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CASTELSEPRIO E TORBA

SINTESI DELLE RICERCHE


E AGGIORNAMENTI a cura di
Paola Marina De Marchi

PROGETTI DI ARCHEOLOGIA

SAP
Società
Archeologica
CASTELSEPRIO
E TORBA:
SINTESI DELLE RICERCHE
E AGGIORNAMENTI
a cura di
Paola Marina De Marchi

PROGETTI DI ARCHEOLOGIA

SAP
Società
Archeologica
Partner istituzionali Curatela: Paola Marina De Marchi

Redazione e impostazione
grafica: Francesca Benetti

Redazione scientifica: Paola Marina De Marchi (coordinamento generale), Maddalena Pizzo,


Eliana Sedini

Ringraziamenti: Un particolare ringraziamento va a Carlo Schieppati e Biagio Suozzo


(Ufficio tecnico, Soprintendenza per i beni archeologici della Lombar-
dia), L.uigi Monopoli e Luciano Caldera (Gabinetto e Archivio fotografico,
Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia), Francesco
Muscolino, Clara Bianchi e Veronica Ambrosoli, Aurora Totaro (Fai
Fondo Ambiente Italiano), Francesca Brianza, Paolo Ambrosoli e Ce-
sare Bottelli (Provincia di Varese).

Fotografie: L.uigi Monopoli e Luciano Caldera (Soprintendenza per i beni archeo-


logici della Lombardia), Cristiano Brandolini, Civiche Raccolte d’Arte
del Castello Sforzesco di Milano, Civico Museo Archeologico di Milano,
Antonio Longoni, Ilaria Perticucci, Martino Rosso.

Disegni: Eva Reguzzoni (scorie e ugelli, ceramica a pareti sottili, anfore, cera-
mica comune e invetriata, pietra ollare, metalli), Rossana Managlia
(Utensili litici e da lavoro, Tavv. 1, 2-3, 6, 1, 17, 6-10, 12, impaginazione
tavole materiali metallici).

Comune di Rilievi di scavo: Archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archeologici della
Castelseprio Lombardia, Riccardo Benedetti e Paolo Vedovetto (S. Maria foris por-
tas e Torba).

Apparati grafici e rilievi: Archivio Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia (ATS,
Ufficio tecnico, gabinetto fotografico), Cristiano Brandolini (castello di
Cuasso al Monte), Studio di Restauro di Pinin Brambilla Barcillon (S.
Comune di Maria foris portas).
Gornate Olona
Fotopiani: Riccardo Benedetti.

Cartografia, rielaborazioni
e ricostruzioni: Eva Reguzzoni (cartografia territoriale, oggetti in metallo, Figg. 1
a-d, 3a, utensili litici e da lavoro, Fig.12), Paolo Vedovetto (S. Maria
foris portas e Torba), Luciano Caldera (vetri, Fig.1).

Restauri: Ilaria Perticucci, Lucia Miazzo.

Partner privati In copertina: Ricostruzione prospettica dei siti di Castelseprio e Torba. A cura
di Paolo Vedovetto (rielaborazione grafica della ricostruzione di
Dario Gallina).

Design della collana: Paolo Vedovetto

Composizione: SAP Società Archeologica s.r.l.

Stampa: Tecnografica Rossi, Sandrigo (VI)

© 2013 SAP Società Archeologica s.r.l.


Viale Risorgimento 14, Mantova
www.archeologica.it

Club di Tradate ISBN 978-88-87115-84-0


INDICE

Presentazioni 7
Nota del curatore 14

PARTE I. INTRODUZIONE

Paola Marina De Marchi Castelseprio e il suo territorio in età longobarda e carolingia 15


Thea Tibiletti Testimonianze letterarie e indagini archeologiche a Castelseprio. 45
Interpretazioni, problemi, spunti di riflessione
Francesco Muscolino Le epigrafi di Castelseprio tra memoria dell’antico e storia delle 87
ricerche

PARTE II. L’AREA DEL CASTRUM - IL PIANALTO

Angela Scillia Analisi stratigrafica degli alzati 93


Eliana Sedini Il settore abitativo in prossimità delle mura sud-occidentali 125
Alessandro Dejana Il cimitero di S. Giovanni. Area cimiteriale esterna alle absidi 143
Alessandro Dejana BOX 1: Il cimitero di S. Giovanni. Tipologia delle sepolture. Scavi po- 148
lacchi, 1962
Alessandro Dejana BOX 2: Il cimitero di S. Giovanni. Tipologia delle sepolture. Scavi De- 153
jana, anni 1965/66/67/68
Cristina Ravedoni, Elena Rettore Analisi antropologica sulle inumazioni di Castelseprio, area del ci- 159
mitero di S. Giovanni
Maurizio Marinato, Alessandro I cimiteri di S. Maria di Torba e della chiesa pievana di S. Giovanni 173
Canci a Castelseprio: i risultati delle analisi antropologiche
Costanza Cucini Tizzoni La lavorazione dei metalli 183

PARTE III. S. MARIA FORIS PORTAS E LA TORRE DI TORBA

III.1 GLI EDIFICI


Gian Pietro Brogiolo Per una storia religiosa di Castelseprio: il complesso di Torba e la 213
chiesa di S. Maria foris portas
Gian Pietro Brogiolo BOX 3: La stratigrafia muraria 223
III.2 I DIPINTI MURALI
Vincenzo Gheroldi I rivestimenti aniconici e i dipinti murali dell’abside est della chiesa 255
di S. Maria foris portas
Vincenzo Gheroldi I rivestimenti aniconici e i dipinti murali della torre del Monastero 293
femminile benedettino di Torba
John Mitchell, Bea Leal Wall pantings in S. Maria foris portas (Castelseprio) and the tower 311
at Torba. Reflections and reappraisal
Marco Rossi I restauri degli anni Ottanta alle pitture murali di S. Maria foris 345
portas

III.3 LE ANALISI DIAGNOSTICHE


Nicoletta Martinelli, Olivia Datazione assoluta delle strutture lignee dell’abside 359
Pignatelli
Francesco Maspero BOX 4: Misure 14C di 12 campioni provenienti da Torba e Castel- 364
seprio
Riccardo Frencia Composizioni degli intonaci. Analisi macroscopica e osservazioni 367
geologiche
Maurizio Aceto Campiture del ciclo pittorico dell’abside est di S. Maria foris portas. 375
Analisi FORS
Marco Nicola Studio chimico-fisico dei materiali costitutivi dei dipinti murali del- 381
l’abside est di S. Maria foris portas

III.4 RECENTI INTERVENTI ARCHEOLOGICI E CONSERVATIVI A S. MARIA


Maurizio Marinato, Julia S. Maria foris portas: nuove indagini archeologiche sulle sepolture 391
Sarabia 196 e 136
Maddalena Pizzo BOX 5: La copertura crucifera della tomba 196 406
Maddalena Pizzo, Lucia Miazzo S. Maria foris portas, il pavimento in opus sectile 407
Sergio Sfrecola BOX 6: Indagini diagnostiche su alcune tessere marmoree del pa- 414
vimento in opus sectile

III.5 PROPOSTE A CONFRONTO


Werner M. Schmid, Valeria Alcune considerazioni sulle tecniche pittoriche dei dipinti murali al- 415
Valentini tomedievali di S. Maria Antiqua al Foro Romano

PARTE IV. I MATERIALI

Monica Ibsen Arredo liturgico da Castelseprio e dipinti murali da S. Maria di 423


Torba. Scavi 2009
Patrizia Cattaneo La ceramica fine da mensa 433
Patrizia Cattaneo Le anfore 441
Eliana Sedini La ceramica di uso comune. Introduzione e considerazioni generali 443
Angela Guglielmetti La ceramica invetriata 459
Sergio Sfrecola Analisi archeometriche sulle ceramiche di Castelseprio 481
Angela Guglielmetti Nuove considerazioni sulla pietra ollare di Castelseprio 489
Sara Masseroli Reperti vitrei dai “vecchi scavi” a Castelseprio 503
Marco Verità BOX 7: Analisi e studio di frammenti vitrei da Castelseprio 517
Silvia Ferucci Il restauro del calice st 92255 521
Paola Marina De Marchi Oggetti in metallo altomedievali dall’area del castrum e da corredi 523
funerari
Paolo de Vingo Utensili litici e da lavoro, armi e oggetti della vita quotidiana di un 539
villaggio fortificato tra altomedioevo e feudalesimo
Bendeguz Tobias BOX 8: Il peso monetale. Note cronotipologiche e distributive 581
Marco Nicola BOX 9: Studio chimico-fisico su sperone metallico 583
Maila Chiaravalle Le monete 585
Ermanno Arslan Il Tremisse aureo “pseudoimperiale” 599
Paolo de Vingo Gli oggetti devozionali e di culto 603
Manuela Mentasti Il reimpiego nel complesso Torba-Castelseprio 613

PARTE V. VALORIZZAZIONE

Angela Maria Ferroni Castelseprio-Torba nella lista UNESCO: un’opportunità in più per 627
la valorizzazione dell’antico castrum
Angela Surace Il conventino di S. Giovanni: da convento francescano ad Antiquarium 637
Maria Teresa Donati Il Conventino 647
Paola Marina De Marchi Castelseprio tra conservazione e valorizzazione 653
Monica Abbiati Castelseprio: la valorizzazione 657
Mirko Peripimeno Il rilievo 3D Laser Scanner del Parco archeologico di Castelseprio 663
e Torba. Acquisizione tridimensionale dello stato di fatto delle
emergenze monumentali
Luca Isabella Il sito internet del parco archeologico di Castelseprio e Torba 679

PARTE VI. FONTI E DOCUMENTI

Alessandro Dejana Le chiese di Castelseprio negli atti di visita pastorale 687

BIBLIOGRAFIA DEL VOLUME 711


125

IL SETTORE ABITATIVO IN PROSSIMITÀ


DELLE MURA SUD-OCCIDENTALI

Eliana Sedini*

A Castelseprio il settore posto in prossimità delle mura sud-occidentali rappre-


senta un punto di osservazione privilegiato per la ricostruzione dello scenario relativo
alla vita che quotidianamente doveva svolgersi all’interno del castrum. Qui infatti si
concentrano i rinvenimenti relativi alle strutture a carattere residenziale che, a par-
tire dal V-VI secolo, hanno segnato l’articolazione interna del castello fino alla sua
distruzione nel 1287. A fornire gli elementi per una riflessione sullo sviluppo del set-
tore nel corso del tempo, concorrono scavi che differiscono tra loro per modalità di
* Università Cattolica del Sacro Cuore. Di-
approccio, esperienza di chi li ha condotti, finalità di ricerca, qualità della documen- partimento di storia, archeologia e storia
tazione, tempi e mezzi a disposizione (Fig. 1). I primi interventi nell’area furono ese- dell’arte.

Fig. 1. Planimetria complessiva delle


evidenze prossime alle mura sud-oc-
cidentali (Archivio Istituto di Archeolo-
gia dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore, su autorizzazione della Soprin-
tendenza per i beni archeologici della
Lombardia. Rielaborata). 1. Pilae del
ponte; 2. Porta del castrum; 3. Com-
plesso di S. Giovanni; 4. S. Paolo; 5.
Casa “Piccoli”; 6. “Scavo II”; 7. “Scavo
III”; 8. Scavo Università Cattolica del
Sacro Cuore.
126

Tab. 1 (pagina a fronte). Sintesi dei ri- guiti tra 1962 e 1963, in modi certamente pioneristici per l’epoca, dagli studiosi
sultati degli scavi in prossimità delle dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia, chiamati ad operare sul campo
mura, con riferimento alle figure e alle
tavole della pubblicazione degli scavi da Gianpietro Bognetti e Mario Mirabella Roberti, allora Soprintendente alle Anti-
polacchi. chità della Lombardia. Vennero esplorati due settori contigui alla cinta muraria, de-
nominati “Scavo II e III”, allo scopo di individuare informazioni utili alla datazione della
cortina difensiva e alla definizione della destinazione d’uso dell’area ad essa adia-
cente. Le operazioni furono precedute da alcuni interventi di pulizia generale, con-
dotti dal geom. Elia, sia all’interno che all’esterno delle mura, che avevano “liberato
occasionalmente dalla terra un certo numero di resti delle strutture murarie”. Se
gli studiosi polacchi si concentrarono principalmente nella zona intramuranea del
castrum, nel 1971 Alessandro Dejana e Carlo Mastorgio della Società Gallaratese
di Studi Patri effettuarono per conto della Soprintendenza alcuni accertamenti lungo
il lato esterno della cinta muraria, volti ad approfondire la situazione già messa in
luce dal geom. Elia in una sorta di continuità ideale e planimetrica con quanto docu-
mentato dai Polacchi nell’ambito dello “Scavo III”. Infine, tra la fine degli anni ’70 e
l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso prese avvio per volontà di Michelangelo Ca-
giano de Azevedo, allora docente di Archeologia e Topografia Medievale presso l’Uni-
versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, un articolato progetto, finanziato anche
dal CNR, che intendeva riprendere le ricerche a Castelseprio, partendo da un pun-
tuale riesame di quanto era stato fatto, nella consapevolezza dell’assoluta impor-
tanza del luogo e dello straordinario apporto che l’Accademia Polacca delle Scienze
di Varsavia aveva fornito non solo alla conoscenza del sito in questione, ma, più in
generale, all’affermarsi dell’archeologia stratigrafica in Italia1.
Il presente lavoro ha potuto contare sulle relazioni edite ed inedite di tutti questi
scavi: chi scrive è pertanto profondamente debitrice di quanti hanno agito sul campo
1
e di coloro che prima di lei, e in maniera forse più consapevole, hanno ragionato su
Per il contributo di M. Cagiano de Aze-
vedo alla conoscenza di Castelseprio e più questi argomenti2. È soprattutto attraverso ciò che essi hanno visto che ho potuto
in generale all’Archeologia Medievale in Ita- conoscere queste realtà, di cui in questa sede si tenta di fornire una lettura d’in-
lia si rimanda al volume Michelangelo Ca-
giano de Azevedo: inventario di un’eredità, sieme.
e in particolare al contributo di S. Lusuardi
Siena. Nell’ambito del medesimo progetto
furono intraprese indagini anche all’in-
terno e all’esterno della torre quadrango- Gli scavi polacchi nel settore abitativo
lare prossima alla chiesa di S. Giovanni
(1977) e nell’area tra la torre e la cisterna
(1978), sempre in una sorta di continuità Come già accennato, tra 1962 e 1963 gli studiosi dell’Accademia Polacca delle
con gli scavi dei Polacchi che erano inter- Scienze di Varsavia effettuarono due importanti campagne di scavo nel settore
venuti anche in questo settore del ca-
strum. Furono poi oggetto di scavi mirati sud-occidentale del pianoro. Questa esperienza fu una delle prime in Italia in cui si
la chiesa di S. Maria foris portas e il set- sperimentò un metodo di indagine stratigrafico, si realizzò una accurata documen-
tore residenziale lungo le mura sud-occi-
dentali. Contestualmente prese avvio una tazione grafica e fotografica e si avviò lo studio dei reperti sulla base del loro posi-
più generale revisione dei materiali prove- zionamento all’interno della sequenza stratigrafica individuata e delle loro caratteri-
nienti da tutti i settori di scavo, che portò
alla redazione di un inventario da parte di stiche funzionali e tecnologiche. Senza voler in questa sede ripercorrere nello
G.P. Brogiolo e S. Lusuardi Siena e alla pub- specifico i ben noti e documentati risultati degli scavi in prossimità delle mura, pare
blicazione di lavori di sintesi sulle cerami-
che invetriate e sulla pietra ollare del
opportuno sintetizzarne i risultati (tab. 1 e Figg. 2-3), nella convinzione che questa
castrum (Lusuardi Siena, Sannazaro ricchissima stratigrafia, ancora a distanza di qualche decennio, sia in grado di
1985; Lusuardi Siena, Stefani 1987). offrire interessanti spunti di riflessione. Certamente il riesame critico di vecchi scavi
2
Dejana, Sironi 1975; Dabrowska et al.
1978-79; Lusuardi Siena 1978; Brogiolo,
non può non tener conto della metodologia allora applicata che comportava un ap-
Lusuardi Siena 1980; Lusuardi Siena proccio meno analitico di quello oggi normalmente praticato. Se da un lato è
1981; Lusuardi Siena 1979-83; Lusuardi doveroso essere consapevoli dei limiti di quanto è stato fatto –ad esempio non si è
Siena 1984; Lusuardi Siena 1985; Bro-
giolo 1996a, pp. 126-128. Un sentito rin- distinto tra strati collocati all’interno e all’esterno degli edifici individuati– non si può
graziamento va in particolare alla mia non riconoscere il merito di aver ben compreso la macrosequenza degli eventi che
maestra, S. Lusuardi Siena, che mi ha affi-
dato il riesame dello scavo che lei stessa hanno scandito la storia di questo settore del castrum, sia in relazione ai rifacimenti
aveva diretto. Sempre a lei devo preziosi degli edifici più volte occorsi nel tempo, sia in rapporto alla adiacente cortina muraria,
spunti di riflessione e scambi di opinione,
che grande parte hanno avuto nella ste- aspetto meritorio sul quale si riproposero di tornare in seguito, ma che, di fatto, ri-
sura di questo testo. mase senza adeguato approfondimento.
Strato Periodi di oc- Elementi datanti Scavo II - Evidenze riscontrate Scavo III - Evidenze riscontrate
cupazione
I Post 1287 Humus e argilla giallo bruna; spessore medio 30 cm; assenza di costruzioni. Copre Humus e argilla giallo bruna; spessore medio 30 cm; assenza di costruzioni. Copre
l’interfaccia di rasatura delle mura di cinta. l’interfaccia di rasatura delle mura di cinta.
II IV (XI-XIII) V piede polilobato di calice Argilla giallo-bruna; abbondanti tegole, laterizi romani, nella parte inferiore humus Argilla giallo-bruna, rossa in alcuni punti; abbondanti tegole, laterizi romani, nella
(fig. 42.2); elemento decora- e piccoli carboni; spessore variabile da 20 fino a qualche decina di centimetri. Co- parte inferiore humus e piccoli carboni; spessore variabile da 20 fino a qualche
tivo in pasta vitrea (fig. struzioni presenti: muro di oltre 17 m di lunghezza che diparte dalle mura in dire- decina di centimetri. Costruzioni presenti: strada perpendicolare alle mura di cinta
42.11); V nodo pertinente a zione nord/nord-est; un’abitazione orientata secondo il muro divisorio; selciati; un in corrispondenza dei gradini di accesso al camminamento di ronda (la strada
un calice (fig. 42.1); M pozzo. Aree I e K: altra area di abitazione che si dispone secondo il muro divisorio copre lo strato III); tre edifici prospicienti la strada: i muri sono realizzati con ciottoli
chiave in ferro (fig. 61.2) legati da malta poco tenace e argilla.
III III (VIII-XII ?) CC fusaiola (fig. 47.1 ), fusa- Terra scura, argillosa, con numerosi frammenti di carbone di legno e bruciato che Terra scura, argillosa, con numerosi frammenti di carboni e tracce di bruciato
iola a sezione trapezoidale nella parte inferiore dello strato forma qua e là uno straterello a parte (IIIa) dello che nella parte inferiore formano quasi uno straterello a sé stante; spessore 10-
(fig. 47.2); V calice con nodo spessore variabile da 10 a 30 cm. Scompare quasi totalmente nella parte nord- 30 cm. Lo strato III si è dunque formato in seguito ad un incendio. Sui resti e sulle
(fig. 60.2) est della zona esaminata. Le tracce di incendio non sono estese. Costruzioni pre- costruzioni distrutte (appartenenti allo strato IV) gli abitanti del castello hanno edi-
senti: nella parte superiore dello strato sono state intercettate delle fondazioni in ficato le nuove costruzioni. Costruzioni presenti: un lungo muro che diparte dalle
pietre non lavorate; a sud-est tali fondazioni si univano al muro di cinta lasciando mura di cinta perpendicolarmente ad esse. Detto muro si imposta su di un altro
pensare che in quel tratto il muro potesse essere utilizzato quale perimetrale me- precedente, riconosciuto appartenere allo strato IX; un secondo muro si raccorda
ridionale dell’abitazione. Si segnala la presenza di un condotto realizzato con delle perpendicolarmente al precedente. Le strutture, che presentano differenti tecni-
tegole e che corre perpendicolarmente al muro in direzione della cortina difensiva. che di realizzazione, vengono parzialmente distrutte dalle successive. È riconduci-
Tegole piatte nelle adiacenze sono state interpretate come i resti di una pavimen- bile allo strato III anche un edificio di cui sono riconoscibili tre lati perimetrali, di
tazione che sigillava una fossa circolare. Al di sotto del lungo muro divisorio indivi- cui due individuati solo parzialmente.
duato nello strato II si sono trovati i resti di una tomba in struttura di laterizi.
IV C.INV ciotole con orlo a tesa Argilla grigio-gialla mista a terra scura con frammenti di carbone di legno, dello spes- Sottile strato di argilla grigio-gialla, mista a terra scura, carboni, dello spessore
(fig. 57.8,10) sore variabile da qualche centimetro fino a 40 cm. Nel quadro della sezione H3 lo variabile da pochi a 20 cm circa. Costruzioni presenti: alcuni tratti di fondazione,
strato IV oltrepassa gli 80 cm. Costruzioni presenti: un unico tratto di fondamenta poi distrutti dalle strutture successive.
individuato al di sotto del muro divisorio, distrutto dai successivi interventi.
IVa Argilla grigio-gialla dello spessore di 15-30 cm. Sembra che si sia creato durante -
la costruzione del muro di cinta. Individuato solo in corrispondenza della sezione
di scavo H3.
V II (fine VI-VII) C.INV con decorazione a Terra argillosa gialla, mista a terra scura. Copre direttamente lo sterile. Terra argillosa scura frammista a tracce di bruciato e macerie. Strato formatosi
stampiglia (fig. 57.16); CC in seguito ad incendio.
bicchieri tipo 2 (fig. 40.2)
Va Fiasca biconica di tradizione Riempimento di fosse scavate nello sterile. -
longobarda– fine VI-VII se-
colo
VI Compaiono i fornetti-coper- - Terra argillosa giallo-bruna, mista a sabbia, ghiaia e macerie, dello spessore di 10-
chio 20 cm.
VII I (V- metà VI) TSA H. 94B (fig. 58.1) – - Terra argillosa scura, mista a bruciato e macerie, dello spessore variabile tra 10
prima metà VI secolo; V lam- e 30-40 cm. Copre un selciato in ciottoli riconducibile allo strato VIII. Formatosi in
pada (fig. 60.18) seguito ad un incendio.
VIII CC coperchio tipo 2 (fig. - Argilla bruna mista a humus e sabbia, dello spessore medio di 15-20 cm. Costru-
58.15) – età gota zioni presenti: selciato in ciottoli posati nell’argilla; tratto di muro disposto perpen-
dicolarmente al muro di cinta che si imposta su di un selciato in ciottoli
appartenente allo strato IX.
IX CC olla tipo 2A (fig. 58.19) - Argilla grigia dello spessore medio di 30 cm; copre il terreno vergine. Costruzioni
presenti: selciato in ciottoli
Sterile Argilla gialla di origine glaciale. Argilla gialla di origine glaciale.
127
128

Fig. 2. “Scavo II” Polacchi 1962-63.


Planimetria complessiva delle evi-
denze (da Dabrowska et al. 1978-79,
rielaborata).

Fig. 3. “Scavo III” Polacchi 1962-63.


Planimetria complessiva delle evi-
denze (da Dabrowska et al. 1978-79,
rielaborata).
129

A dispetto di una generale omogeneità relativa alla situazione stratigrafica nelle Fig. 4. “Scavo III” Polacchi 1962-63.
sezioni3, che ha permesso ai Polacchi di identificare e omologare tra loro gli strati ri- Sezione lungo il tratto delle mura (da
Dabrowska et al. 1978-79, rielabo-
conosciuti nei due settori di intervento, dal confronto tra i due appare immediato rata).
come la sequenza insediativa riscontrata nello “Scavo III” risulti più articolata e di più
lunga durata: solo qui sono testimoniati gli strati più antichi (VII-VIII-IX), che sulla base
dei reperti è lecito assegnare alla metà del V-inizio VI secolo d.C.: si tratta in partico-
lare di un piatto in terra sigillata africana assimilabile alla forma H. 94B, datato alla
prima metà del VI secolo4, e di un coperchio in ceramica di uso comune tipo 8, che
risulta caratteristico dei livelli di età gota5. Nell’interpretazione degli studiosi polacchi
tali strati costituirebbero un’unica fase organica, relativa alla prima frequentazione
del castrum, conclusasi con un incendio, le tracce del quale sono state riscontrate
nello strato VII. Dalle evidenze messe in luce, sebbene esigue, si tratterebbe di un si-
stema insediativo già articolato, con edifici disposti lungo selciati stradali e con orien-
tamento perpendicolare a quello delle mura, rispetto alle quali questi strati (VII-VIII-IX),
in addosso, forniscono un significativo terminus ante quem, che andrebbe a raffor- 3
Dabrowska et al. 1978-79, p. 5.
zare la datazione al V secolo della cortina difensiva (Fig. 4)6. Diversa la situazione ri- 4
Vedi Cattaneo in questo volume.
5
scontrata nello “Scavo II”, dove, secondo i polacchi, le mura risulterebbero in Vedi Sedini, Ceramica comune, in questo
volume.
connessione con lo strato di argilla gialla IVa, datato ad età romana (IV-V secolo) 6
Vedi Scillia in questo volume.
sulla scorta dei pochi –e forse non proprio dirimenti– reperti in esso recuperati: un 7
Non possediamo descrizioni accurate
frammento di fondo piano in ceramica invetriata, un orlo di olla in ceramica comune, delle due fosse, per le quali è tuttavia pos-
e otto pareti della medesima classe. Indicazioni cronologiche più certe vengono piut- sibile desumere alcune misure da una se-
zione pubblicata: quella prossima alle
tosto dal riempimento di alcune ampie fosse (strato Va) che, tagliando lo sterile, “av- mura presenta le pareti piuttosto verticali,
viano” la sequenza stratigrafica dello scavo e che dovrebbero pertanto fornire un una larghezza di circa 1 m e una profon-
dità di circa 50 cm; quella più a ovest è ca-
terminus post quem per la costruzione del tratto di mura7. Dall’alto indice di com- ratterizzata da un andamento più
pletezza dei reperti, sembrerebbero interpretabili come buche di scarico colmate in irregolare, un’ampiezza di circa 70 cm e
una profondità non quantificabile dal mo-
un arco cronologico abbastanza circoscritto e ascrivibile ad età longobarda. In par- mento che sembra non si sia raggiunta la
ticolare, tra i materiali si segnala la presenza di una ciotola invetriata a tesa, di alcune quota del fondo.
olle tipo 5 e di un coperchio tipo 5 che rimandano ad un orizzonte di fine VI-VII secolo8. 8
Per le ceramiche invetriate vedi Gugliel-
metti in questo volume; per le ceramiche
La medesima cronologia è suggerita dal riempimento di un’altra fossa, individuata di uso comune, Sedini.
più a nord nel settore di scavo denominato I (v. Fig. 17 in Tibiletti in questo volume), 9
Nella stratigrafia più antica (strati VII-VIII-
che risulta tagliata direttamente nello sterile: essa conteneva, tra gli altri, i resti di IX) non sono attestati fornetti-coperchio. È
quindi ragionevole pensare che tali forme
un fornetto-coperchio tipo 19, di diversi coperchi tipo 4, di un bicchiere emisferico e siano state introdotte a partire dal livello
di una piccola fiasca a profilo biconico che rimanda ad analoghe forme di tradizione V.
130

longobarda10. Alla luce di queste pur limitate considerazioni e nell’impossibilità di di-


sporre di dati più puntuali, risulta difficile avanzare ipotesi interpretative certe; si po-
trebbe forse pensare a un rifacimento in età longobarda del tratto di cinta muraria
posto in corrispondenza dello “Scavo II”, oppure a un ampliamento dell’area insedia-
tiva all’interno del recinto del castrum verso questo comparto, soluzione che darebbe
anche conto della minore stratigrafia individuata rispetto allo “Scavo III”. Per dirimere
questi aspetti occorrerebbe poter ragionare quantomeno sul rapporto tra le quote
10
Il recipiente non reca tracce di tratta- della risega di fondazione della cortina muraria e quelle dei livelli insediativi, elementi
mento a stralucido o di decorazioni a non sempre chiaramente ricostruibili dalla documentazione11.
stampiglia che solitamente connotano la
ceramica longobarda. Nonostante ciò il re- Una sorta di diaframma all’interno della sequenza sembrerebbe costituito dallo
perto è stato sempre associato a questa strato IV, che nello “Scavo II” assume le caratteristiche di un innalzamento della
particolare produzione proprio per le sue
caratteristiche formali. Fiasche a profilo bi- quota interna lungo la cortina muraria con lo scopo di livellare l’area e consentire
conico sembrano essere maggiormente l’edificazione di nuove abitazioni, di cui si ha testimonianza negli strati III e II, secondo
diffuse tra i rinvenimenti longobardi effet-
tuati nell’area della Lombardia occidentale uno schema riconducibile a una più generale fase di ristrutturazione urbanistica. In
(Vitali 1999, pp. 190-191). entrambi si registra infatti la realizzazione di infrastrutture quali strade, canali di
11
In particolare dalle sezioni pubblicate ri- scolo per l’acqua, un pozzo e muri delimitanti i settori abitativi che sembrano rispet-
sulta estremamente arduo individuare la
quota della risega di fondazione delle tare, come detto, l’andamento del tratto di mura di cinta corrispondente. Alcune
mura, che dovevano tra l’altro prevedere nuove costruzioni si impostano sui resti di altre più antiche, rispettandone l’orienta-
una porzione costruita contro terra.
12
mento generale. Nello strato II si segnala anche la presenza di una strada che do-
In passato sono state espresse alcune
perplessità in merito al fondo polilobato se- veva condurre ai gradini di accesso al camminamento di ronda. Resta difficile
priense, proprio perché la forma di riferi- stabilire un orizzonte cronologico per queste ultime fasi: occorre infatti presumere
mento, quella del bicchiere tronco-conico,
base dentellata e pareti decorate da pic-
che molti dei materiali recuperati negli strati II e III siano residui delle stratificazioni
cole bugne, è diffusa maggiormente in Ita- precedenti, anche se non si può escludere a priori un utilizzo prolungato di alcune
lia tra XII e XIII secolo (Stiaffini 1991, pp. produzioni in vetro o ceramica di uso comune. Fanno eccezione alcuni reperti per i
186-187; 202-208). Sulla scorta delle da-
tazioni fornite dai Polacchi, il frammento in quali non si può proporre una datazione ai primi secoli dell’altomedioevo: in partico-
questione è stato –unicum in Italia– attri- lare il piede polilobato pertinente a un bicchiere in vetro con decorazione a bugne e
buito al VII-VIII secolo e reputato “l’antece-
dente tipologico” della forma (Stiaffini i calici, sempre in vetro, con nodo di raccordo tra stelo e corpo potrebbero trovare
1991, pp. 186-187). In base alla lettura collocazione tra XII e XIII secolo12, se non prima (X-XI secolo). Anche per una chiave
stratigrafica ora proposta, sembra invece
plausibile attribuire il fondo quantomeno in ferro dallo strato II, sebbene sia difficile circoscrivere la cronologia di un simile
alla produzione di XII-XIII secolo, peraltro at- oggetto, non è dato risalire oltre l’XI secolo13. Questi pochi dati sembrerebbero au-
testata da un bicchiere analogo rinvenuto
nello scavo dell’Università Cattolica e ora
torizzare a riconoscere le strutture riferibili agli strati II e III come coeve all’abitazione
esposto nell’Antiquarium. Tuttavia molti messa in luce nello scavo condotto dall’Università Cattolica14, aprendo dunque un
sono ancora i dubbi che permangono circa ulteriore spiraglio sulle fasi post-longobarde del castrum.
la cronologia di tali manufatti, che sem-
brano comparire già dal X-XI secolo (po-
trebbe essere ad esempio il caso dei
frammenti rinvenuti a Pellio d’Intelvi; Caimi,
Uboldi, Arslan 2001, p. 141) se non Lo scavo all’esterno delle mura di sud-ovest (1962; 1971)
prima, come attestato per esempio dai
materiali del sito di Poggibonsi, dove questi
bicchieri compaiono nelle fasi II e III delle All’interno di questo quadro risulta difficile collocare un altro ritrovamento relativo
capanne con datazione all’VIII-IX secolo ad un edificio a probabile carattere residenziale. Nell’ambito degli sterri condotti dal
(Mendera 1996, pp. 295-298). Quanto ai
calici con nodo di raccordo tra stelo e
geom. Elia in vista dell’intervento dei Polacchi, sono stati messi in luce i resti di un
gambo, pur non esistendo ancora studi ambiente a pianta trapezoidale, che si addossa al lato esterno della cinta muraria
crono-tipologici precisi, sembrano non e che in parte riutilizza i resti della torre crollata a valle (Figg. 5-6). Nel 1971, A. De-
rientrare nelle produzioni propriamente al-
tomedievali (ringrazio la dott.ssa Marina jana e C. Mastorgio, per conto della Soprintendenza delle Antichità, ripresero le in-
Uboldi per i preziosi consigli); vedi Masse- dagini con l’intento di effettuare un “controllo stratigrafico e comprendere le funzioni
roli in questo volume.
13
La chiave non è stata restaurata, tutta-
della struttura”15. Di essa sono stati individuati sia lo strato di demolizione, in cui si
via la tipologia rimanda ad altre analoghe sono recuperati ciottoli, tegole e carboni che fanno pensare a un crollo legato a un
presenti tra i materiali del castrum: vedi incendio, sia il piano di calpestio in “sassi e terra battuta”, contraddistinto dalla pre-
de Vingo in questo volume.
14
Vedi oltre.
senza di tracce di focolari accesi direttamente sul pavimento e di sostegni per pali
15
Dejana, Sironi 1975, p. 333. posti lungo il lato interno della torre e al centro dell’ambiente16. Dall’esame della se-
16
Sembra più plausibile riferire questi ele- quenza appare evidente come l’edificio sia stato realizzato in un momento in cui la
menti all’edificio in addosso alle mura piut- torre non esisteva più e in cui era pertanto venuta meno la funzione difensiva delle
tosto che alla fase di frequentazione della
torre, come aveva sostenuto A. Dejana mura. I materiali, per i quali risulta difficile ricostruire con esattezza lo strato di rin-
(Dejana, Sironi 1975, p. 333). venimento, sembrerebbero indicare un orizzonte di frequentazione altomedievale
131

Fig. 5. Scavo Elia 1962. I resti dell’edi-


ficio addossato alle mura (da Dabrow-
ska et al. 1978-79).

Fig. 6. Scavo Elia 1962. I resti dell’edi-


ficio addossato alle mura (da Dabrow-
ska et al. 1978-79).

(VII secolo): a questo arco cronologico rimandano vari esemplari di fornetti-coperchio


e di olle in ceramica di uso comune insieme a un orcio e ad alcune ciotole ad orlo
rientrante in ceramica invetriata. La presenza dei fornetti-coperchio, che nella se-
quenza degli scavi polacchi non compaiono prima dell’età longobarda fornisce quan-
tomeno un precoce terminus ante quem per il crollo della torre; tuttavia, considerato
l’uso prolungato che la forma dovette avere, resta impossibile stabilire come do-
vesse apparire la torre nel momento in cui i Longobardi decisero di occupare il ca-
strum e di renderlo sede di iudiciaria. La particolare ubicazione dell’edificio, a ridosso
delle mura, ha indotto G.P. Brogiolo a riconoscere a partire dal VII secolo un amplia-
mento del settore abitativo, che arriverà a determinare la formazione di un sobborgo
in cui è da collocare la chiesa di S. Maria foris portas17.

Lo scavo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (1978-1981)

Le indagini promosse a partire dal 1977 dalla Cattedra di Archeologia e Topo-


grafia Medievale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore all’interno del castrum in- 17
Brogiolo 1996b, p. 40.
132

teressarono –come detto– più aree; l’intervento in prossimità delle mura sud-occi-
dentali mise in luce i resti di un edificio abitativo di circa 190 mq18. Le operazioni fu-
rono precedute dal disboscamento dell’area, dalla rimozione dei detriti recenti, e
portarono al riconoscimento e alla delimitazione degli sterri, probabilmente praticati
da M. Bertolone, durante i quali erano state individuate e restaurate alcune mura-
ture19, che compaiono nella planimetria generale del castrum pubblicata da Mira-
bella Roberti nel 1969 e ripresa dai Polacchi nel 1977-78. Nell’ambito di questo
primo anno di ricerca sul campo fu realizzato anche un saggio di 2 x 2 m con il quale
ci si proponeva di valutare l’esistenza e la consistenza del deposito archeologico: i
risultati sono stati presentati da Gian Pietro Brogiolo e Silvia Lusuardi Siena in oc-
casione del VI Congresso Internazionale di Studi sull’Alto Medioevo20. L’anno suc-
cessivo, l’intervento in estensione nell’area residenziale si pose come obiettivo la
messa in luce di tutti i muri dell’edificio in modo da comprenderne la planimetria
complessiva. Nel 1981 infine prese avvio un vero e proprio progetto di scavo all’in-
terno dello stesso, che in quell’anno si concentrò soprattutto nella parte settentrio-
nale e che purtroppo fu interrotto per mancanza di finanziamenti: non fu pertanto
possibile esaurire il deposito stratigrafico, ma si ebbe comunque l’opportunità di
mettere in luce le evidenze riconducibili alla frequentazione finale della struttura,
contribuendo in maniera significativa alla conoscenza della fasi medievali di occupa-
zione del castrum.

L’edificio

La struttura messa in luce si compone di due ambienti (A e B) affacciati su un


cortile centrale (C), che nella parte settentrionale risulta dotato di un portico (Fig.
7)21. La pianta piuttosto irregolare è forse imputabile ai rifacimenti occorsi nel
tempo, anche se non si esclude a priori che tale conformazione possa rispondere
alla necessità di adeguarsi o alle curve di livello dell’area o alla presenza di un trac-
18
La direzione scientifica fu affidata a G.P. ciato stradale.
Brogiolo, S. Lusuardi Siena e M.P. Rossi-
gnani. In seguito all’asportazione degli strati di crollo (US 27) e di caduta del tetto in
19
Si tratta dei due muri in ciottoli UUSS 4, coppi (US 31), è stato possibile rilevare come l’area porticata fosse scandita da tre
5 delimitanti a ovest e a sud l’ambiente A. pali lignei, poggianti su basi costituite da blocchi di pietra “sbozzati” (UUSS 17, 18,
Al momento dello scavo risultavano con-
servati in alzato per tre filari, mentre un 63), posti alla distanza regolare di 3,10 m l’una dall’altra e a diretto contatto con
quarto era stato riposizionato in seguito a l’acciottolato US 32 che si estendeva per tutta la superficie coperta22. La presenza
restauro.
20
di una scala (USM 24), di cui restano in situ cinque gradini in pietra nell’angolo nord-
Brogiolo, Lusuardi Siena 1980.
21
L’ambiente A misura circa 4 x 4,5 m,
occidentale dell’edificio, lascia presupporre l’esistenza di un piano sopraelevato che,
l’ambiente B circa 6 x 4,5 m. con ogni verosimiglianza, doveva svilupparsi lungo tutto il lato settentrionale. Allo
22
Tracce di questo acciottolato, conser- stato attuale delle conoscenze non è facile ricostruire il sistema di accesso al piano
vato in maniera assai frammentaria in cor- superiore: si può forse immaginare la presenza di un vano scala parzialmente ag-
rispondenza delle basi UUSS 18 e 63,
sono state riconosciute anche nella por- gettante rispetto agli ambienti e al quale si poteva accedere oltrepassando un’aper-
zione in cui in epoca tarda sarà ricavato il tura nel muro USM 14 in corrispondenza dei gradini. Accanto ad essi infatti il blocco
vano D (US 41).
23
La soglia, inquadrata da due stipiti in pie-
in muratura USM 55, posizionato nell’angolo nord-ovest dell’ambiente, potrebbe es-
tra, è formata mediante l’accostamento di sere forse interpretato quale elemento portante funzionale al sostegno della parte
diversi elementi lapidei, uno dei quali superiore del vano scala: esternamente esso risulta caratterizzato da un paramento
sporge in corrispondenza dello stipite oc-
cidentale, forse per consentire il fissaggio di ciottoli disposti in corsi orizzontali regolari, mentre il nucleo è a sacco. Analogie
della porta. costruttive simili sono riscontrabili nella porzione del perimetrale settentrionale del
24
Nella parte che guarda l’ambiente C, vano C conservata fino alla soglia di ingresso US 5123, permettendo di attribuire i
l’apertura risulta inquadrata da due stipiti,
formati da lastroni alti rispettivamente 72 due elementi alla medesima fase edilizia. Diversamente, la prosecuzione di tale pe-
e 65 cm e larghi 25 cm circa. Nella parte rimetrale verso est, oltre la soglia, pare contraddistinguersi per un apprestamento
esterna occidentale, l’unica visibile al mo-
mento degli accertamenti sul campo, l’an- più disordinato e irregolare (Fig. 8); sebbene questo aspetto costituisca un chiaro
golo dell’ingresso, arretrato di 11 cm indicatore di un differente momento di messa in opera delle due murature, allo stato
rispetto allo stipite, risulta formato da pie-
tre e mattoni. All’altezza della soglia l’aper- attuale delle conoscenze non si è in grado di precisare meglio la sequenza costrut-
tura misura 140 cm. tiva; tuttavia, grazie alla presenza della porta di ingresso USM 5024, è possibile as-
133

Fig. 7. Scavo UC. Planimetria comples-


siva dell’edificio (Archivio Istituto di Ar-
cheologia dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore, su autorizzazione della
Soprintendenza per i Beni Archeolo-
gici della Lombardia. Rielaborata).

Fig. 8. Scavo UC. Particolare del peri-


metrale settentrionale del vano C e
della soglia US 51. Sul piano pavimen-
tale US 33 si individuano le due cana-
lette UUSS 8 e 42 (Archivio Istituto di
Archeologia dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, su autorizzazione
della Soprintendenza per i beni ar-
cheologici della Lombardia. Rielabo-
rata).
134

Fig. 9. Scavo UC. I vani A e B visti dal-


l’alto; da rilevare la base per palo in-
globata dalla muratura US 11
(Archivio Istituto di Archeologia del-
l’Università Cattolica del Sacro Cuore,
su autorizzazione della Soprinten-
denza per i beni archeologici della
Lombardia. Rielaborata).

Fig. 10. Scavo UC. Particolare dell’an-


golo nord-occidentale del vano C (Ar-
chivio Istituto di Archeologia dell’Uni-
versità Cattolica del Sacro Cuore, su
autorizzazione della Soprintendenza
per i beni archeologici della Lombar-
dia. Rielaborata).

serire che in un certo momento tali strutture funzionarono insieme. Quanto agli altri
muri (UUSSMM 4, 5, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14), essi si caratterizzano per analogo
spessore (60 cm) e per una realizzazione mediante l’accostamento di due filari in
ciottoli di medie e grosse dimensioni, con piccole zeppature intermedie. Dalla lettura
della documentazione fotografica sembra inoltre che la muratura USM 11 inglobi
al suo interno un elemento che pare assai simile alle basi per pali individuate sul
lato opposto del cortile (Fig. 9); difficile dire se tale muro sia nato con queste prero-
gative oppure se in un primo momento anche nel settore sud dell’edificio fosse pre-
sente un portico speculare a quello individuato a nord. Varrebbe poi la pena di
chiarire la relazione di queste murature con l’USM 6, costituita da massi piuttosto
grandi e piatti disposti in un’unica fila, forse costruiti contro terra, che difficilmente
135

poteva svilupparsi in altezza con le medesime caratteristiche. Forse si può pensare


che essa fosse funzionale al rialzamento del piano di frequentazione interno al vano
A, sopraelevato rispetto a quello del cortile. Tuttavia, sulla scorta della sola rilettura
dei dati in nostro possesso e senza l’oggettiva possibilità di una verifica in loco25, la
comprensione dell’evoluzione architettonica del complesso risulta particolarmente
ardua, complessa e certamente non definitiva. 25
Purtroppo l’area dello scavo risulta at-
Alla fase provvista di portico e piano sopraelevato doveva appartenere la strut- tualmente infestata da una fitta vegeta-
zione di rovi e sottobosco che non
tura (US 8) che, quando fu intercettata lateralmente in occasione del saggio di 2 x consente nemmeno l’individuazione delle
2 m, venne interpretata come possibile muro di delimitazione settentrionale dell’edi- murature. Non è stato dunque possibile ef-
fettuare una verifica stratigrafica dei rap-
ficio; l’ampliamento dello scavo ha permesso invece di accertarne andamento e ca- porti tra le diverse strutture. L’auspicio è
ratteristiche e di proporne un’identificazione come canaletta di scolo per facilitare che nel futuro vi sia la possibilità di ripren-
il deflusso delle acque. Si è potuto infatti constatare come essa fosse costituita da dere le indagini archeologiche.
26
Dabrowska et al. 1978-79, p. 71.
spallette laterali di ciottoli di piccole dimensioni e copertura in pietre piane poste di 27
Si tratta di un battuto di argilla pressata
piatto; all’interno presentava una struttura cava in cui erano presenti dei residui dello spessore di circa 10 cm che si impo-
sabbiosi. È stato possibile notare come tale canaletta, dopo aver seguito l’allinea- sta direttamente sull’acciottolato US 32.
28
mento dei pali del porticato si raccordasse con un’altra del tutto analoga (US 49) Si tratta di un frammento di minute di-
mensioni che si contraddistingue per un
per poi andare a defluire al di fuori dell’edificio, passando al di sotto della soglia in impasto siliceo di colore beige, aspetto
pietra; dell’altro ramo invece si perdono le tracce al di sotto della struttura di soste- sabbioso e scalfibile con l’unghia; il rivesti-
mento vetroso è di colore verde intenso, a
gno del vano scala (Fig. 10). Sebbene non si posseggano elementi sufficienti per matrice alcalina, con uno spessore di 0,5
comprendere in che modo e in quale punto l’acqua piovana venisse raccolta e con- mm nella superficie esterna e di 0,25 mm
in quella interna (ringrazio vivamente il
vogliata nel sistema di canalizzazione per essere infine smaltita, si può forse ipotiz- prof. Sergio Nepoti per le preziose rifles-
zare che questo si raccordasse a uno scarico esterno all’abitazione non dissimile sioni che ha voluto condividere con me). Le
da quello individuato nello strato II dello “Scavo III” dei Polacchi, il quale, snodandosi prime attestazioni di questa specifica pro-
duzione risalirebbero all’Iraq del tardo VIII
lungo un selciato, indirizzava il deflusso nella zona delle mura di cinta26. Dalla lettura secolo d.C., in particolare al centro di
della sequenza stratigrafica parrebbe emergere inoltre un altro elemento di simili- Basra e alla zona di Baghdad. A partire
dalla fine del X secolo alcuni ceramisti,
tudine tra i due contesti: entrambi appartengono a una fase edilizia posteriore a forse spinti da una crisi del mercato in-
uno strato di incendio –l’US 11 nel caso dell’edificio in questione, lo strato III nel terno, si sarebbero trasferiti presso la
corte fatimide di Fustat “esportando” in
caso dello scavo polacco, a suo tempo, e a ragione, tra loro assimilati da G.P. Bro- Egitto le proprie conoscenze tecnologiche
giolo e S. Lusuardi Siena– elemento per cui si potrebbe forse pensare ad un mede- e inaugurando qui nuovi centri di produ-
zione. Questo sapere si sarebbe infine di-
simo orizzonte temporale. Dall’ultimo strato di frequentazione del vano C US 3327, ramato anche in Siria e in Spagna (Mason
successivo all’acciottolato US 32, proviene un minuto frammento di ceramica inve- 2004; Mason, Tite 1994). Sulla scorta dei
triata che per le caratteristiche dell’impasto e della vetrina si può ricondurre ad dati in nostro possesso non è possibile de-
terminare la zona di produzione del manu-
un’area di produzione islamica28. Poiché materiali affini, benché assai rari, sono at- fatto sepriese, sebbene l’Egitto e l’areale
testati in Italia Settentrionale tra la fine dell’XI e il XII secolo29, si ritiene che questa siriano sembrino quelli maggiormente
plausibili alla luce di considerazioni relative
fase rappresenti una delle ultime testimonianze di frequentazione dell’edificio prima ai ritrovamenti del nord Italia. Si segnala in-
della distruzione del castrum nel 1287. Sempre in questo momento l’area del cortile fine che un secondo frammento del tutto
analogo e probabilmente pertinente al me-
risulta occupata da un piano in argilla giallastra compatta, individuata in più punti desimo oggetto, proviene dallo strato di
(UUSS 28, 30, 47, 53), forse assimilabile per quota e composizione allo strato US crollo dell’edificio US 27.
6 individuato nel saggio condotto nel 1978, da cui provengono alcuni frammenti di 29
Molti frammenti di ceramiche di produ-
zione islamica sono state rinvenuti nella
un bicchiere a calice con pastiglie applicate databile al XII-XIII secolo30. fase datata 1170-1200 degli scavi relativi
Prima del crollo definitivo della porzione settentrionale dell’edificio, in seguito al al complesso monastico di S. Silvestro a
Genova; risalirebbero invece alla fine dell’XI
quale non sembrano documentati ulteriori interventi edilizi, nell’angolo nord-orientale secolo quelli individuati nell’ambito dello
viene ricavato il vano D mediante la costruzione dei muri USM 15 e USM 20 in ap- scavo della Torre Civica di Pavia (Mason
poggio ai perimetrali esistenti. Si tratta di due muri dello spessore di circa 40 cm, 2004). Molto più numerose poi le attesta-
zioni relative al riutilizzo di queste stoviglie
costituiti da due filari accostati, realizzati in ciottoli di medie dimensioni, con pietre come tessere musive, fenomeno che ap-
più piccole poste a riempire i vuoti tra di essi. È possibile che nell’occasione si sia pare circoscritto al XIII secolo soprattutto
nella zona compresa tra i centri di Terra-
reso necessario anche il rifacimento dell’angolo nord-orientale dell’edificio, forse crol- cina e Salerno, con un’unica testimonianza
lato, come sembrerebbero attestare le caratteristiche dei muri USM 67 e USM 58, nell’Italia Settentrionale, quella del portale
della cattedrale di Genova (Nepoti 1999).
compatibili con quelle delle altre due murature costituenti il vano, meno con gli altri 30
Questo tipo di bicchiere, che trova un
perimetrali dell’abitazione rispetto ai quali si nota una certa discontinuità. Un’ipotesi preciso confronto tra i materiali dello
che si può avanzare per spiegare l’anomalo disassamento rispetto a USM 16 del “Scavo III”, in Italia conosce la sua massima
diffusione tra XII e XIII secolo (Stiaffini
muro USM 67 è che questo proseguisse verso ovest formando una sorta di rincalzo 1991, pp. 202-208); vedi Masseroli in
e raddoppiamento della struttura. In fase di scavo, al di sotto dello strato di crollo questo volume.
136

Fig. 11. Scavo UC. Particolare della


struttura US 34+61 (Archivio Istituto
di Archeologia dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, su autorizzazione
della Soprintendenza per i beni ar-
cheologici della Lombardia. Rielabo-
rata).

US 27 e del sottostante strato di caduta del tetto in coppi US 31 si è poi individuato


il piano di frequentazione dell’ambiente (US 40), che trova il suo corrispondente in
US 33: esso si presentava come un battuto in argilla compatta di colore giallo, di
circa 10 cm di spessore, contraddistinto in alcuni punti da lenti rossastre (US 43)
e da tracce di bruciato, che potrebbero far pensare alla presenza di focolari accesi
direttamente sul piano pavimentale. Il battuto risulta posteriore alla messa in opera
di alcune pietre poste al centro del vano, che lasciano pensare all’apprestamento di
un palo ligneo funzionale al sostegno del tetto. È forse a questa fase che va ascritto
anche l’intervento di rafforzamento del palo del portico poggiante sul sostegno US
63, che viene ora inglobato da un pilastro in ciottoli (US 19). Un altro intervento
tardo può essere riconosciuto nella messa in opera della struttura US 34, posta
nell’angolo sud-occidentale del cortile, che nelle sue immediate adiacenze risultava
caratterizzato dalla presenza di numerosi frustoli carboniosi, probabilmente da re-
lazionare al funzionamento della stessa. Si tratta di una struttura in ciottoli ad anda-
mento circolare, provvista di un tratto longitudinale (US 61), delimitato da due
spallette formate da pietre piane poste di taglio e infisse nel terreno (Fig. 11). Abba-
stanza chiaro sembrerebbe il rapporto tra tali elementi e il perimetrale occidentale
dell’edificio: le indagini hanno infatti evidenziato come l’apprestamento del tratto lon-
gitudinale vada ad intercettare sia il riempimento (US 60) del taglio di fondazione
137

del muro US 13, sia uno strato di incendio soprastante, forse assi-
milabile agli strati UUSS 11 e 11a individuati nel saggio del 1978. È
possibile inoltre che al momento della realizzazione della struttura
US 34 il perimetrale fosse parzialmente crollato. Indicazioni utili circa
la possibile destinazione d’uso della struttura US 34 sono fornite sia
da una lente di argilla brunastra ricca di frustoli di carbone, indivi-
duata in corrispondenza del limite US 6, da cui proviene una scoria
di grosse dimensioni che conserva l’impronta del mantice (Fig. 12),
sia da uno degli strati da cui risulta colmata (US 36), nel quale sono
state rinvenute numerose scorie di produzione metallurgica (Cucini
Tizzoni in questo volume). Tali livelli di riempimento (UUSS 38 e 36)
hanno inoltre restituito, oltre alla lama di un coltellino, alcuni minuti
frammenti di ceramica invetriata postmedievale che consentono di
datare l’obliterazione della struttura a partire dal Cinquecento31. Altri
frammenti di analogo orientamento cronologico, tra cui un’ansa e il
fondo di una probabile brocca, sono stati invece individuati durante il prelievo dei ma- Fig. 12. Scavo UC. Scoria con l’im-
pronta del mantice da US 34 (foto E.
teriali di crollo dell’edificio (US 27); al medesimo contesto e allo strato di caduta del Sedini).
tetto appartengono invece alcuni oggetti in metallo, tra cui due elementi in ferro per
l’apertura di una porta, due fibbie e un ferro di cavallo, le datazioni dei quali possono
accordarsi con il panorama sinora delineato e suggerire un orizzonte tardo per le
ultime frequentazioni dell’abitazione (Fig. 13).
Oltre alle strutture finora analizzate, i rilievi documentano come all’angolo sud-
occidentale del vano A si legassero altre murature con orientamento analogo a
quello dell’edificio, quasi a costituire un prolungamento dello stesso in direzione del
corrispondente tratto della cortina muraria. In effetti si può notare come, in totale
accordo con quanto constatato dai Polacchi per gli “Scavi II e III”, anche in questo
settore del castrum l’andamento degli edifici sembri condizionato da quello delle
mura –in questo tratto mai rinvenute e solo ipotizzabili–, a segnalare una precisa
organizzazione urbanistica degli spazi, della quale altri segnali sono da ravvisare 31
Complessivamente si tratta di 8 pareti
nelle strade e nel lungo muro divisorio individuati sempre nell’ambito delle ultime di ridotte dimensioni, di cui due dipinte a in-
fasi degli “Scavi II e III”32. gobbio sotto vetrina (slip ware), e una re-
cante una colatura di verde ramina.
A dispetto della penuria di materiali riconducibili alla fase di occupazione medie- Un’ansa di invetriata postmedievale pro-
vale dell’edificio –ma non si esclude che future ricerche possano ampliare il quadro viene inoltre da US 29 – strato di argilla
gialla con sfaldatura di laterizi, posto in cor-
delle conoscenze– colpisce l’abbondanza di quelli certamente riferibili ad epoca al- rispondenza dell’apertura presso il muro
tomedievale, anche perché per la maggior parte rinvenuti nel corso del solo limitato US 13.
sondaggio stratigrafico effettuato durante le indagini del 1978, che ha messo in 32
Per l’orientamento degli edifici, il selciato
e il lungo muro divisorio riscontrati nello
luce i più antichi livelli antropizzati della sequenza (Fig. 14)33. strato II dello “Scavo II” dei Polacchi Da-
Si tratta complessivamente di 513 frammenti appartenenti a diverse classi di browska et al. 1978-79, pp. 35-36; per la
manufatti quali ceramica di uso comune (68%), ceramica invetriata (20%), laterizi strada e le abitazioni ad essa adiacenti
dello strato II dello “Scavo III”, Dabrowska
(6%), pietra ollare (3%), ceramiche postmedievali (3%), metalli (3%) e vetri (1%)34. et al. 1978-79, pp. 71 e 75.
Del tutto assenti risultano essere le anfore e le ceramiche fini, in linea con i finora 33
Brogiolo, Lusuardi Siena 1980.
scarsi ritrovamenti in tutti i settori di indagine del castrum. In questa sede interessa 34
Lo studio di questi materiali, condotto
dalla scrivente, rientra in un progetto di ri-
approfondire le attestazioni materiali di alcuni contesti particolarmente significativi cerca più ampio sulla ceramica di uso co-
per la maggiore comprensione della sequenza stratigrafica. Dallo strato US 60, mune altomedievale, che attualmente si
sta portando avanti nell’ambito della Scuola
riempimento del taglio di fondazione del muro US 13, provengono due frammenti di Dottorato in “Studi Umanistici. Tradizione
di ceramica d’uso comune: un orlo ascrivibile a un’olla di tipo 5b e una parete con e Contemporaneità” dell’Università Catto-
listello appartenente a un fornetto-coperchio forma che, stando a quanto si può de- lica del Sacro Cuore di Milano (XXVI ciclo),
(tutor prof.ssa Silvia Lusuardi Siena). In
sumere dai contesti degli scavi polacchi, viene introdotta a Castelseprio non prima questa sede si sono seguiti i criteri indicati
dell’epoca longobarda. Dagli strati di incendio 11 e 11a, individuati nell’ambito del altrove nel volume, a cui si rimanda anche
per una puntuale descrizione dei tipi e delle
saggio del 1978 e per i quali è stata proposta un’assimilazione allo strato di bruciato produzioni. Nello specifico, per la ceramica
soprastante US 60, provengono numerosi materiali che costituiscono un insieme comune vedi Sedini; per la ceramica inve-
triata e la pietra ollare vedi Guglielmetti;
omogeneo databile intorno al VII secolo; si tratta di olle e fornetti-coperchio in cera- per i vetri vedi Masseroli; per i metalli vedi
mica comune (Fig. 15), di un piede di calice in vetro, di un recipiente in pietra ollare De Marchi e de Vingo in questo volume.
138

Fig. 13. Scavo UC. Oggetti in metallo


provenienti dagli strati di crollo US 27
e di caduta del tetto US 31 (disegno
E. Sedini).

Fig. 14. Scavo UC. Sezione stratigra-


fica del saggio condotto nel 1978 (da
Brogiolo, Lusuardi Siena 1980. Riela-
borata).

35
Per il recipiente in pietra ollare caratte- con breve listello e di recipienti in ceramica invetriata35. Purtroppo non si dispone
rizzato da una lavorazione a bande sulla
superficie esterna, e a millerighe su quella di elementi sufficienti per comprendere come si articolasse all’epoca lo spazio abi-
interna, si veda Guglielmetti, Pietra ollare, tativo circostante e per asserire con certezza che i muri con caratteristiche simili
in questo volume. Quanto alle ceramiche
invetriate si tratta di cinque ciotole ad orlo
a quelle di US 13 appartengano al primo impianto. Tuttavia lo spiraglio che questi
rientrante, due ciotole di piccole dimen- reperti lasciano aperto sulle fasi più antiche dell’edificio non può che costituire un
sioni, un piatto a tesa, un coperchio e una accattivante stimolo alla conoscenza della sua storia e, più in generale, di quella del-
forma chiusa (Guglielmetti, Ceramica inve-
triata, in questo volume). l’edilizia residenziale a Castelseprio.
139

Fig. 15. Scavo UC 1978-81. Materiali provenienti dalle UUSS 11 e 11a (disegno E. Sedini).
140

Fig. 15bis. Scavo UC 1978-81. Materiali provenienti dalle UUSS 11 e 11a (disegno E. Sedini).

Catalogo

Materiali in metallo provenienti dagli strati di crollo (US 27) e di caduta del tetto (US 31)

Fibbia St. 172270, Fig. 5.1, Us 31


Fibbia in ferro composta da due frammenti, uno dell’anello ovoidale e appiattito, l’altro
dell’ardiglione e della placca che conserva la testa di un chiodino per il fissaggio alla cin-
tura. Lunghezza anello: 3,5 cm; larghezza anello: 4,5 cm; spessore anello: 0.3 cm. Non
restaurata.

Fibbia St. 172271, Fig. 5.2, Us 31


Fibbia in ferro composta da due frammenti, l’uno pertinente all’anello ovoidale e appiat-
tito, l’altro alla placca che conserva la testa di un chiodino per il fissaggio alla cintura.
Non restaurato.

Ferro di cavallo, St. 172272, Fig. 5.3, Us 31


Ferro di cavallo frammentario, leggermente ricurvo; in una delle due accecature si con-
serva un chiodo per il fissaggio del ferro allo zoccolo. Lunghezza: 6,2 cm; larghezza: 1,7;
spessore: 0,4 cm. Non restaurato.
141

Cerniera, St. 172273, Fig. 5.4, Us 27


Cerniera in ferro “a copiglia”: testa circolare e due gambi simmetrici con estremità ra-
stremate, appiattiti a sezione rettangolare. Lunghezza: 7 cm; larghezza: 1 cm alla testa,
0,3 cm alle estremità; spessore dei gambi: 0,2 cm. Non restaurata.

Oggetto in ferro, St. 172274, Fig. 5.5, Us 27


Oggetto in ferro, composto da una barra di 0,4 cm di spessore, larga 2,2 cm ripiegata a
“U”. Si conservano le teste di quattro chiodi che servivano per il fissaggio dell’elemento (li-
gneo?) posizionato al suo interno. Lunghezza massima conservata: 6,5 cm. Non restaurato.

Ceramica comune proveniente dagli strati di incendio 11 e 11a

Olla, St. 172275, Fig. 7.1, Us 11a


Olla tipo 3. Orlo estroflesso ripiegato a contatto, a sezione quadrangolare.
Cottura in atmosfera ossidante; si notano tracce di uso sul fuoco lungo l’orlo.
Ø 18,6, sp. 0,4 cm

Olla, St. 172276, Fig. 7.2, Us 11


Olla tipo 3. Orlo estroflesso, a sezione quadrangolare. Corpo globulare.
Cottura in atmosfera ossidante con tracce di annerimento dovute all’uso sul fuoco.
Ø 18,7, sp. 0,3 cm

Olla, St. 172277, Fig. 7.3, Us 11


Olla tipo 5a. Orlo estroflesso a sezione triangolare.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 15,5, sp. 0,3 cm

Olla, St. 172278, Fig. 7.4, Us 11a


Olla tipo 5b. Orlo estroflesso a sezione arrotondata.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 15,8, sp. 0,3 cm

Olla, St. 172279, Fig. 7.5, Us 11


Olla tipo 6. Orlo estroflesso, ingrossato rispetto alla parete, superiormente arrotondato
e rifinito con una stecca che ne interrompe l’andamento curvilineo.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 26, sp. 0,4 cm

Olla, St. 24552, Fig. 7.6, Us 11a


Olla tipo 6. Orlo estroflesso, ingrossato rispetto alla parete, superiormente arrotondato
e rifinito con una stecca che ne interrompe l’andamento curvilineo. Sulla superficie
esterna si nota una leggera rifinitura a pettine. Leggero annerimento da fuoco.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 19, sp. 0,3 cm

Coperchio, St. 172280, Fig. 7.7, Us 11a


Coperchio tipo 7. Orlo estroflesso, ripiegato a contatto mediante l’impiego di una stecca
e lateralmente appiattito. Si notano le tracce dell’uso del tornio.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 27,2, sp. 0,3 cm

Coperchio, St. 172281, Fig. 7.8, Us 11


Coperchio tipo 6. Orlo estroflesso a sezione arrotondata. Si notano le tracce dell’uso
del tornio.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 17,5, sp. 0,4 cm
142

Coperchio, St. 172282, Fig. 7.9, Us 11


Coperchio tipo 6. Orlo estroflesso a sezione arrotondata. Si notano le tracce dell’uso
del tornio.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 23, sp. 0,4 cm

Brocca, St. 24550, Fig. 7.10, Us 11


Brocca monoansata. Orlo indistinto, collo svasato e corpo globulare. Ansa appiattita ap-
plicata.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 26, sp. 0,4 cm

Fornetto-coperchio, St. 24548, Fig. 7.2.1, Us 11


Fornetto-coperchio tipo 1a. Orlo indistinto, listello applicato. Rifinito al tornio mediante
l’impiego di uno strumento –forse una sorta di pennello– cha ha lasciato leggere sol-
cature sulla superficie del manufatto.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 42, sp. 1 cm

Fornetto-coperchio, St. 172283, Fig. 7.2.2, Us 11


Fornetto-coperchio tipo 1a. Orlo indistinto, listello applicato. La superficie interna è rifinita
mediante l’uso di uno scopetto utilizzato in due modi differenti: nella parte mediana della
vasca con movimenti semicircolari, quasi ritmici, che hanno lasciato tracce ad arco so-
vrapposte; lungo l’orlo le linee parallele descrivono un movimento unico accompagnato
da un giro continuo del tornio. Questa medesima rifinitura si osserva anche sulla su-
perficie esterna, tra orlo e listello. Su questa si rileva inoltre la presenza di due leggere
impronte digitali.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 30,4, sp. 1 cm

Fornetto-coperchio, St. 24549, Fig. 7.2.3, Us 11


Fornetto-coperchio tipo 1b. Orlo ingrossato, probabilmente realizzato mediante l’ag-
giunta di un cordone plastico, esternamente segnato da scanalatura; vasca emisferica
e listello applicato. Rifinito a tornio prima a mano bagnata, poi con uno strumento che
ha lasciato delle solcature sulla superficie interna della vasca.
Cottura in atmosfera ossidante, con anima grigia.
Ø 50, sp. 0,8 cm

Fornetto-coperchio, St. 172284, Fig. 7.2.4, Us 11


Fornetto-coperchio tipo 1b. Orlo ingrossato, probabilmente realizzato mediante l’ag-
giunta di un cordone plastico, esternamente segnato da scanalatura; listello applicato.
La vasca interna è rifinita mediante l’uso di uno scopetto che ha lasciato tracce tra loro
intersecantesi. All’esterno, nella porzione tra orlo e listello, il medesimo strumento è
stato utilizzato sfruttando il movimento continuo del tornio, ravvisabile nelle tracce con-
tinue e parallele all’orlo.
Cottura in atmosfera ossidante.
Ø 45,6, sp. 0,7 cm
711

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