Trequanda Fig. 25 – Edificio direzionale in via Trequanda. Particolare
MAURO MARTINI – Architetto. È stato Dirigente Tecnico del Comune di Roma Capitale. Si è
occupato principalmente di riqualificazione delle periferie e partecipazione dei cittadini. Ha di-
retto l’Unità Organizzativa Tecnica del Municipio XV, ora XI. Suoi scritti sono stati pubblicati
su varie riviste specializzate tra cui «Capitolium» e «Urbanistica Informazioni». Cura attualmente
ricerche storiche sulle modificazioni dei territori.
MAURIZIO VACCA – Laureato in Filosofia, lavora nel Municipio XI di Roma Capitale. Re-
sponsabile fino al 2001 dell’Ufficio Cultura, è stato coautore di una pubblicazione sulla chiesa
di Santa Passera alla Magliana. Si è occupato, tra l’altro, della comunicazione istituzionale del
Municipio XI curando per oltre dieci anni il periodico di informazione «Arvalia News» e più
recentemente il sito internet municipale.
PAOLA ROSSI – Storica dell’Arte in servizio presso La Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
nell’Ufficio Territorio, Carta dell’Agro e Forma UrbisRomae dove si occupa di gestione del terri-
torio, di progetti urbanistici, di recupero ambientale e di censimento e catalogazione. È autrice
di saggi e articoli legati principalmente alle problematiche del territorio. Ha lavorato molti anni
alla Treccani nella Redazione dell’Enciclopedia dell’Arte Medievale.
GIUSEPPE CALTABIANO – Architetto, dipendente del Comune di Roma Capitale dal
1/12/1981 al 28/2/2015, è stato per oltre trent’anni il Responsabile del Servizio manu-
tenzione del patrimonio edilizio del Municipio XV, ora XI. Si è occupato, tra l’altro, della
manutenzione edilizia di ‘Casa Vittoria’.
VINCENZO GIORGI – Architetto. Svolge attività professionale nel settore della progetta-
zione architettonica e urbana a Roma. È stato Docente di Architettura degli interni presso
la Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma. È autore di saggi e articoli nel
settore dell’architettura contemporanea e sul territorio Portuense del quale è un esperto
conoscitore. Le sue realizzazioni sono state pubblicate in Italia.
Stampato nel mese di dicembre 2016
Libreria Efesto
Via Corrado Segre, 11 - 00146 Roma
info@edizioniefesto.it
06.5593548
“…. questo volume non si limita a mettere in fila nomi, ricordi, circostanze. Ha anche un
altro merito. Cuce con un filo rosso - e tiene assieme - la storia autentica del nostro territorio,
i suoi legami con il passato, la voglia di un presente dignitoso, gli slanci e i progetti verso un
futuro migliore. Una cosa del genere è già difficile da pensare su una scala territoriale va-
sta. Realizzarla nella piccola dimensione di un Municipio rappresenta quasi un miracolo.”
ISBN 978-88-94855-06-7
9 788894 855067