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[p. 11] 4. Al contrario che per i codici, spesso scritti da più scribi,
ogni documento è di regola scritto da una sola mano, quella del suo
estensore ufficiale. Nel documento possono comparire anche interventi
di altri, ma solo per apporre la loro sottoscrizione come testimoni o (se
si tratta di documenti pubblici) come riconoscitori e revisori, o comun-
que annotatori di cancelleria. Dalla seconda metà dell’XI secolo in buo-
na parte d’Italia (tranne che a Venezia e nel Regno meridionale) anche le
sottoscrizioni autografe dei testimoni scomparvero dal documento priva-
to, e vi furono sostituite dalla relativa attestazione del notaio estensore.
I documenti, insomma, nel Medioevo erano materialmente scritti
da personale qualificato e specializzato, che in genere adoperava scrittu-
re particolari, non coincidenti, di norma, con quelle usate per trascrive-
re i libri. Tali scritture, che impropriamente vengono definite documen-
tarie, perché comunque non restarono mai esclusive dei documenti, fu-
rono di regola corsive, cioè con le lettere e talvolta le parole legate fra lo-
ro, inclinazione a destra, notevole rapidità esecutiva, e caratterizzate da
gradi di corsività ora maggiori (corsive, correnti), ora minori (semicorsi-
ve, corsiveggianti).
Tutte le scritture corsive e corsiveggianti del Medioevo discendono
direttamente dalla corsiva nuova a base minuscola diffusa largamente
nell’uso documentario e quotidiano negli ultimi secoli di vita dell’Impero
romano. Tutta la documentazione privata italiana sino ai primi del IX
secolo per l’Italia meridionale longobarda e sino praticamente all’XI se-
colo per le regioni centrosettentrionali fu scritta sostanzialmente in cor-
siva nuova.
Una scrittura cancelleresca corsiva, ma diritta e solenne, fu pro-
babilmente adoperata nella cancelleria pavese dei re longobardi. In età
carolingia, fra fine dell’VIII e X secolo, la cancelleresca di origine corsiva
venne sostituita gradualmente nei documenti pubblici da una minusco-
la diplomatica diritta derivata dalla minuscola carolina. Nella cancelle-
ria pontificia venne usata una scrittura cancelleresca particolare, so-
lenne e rotondeggiante, detta curiale, che solo fra XI e XII secolo fu so-
stituita dalla minuscola diplomatica [p. 12] di base carolina. Più com-
plessa fu la situazione nell’Italia meridionale altomedievale ove, mentre
nei territori longobardi fu adoperata fino al XII secolo una corsiva di tipo
beneventano anche nei documenti pubblici dei principi locali, nei ducati
tirrenici di obbedienza bizantina venne usata una corsiva analoga a
quella romana, denominata curialesca, durata, a Napoli almeno, fino al
pieno XIII secolo e oltre.
In tutta la Penisola, venute a scomparire, con il rinnovarsi del no-
tariato, le vecchie mode particolaristiche, fra XII e XIII secolo nella do-
cumentazione venne adottata una nuova corsiva, detta minuscola can-
celleresca, basata sui legamenti dal basso, che fu comune a tutta l’Eu-
ropa e che fu adottata anche dalle cancellerie (come quella pontificia e
quella imperiale). Fra il XIV e il XV secolo questa corsiva divenne più
angolosa ed è stata definita «semigotica delle carte». Nel corso del XV se-
colo, sia nelle cancellerie regie e signorili, sia nell’attività professionale
dei notai, si venne affermando gradualmente la corsiva di tipo umanisti-
co, contemporaneamente adoperata anche nei prodotti librari.
In conclusione, si può affermare che la realizzazione grafica dei
documenti medievali dovette rispondere a due opposte esigenze: da una
parte quella, tradizionale, della rapidità esecutiva, che imponeva l’uso di
scritture corsive, ereditata dalla prassi burocratica romana e rimasta vi-
va anche quando la produzione era divenuta numericamente assai ri-
dotta; e quella della solennità, che portava invece all’uso di scritture po-
sate e perciò di lenta e accurata esecuzione. Dai tentativi operati di vol-
ta in volta dagli scriventi per conciliare queste opposte esigenze deriva-
rono la diversità delle tipologie grafiche adoperate e le oscillazioni fra
massima posatezza e massima corsività che caratterizzarono tanti pe-
riodi della produzione documentaria medievale.
Nel suo complesso la documentazione pubblica e privata del Me-
dioevo rappresenta una fonte preziosa per lo studio della storia delle
forme grafiche e della diffusione sociale dello scritto fra età tardoantica
ed età moderna. In particolare per il periodo altomedievale la presenza
di più [p. 13] o meno numerose sottoscrizioni testimoniali autografe nei
documenti offre precise testimonianze per lo studio della diffusione
dell’alfabetismo fra religiosi e laici e per l’individuazione delle tipologie
grafiche usate nell’insegnamento elementare, rimaste proprie dei se-
mialfabeti.
Nota bibliografica
Occorre innanzitutto ricordare due opere generali lontane nel tempo, ma origi-
nali ed importanti, quali:
Per la storia della scrittura latina nel Medioevo esistono numerosi manuali in
varie lingue. Si consigliano:
12) G. Cavallo (a cura di), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Ro-
ma-Bari 1988.