Lingua nostra
A cura di Ivano Paccagnella
C
Carocci editore
1a edizione, novembre 2015
© copyright 2015 by Carocci editore S.p.A., Roma
isbn 978-88-430-7477-8
Abbreviazioni 31
Parte prima
Scritti di «Lingua nostra»
Quarantuno
Ana in medici e alchimisti 37
Quarantanove
Il pallor della viola 42
Cinquantuno
Chiaroscuro leonardesco 48
Cinquantaquattro
Fra i Lapi e i Bindi del Duecento 61
Cappe e capparazze 72
Cinquantacinque
-antia, -entia 74
Pensamento guittoniano 76
Il ciaraffo 85
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lingua nostra
Cinquantasei
Antroponimia fiorentina rara 87
Cosacco e casacca 93
Semantica e storia di monello 97
Cinquantasette
Noterelle lessicali albertiane 123
Ancora monello e famiglia 133
Sordo come una campana 138
Treggiaia 139
Cinquantotto
Sopralluogo 140
Lombardismi tecnici nelle Consulte del Beccaria 142
Giovanni ventitré 160
Distributorio (di benzina) 163
Cinquantanove
l da r preconsonantico nel pisano antico 165
«Parlamenti» podestarili di Giovanni da Viterbo 170
Sessanta
Ana in una carta salernitana 186
Sessantuno
Alfido, alfiere 189
Terminologia medica. Un «prefissoide» paronimico:
pneumo- = pneumato-, pneumono- 191
Sessantadue
Rustica in Guittone e altrove 195
Ciambella 203
Diligenza, fiacre, vettura 205
Palazzi e non Palazzi-Treves 208
Sessantatré
Razza come traslato 209
Olio (e acqua) sul fuoco 211
Metafore mercuriali 213
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indice
Sessantaquattro
Boberia 216
Brins 218
Sessantotto
Prinzipales 219
Annicchiare 221
Taleno e altalena 223
Settantatré
Balatroni ‘barattoli’ 225
Settantasette
Anaretico (da Tolomeo al Marino) 227
Allo sbando 229
Ancora baratro e barattolo 231
Ottantadue
Raitro e reitro 233
Note sulla Lauda escorialense 235
Ottantatré
A gogo (gogò) 240
Parte seconda
Altri scritti
Cinquantotto
Gergo teatrale 245
Settantatré
Mi bevo un’ombra 248
Settantaquattro
Ingegnere 251
Settantacinque
Il consumo verbale dello sport 256
Gioco e sport 259
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lingua nostra
Settantasei
Ansia e angoscia 268
Pluralismo 272
Settantasette
La storia della lingua, oggi 277
Ottantaquattro
La lingua italiana verso il Duemila 295
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Folena e «Lingua nostra»
Questioni di metodo
di Ivano Paccagnella
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lingua nostra
Pasquali l’aveva anche messo in contatto, nel 1941, con Michele Barbi,
per collaborare con lui al progetto di un commento filologico-lingui-
stico alla Commedia5.
La guerra interrompe i suoi studi prima della laurea. Nel 1941-42
fa il servizio militare in qualità di sottotenente in Sicilia e successiva-
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folena e «lingua nostra»
dove i fiori sono cura quotidiana, anche nelle classi più umili, e non è raro
vederli come ornamento nelle capanne dei villaggi più poveri e sperduti: del-
la coltivazione dei fiori Gandhi sentiva l’importanza educativa, come avvia-
mento, direi, al disinteresse estetico ed etico, due motivi che nell’educazione,
specie elementare e popolare, non vanno separati; e io ricordo che i bambini
indiani dei villaggi, andassero o no a scuola, riconoscevano e nominavano
con gioia, nei loro vari dialetti, fiori anche rari e piante.
Se non erro, è l’unico accenno che compaia nei suoi scritti ai luoghi dell’in-
ternamento. E ci mostra precocemente un tratto che chi ha frequentato
Folena ben conosce, la sua curiosità, la sua voglia di capire sempre e co-
munque “l’altro” cercando di immergersi nella sua cultura, nella sua storia.
Reduce dalla prigionia, Folena abbandona il progetto dantesco di Bar-
bi e riprende gli studi a Firenze sotto la direzione di Bruno Migliorini:
quando poi, dopo sei anni di lontananza dalla scuola, di là dalla guerra e dalla
prigionia tornai nel ’46 in una Firenze spettrale ma viva e ritrovai i miei mae-
stri, fu lui con la sua serena e mite fermezza, con la sua pacifica e comunicativa
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lingua nostra
fiducia nel lavoro collettivo, a ricondurmi fuori dal tunnel in cui mi trovavo.
Senza di lui probabilmente non avrei rimontato la china. E non direi questo
se non fossi convinto che il mio caso è quello di molti altri che da lui sono
stati condotti o ricondotti alla serenità del lavoro comune8.
Nel dicembre dello stesso 1946 si laurea con una tesi su La crisi lingui-
stica del Quattrocento e l’Arcadia di J. Sannazaro (poi edita nel 1952 da
Olschki a Firenze).
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È vero, nel nostro tempo è più facile imporre decisioni in fatto di lingua che
non in passato: ma occorre che decisioni di tal genere siano prese (con pon-
derazione) da chi ha l’autorità: noi possiamo esporre soltanto pareri.
Rimaneva da tentare un’altra via: quella di studiare anche le fasi più recenti
della lingua con criterî storici e con metodo scientifico: registrare esattamen-
te i fenomeni linguistici che si svolgono sotto i nostri occhi e poi ricercare
dove e quando sono nati, con lo scopo precipuo d’indagarne le cause. In que-
sta ricerca storica e funzionale non si tratta più di bello o di brutto12.
Non era prevista all’inizio una sezione specificamente riservata alle re-
censioni. I lavori pubblicati partono sempre dalla bibliografia critica
più recente e molti articoli sono lunghe discussioni critiche. Dal se-
condo anno compare una rubrica, Libri e opuscoli, che verrà progres-
sivamente estesa (con il nuovo cartiglio Libri e articoli) «ancor più
quando venne a collaborare con noi Gianfranco Folena (ufficialmente
condirettore a cominciare dal volume xviii)», secondo la testimo-
nianza di Migliorini13.
12. B. Migliorini, Divagazioni sulla norma linguistica, in LN, iv, 1942, pp. 16-21
(e poi in Id., Lingua contemporanea, Sansoni, Firenze 1943, pp. 205-29, con il titolo
La norma linguistica e il gusto).
13. Migliorini, 34 volumi, cit., p. 55.
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15. L’interesse per la storia della lingua medica, a partire dall’articolo del 1941 su
ana (su cui peraltro tornerà nel 1960) sarà continuo in Folena, con l’articolo del 1961
sul prefissoide pneumo, e, estensivamente, con i lavori del 1963 sulle metafore mercu-
riali e del 1976 su ansia e angoscia.
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16. A differenza di tutte le altre note finora citate si è scelto di ristampare inte-
gralmente proprio per i tratti che elenchiamo.
17. Che poi curerà la ripubblicazione del vocabolario (con una notevole prefa-
zione) nel 1974, 1976, 1986 e poi nel 1992, apparendo, lui sì, che ne aveva fatto un’o-
pera totalmente diversa e nuova, come coautore.
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Il nostro circolo non vuole dunque né può vantare prerogative teoriche o me-
todologiche; ad esso noi siamo affezionati come al nostro particolare Zirkel
in Verstehen [dove non si può non notare l’allusione spitzeriana], un con-
fortante luogo d’incontro e di comprensione comune, in un’epoca incline
al formalismo logico e all’astrazione spesso dogmatica, in cui rimane sempre
meno tempo per leggere e per conversare, e mentre si attribuisce tanto rilievo
al processo della «comunicazione», si finisce non di rado per perdere di vista
l’oggetto della comunicazione, le cose e il valore delle cose.
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Renzi ha ben scritto che «oggetto dello studio di Folena non era
la lingua in sé, ma il mondo visto sub specie linguistica»24. Nei suoi
lavori la prospettiva storica è capitale e sempre centrale. Non solo nel
senso dell’inquadramento di ogni oggetto di analisi, per cui ciascun
dato è vagliato, verificato filologicamente, inserito in una rete conte-
stuale di relazioni, rapporti, influssi, antagonismi, ma in quello più
ampio del significato e del valore, appunto, storico. Per lui la storia
linguistica non può prescindere dalla ricerca storica, è anzi soltan-
to un modo di scrivere la storia25, non può prescindere da indagini
e rilievi esaurienti e puntigliosi e confronti metodici e sistematici,
congloba storia del lessico, di istituti metrici e retorici, storia di tra-
dizioni stilistiche, storia della filologia, di manoscritti e testimoni,
con cui comprendere l’unità dei problemi penetrando nella realtà
delle questioni.
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tre che con Bruno Migliorini […] con maestri meno contigui ma altrettanto
decisivi, come Pasquali, Parodi, Spitzer.
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36. Mancini (Folena e la critica stilistica, cit., pp. 115-22) ha ricostruito questa
«presenza continua, pervasiva»: «Davvero una lunga fedeltà».
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37. Questo gusto delle definizioni non tecniche, quasi banali, lo si ritrova nella
presentazione nel 1991 de Il linguaggio del caos, quando applica ai saggi sul plurilingui-
smo rinascimentale un paragone paradossale, legato alla sua consuetudine di lettore
di polar come quelli del commissario San-Antonio di Frédéric Dard: «storie come
quella di monello o di cannibale o di quadro mi hanno sollecitato e appassionato come
romanzi gialli straordinariamente complicati e spesso di incerta soluzione». Un pri-
mo approccio allo stile di Folena è in F. Brugnolo, Primi appunti sulla lingua e lo stile
di Folena, in Paccagnella, Gregori (a cura di), Lingue, testi, culture, cit., pp. 601-24
e G. Peron, Folena nel Duecento. Osservazioni sui temi e lo stile, ivi, pp. 625-49.
38. Che questo non significasse però sottrarsi al dibattito metodologico, special-
mente per quanto concerne l’interpretazione del rapporto fra storia linguistica e storia
culturale, ho cercato di dimostrarlo in «Il Quattrocento» di Migliorini, in Santipolo,
Viale (a cura di), Bruno Migliorini, l’uomo e il linguista, cit., in particolare pp. 224-6.
39. «Pragmatica saggezza» l’ha definita Folena, La vocazione di Bruno Miglio-
rini, cit., p. 268 e analoga idea è ribadita da Ghinassi nella sua Introduzione alla riedi-
zione del 1988 (Sansoni, Firenze) della Storia della lingua italiana.
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Nota al testo
Non vengono qui ristampate le recensioni, le segnalazioni, i necrologi e le
postille. Dei saggi qui pubblicati sono già stati riediti, per volontà di Folena e
con minimi aggiustamenti e aggiornamenti bibliografici dell’autore:
– Chiaroscuro leonardesco, in Il linguaggio del caos. Studi sul plurilinguismo
rinascimentale, Bollati Boringhieri, Torino 1991, pp. 242-54.
– Fra i Lapi e i Bindi del Duecento (con aggiunto nel titolo: Note di antro-
ponimia fiorentina), in Culture e lingue nel Veneto medievale, Editoriale Pro-
gramma, Padova 1990, pp. 211-25.
– Semantica e storia di monello e Ancora monello e famiglia (con aggiunto:
Luigi Pulci e l’uso gergale di monello), in Il linguaggio del caos. Studi sul pluri-
linguismo rinascimentale, Bollati Boringhieri, Torino 1991, pp. 69-98.
– Lombardismi tecnici nelle «Consulte» del Beccaria, in L’italiano in Euro-
pa. Esperienze linguistiche del Settecento, Einaudi, Torino 1983, pp. 67-86.
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