PRINCIPÎ
DI CRITICA TESTUALE
RISTAMPA DELLA
SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA E COR11ETTA
EDITRICE ANTENORE
ROMA-PADOVA • MMII
ISBN 88-8455-162-5
AVVERTENZA VII
P R I N C I P Î DI CRITICA TESTUALE I
1 . PRINCIPÎ GENERALI 21
vu
in effetti sono completamente diverse. Esse si legano alla que-
stione linguistica degli ostacoli che una terrninologia sostan-
zialmente antropomorfica corne quella tradizionale frappone di
fatto alla soluzione di taluni problemi rimasti insoluti (o qua-
si), quale ad esempio quello délia « contaminazione » (cfr. 2.9.,
3.3. e 4.3.). Proprio alla luce di tali problemi il lettore benevolo
ci perdonerà quindi l'impiego di materiale ricavato dalle scienze
cosiddette esatte, e potrà giudicare délia opportunità délia nuova
terrninologia, anche se qui applicata con intendimenti logico-for-
mali piu che strettamente matematici.
Ringrazio a questo proposito il collega délia Facoltà di Scien-
ze Pascal Dupont (animatore assieme ad altri valenti collabo-
ratori del primo seminario di matematica, 1 9 7 0 - 1 9 7 1 , presso
la Facoltà di Lettere di Torino), che ha avuto la pazienza di
rivedere alcuni paragrafi del manuale e m'ha permesso di pre-
cisare ulteriormente il mio pensiero su non pochi altri proble-
mi. Pel resto, corne il lettore potrà sincerarsene immediata-
mente, la trattazione è delle piu semplici e non implica piu
che una conoscenza a livello elementare dei principî délia ma-
tematica « moderna ».
VIII
INDICE DELLE SIGLE
IMPIEGATE NEL TESTO
1952 MAAS, Paul, Critica del testo, trad. dal tedesco di Nello M A R T I -
NELLI,presentazione di Giorgio P A S Q U A L I , Firenze, pp. xvi-63
[Prima edizione],
1958 2 M A A S , Paul, Critica del testo, Firenze, pp. xvi-63. Ristampe del
1963, 1966 (riproduzione délia I éd., compresi gli errori).
XI
1970 C O N T I N I , Gianfranco, La « Vita » francese « di sant' Alessio » e
l'arte di pitbblicare i testi antichi, in Un augurio a Raffacle Mat-
tioli, Firenze, pp. 343-374.
1970 AVALLE, dArco Silvio, Introduzione alla critica del testo, Tori-
no, pp. vni-119.
XII
PRTNCIPÎ DI CRITICA TESTUALE
0. INTRODUZIONE
L'ANALISI DELLE FORME LETTERARIE
E LA CRITICA DEL TESTO
(a) D = f(P)
f
(b) P D
(c) D(DpoDc)~0,
4
dove il segno ^ sta ad indicare che D è più o meno équi-
valente a O (vedi più avanti 0.8.).
5
ratterizzate dall'esclusione délia prima (strofe 1 0 8 - 1 1 0 ) , nei mss.
V (Vat. lat., 5334) e P (Parigi, B.N., fr. 19525), oppure délia
seconda conclusione (strofe 1 1 1 - 1 2 5 ) , nel ms. A (Parigi, B.N.,
nouv. acq., fr. 4503). La recensione lunga costituisce da tempo
il terreno preferito di analisi matematiche di ogni genere (da
ERCurtius, Zur Interprétation des Alexiusliedes, in « Zeitschrift
fur romanische Philologie », LVI [ 1 9 3 6 ] , 1 1 3 - 3 7 , dove il proble-
ma viene comunque affrontato con una certa prudenza, sino a
AGHatcher, The Old French Poem St. Alexis: a Mathematical
Démonstration, in « Traditio », v i n [ 1 9 5 2 ] , 1 1 1 - 1 5 8 , HLaus-
berg, Zur altfranzosischen Metrik, in « Archiv fur das St. der
neuer. Spr. und L i t . » , 1 9 1 [ 1 9 5 5 ] , 1 8 3 - 2 1 7 , e EWBulatkin,
The Arithmetic Structure of the Old-french « Vie de Saint
Alexis », in « Publications of the Mod. Lang. Ass. » , L X X I V
[ 1 9 5 9 ] , 495-502), come se essa rappresentasse senz'altro l'ori-
ginale. Nulla perô ci vieta di pensare che la recensione conser-
vata da L non corrisponda esattamente a quella dell'originale e
che siano state aggiunte o eliminate strofe anche in questo
manoscritto. Nel quai caso il totale di 125 strofe, quantunque
allettante per il gran numéro di combinazioni matematiche che
se ne possono ricavare, sarebbe un dato puramente fortuito, pri-
vo di ogni consistenza reale e significato critico, o, quel ch'è
peggio, il frutto di un rifacimento (2.13.).
6
0.3-I- Torniamo al caso del Saint Alexis anglonormanno. Co-
rne si è detto, di quest'opera ci sono pervenute due recensioni,
di cui una lunga (ms. L ) ed una brevé, rappresentata dai mss.
VP ed A. Le due recensioni risalgono apparentemente al Saint
Alexis primitivo composto di strofe monoassonanzate di cinque
décasyllabes. Sempre del Saint Alexis abbiamo perô rifacimenti
(2.13.), uno in lasse assonanzate (comprendente 1 3 5 6 vv.) rap-
presentato dal ms. S (Parigi, B.N., fr. 1 2 4 7 1 ) , un altro in lasse
rimate (comprendente 1278 vv.) rappresentato dai due mss. Ma
(Parigi, B.N., fr. 1 5 5 3 ) e Mb (Carlisle, The Cathedral Library),
ed un ultimo, Q, in quartine monorime di alessandrini. Il
Saint Alexis ha formato l'oggetto di una delle prime edizioni
cosiddette « lachmanniane » nel campo delle letterature roman-
ze a cura di GParis e di LPannier [La Vie de Saint Alexis,
poème du XI siècle et renouvellements des XII, XIII et XIV
siècles, publiés avec préfaces, variantes, notes et glossaire par
Gaston Paris et Léopold Pannier, Paris 1872). Ad un certo pun-
to GParis si pone la domanda: quale idea ci faremmo dell'opera
in questione se alcuni dei manoscritti più antichi fossero andati
perduti? La risposta di GParis è la seguente: se non ci fossero
giunti i manoscritti contenenti la recensione in strofe regolari
di 5 décasyllabes, vale a dire L, P ed A (GParis non conosceva
ancora V), « on regarderait S comme contenant l'oeuvre primi-
tive » (p. 201), vale a dire non avremmo motivi per dubitare
dell'autenticità délia redazione in lasse che è un genere di ver-
sificazione già ritenuto nell'Ottocento più antico, in quanto più
« popolare », di quello in strofe regolari.
7
senschaftliche Bibliotbek), Ital. qu. 26, membranaceo del X I V
sec.
|3) Ambrosiano T. 10 sup., membranaceo del XV sec.
Y) Ambrosiano N. 95 sup., cartaceo del XV sec.
La recensione del ms. a è estremamente rigorosa per quel
che riguarda la correttezza numerica dei versi (alessandrini ce-
surati 6 più 6). Negli altri due, (3 e soprattutto Y, invece i versi
presentano numerose irregolarità dal punto di vista del computo
delle sillabe, come se insomma si ispirassero ai canoni délia co-
siddetta versificazione anisosillabica. Dato che numerosissimi
sono i componimenti délia letteratura delle Origini a versifica-
zione irregolare, « se il rigidissimo Bonvesin da la Riva - scrive
Contini (Esperienze di un antologista del duecento poetico ita-
liano, in Studi e problemi di critica testuale, Bologna 1 9 6 1 ,
pagg. 241-272, a pag. 242) - fosse noto soltanto dall'Ambro-
siano N. 95 sup. [. . .], otterrebbe un buon punteggio per li-
cenziosità "giullaresca" ».
8
potrebbe essere tentati ancora una volta di identificare, sempre
per le stesse ragioni, l'originale con la tradizione dei laudari
quattrocenteschi.
P.
(I) O * Dp.
P2
(II) Dp y De.
(a') D p = f(P,),
/ 10
la funzione (a') in modo che l'incognita Pi divenga l'im-
magine dei termini noti, i D p (o manoscritti):
P, Dp
ti 3 . 1 . ) .
M a questo non basta. I n pratica l'i n s i e m e dei D p
di una certa opéra non si présenta sempre nello stesso
modo in tutte le edizioni. L a strutturazione di taie i n -
s i e m e dipende dai criteri, dalla discrezione come anche
dall'abilità dei singoli operatori. P e r tanto la notazione ( x )
andrà ulteriormente precisata nel seguente modo:
(ibis) P, = f(DpJ?)
12
sce all'operatore gli strumenti per giudicare délia varia
lectio dei D p , secondo la notazione:
(2) P2 = f(Pl).
Il D e terminale, o edizione critica, infine è una funzione,
come si è visto, di P2, secondo la notazione:
(3) D e = f(P 2 ).
(III) o — Dp h ^ De
corrisponderà una serie di operazioni ( 1 ) (2) (3):
Ci) P, = F(Dp)
Dp
O De
13
Più concretamente la situazione si presenterà nel seguente
modo su uno stemma immaginario, anche se in effetti, co-
me si è detto, D e non coincide necessariamente con O , e
non è possibile misurare con esattezza il margine di im-
precisione dei risultati ottenuti in sede di P2:
Dp, Dp; Dp, Dp4 Dp, Dpi Dp. Dpj Dp. Dp,
H
L a situazione in questo caso potrà essere rappresentata
dalla seguente figura dove i rapporti f r a D p i , Dp2, Dp3, Dp4
stanno ad indicare contaminazione in D p i , Dp2 e Dp4 e
comportano per tanto una molteplicità di esiti neU'insieme
di arrivo (Pi):
15
in base a quali criteri Casella e Contini hanno ricavato lezioni
cosi divergenti utilizzando praticamente i medesimi Dp? La
risposta non puô venire che dall'esame dei manoscritti piu
antichi di cui non siano noti i rispettivi esemplari (cioè i Dp),
e soprattutto dei criteri che sono stati posti a fondamento
delle due edizioni.
I manoscritti principali che ci hanno tramandato la canzone
sono i seguenti:
16
E d ecco, tenendo come testo base di collazione il ms. V ,
lo schéma delle lezioni divergenti attesta te dagli altri mss.:
V.I
V.2
l7
P si puô presumere la caduta di un compendio, tilde, sulla o
di ausello, in altre parole ausello'n), vale a dire dei codici più
antichi. Il testo adottato da Contini invece è quello degli altri
mss. (con h. sola eccezione di Ca che al posto di corne l'au-
sello, legge como fa augello, évidente tarda manipolazione del
testo).
Le scelte operate da Casella e da Contini naturalmente non
sono casuali. Esse sono infatti giustifkate rispettivamente nel
cit. art. di Casella e in DSAvalle, La tradizione manoscritta
di Guido Guinizzelli, in « Studi di filologia italiana », (1953),
137-62 (ed ancora in GContini, Poeti del duecento cit., vol. n ,
pp. 895 e 897-8, pei due nuovi codici, Comunale di Siena
I.VIII. 36, e Melzi A, già Martin Bodmer, ora alla Bibliothèque
Publique et Universitaire di Ginevra). Dato che in tali articoli
sono forniti tutti gli elementi di P2, vale a dire del processo
che sta alla base del testo critico adottato, e dato che P2 è una
funzione di P>:
P. - f(P.)
sarà dunque a Pi, vale a dire in questo caso allo stemma co-
dicum, che dovremo rivolgerci per mettere in chiaro le ragioni
che hanno determinato le due diverse scelte. Ed ecco corne
si configura P. in quanto funzione di ( D p J ? ) per Casella:
x.
B G
18
0.8.2. A questo punto l'analisi délia canzone-manifesto di
Guinizzelli comincia ad acquistare un senso. Messo in pre-
senza di tutti i dati che fondano P2, l'osservatore è in grado
di rendersi conto dei De proposti, del processo (P2) che sta
alla loro base e soprattutto dei limiti di una sua eventuale
indagine sul contenuto letterario e ideologico délia canzone.
Il verbo rimpaira conservato dai solo fiorentino V nella sua
veste gallo-romanza (tranne per remp- > rimp-) è una garanzia
di autenticità. Inoltre rimpaira < R E + I N + P A T R I A T è voce
concettualmente più corretta di repara < R E P A R A T per il
fatto che l'idea di consustanzialità implicita in essa meglio
risponde aile intenzioni dell'autore dell'altra voce dove amore
non sarebbe sinonimo di cor gentile, ma termine ad esso estra-
neo proprio in quanto legato al cor gentile da ragioni pura-
mente utilitaristiche (« cercare rifugio, riparo »).
Il secondo verso nelle due edizioni è invece il frutto di un
diverso apprezzamento di Pi, vale a dire del processo che da
O conduce a Dp. In base allo stemma Casella, delle due le-
zioni concorrenti è molto più probabile (cfr. su questo con-
cetto 4.1.) che l'originale (O) sia quella attestata da LPV (i
manoscritti, fra l'altro, più antichi), dato che delle due ipotesi:
1 ) che L ed a abbiano innovato indipendentemente l'uno
dall'altro nello stesso modo, e
19
2) che l'innovazione invece sia frutto dell'iniziativa di b,
la prima indubbiamente è più onerosa e quindi meno econo-
mica délia seconda.
In base allô stemma Avalle al contrario la lezione attestata
da BGC' etc. è quella dell'originale (O), in quanto delle due
ipotesi:
1 ) che l'innovazione sia frutto dell'iniziativa indipendente e
parallela di N O R D e di (3, da cui Y ricava la lezione che ha
in comune con N O R D , e
2) che invece sia stato SUD a modificare la lezione dell'ori-
ginale, la seconda è senza dubbio più probabile (sempre per i
medesimi motivi) délia prima e per tanto va ad essa preferita.
Questo non è certo il caso di entrare nel merito dei di-
versi risultati ottenuti in sede di analisi dei Dp délia canzone
di Guinizzelli. Comunque sia, dato che gli elementi di taie
diverso apprezzamento vengono forniti nella discussione che
précédé il testo critico, l'osservatore ha tutti i mezzi per farsi
un'idea tanto delle ragioni dei singoli editori, quanto délia
maggiore o minore correttezza delle illazioni (P2) che sul filo
délia logica formale tali editori hanno ritenuto di ricavare
da P,.
20
I. P R I N C I P Î GENERALI
1 . 3 . Con il termine di « t r a d i z i o n e » (o « r e c e n s i o n e » )
si indicano due diversi concetti:
22
Alla tradizione indiretta appartiene per esempio l'antica ver-
sione norvegese Karlamagmis saga délia Chanson de Roland,
studiata da PAebischer (1954) e EFHalforsen (1959). Secondo
la dimostrazione di CSegre, Un progetto di edizione critica
délia « Chanson de Roland » e la posizione stemmatica di n
e di V4, in « Cultura neolatina », x x i ( 1 9 6 1 ) , 20-33, e H Pr0~
blema delle lasse assonanzate nei codici rimati délia « Chanson
de Roland », in « Boletîn de la R. Academia de Buenas Letras
de Barcelona », x x x i (1965-1966), 2 9 5 - 3 1 1 , taie tradizione a
causa délia sua posizione privilegiata nello stemma assume la
funzione di arbitra fra le testinionianze del gruppo |3 (si veda
ora la monumentale edizione La chanson de Roland, a cura di
CSegre, Milano-Napoli 1 9 7 1 ) .
In altri casi invece la tradizione indiretta è del tutto delu-
dente, come ad esempio per quel che riguarda l'apporto del
Fiore di virtù (almeno nei limiti delle nostre conoscenze at-
tuali) al problema dell'opposizione fra le due diverse recen-
sioni del v. 2 délia canzone di Guinizzelli Al cor gentil-, « co-
rne l'ausello in selva a la verdura » e « com'a la selva ausello'n
la verdura ». Ed ecco il testo del Fiore nella lezione del Lau-
renziano Gadd. 1 1 5 (ed. Ulrich, Zurigo 1890): « E'1 bene [...]
repaira en çascuno core çentille, cum fanno i oxelli alla ver-
dura délia selva », dove l'ordine delle parole, sovvertito per
le esigenze délia sintassi, non ci dice più nulla sul testo del-
l'originale.
23
( 1 ) è incontaminata, e
(2) la lezione dell'archetipo ( 3 . 5 . ) o dell'originale ( 2 . 1 . )
è ricostruibile in base alla « legge délia maggioranza » ( 4 . 1 . ) .
24
di forma sono talmente numerose da obbligare la macchina
a trascrivere praticamente quasi tutto il testo dei singoli
manoscritti.
25
sa responsabilité per l'editore. A parte la laboriosità délia
messa in opéra, è infatti più facile pubblicare un testo per
cui si abbiano due o più manoscritti, che non un testo tra-
smesso da un solo manoscritto. I n casi di questo genere
gli editori vanno da un prudente conservatorismo, sconfi-
nante nell'edizione diplomatica o semidiplomatica, quando
il testo è breve ed ha una certa importanza storica
(questo è ad esempio il caso dei Giuramenti di Strasburgo;
cfr. D S A v a l l e , Latino « circa romançum » e « rustica ro-
mana lingua », Padova 1 9 7 0 2 , pp. 3 2 - 3 5 ) , ad un maggior
senso di responsabilità critica, quando gli errori sono
sicuramente emendabili ed il testo puô essere ritoccato
senza danno per la veste originale del codice (comunque
registrabile in apparato, 4 . 1 4 . ) .
26
tipo Inf., x x v i , 24 bien, 65 tien, 67 atiend(i)er, 55 mieritar, etc.
etc., attestate da non pochi manoscritti délia antica vulgata
(cfr. ed. GPetrocchi, Milano 1966).
1 . 6 . 1 . I l « c o d e x o p t i m u s » è generalmente identificato
con il « codex vetustissimus ». O g g i che ci si è resi conto
che un codice vale solo per la posizione occupata nello
stemma ( 3 . 1 . ) , il criterio del « codex optimus » non è più
seguito almeno sul piano teorico. Questo perô non toglie
che soprattutto nella filologia classica taie identificazione
sia ancora accettata dalla maggioranza degli editori. I l pre-
supposto è che delle copie più recenti, quelle ad esempio
del Quattrocento e del Cinquecento, non ci si possa fidare
completamente per l'abitudine degli umanisti ad interve-
nire sul testo copiato con congetture e correzioni di ogni
genere. Come perô dimostrato da G P a s q u a l i 1 9 5 2 2 , pp. 4 1 -
1 0 8 (« Recentiores non détériorés »; e si veda ancora L D
Reynolds e N G W i l s o n 1 9 6 9 , pp. 1 5 4 - 5 ) , presupposto
non ci deve esimere dall'obbligo di controllare anche i
« recentiores », non essendo escluso che lezioni genuine si
siano conservate in manoscritti tardi (cfr. su questo feno-
meno 4.4.). Codici « antichi » per altro, come ad esempio
i papiri per la letteratura greca (cfr. G P a s q u a l i 1 9 5 2 2 ,
p. x v n i , RMarichal 1 9 6 1 , p. 1 2 8 5 , L D R e y n o l d s e N G W i l -
27
son 1 9 6 9 , p. 1 5 5 ) , e i « Memoriali Bolognesi » ad esempio
per la letteratura italiana, hanno dimostrato che la conta-
minazione (2.9.) è fenomeno difïuso sin dall'inizio délia
storia di un testo e che non poche edizioni di codici « an-
tichi » sono peggiori delle tradizioni cui f a n n o capo codici
più « recenti ».
28
come una pura e semplice ipotesi di lavoro. Tutti conoscono
l'afïanno e la fatica durati da JBédier nel difendere ad ogni
costo la preeccellenza del manoscritto di Oxford nella sua edi-
zione délia Chanson de Roland. Come scrive GContini, Ricordo
di Joseph Bédier, in Un anno di letteratura, Firenze 1942,
pp. 129-30, « il difetto di Bédier è evidentemente quello di
non accorgersi che un'edizione critica è, come ogni atto scien-
tifico, una mera ipotesi di lavoro, la più soddisfacente (ossia
economica) che colleghi in sistema i dati. Quando egli, per-
fettamente consequenziario, pubblicô il lai e il Roland sulla
base d'un solo manoscritto, e per il Roland s'afïannô a difen-
dere con geniale ostinazione la lezione del manoscritto per
moite ragioni migliore anche in infimi particolari poco verisi-
mili, certo non si rendeva conto che conservare criticamente
è, tanto quanto innovare, un'ipotesi (quante volte ci ripeté:
« le conservatisme n'est pas une opinion paresseuse »): resta
a vedere se sia sempre l'ipotesi più economica » (sempre sullo
stesso tema e sia pure con diversi argomenti, si veda ora
GContini, Rapport,i 1970, p. 62, e Vita 1970, p. 350).
Il metodo di Bédier ha avuto notevolissima diffusione nella
filologia applicata ai testi romanzi ed ha tuttora numerosi se-
guaci soprattutto in talune zone « periferiche » particolarmente
sensibili, per ragioni culturali, ai grandi modelli délia filologia
francese. Questo non toglie che l'incoraggiamento a tecniche
di questo genere sia venuto anche dalla particolarissima natura
délia tradizione manoscritta dei testi romanzi (molto meno for-
malizzata di quella dei classici nelle sue zone più « popolari »
e correnti), e soprattutto dall'influenza esercitata sui filologi
dalle tecniche dei medievisti e dall'incomparabile esempio délia
École des chartes.
29
délia maggioranza » è stata trasferita più correttamente
dalla somma materiale dei testi a nostra disposizione alla
somma dei « codices interpositi » ( 3 . 6 . ) risalenti diretta-
mente all'archetipo ( 3 . 5 . ) o, eventualmente, all'originale.
Un numéro indefinito, x , di testi trascritti da uno stesso
esemplare ( a ) non ha più autorità di un solo testo appar-
tenente ad altra tradizione (P).
30
peso (« poids », « weight »), o signifieato, o valore delle
singole lezioni attestate dalla tradizione manoscritta in rap-
porto allo stemma ( 4 . 1 . ) , e ( C ) delle varianti di pari auto-
rità stemmatica, in sede di « selectio » (4.7.). Sempre con
il termine di « interpretatio » suole essere infine indicata
la messa in chiaro del testo attraverso « la separazione delle
parole e dei paragrafi, la colometria, la interpunzione, le
lettere iniziali maiuscole, etc. » ( P M a a s 1 9 5 2 , p. 3 2 ) .
L e operazioni connesse con l'« interpretatio », corne an-
che con l'« examinatio » (cap. 4 introduzione), sono par-
ticolarmente delicate, nel senso che possono comportare
sbandamenti anche notevoli sul piano delle impressioni
soggettive (« iudicium »). D i qui l'importanza sempre più
grande che si dà attualmente alla scelta degli elementi di
valutazione: ( 1 ° ) in sede di « recensio », per quel che ri- ^ te
guarda il concetto di errore significativo ( 2 . 6 . 1 . ) , e ( I F ) ,
in sede di « selectio », insistendo sui principî dell'« usus
scribendi » ( 4 . 1 0 . ) e délia « lectio difficilior » (4.9.), e
soprattutto sui limiti délia loro applicabilità (o mutua
esclusione). Comunque sia, se ai tempi di K L a c h m a n n il
« iudicium » rappresentava un grosso ostacolo sul cammino
del progresso scientifico e ci si puo quindi spiegare il suo
ideale di una « recensio sine interpretatione », oggi insi-
stere, come si f a , sulle orme di dom H Q u e n t i n su taie
presupposto, significa ignorare gli enormi progressi com-
piuti nel campo délia « interpretatio » per quel che riguarda
la razionalizzazione dei suoi strumenti e i procedimenti
logici connessi.
31
2. S T O R I A D E L L A T R A D I Z I O N E
I. FENOMENOLOGIA DELL'ORIGINALE
33
mono le tendenze fondamentali di un sistema letterario
(si veda a questo proposito D S A v a l l e , L'analisi letteraria
in ltalia. Formalismo, Strutturalismo, Semiologia, Milano-
Napoli 1 9 7 0 , pp. 52-3).
Per lo più si considéra come originale la prima stesura
dell'autore. Anche questa stesura perô non sempre rappre-
senta l'originale, ma è una copia (né più né meno come
qualsiasi manoscritto compilato da persona différente dal-
l'autore; cfr. 3 . 5 . ) , o meglio la prima copia in assoluto
di un testo elaboratosi lentamente nella mente dello scrit-
tore.
N o n diversamente dagli apografi (3.8.), anche la copia
d'autore puô quindi presentare errori ( 2 . 6 . ) di vario gé-
néré. L'osservazione è già stata fatta più di una volta e
val qui la pena di riprodurre una pagina célébré di Péguy
citata da RMarichal 1 9 6 1 , pp. 1 2 7 0 - 1 2 7 1 : « I l est bien
rare que la main de l'auteur marche comme sa tête. J e
veux dire: l'auteur a un souci constant d'inventer son
propre texte que le typo n'a pas. L e typo à la rigueur
peut ne penser qu'au texte qu'il compose. Mais l'auteur,
s'il est vraiment un auteur, vit dans un affleurement per-
pétuel de textes. L ' u n fait tort à l'autre, celui qui attend
presse celui qui passe. E t une remémoration intempestive
de celui qui vient de passer, d'un de ceux qui viennent
de passer, peut encore troubler les uns et les autres ».
Naturalmente questa rappresenta la condizione ideale dello
scrittore, e riguarda in sostanza solo la sintassi e lo stile.
Tuttavia nella copia d'autore allignano sporadicamente an-
che altri errori, forse meno nobili, come ad esempio errori
di « pronuncia interna », di disattenzione dovuta a stan-
chezza o a noia per il testo scritto, di confusione f r a parole
simili le une aile altre, di scambio fra fatti storici diversi
dovuti a scarsa o comunque insufficiente informazione, e
cosi via, la cui casistica sfiora in taluni casi l'assurdo e che
34
dovranno essere tenuti nella dovuta considerazione, se non
altro per evitare di degradare, corne vedremo, eventuali
varianti d'autore ( 2 . 2 . ) a innovazioni di secondaria impor-
tanza.
35
quanto contenenti l'errore congiuntivo « diàspori » [in questo
caso ci si sentirebbe autorizzati ad escludere la trivializzazione
poligenetica (2.8.)], e
(2 0 ) di considerare le lezioni caratteristiche delPultima reda-
zione, C, non delle correzioni del poeta (come in eflEetti lo
sono), ma delle « innovazioni tarde » introdotte nel testo ad
iniziativa di altra persona (un copista, un lettore?).
36
2.2. L e varianti d'autore (redazionali) possono essere i'
attestate direttamente dagli autografi, o da altre prove sto-
riche, oppure indirettamente dai reperti délia tradizione i
manoscritta.
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente ( 2 . 1 . ) , la
variante d'autore coinvolge il concetto stesso di attività
letteraria, nel senso che non è sempre facile distinguere
nel flusso o continuum artistico-compositivo di un autore
fra le varianti di una stessa opéra e la serie delle opere
che fanno parte délia sua produzione.
Il primo a utilizzare in modo sistematico il principio di
variante d'autore è stato G P a s q u a l i (sin dalla recensione
[ 1 9 2 9 ] alla Textkritik di P M a a s , poi allargata e rifusa nella
Storia délia tradizione e critica del testo [ 1 9 3 4 1 , 1 9 5 2 2 ] )
e non solo per quel che riguarda i classici in genere, ma
anche gli autori in lingua volgare, come ad esempio quelli
del Trecento (Petrarca e Boccaccio) e dell'Ottocento (Man-
zoni). Sempre nel campo délia letteratura italiana, ricor-
deremo i lavori di G D e Robertis, di G C o n t i n i (per cui si
rimanda alla cit. Analisi letteraria), di LCaretti, Filologia
e critica nel volume dello stesso titolo (Milano-Napoli 1 9 5 5 ,
pp. 1 - 2 5 ) e di DIsella cit. in 2 . 1 , A l t r e notizie infine
si troveranno in FBrambilla A g e n o 1 9 7 5 , pp. 1 6 5 - 2 1 0 .
Problemi metodologici di interesse generale sulle varianti
d'autore, sono stati trattati da V A D e a r i n g , Dryden's
« MacFlecknoe »: The Case for Authorial Revision, in
« Studies in Bibliography », v u ( 1 9 5 5 ) , 87-92, ed ancora in
I
959> PP- 48-50 e 1 0 6 - 1 0 7 .
37
Stil Novo, Torino 1954 (suppl. n. 27 al « Giornale storico délia
letteratura italiana ») per la tradizione lirica dantesca laddove
la lezione dei codici di rime varie o canzonieri (ad esempio
l'Escorialense, cod. e. n i . 23) diverge dalla lezione dei mano-
scritti délia Vita Nuova. In questo caso infatti si puô pensare
che Dante stesso abbia mutato il testo di alcune sue liriche
quando le riprese in mano per comporre la Vita nuova. Ulte-
riori precisazioni si troveranno nell'altro studio di DDe Ro-
bertis, Sulla tradizione estravagante delle rime délia « Vita
Nuova», in « S t u d i danteschi » , X L I V (1967), 5-84. Numerosi
esempi di varianti d'autore sono elencati in DSAvalle 1 9 6 1 ,
pp. 65-72.
Primo cominciamento
Era venuta ne la mente mia
la gentil donna, che per suo valore
fu posta da l'altissimo signore
nel ciel de l'umiltate, ov'è Maria.
Secondo cominciamento
Era venuta ne la mente mia
quella donna gentil cui piange Amore,
entro'n quel punto che lo suo valore
vi trasse a riguardar quel ch'eo facia.
38
L
Lamentomi di mia disaventura
e d'un contrarïoso distinato,
di me medesmo ch'amo for misura
una donna da cui non sono amato;
e dicemi Isperanza: « Sta' a la dura,
non ti cessar per reo semblante dato,
ché molto amaro frutto si matura
e diven dolce per lungo aspettato ».
Donqua creder vogl'io a la Speranza:
credo che mi consigli lealmente
ch'eo serva a la mia donna con leianza.
Guigliardonato serô grandemente:
ben mi rasembra reina di Franza,
poi de l'altre mi pare la più gente.
C'
Io mi lamento d'una mia ventura,
d'un contradecto forte distinato
ched i'am'una donn'a dismisura,
ned i' da • llei niente son'amato.
Dicemi la Speranza: « Sta' a la dura,
non ti partir per mal semblante dato,
ché molto acerbo fructo si matura,
dolce diventa per lung'astettato ».
Dunqua ben vo' credere a la Speranza,
che m'ha donato tutto'l su conforto
si che mia donna non poss'obliare.
E la mia donna è ben si ricc'amanza,
avegna ch'ella m'aggia facto torto,
sol in un punto mi puô ristorare.
39
L
Pur a pensar mi par gran meraviglia
come l'umana gent'è si smarrita
che largamente questo mondo piglia
corn' regnasse cosi senza finita,
e'n adagiarsi ciascun s'assottiglia
come non fusse mai più altra vita:
e poi vène la morte e lo scompiglia,
e tutta sua 'ntenzion li vèn fallita;
e sempre vede l'un l'altro morire
e vede ch'ogni cosa muta stato,
e non si sa'l meschin om rifrenire;
e perô credo solo che'l peccato
accieca l'omo e si lo fa finire,
e vive come pecora nel prato.
C'V2
Pur a pensar è ben gran maraviglia
come l'umana gent'è si smarrita,
che d'esto secol largamente piglia
come non fosse più mai altra vita,
e'n adagiarsi ciascun s'assottiglia
come regnasser qui sanza finita:
po' ven la mort'e tutti li scompiglia,
cosi la'ntenzïon lor vien fallita;
e ciascun vede l'un l'altro morire,
conoscon ch'ogni cosa muta stato,
e non si sa'l meschin om rifrenire;
ma credomi che sia solo'l peccato
che l'om accieca e fallo si smarrire
che vive come pecora nel prato.
40
maie. Esse sono, per attestazione stessa di Dante, « alternative ».
Lo stesso si puô dire delle differenze fra le redazioni dei due so-
netti di Guinizzelli, talché sarà difficile stabilire se si tratti di va-
rianti redazionali oppure no, e, nel secondo caso, quale sia l'origi-
nale (sempre ammesso che non siano ambedue dei rifacimenti...).
41
Amor di Juan Ruiz (Arcipreste de Hita). Questo célébré testo
del Trecento spagnolo ci è stàto trasmesso da tre manoscritti
(i frammenti non servono):
S — Salamanca, Biblioteca de la Universitad Antigua, 2663,
fine del XIV sec., inizio del XV secolo.
G = manoscritto Gayoso, ora presso la Biblioteca de la
Real Academia Espanola, ms. 19 (Madrid), del 1389.
T = manoscritto di Toledo, ora a Madrid, Biblioteca Na-
tional, V a -6-i, ant. Hh 1 0 1 , délia fine del sec. X I V .
42
rifacimento, come Ruiz stesso sembra augurarsi délia sua opéra,
oppure doppia redazione?
43
1
L a lezione earatteristiea rappresenta in altre parole una
innovazione ( 2 . 3 . ) , e (tranne che pei piani bassi dello stem-
ma, dove è oramai sufficientemente isolata) non basta di
per se stessa a dimostrare l'esistenza di una famiglia se
non accompagnata da almeno un errore significativo ( 2 . 6 . 1 . ) .
Nella giustificazione dello stemma le lezioni caratteristiche
vanno tenute distinte dagli errori, quanto meno per i piani
alti dello stemma. P e r tanto esse andranno registrate a
parte dopo l'elenco degli errori.
44
indipendentemente gli uni dagli altri ( e r r o r i congiun-
t i v i , « Bindefehler »), e
2) devono essere errori che non possano essere stati eli-
minati per congettura nell'epoca cui risalgono i manoscritti
interessati ( e r r o r i s e p a r a t i v i , « Trennfehler »).
2 . 6 . 2 . G l i e r r o r i c o n g i u n t i v i valgono a provare
la connessione di due o più manoscritti contro altri mano-
scritti secondo la seguente definizione: « L a connessione
fra due testimoni ( B e C ) contro un terzo ( A ) viene dimo-
strata per mezzo di un errore comune ai testimoni B e C ,
che sia di tal natura, che secondo ogni probabilità B e C
non possono essere caduti in questo errore indipendente-
mente l'uno dall'altro » (PMaas). D a t o che P M a a s non
studia metodicamente le cause di taie coincidenza, accon-
tentandosi di portare alcuni esempi fra i più banali, sarà
forse opportuno aggiungere che la connessione fra due te-
stimoni contro un terzo è comunque esclusa:
45
base alla seguente definizione: « L a indipendenza di un
tesdmonio (B) da un altro ( A ) viene dimostrata per mezzo
di un errore di A contro B , che sia di tal natura, che,
per quanto ci è dato sapere riguardo allo stato délia cri-
tica congetturale nel tempo intercorso fra A e B , non puô
essere stato eliminato per congettura in questo spazio di
tempo » (PMaas). Taie dimostrazione vale anche per i rap-
porti di dipendenza fra manoscritti esistenti, ad es. B , e
manoscritti ricostruiti (« codices interpositi »; 3.6.), ad es.
a . Naturalmente il principio non è valido in caso di tra-
dizioni contaminate, quando il manoscritto esistente B si
è limitato a correggere per collazione con altro esemplare
solo l'errore o gli errori che lo s e p a r a n o dagli altri de-
rivati dal suo capostipite o testo-base a (4.3.8.).
46
HQuentin 1926, che si rifiuta di distinguere fra lezioni « erra-
te » e lezioni « genuine », PCollomp, La critique des textes,
Strasbourg 1 9 3 1 , p. 6 1 , e AAHill 1950-1, pp. 65-6.
47
L = New York, Pierpont Morgan Library 8 3 1 , fine X I I I
inizio X I V secolo,
48
compilazioni, grammatiche, trattati scientifici, cronache e cosi
via) la presenza o l'assenza di parti inessenziali alla economia
del discorso non possono essere utilizzate ai fini délia costi-
tuzione dello stemma. Se infatti la presenza di parti in più
puô derivare da i n t e r p o l a z i o n e (2.12.), non è escluso
che, allo stesso modo, l'assenza di queste medesime parti pos-
sa essere interpretata come una 1 a c u n a . Le due ipotesi si
equivalgono; per tanto l'elemento presenza-assenza non ha
alcun valore critico.
Ora, nessuna delle sette « aggiunte » (come anche la « la-
cuna » di cui si è detto qui sopra) elencate da Marshall intac-
ca l'economia del discorso. Nessuna inoltre présenta diver-
genze stilistiche notabili (per quanto un certo scetticismo a
questo riguardo non sarebbe forse superfluo, ed anche senza
giungere aile conclusioni drastiche di A A H i l l 1950-r, p. 66:
« Un'altra obiezione più importante al metodo basato sull'ap-
prezzamento letterario è che i critici non sono ancora giunti
ad un accordo su ciô che costituisce l'eccellenza artistica. Forse
ci si puô augurare che un taie accordo sia raggiunto; co-
munque sia, nell'attesa, l'eccellenza artistica difficilmente puô
essere considerata uno strumento scientificamente corretto »).
Di conseguenza vengono a mancare i presupposti stessi délia
dimostrazione. Il lavoro di Marshall è esemplare nella misura
in cui ci insegna come non si deve fare uno stemma.
49
rede insomma puo anche essere come lo è sicuramente, e
Casella stesso ce lo dimostra quando afferma che « una scorsa
delle varianti caratteristiche di L ci rivela un copista che non
trascrive meccanicamente » {art. cit., p. 16), una ricostruzione
congetturale introdotta da L per ristabilire la rima col fede
del v. 35. Per tanto cade ogni elemento di prova per s é -
p a r a r e L dai resto délia tradizione manoscritta, e lo stem-
ma cambia completamente fisionomia.
62
2 . 9 . L a contaminazione è il f e n o m e n o per cui un ama-
nuense corregge il testo del suo esemplare (3.10.) con
altri manoscritti appartenenti a diversa tradizione. Taie
correzione puô essere fatta dall'amanuense stesso attra-
verso la collazione di più esemplari o p p u r e , e questo è
il caso più f r e q u e n t e , con l'aiuto di varianti già segnate
sui margini o nell'interlinea del suo esemplare ( 2 . 1 0 . ) . Ne-
gli stemmi ( 3 . 2 . ) in genere si usa distinguere la linea di
derivazione del testo base da quella délia o delle conta-
minazioni usando per la prima la linea continua e per la
seconda la linea tratteggiata. L e v a r i e f o n t i di derivazione
andranno c o m u n q u e tenute distinte p e r le ragioni che si
v e d r a n n o in 3 . 3 . e 3.3.6.
52
Se differenti dunque possono essere le motivazioni délia cor-
rettezza di un codice, resta tuttavia assodato che, tranne casi
di particolare fedeltà all'esemplare, la testimonianza di taie
codice non vale più di quella di altri mss. formalmente meno
corretti.
53
piate di séguito senza preoccupazioni per la correttezza
ed il significato del testo.
A E
E t eu tant amoros
E dolz e saboros
E t eu torn amoros
Vas domnas e chauziz
Tan qu'enoj'als mariz.
54
Ovvie le illazioni in sede di « r e c e n s i o » (1.2.). Accanto ai
versi:
E ' 1 fruitz es cars é bos
E t eu tant amoros
etc.
55
2 . i i . U n a lezione puô essere interpretata, corretta o de-
f o r m a t a in v a r i o m o d o dai copisti che l ' h a n n o trascritta
( A ) sia p e r ragioni inerenti alla sua struttura m o r f o l o g i c a
e semantica (« lectio difficilior »; 4 . 9 . ) , ( B ) sia p e r il parti-
colare aspetto paleografico dell'esemplare d o v e essa com-
pare. Q u a n d o una lezione si sfrangia nelle copie per le
ragioni intrinseche ed estrinseche che abbiamo visto, si
dice che si ha difErazione.
L a difErazione p u ô sfociare:
I ) in lezioni errate,
56
da ATobler (cfr. GContini 1968, pp. 59-62, Rapporti 1970,
p. 59, Vita 1 9 7 0 , p. 365), v. 1 5 5 :
57
mai c., LV2 da che non p{u)o c. ( L isolato iscampare), P
k'eo non porta c. (e con lui la Giuntina [. . .] ». Secondo Con-
tini, dato che « non si riesce a immaginare una lezione sino-
nima e difficilior delle presenti », è probabile che l'archetipo
« offrisse, mediante supplementi sostitutivi ed espunzioni, non
ben chiari ai copiatori, una lezione plurima, per esempio:
poi mai
da che non po campare »
58
Numerosi esempi di diffrazione in assenza sono elencati da
Contini 1968, fra cui quelli dei vv. 440, 445 (e 465) del
Saint Alexis, cfr. 4.6., dove la varia lectio dei mss. si spiega
come dovuta a riduzione di un più arcaico mereveille a mer-
veille con conseguente necessità di supplire alla mancanza délia
sillaba, oppure del v. 1 5 5 corretto da ATobler. Altre diflfra-
zioni in assenza si spiegano ancora, secondo Contini, in base
alla normale evoluzione linguistica, per cui si potrà restituire
l'originale reintroducendo forme arcaiche, per lo più il pperf.
ind., v v . 82 deuret (art. cit., p. 82), 160 pouret (p. 83), o
cong. 4 1 8 deuisset (oppure deiisset) (p. 88) con la e délia
desinenza ancora conservata.
59
suppongono come lezione dell'archetipo (3.5.) una delle va-
rianti erronee presenti negli altri manoscritti.
Trattandosi questa volta di errore, la lezione genuina da
ricostruire per congettura non sarà necessariamente difficilior.
Si veda ad esempio il v. 370 del Saint Alexis-,
L qu'or en puisum gr arir
A que nus en p. go i r
P qu{e) or li p. plaisir
S qu'encor p. garir
60
stici o linguistici, sia di collaborazione poetica, cui puô
andare soggetto un certo c o m p o n i m e n t o ad opéra di co-
pisti, di imitatori dozzinali o addirittura di grandi scrittori.
I l r i f a c i m e n t o è u n o dei f e n o m e n i più vistosi nella pratica
letteraria medievale.
F r e q u e n t i s s i m i i r i f a c i m e n t i délia poesia epica, p e r altro
attestati direttamente dalla cura con cui i giullari, i mene-
strelli ed in genere i p r o f e s s i o n i s t i del canto t u t e l a v a n o il
p r o p r i o repertorio nei c o n f r o n t i di « f u r t i » e « manomis-
sioni » da parte dei concorrenti. U n genere particolare di
rifacimenti, s e m p r e nel c a m p o délia poesia epica ed agio-
grafica, sono i rifacimenti « metrici » p e r cui un testo
poetico viene aggiornato stilisticamente sulle ultime novità
délia versificazione.
61
quattro stanze, di cui le prime due comuni con l'altra, (di
Semprebene) nel ms. C'; nella parte comune infine non si puô
escludere che « alcune delle numerose varianti di C ' siano
redazionali e possano insomma attribuirsi a Semprebene » (Con-
tini). Per altri rifacimenti sempre del medesimo genere si po-
trà vedere GContini, Ancorct sulla canzone « S'eo trovasse Pie-
tanza », cit., pp. 1 3 6 - 1 3 7 . Un rifacimento radicale che sconfina
nella « parodia » è infine quello attuato da Meo Abbracciavacca
in Considerando l'altéra valenza, che ricalca la struttura e i temi
délia canzone di Panuccio del Bagno, Di sz alta valenza ha si-
gnoria. Un rifacimento inteso a modificare il « genere » si ha
per esempio nell'introduzione (segnalata da IBaldelli, Dialetto
e problemi di localizzazione nella poesia cortese antica, in I
dialetti dell'Italia mediana con particolare riguardo alla regione
umbra. Atti del quinto convegno di studi umbri, Perugia 1 9 7 0 ,
pp. 264-278, a p. 269) « délia rima chiave ad ogni quartina
[di un testo umbro] sî da passare dall'arcaica struttura délia
quartina monorima a una ballata con la sua ripresa ».
62
criteri di giudizio molto diversi dagli standards attuali; c f r .
DSAvalle 1 9 6 1 , p p . 7 2 - 4 ) . D a l p u n t o di vista délia dina-
mica letteraria non si v e d e che differenza intercorra fra un
autore che lavora su modelli, « auctoritates » o archetipi
(le cosiddette « fonti ») ed un imitatore che manipola opere
precedenti. Q u e s t o non toglie che nel p r i m o caso il « testo
imitato » sia posto di norma in nota f r a le f o n t i , e che nel
secondo invece costituisca l'oggetto stesso dell'edizione e
in nota finiscano i prodotti degli imitatori. I n effetti le dif-
ferenze fra le opere appartenenti alla prima ed alla seconda
categoria sono unicamente quantitative e riguardano
la diversa capacità messa in mostra dai singoli operatori nel
rielaborare i propri modelli.
63
dico GPasquali 1 9 5 2 2 , pp. 4 1 - 1 0 8 . Per quel che riguarda le
letterature romanze basterà qui ricordare l'« editio princeps »
delle laudi di Jacopone da Todi, pubblicata a Firenze dall'edi-
tore Bonaccorsi nel 1 4 9 0 , per la quale furono utilizzati ma-
noscritti di cui oggi non si ha più notizia (cfr. FBrambilla Ageno
1 9 7 5 , P- 18).
64
3. COSTITUZIONE DEL CANONE
I. Lo stemma: 3.1. Famiglia o gruppo di manoscritti. 3.2. Il
grafico. 3.3. Tradizioni contaminate. 3.3.1. Ipotesi di contaminazione.
3.3.2. Esempio (I) di applicazione. 3.3.3. Esempio (II) di applica-
zione. 3.3.4. Riduzione delle ipotesi (minimizzazione). 3.3.5. Identifi-
cazione dei manoscritti contaminati. 3.3.6. Discriminazione fra te-
sto-base e testo-di-collazione. 3.3.7. « Ipotesi più economica ».
3.3.8. Concetto di « ipotesi ». 3.3.9. Storia del concetto di « ipotesi
più economica » (nella stemmatica). 3.3.10. Storia del concetto di
« ipotesi più economica » (nel campo délia contaminazione).
I I . Gli elementi dello stemma: 3.4. Capostipite. 3.5 Archetipo.
3.6. « Codex interpositus ». 3.7. Testimonio. 3.8. Apografo. 3.9. An-
tigrafo. 3.10. Esemplare. 3 . 1 1 . « Eliminatio codicum descriptorum ».
I - LO STEMMA
65
L o stesso dicasi se C e D hanno in comune ad esempio tre
errori (ai v v . 2 , 1 1 e 1 7 ) :
{4,25} fl { 2,11,17 } = 0
A
/\ B
/\
C D
66
Se invece due o più « collezioni » di errori, ad esempio:
M i = {A,B} = f ( E i = { 2,4,25} ) ,
w
I
A B C D
Le notazioni qui impiegate equivalgono a quella già discussa
nel capitolo iniziale (0.6.):
P, = F ( D p )
67
un grafico costituito da punti (i manoscritti o le stampe)
legati gli uni agli altri da linee (le relazioni di filiazione
fra i singoli codici). Questo grafico è chiamato con il nome
di « stemma codicum » o albero genealogico.
In matematica lo stemma si identifica con la rappresen-
tazione di un « grafo » orientato, intendendo per « grafo »
(G) un insieme di oggetti distinti (X) e una legge di
corrispondenza (T), secondo la notazione:
G = (X.T)
Gli oggetti nel nostro caso sono rappresentati dai ma-
noscritti e la legge di corrispondenza riguarda i rapporti fra
tali manoscritti.
Si dia ad esempio un insieme di otto oggetti (ma-
noscritti), { A,B,C,D,E,F,G,H} relazionati nel seguente
modo:
69
I
Il primo « stemma codicum » è stato tracciato nel i 8 3 r da
Cari Gottlob Zumpt nella sua edizione delle Verrine (cfr.
STimpanaro 1 9 6 3 , pp. 45-6). Il primo tentativo di tradurre la
critica testuale nel linguaggio délia teoria degli insiemi e dei
grafi è di JFroger e dei suoi collaboratori PhPoré e JPoyen
(1961).
A B ; a P ; A P ; B a ,
d o v e a e p si intendono rappresentati rispettivamente da
A + n mss., e da B + n mss.
I n base ai p r e s u p p o s t i del calcolo c o m b i n a t o r i o , quat-
tro sono le ipotesi f o n d a m e n t a l i che si p o s s o n o f o r m u l a r e
p e r o g n u n o di questi schemi. P e r n o n allungare troppo
7°
l ' e s p o s i z i o n e , p r e n d e r e m o in e s a m e s o l o il p r i m o schéma,
A B. N a t u r a l m e n t e il n o s t r o d i s c o r s o v a r r à anche p e r
gli altri.
a 8
( 2 ) B contamina con A:
A B
71
Altre combinazioni non sono immaginabili, tranne gli
i n v e r s i di ( 3 ) :
(3 bis)
e di ( 4 ) :
(4 b i s )
72
I] si dia una tradizione manoscritta di sei codici, deno-
minati A B C D E F, divisi da errori comuni in tre grup-
pi, A (= a), BCD (= (3) di cui BC risalgono ad un ulte-
riore subarchetipo ( 3 . 6 . ) , e EF (= y), secondo lo
schéma:
B c
( 3 ) A d i p e n d e dal « c o d e x i n t e r p o s i t u s » ( 3 . 6 . ) o subar-
c h e t i p o (32 in p a r a l l e l o con B:
I n q u e s t o caso A p u o a v e r e c o r r e t t o gli e r r o r i di (3 e di
P' o l t r e che con u n codice a p p a r t e n e n t e alla f a m i g l i a a,
74
anche con altro codice appartenente p e r esempio alla fa-
miglia y ( E F e cosi via). L o s t e m m a , in base a questa
seconda possibilità che rappresenta l ' « ipotesi più econo-
mica » ( c f r . più avanti 3 . 3 . 7 . ) , non è più a tre ma a due
rami. L e lezioni infine che A e B hanno in c o m u n e risal-
g o n o a p 2 e quindi n o n contano per la « restitutio textus ».
A B C
L e lezioni che A e B h a n n o in c o m u n e risalgono a a .
I n conclusione, l'utilité delle lezioni che A e B hanno
in c o m u n e , varia in misura n o t e v o l e a seconda delle v a r i e
ipotesi. E s s a v a da un m a s s i m o nel caso delle ipotesi 2
e 4 ad un m i n i m o p e r l'ipotesi 1 . N e l l ' i p o t e s i 3 la situa-
zione è ambigua.
3-3-3-
I I ] Si dia u n a tradizione manoscritta a sette codici, de-
nominati A B C D E F G, divisi d a errori c o m u n i in due
g r u p p i , ABCD ( = a ) e EFG ( = §), suddivisi a loro
volta in tre r a m i , AB ( = y) C e D, il p r i m o (a), e
EFG, il secondo (§):
75
A B
(0
/I B
76
G l i a m a n u e n s i di £ F e G ne accolgono poi, ognuno per
c o n t o p r o p r i o , u n c e r t o n u m é r o d i v e r s o da caso a caso.
L e lezioni che D e i p r o d o t t i di (B h a n n o in c o m u n e s o n o
« lectiones singulares » di D e n o n s e r v o n o p e r la « resti-
tutio t e x t u s ».
10
__ , . 5
/I B
77
L e lezioni che D e i p r o d o t t i di j3 h a n n o in c o m u n e ri-
salgono a a 1 .
3 . 3 . 4 . C o m e si è già a v u t o m o d o di o s s e r v a r e altrove
( D S A v a l l e 1 9 6 1 , p . 1 7 1 ) , la p r o p o s i z i o n e di P M a a s 1952,
p. 62, « c o n t r o la c o n t a m i n a z i o n e non si è ancora sco-
p e r t o alcun r i m e d i o », v a intesa non t a n t o nel s e n s o che
il fenomeno délia contaminazione impedisca la costitu-
zione d e l l o s t e m m a , q u a n t o p i u t t o s t o c o m e u n a m e s s a in |
guardia contro stemmi cui se ne possono opporre altri
senza che ci sia d a t a la p o s s i b i l i t é di d e c i d e r e sul loro
rispettivo valore. La constatazione di PMaas è corretta, i
a l m e n o nelle s u e g r a n d i linee. Q u e s t o p e r ô n o n toglie che
si d i a n o casi in cui la tradizione m a n o s c r i t t a p r é s e n t a ele-
menti obiettivi sufEcienti per restringere la scelta delle
ipotesi e p e r o r i e n t a r c i v e r s o la « soluzione-unica ».
Come si è già v i s t o in 3 . 3 . 1 . , il p r o b l e m a fondamen-
tale c o n s i s t e nella p r e c i s a z i o n e dei s e g u e n t i d u e punti:
!
( 1 ) identificazione dei m a n o s c r i t t i c o n t a m i n a t i
( 2 ) discriminazione in tali manoscritti del testo-base
dai testo-di-contaminazione.
3 . 3 . 5 . P e r q u e l che r i g u a r d a il p r i m o p u n t o , si d à n n o
casi p a r t i c o l a r m e n t e p r i v i l e g i a t i di m a n o s c r i t t i - ad es. A —
79
in cui le lezioni c o m u n i ad altro m a n o s c r i t t o - ad es. B -
a p p a r t e n e n t i a d i v e r s a tradizione sono g i u s t a p p o s t e (copiate
di s é g u i t o ) aile lezioni caratteristiche délia tradizione cui ap-
p a r t e n g o n o . E s s e n d o a l t a m e n t e i m p r o b a b i l e che l ' a m a n u e n s e
dell'altro manoscritto - nel n o s t r o caso B - abbia accolto
per v i a di c o n t a m i n a z i o n e da A p r o p r i o le v a r i a n t i di lezione
3 . 3 . 6 . U n a volta identificato il m a n o s c r i t t o c o n t a m i n a t o ,
si d o v r à p r o c e d e r e alla d i s c r i m i n a z i o n e delle lezioni appar-
tenenti al testo-base dalle v a r i a n t i di lezione r i c a v a t e per
collazione da altro m a n o s c r i t t o .
I l p r o b l e m a non présenta difficoltà per le v a r i a n t i trascrit-
te in l u o g o d i v e r s o da q u e l l o c o r r e t t o o, c o m u n q u e , a n n o t a t e
nell'interlinea o sui margini del codice. P e r le altre sarà
necessario ricorrere a criteri di critica interna, f r a cui mi sia
lecito ricordare i primi d u e già f o r m u l a t i in D S A v a l l e 1957,
pp. 6 3 - 4 (e ripresi in D S A v a l l e 1 9 6 1 , pp. 171-2):
( 1 ) P r i m a di t u t t o , c o m e già o s s e r v a t o da P M a a s 1952,
p. n , e r i c o n f e r m a t o più tardi da G P a s q u a l i 1 9 5 2 , p. x v n
(articolo 7 ) , « guasti e v i d e n t i , s p e c i a l m e n t e lacune, v e n g o n o
80
tramandati [ . . . ] ben difficilmente per contaminazione ». I l
testo-base di un manoscritto che si présumé contaminato ap-
parterrà quindi piuttosto ad una f a m i g l i a con cui ha in cornu-
ne una lacuna, che non ad un'altra con cui ha in c o m u n e
alcuni errori di minore evidenza (che possono cioè passare
per lezioni corrette) od una serie di lezioni caratteristiche.
81
3-3-7- I n mancanza di elementi obiettivi di prova e
solo in questo caso, sempre nel 1 9 5 7 (cfr. anche
DSAvalle 1961, p. 1 7 2 ) si è p r o p o s t o u n terzo criterio
che si è d e n o m i n a t o délia « ipotesi più economica ». T a i e
ipotesi consiste essenzialmente nella combinazione (o stem-
m a ) che limita al m i n i m o (minimizzazione) le sedi e le
f o n t i di contaminazioni, e, a parità di condizioni, che im-
plica il m i n o r n u m é r o di contaminazioni, sempre beninteso
che non v i siano m o t i v i - lacune ad e s e m p i o - per cui
sia necessario ricorrere ad altre ipotesi m e n o economiche.
A g g i u n g e r e m o ora, p e r m a g g i o r e chiarezza, che la limi-
tazione delle sedi e delle f o n t i di contaminazione non d e v e
andare a scapito dei principî stabiliti in 2 . 6 . 1 . L a racco-
mandazione sembra superflua. D a t o p e r ô che c'è ancora chi,
nonostante i ripetuti a v v e r t i m e n t i ( c f r . ad esempio D S A v a l l e
1 9 6 1 , pp. 1 6 8 - 9 ) dà aile lezioni a d i a f o r e (cfr. 2 . 3 . ) il va-
lore di errori significativi, cadendo nella ben nota petizione
di principio già lamentata da JBédier (2.6.5.), diremo
che se in una tradizione a tre rami, a |3 e y , a e |3 pre-
sentano u n n u m é r o di c o i n c i d e n z e in innovazio-
n i superiore a quello delle coincidenze f r a {3 e y oppure
f r a a e y , non p e r questo l'editore è autorizzato a postu-
lare l'esistenza di u n c o m u n e capostipite di aj3 tanto per
ridurre di una unità il n u m é r o delle sedi e delle f o n t i di
contaminazione. A l t r a p r o v a questa che gli stemmi bipartiti
non d i p e n d o n o tanto da d i f e t t o del m e t o d o o da qualche
caratteristica particolare délia trasmissione manoscritta nel
m e d i o e v o (tranne in casi eccezionali), q u a n t o da u n a certa
carenza di rigore logico e da scarsa dimestichezza, soprat-
tutto nei teorici, col l a v o r o pratico di edizione.
82
p. 2 1 : « M i limitera a dire che se non si accetta il rapporto
da me stabilito fra L A da una parte e P S dall'altra, resta
esclusa la possibilité di trovare una spiegazione razionale dei
fatti che ho esposto; comunque sia, non si puô rifiutare le
mie conclusioni se non ricorrendo a i p o t e s i t a n t o c o m -
plicate quanto inverosimili».), è indubbiamente
corretta. A essa andrà perô aggiunto che, non essendo la tra-
smissione trasversale un dato costante (anche se molto fré-
quente) délia tradizione manoscritta medievale, l'onere délia
prova non potrà che ricadere su chi fra due i p o t e s i ritenga
di dover sostenere la m e n o economica.
L'interesse precipuo délia proposizione di JBédier sta perô
nelle premesse gnoseologiche su cui si basa la terrninologia da
lui impiegata. JBédier parla di « giustezza» e di « erroneità »,
vale a dire fa una questione di ricerca délia verità obiettiva
(« soluzione-vera ») secondo il postulato razionalistico che tutta
la conoscenza debba essere dimostrabile come vera. Nessuno
scienziato intraprenderebbe una ricerca se non avesse ferma
fede nella possibilité di scoprire dati permanenti obiettivi, in
altre parole di ricostruire con la maggiore accuratezza possibile
le leggi ed il funzionamento di quello che si ritiene essere il
reale. In efletti da un punto di vista empirico la ricerca non
puô procedere che su basi essenzialmente statistiche. La consta-
tazione è corrente ad esempio nelle scienze rivolte allo studio
del mondo fisico, per cui si sono formulati approcci vari di ca-
rattere per lo piu probabilistico (cfr. HReichenbach, La na-
scita délia filosofia scientifica, Bologna 1 9 6 1 , pp. 224 sgg.). Il
criterio fondamentale è quello délia « semplicità ». « Una teoria
soddisfacente - scrive RJBlin-Stoyle in Svolte decisipe in fisica,
Torino 1 9 6 1 , p. 1 3 - deve essere coerente con tutti i dati
disponibili e, nel caso di possibili alternative, la sémplicità è
generalmente usata come elemento importante di scelta ». Lo
stesso criterio è impiegato dai linguisti più aperti ai metodi
delle scienze cosiddette esatte: LHjelmslev, a cui dobbiamo la
formulazione del « principio di semplicité » ( I fondamenti délia
teoria del linguaggio, Torino 1968, pp. 2 1 - 2 e 66-7J e ancora
ultimamente RJakobson e MHalle, Fundamentals of Language,
83
T h e Hague 1 9 5 6 , p. 4 5 , che identificano la « soluzione più eco-
nomica » con la « soluzione ottimale ».
. / •&•<•> /.«*• 3.3.9. I l criterio dell'« ipotesi più economica » è stato usato
ttP0, prima volta esplicitamente nella critica testuale da
A A H i l l 1 9 5 0 - 5 1 , pp. 87 e sgg., in risposta all'« argument de
Bédier », e più precisamente alla sua osservazione sulla im-
possibilité di decidere fra due o più spiegazioni (o stemmi)
apparentemente equipollenti in presenza di uno stesso sistema
di lezioni varianti.
Anche A A H i l l parla di taie criterio (per cui si serve di varie
espressioni: « c r i t e r i o délia semplicità » [ « criterion of simpli-
city » ] , p. 87, « l'ipotesi più semplice » [ « simplest hypothe-
sis » ] , p. 7 7 , n. 1 0 , o « ipotesi economica » [ « economical hypo-
t h e s i s » ] , p. 80) come uno dei principî basilari délia moderna
scienza descrittiva (p. 86). P e r maggiore precisione andrà perô
osservato che nella prospettiva tassonomica e statistica di
A A H i l l taie criterio comporta più vaste applicazioni, in quanto
sostitutivo del concetto stesso di « errore » (da lui escluso in
partenza, in quanto fondato, come abbiamo visto, su una peti-
zione di principio). A suo avviso infatti taie criterio serve a
dare una sistemazione aile « somiglianze » ed aile « differenze »
di lezione osservate nella tradizione manoscritta, indipenden-
temente da ogni valutazione di merito sulla loro qualità. « La
semplicità - scrive a p. 87 - va intesa come inversamente pro-
porzionale al numéro delle ipotesi [da lui identificate, in questo
caso, con le linee di derivazione presenti nello stemma] con-
nesse ad una data spiegazione. I n altre parole, se due spiega-
zioni dànno conto dei fatti ugualmente bene, si dovrà prefe-
rire quella che comporta il minor numéro di ipotesi ». I l
principio, come si vede, in questo caso ha validità universale,
anzi è il solo scientificamente corretto che si possa applicare
in sede di critica del testo.
84
( D S A v a l l e 1 9 5 7 ) o in diretto rapporto con le formulazioni di
A A H i l l ( V A D e a r i n g 1 9 5 9 , p. v i n ) . L e conclusioni sono perô
molto simili, come risulta da un confronto fra le premesse teori-
che di cui a 3.3.7. e questa frase ad es. di V A D e a r i n g 1 9 5 9 ,
p. 6: « Dal momento che la continuità testuale è basata sul pro-
gressive cambiamento delle somiglianze e delle difïerenze da
una recensione all'altra, sistemi contraddittori nelle somiglianze
e nelle difïerenze provocati da contaminazione ci impongono
di scegliere la più semplice delle varie possibilité di spiega-
zione ». L o stesso si potrà dire delle norme pratiche relative
per cui V A D e a r i n g 1 9 5 9 , p. 9, propone soluzioni non molto
diverse: « Quando si ha contaminazione e la continuità testuale
è turbata da uno o più elementi contraddittori, la migliore
soluzione è quella per cui le varie recensioni sono interrotte
il meno possibile da tali elementi di disturbo » (in altre parole
la combinazione, come si diceva in 3 . 3 . 7 . , che limita al mi-
nimo le sedi e le fonti di contaminazione, etc., etc.).
L a casistica studiata da V A D e a r i n g 1 9 5 9 , pp. 3 1 - 4 4 (ma si
vedano le aggiunte e le rettifiche in V A D e a r i n g 1 9 6 7 e 1 9 6 8 )
è particolarmente complicata e non sempre molto chiara. Essa
perô rappresenta il primo tentativo concreto di razionalizzare
la varia fenomenologia délia contaminazione su basi e con stru-
menti meno approssimativi di quelli usuali. Per tanto ad essa
si rinvia per maggiori informazioni sul problema e soprattutto
sulle prospettive che taie ipotesi apre nel campo délia ricerca
operativa.
Sempre in questa sede andrà ricordato che il criterio délia
« ipotesi più economica » è posto oggi a base dei programmi
dei calcolatori laddove i dati in presenza siano passibili di più
di un trattamento. L'applicazione è nota e qui basterà ricordare
le parole scritte da RMarichal nella Prefazione a J F r o g e r 1 9 6 8 ,
p. VI, dove appunto riferisce sulle possibilité offerte da quelle
macchine nel campo délia critica del testo: « G i à da più di
dieci anni si poteva prevedere che un calcolatore fosse capace,
teoricamente, [ . . .] di costruire uno stemma genealogico in
tutti i casi, per altro assai rari, di genealogie 'normali', o di
proporre degli stemmi probabili, con la lista delle varianti irri-
ducibili, in tutti gli altri casi; d'altronde fra i molti problemi
85
che, secondo la pubblicità dei produttori, questi strumenti rie-
scono a risolvere, quello classico è il problema delP i t i n e r a -
r i o p i ù e c o n o m i c o nel caso di percorsi complicati desti-
nati a passar per un gran numéro di punti ». In pratica, come
è noto, non si è ancora giunti a tanto. Secondo PMarichal, p. x ,
l'uso dei calcolatori per la costruzione degli stemmi va riser-
vato al controllo del lavoro dell'operatore. M a anche in questo
caso mancano « programmi » soddisfacenti, la collaborazione fra
le « due scienze » è appena agli inizi [ P e r una apphcazione
pratica del criterio délia « ipotesi più economica » cfr. DSAvalle
1 9 6 1 , pp. 1 7 3 - 1 7 7 ] .
II. G L I E L E M E N T I D E L L O STEMMA
86
del capostipite. In tal modo KLachmann studiando le t r a -
s p o s i z i o n i e l e l a c u n e comuni a tutta la tradizione
di Lucrezio riuscl a dimostrare che le pagine dell'archetipo
avevano 26 righe ciascuna e che, di conseguenza, le pagine
erano in tutto 302. Oggi tali conclusioni, anticipate con tocco
da maestro all'inizio del Commentarius, non sono più accettate
nella loro integrità da tutti gli studiosi. Dubbi sono sorti ad
esempio sul numéro esatto delle pagine. Questo perô non to-
glie che i criteri da lui stabiliti siano ancora validi e vengano
applicati correntemente nelle edizioni critiche (cfr. RMarichal
1 9 6 1 , p. 1 2 7 9 , e V A D e a r i n g 1 9 5 9 , pp. 46-8).
Per quel che riguarda le letterature romanze un tentativo del
genere è già stato attuato per il Sant Lethgier da EStengel
(comunicazione orale a FSpenz 1 8 8 7 ) , ora confermato da
DSAvalle, Sant Lethgier, in Studia Ghisleriana, Pavia 1 9 6 7 ,
pp. 349-362 (Serie spéciale per il IV centenario del Collegio
Ghislieri in Pavia 1567-1967. Serie 11, vol. n i « Studi lette-
rari »), dove si ricostruisce il numéro delle pagine, tre, ed il
numéro delle colonne, tre, contenute in ciascuna delle pagine
dell'esemplare utilizzato dai copisti del manoscritto di Cler-
mont-Ferrand, e si prova che la lacuna fra le strofe x x v i
e x x v i i si trovava già nell'esemplare del codice.
87
JNMadvig, De emendandis Ciceronis orationibus pro P.
Sestio et in P. Vatinium, pubblicata a Kopenhagen nel
1 8 3 3 , e si t r o v e r e b b e ancora presso Orelli ed altri stu-
diosi in epoca anteriore all'edizione di L u c r e z i o .
88
L o stesso dicasi per non pochi testi délia lirica trobadorica so-
prattutto laddove le testimonianze manoscritte sono particolar-
mente numerose (si veda ad esempio il caso di alcune canzoni
di Peire Vidal). Si puô invece dimostrare l'esistenza di un
archetipo per quasi tutta la lirica italiana del Duecento ed in
particolar modo per la « lirica siciliana ». Intéressante infine
osservare che, se più componimenti lirici sono disposti nel me-
desimo ordine nei manoscritti che ce li hanno trasmessi, lo
stemma non dovrà variare da componimento a componimento,
quando taie ordine sia stato stabilito dai loro capostipite. Oltre
a rappresentare un vero e proprio errore significativo, taie ordi-
ne riunisce infatti i singoli componimenti in un tutto unico
che l'operatore dovrà trattare unitariamente all'atto délia costi-
tuzione dello stemma. Eventuali variazioni e differenze fra i
singoli stemmi andranno quindi interpretate come prova che
tutti gli stemmi tranne uno, o addirittura tutti gli stemmi senza
eccezione, non corrispondono alla realtà.
89
magine » ( 1 9 4 7 ) e le altre di Mondadori dal 1 9 5 7 in poi leg-
gono invece concordemente pur son giunta con le folaghe.
Il diverso genere, giunto - giunta, ha provocato qualche sbanda-
mento nella critica. E cosl si è parlato di eventuali varianti
d'autore (2.2.) e di altri problemi del genere, si è equivocato
sul soggetto (il poeta o il padre del poeta, o addirittura il poeta
giovane, maschile, la donna o la voce o l'ombra - del poeta
0 di chi per lui, oppure délia donna - femminile?), mentre si
trattava di un banale scorso tipografico dell'edizione del 1 9 5 6
(cfr. DSAvalle, Tre saggi su Montale, Torino 1970 2 , p. 39, n. 1).
Per una casistica sui vari tipi di errore (di copista, di auto-
re?) nella tradizione manoscritta relativa alla letteratura italiana
cfr. FBrambilla Ageno 1 9 7 5 , pp. 48 e sgg.
90
t o r e è c o m e u n g i u d i c e c h e i n t e r r o g a i m a n o s c r i t t i (i testi-
moni) per ricostruire la lezione dell'originale (la verità).
Di qui i concetti di attendibilità del manoscritto (testi-
m o n e ) in b a s e ad u n e s a m e p r e v e n t i v o sul s u o comporta-
m e n t o g e n e r a l e , a sua v o l t a m i s u r a t o p e r c e n t u a l m e n t e sul
n u m é r o d e g l i scarti dalla lezione d e l l ' o r i g i n a l e l a d d o v e essa
sia e s a t t a m e n t e misurabile (precedenti), di versione data
dei f a t t i (la l e z i o n e d e l P o r i g i n a l e ) d a p a r t e d e i s i n g o l i testi-
moni, di valore relativo dei singoli manoscritti (testimo-
nianze), di f e d e c h e si d e v e p r e s t a r l o r o in c a s o di dub-
b i o , etc., etc. N e s s u n o d i q u e s t i c o n c e t t i , c o m e d i m o s t r a t o
da H F r a n k e l 1 9 6 9 , pp. 2 3 e sgg., résisté ad un esame un
po' approfondito délia probabilità statistica delle singole
testimonianze (1.6.1.).
3 . 1 0 . E s e m p l a r e h a il d o p p i o s i g n i f i c a t o , c o m e p e r a l t r o J>y-»«•/-
gli e q u i v a l e n t i latini « e x e m p l u m » e « e x e m p l a r » , di ma-
noscritto m o d e l l o d a cui si trae il testo che si t r a s c r i v e ,
91
e di manoscritto c o p i a t o da u n m o d e l l o , nel quai caso
si identifica con l ' a p o g r a f o ( 3 . 8 . ) .
L'esemplare-m o d e 1 1 o è qualcosa di più che un ca-
postipite (3.4.). Esso i n f a t t i , come nel caso dei mano-
scritti universitari, présenta u n carattere particolare di uffi-
cialità e di autenticità che manca di n o r m a ai « codices
interpositi » ( 3 . 6 . ) ed ai capostipiti nel senso più generale
délia parola. D e p o s i t a t o presso u n libraio, l ' e s e m p l a r e co-
stituisce il m o d e l l o autorizzato ed autentico, fornito di
tutte le garanzie legali necessarie, da cui si traggono, pezzo
per pezzo { « pecia »), fascicolo p e r fascicolo, le copie de-
stinate aile lezioni universitarie.
92
italiane secondo la lezione del codice vaticano 3214 e del
codice casanatense d.v. 5 pubblicate p e r cura di M . Pelaez,
Bologna 1895, n.i 9 2 (« G u i d o caualchanti e guido or-
landi dicea 1 a x e m p r o ma elli lo f e c e D a n t e allighieri »),
9 3 (« G u i d o Caualchanti e guido orlandi dicea 1 a x e m p r o .
M a elli lo f e c e D a n t e allighieri ») e 2 0 1 (« G . D . d e . cosi
era nell asempro »).
93
loghi di Epitteto A A H i l l 1 9 5 0 - 5 1 , p. 82). Per quel che riguarda
le letterature romanze segnaleremo l'opéra magistrale di MBarbi,
Studi sul canzoniere di Dante, Firenze 1 9 1 5 , dove si prendono
in esame per la prima volta in modo sistematico i rapporti fra
i canzonieri italiani del X I V - X V I secolo e si sgombra il terreno
dai « descripti » cinquecenteschi, fra cui andranno ricordati i
molti risalenti alla cosiddetta Raccolta Aragonese (per le sezioni
ricavate da L, C', etc.) compilata nell'ambiente di Lorenzo
il Magnifico.
94
4. C O S T I T U Z I O N E D E L TESTO
95
base ai risultati ottenuti in sede di «recensio» (1.2.),
oppure
( 2 ) « o p e ingenii » ( o p p u r e « e x i n g e n i o ») o « coniectu-
r a e », q u a n d o i n v e c e la c o r r e z i o n e è f r u t t o di congettura
( 4 . 6 . ) o , con altro t e r m i n e , di « d i v i n a t i o » (4.5.).
O g g i la « d i v i n a t i o » è c o n s i d e r a t a o p e r a z i o n e necessaria
s o l o l a d d o v e la « r e c e n s i o » si d i m o s t r i insufficiente ai fini
délia « r e s t i t u t i o t e x t u s ». D a t o che la « d i v i n a t i o » com-
p o r t a i n e v i t a b i l m e n t e un c e r t o g r a d o di a r b i t r i o , si capisce
perché dall'inizio dell'Ottocento in poi, vale a dire da
q u a n d o ci si è resi c o n t o d e l l ' i m p o r t a n z a d e l l ' a n a l i s i délia
tradizione m a n o s c r i t t a ai fini délia « r e s t i t u t i o t e x t u s », si
tenda a r i d u r r e s e m p r e p i ù i m a r g i n i d e l l ' e m e n d a z i o n e con-
g e t t u r a l e , r i s e r v a n d o l a ai l u o g h i p e r cui i criteri meccanici
délia « r e s t i t u t i o » p o r t a n o a lezioni m a n i f e s t a m e n t e erro-
nee.
y L ' « e m e n d a t i o o p e c o d i c u m » è b a s a t a sulla « l e g g e délia
' m a g g i o r a n z a » e s u l « calcolo delle p r o b a b i l i t à ». I l prin-
c i p i o n o r m a l m e n t e a p p l i c a t o in q u e s t o caso è il s e g u e n t e .
S e p e r u n c e r t o l u o g o si d à n n o d u e lezioni concorrenti,
a d i a f o r e ( 4 . 2 . ) , x e y (che n o n siano v a r i a n t i sinonimiche,
p e r cui p o t r e b b e r o e n t r a r e in g i o c o f a t t o r i di p u r a casua-
lità; c f r . 2 . 8 . ) , e d il testo r e l a t i v o ci è stato t r a s m e s s o p e r
e s e m p i o da tre codici (o da tre tradizioni i n d i p e n d e n t i le
u n e dalle altre), A B e C, l ' e d i t o r e sceglierà q u e l l a che è
attestata dalla m a g g i o r a n z a , v a l e a d i r e da d u e m a n o s c r i t t i
(o da d u e tradizioni), ad e s e m p i o x , se attestata da A B,
c o n t r o y d e l solo C . L a « l e g g e délia m a g g i o r a n z a » agisce
n o n t a n t o in b a s e a r a g i o n i di p u r a e s e m p l i c e p r e p o n d e -
ranza n u m e r i c a q u a n t o p i u t t o s t o p e r u n calcolo di p r o b a -
bilità. D u e s o n o le ipotesi che si p o s s o n o f a r e a questo
r i g u a r d o . I n a s t r a t t o t a n t o l ' u n a ( x ) q u a n t o l ' a l t r a ( y ) delle
d u e lezioni c o n c o r r e n t i p o t r e b b e r o risalire al c o m u n e capo-
stipite ( 3 . 4 . ) di A B e C. N e l p r i m o caso la lezione y sarà
96
il f r u t t o d e l l ' i n t e r v e n t o dell'amanuense di C e p e r tanto la
lezione x di A B rispecchierà le condizioni di partenza; nel
secondo caso invece si d o v r à pensare che la lezione x sia
stata introdotta in A e in B p e r iniziativa indipendente
e parallela dei loro amanuensi. O r a , d a t o che la seconda
ipotesi (innovazione identica, introdotta in u n medesimo
l u o g o da d u e amanuensi indipendentemente l'uno dall'al-
tro) c o m p o r t a una diminuzione dei rapporti percentuali per
il moltiplicarsi delle singole probabilità, è o v v i o che, sem-
pre a parità di condizioni, non p o t r e m o che scegliere la
prima ipotesi ( c f r . per una applicazione di questo principio
nel capitolo iniziale, 0 . 8 . 2 . ) . Calcoli precisi a questo ri-
g u a r d o è impossibile f a r n e . C o m u n q u e , p e r dare un'idea
dello scarto probabilistico f r a le d u e ipotesi, basterà rile-
v a r e che, se per esempio la probabilità p di innovazione
(e non di una certa innovazione, diciamo x ) in un luogo
determinato (ad esempio al v. 2 0 del c o m p o n i m e n t o Ci)
"2
è del tre p e r cento (p = , o meglio p = 0 , 0 3 ) , la
100
probabilità che due amanuensi introducano una innovazione
(non si dice la medesima innovazione x ) in quel luogo
(v. 2 0 ) indipendentemente l ' u n o dall'altro è dello 0 , 0 9 p e r
, 3 3 9 °>°9 v 1
cento (p = —-— • —-— = = — ) solo se
100 100 10000 100
le condizioni (ambientali, psicologic'he, culturali, etc.)
sono identiche. Le probabilità che essi introducano una
stessa innovazione x sono ancora più r e m o t e (ed estrema-
mente variabili a seconda dei vari tipi di innovazione) e
addirittura incalcolabili se si d o v e s s e r o p r e n d e r e in con-
siderazione tutte le condizioni (ambientali, psicologiche,
culturali, etc.) délia copia.
97
tato e f r a cui è impossibile decidere con l ' a i u t o dello stem-
ma o p p u r e in base ai criteri interni d e l l ' « usus scribendi »
( 4 . 1 0 . ) o délia « lectio difficilior » (4.9.).
98
In questo caso la lezione "a" andrà addebitata al comune ca-
postipite (3.4.) di CD, a , per cui sarà impossibile decidere quale
delle tre lezioni risalga ad w. L o stemma non ci è di alcuna
utilità e si parlera di lezioni adiafore aventi pari valore stem-
matico.
w t E
x y D F
A B C G
99
e si prenda in esame la varia lectio del v. 2 1 7 :
AB en son penser et en sa voie
DE a son penser et a sa voie
CG celant son penser et sa voie
F a ses amours et a sa joie
y z
t [w] v E
A B C [G] D F
100
4.2.3. Prendiamo ora in esame sette loci critici délia tradi-
zione manoscritta relativa alla canzone di Guido Guinizzelli,
Al cor gentil (per la bibliografia ed altre notizie cfr. 0.8.1.).
Per ciascuno di essi si darà prima la soluzione Casella, poi
quella Contini ed infine la varia lectio dei manoscritti (in
grafia unificata e con esclusione delle lezioni singolari).
(1) v. 24 No li stari' altra guisa, tant'è fero
No li stari' altra guisa, tant'è fero
VLPOT no(l)li staria altra
BG no i staria in altra
VeCa non staria in altra
101
(2) v. 25 Perd prava natura
Cosi prava natura
VLPOT per(r)o
BGVeCa co(s)si
v
(3) - 38 Se da vertute non ha gentil core
Sed a vertute non ha gentil core
V P C ' T se(d) a
L sen
B sello a
G sol a
Ca s'egli ha
102
(6) v. 44 Lo ciel volgiando, a lui obedir tole
E'I ciel volgiando,- a Lui obedir tole
VLPOT lo
BGCa el (il)
103
fra i codici ( « canzonieri » ) v a r i a n o spesso non solo da
c o m p o n i m e n t o a c o m p o n i m e n t o , m a anche ( c o m e d ' a l t r o n -
d e in o g n i tradizione m a n o s c r i t t a c o n t a m i n a t a ) a seconda
j di q u e s t o o q u e l l u o g o di u n o stesso c o m p o n i m e n t o . Tali
v a r i a z i o n i a n d r a n n o i m p u t a t e al f a t t o che gli a m a n u e n s i si
s o n o s e r v i t i c o n t e m p o r a n e a m e n t e di p i ù e s e m p l a r i (3.10.).
•ï> P e r tanto l'instabilità delle costellazioni (intendendo per
costellazione il m o d o con cui i m a n o s c r i t t i o u n gruppo
di m a n o s c r i t t i si d i s p o n g o n o r i s p e t t i v a m e n t e sull'albero o
j su u n r a m o di u n a l b e r o ) d e v e essere c o n s i d e r a t a come
u n a p r o v a i n d i r e t t a di c o n t a m i n a z i o n e ( 2 . 9 . e 3.3.).
104
w
105
4-3-4- Nel terzo caso infine si daranno costellazioni di vario
tipo, tutte perô inadatte a garantirci l'applicabilità délia « legge
délia maggioranza ».
A B A C
Se invece è a tre rami secondo le tre possibilità qui sotto
elencate:
X V z
A B A C C
2 X V z
A B A C A
106
A B A C B
si dànno ancora tre probabilité su quattro:
(I)
107
in quanto BC potranno rappresentare w, solo se A f a gruppo
con B o con C :
A B C
mentre se è isolato:
ricadiamo nel caso delle lezioni adiafore (4.2.). Nello stesso
modo la lezione dell'archetipo (w) restera incerta nella proba-
bilité I I di (2) e nella probabilité I V di (3) .
La costellazione, sotto questo punto di vista, è aperta e puô
essere rappresentata con il seguente diagramma:
109
4-4- P e r « eliminatio lectionum singularium » si intende
l'operazione con cui l'editore élimina le lezioni particolari
dei singoli codici che in base allo s t e m m a ( 3 . x . ) risultano
essere state introdotte ad iniziativa dei loro amanuensi
senza giustificazione alcuna nella tradizione manoscritta.
Secondo P M a a s 1 9 5 2 , p. 3 0 , tali lezioni d o v r e b b e r o essere
eliminate anche d a l l ' a p p a r a t o (4.14.). Dato perô che in
taluni casi lezioni apparentemente singolari p o s s o n o deri-
v a r e da tradizioni parallele (e f o r s e più antiche) rimaste
latenti p e r secoli sotto f o r m a di varianti alternative regi-
strate sui margini dei « codices interpositi » ( 3 . 6 . ) , o p p u r e
da tradizione orale parallela alla tradizione scritta, sarà più
o p p o r t u n o che anche le « lectiones singulares » siano regi-
strate, se non altro p e r garantire la possibilité di recuperi
in e x t r e m i s di tradizioni più genuine.
110
II. « EMENDATIO OPE INGENU »
m
coth>Ju-x^ 4 . 6 . P e r congettura si intende una correzione introdotta
nel testo p e r eliminare un errore o una anomalia presumi-
bilmente non voluta dall'autore (3.5.) e non altrimenti
sanabile con l'aiuto délia tradizione relativa ( 4 . 5 . ) . E s i s t o n o
congetture antiche e congetture m o d e r n e . C o n g e t t u r e an-
tiche sono chiamate le correzioni i n t r o d o t t e nel testo da
amanuensi, eruditi ed editori in epoca anteriore all'inven-
zione délia stampa. C o n g e t t u r e m o d e r n e sono invece tutte
le altre. L a distinzione è p u r a m e n t e empirica, in quanto
fra congetture antiche e moderne non esiste difïerenza
alcuna tanto p e r quel che riguarda le motivazioni psico-
logiche q u a n t o soprattutto le tecniche relative.
L e congetture antiche, in assenza délia lezione corretta,
r a p p r e s e n t a n o u n o dei m a g g i o r i ostacoli alla « recensio »
( 1 . 2 . ) , in q u a n t o alterano le condizioni normali délia tra-
smissione manoscritta introducendo elementi di disturbo
che spezzano i r a p p o r t i di derivazione f r a ms. e ms.
« C o n s i d e r o cattivi copisti — scrive A D a i n 1 9 6 4 2 , p p . 1 8 -
1 9 - n o n tanto quelli che scrivono con negligenza, q u a n t o
p i u t t o s t o quelli che r i p r o d u c o n o il testo senza rispettarlo,
o p p u r e , a più f o r t e ragione, lo correggono. I n e f f e t t i il
m a g g i o r torto che si possa f a r e a un testo è di e m e n d a r l o
all'atto délia copia. C i sono sempre state p e r s o n e che si
sono considerate f u r b e e non hanno esitato a m a n i p o l a r e
i testi d a l o r o trascritti. Q u e s t o n o n significa che io neghi
i diritti délia critica. L a critica del testo è senza d u b b i o
una delle pratiche essenziali délia filologia m o d e r n a . Non
i g n o r o che nel corso délia l o r o storia i testi antichi sono
stati f a t t i oggetto periodicamente di tali necessarie revi-
sioni. Sin dall'epoca imperiale S v e t o n i o f o r m u l a v a le n o r m e
del lavoro critico: distinguere, emendare, adnotare {De
Grammaticis, cap. 2 4 ) , v a l e a dire introdurre la punteggia-
tura, correggere ed annotare i testi. Q u e s t o p e r ô n o n toglie
che si d e b b a r i p r o v a r e quei copisti che, senza alcun fon-
112
d a m e n t o critico, n o n f a n n o altro che correggere il testo
da l o r o trascritto ». A m a n u e n s i di questo genere sono dop-
p i a m e n t e pericolosi, in q u a n t o n o n solo r e n d o n o estrema-
mente ardua, come s'è detto, la ricostruzione dello « stem-
ma codicum » ( 3 . 1 . ) , ma p o s s o n o anche indurre in e r r o r e
l'editore con la loro apparente correttezza a tutto danno
delle tradizioni parallele f o r s e non altrettanto corrette ma
più f e d e l i all'esemplare ( c f r . 2 . 1 1 . ; diffrazione [in assenza]).
L a v e r i t à si nasconde m o l t o più spesso sotto l ' e r r o r e che
non sotto una ingannevole apparenza di congruenza stili-
stica e semantica.
Sulle congetture m o d e r n e e sulle pratiche relative m o l t o
è stato scritto soprattutto f r a la fine del secolo scorso e
l'inizio di questo. S o n o state o s s e r v a t e difïerenze f r a edi-
tori propensi a correggere ed editori invece particolarmente
timidi o , c o m u n q u e , p i ù rispettosi délia tradizione. Tali
difïerenze non riguardano solo i casi singoli, ma anche la
storia stessa délia critica testuale nel senso che, soprattutto
negli studi romanzi da J B é d i e r in p o i , si è d i v e n u t i m o l t o
più cauti e più conservatori di q u a n t o non lo si f o s s e nel
secolo scorso.
I n genere una b u o n a congettura è come una b u o n a eti-
mologia: essa si t r o v a , n o n si cerca. N a t u r a l m e n t e esistono
n o r m e al riguardo ( 4 . 5 . ) , ma la responsabilité délia scelta
è p u r sempre dell'operatore nel senso che le b u o n e con-
getture d i p e n d o n o in sostanza dalla sua discrezione, dalla
sua cultura, dalla sua f a n t a s i a , e soprattutto dal suo senso
dello stile e délia lingua. « P e r q u a n t o riguarda l o stile,
- scrive P M a a s 1 9 5 2 , p. 1 4 , § 14 - la responsabilité è
tutta del filologo, e durante tutta la v i t a egli d o v r é conti-
n u a m e n t e sforzarsi in ogni m o d o p e r affinare il suo senso
stilistico, anche se egli d e v e riconoscere che l'intera vita
di u n u o m o non basta p e r a r r i v a r e a una p e r f e t t a padro-
nanza in questo c a m p o ». L ' o s s e r v a z i o n e è importante e
113
d ' a l t r o n d e è c o n f e r m a t a dalla storia délia critica letteraria,
d o v e risultati particolarmente convincenti ( p r o p r i o sotto il
rispetto dello stile e délia lingua) sono stati ottenuti m o l t o
spesso dagli studiosi che si sono f o r m a t i n e l l ' a m b i t o délia
scuola filologica.
S e la pratica délia congettura è e s t r e m a m e n t e aleatoria,
non p o t r e m o con questo negare ( i ) che essa è, nonostante
tutto, necessaria, e ( 2 ) che c o m u n q u e , coglie a v o l t e nel
segno come p r o v a t o da talune c o n f e r m e sperimentali pro-
venienti dalla scoperta di n u o v e testimonianze.
114
che i nostri interventi correttorî sarebbero molto meno nume-
rosi e che passeremmo su moite sue lezioni senza neppure
fermarci. Un primo emistichio come ço est grant merveile che
troviamo al v. 440 ed è inoltre confermato al v. 445, è appa-
rentemente corretto; come perô dimostrato da GContini 1968,
pp. 79-80, l'analisi délia restante tradizione manoscritta ci
rivela che grant è una zeppa di L introdotta per colmare la
lacuna di una sillaba, a sua volta provocata (secondo GContini)
dai logoramento per ettlissi di un più arcaico mereveille in
merveille.
L e conferme vengono a loro volta dai fatto che in alcuni
casi correzioni puramente congetturali sono state poi convali-
date dalla scoperta di nuove testimonianze (nuovi manoscritti,
citazioni di altri autori e, soprattutto per le opere dell'Anti-
chità, i papiri). Sull'apporto dei papiri si potranno vedere
PMaas 1 9 5 2 , p. 2 1 , e PIFrankel 1969, pp. 1 4 , 55 e 58-61. Nella
letteratura mediolatina ricorderemo le notevolissime correzioni
proposte da GParis (in « Romania », x x x , 1 9 0 1 , 597-602) al-
l'edizione LBiadene ( 1 9 0 1 ) dei Carm'tna de mensibus di Bon-
vesin da la Riva (pubblicati da LBiadene secondo la lezione
del cod. Vat. lat. 3 1 1 3 ) . Queste correzioni sono state poi
confermate in gran parte da un altro manoscritto scoperto più
tardi, il lat. 5 2 7 ( B 3 1 3 ) délia Biblioteca di Lucca (cfr. LBia-
dene, Un altro manoscritto dei « Carmina de mensibus » di
Bonvesin da la Riva, in « Giornale storico délia letteratura ita-
liana », XLIV, 1904, 269-274). Per i testi romanzi infine le
conferme sperimentali sono più rare. Qui infatti le scoperte
di nuove testimonianze hanno interessato molto spesso opere
édité in modo approssimativo, oppure senza interventi corret-
torî di fondamentale importanza critica. Pel resto l'apporto di
fonti parallele o più antiche, i « Memoriali Bolognesi » ad
esempio per la lirica italiana del '200, non è mai stato cosi
importante e decisivo come quello dei papiri per le letterature
classiche.
6
4-9- P e r « lectio difficilior » si intende una lezione
attestata (o una congettura) che si distingua da tutte
le altre lezioni attestate (o da tutte le altre congetture)
per una sua intrinseca m a g g i o r e difficoltà o rarità dai p u n t o
di vista morfologico, semantico e, in genere, lessicale.
Quello délia « lectio difficilior » è u n o dei due criteri,
assieme all'altro d e l l ' « usus scribendi » ( 4 . 1 0 . ) , n o r m a l m e n t e
impiegati in sede di « selectio » ( 4 . 7 . ) . E s s o si basa sul
p r e s u p p o s t o che gli amanuensi tendono di n o r m a a trivia-
lizzare ( 2 . 8 . ) il testo trascritto; p e r tanto a parità di condi-
zioni, laddove non soccorrono elementi di riferimento
obiettivi (« legge délia maggioranza » , « calcolo delle pro-
babilité »; c f r . 4 . 1 . ) , m a a v o l t e anche in contrasto con
tali elementi obiettivi (la statistica p u ô anche cedere di
f r o n t e alla « lectio difficilior » ; c f r . D S A v a l l e 1 9 6 1 , p. 1 9 0 ) ,
f r a p i ù lezioni aventi p a r i autorité documentaria (o più
congetture press'a poco e q u i v a l e n t i dai p u n t o di vista sti-
listico e del contenuto), o p p u r e ancora, come s'è detto,
contro le leggi stesse del canone, andré scelta la lezione
p i ù difficile.
7
esempio y), ma anche di taluni manoscritti come V 4 délia
Marciana di Venezia, fr. 225 (cfr. ARosellini, Rolandiana Mar-
ciana, Venezia-Roma 1 9 6 2 , pp. 21-44, m a n e i limiti indicati
da CSegre in « Zeitschrift f u r romanische Philologie », 80
[ 1 9 6 4 ] , 147-154).
Il criterio délia « lectio difficilior » è già applicato, sia pure
sporadicamente, sin dall'Antichità. Brevi cenni sulla storia délia
sua formulazione si troveranno in STimpanaro 1 9 6 3 , pp. 20-1.
Per esempi di « lectio difficilior » si veda il paragrafo 2 . 1 1 .
C o m e d i m o s t r a t o da G C o n t i n i 1 9 6 8 , p p . 6 1 - 2 , il feno-
m e n o délia diffrazione è legato alla presenza di « lectiones
difficiliores ». D i conseguenza, ogniqualvolta si dà diffra-
zione, la responsabilità délia scelta délia lezione da adot-
tare nel testo critico, andrà trasferita dal canone o s t e m m a
( 3 . 1 . ) al principio délia « l e c t i o d i f f i c i l i o r » . L a diffrazione
in presenza esalterà la « lectio difficilior » attestata; quella
invece in assenza, la congettura « difficilior » ( c f r . G C o n -
tini 1 9 6 8 , p. 6 2 : « L a legittimità délia congettura 'diffi-
cilior' [...] è legata alla diffrazione », « [...] la semplice
diffrazione [...] è sufficiente a legittimare la congettura
'difficilior' »).
Le limitazioni introdotte da Contini in questo settore
sono molto importanti, nel senso che l'utilizzazione del
principio délia « lectio difficilior » - fatalmente esposto,
nella maggioranza dei casi, all'arbitrio personale - viene qui
legata e f a t t a d i p e n d e r e da un f e n o m e n o di consistenza
o b i e 1 1 i v a come la diffrazione per cui q u e l l o che conta
non è l ' e r r o n e i t à ma la d i v e r g e n z a o disper-
sione delle lezioni attestate.
118
« usus scribendi ». O r a , l ' « usus scribendi » è u n o dei d u e m-vm-
v K
criteri assieme a quello délia «lectio difficilior» (4.9.) *
n o r m a l m e n t e impiegati p e r arbitrare ( q u a n d o possibile) f r a
lezioni aventi pari autorità documentaria.
119
( 1 ) f r a parentesi uncinate o acute i s u p p l e m e n t i intro-
dotti p e r colmare lacune,
( 2 ) f r a parentesi q u a d r e le interpolazioni,
( 3 ) in c o r s i v o o f r a parentesi tonde ( q u a n d o non siano
possibili c o n f u s i o n i ) le abbreviazioni sciolte,
( 4 ) u n asterisco ( « c r u x » ; 4 . 1 2 . ) p r i m a e d o p o i luoghi
non sanabili per via di congettura,
( 5 ) u n p u n t i n o p e r ogni lettera illeggibile, etc., etc.
120
4 - 1 2 . G l i e d i t o r i , s o p r a t t u t t o nella filologia classica, so-
g l i o n o d e l i m i t a r e n e l testo i l u o g h i il cui r i s a n a m e n t o p e r
c o n g e t t u r a ( 4 . 6 . ) si sia r i v e l a t o i m p o s s i b i l e , con u n aste-
risco (« crux desperationis » o « i n t e r p r e t u m »). Tutti i
casi in cui n o n è stato p o s s i b i l e t r o v a r e u n s e n s o soddi-
s f a c e n t e al testo t r a m a n d a t o v a n n o a c c u r a t a m e n t e segnalati
in a p p a r a t o (4.14.).
4 . 1 3 . C o n il t e r m i n e m a n o s c r i t t o - b a s e si i n t e n d o n o d u e
diversi concetti:
( 1 ) il m a n o s c r i t t o la c u i lezione v i e n e a d o t t a t a di pre-
f e r e n z a , q u a n d o le lezioni c o n c o r r e n t i siano a d i a f o r e ( 4 . 2 . ) .
Q u e s t o m a n o s c r i t t o , s o p r a t t u t t o nelle edizioni di t i p o bé-
121
dieriano, si identifica con il « bon manuscrit », nel quai
caso la scelta non riguarda unicamente le lezioni a d i a f o r e ,
ma qualsiasi lezione, anche singolare, tranne quelle mani-
festamente erronee (cfr. su questo argomento 4.2.3. e
1.6.1.), e
( 2 ) il manoscritto (capostipite o e s e m p l a r e ; 3 . 4 . e 3 . 1 0 . )
da cui un amanuense ha ricavato il f o n d a m e n t o délia sua
edizione o testo-base, da lui poi contaminato o corretto
con altri manoscritti (2.9.).
( 3 ) il manoscritto la cui ortografia sia stata adottata
nell'edizione (come si f a n o r m a l m e n t e p e r la lirica troba-
dorica).
122
R i g a u t de B a r b e z i e u x (Firenze i 9 6 0 ) , ma limitatamente aile
lezioni degli editori precedenti, e da B P a n v i n i in Le rime
délia scuola sicïliana, v o l . 1 (Firenze 1 9 6 2 ) .
L ' a p p a r a t o è p o s i t i v o q u a n d o oltre aile varianti n o n ac-
colte si registrano quelle accolte con l'indicazione del ma-
noscritto da cui sono state ricavate. È invece negativo
l ' a p p a r a t o che elenca solo le varianti rifiutate. I l p r i m o è
più esauriente e più chiaro, soprattutto q u a n d o i mano-
scritti sono numerosi ed è a v o l t e f a t i c o s o riconoscere (per
esclusione) il manoscritto da cui è stata ricavata la lezione
accolta nel testo critico. L a maggioranza degli editori pre-
ferisce p e r ô l ' a p p a r a t o n e g a t i v o p e r una sua maggiore snel-
lezza e soprattutto per ragioni di economicità.
N e l l ' a p p a r a t o le varianti sono contrassegnate dalla sigla
dei manoscritti che le presentano e sono disposte nell'or-
dine n o r m a l e del testo in g r u p p i distinti e o p p o r t u n a m e n t e
numerati a seconda dei versi (se si tratta di poesia) op-
pure dei righi di stampa o dei periodi (se si tratta di
prosa).
N e l caso in cui non risulti chiaro dai contesto a quale
delle lezioni del v e r s o o p p u r e del rigo (o p e r i o d o ) si rife-
risca la variante riprodotta in apparato, sarà o p p o r t u n o f a r
precedere la variante dalla lezione del testo, separandole
mediante una parentesi quadra (]) oppure dalla parola
del testo che la précédé i m m e d i a t a m e n t e . N e l l ' i n t e r n o dei
singoli g r u p p i d o p o la c i f r a che rinvia al verso o p p u r e al
rigo (o p e r i o d o ) , è consigliabile mettere una v i r g o l a fra
le varianti che rimandano ad una stessa lezione, u n p u n t o
e v i r g o l a f r a le serie di varianti che r i m a n d a n o a lezioni
d i v e r s e del testo critico, ed infine un p u n t o f e r m o alla fine
del g r u p p o p r i m a délia c i f r a che r i n v i a al v e r s o oppure
al rigo (o p e r i o d o ) i m m e d i a t a m e n t e successivo. Natural-
mente si p o s s o n o adottare sistemi anche più semplici. Co-
m u n q u e , sarà b e n e tener sempre distinte le serie di va-
123
rianti che r i m a n d a n o a d i v e r s e lezioni del testo, se non
altro p e r evitare c o n f u s i o n i più gravi.
Nell'interno dell'apparato si dovrà rendere conto nel
modo più chiaro possibile dell'aspetto paleografico non
solo delle lezioni rifiutate, m a anche di quelle accolte nel
testo. Quindi si indicheranno ad esempio le espunzioni
dovute alFamanuense (« delevit prima manus »), oppure
al direttore dello scriptorium o ad altri lettori (« delevit
secunda, tertia, etc. manus »), le aggiunte ad opéra di una
seconda (o terza o q u a r t a ) m a n o (« addidit secunda, ter-
tia, etc. manus »), le parti integrate dall'amanuense in u n
secondo m o m e n t o (« supplevit p r i m a m a n u s ») su lacuna
ad esempio o p p u r e su rasura, i luoghi resi d u b b i da dan-
neggiamento meccanico o da scarsa chiarezza del ductus
( « l e c t i o dubia », o p p u r e « p a r u m legitur una littera » o
« parum leguntur nonnullae litterae », etc.), e cosî via.
S e m p r e n e l l ' a p p a r a t o , in casi di particolare interesse, an-
d r a n n o registrate le congetture degli editori precedenti, i
dubbi sulla lezione adottata ed e v e n t u a l m e n t e le lezioni
d i v e r g e n t i délia o delle altre edizioni critiche. N e l l ' e d i z i o n e
dei testi italiani da M B a r b i in poi ( c f r . l'ed. délia Vita
Nuova di D a n t e , M i l a n o 1907) si usa raccogliere tutte
queste informazioni in una seconda fascia sotto l ' a p p a r a t o
v e r o e p r o p r i o ( l ' u s o ha precedenti nella filologia applicata
ai testi antico-francesi; c f r . W F o e r s t e r - E K o s c h w i t z , Altjran-
zôsisches Ubungsbuch, L e i p z i g 1 8 8 4 1 [. . . 1 9 3 2 7 ] ) . P e r una
bibliografia in a r g o m e n t o si Veda 4.11.
124
E s s o ha a v u t o una sua utilità contingente, q u a n d o gli spo-
stamenti da biblioteca a biblioteca non erano agevoli e la
f o t o g r a f i a non a v e v a ancora raggiunto l'attuale perfezione tec-
nica. C o n questo p e r ô non bisogna credere che la f o t o g r a f i a ,
anche quella attuata con i mezzi più raffinati, sostituisca in
tutto e per tutto la consultazione diretta delPoriginale. Spesso
la fedeltà delle copie fotografiche ha limiti precisi non solo
p e r quel che riguarda, come è o v v i o , l'apprezzamento del ma-
teriale impiegato nel codice, ma anche soprattutto in rapporto
a dettagli importanti, come le rasure, i cambiamenti di inchio-
stro, le aggiunte, le macchie, le o m b r e e tutti quegli altri dati
o difetti che in un modo o in un altro sono di grande aiuto
p e r la « lettura » del testo e la valutazione délia sua qualità.
126
INDICE TOPOGRAFICO DEI MANOSCRITTI
AQUILA
M U S E O DI A R T E SACRA
BERLINO
BOLOGNA
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA
CARLISLE (Cumberland)
CLERMONT-FERRAND
BIBLIOTHÈQUE M U N I C I P A L E ET UNIVERSITAIRE
EL ESCORIAL (Madrid)
127
FIRENZE
BIBLIOTECA MEDICEO-LAURENZIANA
Fondo principale
(9) XLI, cod. 42 (Donat Proensal) = B 47,48
(10) XC inf., cod. 26 (canzoniere occitanico) = c 56
Fondo Edili
(11) Aedil. 187 (Donat Proensal) = A 47,48
Fondo Gaddiani reliqui
(12) 1 1 5 (Fiore di virtù) 23
Fondo Redi
(13) 9 (canzoniere di rime italiane) = L 16,17,19,39,40,49,
50, 58, 9 4 , 1 0 1 , 1 0 2 , 1 0 3
BIBLIOTECA RICCARDIANA
H I L D E S H E I M (Hannover)
ST. GODEHARDIKIRCHE
GINEVRA
BIBLIOTHÈQUE P U B L I Q U E ET UNIVERSITAIRE
128
LUCCA
BIBLIOTECA S T A T A L E DI L U C C A
MADRID
BIBLIOTECA DE LA R E A L A C A D E M I A ESPANOLA
BIBLIOTECA NACIONAL
MANCHESTER
JOHN R Y L A N D S LIBRARY
MILANO
BIBLIOTECA AMBROSIANA
BIBLIOTECA TRIVULZIANA
MODENA
129
NEW YORK
OXFORD
BODLEIAN LIBRARY
PARIGI
BIBLIOTHÈQUE NATIONALE
ROMA
Latini
(51) 3113 (Carmina de mensibus di Bonvesin da la Riva) 115
(52) 3 2 1 4 (canzoniere di rime italiane) = V 2 39,40,58,92
(53) 3 7 9 3 (canzoniere di rime italiane) = V 16,17,19,57,
58, 6 1 , 1 0 1 , 1 0 2 , 1 0 3
130
(54) 5232 (canzoniere occitanico) = A 51,52,54.55,56
(55) 5334 (Vie de saint Alexis) = V 6, 7, 22
Barberiniani latini
(56) 3953 (canzoniere di rime italiane) = B 16,17,19,
20, i o i , 102,103
Chigiani
(57) VIII 305 (canzoniere di rime italiane) = C' (Ch) 16, 17,19,
20, 39, 40, 57, 58, 62, 81,94, i o i , 102, 103
SALAMANCA
SAN GALLO
STIFTSBIBLIOTHEK
SIENA
BIBLIOTECA COMUNALE
VENEZIA
VERONA
BIBLIOTECA CAPITOLARE
10»
INDICE DEI NOMI
132
Kaufmann, A. 67 Pillet, A. 125
Poré, Ph. 67, 70
Labhardt, A. 55 Poyen, J. 70
Lachmann, K. 22, 31, 53, 86,
Quentin, H. ix, 21, 31, 47
87, 88
Laufer, R. xii Rajna, P. 22
Lausberg, H. 6 Rebay, L. 35
Linskill, J. 26 Reichenbach, H. 83
Reynolds, L. D. xi, xii, 27, 36
Maas, P. ix, x, xi, 31, 37, 44, Richter, R. 81
45, 46, 47, 50, 58, 59, 79, 80, Roques, M. 120
88, 89, 93, 95, n o , m , 113, Rosellini, A. 118
114, 115, 116, 120, 121, 122 Russo, C. F. xi
Madvig, J. N. 88
Marichal, R. x, xii, 21, 27, 34, Samaran, Ch. x
50, 53, 60, 85, 86, 87 Schiaffini, A. 92
Marshall, J. H. 47, 48, 49 Segre, C. 23, 110, 118
Martinelli, N. x Spanke, H. 125
Menéndez Pidal, R. 9 Stengel, E. 87
Meyer, P. 120
Monteverdi, A. 9 Tavani, G. 125
Mosteller, F. 41 Timpanaro, S. x, xii, 44, 70, 87,
Muller, Ch. 41 118
Mussafia, A. 119 Tobler, A. 57, 59, 119
Toja, G. j o
Orelli, J. C. 88
Ugolini, F. A. 8
Pannier, L. 7 Varvaro, A. xi, 42
Panvini, B. 123, 125
Paris, G. 7, 58, 60, 82, 99, 115, Yule, G. U. 41
120
Pasquali, G. xi, 23, 25, 27, 37, Wallace, D. L. 41
53, 54, 64, 80, 93, 119 Wilson, N. G. xi, xii, 27, 36
Péguy, Ch. 34
Pelaez, M. 92 Zarri, G. 25
Petrocchi, G. 4, 27, 88 Zumpt, C. G. 70
133
01
INDICE DEGLI AUTORI E DELLE OPERE
(Gli autori del medioevo compaiono sotto il nome di battesimo)
Al cor gentil cfr. s.v. Guido Gui- Dialoghi 93 (cfr. anche s.v. Epit-
nizzelli teto)
Aristarco 119 Dieus en sia grazitz 54 (cfr. an-
Arnaut Daniel 50 che s.v. Peire Vidal)
Atressi co l perilhans 116 (cfr. Document! d'Amore 117 (cfr. an-
anche s.v. Peire Vidal) che s.v. Francesco da Barbe-
rino)
Bene da Firenze 55 Donat Proensal 47 (cfr. anche
Bestiaire d'Amours 110 (cfr. an- s.v. Uc Faidit)
che s.v. Richart de Fornival)
Boccaccio, Giovanni 37 Enzo (Re) 61
Bonvesin da la Riva 3, 7, 8, 115, Epitteto 93
120 Fenoglio, B. 36
Breviari d'amor 81 Fiore 41
Fiore di virtù 23
Candelabrum 55 (cfr. anche s.v.
Francesco da Barberino 117
Bene da Firenze)
Cantar de mio Cid 3, 9 Gerolamo (san) 30
Carmina de mensibus 115 (cfr. Giuramenti di Strasburgo 26
anche s.v. Bonvesin da la Riva) Glosse di Reichenau 55
Chanson de Roland 23, 29, 117, Guido Cavalcanti 92, 93
120, 126 Guido Guinizzelli 3, 15, 16, 17,
Cicerone 36 18, 19, 20, 23, 38, 39, 41, 49,
Cipriano (san) 55 58, 95, 101
Commedia 4, 26, 88, 110 (cfr.
anche s.v. Dante Alighieri) lo non pensava che lo cor giam-
Considerando l'altéra valenza 62 mai 92 (cfr. anche s.v. Guido
(cfr. anche s.v. Meo Abbrac- Cavalcanti)
ciavacca)
Jacopone da Todi 63
Dante Alighieri 30, 37, 38, 41, Jean Renart 99
88, 92, 93, ixo, 124 Juan Ruiz 41
De rerum natura 86, 87 (cfr. an- Karlamagnûs Saga 23
che s.v. Lucrezio) Keats, J. 35
Detto d'Amore 41
Di si alta valenza ha signoria Lai de l'Ombre 28, 95, 99
62 (cfr. anche s.v. Panuccio Libro de buen amor 41, 42 (cfr.
del Bagno) anche s.v. Juan Ruiz)
134
Lorenzo il Magnifico de' Medici Raccolta Aragonese 88, 94
88, 94 Régula di san Benedetto 54
Lucrezio 53, 86, 87, 88 Richart de Fornival 110
Rigaut de Barbezieux 123
Manzoni, A. 33, 37 Roland à Saragosse 120
Matfre Ermengau 81 Ronsasvals 120
Memoriali bolognesi 27, 115 S'eo trovasse Pietanza 57
Meo Abbracciavacca 62 Sant Lethgier 26, 62, 87
Montale, E. 35, 36, 89 Semprebene da Bologna 61, 62
Svetonio 112
Panuccio del Bagno 62
Parini, G. 35 Uc Faidit 47
Peire Vidal 54, 56, 89, 116
Percivalle Doria 61 Verrine 70
Petrarca, F. 37 Vie de saint Alexis (La) 3, 5, 6,
Porta, C. 35 7, 22, 51, 56, 58, 59, 61, 114,
Promessi Sposi 33 120
Proverbia pseudojacoponici 3, Vita nuova (La) 38, 92, 124 (cfr.
8, 9 anche s.v. Dante Alighieri)
135
INDICE ANALITICO DEL CONTENUTO
138
2.7. Falsi errori congiuntivi: 0.6. a) Pi, fra l'originale (O) e i
a) omeoteleuto 50 codici non « descripti » 10
2.8. b) trivializzazione poligene- 0.7. b) P2 che sta alla base del-
tica 51 l'edizione critica 12
3.10. Esemplare 91 1.2. « Recensio » 21
3.1. Famiglia o gruppo di mano- 1.3. Recensione 22
scritti 65 1.3. Recensione chiusa 23-4
3.2. Il grafico 67 1.3. Recensione aperta 23-4
2.3. Innovazione 43 2.13. Rifacimento 60
2.12. Interpolazione 60
4.7. « Selectio » 115
1.7. « Interpretatio » 30
3.1. Lo stemma 65
4.9. «Lectio difficilior » 117
2.8. «Lectio facilior » 51 3.6. Subarchetipo 90
2.4. Lezione (variante) 43 3.7. Testimonio 90
4.2. Lezione adiafora 97 4.11. Testo critico 119
2.5. Lezione caratteristica 43 1.6.3. « Textus receptus » («vul-
4.13. Manoscritto-base 121 gata ») 30 (v. 1.6.)
2.7. Omeoteleuto 50 2.8. Trivializzazione poligenetica
2.1. Originale 33 51
0.1. Processo (P) in quanto tra- 1.3. Tradizione 22
dizione 3 3.3. Tradizione contaminata 70
0.2. Analisi del processo 5 4.4. «Tradizione latente» 110
0.2.1. Conseguenze di una insuf- 4.10. « Usus scribendi » 118
ficiente analisi del processo 5 2.4. Variante 43
0.5. I due processi (Ph P2) 9 2.2. Variante d'autore 37
139