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DINO VIAGILI

NAZISTI E FASCISTI IN FRIULI

LA FOSSA DI PALMANOVA

Opera premiata nel concorso bandito dalla Re-


gione Friuli- Venezia Giulia per celebrare il
Ventennale della Resistenza.

DEL BIANCO EDITORE


Tutti i diritti riservati Tip. Del Bianco - Udine
PREFAZIONE

Questo studio di Dino Virgili contribuisce a colmare una


lacuna della storiografia della Resistenza, nella parte rela-
tiva ai sistemi di repressione antipartigiana usati dai nazi-
fascisti: infatti, mentre si è molto indagato e scritto sui
crimini commessi dalle bande Koch e Carità rispettivamen-
te a Roma e Milano, a Firenze e Padova, poco o nulla si sa
circa analoghi mezzi repressivi che venivano comunemente
usati in molti comandi militari od uffici di polizia tedeschi
o delle varie formazioni repubblichine.
L'autore ha il merito di aver ricostruito un quadro fe-
dele e completo (per quanto lo permettano l'evidente inte-
resse degli implicati a far sparire il più possibile cadaveri
e tracce degli orrendi misfatti) dei metodi usati da·l gruppo
antiguerriglia di Palmanova che, se la materia non fosse
così drammatica, si potrebbe definire pittoresco, composto
com'era da un ufficiale tedesco, Pakibusch, da un reparto del-
la milizia fascista ( G.N.R.) comandata dal cap. Ruggiero,
da un «plotone a cavallo » di SS. italiane dipendente da una
inesistente « Divisione Cacciatori del Carso » e comandata
dal ten. Borsatti, da un sergente deJ.la X Mas (Rebez), di-
staccato con ampia autonomia, da altri rottami e disperati.
La testimonianza è vieppiù agghiacciante in quanto l'au-
tore, rifiutando la comoda ricostruzione romanzesca o la
agiografia celebrativa, con metodo più serio e moderno fa
parlare soprattutto i documenti. Con un montaggio ser··
rato di brani di sentenze, di verbali d'interrogatorio d'im-
putati e tes ti (dal caratteristico stile cancelleresco), di rap-
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porti e comunicazioni dei fascisti stessi, egli compone un
quadro in cui il martirio dei torturati e la bestiaie follia omi-
cida dei torturatori si contrappongono come il giorno e la
notte, come la vita e la morte.
In appendice vengono poi pubblicati nel testo completo
i principali documenti, fra cui un notevole carteggio del
Comando fascista di Palmanova.
Questa quieta cittadina della bassa friulana è assurta
così ancora una volta agli onori della cronaca-storia, e forse
molti si chiederanno perchè proprio qui siano stati inviati
questi uomini, evidentemente in preda a psicopatia e sadi-
smo, a compiere così mostruose atrocità.
La spiegazione risiede forse nel fatto che Palmanova si
trova in un punto nevralgico di quella « Zona di Operazioni
del Litorale Adriatico », destinata a far parte del III Reich e
perciò pullulante di uffici e centri repressivi particolarmen-
te spietati, fra cui Pordenone, sede di un'altra feroce banda
antipartigiana capeggiata dai « brigatisti n..!ri » Vettorini e
Leschiutta; Udine dove agiva la SIPO (polizia di sicurezza
nazista), Trieste dove operava il sinistro Ispettorato Spe-
ciale di P.S. della Venezia Giulia di Gueli e Collotti e dove
funzionava l'unico forno crematorio esistente in Italia, la
Risiera di S. Sabba; Gorizia nel cui castello avvennero mas-
sacri di patrioti, ecc. Tutta una organizzazione terroristica
che era controllata dal Gruppenfiihrer delle SS Odilo Glo·
bocnick, reduce dalla Polonia dove aveva diretto il massacro
degli ebrei, pupillo di Himmler e pervaso da un inestingui-
bile odio e disprezzo verso gli italiani. Palmanova, inoltre,
era prossima alle valli friulane e carniche in cui i partigiani
avevano creato (con 'l'Ossola, l'Alto Monferrato, Montefiorino,
ecc.) una delle maggiori repubbliche libere dell'Italia occu··
pata, purgata da tutti i presidi fascisti e tenuta per lunghi
mesi nonostante i massicci rastrellamenti eseguiti da truppe
specializzate ed armatissime.

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La zona di Palmanova aveva fornito molti uomini alle
formazioni di montagna, altri ne coprivano il fianco con sa-
botaggi in pianura e ne aiutavano il sostentamento organiz-
zando sussistenze e rifornimenti.
Ed ecco che i soliti coraggiosissimi fascisti, incapaci di
snidare dalle valli quei quattro straccioni di banditi (che
anzi gliele suonarono sode) si riducono a sfogare la loro
rabbia Sllli Resistenti catturati isolatamente o addirittura
su innocui cittadini.
Un episodio fra quelli riferiti dall'autore resta partico-
larmente impresso nella mente: quello del povero generoso
vecchio, il quaie vedendo che il partigiano Feresin, a lui sco-
nosciuto, fugge e che i fascisti gli sparano addosso da tutte
le parti, senza pensarci un attimo con gesto sublime gli dà
la sua bicicletta e, mentre Feresin riesce a fuggire, viene
subito crivellato sul posto dai fascisti inferociti. Questo oscu-
ro vecchietto (per la storia: Rosin Antonio) meriterebbe di
essere ricordato nelle scuole accanto ai Martiri dell'indipen-
denza.
Scorrendo i documenti riprodotti in appendice, mi sono
particolarmente soffermato su uno di essi in quanto mi ri
cordava con improvviso struggimento Tribuno (Mario Ma-
dotti) comandante della brigata garibaldina del Piancavallo
e, dopo l'unificazione con la va Brigata Osoppo, Comandante
della Brigata mista lppolito Nievo operante nella Val Cel-
lina e valli laterali.
Ritrovare il nome di Tribuna nella lettera gongolante
con cui il Comando fascista di Palmanova, il 9 febbraio 1945,
ne annunciava la cattura in •seguito a delazione, mi ha fatto
r ivivere l'indimenticabile esperienza che al Piancavallo, Claut,
Cimolais, Barcis, ho avuto nel Comando unificato Osoppo-
Garibaldi (Brigata l. Nievo A) accanto a tre uomini straor-
dinari ognuno nel suo particolare modo: i garibaldini Tri-
buna e Riccardo, il primo irruento e fracassone, temerario e
trascinatore, il secondo chiuso, fortemente politicizzato, ca-

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rico di tensione e passione politica, anche se un po' dida-
scalico; e l'osavano Ma so (la medaglia d'oro Pietro Maset)
militare d'alto stampo, abile organizzatore, coraggioso e lea-
le, pieno di fascino e di ascendente, che cercava onestamente
di informarsi di politica anche se visibilmente vi era poco
portato.
Purtroppo nessuno di essi è sopravvissuto, tutti e tre
scomparsi in modo diverso proprio negli ultimi mesi di
lotta.
Ebbene, rileggendo quella lettera in cui i fascisti di Pal-
manova, tutti eccitati comunicano al comando superiore di
aver catturato un « generale comunista» ripensai come, in-
dipendentemente dai rapporti di forze, i fascisti non potesse-
ro vincere: non capivano niente dei rapporti umani, ·l a loro
psicologia era ad un livello elementare; nella loro preziosa
preda essi vedevano il « generale ,, (chissà le risate che Tri-
buna, con il suo anarchico impeto, avrebbe fatto se avesse
potuto leggere la lettera) e non capivano niente invece dei
valori umani, della forza trascinante ed impetuosa che Tri-
buna aveva dentro di se - pur fra umani errori e manche-
volezze - del lievito e della sferza che egli rappresentava
per i suoi partigiani; e come questo, non il fantasioso gallo-
ne generalizio, lo rendesse ai fascisti pericoloso nemico.
T'rasferito aMe carceri di Udine, ove forse poteva sal-
vare la pelle, non si rassegnerà ad una tnanquilla prigionia,
ma cercherà di organizzare un gruppo di compagni per una
evasione mancata che pagherà con la fucilazione, una ven-
tina di giorni prima della Liberazione .
.Pressappoco negli stessi giomri, un colpo in fronte di un
cecchino stroncava Maso mentre nei pressi di Malga Ciamp
(ai limiti del Pian Cavallo) inseguiva i tedeschi che avevano
tentato un rastrellamento di sorpresa.
Renzo Biondo

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AI LETTORI

Il Comune eli Palmanova ha voluto onorare le vittime


della violenza nazifascista deliberando, su proposta dell'Isti-
tuto regionale per la storia del movimento eli liberazione nel
Friuli-Venezia Giulia, l'apposizione di due targhe all'interno
ed all'esterno della caserma «Piave».
Nella seduta del 4 marzo 1968 presieduta dal Sindaco
comm. Dino Bruseschi il Consiglio Comunale approvava le
due epigrafi che qui si riportano:

<< Qui, entro la cerchia della caserma "Piave", divenuta

nel 1944 fino alla liberazione nel 1945, triste strumento di


repressione e di morte al servizio dei nazifascisti, centinaia
di patrioti e di ostaggi furono costretti ad immani sofferenze
e supplizi conclusisi per molti col martirio e con la morte.
<< Fra queste mura, uomini liberi e generosi in cospetto

a torturatori e carnefici, seppero patire e morire affinchè


la prepotenza straniera e la oppressione interna non doves-
sero più contaminare queste nostre terre. A monito ed am-
maestramento delle nuove generazioni.
«Ai forti che, nella tragedia dell'occupazione nazista e
dell'oppressione fascista, dalle cell·e della Caserma "Piave",
salirono il Calvario dei suoi bastioni o caddero sotto i colpi
dei carnefici nella pianura della Bassa, santificando col loro

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sangue la terra friulana per la rinascita della Patria avvilita
e per l'affermazione dei valori umani della libertà e della
giustizia, Gloria ed Onore"·

L'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Libe-


razione nel Friuli-Venezia Giulia vuole qui ringraziare il Sin-
daco e il Consiglio comunale di Palmanova, e le autorità mi-
litari del presidio che cortesemente agevolarono le sue ricer-
che all'interno della caserma «Piave "• ed appoggiarono la
richiesta del Comune presso il Ministero della Difesa per la
apposizione delle due targhe. Ringrazia inoltre i funzionari
comunali e cittadini gentilmente prestatisi a collaborare
all'iniziativa. L'Istituto esprime la sua gratitudine agli ex
partigiani, superstiti della caserma « Piave », che offriro-
no spontaneamente la loro collaborazione agli studi e ri-
cerche intraprese sul periodo dell'occupazione nazista a
Palmanova, fornendo testimonianze preziose ed indicazioni
utili alla ricostruzione dei fatti ed alla identificazione dei
luoghi di sofferenza e di martirio. Ringrazia anche don Brino
D'Agostini, superstite di Dachau, che si è occupato attiva-
mente per diffondere l'iniziativa, con spirito di solidarietà
fraterna verso i perseguitati e con amore di giustizia e il si-
gnor Daniele Muratori di Palmanova di cui riportiamo alcuni
documenti da lui conservati e che ha prestato la sua opera
nella ricerca delle salme delle vittime dei nazifascisti con
alto senso di umanità e di civismo.
Inoltre l'Istituto vuole brevemente ricordare l'opera in-
faticabile e generosa del Suo presidente Ercole Miani, scom-
parso il 2 novembre 1968, che promosse e diresse anche il
lavoro di documentazione sul Centro di Repressione di Pal-
manova al fine di onorare il sacrificio dei patrioti e delle
popolazioni e acquisire al patrimonio storico della Regione
fonti e testimonianze di alto interesse.

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Per oltre 16 anni Ercole Miani, fondatore dell'Istituto,
ha lavorato con esemplare impegno civile, purezza di senti-
menti e modestia, per la diffusione degli studi di storia con-
temporanea regionale e per l'affermazione degli ideali di
libertà e giustizia espressi dal Risorgimento e dalla Resi-
stenza.
Eroe umile ed autentico della prima guerra mondiale-
a cui partecipò con fede mazziniana, dando prova di straor-
dinario coraggio e di fraterna solidarietà con i suoi fanti -
Miani rifiutò di abbandonare il fronte quando, dopo le ese-
cuzioni di Battisti e ·di Filzi, i comandi impartirono disposi-
zioni cautelative per i volontari del Trentina e della Venezia
Giulia. Più volte decorato per audaci imprese in cui si of-
friva volontario non per dimostrazione di eroismo ma per
risparmiare vite umane e per intima coerenza morale, veniva
promosso capitano a soli 24 anni. Con pochi volontari con-
quistava, sotto il fuoco della nostra artiglieria da lui richie-
sto, il munito caposaldo che sbarrava l'avanzata delle nostre
provatissime fal'lterie sulla Bainsizza, evitando ulteriori eca·
tombi e guidava la colonna affidata al suo comando, in luogo
di ufficiali più anziani ed elevati di grado, fino a raggiunge-
re il punto di estrema penetrazione dell'offensiva dell'ago-
sto 1917. Egli sospendeva l'avanzata solo dopo ripetuti e tas-
sativi ordini dei Comandi.
Nella lotta antifascista e nella Resistenza, Ercole Miani
dimostrò lo stesso coraggio antiretorico, la stessa insoffe-
renza agli autoritarismi ed alle sopraffazioni gerarchiche
che avevano informato il suo combattentismo.
Risoluto avversario dell'occupatore tedesco in cui ritro-
vava il nemico « risorgimentale», oppositore intransigente
del collaborazionismo opportunistico dei gruppi dirigenti del

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nazionalfascismo giuliano, convinto assertore di un'Italia
rinnovata con l'apporto determinante dei ceti popolari, fu
uno dei protagonisti maggiori del movimento di liberazione
a Trieste. Catturato e crudelmente seviziato dalla polizia fa-
scista, sbalordiva gli aguzzini con il suo stoicismo, come te-
stimoniano i suoi compagni di carcere e di sofferenza.
Anche di questo, come delle sue azioni di guerra, non
voleva che si parlasse mai, rifiutando seccamente ogni pro·
posta di ricompensa ed adoperandosi invece con affettuosa
sollecitudine per il riconoscimento dei partigiani.
Da questi brevi cenni emergono le ragioni della Sua pre-
ziosa opera di promotore ed organizzatore degli studi sto-
rici nel dopoguerra. Dall'esperienza di una vita di lotte, sa-
crifici e povertà, sorretta da un entusiasmo morale profondo
e da un senso di dignità umana che sposa la causa degli op-
pressi e rze testimonia le sofferenze e i diritti, scaturisce il
forte impegno culturale e civile di Ercole Miani che indica
ai giovani la strada difficile della verità e della giustizia.
Idealmente Egli riposa su quel bastione di Palmanova.
Queste pagine erano già stampate quando è giunta noti-
zia che anche CandiJdo Gmssi ci ha lasciati: « Verdi », uno
dei fondatori delle Brigate Osoppo che poi comandò nelle
giornate insurrezionali, al termine di un lungo tirocinio par-
tigiano sui monti del Friuli dove aveva vissuto per quasi 20
mesi alla testa dei suoi uomini da cui seppe farsi amare non
solo per il coraggio ma per il suo tratto schietto e cordiale.
Amico e fratello partigiano dal cuore generoso, fu questo
forse il connotato più saliente dell'uomo, vissuto senza iat-
tanze, senza far pesare la cultura di cui era dotato e che pose
anzi al servizio della sua terra ricca di storia 'e di documenti
d'arte. Ufficiale di complemento, insegnante, saggista e pit-
tore, comandante partigiano, era per tutti solo « Verdi » e
non il « professore » o il « superiore ».

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Con Ercole Miani si occupò di valorizzare la caserma di
l'almanova, luogo di sofferenza e di martirio. Li vediamo as-
,·ieme in quel cortile assolato, discutere e poi fermarsi ogni
tanto in silenzio a guardare la terra, i posti dove si uccideva,
le celle ormai mute e imbiancate. Era solo ieri.
L'Istituto Regionale per la Storia del Movimen-
to di Liberazione nel Friuli - Venezia Giulia

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AVVERTENZA

Questa breve monografia sul « Centro di repressione del-


le forze partigiane » di Palmanova è praticamente una rac-
colta di testimonianze dirette rese davanti alla Corte straor-
dinaria d'Assise di Udine, ora in fotocopia nell'Archivio del-
l'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazio-
ne nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste, nonchè di notizie rac-
colte dai partigiani superstiti con la collaborazione del vice-
comandante della Garibaldi-Osoppo di pianura, Ilario Tonelli,
Volveno Marcuzzi e di altri compagni di lotta.
La trascrizione testuale delle deposizioni conserva tutta
la suggestione e il colore di un'originate narrazione popolare.
Palmanova, città-fortezza veneziana, « propugnacolo d'Jta.
Zia », terra di massacri e di violenze nei secoli, ora diviene
anche uno dei luoghi in cui, dal dolore e dal martirio, na-
sceva l'Italia nuova democratica e repubblicana: assurge
perciò a simbolo del sacrificio partigiano del Friuli.
Anche se incompleto nei nomi e nelle circostanze que-
sto saggio vuol essere un primo contributo allo studio di un
particolare aspetto della Resistenza friulana e soprattutto
un risarcimento di riconoscenza e di onore ai Morti e a co-
loro che « sentono ancora nelle carni il bruciore delle ferite
e delle torture» come afferma la motivazione della Medaglia
d'Oro al valore partigiano concessa al Friuli.
l'A.

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affinchè resti documentala l'opera di tremen-
<< ...
da oppressione compiuta dagli invasori in com-
butta con pochi traditori italiani contro il nobi-
le popolo nostro che silenziosamente nella vita
civile o in armi sulla montagrta preparava la via
della riscossa e dell'onore ... »
(dal verbale di una sentenza del
Tribunale del Popolo eli Udine)

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CAPITOLO I

" RICORSI » DEL DESTINO

« Non una sillaba oltre il vero ».

La primavera friulana del 1848 brilla di episodi eroici


nel clima della resistenza antiaustriaoa del Risorgimento.
Dopo le giornate dell'insurrezione popolare, bande armate
di civili si erano formate in vari luoghi del Friuli: «i bravi
abitanti dell'alta valle del Natisone sbarrarono il passo del
Pulfero e si batterono sui monti, ottenendo sul colle di San
Martino di Savogna un buon successo, almeno momentaneo,
nell'azione diretta ad impedire che un corpo austriaco scen-
desse a congiungersi agli altri che stavano per cingere d'as-
sedio Udine [ ... ]; i volontari della val Canale uniti a Gemo-
nesi, Venzonesi e Resiani tennero testa per a'lcuni .g iorni co-
raggiosamente a .Pontebba ad un co11po austriaco, e queHi
Carnici, uniti coi Cadorini guidati da P ..F. Calvi, ne divisero la
gloria per la di.f esa del Passo della Morte presso Forni di
Sotto 'n ell'alta valle del Tagliamento» (l).
In pianura, Udine, sede del « Governo provvisorio friu-
Iano », era stata duramente bombardata, mentre Ie ultime
difese si raccoglievano nella piazzaforte di Palmanova, dove
si era rinserrato l'ex generale napoleonico Zucchi, e nel forte

(l) P. S. LEICHT, Primavera della Patria in << Il 1848 in Friuli>>, num.


un. a cura del Comitato Friulano per la celebrazione del 1848, Del Bian-
co, Udine, 1948.

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di Osoppo, i cui 500 volontari, comandati prima dall'udinese
Girolamo Nodari e poi dal patriota modenese Licurgo Zanni-
ni, resistettero a 6.000 assedianti fino al 12 ottobre.
Contro Palmanova le trurppe austriache del Nugent in-
fierirono con bombardamenti e con crudeli rappresaglie e
saccheggi verso la popolazione civile, anticipando violenze
ed occupazioni che avrebbero insanguinato la terra friula:na
nei drammatici eventi del 1917-'18 ·e del 1943-'45.
La scrittrice friulana Caterina Percoto (S. Lorenzo di
Soleschiano, 1812-1887) così descriveva, ·n ell'aprile del 1848,
i fatti accaduti nell'Udinese e nella Bassa:
« Dalla finestra della mia camera io ho veduto le fiam-
me che consumavano questo villaggio fdi Jalmiccol e le so-
stanze dei suoi abitanti: qui e colà in diversi punti ho ve-
duto contemporaneamente gli incendi di altri vinaggi ridotti
per la stessa colpa [di sentirsi e di dichiararsi italiani], alla
stessa deplorabile condiz-ione. Udiva le grida efferate e il
briaco urlare dei soldati lanciati a saccheggio.
Udiva più dappresso, sotto Ie mie finestre, i gemiti dei
tapini, scampati alla strage, colla sola vita e coi bambini in
collo, e venuti a ricovero nella mia villetta, udiva dalla lor
bocca gli orrori di quella notte spaventosa, gli animali rapiti,
le povere masserizie e le sostanze saccheggiate, il denaro c
gli effetti di qualche valore predati, e dalle mani sanguinose
del soldato assassino deposti in salvo per intanto a Gorizia
sul Monte di Pietà! ... che in •questa occasione si dimostrò
veramente pietoso! .. .
Udiva, e in seguito più di cento testimoni me lo han
ripetuto, i Sacerdoti insultati, i sepolcri aperti, contaminate
le ossa dei morti, e le sante reliquie; gli altari e le immagini
mutilati, poste le mani sacrileghe sui sacri vasi - dimanda-
te a questi poveri contadini testimoni di quella notte, e dei
dì susseguenti, ad una voce vi diranno, che la profanazione
e il dileggio furono spinti fino ad ungersi gli stivali coll'Olio

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.11110, perfino a far mangiare ai cavalli le consacrate parti-
' o le! ...
lo n on ho veduti quest'ultimi eccessi, ma vedo co' miei
occhi le pietre sepolcrali spezzate, sull'altare e sulle sacre
i11 tmagini, le vestigia potenti della mano dei barbari, i rima-
st tgli dei quadri abbruciati ancora appesi alle pareti del
ll·mpio, gli stendardi e i pennoni che conservano ancora in-
torno al loro fusto qualche brandello di seta arsiccio uscito
da ll e vampe.
Vedo scoperohiata al sole la stanza dove fu lasciato in-
~~:polto Antonio Busetto, un vecchio di 70 anni, che fu truci-
dato, perchè essendo sordo non rispose ai brutali che gli do-
mandavano denaro ! E l'albero ai cui piedi molti giorni dopo
consumò il suo martirio un villico ! ... Una mano di soldati
voleano forzarlo a bestemmiave il Pontefice. Egli credette
invece dovere di religione di benedirlo. Fu spogliato nudo,
legato a quel tronco e battuto tante volte sulla bocca, quan-
te egli gridava: << Viva Pio IX ,, finchè sotto a quei colpi fu
l'atto spirare.
Mentre scrivo questi fatti, urna turba di tapini mi cir-
condano, e chi mi addita la casa dove i soldati colle faci,
appiccarono dapprima l'incendio, chi il sito dov'era schierata
la cavalleria colle armi abbassate, ad impedire che i meschi-
ni fuggissero. Una vecchia mi siede dappresso con un brac·
cio infranto, col volto sfigurato dal calcio del fucile. Maria
Masini detta Fabbro che accorse a riparare un suo figliuolo
impotente di 5 anni, che lo si batteva sul letto dove fu tro-
vato, fu battuta pur essa mentre in ginocchio domandava
misericordia ! ...
Questi ed altri mille che la penna rifugge da più oltre
narrare, sono orrori facilmente imputa bili ad un esercito
formato di masse raccolte in paesi ignoranti, e sgraziatamen-
te ancora nella notte della barbarie; ma che diremo della
disciplina militare di un tale esercito? Che dei capi pure
educati, che non le hanno saputo impedire simili sfrena-

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tezze, che non hanno protestato contro, ne In nessuna ma-
niera punite, e forse le avranno ,e ssi stessi comandate? Poi-
chè fu un ufficiale quello che a Sevegliano regalava ad un
villico che gli aveva medicato il cavallo, il letto di Cirillo Ga-
spardis calzolaio, a cui fu tutto saccheggiato perfino gli stra-
menti del mestiere; a Pradamano fu un ufficiale quello
che si appropriava l'uniforme dello studente Andreoli. Due
ufficiali, che nella notte del bombardamento di Udine, a
Cussignacco dov'erano accampati, e dove tutto il giorno sac-
cheggiarono, nell'osteria di Coto, vedendo in lagrime la pa·
drona di casa, e saputo che la ragione dell'immenso dolor
suo, era l'avere una figlia maritata in città, la trascinarono
così piangente e desolata fuori dalla casa, e l'obbligarono
ad onta dei replicati deliqui a cui soggiacque, ad assistere
a quella scena d'orrore, confortandola col dire che fra po·
che ore Udine dovea esser ridotta ad un mucchio di rovine,
e tutti gli abitanti passati a fil di spada! ... e finalmente era
di mano di un generale un rescritto, col quale si instituiva
possessore di una casa e di alcuni fondi in Jalmicco, il villi-
co Domenico Bergamasco, che li tenea in affitto dal baron
Codelli di Gorizia. E si loda un esercito che non rispettò nè
le sacrosante leggi dell'umanità, nè i diritti di proprietà, nè
tampoco i proprii capitolati, e ve lo dicano Udine e Palma,
nè le istituzioni civili del suo governo; poichè arbitrariamen-
te ordinava ai nostri comuni, carri e genti per proprio servi·
gio, arbitrariamente citava al suo tribunale quelli che SO·
spettava avversi, e senza forma di processo emanava le sue
sentenze ... » (2).
<< Ricorsi » del destino, 1in questa terra di invasioni, di
resistenze, di massacri ... da Atti·la in qua!
Sui monti, nei boschi e negli antri i rifugi segreti degli

(2) CATERI NA PERCOTO, Non una sillaba olt re il vero, 1888, Nozze Tacco-
ni-Pravisani, Bibl. Comun . Udine.

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illllichi invasi, sui coUi i castelli e le torri dominicali, alla
Bassa gli approdi delle isole e della laguna ... OSOPPO, sui
primi monti; nel centro della pianura, PA:LMANOVA.
La città fu fondata da Venezia per difendersi contro i
Turchi e gli imperiali (7 ottobre 1593, anniversario della vit-
toria di Lepanto). Secondo il refìerto d'un suo Provveditore,
« si può dire che abbia dato l'anima a tutta questa parte del
Friuli», sia pure ingoiando oltre venti milioni di ducati:
riuscì << una delle più forti piazze che l'arte potesse formare
per chiudere agli stranieri l'adito all'Italia ». Nel •1599 il
Provveditore Marcantonio Memmo poteva così scrivere al
Senato: " La fortezza di ·P alma nella Patr:ia del Friuli è riu-
scita chiara e famosa per tutte le parti del mondo, laonde
da paesi lontanissimi si vedono ogni giorno persone di mol-
la qualità venire a considerarla ed ammirarla come propu-
gnacolo di tutta Italia e dello Stato di questa Serenissima
Repubblica » (3).
Nel tempo della Resistenza, Palmanova con ·l a sua << fos-
sa » di martiri e di torturati diverrà il simbolo più luminoso
del sacrificio partigiano del ifriuli.

Oggi alla « Caserma Piave » i soldati della Repubblica


Italiana, nata dalla Resistenza, vivono la loro ·« naja » di
giovinezza e di disciplina. Giocano come uccelli e bambini
nel grande cortile in questa domenica di sole.
Sotto il porticato, davanti alle porte dell'andito con le
celle, arriva il sole della primavera e già le prime foglie de-
gli alberi sbriciolano il breve cielo delle finestre alte delle
celle e, intorno, i bastioni si coprono di verde e di cespugli.
Per gentile concessione del Comando di Presidio visi-
tiamo i luoghi: si entra nelle celle, si passa sotto i porticati,

(3) PIO PASCIIINI, Storia del Friuli, IDEA, Udine, 1936, vol. III.

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si cammina sull'erba dei bastioni... Insieme con coman-
danti, ci accompagnano alcuni «reduci» che hanno ancora
nei polsi i segni dell'impiccagione al chiodo: sul loro volto
passano ricordi e impressioni violente nell'emozione di ri-
trovavsi, vivi, dopo venticinque anni, in questi luoghi di do-
lore e di martirio.
Poco o nulla è mutato, alla << Caserma Piave », da allora ...
Ma oggi nel grande cortile sotto gli alberi giocano come
bimbi e uccelli i nuovi soldati d'Italia: sotto i portici arriva
il sole della primavera e s'incivettano di verde intenso i ba-
stioni della città-fortezza che domina tutta la pianura della
Bassa. ·
E i morti sembrano .fiorire in questa luce della Libertà.

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CAPITOLO II
IL « LITORALE ADRIATICO»

La sera stessa dell'S settembre 1943, poco dopo l'annun-


l io dell'armistizio, un reparto di alpini di stanza a Tarvisio
ten tò di opporsi all'invasione tedesca: i 24 Caduti in quello
-;contro sono i primi martiri della Libertà italiana.
Manifestazioni popolari antifasciste e antitedesche a
Udine, a Cormons, a Monfalcone, nei giorni successivi turo-
IlO represse con arresti e denunce ( 1 ), mentre falliva la for-
mazione del progettato nuovo raggruppamento militare che
sui confini orientali, aUa dichiarazione dell'armistizio, dove-
va combattere d'accordo con i partigiani slavi contro i tede .
sch i (2).
!112 settembre 1943 i tedeschi entravano a Udine mentre
i « resti» dell'esercito italiano venivano deportati o si na-
scondevano nelle case dei paesi. Fu un plebiscito di solida.
rietà della popolazione con i soldati rinchiusi nei convogli
in transito alla stazione di Udine, sotto gli occhi dei tede-
schi {3 ).
Nei giorni stessi sui colli, sulle Prealpi, sui monti del
Friuli centrale e orientale si andarono formando per inizia-

( l) MARio PACOR, Confine orientale, Feltrinelli, Milano, 1964.


(2) RUGGERO ZANGRANDI, 1943: 25 luglio - 8 settembre, Feltrinelli, Mi·
lano, 1964.
( 3) FRANCESCO CARGNELUITI, Preti Patrioti, AGRAF, Udine, 1965, al ca-
pitolo I treni della deportazione, pp. 67-78.

25
tiva di militanti po'l.itici del Partito d'Azione e del .p ,cJ., di
ufficiali e sottufficiali del disciolto esercito, di civili e di
qualche animoso •sacerdote, i primi reparti partigiami {Udine,
Attimis, Treppo Grande, Gemona, Verzegnis, zona del Collio
lungo l'Isonzo). Il gruppo di GL, promosso dal 'Partito d'A·
zione, si fonderà successivamente con i gruppi « autonomi "•
dando vita alle Brigate '« Osoppo » che si affiancheranno al·
le << Garibaldi~Friuli », sorte subito dopo 1'8 ·settembre da
alcuni nuclei attestatisi sulle Prealpi Giulie (4).
Alla 'metà di settembre si scontrava coi tedeschi una for-
mazione degli operai dei cantieri navali di Monfalcone orga-
nizzata da militanti comunisti e amtifascisti come Osrelio
Modesti e Mario Fantini. Con il nome di Brigata << Proletaria >>
affirontò i tedeschi con entusiasmo, ma scarsa preparazione
militare e poche armi.
Nella <<battaglia odi Gori:zJia >>, la <<Proletaria>> ·f u sopraf-
fatta, il Modesti restò gravemente ferito, gli improvvisati re-
parti si sciolsero. Compiutosi questo primo tentativo insur-
rezionale, il moVI.imento antina:zJista si ililsediò sulle alture
prealpine dove Mario Liz2lero (poi commisswio di tutte le
Divisioni Gariballdi-Friuli), Giaointo Calligar.is fondatore del
Battaglione .f riuli e caduto nella lotta, 'Ma11io Fantini, Gio-
vanni Padoan (poi comandante e commissario della Divisio-
ne Garibaldi-Natisone), Mario Modotti, Mario 'Foschiani (en-

(4) FERMO SoLARI, Le orig:'ni della Resistenza friulana e le prime CL


in « Il movimento di Liberazione in Italia », n. 34-35 del 1955; TEODOLFO
TESSARI, Le origini della Resistenza militare nel Veneto, Venezia, 1959;
FERDINANDO MAUTINO, Storia militare dei garibaldini friulani, monogra-
fia inedita conservata nell'Archivio dell'Istituto Regionale per la storia
del Movimento di Liberazione nel Friuli e Venezia Giulia (in seguito
sub. Arch. Reg.); GIOVANNI PADOAN, Abbiamo lo/Ialo insieme - Partigiani
italiani e sloveni al confine orientale, Udine, 1966; GALLIANO FOGAR, Dal-
1'/rredentismo alla Resistenza nelle provincie adriatiche: G. Foschiatti,
Udine, 1966; G.A. CoLONNEllO, Guerra di Liberazione, Udine, 1965.

26
11 il m bi caduti, Gino Lizzero, Lino Argenton, Vincenzo Marini
,.li allr i militant~ comunisti, operai, giovani antifascisti, ex
111ili tari, <Costituirono ri primi nuclei armati da cui sorgeranno
l1• Brigate Garibaldi-Friuli.
La breve ma generosa v-icenda della << Proletaria >> si in-
lll'sla dunque nel processo di formazione del movimento par-
'' 11iano italiano nel FDiuli orientale e nella •B assa Friulana le
t 11i origini politiche risalgono alla cospirazione operaia mon-
1.d onese, goriziana, triestina degli anni trenta, menvre un
precedente militare si Ditrova in quel piccolo << Distaccamen-
lo Garibaldi » .formatosi ancora prima dell'8 settembre in
'>t'no ai reparti del 'IX Corpus sloveno, nella •s elva di Tarnova.
Dal fallimento del tentativo insurreZJionale con la tempo-
ranea disgregazione degli improvvisati battaglioni operai,
111vano appellatisi alle autorità militari << badogliane » ri.nun-
t'iatarie, fu tratta una preziosa esperienza organizzativa e
po1itica. L'.i mpossibilità di affrontare i tedeschi in campo
aperto ed in scontri frontali senza solide strutture militari,
adeguato armamento e senza un diretto appoggio alleato,
l'esempio dei vicini part•igiani sloveni e la prospettiva di una
lotta lunga che esigeva l'appoggio popolare e il passaggio ad
una guerra partigiana vera e propria, indussero i promotori
del movimento di resistenza a consolidare i gruppi armati
su lle alture ed a creare nuclei di sabotaggio, di proselitismo
· di appoggio in pianura.
Così sorgeranno i GAP (Gruppi di Azione ·P artigiana) a
cui accorDeranno numerosi i giovani contadini e operai della
Bassa, stimolati dalla stessa spontaneità aggressiva dei pri-
mi nuclei armati promossi dal PCI o sorti per iniziativa in-
dividuale.
Soltanto in data 22 settembre ·1943 il comunicato di guer-
ra vedesco dava la prima notizia del moVlimento, Ìil1 questi
termini: << Nella zona or.i entale del Veneto, nell'Italia e nel-
la Slovenia, ribelli sloveni, insieme con gruppi comunisti

27
italiani e bande irregolari delle legioni croate hanno tentato
d'impadronirsi del potere sfruttando il tradimento di Bado-
glio. Truppe· germaniche, appoggiate da unità nazionali fa-
sciste e da volontari, hanno occupato le principali località
e i centri di comunicazione ed attaccano i ribelli datisi al
furto ed al saccheggio» ( 5 ).
In data 15 ottobre (il giorno stesso della dichiarazione
di guerra alla ·G ermania da parte di Badoglio) da Trieste
veniva diffuso un comunicato, pubblicato su1la stampa il
giorno successivo: «Nella zona d'operazioni Litorale Adria-
tico comprendente le provincie di Trieste, Lubiana, Gorizia,
Friuli, !stria e Quarnaro unitamente ai territori incorporati
di IS ussak, Buccari, Concanera, Castua e Veglia, il Gauleiter
e Governatore del Reich dott. Rainer ha assunto tutti i po-
teri pubblici civili quale Supremo Commissario nella zona
d'operazioni Litorale Adriatico ».
« Tutte le autorità e gli uffici pubblici di questa zona sot-
tostanno al Supremo Commissario ».
«Le funzioni civHi finora esercitate dalle forze armate
tedesche sono passate agli uffici del Supremo Commissaria-
to » ( 6 ) .
'Da notarsi che il comunicato portava la data del Jo ot-
tobre 1943 e il luogo di emissione Klagenfurt.
Il comando della SS Polizia del Litorale venne affidato
al Grueppen-Fuehrer SS Odilo Lotario Globocnik, nato a
Trieste nel 1904 da padre sloveno (modesto funzionario delle
ferrovie I.R.) e da madre ungherese. Trasferitosi in Austria
nel 1923 aveva aderito, come il Rainer con il quale trascorse
anche un periodo in carcere, al movimento nazista facendo

(5) Cfr. in particolare << Il Piccolo >> del 4 ottobre 1943 e del 12 otto-
bre 1943 con i resoconti di fonte tedesca sugli scontri di settembre-ot-
tobre 1943 nelle province orientali.
(6) << Il Piccolo >> e << Il Popolo del Friuli » del 16 ottobre 1943.

28
rapida carriera, fino a diventare il braccio destro di Eichmann
e il « favorito» di Himmler. Comandante della SS e Polizia
del Governatorato di Lublino, Globocnik aveva personalmen-
te diretto le operazioni di massacro degli ebrei polacchi, or-
ganizzando anche gigantesche speculazioni a proprio favo-
re con i beni deUe vittime ed esponendosi ad accuse specifi-
che che nemmeno Himmler riuscì ad evitargli. Da ciò pro-
babilmente il suo trasferimento nel Litorale (1).
La separazione deile province giuliane, friulane e tDen-
1ine dallo Stato italiano, non fu un provvedimento di emer-
~r c nza destinato a una breve durata, ma l'attuazione di un
progetto già preparato e deciso nel corso dell'estate 1943 fra
i Gauleiter austriaci Hofer e Rainer in accordo con Goebbels
(che ne fu un « influente ·sostenitoDe ») e con l'approvazione
di Himmler e Hitler e •s uscitò solo qualche rassegnata la·
vnanza da rparte del neogovermo .fascista repubblichino di
Salò e penose giustificazioni dello stesso Mussolini ( 8 ).
Nel « Litorale » i tedeschi applicarono . nello spazio di
due o tre mesi, provvedimenti di inequivocabi·le significato
<~nlitaliano e annessionistico: la nomina diretta .dei Prefet-

(7) Cfr. LEON POLIAKOV, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino,


1955, ed in particolare GERALD REITLI GER, Storia delle SS, Milano, 1%5,
PP. 4849, 172-173.
(B) FREDERICK WlLLIAM DEAKIN, Storia della Repubblica di Salò, To·
rino, 1963; JoSEPH GOEBBELS, Diario intimo, Milano, 1948; TEODORO SALA, La
•·risi finale nel Litorale Adriatico, Udine, 1962; ENzo CoLLOTTI, L'ammini·
' fra zione tedesca dell'Italia occupata, Milano, 1963; GIOVANNI ESPOSITO,
trieste e la sua odissea, Roma, 1952; BRUNO COCEANI, Mussolini, Hitler,
J'ìto alle porte orientali d'Italia, Bologna, 1948. In queste sue memorie
l'ex Prefetto di Trieste durante l'occupazione nazista, riporta i colloqui
.1vuti con Mussolini nel 1944 nel corso dei quali il duce pronunciò sulla
V •nczia Giulia fantasticherie e astruse speranze sul tipo di: « una pos-
i bile riscossa sul fronte meridionale potrà essere la condizione di un
111io intervento risolutore" (pp. 74-75 da 101 a 109 e da 133< a 143).

29
ti e Podestà, cacciando quelli inviati da Salò; la radicale mo-
difica della legislazione italiana; la proibizione di richiami
alle armi da parte delle autorità fasciste; il divieto di stabile
soggiorno per gli italiani provenienti da altre regioni; l'allonta-
namento di reparti di Salò (come la X MAS) dopo un tem-
poraneo impiego contro i partigiani; il controllo delle Prefet-
ture e dei Comuni da parte di propri « •Consiglieri » affianca-
ti ai Prefetti e Podestà; l'istituzione di propri Tribunali e di
una procedura penale analoga a quella tedesca; la chiamata
dei giovani a•l servizio di guerra nella Wehrmacht e nella Todt;
la ·sottomissione ai comandi germanici di tutte le forze mi-
litari italiane; il controllo di tutte le attività economiche e
del traffico commercia·l e col -resto d'Italia ( « Duce-Italien » ),
nonchè la spogliazione dei beni ebraici, delle società di na-
vigazione statali e degli istituti culturali per mezzo della
Società « Adria » creata dai tedeschi. Da parte del Rainer
e della stampa ufficiale nazista (Adria-Zeitung), si dichiarò
ripetutamente che la Venezia Giulia era stata maltrattata
dallo Stato italiano e ohe non era terra italiana ma un « mi-
scuglio di popoli »; si organizzarono manifestazioni folklori-
stiche filo-germaniche e si pubbl.icò, in luogo della Gazzetta
Ufficiale, il Bollettino del Supremo Commissariato in ben
quattro lingue (italiano, sloveno, croato, tedesco), nonchè
periodici in lingua italiana, slava, tedesca ed anche friula-
na (9 ).

(9) Per i provvedimenti di carattere legale, amministrativo, econo·


mico e militare cfr. le << Ordinanze del Supremo Commissario ,, Rainer
raccolte nel << Verordnungs und Amtsblatt des Obersten Kommissars »
conservate nell'Arch. Reg. e riprodotte anche sui quotidiani dell'epoca
(Il Piccolo, Il Popolo del Friuli, Adria-Zeitung). Vedi inoltre G. EsPosno,
op. cil., ENZO COU.OTTI, op. cil., G. FOGAR, op. cil., B. COCEANr, op. cii.
Per quanto riguarda specificatamente Palmanova va notato che i
tedeschi imposero il corso forzoso con manifesto bilingue alla popola-

30
!Subito dopo l'insediamento poJitico i nazisti si preoc-
l' Uparono di dare al «Litorale,, una organizzazione militare
« autonoma », costituendo, sotto l'egida delle SS, formazioni
di difesa locale e sottomettendo al proprio comando le racco-
gliticce forze fasciste sorte dopo 1'8 settembre per iniziativa
di elementi fanatici o di ufficiali del disciolto Esercito, po-
stisi al servizio dell'invasore. Già il 25 novembre 1943 si ebbe
la prima notizia della costituzione della Milizia per la Difesa
Territoriale (•M,D.T.) che pubblicò reiterati inviti all'arruo-
lamento «volontario » e minacce contro i ... «renitenti».
In data 7 dicembre 1943, con l'ordinanza n. 8 pubblica-
ta sul '« Verordnungs » venne prevista, con l'art. 3, la costi-
tuzione «di formazioni autonome per la Difesa Territoriale»
(che inquadrerà, oltre alla milizia italiana e slava, anohe i
orpi delle Guardie Civiche posti sotto il Comando delle SS).
L'art. 4 del·l a successiva ordinanza n. 10 del 7 dicembre 1943,

zione del 6-10-1943, firmato dal capitano Weidlich. « Le disposizioni ri-


guardanti la circolazione della valuta germanica emanate dal coman-
dante della Piazza di Trieste - dice il proclama - non riguardano
Palmanova e i Comuni del mandamento omonimo. E' fatto quindi ob-
bligo a tutti i cittadini (commercianti, agricoltori, esercenti pubblici,
banche, privati ecc.), di accettare la valuta con scritta «Reichskreditkas-
se » (Cassa di Credito del Reich) al cambio l : 10 (l marco = 10 lire).
La valuta portante la dicitura « Reichsbanknote ,, non è ammessa invece
in circolazione ''·
Per le dichiarazioni ufficiali naziste contrarie all'Italia, vedi in parti-
colare « Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Kuestenland »
dell'SS Schneider Bosgard con prefazione del Globocnik, Trieste, 1945;
il numero del 27 gennaio 1944 dell'Adria Zeitung; il discorso del sosti-
tuto del Rainer barone Wollsegger nella cerimonia di insediamento delle
autorità civili a Pola il l dicembre 1943, riportato nel suo libro dal gen.
Esposito. Per le pubblicazioni friulane, vedi in particolare DINO VIRGILI,
• Pai nestris fogoliìrs » - Poesia friulana della Resistenza, estr. da « Sot
la nape », S .F.F., Udine, 1965. Sui vari aspetti della politica nazista nel
• Litorale » e sui rapporti con i gruppi collaborazionisti, vedi in partico-
lare TEODORO SALA, La crisi finale nel Litorale Adriatico, Udine 1962.

31
assegnava tali unità, comprendenti la Milizia fascista delle
vecchie <<Legioni» (cui fu proibito di assumere sia le deno-
minazioni nazionali che quelle nuove di Guardia Nazionale
Repubblicana), al comando delle SS del Globoonik.
In una relazione del comandante del Vo Reggimento
<<FriuLi», Milizia per la Difesa Territoriale (già 63a Legione),
·si legge che << 1'8 \Settembre 1943, con i pochi uomini del co-
mando la Legione ha tenuto testa alla marea dissolvitrice .e
saccheggiatrice, contribuendo, come lo dimostrano gli atti
ufficiali dell'epoca, a mantenere l'ordine pubblico nel Capo-
luogo e nella Provincia mediante la sollecita costituzione di
Presidi in tutti i più importanti centri abitati, come quelli
di Udine, Pordenone, Codroipo, Sacile, Brugnera, Polcenigo,
\1aniago, Valvasone, Gemona, Tolmezzo, Fagagna, Corninr
Tricesimo, Cividale, Spessa, Villa Santina, Osoppo, Palmano-
va, S. Giorgio di Nogaro, Palazzolo dello Stella, Precenicco,
Rivignano, Ronchis, Pocenia, Muzzana, Teor, Varmo, Aiello,
Cervignano, Torviscosa, Porpetto, Bagnaria Arsa, ecc. ecc.
e che nel mese di Ottobre assommavano già una forza di ol-
tre 700 uomini >> (IO).
Nei mesi successivi si formeranno aUri battaglioni im-
piegati nel Carso con sede di comando a Trieste e altri nella
regione alpina friulana e nelle valli del Natisone in funzione
di << lotta antiribelli >>.
La formazione fascista denominata S.o Reggimento
M.D.T. fu organizzata dal colonnello Attilio De Lorenzi (nato a
Palmanova nel 1890 e recentemente scomparso) in << cinque
battaglioni armati e dislocati nelle seguenti zone operative:

(IO) << Relazione per la proposta di concessione al Reggimento della


denominazione di Reparto « M>> e dell'uso di fregiarsi del distintivo
d'onore della sigla mussoliniana ai suoi gregari» del 31-10-1944, f.to I l
colonnello comandante Attilio De Lorenzi », in Arch. Reg., Busta CXIII/
4655.

32
il 1" a Trieste con alcune compagnie distaccate nella Bassa
11 iulana, .delle quali una a Palmanova, dove vennero istituite
lt• speciali camere di tortura contro gli arrestati; il 2° a Gemo-
''" al comando del magg. 'Del Giudice Emilio con uno specia-
li' servizio politico inv•estigativo al comando del cap. Caroi
l·:varisto; il 3° in Valcellina al comando del magg. Aita Ga-
spare che veniva fucilato dai partigiani a Cordenons dopo
la liberazione; il 4° a Udine, prima al comando del cap. Gino
('ovre e poi dal cap. Pozzi Walter Bruno; il 5° pure con
-.cde a Udine, al comando del Ten. Col. Ramolfo; oltre una
t'Ompagnia autonoma di bande nere a Pordenone comandata
dal cap. Vettorini ohe è stato pure fucilato dai patrioti dopo
la liberazione e infine un battaglione di complementi, costi-
tuito dai giovani rastrellati •e obbligati a far parte della mi-
l izia » (1 1).
Nei paesi occupati, riferì .i n una •s ua deposizione il te-
ste Kitzmi.iller, già interprete e rivestito .di delicate funzioni
presso il comando di polizia germanica e che verso .il finire
della guerra rese dei servigi al movimento della Resistenza
in Friuli, le due organizzazioni « GESTA:PO » (polizia segre-
ta di stato) e << KRIPO » (polizia crimina-le) vennero unifica..
te nella << 1SIPO » {polizia di sicurezza). Il << SIPO » era suddi-
viso in cinque gruppi nei quali venne inserito anche il ser-
vizio SD (Servizio Informazioni). L'<< UPI » (Ufficio Politdco
Investigativo delia Milizia) aveva rapporti di col·l aborazione
attiva con il << SIPO »: a Udine esso dipendeva dal S.o reg-
gimento M.D.T.
«A Udine la piramide gerarchica finiva al De Lorenzi »,
il quale << per le operazioni e l'impiego delle forze della mi-
lizia doveva prendere ordini dal maggiore tedesco von Alven-
sleben, comandante di tutte le polizie della provincia di Udi-
ne». << La provincia di Udine aveva 8J1Q comandi di sicurezza

(11) Arch. Reg .. Busta CXIII/4643.

33

3
tedeschi che dipendevano dal comando che aveva sede aUdi-
ne nel palazzo centro» (12).
Elementi del 5.o reggimento della Milizia entreranno così
a far parte del Centro di repressione partigiana di Palmano-
va, macchiandosi di crimini nefandi ed eccedendo in zelo di
fronte ai comandi tedeschi da cwi dipendevano. E proprio lo
stesso comandante del Reggimento rriferirà IIlella citata rela-
zione sui ripetuti, « particolari» elogi, ricevuti dai suoi uomi-
ni da parte << del .Comando germanico delle SS e del Coman-
do superiore della M.D.T. >> in più occasioni nella lotta con-
tro i « banditi >>, chiedendo la concessione al Reggimento
della denominazione di «Reparto M,, ( 13).
Un quadro generale delle forze di occupazione nel Lito-
rale Adriatico è dato dallo studioso sloveno Stanko Petelin
in un suo libro sulla liberazione del Litorale Sloveno. Egli
si è servito di documenti tedeschi e jugoslavi dell'Archivio
Militare di Belgrado, oltre che di rapporti del IX Korpus
sloveno e delle deposizioni al processo di Lubiana (contro
Rainer e soci nel 1947) del generale Ludwig Klibler Coman-
dante del 97.o C.d'A. dislocato fra il Tagliamento e Fiume.
Il Petelin calcola a 74.000 le truppe nazifasciste nella re·
gione giuliana nella quale egli include anche il settore Udine-
Tarvisio, zona d'operazione dei reparti partigiani italiani.
Secondo i suoi calcoli, nel febbraio 1945 erano presenti
nel << Litorale Adriatico ,, 31.839 tedeschi della Wehrmacht,
11.300 uomini di polizia, 1.500 gendarmi, 277 agenti della Ge-
stapo, circa 12.000 italiani di cui 2.300 « fascisti >> (probabil-
mente le squadre delle federazioni e i reparti speciali, ma
non è chiaro se egli comprende tra gli italiani anohe i batta-
glioni della X MAS, che elenca in precedenza e provenienti da
altre regioni d'Italia, battaglioni poi trasferiti in gran parte

(Il) Arch. Reg. Busta CXIII/4645.


(13) << Relazione per la proposta ecc. » , cit.

34
oltre il Tagliamento per ordine nazista); oltre 17.000 fra cet-
llici, serbi ed «altri».
Nel febbraio del 1945, secondo dati di fonte tedesca che il
l'llclin riporta a confronto, le truppe collaborazioniste di
\aria nazionalità dipendenti dal comando SS di Globocnik
rrl·l Litorale Adriatico, assommavano a oltre 25.000 complessi-
\amente. A ciò bisogna aggiungere i cosacchi e caucasici, che
il Pctelin calcola a 10.000, cifra questa che è però inferiore
,tlla realtà e che - •s econdo dati di fonte italiana, sia parti-
pinna che fascista- oscillava, compresi i civili al seguito, fra
r ìO.OOO e i 40.000 ( 14 ).
Ques ti brevi cenni possono servire a dare un'idea dell'ap-
parato repressivo germanico nei «nuovi>> territori ormai in-
quadrati nel III Reich e del suo carattere composito sia
~ otto il profilo etnico, per la presenza di reparti e formazioni
politico-militari di varia nazionalità, che organizzativo, poli-
ti •sco ed operativo, per la sua particolare articolazione mobi-
lt·, « territoriale >> e fissa, con compiti diversi ma tutti ri-
volti a fronteggiare il delinearSIÌ. di una resisten2'!a tenace, ag-
•rcssiva ·e diffusa, cui partecipa, in varia misura, tutta la po-
polazione delle province friulane e giuliane.

(14) STANKO PETELIN, Osvoboditev slovenskega Primorja, Nova Gorica,


1965 (trad. italiana di Ruppel) . Vedi anche per i Cosacchi , PIER ARRIGO
CARNIER, L'armata cosacca in Italia, Milano, 1%5, nonchè FRANCESCO VUGA,
l .a zona libera di Carnia e l'occupazione cosacca, Udine, 1961. Di parti-
t·olare interesse è un recente studio di ENZO CoLLOTTI, << Cronache della
Carnia sotto l'occupazione nazista -L'insediamento cosacco», pubblicato
IIC « Il Movimento di Liberazione in Italia ,,, Milano, aprile-giugno 1968,
hasato su documenti tedeschi dell'epoca.

35
CAPITOLO III
PARTIGIANI DELLA BAISSA

Non solo sui monti e sui col·li dell'Alto ~Friuli, ma anche


nella « Bassa», nella pianura e verso il mare, dopo 1'8 set-
tembre 1943 si andò organizzando la lotta partigiana. na
Monfalcone, per ~l contributo operaio dei Cantieri Riuniti
dell'Adriatico, i G.A.P. si diffusero in tutta la pianura friu-
lana, arrivando poi alla costituzione della Intendenza « Mon
tes >>, «la più imponente intendenza d'Italia» che prese no-
me dal suo rpiù attivo organizzatore, « Montes » (Silvio Mar-
cuzzi), interessante tutti li territori dalla Venezia Giulia al-
l'Emilia.
'' Nell'agosto 1944 nella iBassa 'F riulana, per meglio pro-
teggere l'intendenza Montes e sostenere la lotta contro un
nemico che si rivelava sempre più crudele, venne istituito il
Comando Unico della 2.a zona Garibaldi-Osoppo che, al
pari di 'q uella della Brigata « lppolito Nievo » e di qualche
altra formazione, funzionò senza incrinature fino alla fine
delle ostilità. Disponeva anche di un tribunale. Lo comanda-
va il col. Dessy da Palmanova, commissario era Romano Fu-
mis da Ronchi dei Legionari e vice comandante e nel contem-
po capo della polizia, Martello [Ilario Tonelli] (in segulito
comandò tutta la polizia dell'intendenza Montes ... ) » ( 1). Vice-
commissario fu l'osavano Giovanni Dalla Pozza ( « Dick »).

(l) G. A. COLONNELLO, Guerra di Liberazione, cit.

36
l .il Garibaldi-Osoppo inquadrava la Brigata GAP « Bruno
Montina >> (dal nome di un parmgiano caduto) comandata da
Vinioio Fontanot, tre brigate garibaldine SAP (.Squadre di
1.ione Patriottiche) costituite per organizzare l'afflusso dei
l'lllpre più numerosi volontari, e i battaglioni della ILa Di-
1·isione «Osoppo>>.
Una storia dei G.A.P. della Bassa non è mai stata fatta.
<;rnve lacuna che qui potremo soltanto in parte colmare con
qualche cenno, raccolto da .f onte diretta e di prima mano,
l hL' servirà a dare un'idea dell'imponente contributo milita-
Il', organizzativo, logistico oltre che politico e morale dato
.!Ila lotta ed in certri casi alla sopravvivenza delle stesse for-
lllazioni della montagna, da questi gruppi partigiani che, ope-
' ando con audacia e spesso allo « scoperto>> in casa del ne-
llli co, furono oggetto di accanite e feroci repressioni pagando
11110 dei più alti cont•r ibuti di sacrifici e di samgue sofferti
dalla Resistenza italiana.
Il << centro di represSiione >> nacque appunto col compito
preciso di stroncare il movimento <<gappista».
Sorti per iniziativa dei fratelli Licio e Vinicio Fontanot
(il primo eroicamente caduto), che organizzarono subito
dopo 1'8 settembre •s quadre armate di operai dei cantieri
11avali di Monfalcone, ingl'ossatisi per l'apporto di giovani
dl'l Cervignanese inquadrati nel << Fronte della Gioventù,; e
p 'r l'attivtismo di antifìascisti come Ilario Tonelli, Detalmino
Liva, Giuseppe Pezzani ed altri, 1i G.A.P. si articolarono rapi-
damente, disarmando presicli della Guardia Civica, attaccan-
do le comunicaz;ioni, eliminando sprie e seviziatori fascisti e
11azisti, smistando viveri e munizioni in montagna, infiltran-
do nella DHesa territoriale (Landschutz) creata dai nazisti
l'lcmenti fidati e sabotatori, alcuni dei quali renderanno pre-
l.iosi serwizi.
Nell'ambito dei G.A.P. della Bassa il monfalconese Sil-
vio MarcuzZJi ( << Montes >>) creò un servizio di antendenza per

37
le brigate della montagna che nell'estate del 1944 si esten-
derà fino alla provincia di Venezia (Portogruaro-S. Donà)
ed oltre, diventando la più grande intendenza partigiana
d'Italia. L'intendenza si .impegnò a fondo nei rifornimenti
sia ai reparti italiani della Carnia e delle Prealpi Giulie che
del IX Korpus sloveno. Con la sua attività mil~tare e logisti-
ca, « Montes » riuscì anche ad evitare le complicazrioni orga-
nizzative e politiche, che potevano nascere dalla calata in pia-
nura per l'incetta di viveri di reparti sloveni, la cui zona ope-
rativa era povera di risorse alimentari, e riuscì anche a pro-
muovere la costituzione di un comando unificato « Osoppo-
Garibaldi» nella Bassa Friulana (III.a zona opera1Jiva).
'Impossibile qui riassumere l'attività militare del movi-
mento «gappista>>, dagli scontri con le truppe tedesche a
Merna nel settembre 1943 alle centinaia di attacchi e sabo-
taggi a caserme, autocolonne, fiino alla battaglia insurrezio-
nale dell'aprile 1945. Le perdite in caduti, feriti, imprigionati,
deportati furono fra le più alte avute in Italia. Caddero co-
mandanti come « Montes >>, ucciso sotto le torture, come Li-
cio Fontanot, suicidatosi in carcere piuttosto che parlare,
come De Ponte, atrocemente straziato. Centinaia di fucila-
zrioni ,e impiccagioni e feroci rastrell'amenti costellarono que-
sto itinerario partigiano così iintenso e sanguinoso, che incon·
trò la solidarietà e l'appoggio politico-morale delle popola-
zioni 'S U cui l'ira nemica si scatenò ind!iscriminata, culminan-
do negli eccidi di Terzo d'Aquileia e Cervignano nei giorni
della lriberazione.
Al centro della feroce opera di repressione fu appunto
Palmanova nel cui terdtorio fin dall'autunno 1943 reparti
fascisti e nazisti si ,e rano distinti per azioni crudeli, fra cui
la fucilazione dii un gruppo di militari russi ex prigionieri,
rei di un tentativo di diserzione, e l'incendio a Strassoldo
della casa della famiglia Bolzicoo e la deportazione del capo-
fìamiglia.

38
A Palmanova, in nn primo tempo, si insediò un reparto
di S tedesche ed italiane, quest'ultime al comando del te-
Jll'llte Odorico Borsatti. Più tardi, verso la metà del 1944, si
i11s •d iò un altro reparto al comando dell Hauptsturmfi.ihrer
l'ilkibusch, che aveva alle sue dipendenze anche vari elemen-
li italiani (giuliani e friulani): in tutto una cinquantina di
11omini, più un reparto della X Mas.
In quell'ambiente si 'Svolse tutta la triste vicenda delle
bande » ant~partigiane che 'hanno d.l nome di Borsatti e di
lluggiero e che, attraverso il cap. SIS Pakibusch, s•i collegano
.11 Comando dello spietato Gruppenfi.ihrer Odilo Globocnik:
11l'l suo nome, già legato al massacro degli ebrei polacchi, si
mmpie anche il martirio dei patrioti friulani.
L'estate del 1944 segnò la massima espansione del parti-
pianesimo della Bassa friulana, con un'd!ntensità operativa e
logis tica .forse mai più raggiunta. L'insci.dia continua dei parti-
•iani lasciò nei comandi tedeschi ed in quelli vassalli fasci-
si i un'impressione profonda. La stasi autunnale sul fronte-
sud, le sfavorevoli condizioni ambientali della stagione che
privava ·i partigiani del pur precario riparo della vegetazio-
11<.:, il rafforzamento dei presidi nemici irradiatisi da Udine e
Palmanova - famoso per le sue efferatezze diverrà il repar-
to fascista distaccato a Palazzolo - l'afflusso di grosse forze
11azifasciste e russo-cosacche rin Friuli, la stessa crisi della
" montagna» investita ed invasa dal nemico che potè così
potenziare i suoi ser•vizi in pianura, tutto ciò ebbe conse-
guenze negative per ri G.A.P. e le brigate della 'Bassa. Sulle
formazioni si riversò massiccia e spietata la reazione nemica,
favorita anche dalle delazioni fasciste e dalla facilità di iden-
tificare i << terroristi» residenti nei vari paesi e scopertisi
troppo durante l'estate.
La « clandestinità » cinesistente costò cara ai partigiéliili.
nomi dei comandanti, anche di quelli minori, e dei reparti

39
grandi e piccoli erano ormai noti da tempo. Adesso era pos-
sibile colpirli date le condizioni createsi ed il clima di intimi-
dazione feroce diffuso fra la popolazione con centinaia di
irruzioni, arresti, devastazioni e saccheggi nei paesi e nelle
frazioni più piccole. ·Fu una « caccia all'uomo » condotta con
spedizioni improvvise, con squadre fasciste travestite da par-
tigiani, con rastrellamenti minuzios>i. Già nell'estate erano
stati presi Licio Fontanot, suicidatosi, ucciso Bruno Mon-
tina, catturato lvo Spanghero, mentre era fallito dopo uno
scontro a fuoco l'arresto di « Montes ».
« Montes » fu preso in autunno assieme a Ermanno Cle-
mente ( « Bosch »), Li va fu catturato assieme a Ilario Tonelli.
Fu catturato anche il rcommi:ssario Enrioo Da Ponte («Poi-
do») . F.u arrestato il colonnello Dessy e la stessa sorte subì
il col. Eugenio Morra (O ttavio) comanda n te della I l. a -Divi-
sione « Osoppo ».Con il loro arresto e quello di Ilar>io Tonelli,
il comando della << Garibaldi-Osoppo » di pianura fu decapi-
tato. Il commissario divisinnale Romano Fumis cadrà nel
marzo 1945. Del mart•i rio di << Montes » parlano i documenti
che seguono. L'osavano Morra, dopo lung'hi interrogatori in-
tervallati da preparativi di esecuzione, fu deportato a Dachau
e sopravvisse. Tonelli, torturato a lungo riuscì a fuggire con
l'aiuto di un collaboratore partigiano in servizio nella stessa
caserma di .Palmanova, il 'F inotti. Un altro collaboratore, il
maresciallo dei carabinieri Costanzo ·c he agi·va a Torviscosa,
fu preso, mentre il <<gappista» Ezio De Stefano fu ucciso. Le
testimonianze e i documenti che seguono riportano i partico-
lari drammatici deNe vicende qui sommariamente riassunte.
Con gli arresti, le esecuzioni, le deportaz,ioni dell'inverno
'44-'45, l:e formazioni << gappiste >> furono disarticolate, spesso
isolate malgrado gli sforzi d-i Vinicio Fontanot e Domenico
Piccardi che caddero nelle mani nemiche. Fu il periodo del-
le iniz,iative autonome di singoli gruppi coraggiosi: il repar-
to di Spartaco Padovan ( << Diego >> ) nel Monfakonese, la squa-

40
d1<1 di Giuseppe Feresin nel Cervignanese, un battaglione co-
'''"n da to da Giacomo Mol'ello (<< Franz >>), ·P ietro Sardino
1 • Ma rino>>), Valerio Bergamasco (<<Gastone>>) nel comune
d1 La tisana, un gruppo guidato tda Francesco Brovedani
( (,,iorgio >> ) e da Dante Papais (<<Athos >>) nella zona di Ri-
' ignano.
In quel periodo turbinoso di paura e di violenza, con i
I.Jscis ti imperversant>i dappertutto e i partigiani braccati ca-
" per casa, scovati dai precari rifugi, un pugno di uomini
I'IIÌda to da Gelindo Citossi, chiamato << Romano il Mancino>>,
l i dò il nemico con avventurosa audacia, restituendogli col-
l"> su colpo, sfuggendo alle imboscate, spostandosi continua-
lllt'n te e seminando i•l terrore . Con Citossi erano i <<gappisti>>
piu audaci ed ·a nche ex militari che avevano disertato dalle
l i le tedesche. Col nome di << !Diavoli rossi >> che evocava remi-
III SCenze salgariane, circondati da una fama accresciuta a
di smisura dai fascisti impauriti ed esasperati, gli uomini del
< •tossi condussero una guerriglia accanita servendosi spesso
di carri agricol•i mascherati e carichi di armi ed attaccando
il nemico anche in pieno giorno. Fu ancom Citossi a realiz-
:o~re una delle azioni più spettacolari: l'assalto alle carceri
di Udine del febbraio 1945 conclusosi con la Hberazione di
11 11merosi partigiani in parte ·destinati alla fucilazione e in
parte alla deportazione.
A-nche nella fase 'i nsurrezionale la zona di Palmanova fu
.11 centro di vicissitudini drammatiche, determinate dagli in-
lt·nsi movimenti militari delle truppe naziste in ritimta sot-
lo la pressione angloamericana ed attaccate in campo aperto
dai partigiani, e dall'int•r eooiarsi di eventi politici e nazia·
11 a li carichi di tensioni.
Sarà proprio •il Btg. <<!Diavoli rossi >>, insieme con il Btg.
cur e>> del Fronte della Gioventù e con gruppi locali, a libe-
' i \l'e Palmanova il 28 aprile 1945.

41
CAPITOLO IV
« UNA MISSIONE DI GUERRA»

Nella zona d:i Palmanova dove i GAP della « Garibaldi »


ebbero una notevole preminenza operativa ·p agando dura-
mente ril loro attivismo con centinaia di arrestati, torturati
e fucilati, agì per un certo periodo anche una <<missione »
comandata d~l tenente Vinicio l:ago, triestino, paracadutato
in Friuli nella tarda estate del 1944 e collegato con le Bri-
gate << Osoppo» nei cui comandi erano ,r appresentati gli altri
partiti del CLN, in speoial modo la DC e il P.d'A. Le << Osop-
po» erano particolarmente foDti in Cannia e nella Destra Ta-
gliamento dove, per consistenza, pareggiavano le << Garibal-
di » la cui influenza numerica era, dnveoe, maggiore nella
pianura sulla sinistra del Tagliamento e nell'Isont,i no.
Lago era provvisto di una radiotrasmittente con la qua-
le si teneva in contatto col Sud ed assicurava i collegamenti
oltre che con la << Garibaldi » e la << Osoppo » anche col CLN
di Trieste, la cui posizione politico-militare era divenuta
precaDia a partire dall'autunno 1944 per la pressione jugo-
slava e l'accentuarsi della politica di ri:vendicazioni territo-
riali del Fronte di Liberazione sloveno (O.F.), forte dell'ap-
poggio del1e tenaci ·e valorose Brigate partigiane del IX Kor-
pus dominanti nella provincia di Trieste e nel bacino del-
l'Alto Isonzo.
L'isolamento in cui venne a trovars-i ad un cevto punto

42
il CLN triesti:no, privato dei collegamenti con la Brigata Ga-
l i baldi-Trieste, inquadrata nel IX Korpus e da esso control-
lo la anche politJicamente, e ·d ecimato dagli arresti della poli-
l.Ìa nazista che soppresse alcuni dei suoi migliori esponenti
(dai comunisti Luigi Frausin e Zeffirmo Pi:soni, agli « a2lionri-
lt » Gabriele •F oschiatti, Mario Maovaz, Umberto Felluga, al
dvmocristiano Paolo Reti), rendeva estremamente diffioHe
l'azione organizzativa e militare del Comitato, specie in una
1 i l là come Trieste dove ·la sorvegldanza nazifasdsta era ocu-

l:tli ssima e feroce.


Inoltre l'uscita del PCI dal CLN nell'autunno 1944 a se-
•ttilo delle ~nsisten:z;e slovene e dell'as·sorbimento della locale
ll'clcrazione nel·l 'apparato dell'O.F. e del PC sloveno, aveva
t' rl'ato una grave frattura nel movimento italiano, ·stacca-ndo
.tllche una parte della classe operaia .dalla Resistenza di ispi-
1 .11.ione nazionale unita1:1ia. Fino a quel momento infatti era

Ialo proprio il PCI, con .n Frausin e Y.incenzo Gigante a rap-


wesentare la saldatura attiva fra la parte militante del pro-
ftlariato locale e le altre forze democratiche d!el CLN, come
llt•lle a ltre regioni italiane, fiancheggiato in questa sua posi-
lione specie dal •P.d'A. che, dopo la mortie del •F oschia1ttJi e
Jll'iluga, aveva d.n Ercole Miani, l'uomo di punta sia nella
lo l la cospirativa unita·r ia che or.ganizzatd.vo-militare. I ['ap-
porti di reciproca stima e di coopera2lione fra il Frausin e
il Mian·i - in cui ·l 'eroico volontarismo mazzindano della
ttcrra del '15 si fondeva con un antifascismo intemerato
1 hc ravvisava nell'unità antinaZJista con ·l a class·e operaia uno

11 umento indispensabile di lotta anche per la salvezza e il


t tnnovamento dell'italoianità - avevano contvibuto a raffor-
t.trc la piattaforma democratica del CLN.
Dopo l'ottobre 1944 e ~a scomparsa del Frausin e del Gi-
l!.tnte eliminati dai naZJisti, la situazione era mutata. Ad un

43
cevto punto dl CLN di Trieste, perduti alcuni dei suoi pm
coraggiosi « corrieDi » col CLNAI di Milano, fra cui il Maovaz,
atrocemente torturato ed elillllinato e il Reti, fucilato e cre-
mato alla Risiera (un altro patriota, Costant·~no Picot, che
da solo era riuscito ad oltrepassare il konte per raggiunge-
re Roma era stato fermato e internato dagli a,lleati), potè
contare tuttavia sul tenente Vil1licio Lago che dal vicino
Friuli si oollega~a col CLN (l).
I nazist·i .diedero al Lago una cacoia spietata avendo !in-
dividuato l'esi.s tenza di una radio-t·r asmittente nella Bassa.
Più volte furono sul punto di catturarlo e nel dicembre 1944,
arrestarono una de1le più coraggiose collaboratrici della
«missione», l'insegnante uddnese Ceciloia Deganutti della
<<Osoppo» che, trasfer.i ta a Trieste, fu crude~mente quanto
inutilmente seviziarta c poi uccisa nel campo di sterminio
della Risiera. ~lla sua memoria fu decretata la medaglia
d'oro.
Arrestato e ucciso fu anche il partigiano Domenico La-
groteria, custode dell'azienda di Torvis·c osa dove Lago ope-
rava.
Vinicio Lago cadde nei giorni della Liberazione proprio
sulla strada di Palmanova, durante una confusa sparatoria
che investì la macchina in oui si trovava. Alla sua memoria

(l) Sulle vicende del CLN tdestino vedi in particolare GALLIANO


FOGAR, « Sotto l'occupazione nazista nelle provincie orientali», Udine
1968. Dello stesso autore, « Dall'Irredentismo alla Resistenza ''• op. cit.,
nonchè TEODORO SALA, « La crisi finale nel Litorale Adriatico 1944-45 »,
Udine 1962; ENNIO MASERATI, « L'occupazione jugoslava di Trieste», Udi-
ne 1968. Sulla politica slovena vedi in particolare METHOD Mnmz, «Le
lotte del Partito Comunista in Jugoslavia per la frontiera occidentale
1941-45 », nella rivista Zgodoviski Casopis XI-XIII, 1958, Lubiana nonchè
!stra j Slovensko Primorje, Barba za slobodu krozviekove, Beograd 1952.

44
fu decretata la medaglia d',a rgento per la sua volontaria
« miss~one di guerra » in 'C ui assolse << brillantemente i com-
piti ricevuti>> ( 2 ). Sotto la loggetta del Municipio di Palma-
nova lo ricorda una lapide, il cui testo fu dettato dal poeta
Biagio Marin. Lago concludeva così, come migliaia di altri pa-
trioti, il suo breve ma intenso itinerario umano, esempio dii
nobile impegno civile e morale prima ancora che militare.

(2) Dalla motivazione della M. d'Argento.

45
CAPITOLO V

IL CENTRO DI REPRESSIONE DELLE ,f ORZE


PARTIGIANE

Grazie alla documentazione dell'Archivio dell'Istituto Re-


gionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-
Venezia Giulia, dove sono conservate anche le copie dei ver-
bali dei processi per collaborazionismo e sevizie, celebrati
daUa Corte straordilflaria d'Assise di Udine negli anni imme-
diatamente successivi alla guerra, è .possibile ricostruire nei
particolari il quadro degli avvenimenti succedutisi a 'Palma-
nova, che fu al centro delle violenze poliziesche di tutta la
Bassa Friulana tra Udine, Latisana, Monfalcone e Gradisca,
dai mesi di ottobre-novembre 1944 aUa metà di aprile del1945.
Però fin dal d~cembre 1943, secondo alcuni documenti
del nostro Istituto ( 1 ), le autorità provinciali di Udine (Pre-
fetto >De •Beden), per il comandante militare germanico, ave-
vano preso contatti diretti con il Commissario prefettizio di
Palmanova, Riva, e con gli <<iscritti», « circa situazione guar-
dia ·difesa te11ritoriale » del luogo. Da Palmanova, « in conside-
razione della particolare si•t uazione locale», veniva suggerito
un sistema difensivo per «nuclei collegati, ma separati»,
con sede oltre che nel capoluogo, anche nelle frazioni di
J a1micco e di Sottoselva.

(l) Ved. qui « Appendice»- Documensti fascisti, l e 2 (pagg. 144-145).

46
Ma le più massicce azioni repressive cominceranno più
tardi con la costituzione del «Centro di repressione delle
forze partigiane >>. I documenti a nostra disposizione ci im-
mettono nel vivo dell'azione repressiva che toccò i vertici di
un'inaudita ferocia. La << fossa>> dei martiri di Palmanova si
inquadra così in un particolare aspetto della Resi·stenza friu-
lana appena abbozzato nella storiografia della guerra di libe-
razione (2).
I protagonisti di queste efferatezze sono Odorico Borsat-
ti di Pola (n. 1921), Ernesto Ruggiero di Napoli (n. 1905), Re-
migio Rebez di Trieste (n. 1913). Giacomo Rotigni di Ber-
gamo (n. 1926), Alessandro Munaretto di Sacile (n. 1919),
Giovanni Bianco di Cuneo (n. 1920) e Quinto Cragno, Gio-
vanni Turrin, Alessandro Bilia, Giovanni Stacco, Angelo Ro·
gazzo, Giuseppe Coccolo ed altri ancora, talora assieme a
militari germanici della Polizia della 'SS, del capitano Paki-
busch, del ten. Pagliazzotti e del ten. Romolo Cella.
Dalle risultanze dei procedimenti penali emerge un qua-
dro raccapricciante e disumano di violenze e di atrocità.

IL PROCESSO BORSATTI.

Il primo dei processi celebrati contro i responsabili, si


svolse davanti al Tribunale del Popolo di Udine presieduto
dal magistrato cav. dott. Mario Boschian, il 5 maggio 1945,
per citazione direttissima contro Odorico Borsatti.
Fu 'l'unico dei procedimenti a carico di appartenenti al
<< Centro» di Palmanova, che si svolse davanti ad un Tribu-
nale popolare formato per disposizione del CLN. Gli altri

(2) G. A. COLONNElLO, Guerra di Liberazione, ci t., pag. 337-339; G. PIERI,


Storie di partigiani, Del Bianco editore, Udine, 1945; Il. ed., 1946, pagg.
274-283.

47
processi si celebrarono successivamente- come vedremo -
davanti a Corti straordinarie d'Assise, sulla base della legi-
slazione italiana allora vigente.
L'importanza del processo del maggio '45, conclusosi con
sentenza di condanna a morte, eseguita, risiede soprattutto
nella prima ricostruzione dei .f atti •e mersi nel dibattimento,
che rese di pubblico dominio le ·e fferatezze del <<Centro»,
scoprendo un capitolo di storia dolorosa e ammonitrice, che
le sucoessive inchieste avrebbero approfondito.
Odorico Borsatti fu imputato di aver prestato servizio
nelle Forze Armate tedesche della SS, quale comandante di
un plotone a cavallo, portando .Je armi contro le formazioni
partigiane in varie località del Friuli; e per aver cagionato
con sevizie la morte dei patrioti Silvio Marcuzzi (<<Montes »),
Severino Stacul ( << Lupo ») e altri a Palmanova, e di Vittorio
Tempo a Gonars.
Nel documento giudiziario il fatto appare in questi ter-
mini: ( 1) <<Verso la fine dell'anno 1944 cominciarono a circo-
lare in Friuli voci sempre più insistenti di atrocità spavente-
voli commesse a carico di arrestati politici nella caserma di
cavalleria di Palmanova comandata dal ten. di SS Borsatti
Odorico. Tali voci si concretarono in fatti specifici: si par-
lò di camera di tortura dove i patrioti venivano sottoposti
a •s upplizi degni del peggiore medioevo, al fine di ·e storcere
loro confessioni sulla dislocazione e sulla formazione delle
varie unità; si parlò di esecuzione in massa di patrioti senza
alcuna formalità; si parlò di morti violente a seguito delle
torture ... >>.
<<Non sarà vano, sia pure succintamente ·r iguardare gli
atti nefandi compiuti dal •B orsatti nelle sue funzioni di boia
e di aguzzino dei tedeschi, al.ifinchè resti documentata l'opera

(') Arch. Reg., Busta CXIII/4608

48
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Comunicato del Gauieiter sulle esecuzioni ne lle carceri di Udine, 9 Apri-


le 1945.
R er;·:. -:t orr l;
L'ultima lettera di Mario Modotti al figlio prima dell 'esecuzione.
di tremenda oppressione compiuta dagli invasori in combutta
<.:on pochi traditori italiani contro il nobile popolo nostro
<.:hc silenziosamente nella vita civile e in armi sulla montagna
preparava la via della riscossa e dell'onore ».
<< Nella tetra caserma di Palmanova il Borsatti aveva ac-
curatamente preparato una camera di tortura, dove i prigio-
nieri politici venivano sottoposti alle più tremende sevizie
per strappare loro deHe confessioni. Alcuni venivano appesi
a dei pali per mezzo degli arti superiori strdtamente legati
cd ivi lasciati per quattro o cinque giorni senza cibo e be-
van da; altri venivano messi nudi in celle il cui pavimento
era cosparso di acqua e caloe viva; altri ancora venivano ba-
stonati a sangue con gli istrumenti più vari (testi Bulla Sal-
vatore, Liva Detalmino, Tonelli Ilario, Plasenzotti Ugo e
Cicuto Ennio). Sotto questi ed altri più terribili mezzi di
tortura, la cui esistenza è certa benchè in udienza non si è
potuto raggiungere la prova, diversi patrioti lasciarono la
vita dopo atroci sofferenze ·senza nulla palesar·e. Così morì
Marcuzzi Silvio ( « Montes ») e così morì Stacul Severino e gli
altri suoi due compagni; nonchè molti altri (testi Bulla
Salvatore, Liova Detalmino, Tonelli Ilario tutti scampati per
miracolo dalle mani del Borsatti). Si dice che nella caserma e
nelle sue adiacenze siano stati sepolti nascostamente diverse
decine di cadaveri, certo si è che di molte persone non •Si è
potuto sapere più nulla dopo l'internamento nella caserma
del Bo!'satti. Fra queste ultime va annoverato anche Tempo
Vittorio, che l'imputato ha dichiarato in udienza essere fug-
gito durante la traduzione ad Udine ... Ma egli prima di VC·
nire fucilato a seguito di questa condanna, come poi si è
venuto a sapere, ha confessato di essere stato l'autore del-
l'uccisione. E in udienza inv•e ce di fronte alle pressanti ri-
chieste della moglie e della figlia per sapere almeno dove
avesse nascosto il cadavere, ha sempr·e con cinismo feroce
ribadito la storia della fuga. Eguale sorte toccò a certo Tri-

49

4
gatti, che dopo essere stato ferocemente torturato, fu finito
dal Borsatti e dai suoi sgherri a colpi di pistola (teste Pla-
senzotti). Piì.1 tremenda fu la fine del commissario politico
« Poldo » : egli fu legato con gli arti estremi a due cavalli
posti in direzione opposta e poi squartato dagli stessi, inci-
tati con la frusta ad allontanarsi l'uno dall'altro (testi Feresin
Galliano e Tonelli Ilario). In un solo giorno dieci patrioti
sconosciuti furono fucilati da un plotone comandato dal
Borsatti in rappresaglia dell'uccisione di ufficiali della Mas
(teste Tonelli Bario).
Nel verbale delle deposizioni, il Borsatti parla di « con-
tatti » coi partigiani e perfino di certe sue << benemerenze »
patriottiche. Asserisce che la sua << attività antipartigiana si
limita alla seconda metà di ottobre e al mese di novembre
a Palmanova» e che dopo la sua costituzione e il suo trasfe·
rimento (15 dicembre 1944 ), il cap. Pakibusoh aveva pro-
ceduto a sevizie su arrestati: perciò << le voci hanno attribuito
a me - dice - atrocità commesse da altri».
Le testimonian2'ie a suo carico sono però inchiodanti:
BROVEDANI Francesco della <<Garibaldi» racconta che
nel luglio 1944 a Torviscosa il Borsatti uccise un partigiano
della Brigata << Osoppo >>. Prese poi di·eci cittadini, puntò con-
tro di essri. la mitragliatrice e disse che, all'ordine del fuoco,
dovevano cadere e fingersi morti. Così essi fecero. Il Borsatti
li lasciò in terra per tre ore e quando si rialzarono tre di
essi erano impazziti.
BULLA Salvatore della ·<< Garibaldi >>: << Dal compagno
Bos che era in carcere con << Montes >> e che era riuscito
1

ad evadere, seppi che il << Montes >> era morto urlando sotto le
sevizie inflittegli durante la prigionia >>.
·FERESIN Galliano della << Garibaldi >>: << Il compagno
"Poldo" a quanto appresi dal sergente Forgetti venne legato
con le mani alle gambe e quindi squartato da due cavalli >> .

50
LIV A Detalmino della << Garibaldi » : << Stetti cinque me-
si nel carcere di Udine e da Cucci e Sergio seppi che Bos
era stato preso con 4()<> di febbre; tradotto a Palmanova fu
denudato e messo in una cella il cui pavimento era sparso
d'acqua e calce viva, tanto che ne ebbe i piedi corrosi. Io vidi
il Bos con i piedi corrosi e lo stesso Bos mi disse che
<< Montes >> era morto per le percosse ricevute, egli lo aveva
sentito urlare. 'Da Sergio seppi anche che lui, Cucci e Falce
erano stati lasciati per cinque giorni legati ad un palo e fu-
rono torturati dall'imputato che faceva loro sfiorare i piedi
sulla calce viva>>.

TONELLI Ilario della <<Garibaldi>>: <<Quando il "Mon-


tes" fu arrestato non era febbricitante. Aveva tenuto poco
prima una riunione di macellai e commercianti ed aveva par-
lato per due ore. Fui presente quando "Montes" e "Bos"
furono arrestati e portati a Palmanova. Il '~Bos" mi narrò
poi che udì il "Montes'' urlare e vide che perdeva sangue
da una larga ferita aHa testa. Mio padre, arrestato per sapere
dove ero nascosto, fu appeso con il compagno <<Sergio>> ad
un palo, .e lì furono lasciati nudi con i piedi nell'acqua per
cinque notti ·e quattro giorni senza mangiare. Ciò nell'ottobre
e l'autore [è] il Borsat1Ji. Un compagno scappato dal carcere
di Palmanova raccontò che egli ed altri patrioti, dopo esser
stati interrogati dal Borsatti, furono portati nel cortile e presi
a pistolettate. Si gettò a terra e pur ferito era riuscito a fug-
gire attraverso il condotto dell'acqua. Il patriota << Poldo »
era commissario nel mio battaglione. Arrestato a Pocenia
venne tradotto a Palmanova dov'era la polizia politica. Dopo
pochi giorni vennero giustiziati a IS trassoldo due ufficiali
della Mas. Io venni incolpato di ciò. 'Dieci compagni venne-
ro presi, parte a Udine e parte a Palmanova, e furono fuci-
lati per rappresaglia nel cimitero di Strassoldo da un plo-
tone comandato - mi disse - dal Borsatti. Secondo me

51
« Montes » .e '« Poldo » non uscirono mai dal carcere di Pal-
manova. Dal maresciallo Forgetti venne narrato che« Poldo »,
legato con le man:i e le gambe fu squartato da due cavalli».

PLA:SENZOTTI Ugo da Gonars: <<Tre uomini mi pei'cos-


sero in viso con pugni e con un pezzo di legno ed in testa
con colpi di scarpa. Dopo alcuni giorni mi si interrogò ·di
nuovo. Stando in ceHa udii per due notti le urla di un certo
Trigatti, dovevo turarmi le orecchie. Dopo due notti due col-
pi di rivoltella. Da una guardia seppi che il << Montes » era
morto in cella e il Trigatti finito con botte e un colpo di ri-
voltella».

CICUTO ENNIO da S. Giorgio al Tagliamento: << Fui pre-


so col compagno<< Tremolo», legato, percosso e su un camion
portato a Palmanova. Alle tre di notte fui messo al muro P
picchiato dai suoi [di Borsatti] uomini. Un sergente della
Mas e il tenente Rotigni mi presero a <ealci, mi tolsero tutto
di dosso. Mi fecero sangll'inal'e il viso>>.

Il ten. SS iBorsatti, condannato alla pena di morte per fu·


oilazione alla schiena venne giustiziato il 5 maggio 1945. At-
torno al collo gli fu trovata la catenina d'oro che durante le
torture egl~ aveva strappato al partigiano Giovanni Beccia
del Battaglione Aussa (2).
<< Con la belva Borsatti - scrive il giornale << La Liber-
tà>> di Udine - scompare una delle più tristi figure di tra-
ditore che abbia insozzato la nostra terra >>.

(2) G.A. CoLONNELLO, Guerra di Liberazione, cit.

52
CAPITOLO VI
LA « 'BANDA RUGGIERO »

Accanto a Borsatti si pongono altre figure: quelle di


RUGGIERO, di REBEZ, di ROTIGNI, di MUNA~ETTO, di
CELLA e altri che formarono appunto la '" banda Ruggiero».
La figura e l'opera di ognuno è fermata in brevi incisivi
giudi~ che pur nella scheletrica prosa canoeHeresca danno
il brivido dell'oDrore: Ruggiero « capo di una banda di tor-
turatori e di assassini più che il comandante di un reparto
militare>>; Rebez «il più feroce aguzzino della banda, la
belva della caserma Piave >>; Rotigni « tra i più feroci sevi-
ziatori >>; Munaretto « il fine poliziotto della banda ... >>. An-
che donne: una certa « Maria >> e « la iBricca di Teòr >> ...
Testi di sentenze giudiziarie, verbali di interrogatori, de-
posizioni e testimonianze dirette di vittime, sono di una tra-
gicità impressionante: è un coro di dolore e di martirio, con
cui contrasta sinistramente la fredda e cinica '" spiegazione>>
degli aguzzini.
Dice la sentenza del Tribunale Speciale di Corte d'Assi-
se di Udine sotto la presidenza del Dott. Cav. conte Giuseppe
Rota in data 5 ottobre 1946 ( 1 ):
«Il primo novembre 1944 fu mandato a Palmanova un
reparto della milizia fascista, composto da una cinquantina

{l) Corte d'Assise Straordinaria di Udine: Sentenza Ruggiero, Roti-


gni ecc., del 5.10.1946. Ved. qui «Appendice>> - Documenti giudiziari,
pagg. 103 e segg.

53
di uomini, comandato dal capitano Ruggiero Ernesto per
coadiuvare il capitano .P akibusch nella lotta antipartigiama.
Il reparto stette a Palmaìllova, nella caserma Piave, fino al
19 aprile 1945 e ad esso si aggregò il sergente Rebez Remigio
della X Mas il quale era stato lasciato dai suoi superiori nella
stessa caserma per combattere i partigiani. Durante tale
periodo, innumerevoli e ·f eroci delitti furono commessi nel
territorio dei mandamenti di Palmanova, Udine, Codroipo,
Latisana, Cervignano, Monfalcone e Gradisoa dal reparto che
meglio potrebbe denominarsi, come in seguito l'ha denomina-
to la popolazione della zona, « banda Ruggiero ». Furono arre-
state e imprigionate circa 500 persone, e molte centinaia di
esse furono percosse e seviziate perchè dessero le informazio-
ni che gli •a guzzini •v olevano sull'entità e dislocazione delle
forze partigi'a ne e sulle loro armi.
I prigionieri erano alloggiati in celle distinte secondo il
trattamento che dovevano subire. Vi era la cella detta « del
Paradiso » che era quella destinata a coloro che dovevano es-
sere giustiziati, vi era •l a cella della tortura e così via di se-
guito fino ai cameroni dove il trattamento era più umano.
Le sevizie erano di vario tipo ... ».
In altra parte del documento (2) si parla di << torture
raccapriccianti inferte con feroci percosse date su ogni parte
del corpo spesso sulle più sensibili servendosi dei più sva-
riati mezzi, come bastoni, grossi pezzi di legno, spranghe di
ferro, cinghie, guinzagli, nervi di bue, filo di ferro spinato,
scarpe .chiodate, pugni ricoperti di guanti ferrati, ecc.; con
ustioni prodotte da sigarette accese, tizzoni ardenti, polvere
pirica, spari a bruciapelo con cartuccie senza pallottola; con
conficcamento di aghi sotto •l e unghie; con impiccagioni per
le mani passate dietro il dorso protratte fino a più ore; col
buttare addosso alle vittime, fatte spogliare da ogni indu-

(2) Nel capo di imputazione della sentenza della Corte d 'Assise, cit.

54
mento, secchi di acqua gelida e di acqua molto calda; col
fare trangugiare alle stesse notevoli quantitativi di acqua o
dense soluzioni di sale e mescolanze di acqua salata, orina
e olio; con lo stringere loro con pinze i genitali; col calpe-
stare con scarpe chiodate Le varie parti del corpo e persino
coll'asportare loro con morsi brani di carne (padiglioni degli
orecchi, naso, guancie, ecc.); cagionando mediante fucila-
zione, impiccagione o in altro modo la morte a più di cin-
quanta persone ... ,_
«La più comune [del<le sevi,ZJie], quella inf.l<i:tta a centinaia
di prigion~eri, era quella di legare i polsi della vittima, quasi
sempre nuda anche nei mesi del rigido inverno friulano, con
una oorda, dopo averle fatte mettere le mani dietro la schie-
na, e di sospendere la vittima con la stessa corda ad un gros-
so gancio infisso sul muro, fasciandola n per ore ed ore e spes-
so percuotendola mentre trovavasi in tale posizione e .Jancian-
doie addosso secchi di acqua gelata, alternata a volte, con
acqua calda e, ancora, costringendola a bere dense soluzioni
di sale (depos. dott. Zamparo e ing. Buiatti). In seguito a tali
sevizie morirono in pochi giorni nelle stesse prigioni Malabar-
ba Costante e Fumis Romano, nonostante la loro robustezza
fisica. Oltr'e duecento persone (teste Feresin Giuseppe) furo-
no sommariamente giustiziate.
Le esecuzioni venivano eseguite trasportando di notte
con un automezzo in aperta campagna le vittime designate,
che venivano appositamente prelevate dalle prigioni, e spa-
r ando contro le stesse come selvaggina, dopo averle fatte
scendere dall'automezzo ed allontanare di alcuni passi spes-
so col miraggio della libertà. I cadav,eri quasi sempre ve-
nivano lasciati suHa strada, come risulta dai numerosi rin-
venimenti segnalati dai carabinieri all'Autorità Giudiziaria
(teste maresciallo Sala) ma non tutti sono stati rinvenuti. Al-
cuni, come quelli di Milocco Luigi e Fogagnolo Antonio, fu-
rono sepolti nei bastioni della caserma, dove dovettero essere

55
stati uccisi, e rinvenuti alcuni mesi dopo la liberazione. In-
fine, quando eseguivano le loro cosidette azioni di polizia, i
militi del Ruggiero r·a pinavano tutto ciò che trovavano nelle
case dei presunti partigiani, come attestano numerosi testimo-
ni.
Tali e tanti furono i delitti commessi dalla banda che
il 19 aprile 1945 gli stessi tedeschi, come ha dichiarato il Rug-
giero nel suo interrogatorio del 23 giugno 1945 all'ignaro fun-
zionario della Questura di Napoli, arrestarono il Ruggiero e
la sua banda denunciandoli a un tribunale tedesco .. ».
Il teste Feresin Giuseppe (Eolo) che fu comandante del
GAP di Cervignano, nél!rra in un suo memoriale (3) che «dai
registri da lui sequestrati nella caserma Piave dopo la libera-
zione e depositati presso la Polizia di Cervignano risultava
che il Ruggiero aveva fatto arrestare 543 partigiani o presun-
ti tali e di questi soltanto 312 erano ritornati alle loro case.
Accanto al nome di oiascurn arrestato rvi era un timbro in
corsivo col nome di Ruggiero a cui seguiva la firma dello
stesso. Accanto a div·e rsi nomi si notava una croce e in fondo
era scritto « morto in •s eguito a tentata fuga». Si trattava di
giustiziati ai quali, secondo quanto raccontò al Feresin H mi-
lite Cragno dopo il suo arresto, si sparava addosso dopo aver-
li incoraggiati a fuggire quando venivano fatti scendere dal-
l'automezzo che li trasportava in campagna per l'esecuzione ».
Alle oltre cinquanta persone uccise (tra le quali Milocco,
Fogagnolo, Malabarba e Fumis e il maestro Moraitti Alessan-
dro, impiccato da Rebez a Strassoldo 1'11 novembre 1944),
si aggiungono il partigiano « Stalin » non meglio identificato
ucciso da Munaretto in quel di Porpetto il 28 novembre 1944,
De Stefano Ezio ucciso a Torviscosa il 23 dicembre 1944,

{3) «Memoriale di Feresin Giuseppe>> in Arch . Reg., Busta CXIII/4609.


Vedi qui « Appendice >>, pagg. 161 e segg.

58
Julita Luigi ucciso in Trivignano il 4 gennaio 1945, Bertossi
Secondo ucciso a Privano 1'11 febbraio 1945, Franzot Dioni-
sio e Dozzo Arrigo uccisi a Joannis il 12 febbraio 1945, Tonini
William ucciso a Castions di Strada il 12 febbraio 1945, Me-
rct Otello ed Alvise Italo uccisi a Palmanova il 15 febbraio
1945, Fovato Aldo e Medeossi Umberto uccisi in Aquileia il
15 febbraio 1945, Cudin Giuseppe e un altro non identificato
uccisi in Aquileia in un giorno non precisato del febbraio
1945, Valeri Gentile e Malner Mario uccisi a Saciletto il 24
febbraio 1945, Cidin Ferruccio e Zor~enon Ugo uccisi in Aiel-
lo il 25 febbraio 1945, Rosin Antonio ucciso a Campolongo il
7 marzo 1945, Castellarin Igino ucciso a IS. Stefano di ,P a•l ma-
nova il 18 marzo 1945, Cappelletto Idilio, Federigo Antonio,
Paravan Derno, De Santi Giorgio uccisi a .Pradatti di Cervigna-
no il 22 marzo 1945; Cernig Angelo ucciso a Palmanova il 7
aprile 1945, Bean Corrado, Innocenti Fulvio, Cipriotti Renato,
Bonetti Ottone, Taverna Archildo, Amato Giuseppe, Maran
Ego, Bonito Giovanni uccisi a Ronchi di Terzo di Aquileia il
9 aprile 1945, Grattoni Guerrino, Nonino Rino, Marano Ro-
meo uccisi in Trivignano il 27 dicembre 1944, Clochiatti Ugo
ucciso da Stocco in Palazzolo del Friuli il 7 gennaio 1945.
Un quadro particolareggiato delle « attività,, esterne del-
la banda Ruggiero-Rebez è nel memoriale di Giuseppe Feresin
già ricordato. In esso il comandante gapista scrive che il
Rebez ai primi di ottobre del 1944 si buscò un colpo di pi-
stola da «Argo» (Tomasin Armando), un corriere garibaldi-
no che era stato fermato da lui mentre da Cervignano anda-
va verso Visco. Rebez fu portato all'ospedale e non lo si vi-
de fino al novembre oqua:ndo a Strassoldo furono fucilati
nove supposti partigiani {8 novembre) e impiccato il maestro
Alessandro Moraitti (.U novembre) come rappresaglia per la
uccisione del co. Giorgio di Strassoldo. Il giorno 6 novembre
fu arrestato Trigatti, fuoilato a Palmanova il 28 novembre.
Per tentata fuga fu ferito anche un certo IF ogagnolo ricove-

57
rato poi in ospedale da dove lui e il Milocco furono prelevati,
sevizia ti nelle carceri e poi uccisi.
Ai primi di dicembre « comparve in scena » un altro
<< attore » Ernesto Ruggiero. << Ed ecco questo snaturato dar-
mi più larvoro di dieci Rebez messi assieme». In quel tempo
fu arrestato << Malabarba » e seviziato selvaggiamente da Re-
bez << sino a che gli morì tra le mani >>.
Poi i fatti di Torviscosa il 22 dicembre: rastrellamento
con arresto del radiotelegrafista e uccisione di << IS amos »
(De Stefano Ezio) ed altri portati a Palmanova da Malisana.
E i fatti di Fauglis, di S. Giorgio di Nogaro, Gonars, Ca-
stions e dintorni.
Nel gennaio del 1945 con il freddo e la neve l'attività
della SS si limitò a <<qualche rara comparsa» ad Alture e
ad Aquileia. Nella primavera cominciò la lunga serie delle
azioni: rastrellamenti in località Cartona (Ruda), in loca-
lità Ronc'his e Boscat (,A quileia) e Moruzzis (S. Martino).
A Castions di Strada fu ucciso Tonini William ( << To-
varis ») catturato H 12 febbraio; il 14 assalto al Boscat (tre
morti, due ~feriti e mancanti << Pedro » e << Mario »). L'indo-
mani Ruggiero, Pagliazzotti, Rotigni, Cella, ,P iccini, Rebez,
Munaretto e altri arrestarono un certo << Ragno » il quale
confessò che sul fienile erano nascosti dei partigiani. Nella
perquisizione fatta sforacchiando il fieno con le baionette
trovarono << Aramis ». In località Pantiera, sempre in Aqui-
leia trovarono << Spaccatutto » e << Boris », quest'ultimo fug-
gito otto giorni prima da Palmanova. Boris sparò contro
il ten. 'Cella che stramazzò a terra. << Quasi contemporanea-
mente partirono alcune ra~fiche e Boris e Spaccatutto non
erano più ». IDa quella casa asportarono tutto quello che gli
capitava <tra le mani.
L'indomani furono fucilati << Raffaele» dell'Intendenza,
e un altro << iniconoscibile » a Chiopfi.s.
Il giorno 15 febbraio Feresin seppe dell'arresto di << Pe-
dro » e << Mario » che dai tedeschi furono consegnati a Rug-

58
giero insieme con altre persone della casa dove furono tro-
vati. << Pedro » e <<Mario>> portati a Palmanova <<non dove-
vano più uscire che per andare a morire ».
Altri tre partigiani furono uccisi sulla strada di S. Stefa-
no e alt•r i .due a Latisanotta. << Intanto gli arresti si sussegui-
vano con ritmo accelerato» perfino fra le stes•s e file della
<< Landsohutz ». E il Rebez e gli altri facevano diverse appari-
zioni nel Cervignanese anche presentandosi nelle famiglie in
veste di partigiani.
A Saciletto, dove il 23 febbraio ci fu uno scontro fra i
partigiani e la banda di Rebez, furono fucilati << Pedro » e
<< Mario ». << U Rebez spingeva "Pedro" inna111zi a sé con la
canna del proprio mitra coadiuvato da Cragno (suppongo),
mentre "Mario" fu preso per braccio da Bianco e Coccolo
col mitra nella ·sch~ena. Il primo a sparare fu il Rebez, poi
colui che aveva il mitra nella schiena di "Mario", indi an-
cora alcune raffiche».
Il 24 furono uccisi ad Alture, Cidin Ferruccio << dall'oc-
chio di vetro» e Zorzenon Ugo; e dopo una retata furono
portati a Palmanova tre o quattro del paese. <<Arresti si
perpetrarono intanto in diversi paesi... Una ventina circa »
- continua Feresin nella seconda parte del suo memoriale,
dove racconta particolarmente la sua cattura nel bunker di
Alture presso il fiume.
Interessante la scena dell'incontro con Pakibusch nel-
la descrizione del gapista e la <<impressione » che egli ebbe
dei rapporti fra il tedesco e Ruggiero.
<< Quando una porta si aprì, tutti si levarono in piedi,
scattando sull'attenti, un grande uomo sorridente in divisa
da capitano della SS tedesca veniva avanti. Allora Ruggiero
presentò ironicamente: "Capitano, ho l'onore di presentarvi
il Bianchin, grandissimo ooma111dante della G.A.P.".
L'altro, sempre sorridente, mi stese la mano ed io fin-
gendo di non vedere mi rivolsi al Ruggiero dicendo: - Non
esageriamo, capitano. Vi ho già detto che io non faccio parte

59
della G.A.P.- Ma visto che la mano del tedesco era sempre
tesa, misi •l a mia nella sua, questi la strinse dicendo: - Pa-
kibusch.
Guardai in .faccia quell'uomo cercando di leggervi quai-
cosa di anorma,le sapendo ohe questi d mandava ridendo
alla fossa. Confesso che quel viso mi fece veramente paura.
Quello che mi colpì pure era il constatare il modo con
cui Pakibusch trattava R!uggiero. Il lucidascarpe di Vene-
zia era tenuto maggiormente in considerazione. Non aVrei
mai creduto che sri potesse andare tanto in basso sino a
leccargli i piedi ad un tedesco e ringraziarlo nello stesso
tempo .pel favore che ti faceva . Ruggiero si era abbassato
sino a tal punto. Senza carattere, senza un po' d'amor pro-
prio, era uno straccio nelle mani del tedesco».
Feresin poi riuscirà a fuggire sulla strada di Tapoglia-
no con la bici di un vecchio che fu freddato sul colpo; si
nascose nel Fossalon, mentre veniva cercato a Grado e si
procedeva a torture e a rappresaglie: in località di Ronchis
di Aquileia si fucilò sei partigiani. ·Il giorno 9 aprile accadde
questo, il giorno 11 aprile tutta ,l a 'S quadra di Palmanova fu
arrestata [dai tedeschi stessi] ».
Questa è una delle testimonianze di primo piano in que-
sta storia di dolore: ba tutta la semplicità (e la potenza) di
un racconto epico popolare.
Il quadro si completa con le deposizioni dei protagoni-
sti e con le testimonianze delle vittime.

60
CAPITOLO VII
GLI INTERROGATORI

Le spiegazioni e le giustificazioni dei criminali sono ag-


ghiaccianti.
Dice, tfra l'altro, Ruggiero nella deposizione resa alla
Questura di Napoli il 25 giugno 1945 ( 1): « U primo novem
bre dal comando del reggimento venne ordinato di mettermi
con 40 uomini a disposizione di un capitano delle SS, Paki-
busch, a Palmanova. In detto paese coadiuvai il predetto
ufficiale nelle azioni di rastrellamento e cattura dei parti-
giani che si eseguivano nella zona di giurisdizione molto
ampia. Il mio compito specifico consisteva nel circondare
le zone da rastrellare che bloccavo con pattuglie di militi,
mentre le operazioni di cattura venivano materialmente ese-
guite dal nucleo SS. In dette operazioni si ebbero diversi
scontri con i partigiani con perdite da ambo le parti. Io
con i miei uomini avevo inoltre la consegna della Caserma
che fungeva anche da carcere ed alla ~Sorveglianza ed am-
ministrazione degli arrestati, provvedevo io con i militi. Dei
relativi interrogatori e procedure se ne interessava l'ufficia-
le tedesco con i suoi collaboratori, fra i quali ricordo un ta-
le Rebez, sergente della X Mas. Ho assistito a diversi interro-
gatori, né si sono avuti in mia presenza sevizie o torture,

(l) Arch. Reg., Busta CXIII/4595. Ved . qui « Appendice >>, pag.
118 e segg.

61
/
semplicemente delle legnate alle quali rimanevo del tutto
estraneo, non rientrando nei miei compiti. Devo specificare
che non è vero che subii un processo da parte dei tedeschi
per sevizie inflitte ai partigiani, ma fui soltanto oggetto di
inchiesta nella quale potei dimostrare di essere del tutto
estraneo alle procedure condotte contro i partigiani cattu-
rati. Rimasi a Palmanova al servizio delle ISS fino al 19 aprile
'45 e di lì mi recai, per l'inchiesta su riferita, a Udine, dove
il 27 del mese riscossi lo stipendio dal comando e, vista la
situazione, in abiti civili mi allontanai per rientraTe in que-
sta città [Napoli].
Nego di aver preso parte o inflitto torture ai partigiani
catturati che erano di nazionalità slava e italiana, anzi affer-
mo che, in mia presenza, non si sono verificate azioni del
genere. Come già detto, Ja mia attiwtà di collaborazionista
si es'J"licava nell'effettuare con Ie SIS le operazioni che porta-
vano alla cattura dei partigiani che erano tutti comunisti.
Non mi sono macchiato di alcuna nefandezza e le de-
nuncie a mio carico sono da attribuirsi al fatto che la mi-
lizia era odiata, giacchè le popolazioni del posto erano quasi
tutte delle formazioni partigiane ».

In una sua deposizione scritta rilasciata a Cervignano


il 21 maggio 1945, il Rebez Tacconta di essere stato chiamato
dal cap. Pakibusoh per K< interrogare i partigiani ». Interrogò
il Tonelli [Guido, padre di Ilario], il Medeossi, una signora
di cui non ricorda il nome, il «Tigre», il Raspi... «Nel frat-
tempo- scrive- ne avrò impiccati dico al massimo cinque,
ammettiamo sei... ».
« Asserisco che parecchie volte ripresi il ten. Rotigni
per troppa malvagità verso i partigiani, questi mi impo-
neva il silenzio rispondendomi che fino a prova contra-
ria in ufìficio comanda'Va lui perchè tenente. Riguardo al-
le fucilazioni erano tutte o:Pdinate tassativamente dal capi-

62
tano... Dimenticavo - prosegue - ancora tre fucilazioni
che 'io però non ho preso parte ... Tutti questi ohe venivano
ammazzati per le strade erano per atti di rappresaglia >> per
uccisione di tedeschi. Ricorda il fatto di quello di Fauglis
preso e percosso nel corridoio dell'ospedale di Palmanova
alle due di notte. « Io visto il suo mutismo feci minaccie
senza però farci del male. Rotigni perduta la pazienza fe-
ce portar fuori dalla camera l'ammalato e nel corridoio Ro-
tigni da una parte e Cella dall'altra cominciarono prima a
pugni e poi con i calci della pistola >>. Ricorda « l'affare di
Strassoldo >> {l'impiccagione del maestro Moraitti).
« Ed ora, cari signori, vi racconto il mio più grande de-
litto, quando preso Mirco aveva in tasca uno scritto con il
quale si doveva presentare a Udine da un medico Quidam
per una visita. !Domandato chi era questo medico disse che
non lo conosceva però dopo qualche giorno il Mirco stesso
disse che nella frazione di Zellina aveva appuntamento con
un commissario che poteva sapere che era il dottor Quidam >>.
Saputo che Quidam era il prof. Pieri dell'ospedale di Udine,
si presentò da lui. « Io spiegai che mi dovevo far visitare e
che io ero quello in cui comprovava il nome sul foglietto, il
professore mi voleva immediatamente visitare allora presi
una scusa che un ferito l'avevamo fuori dell'ospedale in
una macchina, dissi che nottetempo è stato ferito dai fede-
rali. Questo si apprestava ad uscire con la sua macchina co-
sì disse che nel passa·r e guarderà il ferito. Da quel momento
io abbandonai il professore perchè ad arrestarlo ci pensò
il maresciallo tedesco ...
Riguardo la cattura di << Tribuno >>, io presi parte (a Bi-
cinicco ore 23.30). Coloro che entrarono in casa erano il ten.
Cella, il ten. Pagliazzotti, il serg. maggiore Z!anchetta e il serg.
Vetere. Il mio incarico era di appartarmi dietro la casa con
4 uomini in -caso di una tentata fuga. Quando fu preso il
<< Tribuno >>, entrai pure io nella casa. Assieme ad un altro

63
giovane della SD e la cognata e la soreHa ci dirigemmo a
Palmanova. Venne immediatamente interrogato dal Pagliaz-
zotti, Cella, io, Vetere ed altri due. U più simpatico gH ero
io, forse perchè quasi paesano o forse perchè gli offrii delle
sigarette. Ci parlò molto, ma solamente della montagna, co-
sa che a noi non ci interessava, quando finito .mi ringraziò
dandomi la mano. Non so precisare chi l'avesse fatto impic-
care o chi gli avesse fatto del male. So solamente che poi
inviato a Udine per essere trasferito in Germania. Seppi più
tardi che il "Tribuna" assieme ad altri 29 furono fucilati
a Udine per opero di Forgetti •e di Bma, uno che una volta
faceva parte della milizia di Palmanova e poi alle bande nere.
Il caso è successo così: il Tribuna assieme ad altri complot-
tava per una fuga era tutto a posto quando il Forgetti ven-
ne a sapere il fatto. Questo tempestivamente si mette in
comunicazione con la SD e fanno appena in tempo per far
evitare la fuga. E' da notarsi che la fiucilazione avvenne una
ventina di giorni prima 1del collasso».

Una r elazione (2) del serg. Munaretto racconta il fatto


dai pacchi-dono per i partigiani della montagna, preparati
dalla popolazione di Mellarolo di Trivignano. Ne furono tro-
vati alcuni sotto la tettoia contenenti vestiti usati. In quel-
la occasione il cap. Pakibusch uccise due partigiani (Nonino
e un altro), mentre il milite Brait Guido a Merlana aveva
ucciso un certo Grattoni Guerrino. Furono anche fucilati
tre partigiani prelevati dalle carceri di Palmanova per or-
dine del col. De Lorenzi come rappresaglia per l'uccisione
del fa scista Rossi Luciano di IS. Stefano di S. Maria ·l a Lon-
ga. << Si faceva •c osì : vcnrivano prelevati per or.dine del capi-
tano Pakibusch, 1-2-3 partigiani della "Garibaldi", rinchiu-

(2) Arch . Reg., Busta CXIII / 4596.

64
Palmanova - Carceri della Caserma Piave. Cella di tortura come fu rinvenuta nel 1945.
Palmanova - Caserma Piave . I bastioni delle esecuzioni.

Palmanova - Caserma Pi ave. Il cortile col porticato dove erano situ ate
le celle .
nelle ca·r ceri della caserma e di notte venivano trasportati
'I l
111 macchina nelle località indicate dove venivano uccisi ed
01bbandonati senza documenti di identità. Io facevo servi-
zio, quasi sempre Ìln borghese, nei seguenti paesi: Gonars,
Castions di Strada, Morsano, Porpetto, Castello. Quasi sem-
pl'c assiem e al brig. Stocco in borghese, disarmati, alle
volte, con una dichiarazione di appartenenza alle forma-
zioni gar ibaldine - avevamo anche addosso la tessera della
Milizia - su istruzione e indicazione del cap. Ruggiero anda-
vamo nelle vél!rie località per assumere informazioni circa il
movim en to dei partigiani lasciando capire - senza ·dil'lo -
che eravamo anche noi dei partigiani ».

Alessandro Bilia in un verbale di interrogatorio avve-


n uto il 5 luglio 1945 a Cervignano dice: ·« Non ho fatto mal-
trattamenti a prigionieri. Al comando del 1ten. Rotigni e di
Reb ez, ho portato una gavetta di acqua e sale per un prigio-
niero che non so chi sia. Io ho messo un pugnetto di sale
in oil'ca mezza gavetta di aoqua. Mi sono fatto consegnare a
prestito dei denari da prigionieri. Tutti quei denari furono
restHuiti dal Comando, trattenuti sul mio stipendio».

Giuseppe Coccolo in un interrogatorio fatto il 3 marzo


1945 dichiara (3) . «Durante le azioni cui partecipai sono sta-
te fermate ed arrestate ci·r ca 300 persone. Assieme ad altri
tre compagni abbiamo ucciso per ·r appresaglia ·i n più ripre-
se , una quindicina di patrioti nella zona di Cervignano. Io
per ò quando i compagni sparavano mi sono astenuto. Du-
rante i rastrellamenti molti militari portavano via roba da
mangiél!re e vestiario dalle -case perquisite ed anch'io ho pre-
so della roba. Durante un'azione in cui venne ferito ·F eresin
Giuseppe « Eolo » comandante una squadra G .A.'P ., io feci

(3) Arch. Reg., Busta CXIII/4611.

65

5
fuoco contro di lui con •l a pistola. Ci siamo accorti poi che
mentre Feresin fuggiva tm vecchio gli aveva dato una bici-
cletta. Io e il milite Bianco abbiamo spa·r ato contro il vec-
chio alcun colpi di Sten e pistola uccidendolo. Il ten. Pa-
gliazzotti prese 1il portafoglio del vecchio e lo conservò».

Bruno Tubaro in tma dichiarazione ·scritta ( 4 ), :racconta


dell'« arresto » della banda Ruggiero da parte dei tedeschi
per le sevizie usate contro i prigionieri: « Circa i maltratta-
menti usati contro i tre o quattro giovani arrestati a Tal-
massons, credo che tali giovani abbiano riportato serie le-
sioni perchè dopo circa un mese dalla .Joro traduzione aUdi-
ne si presentò un maresciallo il quale scortato da un reparto
di marina circondò la nostra caserma e provvide al disa·r mo
dell'intera compagnia. Mentre il cap. Ruggiero, il milite Pic-
cini, il milite Del Prete ed altri due militi furono arrestati e
portati a Udine il rimanente personale ebbe subito in resti-
tuzione le armi e le munizioni».

Accanto a ·questi, la figura di una donna: Albina Comis-


so detta la Bricca di Teor, ausiliaria presso le F.A. tede-
sche ( 5), la quale interveniva agli interrogatori dei detenuti
politici, usando loro violenza con calci e schiaffi. Qualche
volta usciva di pattuglia in servizio di .controllo (deposiz.
Munaretto ). « La Bricca indossava una divisa con pantaloni
color blu e portava anche con ostentazione una pistola e nu-
merose bombe a mano. Così equipaggiata partecipava a ra-
strellamenti... Tanti compagni sono stati da lei bastonati ... »
( deposiz. Gran do Giovanna, « Aurora » ).

(4) Arch. Reg., Busta CXIII/4613.


(5) Arch. Reg., Busta CXIII/4610.

66
CAPITOLO VIII

LE TESTIMONIANZE

Le testimonianze di istruttoria e di dibattimento (l) com-


pongono un quadro preciso di fatti e di responsabilità per-
sonali: balzano in primo piano le figure truculente degli
aguzZ'ini ( « ·fìaoevano così - riferisce un torturato - perchè
non comprendevano il danno che arrecavano all'umanità »)
c, intorno, iutto il martirio di uomini di fede e di passione.

RASPI Lelio di Volterra dice di aver visto a Palmanova


" cose orrende », « compagni che venivano torturati fino a
renderli ir·r iconoscibili ».

NOVACHIG Dante di Monfalcone ricorda « i soliti deli-


cati sistemi: bastone e cazzotti. Dopo dri ciò - attesta -
venni accompagnato alla famosa cella n. l e là si presentò
il serg. Del Prete (carceriere) il quale, invitandomi a denu-
darmi, mi impiccò con le mani legate sulla schiena per tre
ore e mezzo circa. Durante la bastonatura mi sono state frat·
turate due coste e per cinque giorni ho sputato sangue».

GRA:NDO Gianna di Latisana riferi·s ce che una ausiliaria


« Maria,, « ... mi caricò di pugni e, dopo avermi gettata per
terra, salì sul mio corpo calpestandomi ».

(1) Arch. Reg., Busta CXIII/4595.


67
ZUCCO Mario (D'Artagnan) di Monfalcone: « Catturato
il 28 gennaio a Tapogliano assieme ai compagni Cipriotti
Renato, Franzot Vitalino e 1Dozzo Arrigo, ora tutti e tre mor-
ti, fui torturato assieme ai summenzionati compagni perso-
nalmente dal Rebez il quale si accanì in particolar modo con-
tro il Dozzo ed il Franzot, appendendosi ai t:esticoli e tante
altre sevizie » .
BATTISTELLA Sante da Pampaluna di ,P orpetto: Una
squadra di tedeschi e italiani agli ordini del cap. Ruggiero
( 400 uomini) gli chiese dov'era il Mancino << Romano » che
sapevano aver avuto alloggio nella sua famiglia. << Fui preso
da sei individui che ad armi puntate mi condussero nella
stalla e legatemi le mani dietro la schiena allacciarono la
fune ad una trave sollevandomi per circa un metro da terra.
Rimasi lì per oltre un'ora ricevendo percosse su tutto il cor-
po che di tanto in tanto venivano alternate con delle torture
che mi venivano fat·te nei capelli a mezzo di un bastone che
serviva a torcerli e talvolta a levarli. Nel frattempo mio ni-
pote Onorio e Garbuio Sebastiano erano, il primo impiccato
per il collo fino all'esaurimento dietro la porta della staUa,
il secondo dietro il pagliaio percosso a sangue ... ».

MILOCCO Edoardo di iFauglis di Gonars: << Quando mio


figlio è stato dissotterato nel cortile della caserma della mi-
lizia ho notato che aveva le unghie delle mani strappate ed
i testicoli tagliati ».
ZAMPARO dott. Alfonso ( << Liviano >>) da Gonars della
Brigata << Osoppo >>: << Al mio silenzio deciso, si ripeteva il
classico "Non parli? Non vuoi parlare?". n tutto era ac-
compagnato da sonori sohiaffi, calci agli stinchi, bastona-
ture con un legno da bruciare, che il Rebez maneggiava alla
perfezione. Mi si diedero cinque minuti per decidermi a par-
lare minacciando che allo scadePe sarei stato sottoposto al
"trattamento speciale" che consisteva nell'impiccagione me-

68
dia nte corda stretta ai polsi, braccia passate dietro il dorso
l' completamente nudi, da eseguirsi nella cella numero l.
Rimasi impiccato cinque ore». Continua: <<Fui sganciato e
'pinto con brutalità verso l'entrata della cella. La corda pas-
'o al di sopra della porta e venne fissata all'esterno sul ca-
lcnaccio. Risultai così appeso a una forma di tavolaccio mo-
bile con i piedi ben alti sul pavimento e le mani oltre il bor-
do superiore. E s'iniziò il calvario. La porta veniva spinta
çon energia dal Piccini che pareva impazzito di gioia per
l'originale trovata. Le mani mi si sarebbero spezzate dalla
violenza della chiusura della porta, se non avessi cercato di
f'rcnare la spinta con i p~edi, 1le ginocchia ed anche la testa.
Non so quanto abbia potuto durare il lugubre cigolìo dei
cardini . Ad un certo punto cessò, perchè il serg. Vetere, giun-
lo poco prima sul luogo, richiamò il :Piccini, ritenendo trop-
po bestiale il trattamento che mi si faceva. Quella sera il
Piccini riprese il gioco della porta e con esso proseguì la
ridda di calci e pugni e vergate ... ».

BUIATTI ing. Natale: « Fui spogliato nella mia cella


(numero l e 2 di Palmanova), legato con i polsi dietro la
schiena e impiccato ad un gancio infisso al muro con le
pun te dei piedi che appena sfioravano il pavimento cosparso
di rifiuti, di escrementi e coperto da un palmo di urina. Mi
furono fatte domande alle quali dichiarai di non essere in
grado di rispondere. Allora fui frustato a sangue (ne porto
ancora le tracce), mi fu ·f atta bere una mezza gavetta di ac-
qua salata che mi provocò i·l vomito e fui lasciato in quelle
condizioni dal mattino alle nove alla sera alle sei ».

MONAI Giovanni di Campomolle di Teor {relazione scrit-


ta) : << Il capitano Ruggiero comandò mi isolassero alla cella
n. l. Venni lasdato senza mangiare fino al mezzogiorno del-
l'indomani. Mi portarono un pezzo di pane e pochi cucchiai
di minestra .in una scatola di conserva sporca e ruggine. Du-

69
rante la notte gli uomini di guardia (fra cui anche due ra-
gazzini di quattordici-quindici anni) mi dissero un mucchio
di improperi. Verso le diciotto dell'll gennaio venni con-
dotto in una stanzetta della « Palazzina» della caserma. Udii
la voce del ten. Cella che raccomandava di "non toccarmi il
viso". !Dopo pochi minuti entrò il sottotenente Rotigni che
mi affibbiò una terribile nerbata nel ginocchio delia gamba
destra. Sotto il dolore mi curvai ma ricevetti altri colpi sul-
la schiena e sulla testa. Mi concess·e ro 30 secondi, ogni 5
minuti di bastonate, per parlare. Dopo mezz'ora, visto che
nulla concludevano, aumentarono le sevizie con l'intervento
del Rebez ohe adoperò i pugni e le scarpe Chiodate. Il Ro-
tigni, deposto il nerbo, si ·s ervì di randelli di legno di circa
1,30 cm. di diametro che servivano per tenere acceso il fuoco
e me li spezzava quanti erano sulla testa. Mi fecero mettere
le mani sulla tavola e mi colpirono le dita, mi gettarono per
terra ed il Rebez, salitomi sul petto e il Rottigni sul ventre,
mi tempestarono di scarpate. P.reso dalla stufa un tizzone
il Rotigni mi passò la lfiamma sul viso, sul collo e sul brac-
cio sinistro, producendomi diverse scottature».

Contro il Bilia particolarmente, in una dichiarazione


del com p. «Barba» ( ?) è detto che «... nel settembre 44, il nazi-
fascista Billa fece prendere due compagni nel paese di Seve-
gliano: il comp. "Rino" e il comp. "Moro". Borsatti giustiziò
il "Moro" mentre "Rino" riuscì a scappare dalle prigioni.
Prese parte a più rastrellamenti. Nell'ottobre dello stesso an-
no, denunciò due compagni che erano nelle Landschutz, asse-
rendo che facevano parte della "Garibaldi". I compagni Bee-
eia Giovanni e Indri Elio, denunciati dal Billa, sono stati uc-
cisi dal Borsatti ».
Anche il dott. Zamparo ricorda che il Billa « ... si affac-
ciò alla porta della cella n. l dove ero appeso nudo ... Non
potè aprire la porta ma aveva la sua sete di sangue da appa-

70
~are. Spinse il moschetto attraverso lo spioncino e mi as-
,~·stò dei tremendi colpi che mi lacerarono la carne, !ascian-
domi dei segni che ancor oggi si possono vedere. Ma al bruto
parve poco tutto ciò, prese il manico di una ramazza con il
braccio tutto dentro il pertugio della porta, colpì alla cieca.
Dci colpi tremendi mi caddero un po' dovunque sul capo.
Specialmente alcuni sulla testa mi lasciarono traccia in for-
llla di capogiri che mi durarono alcune settimane».

Altri testimoni portarono circostanze a carico dell'uno


o dell'altro componente del gruppo di Ruggiero.
BELLUZZO Itala ( << Luciano ») di Pravisdomini afferma
di essere stato «impiccato dal milite Tur.r in Giovanni, car-
ceriere>>, insieme con Paron !Cesare (« Nanos »), Bevi·l acqua
l•c rruccio ( « Mirko ») e altri.
CONTIN Odilo di Trivignano: <<Venni interrogato dal
lcn. Rotigni e dal serg. Rebez. Fui ripetutamente bastonato
per drca un'ora e mezza, con un legno da a11dere e frustato
con un nervo in tutto il corpo. Entrambi mi colpirono con
calci e pugni tanto che riportai la rottura di due denti. Fu-
rono talmente grav.i .Je sevizie e le torture subite che caddi
svenuto; fui portato in infermeria dove il dottor Borrutti,
chiamato d 'urgenza mi fece due iniezioni. Appena ripresi i
sensi fui ricondotto nella cella sotterranea e qui lasciato fi-
no al 16 febbraio 1945, giorno in •c ui fui portato a Udine nel
carcere di via Spalato. Da lì partii il 24 febbraio per Dachau ».

FERESIN Giuseppe («Eolo») di Cervignano, comandante


del GAP di Cervignano: <<Il Rebez faceva parte del plotone di
esecuzione che fucilò ad Alture due patrioti {Cidin Ferruc-
cio, Zorzenon Ugo) nel febbraio '45. Ha pure preso parte al-
l'uccisione di "Pedro" e "Mario" (Valeri Gentile e Malner
Mario) avvenuta a Saciletto nel febbraio '45. A Terzo di Aqui-
leia, località Ronohi, furono fucilati sette patrioti. Il Rebez

71
con 10 uomini comandava il plotone d'esecuzione. Era l'unico
graduato del -camion che portava i patrioti al posto della
loro morte. Quando fui arrest'clto a :Saciletto, fu lui ad int'er-
rogarmi e mi portò a Palmanova, a Tapogliano scappai {il
7 marzo '45 con la bicicletta del Rosin). Fui ferito da quat-
tro pallottole, ma riuscii a scappare perchè un vecchio mi
diede una bicicletta (Rosin Antonio). Il milite Bianco, visto
ciò, sparò col mitra contro il vecchio c'be, ferito, fu ucciso
dal Coccolo ... ».

F NCCA Pasquale di Sagrado ( << T o ti ,, ) fu arrestato a Sa-


grado e portato a 'G radisca, dove trovò altri sette compagni
(Castellarin, Blason, Giacometti, Castellani, Marizza, De Vit
e Luchsich). Dopo sottoposto a torture ad opera del Rebez e
d'altri, << ••• decisero di portarci a Palmanova. La sera verso
mezzanotte vennero a prendermi in cella e subito fuori del-
l'uscio elementi delle brigate nere mi percossero ripetuta-
mente al capo col nervo di bue fin 'q uando, dopo una ven-
tina di colpi çaddi a terra svenuto. La seconda notte lo stes-
so tmttamento ... Poichè non volevo ,p arlare, ri.l Rebez disse a
Turrin Giovanni e a certo Del Prete (poi giustiziato dai par-
tigiani): ''Portatelo alla cella n. l - T,r attamento speciale".
Mi condussero alla cella n. l dove c'era il pavimento lordo
di sangue, macchie di sangue sul muro e un pezzo di cervel-
lo attaccato al muro, che il Turrin mi disse essere stato del
'\Montes" (partigiano ucciso fra le torture a Palmanova).
Mi fecero denudare fino alla cintola e messe le mani dietro
la schiena mi legarono i polsi con una corda sottile, appe-
sem questa a un gancio del muro e toltomi lo sgabello di
sotto ai piedi mi lasciarono appeso. Mi lanciarono addosso
un secohio di acqua fredda, mi costrinsero a bere un'intera
gavetta di acqua intensamente salata, mi colpirono ,c on calci,
col calcio del moschetto alla testa e alle spalle. Durante gli
otto giorni passati in ;q uel carcere ho sentito continue grida
ed urli strazianti di compagni torturati. Di 33 partigiani che

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1 i tr-ovavamo in quel periodo nelle celle di ·Palmanova, solo
H 11 • sono usciti vivi: io e i miei compagni che, per interessa-
llll'l1to di un certo ·Pizzul, proprietario dell'albergo "Al pelle-
FIi no" di Gradisca, fummo trasferiti nelle carceri di Gorizia
1lovc rimanemmo fino al 28 aprile >>.
VENCO Anna Maria di S. Giorgio di Nogaro racconta
di una sparatoria avvenuta il 28 novembre fra un gruppo di
partigiani e altre persone in borghese che avevano dichia-
1.t lo di esser·e partigiani sfuggiti alle 'SS. <<!Uopo mezz'ora
~ono venuti militari germanici da S. Giorgio di Nogaro ac.
t ompagnati dai cinque falsi partigiani per rastrellare la .fat-

toria: hanno sparato a lungo, hanno perquisito la casa. Han-


IlO portato via bestiame, attrezzi di campagna e quanto si
trovava in casa >>.
TINON Elio («Lampo>>) di Talmassons: «Nel periodo
della mia permanenza a Palmanova (novembre '44 - febbra-
io '45 ?) sono state effettuate torture a numerosissimi patrioti
l' fucilazioni di molti compagni tra cui William Tonini, Pa-
ravan :nerno, Bertassi Secondo, il primo da Talmassons e
gli aHri due da Torsa, Canciani di Pozzuolo, tre patrioti di
Monfalcone, tre di Rivignano ed altri. Ciò mi veniva riferito
tla 'Stocco Giovanni. I patrioti Lndri e Beccia che pur mili-
tando nella 'ILandschutz" erano in contatto con le nostre
formazioni, sono stati fucilati sulle mura di Palmanova men-
re tentavano di fuggire ed ivi seppelliti. Tanto mi è stato
riferito da un milite>>.
PETENEL Silvio da Pieris arrestato a Villa Vicentina
nella !fattoria del conte Ciardi il 24 febbraio 1945. «La sera
stessa a Palmanova il mio compagno in mia presenza ve-
niva torturato col solito sistema dell'impiccagione. La tor-
tura durò tre ore e fu eseguita dal Rebez, Del Prete e Roti-
gni i quali gli strinsero, per indurlo a parlare, con la pinza
gli organi genitali>>.

73
ANTONMZZI Virginia in Dozzo di Monfalcone: « Rin-
tracciai il cadavere di mio figlio insieme a quello del F·r an-
zotto a Joannis di Ajello nel cimitero dov.e era stato sepolto.
Il cadavere recava segni di varie ferite di mitra alla testa
ed era privo del bulbo oculare ».

IUGOVAZ Vinicio di Monfalcone: << Fummo dal Rebez


interrogati sul posto. Il primo fui io. Siccome non davo de-
lucidazioni venni percosso con pezzi di legno, pugili., calci
e con una spranga di ferro. Poi fu il turno del Bonito che ol-
tJ1e alle percosse venne impiccato per i polsi lungo la ringhie-
ra di una scala. Anche il Bonito non parlò ... Finito il rastrel-
lamento io, il Bonito e molti altri del luogo venimmo tradotti
a Palmanova. Subito un nuovo interrogatorio venni chiuso
nella cella 2 dove rimasi otto giorni. Il pavimento era ricoper-
to da uno spesso strato di sterco e orina tanto che era impos-
sibile coricarsi. Rimasi in una cella comune fino al 23 aprile
'45 quando venni tradotto a Udine. Durante la mia permanen-
za a Palmanova notai che tutte ·l e s·e re venivano prelevati dei
detenuti dei quali non si ebbero più notizie. Più tardi sa-
pemmo che venivano uccisi nei dintorni di Palmanova. Fra
questi uccisi vi è stato il Bonito ».

CAPPELLETTO Luigi da Monfalcone: «Quando potei


vedere il cadavere di mio figlio Idilio {prigioniero a Palma-
nova e fucilato nel marzo '45) nella camera mortuada di
Cervignano notai che oltre a ferite d'arma da fuoco, recava
delle profonde ustioni {quasi inferte con un ferro incande-
scente) al braccio destro e al costato, ustioni che mettevano
in vista le ossa ».

FRAU SIN Giuseppe di Monfalcone: <<Tre giovani di S.


Giorgio (nota: da altra deposizione si sa che due di questi
erano !Bonito Giovanni e Innocenti Fulvio poi fucilati) ven-
nero "impiccati" di fronte alla cella dove ero rinchiuso. Due

74
111iliti, Coccolo e Turrin gettarono della polvere p1nca alla
quale appiccavano il fuoco. 1Sparavano poi contro di loro a
bruciapelo con cartucce senza pallottola».

OLIVO Ottaviano custode del cimitero di Terzo: « Da


1111 libr o di annotazioni relativo ai nostri sepolti in questo
r..:imi tero nel '45 risulta che in data 14-4-'45 vennero sepolti:
l nnocenti Fulvio da Ronchi dei Legionari di anni 20, Bonito
Gastone ( << Giovanni ») da Trieste, Taverna Archildo da S.
Ciorgio di Nogaro, Bean Corrado da Begliano di Ronchi,
lulti morti il 9-4-'45. Trattasi dei patrioti fucilati la sera del
9 aprile dai militi di Palmanova per rappresaglia in seguito
nd un attentato commesso lo stesso giorno dai patrioti con-
l ro u n automezzo militare tedesco nei pressi di questo pae-
se ... >> .
MURATORI Daniele da Palmanova: « Nel novembre-di-
cembre '45 vennero riesumate a Palmanova dalle mura dieci
salme di patrioti uccisi dai nazifascisti ed ivi soUerrate. Ri-
r..:ordo che furono identificate : Marcuzzi {nome di battaglia
<< Montes >> ), Beccia Giovanni (da Cervignano) e Indri Elio.

Vennero identificati anche altri 3 di cui [J.On ricordo i nomi.


Furono notate anche altre 5 salme che non vennero rimosse
perchè non identificate. Ho sentito parlare di 70 patrioti se-
polti fra le mura di Palmanova. Tale 'Ilumero sarebbe stato
rivelato da un ufficiale tedesco ad una donna sua amante. Il
Marcuzzi, l'Indri ,e il Beccia furono uccisi all'Arsenale, la
caserma del Borsatti >>.
PAISUT Antonio da Cervignano racconla che il 3 aprile
'45 alla caserma Piave di Palmanova vide Cerniz Angelo ac-
compagnato da Labinaz e Rebez entrare in caserma. Sentì
grida di dolore dalla cella n. l. Poi vide che il Cerniz veniva
accompagnato all'interrogatorio «in tali condizioni da dover
essere sorretto >>. Fu portato nella sua cella. « Era più morto

75
che vivo. Gli tolsi la tuta che era a brandelli e vidi che alle
regioni lombari aveva profonde ferite da morso che lascia-
vano vedere le ossa e in tutto il corpo macchie ecchimoti-
che. Parlando a stento mi raccontò che, mentre era impic-
cato, il Rebez cercava di fargli confessare il luogo dove era-
no depositate le merci dell'Intendenza della "Garibaldi'' e
che nel frattempo urn milite della X Mas gli aveva morso per
otto volte la schiena. Alle 22 il Cerniz fu nuovamente portato
alla cella n. l e impiccato. Il Feresin Dante che era nella st~s­
sa raccontò poi che, poco dopo, 'quando il Cerniz fu slegato,
stramazzò al suolo senza dar più segno di vita. Di lui non si
seppe più nulla ».

FERESIN -Dante da 'F iumicello: <<Mi fu introdotto un


ago sotto l'unghia del dito medio della mano sinistra. Mi
furono rotte due costole a ·f orza di percosse. Lo stesso Pic-
cini mi prendeva per i genitali, mi allontanava dal muro e
mi lasciava andare. Con un mozzicone di sigaretta mi fu
bruciata l'epidermide sotto i capezzoli. Un milite che non
so indicare mi diede cinquanta colpi alla schiena con filo
di ferro spinato. Dopo due ore e mezza fui tolto dal muro
e allora .fu introdotto in cella lo sloveno Cernig Angelo. Il
Piccini gli si lanciò contro come un cane e prese a morderlo
strappandogli brani di carne. Gli furono strappati il naso e
buona parte dei padiglioni delle orecchie. Fu ucciso il 9
aprile. Il giorno prima lo vidi passare mentre si recava al-
l'ultimo interrogatorio. Era tutto gonfio, la faccia irricono-
scibile, non si vedevano che occhi e bocca, il resto era fa-
sciato. Gli abiti intrisi di sangue ».

ALFREDI Ortensia in D'Alvise di Rivignano racconta


che suo figlio Halo arrestato dai repubblichini il 12 gennaio
'45 a Rivignano fu portato a Palmanova da dove, vestito da
milite fu riportato a Rivignano e condotto in aperta campa-
gna. La madre avvertita riuscì a scambiare con lui qualche

76
parola: << Mi disse: "Mamma, mi hamo fatto del male, ho
pl'rd uto le mani. Prega per me». Fu ~ icondotto a Palmanova
da dove scomparve il 15 febbraio '4i. La sua salma non fu
1 invenuta.

VALER! Giovanni di Terzo d'Atuileia: « Sono il padre


di Valeri Gentile "Pedro" apparrene1 te alle formazioni gari-
baldine. n 14 febbraio '45, durante .m rastrellamento nella
zona di Aquileia, venne fermato e rnchiuso con altre venti
persone nella caserma della Guardia di Finanza di Aquileia.
Il 16 febbraio verso mezzogiorno riwcii a vederlo con l'aiuto
di un militare germanico. Dopo un >aio d'ore lo rividi ... La
sua fisionomia era tutta alterata, a.reva la faccia gonfia e
presentava segni evidenti di violenza Seppi che era stato fe-
rocemente bastonato dal Rebez. La :era con altri due-tre fu
trasportato a Palmanova. H 25 feb~raio alle 17 mio figlio
ed un certo Malner "Franco" da Mcnfalcone furono fucilati
in una località fra Cervignano e Saciletto. Ho saputo da un
contadino della zona che i due giovani furono fatti scendere
dall'automezzo e invitati a scappare. Mentre fuggivano furo-
no sparati dei co lpi di mitra prima in alto, poi addosso ai
fuggitivi che caddero colpiti a morti-· Due giorni dopo potei
recuperare la salma. Oltre alle feritf d'arma da fuoco aveva
su tutto il corpo, ma specialmente iUI petto e sulle gambe,
segni di sevizie. Il primo ed il secd'ldO dito del piede sini-
stro avevano l'unghia strappata».

ZANELLA Enrico da Pordenone: « Ogni tanto gli sbirri


passavano vicino al disgraziato impl?cato e se questi era sve-
nuto lo facevano rinvenire con aocua e ricominciavano la
propria opera. Li punzecchiavano c.>n gli spilli sotto le un-
ghie e negli organi genitali e perfirO per aggravare la loro
terribile posizione si appendevano al loro corpo. Tutta la
notte si sentivano urla di dolore. Negli ultimi tempi avevano
escogitato un altro mezzo: applicate una cuffia nelle orec-

77
chie immettendovi poi corrente elettrica. L'organizzatore di
tutte queste infamie era il capitano Ruggiero che nei con-
fronti del pubblico e specialmente dei parenti delle vittime
sapeva diabolicamene fingere umanità e considerazione».

VOLPONI Marcello « Tito » (da una ~< Relazione riguardo


il comportamento ed il trattamento speciale che ebbi dal
26 gennaio scorso [ 1945] in poi nelle luride indimenticabili
prigioni di Palmanova ») (2): << ••• ogni sera verso le dieci e
anche più tardi venivano dentro i nostri persecutori, prima
ci mettevano uno per uno in giro intorno al muro, poi co-
me al solito ci malmenavano poi quando erano soddisfatti
ne prendevano 3-4 e anche più e li portavano in camera di
tortura. Là era il posto famoso dove trasformavano i nostri
compagni. Noi aspettavamo la fine miserabile che quelli ci
avevano assegnato, eravamo tutti senza documenti e sapen-
do che in quel modo che loro ci lasciavano noi avevamo fat-
to dei cartelli con la scritta Nome Cognome e Indirizzo.
Poi con la macohina Ii portavano fuori, li .finivano, e poi
abbandonavano le salme dei nostri ,e roi sempre spesso c
volentieri vicino ai cimiteri affinchè la colpa ricadda sui
partigiani, poi mettevano sui giornali "Si sono rinvenute le
salme di sconosciuti vilmente assassinati dai fuori legge"
ben sapendo quello che ci era progettato di farci noi si era
sempre fieri di aver servito, e continuavamo la lotta tacendo,
molto spesso cantavamo inni partigiani ad alta voce, e ciò
irritava mollo i nostri avversari, e quantunque ci persegui-
tassero noi continuavamo ugualmente. Lì non d lasciavano
tagliare i capelli nè la barba e persino ci privavano dell'ac-
qua da bere e da lavarsi, si era pieni di pidocchi, non ci por-
tavano la biancheria che i famigliari ci portavano: quando

(2) Arch. Reg., Busta CXIII/4606.

78
venivano genitori o parenti a portarci la biancheria i repub-
hlich ini gli promettevano e li convincevano: siccome loro
domandavano la roba sporca di ritorno si scusavano dicen-
do così: "Quella ci occorre perchè li facciamo lavorare e poi
l:1 rob a la laviamo noi". E allora ritornavano a casa senza
parlare ma non convinti.
Nel cuore dell'inverno ci facevano dormire lì nel sporco,
-.enza p aglia, senza coperte, ò passato dal giorno che mi cat-
llll-arono fino al 6 marzo il giorno in cui mi portarono a
Udine in via Spalato dove m'è toccato d'assistere al processo
dei trenta compagni che in seguito furono giustiziati, poi il
22 m arzo mi spedirono per la Germania».

SALA Vittorio, maresciallo dei Carabinieri ·di Palmanova


(dal 1942 all'agosto 1945): «Nessuno poteva conoscere quan-
to avveniva nelle celle della caserma "·Piave": tutto era avval-
lo nel segreto e nel mistero. Si immaginava quanto avveniva
11cll'udire, di giorno e di notte, le grida e gli urli strazianti
dci torturati. Di tanto in tanto verso le 22 usciva dalla caser-
ma un camion che trasportava patrioti già torturati in luoghi
designati ove venivano finiti a colpi di mitra e abbandonati
senza documenti di identificazione ma con segni evidenti del-
le sevizie riportate (3). Le ·t orture ed i massacri erano arri-
vati a tal punto che il comando tedesco SD di Udine invia-
va sul posto un maresciallo ed un soldato per un'inchiesta
che ebbe per risultato il fermo di tutti gli appartenenti al-
la •b rigata, fermo che fu eseguito da un reparto di marina
di stanza sul posto. Intervenne poi un tenente tedesco SS,
in sostituzione del cap. ,paJkibusch, che provocava la libera-
zione dei fermati facendoli passare alle sue dipendenze.
Cessarono quasi del tutto le torture e le uccisioni anche

(3) Arch . Reg., Busta CXIII/4610.

79
perchè tutti i fermati per ragioni politiche, su disposizione
della SD, dovevano essere posti in carcere mandamentale
e non presso il Comando Brigata Nera ... » ( 4 ).

A proposito delle macabre messe in scena per attribUI-


re ai partigiani la responsabilità delle vittime abbandonate
per -le strade o nei cigli dei fossi e riprese dai la-conici e ci-
nici comunicati della stampa fascista, si ·l egge nel «Diario
storico della compagnia autonoma Holck » della Il.1a Divi-
sione Osoppo-Friuli: « Rinvenimento il 6-3-1945 di 2 cada-
veri in condizioni non identificabili, che risultano vittime
della Caserma "Piave", trucidati e abbandonati per nascon-
dere il crimine ... 4-4-1945, altri 3 cadaveri rinvenuti, vittime
dei fascist'i di Palmanova ... » ( 5).

Negli ultimi giorni di guerra, il gruppo degli aguzzini di


Palmanova tentò la carta estrema della salvezza. Probabil-
mente speculando sui dissensi ideologici fra le formazioni
«Osoppo», non comuniste, e le <<Garibaldi» offrirono la
loro... collaborazione, giocando anche sulla confusione del
clima insurrezionale, a un reparto osovano della zona. Si
legge nel citato diario storico della << Compagnia Holck » del-
la << Osoppo», di tentativi dei fascisti di Palmanova, compiuti
per entrare << in tutti i modi nelle formazioni partigiane e
nel CLN. Noi non ne accettiamo: non vogliamo tradire i no-
stri morti accettando dei traditori » ( 6 ).

(4) Arch. Reg. , Busta CXIII/4594.


(5) Arch. Reg., Busla CXIII/4595.
(6) Arch. Reg., Busta CXIII/4595.

80
CAPITOLO IX
LA SENTENZA

I nomi di Borsatti, Ruggiero, Rebez, Rotigni, Cella, si


collocano a buon diritto accanto a quelli dei loro coman-
danti nazisti, che nel Friuli e nella Venezia Giulia si mac-
c hiarono di nefandi delHti.
Così un Pakibusch, un Globocnik e quel Dietrich Allers
che, dopo aver svolto funzioni direttive nell'ufficio incarica-
lo della « Aktion T», che in Germania sterminò decine di
migliaia di « malati di mente» e di prigionieri << invalidi >>,
diresse a Trieste l'unico campo di sterminio esistente in Ita-
li a, la Risiera di San Sabba, dove furono incenerite circa
3.000 persone fra partigiani italiani e slavi, sospetti politici,
« ostaggi » ed in cui perse la vita, dopo crudeli sevizie, an-
che l'udinese Cecilia iDeganutti, medaglia d'oro al V.M. del-
la « Osoppo ».
Così un Christian Wirth, già comandante dei « lager »
di 1Sobibor e Treblinka, pupillo del Globocnik e che nel « Li-
torale » proseguì il suo orrendo « servizio», sperimentato
nei più disumani campi polacchi.
Sono nomi che rimangono nella storia più recente del
Friuli e della Venezia Giulia, come il tragico simbolo di una
delle 'Più crudeli repressioni mai attuate contro un movimen-
to patriottico di libertà popolare e di giustizia sociale.
Qui vennero a mancare anche le motivazioni « patriot-
tiche», accampate dai fasdsti in altre regioni, per spiegare

81

6
la scelta compiuta. Dato e non concesso che il fascismo re-
pubblicano fosse sorto o << risorto » per coerenza alla fedeltà
ad un giuramento e per difendere l'onore nazionale macchia-
to dal « tradimento » monarchico e la propria terra dagli in-
vasori stranieri, la sua scelta fìilonazista assumeva nelle pro-
vince orientali il significato di un gesto di disperazione per
sopravvivere in 'qualsiasi modo, anche a costo di servire co-
me un vassallo minore e dn. forma militarmente e politica-
mente degradante, una potenza straniera ostile all'Italia.
La violenza nazista nelle nostre province non può oggi
meravigliare, conoscendo il fosco retroterra ideologico, raz-
ziale e politico da cui rampollava ed il programma di an-
nessioni e conquiste territoriali di cui era strumento. Que-
ste terre dovevano appartenere al III0 Reich e non solo ogni
opposizione doveva essere stroncata ma anche l'inserimento
deHe superstiti popolaziooi indigene doveva attuarsi, previa
una oocurata discriminazione nazionale e razziale. Si propo-
neva addirittura, come s'i legge in un telegramma del Gaulei-
ter Rainer al Reiduninister Ribbentrop, da Klagenfurt il 9
settembre 1943 (e si tenga presente la data che conferma la
preesistenza dei disegni annessionisti nazisti), una riparti-
ZJione amministrativo-territoriale articolata in un « margra-
viato » di Gorizia e Gradisca e di un Friuli propriamente
detto. Esso è definito come terra «non italiana>>, con una
popolazione di circa l milione di abitanti (300.000 per Gorizia
e Gradisca) :di cui 300.000 sloveni, solo 150.000 « italiani >> e
550.000 « Furlanern >>, questi ultimi differenti dal ceppo ita-
liano per lingua e razza in quanto appartenenti ai « romanci >>
delle Alpi Retiche che in Svizzera - nota i'l R.ainer - si
chiamano « grigioni >>, in Tirolo « ladini >>, in Friuli «friulani>>
e di cui moltissimi auspioherebbero l'amministrazione te-
desca (1). 111 che spiega l'a'VVersione dimostrata, subito e

82
·l'llZa infingimenti, dai m1~sti verso gli « dtaliani » di queste
province e il loro «interesse » verso la cultura ladina del
Friuli (2).
La partecipazione diretta di i tali ani, fra cui friulani e
l'iulianri, a questo mostruoso apparato poli2liesco, repressivo
1' politico, suscita ancor oggi sdegno e dolore.

Dopo la costituzione tedesca del <<Litorale Adriatico,,,


la separazione del territorio dall'Italia, l'insediamento dei
rosacchi, i massacri, Je deportazioni, le devastazioni e gli
in cendi di paesi, e tutto ciò che avvenne dopo il 12 settembre
1943, altra scelta non v'era che la via della montagna o la
10spirazione segreta o la resistenza passiva, come han fatto
non soltanto gli antifascisti e i vecchi patrioti, ma anche tan-
1i giovani e ragazzi, dei più semplici ed umili ceti sociali.

I fascisti in Friuli, invece (e particolarmente quelli del


« Centro » di Palmanova, alcuni dei quali indossavano perfino
In divisa delle SS tedesche), non solo combattevano contro le
lorze della Resistenza che rappresentavano l'Italia in guerra
contro la Germania nazista dal 15 ottobre 1943, ma nel farlo
adottarono, in forma sistematica, persecuzioni sadiche ed
aberranti, superando in ferocia gli stessi nazisti e ponendosi
al di fuori di ogni concezione del dovere e dell'onore militari,
per quanto drastica essa fosse ed insensibile alle ragioni degli
altri.
Ma l'att,iv:i,tà di questo reparto va vista anche sotto un
profilo sociologico e criminale. Qui il collaborazionismo mi-

(l) KARL STUHLPFARRER, Die Operatior1Szone « Alpenvorland" und


«Adriatisches Kiis tenland " 1943-1945 "• Wien 1967, « Telegramm-Gehe im-
aus Klagenfurth n . 2366 vom 9-9-1943 "• firmato dal Gauleiter Rainer al
Reichsminister (Ribbentrop); tesi di laurea (inedita) presso la Facoltà di
Filosofia dell'Università di Vienna.
(2) V ed. DINO VIRGILI, « Pai uestris fo golars ,, - Poesia friulana della
Resistenza, cit., particolarmente pagg. 8, 10-11.

83
litare assume aspetti particolarmente spregevolL Organiz-
zazioni armate - come quella di ,P almanova - che pre-
tendevano di considerarsi forze dell'ordine in lotta contro
la illegalità e il «banditismo>>, annoveravano anche una folta
presenza di autentici mercenari, privi di un sia pur rozzo idea-
le, di relritti social<i e anche di pregiudicati e transfughi di luo-
ghi di pena, financo di violenti pskopatici, ai quali la divisa
fascista o nazista appariva un mezzo di immunità e forniva
l'occasione per sfogare i loro istinti malati. In questo essi
erano simili agli « Einsatzgruppen » incaricati di << bonifi-
care » le ·r etrovie tedesche od agli aguzzini dei campi di ster-
minio germanici.
Sotto il profilo politico-nazionale gli uomini di. Palmano-
va, servendo i tedeschi, servivano il nemico e tradivano la
patria e non solo sul piano ideologico. !Ohi fra di loro, per
passati ricoperti uffki militari, per un certo livello di cui·
tura scolastica, per l'estrazione professionale e sociale, era
in grado di compiere autonomamente una scelta politica
per quanto assurda od errata essa fosse, si macchiava di
colpe inescusabili autorizzando o tollerando bestiali violen·
ze a favore di un regime di occupazione straniero, che da
tempo chiaramente operava per inserire le nostre terre nel
nesso statale germanico.
Sotto l'aspetto strettamente giuridico, che pur non basta
a definire ed a qualificare storicamente tali responsabilità,
non poteva dunque trattarsi di mera << collaborazione politi·
ca », come fu sostenuto da alcuni difensori, in quanto <<i fatti
accertati a carico dei maggiori responsabili e cioè degli im-
putati Ruggiero, Rotigni e Rebez, nonchè di Munaretto, di
Bianco, Cragno e Turrin concretano in primo luogo gli estre-
mi obbiettivi e soggettivi del reato di collaborazione milita-
re ... », collaborazione spinta fino al crimine mercenario
più efferato.
<< Infatti - prosegue il documento della s·e ntenza giudi-

84
1 i aria - quale poteva essere lo scopo dei continui rastrel-
l.llncnti di partigiani e di altre pe11sone politicamente sospette,
dl'lle sevizie e torture inflitte ai catturati con inaudita fero-
l ia, e delle sommarie fucilazioni, se non quello di indebolire

l' soffocare, se possibile, il movimento di resistenza opposta

.d tedesco invasore e ai ,s uoi alleati fascisti?».


<< Assumono gli imputati che la loro azione non era di-
ll'lla contro i veri partigiani ma contro delinquenti comuni,
l Ile infestavano le zone di Palmanova, Cervignano e Aquileia,
111bando, rapinando e uccidendo.
<< Ma a parte che tale compito è riservato alla poli:z;ia giu-
diziaria ed esso non era quindi di competenza dei nazifasci-
~li o delle bande o brigate nere, nè comunque costoro ave-
vano il diritto di ·i nfliggere contro ,i catturati fossero pure
dei delinquenti o dei <<banditi» (chiamati così dal Ruggiero
nei suoi rapporti militari) e tanto meno di sopprimerli, la loro
presuntuosa affermazione è smentita comunque dal fatto
che gli interrogatori a cui le vittime venivano sottoposte con
inumana e raffinata crudeltà, erano diretti al fine di co-
stringere a svelare i segreti del movimento di liberazione e i
nomi di capi e di altri combattenti, depositi di armi e via
dicendo ».
<<nel 11esto, tra i caHurati, seviziati e uccisi vi erano uomi-
ni di ogni ceto e condizione, sui quali non poteva gravare il
aspetto di essere dediti al brigantaggio o alla malavita in
genere.
<< Giova ancora rammentare che si era alla fine del 1944
c al principio del 1945, quando cioè i tedeschi ed i loro allea-
ti fascisti stavano perdendo continuamente terreno ed erano
in continua ritirata. La zona in cui operava la banda Ruggiero
era divenuta per conseguenza uno dei punti nevralgici delle
retrovie di grande importanza strategica ed era esposta a
pericoli di accerchiamenti, data la vicinanza del mare. Urgeva
pertanto sgombrare Ia zona dell'elemento partigiano elimi-
85
nando un grave pericolo per l'esercito tedesco e la milizia re-
pubblicana.
« Così si spiega la ragione dell'accanimento col quale da
parte del Ruggiero e consoci veniva condotta la lotta contro
il movimento di resistenza, e si può anche comprendere la
ragione per cui il Rebez, sergente della X Mas, fu inviato a
Palmanova mentre la X iM as era di stanza a Como.
« Dunque trattaS<i. nella specie di collaborazione militare
per eccellenza, e non già di mero favoreggiamento dei disegni
politici del nemico sul territorio da esso occupato o invaso,
ipotesi questa prevista [da un articolo del codice militare],
la quale come figura minore del reato di collaborazione è
assorbita comunque da quello più grave di collaborazione
bellica. Assumono inoltr·e gli imputati che essi agivano per
ordine dell'ufficiale tedesco Pakibusch e non di loro ini-
ziativa. Neppure questa affermazione trova conferma neUe
risultanze dell'istruttoria e del dibattimento. E' provato inve-
ce per le numerose testimonianze escusse in merito che nella
caserma "Piave" di Palmanova imperava il Ruggiero assistito
dai ,s uoi gregari e dal Rebez, che quale sergente della X Mas,
pur collaborando strettamente col reparto del Ruggiero, era
però gerarchicamente indipendente {dipendeva cioè <<da se
stesso», .c ome ebbe a rispondere ad analoga domanda del
P.M. al dibattimento).
«J.l Pakibusch invece •a ssisteva raramente agli interrogato-
ri degli arrestati. Fu notata la sua presenza in occasione di
qualche rastrellamento ed arresto; ma non risulta che fosse
presente alle sevizie a cui venivano sottoposte le vittime per
opera del Ruggiero e dei suoi uomini, e alle fucilazioni, e che
desse ordini in proposito.
<<Non sussiste pertanto Ja discriminazione della coercizio-
ne, ciò che vale non solo per il Ruggiero, il Rotigni e il Re-
bez, ma anche per <il Munaretto e gl:i altri imputati B-ianco,
Oragno e Turrin, in quanto anch'es·si agi~ono \SOvente di loro

86
lltiziativa seviziando .l e vittime con brutale malvagità allo
ll'SSO .fine delittuoso, in cui si ravvisa appunto la volontarie-
l 1 dell'azione criminosa.
« Ai rastrellamenti ed aliresti, seguirono normalmente le
l'Vizie, tortur·e ed uccisioni.
<< Queste valfl!l1o consi·derate quali reati a se stanti che con-

' orrono materialmente col reato di collaborazione militare ... >>.

Il Tribunale Speciale di Corte d'A:ssise di Udine sotto


l.t Presidenza del dott. cav. co. Giuseppe Rota, in data 5 otto-
bre 1946, emetteva le seguenti sentenze :

•ERNESTO RUGGIERO condanna a morte mediante fu·


t ilazione.
GIACOMO ROTIGNI condanna a morte mediante fuci-
l.tzione.
REMIGIO RBBEZ condanna a morte mediante fucila-
t.ione.
ALESSANDRO MUNARETTO 30 anni di reclusione.
GIOVANNI IBIANCO 27 armi di reclusione.
QUINTO CRAGNO 24 anni di reclusione.
GIOVANNI TURRIN 24 anni di reclusione.
GIUSEPPE COCCOLO ergastolo.

Condanne minori agli altri componenti la bél!Ilda ( 1).

( l) Tutte queste pene furono più tar-di commutate.

87
CAPITOLO X
IL MARTIROLOGIO DI ,PALMANOVA

I
PATRIOTI TRUCIDATI DALLA« BANDA BORSATTI ,

Sarà pressochè impossibile, pur attraverso testimonian-


ze e documentazioni, ricostruire completamente il martiro-
logio di Palmanova: di molti catturati, prigionieri, torturati
non si seppe null'altro; molti furono eliminati di nascosto
e sepolti senza nome nè altre indicazioni nei luoghi più im-
pensati della caserma e dei dintorni, nei cortili, sui bastioni,
in aperta campagna ...
!Dagli atti del processo contro Odorko 'B orsatti, attraver-
so le varie testimonianze, si ricostruisce un elenco provvisorio
di uccisi da quella «banda»:
'MAR:CUZZI Silvio « Montes », di anni 37, organizzatore
dell'intendenza che da lui prese il nome, catturato nel mulino
di Muzzana il 29 ottobre 1944, torturato dal Borsatti, morto
il 2 novembre 1944, 'q uattro ore prima della decretata impic-
cagione. - ST.A!CUL Severino «Lupo» (Cfr. più avanti). -
TEMPO Vittorio, negoziante e oste di Gonars, ucciso il 16
ottobre 1944. - TRIGATTI Elio (Cfr. più avanti). - DA PON-
TE Emilio « Poldo », di anni 45, commissario GAP. Brgt.
« Montina », catturato a Pocenia, torturato, squartato da due
cavalli il 29 ottobre '44. -!Due compagni di Stacul non identi-
ficati. - !Diversi patrioti (testi BuUa, Liva, Tonelli, Plasenzotti,
Cicuto). - Diverse decine di uccisi sepolti nascostamente nel-

88
l.t caserma e nelle adiacenze. - Dieci patrioti sconosciuti fu.
l ilnti nel cimitero di Strassoldo. - Un <<Osavano>> ucciso a
l'orviscosa nel luglio 1944. - Il <<Moro » di :Sevegliano ucciso
11l'l settembre 1944. - BECCIA Giovanni (Cfr. più avanti). ·
l N ORI Elio (Cfr. più avanti).

II
ELENCO PARZIALE DI PATRIOTI TRUCIDATI A PALMANOVA

Questo è un elenco ricostruito dalla Corte d'Assise di


lJdine nel processo contro la <<banda Ruggiero».
In una sua deposizione il teste Feresin Giuseppe << Eolo»
dichiarò che in un elenco di partigiani da lui rinvenuto nella
Caserma Piave, accanto al nome di 112- 113 patrioti era se-
gnata una croce ed apposta l'annotazione <<morto in ~seguito
;t tentata fuga» (l)
Nella sentenza del tribunale di Udine si parla di <<oltre
duecento persone sommariamente giustiziate» (2).
La maggior parte degli eliminati apparteneva ai G.A.P.
della Bassa.

FU MIS Romano (Duilio) - << Aldo » da Monfalcone, ucci-


so a Palmanova, 15 marzo 1945. - MORAITTI Alessandro, an-
tti 32, insegnante elementare, ucciso per rappresaglia, 11 no-
vembre 1944. - MALABARBA Costante, anni 31, operaio da
Lodi, ucciso a Palmanova, 3 gennaio 1945. - MILOCCO Luigi
« Gigi» da Privano - Brigata Martina, Divisione Garibaldi -
GAP Friuli - anni 18, contadino ucciso a Gonars 21 feb-
braio 1945. - CANCMNI Sergio, anni 19, studente, ucciso a

(l) Arch. Reg., Busta CXIII /4595.


(2) Ved. « Appendice ''• pag. 108.

89
Castions di Strada 12 febbraio 1945. - CIANI Luigi, studente,
ferito il 27 dicembre 1944 sfuggendo al rastrellamento di
Merlana, ucciso a Grado, 3 gennaio 1945. - GRATTONI Guer-
rino. anni 17, bracciante, ucciso a Medana di Trivignano,
27 dicembre 1944. - NONINO R:ino, anni 17, contadino, ucci-
so a Trivignano, 27 dicembre 1944 in località Merlana. - MA-
RANO Romeo, anni 18, contadino, ucciso a Trivignano, 27
dicembre 1944 in località Merlana. - BEAN Corrado, anni
32, fabbro, da S. Camnan d'Isonzo, arrestato nell'aprile 1945
nei dintorni di Ruda, ucoiso ad Aquileia H 9 ap["ile 1945. INNO-
CEtNTI Fulvio, anni 20, opel'aio, di Ronchi dei Legionari,
era partigiano a Palmanova, ucciso ad A!quileia il 9 aprile 1945.
- CIPRIOTTI Renato « Aramis >>, anni 23, impiegato, di Ron-
chi dei Legionari, ucciso ad Aquileia il 16 febbraio 1945. In-
tendenza Brigata « Montes », catturato a Ronchi di Terzo il
15 febbraio 1945. - BONETTIG Ottone «Arno», anni 27, con-
tadino, di Aquileia, ucciso ad Aqui·l eia il 9 aprile 1945. - TA-
VERNA Archildo «Fernando», anni 30, meccanico, Brigata
Martelli, catturato a Zellina di S. 'Giorgio di Nogaro il 24
marzo 1945, prigioniero a Palmanova, ucciso il 9 aprile 1945
a Terzo di Aquileia. -AMATO Giuseppe « Dik », Div. Garibal-
di « Montina », arrestato il 24 marzo 1945 in località Zabo-
ga di S. Giorgio dri Nogaro; torturato a Palmanova, ucciso a
Terzo d'Aquileia i·l 9 aprile 1945. - MARAN Ego «Guido» di
anni 18, di S. Giorgio di Nogaro, marinaio, catturato a Zelli-
na di S. Giorgio il 24 marzo 1945, torturato a Palmanova, uc-
ciso il 9 aprile 1945. - << STALIN », prigioniero russo evaso da
un campo di concentramento, ucciso in località Venco, il 27
novembre 1944. - ,FRANZOT Dionisio << Diabolo », anni 18,
prigioniero e torturato a Palmanova, ucciso in località Joannis
di Aiello il12 febbraio 1945.- DOZZO Arrigo, anni 20, da Mon-
falcone, prigioniero a Palmanova, ucciso in località Joannis
di Aiello il 12 febbraio 1945. -FOGAGNOLO Antonio « Jano-
sich »,anni 18, da Ferrara, catturato il 9 novembre 1944, ucci-
so a Palmanova il 22 febbraio 1945.- CLOCCHIATTI Aldo, an-

90
111 23, fabbro, da Pozzuolo, ucciso a Pozzuolo mentre tenta di
'''1-!Sire dal municipio duraiD.te una perquisizione 11 7 gennaio
l'lo! .'> . - BELLINA Giovanni. - BONITO Giovanni « Nino », da
11 il'ste, Div. Garibaldi-Natisone, arrestato alla Cartona di
l 11da il 7 gennaio 1945, ucciso a Terzo di A:quileia il 9 apri-
l · 1945. - << LAMPO » da Staranzano, ucciso a Palmanova nel
'"·" zo 1945. - INDRI Elio, anni 20, manovale, ucciso a P al·
111anova il 9 ottobre 1944. - MEDEOSSI Umberto, << Boris »,
.11111i 18, bracciante, da Terzo di Aquileia, sorpreso in località
llm·et di Terzo dai militi di Palmanova, ucciso sul posto il
l 'i febbraio 1945. - NOVATTI Aldo, << 'S paccatutto », da Ron·
1 lti dei Legionari, sorpreso ~n località Baret di Terzo dai

111ilili di Palmanova, ucciso sul posto il 15 febbraio 1945.- CI-


DIN Ferruccio, anni 33, operaio, da Fogliano, fucilato ad
i\1d!o il 25 febbraio 1945. - ZORZENON Ugo, <<Carlo» anni
l, 5° Commiss. militare <<Garibaldi-Natisone » fucilato a
Saciletto il 25 febbraio 1945. - LUCCHIN Osvaldo, anni 30,
111anovale, ucciso a Castions di Strada il 12 febbraio 1945. -
l'APELLETTO Idoilio, anni 17, da Monfalcone, meccanico, pri-
vioniero a Palmanova, ucciso per rappresaglia a Cervignano
località •P radatti i.J 22 marzo 1945. TONINI William, anni 24
da Talmassons, ucciso a Castions di Strada il 12 febbraio
1945. - JULITA Luigi, anni 53, maresciallo a riposo, ucciso
a Trivignano il 21 gennaio 1945. - CERNIG Angelo, << Vinco »,
anni 31, da Trieste, Brig. autonoma Nat~sone, prigioniero e
torturato a Palmanova, ucciso il 5 aprile 1945 ·s ui bastioni
di Palmanova. - BECCIA Giovanni, anni 20, da Cervignano,
11cciso il 3 ottobre 1944. - BERTOSSI Secondo, <<Dino»,
anni 22, da Pocenia, manovale, catturato a Driolessa di Teor
i!29 dicembre 1944, torturato a Palmanova e fucilato a Privano
1'11 febbraio 1945. - ,PARAVAN Derno, «Milo», anni 22, da
Pocen~a. bracciante, catturato a Bertiolo nel marzo 1945, tor-
turato a Palmanova, fucilato a Cervignano il 22 marzo 1945. ·
D'ALVISE Italo, <<Ermes>>, anni 19, barbiere, arrestato a
Rivignano il 12 gennaio 1945, prigioniero e torturato a Pal-

91
manova, scomparso dalla caserma il 15 febbraio 1945. La
salma non è stata rinvenuta. - MERET Otello, «Bill», anni
25, contadino, da Rivignano, arrestato il 3 gennaio 1945, de-
tenuto per 22 giorni a Palazzolo, torturato dai militi del ca-
pitano Venier, poi prigioniero a Palmanova, fucilato il 15
marzo 1945. Salma mai rinvenuta. - CUDIN Giuseppe, << Ro-
binson >>, anni 20, garibaldino, operaio, da Rivignano, arrestato
il 12 gennaio 1945, torturato, fucilato nel cimitero di Terzo
d'Aquileia il 16 febbraio 1945. - BASSO Matteo, <<D'Artagnan»,
da Paesana di ·Cuneo, della Brigata GAP <<Bruno Montina »,
anni 19, operaio, catturato a Teor il 29 dicembre 1944, prigio-
niero a Palmanova, fucilato nelle oarceri di Udine il 9 apri-
le 1945. - VAI.;ERI Gentile, << Pedro », anni 22, da Terzo di Aqui-
leia, autista, arrestato il 14 febbraio 1945, torturato a Pal·
manova; ucciso a Saciletto il 24 marzo 1945, ore 17. - MAL-
NER Mario, <<Franco "• anni 18, da Monfalcone, meccanico,
arrestato ad Aquileia il 15 febbraio 1945, fucilato il 24 marzo
1945, ore 17 a Saciletto.- DE STEFANO Ezio, << Vamos "• da
Cervignano, ucciso a Torviscosa il 23 dicembre 1944.- ROSIN
Antonio, da Tapogliano, ucciso per aver dato una bicicletta
a un partigiano inseguito e ferito il 7 marzo 1945. - DE SAN-
TI Giorgio, di anni 21, da Milano, fucilato il 22 marzo 1945
a Cervignano, località Pradatti, per rappresaglia in seguito
all'uocisione della famiglia Padovan. - FEDERIGO Antonio,
anni 18, da S. Giorgio di Nogaro, mugnaio, fucilato a Cervi-
gnano in località Pradoti per rappresaglia per l'uccisione
della famiglia Padovan. - CAUSI Ugo, anni 38 da Fogliano,
meccanico, fucilato a Chiopris-Viscone il 4 marzo 1945. -
ZORZENON Firmino, << Deo "• anni 41 da Fogliano, colori-
tore, fucilato a Chiopris-V:isoone il 4 marzo 1945. - BECCIA
Giovanni, << Karchof "• da Ronchis di Latisana ,arrestato il
26 febbraio 1945, torturato a Palmanova, fucilato alle car-
ceri di Udine il 9 aprile 1945. - CASTELLARIN Igino, <<Ma-
cario », anni 21, da Ronchis di Lalisana, operaio, arrestato
il 26 febbraio 1946, fucilato a S. Stefano il 18 marzo 1945. -
1

92
l <lLi\.NGELO Aldo, «Mara t>>, anni 25 da Viterbo, arrestato
1 lkr tiolo il 6 marzo 1945, fucilato a S. Stefano il 18 marzo

I'H 'i, ore 22,30. - CARMELANDI Bartolomeo, "Nino », anni


l l da Bergamo, catturato a Bertiolo il 6 marzo 1945, fucila-
'" a S. Stefano il 18 marzo 1945, ore 22,30.- GIGANTE Orlan-
do, da Teor, arrestato il 13 settembre 1944 a Sedegliano, tor-
I lira lo ed ucciso nella caserma di cavalleria. - SINI.CIALI Be-
l lÌ lo, prigioniero a Palmanova nel febbraio 1945, ucciso a
lldine nelle carceri. - BONETTIG Ottone, «Arno», arrestato
l 5 aprile 1945, ucciso a Ronohi di Terzo il 9 aprile 1945. -
llOMAN Giuseppe, anni 20, arrestato a Romans il 28 ottobre
l 1)44, condotto a Palmanova e ucciso la sera dell'arresto.
O..: tlma rinvenuta nel giaroino della casa di Borsatti. -ISTACUL
O..:l•verino, anni 24, da Monfalcone, catturato a Jalmicco il
'4 ottobre 1944, ucciso a Palmanova il 24 ottobre 1944. -TRI-
<;.A.TTI Elio, anni 49, da S. 'G iorgio di Nogaro, operaio, ga-
l ibaldino della Brg. Montina, arrestato a Udine il 6 novem-
hrc 1944, seviziato ed ucciso il 28 gennaio 1945 nella caserma
d ·l Borsatti a Palmanova. - SIMONETTI Stelio, anni 23, da
Monfalcone, ucciso a Palmanova il 24 ottobre 1944. - MAZ-
'I.ON Ugo, di Enrico, da Teor, garibaldino, arrestato il 13
oltobre 1944, ucciso dopo tre giorni alla caserma di cavalle-
ria.

93
CAPITOLO XI

UN ELENCO DI PRIGIONlERI E DI TORTURATI

Feresin Giuseppe «Eolo,, in una sua deposizione dichiarò:


« Dopo la liberazione orinvenni nel caminetto della stanza
degli interrogatori della caserma « Piave » un elenco nomi-
nativo di 543 partigiani catturati dai nazi,f ascisti. Tale elen-
co era firmato dal comandante di compagnia capitano Rug-
giero ... » e « fu portato alla sede del comando di polizia di
Cervignano e non so che •cosa ne sia avvenuto » (1).
La Corte d'Assiste di Udine raccolse un elenco di 93
prigionieri torturati che qui riportiamo.
FABBRO Duilio, «Premoli», da Palazzolo dello Stella, cat-
turato il 20 dicembre 1944 a Villanova di S . Giorgio, tortura-
to a Palmanova. - TINON Elio, « Lampo », di anni 23 di Tal-
massons , nelle carceri di Palmanova dal novembre 1944 al
febbraio 1945. - LORENZUT Albano da S. Pier d'Isonzo. -
COSOLO Mario da Pieris.- CARRESE Luciano, di anni 23, da
Monfalcone, arrestato il 18 marzo 1945, torturato a •P alma-
nova per 10 giorni poi a Udine. - BLASERNA earlo, di anni
25 da Monfalcone, torturato a Palmanova 10 giorni poi a
Udine. - ,, BENGASI » da Monfalcone. - « MARMO » da Mon-

(1) Arch. Reg., Busta CXIII/4595. Nella sua deposizione il maresciallo


dei CC Sala Vittorio dichiarò che « tutti i morti, che assommano a varie
decine, risultano dal carteggio Tenenza di Palmanova c comandi ufficiali
limitrofi ».

94
l,dcone . - FABRISIN Giovanni, di anni 55, da 1Saciletto, pn-
plonicro a Palmanova nel marzo 1945. - FABRI•S IN Luigi, di
.11t11i 23, da Saciletto, prigioniero a Palmanova nel marzo
11145. - POZZETTO Luigi, da Saciletto, prigioniero a Palmano-
'" nel marzo 1945.- tBERGAMASCO Giacomo, da Saciletto. -
ll l OVAZ Vinicio, di anni 21, da Monfalcone, arrestato al-
l.t Cartona di Ruda il 7 marzo 1945, torturato. - GIRARDI
< .uido, di anni 18 da Monfalcone, arrestato il 18 marzo 1945. -
MONAI Giovanni, di anni 32, da Teor, arrestato il 10 genna-
111 1945. - DREOSSI Walter, d~ .anni 32, da Faugl:is, meccani-
m, a Palmanova per tre mesi torturato. - FRAUSIN Giuseppe,
di anni 33, da Monfalcone, prigioniero nel marzo 1945. - PA-
I>OVAN Marcello, di anni 32, da Monfalcone, prigioniero nel
tnarzo 1945. - 'MA:GRIN Giovanni, « Riso», di anni 41, da
Monfalcone, prigioniero nel marzo 1945. - BENCICH Giusep-
P ·, di anni 47, da Monfalcone, prigioniero nel marzo 1945,
lorturato. BUIATTI ing. Natale, di anni 35, vice comandante
d •Ile formazioni garibaldine del Friuli, torturato dal 16 al
\0 marzo 1945. - FACCA 'Pasquale, « Toti », di anni 30, da Sa-
q·ado. - PA•SUT Antonio, di anni 43, da Cervignano, prigio-
tti cro nell'aprile 1945. - !BUR<BA Oreste, << Robert », di anni
5, da Teor, meccanico, Intendenza Brigata « Montes ». - CO-
<rOI Egidio, da Muzzana, mugnaio, prigioniero e torturato a
Palmanova nel gennaio-febbraio 1945. - ZANETTI Giuseppe,
ilrrestato a Malisana il 21 gennaio 1945, prigioniero per 8
giorni, torturato. - TODERO SILVIO, da Cervignano, fatto-
rino, arrestato il 6 aprile 1945, torturato. - MARIZZA Luigi,
da Cervignano, pastaio, arrestato il 6 aprile 1945, liberato il
29 aprile 1945. - MAZZON Ugo, da Teor, arrestato il 13 set-
tembre 1944 a Sedegliano, torturato, riesce ad evadere dalla
·aserma di Borsatti dopo 3 giorni. - ARTEMIO Giulio, «Lo-
reto ''• da Rivignano, della Brigata «Osoppo», prigioniero
nel gennaio-febbraio 1945. - POZZAR !Davide, di anni 52, da
Terzo di Aquileia, non patriota, prigioniero e torturato nel
febbraio 1945. - POZZAR Terenzio, di anni 21, da Terzo di

95
Aquileia, prigioniero e torturato nel febbraio 1945. - FORE·
STO Giovanni, da Cervignano, staffetta garibaldina, prigio-
niero nel marzo-aprile 1945. - BELLUZZO Italo, da Pravisdo-
mini, torturato, prigioniero nel marzo-aprile 1945. - MARIZ-
ZA Armando, da Gradisca d'Isonzo, arrestato il 15 febbraio
1945, torturato. - D'~GOSTINO Livio, di anni 19, da Pozzuo-
lo del 'F riuli, elettricista, arrestato il 7 gennaio 1945, a Pal-
manova per 3 mesi. - BERLASSO Tarcisio, di anni 20, da
Pozzuolo del Friuli, contadino, a!'restato il 7 gennaio 1945,
a Palmanova per due mesi. - PARON Cesare, << Nanos », anni
22, da Perteole, catturato il 23 marzo 1945 a Villa Vicentina,
<< trattamento speciale>> a Palmanova. - MILETTI Guido, da
Monfalcone, prigioniero nel marzo-aprile 1945. - LIBANORE
Narciso, di anni 36, da Monfalcone, prigioniero per 10 gior-
ni. - IURISSEVICH Giovanna, << Fiumana ». di anni 27 da
Ronchi dei Legionari, arrestata il 17 gennaio 1945 a Fiumi-
cello, per 45 giorni a Palmanova, torturata. - fONOVICH
Bruno, di anni 32, da Monfalcone, arrestato il 7 marzo 1945,
prigioniero 20 giorni. - PRESSACCO Celio, di anni 30, secon-
da 'D ivisione <<Osoppo» 13.a Brigata Btg. <<Del Din », arre-
stato a Palmanova 1'11 gennaio 1945, per 17 giomi.- GIGANTE
Giovanni, di anni 23, da Ronchis di Latisana, a!'restato il 26
febbraio 1945. - CAM!ILOTTO Osvaldo, arrestato nel rastrel-
lamento di Ronchis di Latisana il 26 febbraio 1945, torturato,
restò a Palmanova 11 giorni. - ·P EOGIANI Giovanni, non par-
tigiano, arrestato a Ronohis di Latisana il 26 febbraio 1945,
detenuto 12 giorni. - COLAUTTO Ettore, di anni 20, arresta-
to a Ronchis di Latisana il 26 febbraio 1945, torturato, dete-
nuto a Palmanova 12 giorni, poi a Udine. - GALETTI AnseJ.
mo, di anni 23, arrestato a Ronchis di Latisana il 26 febbra-
io 1945, detenuto 12 giorni. - TREPPO Nella, << Meris », della
formazione <<Diavoli Rossi » da Tarcento, arrestata ai Ca·
sali Venco di IS. Giorgio di Nogaro, il 27 novembre 1944, a
Palmanova fino al 5 gennaio 1945, poi a Udine, poi in Ger-
mania. - PINATTO Antonio, di anni 25, da Carlino, arrestato

96
l >H novembre 1944, torturato.- ZUCCO Mario, «D'Artagnan»,
d 1 Ronchi dei Legionari, a Palmanova nel febbraio 1945 , tor-
'"' o~ lo. - ZAMPARO Dr. Alfonso << Liviano », da Gonars, I.a
l ltvisione Osoppo-Friuli Btg. «Italia>>. - ORSARIA Olinto,
l'1ral », di anni 31, da Gonars, contadino, arrestato il 19 di ·
,,.,nbre 1944. - MARCUZZI Volveno, anni 19, da Trivignano,
llll'çcanico, garibaldino GAP, torturato. - OONTIN Odilo, di
11111i 23, da Trivignano, impiegato. - ZANELLO Egidio, di an-
Ili 44, da Talmassons, contadino. - CASTELLARIN Sergio, di
11111i 23, da Gradisca d'Isonzo, arrestato il 15 .febbraio 1945,
lnl'lurato. - CA:STELLARIN Arrigo, di anni 36, da Gradisca
d 'lsonzo, arrestato il 15 febbraio 1945, torturato. - BLASON
ttgusto, di anni 35, da Gradisca d'Isonzo, arrestato il 15 feb-
lllaio 1945, torturato. - GIA'COMETTI Libero, di anni 34, da
<.radisca d'Isonzo, arrestato il 15 febbraio 1945. - DE VIT
Alfredo, « Agro», di anni 21 da Gradisca d'Isonzo, arrestato
d 15 febbraio 1945, torturato. - LUCHSICH Candido, da Gra·
cl1sca d'Isonzo, arrestato il 15 febbraio 1945.- DI BLAS Gen-
ll<lro, di anni 35, auestato il 19 dicembre 1944, detenuto fino
:ti 10 marzo 1945. - MATURRO Luigi, di anni 23, da Monfal-
' one, meccanico, arrestato a Jalmicco il 24 ottobre 1944, fu-
l i lato, riesce nonostante le ferite ad evadere durante la not-

I e. - NOVACHIG Dante, di armi 33, da Monfalcone, falegna-


me, detenuto per 12 giorni, torturato. - RASPI Lelio, di anni
7.6, nato a Volterra, resid. a Gonars, m eccanico, detenuto a
Palmanova per 2 mesi, non torturato. - PETENEL Silvio,
« Orso», di anni 26, da Pieris, arrestato il 24 febbraio 1945,
torturato. - BERTOLAZZI Giacomo, di anni 50, da Trivigna-
no, contadino, arrestato il 3 gennaio 1945, rilasciato il 23
gennaio 1945. - MARANGONI Ner ino, di anni 24, da Trivi-
gnano, torturato a Palmanova, poi trasferito a Udine. - MA-
RANGONI Romeo, di anni 20, da T'r ivignano, prigioniero per
20 giorni.- OTTAVIANO Graziano, di anni 20, da Trivignano,
arrestato il 3 gennaio 1945, detenuto prima a Palmanova, poi
a Udine. - PASQUALINI Silvio, di anni 43 , da Trivignano,

97
7
detenuto 6 giorni, torturato. - TOMADIN Giacomo, di anni
57, da Campolongo al Torre, bracciante, torturato. - COSO-
LO Mario, di anni 33, da Pieris, arrestato il 21 gennaio 1945,
detenuto prima a Palmanova, poi a Udine fino al 21 marzo
1945. - LORENZUT Albano, di anni 23, da S. Pier d'Isonzo,
torturato a Palmanova. - ZANUTTA Igino, di anni 31, da Ma·
rano Lagunare, a Palmanova per 23 giorni. - ZUCCO Liliana,
di anni 20, da Ronchi dei Legionari, arres tata il 18 marzo
1945, per 5 giorni a Palmanova. STOFFOLO Alberto, di anni
22, da Fauglis, per 2 mesi a Palmanova. - IOAN Augusto, dJ
anni 26, da Fauglis, per 2 mesi a 'Palmanova. - CARGNELLO
Gerolamo, di anni 34, da Porpetto, per 17 giorni a Palmano-
va. - VOLPONI Marcello, << Tito », di anni 21, da S. Giorgio
di Nogaro, torturato. - GRANDO Gianna, di anni 20, da Lati-
sana, arrestata il 9 aprile 1945, a Palmanova 20 giorni, tortu-
rata. - PERESIN IDante, di anni 35, da Fiumicello, falegname,
torturato. - CLEMENTIN Ermenegildo, di anni 56, da Villa
Vicentina, torturato. - GIGANTE Orlando, di anni 25, da
Teor, operaio, torturato. - BOTTO' Ettore, di anni 34, da
Teor, contadino, torturato, a Palmanova 18 giorni. - GALLET
Egidio, di anni 41, da Fiumicello, bracciante. - BEVILACQUA
Ferruccio, di anni 25, da Monfalcone, a Palmanova nel mar-
zo-aprile 1945. - D'~GOSTINI Lino, anni 19, da Pozzuolo del
1F riuli, 2 mesi a Palmanova. - TONDON Angelo, di anni 24, da
Fauglis, 8 giorni a Palmanova. - iBUDAI Ciro, di anni 25, da
Fauglis. - CICUTO Ennio, anni 20, da IS. Giorgio al Taglia-
mento, partigiano GAP 2.a zona, torturato.
Dall'elenco rinvenuto dal Feresin mancano altri nomi-
nativi fra cui quelli di RIABEZ da Cervignano, di Giulio
CAR!DARELLI, Marcello PIV.A, !Sergio BAADASCHIA, Erme-
negildo SPONTON, dell'impiegato dell'Agenzia n. l della

(l) Arch. Reg., Busta CXIII/4595.

98
ICI di Torviscosa, GRADENIGO, di 'Giovanna TODERO,
Il tlo CIOLLI, Angelo SINA, Rodolfo J3RUMAT, Pietro PA-
11\N, Rodolfo FOGAR.

Nei documenti conservati dal palmarino Daniele Mura-


1111 i esiste UJil altro elenco di prigionieri catturati dalla banda
l .-;cista di Palmanova, parte dei quali furono poi trasferiti
tlll' carceri di Udine:
CIANI Napoleone, PASTORE Cosimo, TONELLO Natale,
l'< )NELLO Augusto, BIASOTTO Enrico, MATTIUS Benedet-
111, DOLCETI Amadio, COLORLOCHIO Giunio, IACUMIN Sal-
,,tlore, J>AHOR Antonio, 1DAL MOLIN Luigi, BERTOGNA
l.ttigi, BERNARDINIS Giovanni, CHIUSI Enrico, GOR-
. C'rTEK Maria, PONTE Giovanni, IAMNIK Marcello, DE CA-
TRO Nerino, PALASCOVICH Giorgio, NADALIN Romolo,
NJGRIS Mario, PERUSSIN Ottavio, BOSCO Vittorio, DE
l ORTI Ezio, ANTONELLI Giacomo, DEL BIANCO Antonio,
IIEL BIANCO Giovanni, VBN'DURINI Beppino, PANSARINI
ì rgilio, LUOCHINI Giuseppe, BRUSA Carlo, .P ODESTA' Gio
l lo~tta, DEL COL Antonio, OOMIS'SO Bruno, COMISSO Gio-
l.lllni, COMAR Adelchi, MODA Romina, ·F BNO Vania, FAN-
l'IN •Luigia, GIORGI Angela, CARMINATI Rodolfo, BLESER
Natale, DELLA CORTE Gaetano, DORIGO Liana, D'ANDREA
l.11igi, PALOR<COVICH Giorgio, PONTE Luigi, PITTIS Erco-
lt •, PARUSSIN Ottaviano, TEGHIL Gio Ba:tta, TEGHIL Fer-
llitndo, VERSOLATTO Isidoro, ZANOTTA Attilio.

99
APPENDICE

(a cura dell'Istituto Regionale


per la Storia del Movimento di Liberazione
nel Friuli-Venezia Giulia)
I
DOCUMENTI GIUDIZIARI

LA SENTENZA E LE DEPOSIZIONI

Anno 1946
SENTENZA N. 120
Reg. Gen . N. 76/46
Udienza del 5.10.1946
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
la Sezione Speciale eli Corte d'Assise di Udine, composta dai Sigg.:
ROTA dott. cav. co. Giuseppe Presidente
AMODlO dott. cav. Eduardo Consigliere
Garlatli Guido Giudice Popolare
Romeo Antonio ))

rac ini Luigi ))

Pierotti Cesare )) ))

Natali Nello )) ))

ha pronunciato la seguen te
SENTENZA
nella causa penale contro:

l ) RUGGIERO Ernesto fu Federico e di D'Alteria Consiglia nato il 20


luglio 1905 a Napoli, residente a Cervignano del Friuli.
Detenuto presente
2) ROTIGNI Giacomo fu Luigi e fu Rodari Elisabetta nato il 15 novem-
bre 1926 a Lovere (Bergamo) ivi residente.
Latitante

103
3) REBEZ Remigio fu Francesco e di Morassi Elisabetta nato il 19 apri-
le 1915 a Trieste, residente a Muggia, via Montalbano n. 14.
Dete11uto presente
4) MU ARETTO Alessandro di Giuseppe Antonio e di Missaglia Giusep-
pina nato a Sacile 1'8 ottobre 1919 ivi residente.
Detenuto presente
5) BIANCO Giovanni fu Giovanni e di Bcnasa Anna nato il 12 giugno
1920 in Busca (Cuneo).
Detenuto prese11te
6) CRAGNO Quinto fu Anselmo c di Cum Elisabetta, nato il 14 agosto
1919 a Basiliano, ivi residente.
Detenuto presente
7) TURRlN Giovanni fu Giu eppe c di Moret Verginia, nato il 3 marzo
1922 a Cordenons (Udine), ivi residente.
Detenuto prese11te

8) BILLA Alessandro fu Gaetano c di Trevisan Maria nato il 18 feb-


braio 1921 ad Aiello, domiciliato a S. Vito al Torre.
Detenuto presente
9) STOCCO Giovanni fu Pietro e fu Bragagnini Emma, nato il 22 apri-
le 1917 a Castions di Strada, ivi residente in via Roma, 87.
Detenuto prese11te

10) ROGAZZO Angelo di Michele e di Spaccamiglia Maria, nato 1'11 set-


tembre 1922 ad Aviano, residente a Bari, via Pascoli n. 28.
In libertà provvisoria, contumacia

IMPUTATI

I PRIMI NOVE
del delitto di cui all'art. 5 D.L.L. 27-7-1944 n. 519 in relazione all'art. Sl
c 58 C.P.M .G. per avere - in territorio dei mandamenti di Palmanova,
Udine, Codroipo, Latisana, Cervignano, Monfalcone e Gradisca dai primi
giorni del novembre 1944 fino ad un giorno imprecisato verso la metà
aprile 1945 quali militari di un reparto della guardia nazionale repub-
blicana e il Rebez quale addetto a tale reparto di stanza a Palmanova
in gruppi assai spesso superiori a dicci armati e quasi sempre superiori

104
o1 cinque, talora assieme a militari germanici della polizia SS c con i
t riminali di guerra tedeschi cap. Pakibusch e ten. Pagliazzotti, nonchè
m n il già condannato all'ergastolo Coccolo Giuseppe, con il defunto
t.· n. Cella Romolo ed altri non ancora sufficientemente identificati -
~ l re ttamente collaborato con il tedesco invasore favorendolo nei suoi
di segni militari e politici col combattere le formazioni partigiane ed
d movimento di resistenza anti-nazifascista, col perseguitare gli apparte-
II L' nli alle formazioni ed al movimento predetto in ogni maniera e cioè
m i privare della libertà centinaia e centinaia eli persone (art. 605 C.P.)
~o tto ponendo moltissime di esse tra cui Monai Giovanni, Contin Odilo,
Murcuzzi Volveno, Facca Pasquale, Castellarin Arrigo, Castellarin Sergio,
Ma rizza Armando, Blason Augusto, Giacornetti Libero, De Vit Alfredo,
ll rcossi Walter, Milocco Luigi, Fogagnolo Antonio, Bubero Sabino, Bo-
lld ti Ottone, Fabbro Duilio, Boccia Giuseppe, Pettenel Silvio, Zorzenon
IJgo, Ciclin Ferruccio, Zucco Mario, Dozzo Arrigo, Franzot Vitalino,
Cip riotti Renato, Tomadin Giacomo, Lorenzut Giuseppe, Blaserna Car-
lo, lugovaz Vinicio, Bonito Giovanni, Carrese Luciano, Girardi Guido,
Ca ppelletti ldilio, Budai Ciro, Volponi Mat·cello, Frausin Giuseppe, In-
!locenti Fulvio, Malabarba Costante, Cernig Angelo, Basso Matteo, Ber-
tossi Secondo, Feresin Dante, Toclero Silvio, Marizza Luigi, Bottò Et-
tore, Valeri Gentile, Malner Mario, Zorzenon Firmino, Possar Davide,
l'ossar Terenzio, Buiatti Natale, Zamparo Alfonso, Paron Cesare, Cicuto
l ~n nio , Battistella Sante, Battistella Onorio e Carbino Sebastiano a vio·
ll• nze inaudite e cagionando loro lesioni anche gravi (art . 583-582 C.P. -
'R5 C.P.) e persino la morte (come a Milocco Luigi, Fogagnolo Antonio,
Ma labarba Costante e Fumis Romano) - art. 575 e 577 n. 4 C.P. -
mediante torture raccapriccianti (art. 61 n. 4 C.P.) inferte con feroci
percosse date su ogni parte del corpo spesso sulle più sensibili, ser-
vendosi dei più svariati mezzi come bastoni, grossi pezzi eli legno, spran-
~ h e eli ferro, cinghie, guinzagli, nervi di bue, filo di ferro spinato,
scarpe chiodate, pugni ricoperti eli guanti ferrati, ecc.; con ustioni pro-
do tte da sigarette accese, tizzoni ardenti, polvere pirica, spari a bru-
l ia pelo con cartucce senza pallottola; con conficcamento eli aghi sotto
h.: unghie, con impiccagioni per le mani passate dietro il dorso protratte
lino a più ore; col buttare addosso alle vittime, fatte spogliare da
og ni indumento, secchi eli acqua gelida c di acqua molto calda; col
la re trangugiare alle stesse notevoli quantitativi di acqua o dense solu-
tioni eli sale e mescolanza di acqua salata, orina c olio; con lo strin-
l(l.!re loro con pinze i genitali ; col calpes tare con scarpe chiodate in
va rie parti del corpo e persino coll'asportare loro con morsi brani eli
l'Urne (padiglioni degli orecchi, naso, guancie, ecc.); cagionando median-
ll.! fucilazione, impiccagione o in a ltro modo la morte (art. 575 e 81 cap.

105
l
C.P.) a più di cinquanta persone tra le quali, oltre alle quattro già
nominate, a Moraitti Alessandro (impiccato da Rebez a Strassoldo 1'11
novembre 1944, al partigiano « Stalin » non meglio identificato (ucciso
da Munaretto in quel di Porpetto il 28 novembre 1944), a De Stefano
Ezio (ucciso a Torviscosa il 23 dicembre 1944), a Julitta Luigi (ucciso in
Trivignano il 4 gennaio 1945), a Bertossi Secondo (ucciso a Privano 1'11
febbraio 1945), a Franzot Dionisio ed a Dozzo Arrigo (uccisi a Joannis il
12 febbraio 1945), a Tonini William (ucciso a Castions di Strada il 12
febbraio 1945), a Moret Otello e D'Alvise Italo (uccisi a Palmanova il 15
febbraio 1945), a Fovato Aldo e Medeossi Umberto (uccisi in Aquileia il
15 febbraio 1945), a Cudin Giuseppe e ad un altro non identificato
(ucciso in Aquileia in un giorno non precisato del febbraio 1945), a
Valeri Gentile e Malner Mario (uccisi a Saciletto il 24 febbraio 1945),
a Rosin Antonio (ucciso a Campolongo il 7 marzo 1945), a Castellarin
Igino (ucciso a S. Stefano di Palmanova il 18 marzo 1945), a Cappelletti
Idilio, Federigo Antonio, Paravan Demo, De Santi Giorgio (uccisi a
Pradat di Cervignano il 22 marzo 1945), a Cernig Angelo (ucciso a Pal-
manova il 7 aprile 1945), a Bean Corrado, Innocenti Fulvio, Cipriotti Re-
nato, Bonetti Ottone, Taverna Archildo, Amato Giuseppe, Maran Ego,
Bonito Giovanni (uccisi a Ronchi di Terzo di Aquileia il 9 aprile 1945),
a Grattoni Guerrino, Nonino Rino e Maran Romeo (uccisi in Trivigna-
no il 27 dicembre 1944), Clocchiatti Ugo (ucciso da Stocco in Palazzolo
del Friuli il 7 gennaio 1945); depredando per rappresaglia ed anche a
scopo di lucro (e cioè impossessandosi per procurare a se stessi e al
reparto un ingiusto profitto, con violenze alle persone - art. 628 C.P.
- e con violentazione della tranquillità e della sicurezza delle popola-
zioni - art. 419 C.P. - di beni di ogni genere anche in quantitativi
notevoli come viveri, indumenti, biancheria, coperte, denaro, oggetti
preziosi, bestiame, foraggio, biciclette, ecc.) durante i rastrellamenti
od altre operazioni del genere, le abitazioni da loro visitate ed asportan-
do anche di dosso agli arrestati oggetti personali e tutto ciò in danno
di centinaia di persone tra cui: Bertolazzi Giacomo, Marangoni Nerino,
Ottaviano Graziano, Pasqualini Silvio, Birri Carlo, Barbieri Tarcisio,
Ferro Luigino, Del Mestre Valentino, Marcuzzi Volveno, tutti da Tri-
vignano; Ciarù Guido da Menarolo - Milocco Edoardo da Fauglis - Batti-
stella Sante e Garbino Giuseppe da Palmanova - Pampaluna, Palson Au-
gusto, Collesan Sergio, Castellarin Arrigo, De Vi t Alfredo, Giacometti Li-
bero da Gradisca, Cogoi Egidio da S. Giorgio di Nogaro, Tinon Elio,
Valussi Anita, Zanello Egidio, Olivo Erminia, Tonini Armando tutti da
Talmassons - Bradaschia Caterina da Cervignano - Bubero Sabino da
Scodavacca - Cargnello Albino da Porpetto - Todaro Silvio da Cervigna-
no - Berlasso Tarcisio da Pozzuolo - Presacco Celio da Rivignano, ecc.

106
ROGAZZO Angelo - in libertà provvisoria.
imputato del reato di collaborazione politica e di concorso con gli
imputati predetti nel reato stesso - art. 5 D.L.L. 27.7.1944 n. 159 -
58 C.P.M.G. 110 C.P. per avere, in territorio dei mandamenti di Pal-
manova, Cervignano e Codroipo nell'autunno 1944 e al principio dello
inverno 1945 come ufficiale della Landschutz di Cervignano, talvolta
in unione al reparto della G.N.R. di stanza a Palmanova, fatto opera di
persecuzione contro patrioti e persone ostili al nazifascismo e preso
parte a depredazioni (saccheggi e rapine) commesse in Talmassons -
Cervignano - Castions di Strada ed altrove in danno di Valussi Deanno
Anita, Zanello Egidio, Bradaschia Caterina, Tagon Alessandro ed altri.
In esito all'odierno pubblico dibattimento, sentiti il P.M. e la difesa,
nonchè gli imputati che per primi ed ultimi ebbero la parola, si os-
serva:
In fatto ed in diritto

Il primo novembre 1944 fu mandato a Palmanova un reparto della mili-


zia fascista, composto da una cinquantina di uomini, comandato dal ca-
pitano Ruggiero Ernesto per coadiuvare il capitano PAKIBUSCH nella
lotta antipartigiana. Il reparto stette a Palmanova, nella caserma Piave,
fino al 19 aprile 1945 e ad esso si aggregò il sergente Rebez Remigio della
Xo Mas il quale era stato lasciato dai suoi superiori nella stessa caserma
per combattere i partigiani. Durante tale periodo, innumerevoli e feroci
delitti furono commessi nel territorio dei mandamenti di Palmanova,
Udine, Codroipo, Latisana, Cervignano, Monfalcone e Gradisca dal re-
parto che meglio potrebbe denominarsi, come in seguito l'ha denomina-
to la popolazione della zona, << banda Ruggiero >>. Furono arrestate e
imprigionate circa 500 persone (interr. Ruggiero, fol. 71 vol. 3o) e molte
centinaia di esse furono percosse e seviziate perchè dessero le infor-
mazioni che gli aguzzini volevano sull'entità e dislocazione delle forze
partigiane e sulle loro armi.
I prigionieri erano alloggiati in celle distinte secondo il trattamento
che dovevano subire. Vi era la cella detta '' del Paradiso >> che era quel-
la destinata a coloro che dovevano essere giustiziali, vi era la cella della
tortura e così via di seguito fino ai cameroni dove il trattamento era
più umano. Le sevizie erano di vario tipo; la più comune, quella inflit-
ta a centinaia di prigionieri, era quella di legare i polsi della vittima,
quasi sempre nuda, anche nei mesi del rigido inverno friulano, con
una corda, dopo averle fatto mettere le mani dietro la schiena, e di
sospendere la vittima con la stessa corda ad un grosso gancio infisso
sul muro !asciandola lì per ore ed ore e spesso percuotendola mentre
trovavasi in tale posizione e lanciandole addosso secchi di acqua gelata,

107
alternata a volte con acqua calda e, ancora, costringendola a bere dense
soluzioni di sale (dep. dott. Zamparo a fol. 71 vol. Jo e ing. Buiatti a
fol. 84 vol. Jo). In seguito a tali sevizie morirono in pochi giorni nelle
stesse prigioni Malabarba Costante e Fumis Romano, nonostante la loro
robustezza fisica. Oltre duecento persone (teste Feresin Giuseppe co-
mandante della G.A.P. in vol. VII confermato a fol. 290 vol. 4° e in di-
battimento) furono sommariamente giustiziate (vedi anche certificati di
morte in vol. 6o e le fotografie dei cadaveri in vol. So). Le esecuzioni
venivano eseguite trasportando di notte con un automezzo in aperta
campagna le vittime designate, che venivano appositamente prelevate
dalle prigioni e sparando contro le stesse come selvaggina, dopo averle
fatte scendere dall'automezzo ed allontanare di alcuni passi spesso col
miraggio della libertà. I cadaveri quasi sempre venivano lasciati sulla
strada, come risulta dai numerosi rinvenimenti segnalati dai carabinieri
all'Autorità giudiziaria (vol. So, teste maresciallo Sala a fol. 176 vol. 4o)
ma non tutti sono stati rinvenuti. Alcuni, come quelli di Milocco Luigi e
Fogagnolo Antonio, furono sepolti nei bastioni della caserma, dove do-
vettero essere stati uccisi e rinvenuti alcuni mesi dopo la liberazione.
Infine, quando eseguivano le loro cosiddette azioni di polizia, i militi
del Ruggiero rapinavano tutto ciò che trovavano nelle case dei presunti
partigiani, come attestano numerosi testimoni. Tali e tanti furono i
delitti commessi dalla banda che il 19 aprile 1945 gli stessi tedeschi
- come h~ dichiarato il Ruggiero nel suo interrogatorio del 23 giugno
1945 all'ignaro funzionario della Questura di Napoli (F. 4, vol. Io)- arre-
starono il Ruggiero e la sua banda denunciandoli a un tribunale tede-
sco. Dopo la liberazione si è proceduto a carico dei maggiori respon-
sabili, o almeno di quelli che potettero essere identificati e dopo la
sommaria istruzione furono citati a giudizio davanti a questa Sezione
Speciale di Corte d'Assise per rispondere del reato in rubrica il ca-
pitano Ruggiero Ernesto, Rotigni Giacomo e il serg. Rebez Remigio,
Munaretto Alessandro e Stocco Giovanni, i militi Bianco Giovan-
ni, Cragno Quinto, Turrin Giovanni, Piccini, Bilia Alessandro
e Rogazzo Angelo. In dibattimento è stato stralciato il procedi-
mento contro Piccini per la sua mancata identificazione e si è proceduto
in contumacia del latitante tenente Rotigni e del Ragazzo in libertà
provvisoria. I fatti risultati a carico di ciascuno degli imputati possono
riassumersi come segue:

l) RUGGIERO - quale comandante del reparto che eseguiva le per·


quisizioni, gli arresti, le sevizie, le rapine e le esecuzioni sommarie
non poteva ignorare, nonostante egli abbia affermato in genere il con-
trario, i delitti commessi dalla sua banda, tanto più che egli alloggiava
nella caserma dove la maggior parte di essi, come le sevizie, venivano

108
commessi. Ma che non solo non li ignorava, ma vi abbia spesso parteci-
pato o li abbia- almeno nella grande maggioranza- ordinati, è risulta-
to anche dalle dichiarazioni fatte in fine di dibattimento dagli imputati
Stocco e Turrin, oltrechè da numemse testimonianze. Egli personal-
mente ordinò di torturare in sua presenza Battistella Sante, padre di
12 figli e del tutto estraneo al movimento partigiano, soltanto per sa-
pere dove si trovava un capo dei partigiani (fol. 48 vol. Jo e f. 138
vol. 4° e in verb. dib.). Ordinò che fosse inflitto il « trattamento spe-
cia le ••, e cioè che fossero sottoposti a torture, a Paron Cesare (f. 286,
vol. 4o), a Feresin Dante (f. 219, vol. 4o e in verb. dib.), a Marizza Luigi
(f. 224, vol. 4°) e a Blaserna Carlo (f. 152, vol. 4o) oltre a tanti altri che
sarebbe troppo lungo enumerare. Assistette di persona al le sevizie in-
flitte a Volponi Marcello (f. 190, vol. 4°) al quale, facendo roteare la pi-
stola che aveva in mano disse anche parole di minaccia. Il teste Fe-
resin Giuseppe narra nel suo memoriale (f. 2 retro, vol. 7o) che dai re-
gistri da lui sequestrati nella caserma Piave dopo la liberazione e de-
positati presso la polizia di Cervignano, risultava che il Ruggiero aveva
fatto arrestare 543 partigiani o presunti tali e di questi soltanto 312
erano ritornati alle loro case. Accanto al nome di ciascun arrestato vi
era un timbro in corsivo col nome di Ruggiero a cui seguiva la firma
dello stesso. Accanto a diversi nomi si notava una croce e in fondo
era scritto « morto in seguito a tentata fuga». Si trattava di giustiziati
ai quali, secondo quanto raccontò a l Feresin il milite Cragno dopo il
suo arresto, si sparava addosso dopo averli incoraggiati a fuggire quan-
do venivano fatti scendere dall'automezzo che li trasportava in cam-
pagna per l'esecuzione. Il teste Todero Silvio narra (fol. 222, vol. 4o)
che il Ruggiero ordinò che fosse seviziato e gli disse per intimorirlo che
sarebbe stato ucciso come il partigiano « Pedro » e cioè Va leri Genti le
che era stato pochi giorni prima, sommariamente giustiziato in aperta
campagna. Da numerosissime altre testimonianze risulta che il Rug-
giero era effettivamente il capo di una banda di torturatori e di assassi-
ni più che il comandante di un reparto militare. Del resto, i suoi
rapporti in atti (fol. 10, 91, 178, 179, 181, 183, 184 e 185, vol. Jo) sono al-
trettante confessioni dei misfatti da lui compiuti. Nel rapporto in data
17 marzo 1945 (f. 185) si legge che, catturato il partigiano Santi Giorgio
(che quattro giorni dopo fu sommariamente giustiziato nel solito modo)
costui « sottoposto a duro trattamento sul posto stesso, dopo due ore
circa, confessava ... ». Infine il Rebez nel suo memoriale (fol. 22, vol. Io)
narra che « le fucilazioni erano tutte ordinate tassativamente dal capi-
tano». Pertanto il Ruggiero deve rispondere, per avervi partecipato di
persona e per aver determinato i suoi dipendenti a commetterli, di
tutti i delitti commessi dalla sua banda.

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2) ROTIGNI - E' risultato da numerose testimonianze (testi Facca,
fol. 31, vol. Io - Castellarin, fol. 35 - Blason, fol. 55 - Milocco, fol. 66 - Ti-
non, fol. 90 - Cargnello, fol. 175 - maresciallo Sala, fol. 176 - Cudin,
fol. 232 - D'Agostini, fol. 275 - Budai, fol. 287 - Cicuto, fol. 293 ed altri),
oltrechè dalle dichiarazioni dei coimputati e specialmente da quelle fatte
da Stocco e da Turrin in fine di dibattimento, che il Rotigni era tra i
più feroci seviziatori della banda e partecipava personalmente alle ese·
cuzioni sommarie dei partigiani prigionieri prelevati dalle celle della
caserma e condotti a tal fine in campagna. Pertanto anche costui deve
rispondere dei reati commessi dalla banda.
3) REBEZ - Impossibile sarebbe citare le testimonianze a carico del
Rebez tanto sono numerose. Si può affermare, senza timore di esagera·
re, che in quasi tutte è menzionato il Rebez come il più feroce aguzzino
della banda, la belva della caserma Piave.
Del resto, il suo lungo memoriale (vol. Io, fol. 15 e 39), in cui il
Rebez espone minutamente l'attività da lui svolta dal 1943 al 1945, co·
stituisce, più che un'autodifesa, un elemento di prova a suo carico e
una esplicita confessione dei suoi misfatti.
Egli seviziò Fogagnolo Antonio e Milocco Luigi persino all'ospedale
civile di Palmanova, dove si trovavano degenti per ferite cagionate loro
dalla banda Ruggiero (testi Turco e D'Ambrosia) e li fece ritrasportare
nelle prigioni della caserma, nonostante le loro condizioni, per ucciderli
qualche giorno dopo sui bastioni della caserma. Risulta, tra l'altro, (teste
Feresin vol. 4o pag. 288), che egli partecipò direttamente all'impiccagio·
ne del maestro elementare Moraitti a Strassoldo per rappresaglia in
seguito all'uccisione del conte di Strassoldo della X Mas . Egli inferse
le sevizie a Malabarba e a Fumis che decedettero in cella in seguito
ad esse. Egli partecipò a quasi tutte le sommarie esecuzioni capitali
degli arrestati. Rapinava, seviziava, uccideva per il gusto di rapinare,
di seviziare, di uccidere. Rebez, come ha attestato il maresciallo dei
carabinieri Sala (fol. 178 retro, vol. 4o), era il boia della banda. Disu·
mano al punto di far dubitare delle sue facoltà mentali se non fosse
sempre, come è apparso in dibattimento, presente a se stesso, calmo,
logico nelle risposte, se pure beffardo nonostante l'immane cumulo del·
le accuse.
4) MUNARETTO - Il Munaretto, come hanno dichiarato i coimpu-
tati Stacco e Turrin in fine di dibattimento e come risulta dal rapporto
dei carabinieri in atti (fol. 87, vol. 1°), era il « fine poliziotto>> della
banda. Non si è potuto accertare se egli partecipasse o meno alle fu-
cilazioni dei prigionieri. Il teste Eolo (fol. 90, vol. 4o), ha affermato di
aver saputo dallo Stacco che vi partecipava e costui in un primo tem-
po lo ba ammesso e poi lo ba escluso.

110

-
Certo è che partecipò alle sevizie di Volponi Marcello (depos. in
clibatt.), di Todero Silvio (fol. 221, vol. 4<>), di Marizza Luigi (fol. 224,
vol. 4<>), di Corbino Sebastiano (depos. in dibattimento) e di tanti altri
Ira cui il dott. Zamparo (fol. 71, vol. Io). E' risultato anche che egli
u(;<.:ise, senza alcun motivo, sulla soglia della sua casa, il pensionato
lulita Luigi. Sebbene il teste Barbiero Valentino (fol. 126, vol. 4o),
.tbbia dichiarato di aver visto che lo Iulita fu ucciso da un tedesco,
dalle testimonianze della vedova e del figlio dello Iulita nonchè da quel-
la di Pasqualini Silvio (fol. 123, vol. 4o) risulta che il Munaretto, da
'olo o in concorso col tedesco, sparò contro lo Iulita, uccidendolo.

5) BIANCO - Il Bianco partecipò con altri ad arresti, perquisizioni,


1 apine e sevizie tra cui quelle inferte a Volponi, Novachig, Magri n e
l'odero, come risulta anche dalla testimonianza di Zanello Egidio in di-
battimento, dalle dichiarazioni dei testi Tinon, Novachig, Tonini, Volpo-
ni, Magrin, Feresin, Todero ed altri (vol. 4o, fol. 90, 91, 92, 191, 199, 219,
22, 255).
E' dubbio se egli partecipasse alle fucilazioni dei prigionieri. Il teste
Tinon Elio (fol. 90, vol. 4<> e in dibatt.), afferma di averlo saputo dallo
'itocco, ma costui lo esclude. Certo è che - come risulta dalla confes-
'ione resa in altro processo da Coccolo, condannato perciò all'ergasto-
lo c dalla testimonianza in dibattimento di Feresin Giuseppe (memoria-
l\- vol. 7°) - egli concorse con Coccolo ad uccidere barbaramente il
vl:cchio contadino Rosin Antonio solo perchè costui aveva prestato la
propria bicicletta al Feresin mentre fuggiva dopo essersi sottratto alla
lUstodia dei militi.

6) CRAGNO - Anche il Cragno partecipò, oltrechè ad arresti perqui-


,jzioni e conseguenti rapine, a sevizie in danno di molti prigionieri tra
I'Lli Zamparo, Feresin Dante (fol. 219, vol. 4o), Magrin Giovanni (fol. 199,
vol. 4<>) come risulta dalla dichiarazione dei predetti e dei testi Milocco,
Fcresin Giuseppe e Bevilacqua (vol. 4<>, fol. 2:7, 66, 259 e verb. dibatt.).
E' dubbio se anche egli partecipò alle sommarie fucilazioni dei pri-
ltionieri.

7) Il TURRIN, che era il carceriere delle prigioni della caserma Pia-


ve, era anche fra i feroci seviziatori. Tra gli altri, furono da lui sevi-
tiati l'ing. Buiatti (fol. 84, vol. I<>), Todero Silvio (fol. 222, vol. 4<>), Ma-
rizza Luigi, Feresin Dante, Cernig Angelo, che dopo qualche giorno fu
iustiziato nella stessa caserma (deposizioni testimeniali di Facca, Ca-
stellarin, De Vit, Iugovaz, Frausin, Magrin, Belluzzo, Camilotto in vol.
4<>, fol. 32, 35, 37, 155, 1%, 199, 303 e verbale di dibatt.).
E' dubbio se egli partecipava alle fucilazioni dei prigionieri.

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8) BILLA- Il Bilia colpì qualche volta lo Zamparo mentre trovavasi
nella cella della tortut-a della caserma Piave (fol. 71 , vol. Io) ed eseguì
arresti c perquisizioni, ma non è ,- ;~ultnto che abbia pat-lecipato a
sevtzie e alle fucilazioni sommarie dci prigionieri nè che sia stato in-
dotto da motivi di lucro a collaborare con i tedeschi.

9) STOCCO- Non risulta che lo Stocco, pur essendo stato un colla-


boratore alle dipendenze del Ruggiero, abbia commesso sevizie ed
omicidi ad eccezione di quello in persona di Clocchiatti Aldo, per il
quale pct-ò sussistono molti dubbi perchè il riconoscimento del milite
in borghese che sparò contro il Clocchiatti è molto vago e non poteva
essere diversamente date le drammatiche circostanze in cui il fatto si
svolse, con fulminea rapidità e la poca luce - albeggiava appena -
c non consentiva di discernere i connotati delle persone.

10) ROGAZZO - Nulla è risultato a suo carico se non collaborazio-


nismo generico (testi Br adaschia, Beccia, Valussi, in vol. 4o, fol. 9, 14,
22}. Si osserva in clidtto che i fatti accertati a carico dei maggiori re-
sponsabili e cioè degli imputati Ruggiero, Rotigni e Rebez, nonchè di
Munaretto, Bianco, Cragno e Turrin, concretano in primo luogo gli
estremi obiettivi e soggettivi del reato di collaborazione militare di cui
all'art. 51 C.P.M.G. e non soltanto di collaborazione politica, come è
stato erroneamente sostenuto dalla difesa e dallo stesso P.M. nella sua
requisitoria.

Infatti, quale poteva essere lo scopo dei continui rastrellamenti di


partigiani e di altre persone politicamente sospette, delle sevizie e tor-
ture inflitte ai catturati con inaudita ferocia e delle sommarie fucila-
zioni, se non quello di indebolire e soffocare, se possibile, il movimento
di resistenza opposta al tedesco invasore e ai suoi alleati fascisti?
Assumono gli imputati che la loro azione non era diretta contro i
veri partigiani ma contro delinquenti comuni che infestavano le zone
di Palmanova, Cervignano e Aquileia rubando, rapinando e uccidendo.
Ma, a parte che tale compito è riservato alla polizia giudiziaria ed esso
non era quindi di competenza dei nazifascisti o delle bande o brigate
nere, nè comunque costoro avevano il diritto di infierire contro i cattu-
rati - fossero pure delinquenti o « banditi '' (chiamati così dal Rug-
giero nei suoi rapporti militari) - e tanto meno di sopprimerli, la loro
presuntuosa affermazione è smentita comunque dal fatto che gli inter-
rogatori a cui le vittime venivano sottoposte con inumana e raffinata
crudeltà, erano diretti al fine di costringerli a svelare i segreti del mo-
vimento partigiano denunciando nomi di capi e di altri combattenti,
depositi di armi e via dicendo.

112

L
Del resto, tra i catturati, seviziati e ucc1s1, vi erano uomini di
ogni ce to c condizione, sui quali non poteva gravare il sospetto di es-
sere dediti al brigantaggio o alla malavita in genere.
Giova ancora rammentare che si era alla fine del 1944 e al principio
del 1945, quando cioè i tedeschi ed i loro alleati fascisti stavano per-
dendo continuamente terreno ed erano in continua ritirata. La zona in
cui operava la banda Ruggiero era divenuta per conseguenza una dei
punti nevralgici delle retrovie di grande importanza strategica ed era
esposta a pericoli di accerchiélill1enti, data la vicinanza del mare. Urgeva
pertanto sgomberare la zona dall'elemento partigiano eliminando un
grave pericolo per l'esercito tedesco e la milizia repubblicana. Così si
~piega la ragione dell'accanimento con il quale da parte del Ruggiero
c conso rti veniva condotta la lotta contro il movimento di resistenza
c s i può anche comprendere la ragione per cui il Rebez, sergente della
X• Mas, fu inviato a Palmanova mentre la X• Mas era di stanza a
Como.
Dunque trattasi, nella specie, di collaborazione militare per eccel·
lenza e non già di mero favoreggiamento elci disegni politici del ne-
mico sul territorio da esso occupato o invaso, ipotesi questa prevista
da ll'art. 50 C.P.M.G., la quale - come figura minore del reato di col-
laborazione - è assorbita comunque da quello più grave di collaborazio-
ne bellica. Assumono inoltre gli imputati che essi ag ivano per ordine
dell'ufficiale tedesco Pakibusch e non di loro iniziativa . Neppure questa
a ffermazione trova conferma nelle risultanze dell'istruttoria e del di-
bat timento. E' provato invece - per le numerose testimonianze escusse
in merito- che nella caserma Piave di Palmanova imperava il Ruggiero
assistito dai suoi gregari e dal Rebez che, quale serg. della X• Mas -
pur collaborando strettamente col reparto del Ruggiero - era però
gerarchicamente indipendente (dipendeva cioè da « se stesso», come
ebbe a rispondere ad analoga domanda del P.M. al dibattimento).
Il Pakibusch invece assisteva raram ente agli interrogatori degli
arres tati. Fu notata la sua presenza in occasione di qualche rastrella-
mento ed arresto ma non risulta che fosse presente alle sevizie a cui
venivano sottoposte le vittime per opera del Ruggiero e dei suoi uomini
c alle fucilazioni o che desse ordini in proposito.
Non sussiste pertanto la discriminante della coercizione, ciò che
vale non solo per il Ruggiero, p e r il Rotigni c il Rebez, ma anche per
il Munaretto e gli altri coimputati Bian co, Cragno e Turrin , in quanto
anch'essi agirono sovente di loro iniziativa seviziando le vittime co n
brutale malvagità allo stesso fine delittuoso in cui s i ravvisa appunto la
volontarietà dell'azione criminosa.

113


Ai rastrellamenti ed arresti, seguirono normalmente le sevizie,
torture ed uccisioni.
Queste vanno considerate come reati a sè stanti, che concorrono
materialmente col reato di collaborazione militare. Infatti, malgrado lo
strettissimo nesso fra il primo ed i secondi questi non sono necessa·
riamente un elemento costitutivo, nè sono una circostanza aggravante
del primo. Sussiste pertanto un concorso materiale di reati, di cui de-
vono rispondere gli imputati nella misura di cui ciascuno di essi è
concorso a commetterli.
Nel capo d'imputazione sono stati contestati agli imputati Rug·
giero, Rebez, Rotigni, Munaretto, Bianco, Cragno e Turrin, oltre alla
collaborazione col nemico: il reato di cui all'art. 60S cod. pen ., per ave·
re privato della libertà personale centinaia di persone; il reato di cui
all'art. 582 e 595 stesso co. per avere sottoposto gli arrestati a vio-
lenze inaudite e cagionando loro lesioni anche gravi ; quello di cui agli
art. 575 e 577 n . 4 e 61 n. 4 C.P. per avere, mediante torture raccapric-
cianti causato la morte a Milocco, Fogagnolo, Malabarba e Fumis; indi
il reato continuato di cui all'art. 575 e 81 C.P. per avere cagionato me-
diante fucilazione, impiccagione o in altro modo la morte di più di 50
persone, oltre alle quattro già nominate.
Il reato di cui all'art. 605 C.P. può ritenersi compreso e assorbito
nel reato di collaborazione bellica. Poichè tutti i predetti facevano par-
te della banda, essi coscientemente e volontariamente concorsero in
varia guisa alla consumazione del reato di cui agli articoli 582 e 585
C.P. con l'aggravante dell'art. 61 n. 4 stesso Codice, avendo cagionato
ai colpiti lesioni anche gravi, di cui molti portano tuttora i segni nei
polsi, dovuti alla legatura con corda delle mani dietro la schiena e su
altre parti del corpo, constatati dalla Corte all'atto dell'escussione degli
offesi. Di omicidio aggravato in persona del Malabarba e del Fumis,
deve invece rispondere soltanto il Ruggiero, il quale non poteva igno-
rare il trattamento usato dai suoi gregari alle due vittime e ne sarebbe
penalmente responsabile anche se lo avesse soltanto tollerato e non
impedito, nonchè il Rebez ed il Rotigni che ne furono gli esecutori ma-
teriali.
Il fine di uccidere appare evidente per la ferocia con la quale i
delinquenti si accanirono contro i predetti. Non lè provato che siano
stati uccisi nello stesso modo e con gli stessi mezzi il Milocco e il
Fogagnolo. Risulta, per contro, che essi - dopo essere stati picchiati e
seviziati - subirono la sorte riservata agli altri cinquanta, che cioè fu-
rono fucilati.
Come è stato già osservato, dalle sommarie fucilazioni che rive-
stono gli estremi dell'omicidio - considerato però dalla Corte non qua-

114
le reato continuato ma quale reato plurimo - devono rispondere il
Ruggiero, quale capobanda, nonchè il Rebez quale esecutore materiale
della maggior parte delle fucilazioni o impiccagioni, eseguite col con-
corso del Rotigni e di altre persone già punite o rimaste sconosciute,
come risulta dalle dichiarazioni dei coimputati Bianco e Turrin e dei
testi Petenel (uccisione Zorzenon), Bonettig (uccisione di Bonetti Ot-
tone), Feresin (uccisione del maestro Moraitti, di Cudin, Valeri e Zor-
zenon), Pozzar (uccisione di Cipriotti), Galet (uccisione di Cernig).
Non è punibile l'uccisione del partigiano « Stalin , attribuita al Mu-
naretto, in quanto tale evento si è verificato durante un conflitto ar-
mato in cui lo « Stalin , fu il primo a sparare e dopo di lui il Munaretto
che lo colpì mortalmente. Costui invece deve rispondere dell'uccisione
dello Iulita, come già detto, ed il Bianco, a sua volta, dell'uccisione
del vecchio Rosin.
E' stato già osservato che la prova della partecipazione degli im-
putati Cragno, Turrin, Bilia e Stocco alle sommarie fucilazioni non è
stata raggiunta.
Nè risulta provato che il Bilia e lo Stocco abbiano inflitto ai cattu·
rati maltrattamenti o sevizie. Per cui, nella attività criminosa del Bilia
e dello Stocco non ricorrono gli e6tremi obiettivi e soggettivi della
forma più grave del reato di collaborazione, ma bensì di quello meno
grave e cidè: favoreggiamento dei disegni politici del nemico, previsto
dall'art. 59 C.P.M.G., per il quale è concessa amnistia in virtù dell'art.
3 D.P. 22 giugno 1946 n. 4, dato anche che costoro non hanno commesso
altri delitti quali fatti di strage o saccheggi.
Dell'amnistia deve beneficiare pure il Rogazzo colpevole di semplice
collaborazionismo politico.
Infine va affermata la responsabilità degli imputati Ruggiero, Ro-
tigni, Rebez, Munaretto, Bianco, Cragno e Turrin in ordine alle rapine
ascritte ai medesimi nell'ultima parte del capo d'imputazione, com-
messe in occasione dei rastrellamenti ed arresti operati dalla banda
nelle diverse località, come ne fanno prova le risultanze processuali. In
tali fatti però non si possono ravvisare gli elementi costitutivi del reato
di saccheggio di cui all'art. 419 C.P. contestato nel capo d'imputazione,
ma soltanto gli estremi del reato di rapina aggravata a sensi dell'art.
628 ultimo capo del C.P. trattandosi di azioni isolate ed occasionali,
commesse dai giudicabili facendo uso di violenze, minacce con armi;
mentre il saccheggio presuppone una pluralità e contemporaneità di
atti criminosi contro la proprietà, tali da mettere in pericolo la tran-
quillità delle popolazioni e l'ordine pubblico.

115
Data l'intensità del dolo dimostrata dal Ruggiero, dal Rebez e dal
Rotigni e in considerazione degli atti di brutalità e crudeltà da essi com-
piuti a danno delle loro vittime, del cinismo ributtante e dell'assoluta
mancanza di sensibilità morale e di pentimento manifestati dai primi
due anche durante il processo, la Corte non ritiene di concedere ai pre-
detti le attenuanti generiche di cui all'art. 62 bis C.P . Si possono invece
concedere tali attenuanti agli altri quattro imputati, sia perchè costoro
si dimostrarono molto meno perversi e crudeli, sia perchè agirono co-
munque sotto l'influenza dei primi, dato anche il rapporto di subordina-
zione in cui essi si trovavano rispetto ai medesimi. Per il reato di cui
all'art. 5 D.L.L. 27.7.1944 n. 159 in relazione all'art. 51 C.P.M.G. va appli-
cata la pena di morte mediante fucilazione stabilita della legge militare.
La condanna alla pena capitale va pronunciata, pertanto, nei con·
fronti degli imputati Ruggiero, Rotigni e Rebez.
Ricorrendo a favore degli altri giudicabili le attenuanti generiche
di cui all'art. 62 bis C.P., la Corte, in base all'art. 65 n. l C.P., ritiene
di irrogare le seguenti pene, commisurate secondo il grado di respon-
sabilità dei colpevoli e precisamente al Munaretto anni 30 di reclusione,
al Bianco anni 27 e al Cragno e al Turrin anni 24 di reclusione ciascu-
no, oltre alla loro condanna in solido al pagamento delle spese proces-
suali come per legge.
Le pene detentive come sopra inflitte sono ridotte di un terzo per
effetto del condono stabilito dall'art. 9 D.P. 22 giugno 1944 e quindi per
il Munaretto ad anni 20, per il Bianco anni 18 e per gli ultimi due ad
anni 16 ciascuno.
Poichè la pena capitale assorbe necessariamente le pene detentive
per i reati concorrenti, la Corte si ritiene dispensata dall'obbligo di de-
terminare le pene che dovrebbero infliggersi ai colpevoli per gli altri
reati, la maggior parte dei quali comporterebbe comunque l'ergastolo.
I beni dei condannati sono soggetti a confisca in virtù dell'art. 9 D.L.L.
27.7.1944 n . 159.
La sentenza di morte va pubblicata a norma dell'art. 36 C.P.

P. Q. M.

Visti gli art. 483 e 488 C.P.P.

dichiara

RUGGIERO Ernesto, ROTIGNI Giacomo e REBEZ Remigio colpevoli


del reato di cui all'art. 5 D.L.L. 27.7.1944 n. 15 in relazione all'art. 51
C.P.M.G. nonchè di più reati eli cui all'art. 582 con le aggravanti di cu i

116
agli art. 61 n. 4 e 585 C.P., 575 con l'aggravante di cui all'art. 577 n. 4
C.P. e 628 C.P.
MUNARETTO Alessandm, colpevole del reato di cui all'art. 5 D.L.L.
27.7.1944 n. 159 in relazione all'art. 51 C.P.M.G. nonchè di più reati di cui
all 'art. 582 C.P. con l'aggravante di cui agli articoli 61 n. 4 e 585 C.P.
nonchè ancora del reato di cui all'art. 575 in persona di Iulita Luigi
c 628 C.P.
BIANCO Giovanni, colpevole del reato eli cui all'art. 5 D.L.L. 27.7.1944
n. 159 in relazione all'art. 51 C.P.M.G. nonchè di più reati di cui al·
l'art. 582 C.P. con l'aggravante eli cui agli art . 61 n. 4 e 585 C.P. nonchè,
ancora, del reato di cui all'art. 575 C.P. per concorso dell'omicidio in
persona di Rosin Giuseppe e 628 C.P.

CRAGNO Quinto e TURRIN Giovanni del reato di cui all'art. 5 D.L.L.


27.7.1944 n. 159 in relazione all'art. C.P .M.G. nonchè di piit reati di cui
all'art. 582 C.P. con le aggravanti di cui all'art. 61 rubrica e con le
at tenuanti generiche a favore del Munaretto, Bianco,Cragno e Turrin,

condanna Ruggiero, Rotigni e Rebez alla pena di morte mediante fuci-


lazione, Munaretto alla pena di 30 anni di reclusione, Bianco alla pena
di anni 27 di reclusione, Cragno e Turrin alla pena eli 24 anni di reclu·
sione ciascuno ridotte - ai sensi dell'art. 9 D.P. 22.6.1946 n. 4 - acl
anni 20 per il Munaretto, ad anni 18 per il Bianco e ad anni 16 per il
Cragno ed il Turrin.
Visto l'art. 9 D.L.L. 27.7.1944 n. 159

o r d n a

la confisca a favore dello Stato dci beni dei condannati suddetti e


condanna Munarctto, Bianco, Cragno e Turrin in solido al pagamento
delle spese processuali.
Nei confronti dei condannati alla pena capitale ordina l'affissione della
sentenza - nei modi di legge - e la pubblicazione per estratto per una
sola volta sui giornali " La Libertà >>, " Il Gazzettino , e il " Messaggero
Veneto"·
Visto l'art. 479 C.P. e 3 D.P. 22.6.1946 n. 4

dichiara

non doversi procedere contro il Bilia Alessandro, Stacco Giovanni e Ro·


gazzo Angelo per il reato di cui all'art. 5 D.L.L. 27.7.1944 n. 159 in relazio-

117
ne all'art. 58 C.P .M.G. così modificata la rubrica, perchè estinto per
amnistia e ordina la scarcerazione degli stessi se non detenuti per altra
causa.
Udine, 5 ottobre 1946
IL PRESIDENTE IL CANCELLIERE
{f.to: Rota) (f.to: G. Ledda)
Depositata in Cancelleria il 17 ottobre 1946
IL CANCELLIERE
(f.to: G. Ledda)
Copia conforme all'originale per uso di ufficio
Udine, 29 ottobre 1946

TESTIMONIANZE E INTERROGATORI ALLEGATI AL FASCICOLO


PENALE

RUGGIERO Ernesto (imputato) - Deposizione del 25.6.1945


« ... nel luglio '43 venni precettato dalla 138• Legione e col grado di
capomanipolo destinato col Btg. al campo di Arfaia (Benevento) dove
rimasi fino al 10 settembre allorchè sopraggiunsero i tedeschi per in-
corporarci; su invito del comandante lasciammo il Btg. e in abito ci-
vile ci avviammo alle nostre abitazioni.
Raggiunsi Calalzo (Belluno) il 14 settembre ed essendoci l'appello
da parte della repubblica sociale per l'arruolamento in massa, mi pre-
sentai alla 63.a legione G.N.R. a Udine arruolandomi col grado di ca-
pomanipolo.
Nel novembre fui addetto alla costituzione del presidio della Guar-
dia Repubblicana a S. Giorgio di Nogaro, venendo indi trasferito a lla
compagnia di Pordenone, al reggimento di Udine poi a Trieste dove ri-
masi fino al maggio dell'anno successivo. Nel mese di maggio fui tra-
sferito sul confine jugoslavo per compiti di presidio e arginamento
alle azioni degli slavi di Tito, nelle cui formazioni operavano alcuni ele·
menti partigiani italiani.
In dette località presi parte a svariate azioni di fuoco, tanto che
il reggimento subì forti perdite, e vi rimasi sino all'ottobre successivo.
Quivi saltuariamente e poche volte fui comandato in operazioni di
rastrellamento eseguite unitamente alle SS germaniche ed altri reparti
tedesch~ che si occupavano di operazioni miste di guerra e di compiti

118
di polizia. Nell'ottobre, col resto del t>attaglione, rientrai a Udine e il
primo novembre dal comando del reggimento venne ordinato di metter-
cni con 40 uomini a disposizione di un capitano delle SS, PAKIBUSCH, a
Palmanova. In detto paese coadiuvai il predetto ufficiale nelle azioni
di ras trellamento e cattura dei partigi<~ni che si eseguivano nella zona
di giurisdizione molto ampia.
Il mio compito specifico consisteva nel circondare le zone da ra·
\[rc llare che bloccavo con pattuglie d.i militi, mentre le operazioni di
1 a llura venivano materialmente eseguHe dal nucleo SS. In dette ope-
' .tzioni si ebbero diversi scontri con i partigiani con perdite da ambo
il• parti. Io con i miei uomini avevo inoltre la consegna della Caserma
1 hc fungeva anche da carcere ed alla :SOrveglianza ed amministrazione
dt•gli arrestati, provvedevo io con i m~liti. Dei relativi interrogatori e
procedure se ne interessava l'ufficiale: tedesco con i suoi collabora-
lclli, fra i quali ricordo un tale REBE:t. sergente della X Mas.
Ho assistito a diversi interrogatori, nè si sono avuti in mia presen-
" sevizie o torture, semplicemente d(Cile legnate alle quali rimanevo
dl'l tutto estraneo, non rientrando nei I(liei compiti.
Devo specificare che non è vero che subii un processo da parte dei
lc·dcschi per sevizie inflitte ai partigiaJ{li, ma fui soltanto oggetto d'in·
'hicsta nella quale potei dimostrare dli essere del tutto estraneo alle
wocedure condotte contro i pat·tigiani catturati.
Rimasi a Palmanova al servizio deJIIe SS fino al 19 aprile '45 e di
Il mi recai, per l'inchiesta su riferita, ;a Udine, dove il 27 del mese ri-
' 1 ossi lo stipendio dal comando e - visita la situazione - in abiti civili
nli allontanai per rientrare in questa ,città ..
A d.r. (a domanda risponde): « Ne~o di aver preso parte o inflitto
lurture ai partigiani catturati che eranco di nazionalità slava e italiana,
c111i affermo che, in mia presenza, nom si sono verificate azioni del
.-nere.
Come già detto, la mia attività di c•ollaborazionista si esplicava nel-
J'l'ffettuare con le SS le operazioni che portavano alla cattura dei par-
ill!iani, che erano tutti comunisti.
A d.r.: « Non mi sono macchiato dli alcuna nefandezza e le denun·
',,. a mio carico sono da attribuirsi al fatto che la milizia era odiata,
1,1cchè le popolazioni del posto erano qlUasi tutte delle formazioni par-
lll•iane ».

l EUEZ Remigio (imputato)- Deposiziorne rilasciata in data 21.5.1945


« ... Un giorno, mentre attraversav<O la piazza di Palmanova, due
n1iliti delle SS di BORSATTI mi invit<arono a seguirli perchè il capi-
1.1110 PAKIBUSCH mi doveva parlare .. Venni accompagnato nel suo

119
ufficio ed egli mi disse: « Questo sarà il vostro ufficio (eli voi italiani),
il vostro lavoro consisterà nell'interrogare i partigiani ».
Eravamo circa alla fine eli novembre e, come stabilito dal capitano,
alle nove precise mi presentai in ufficio.
Per primo, sarebbe stato interrogato il Tonelli. Io, in precedenza,
avevo già ricevuto ordini in rmerito agli interrogatori c consigli su co-
me mi dovevo comportare. Non ricordo bene se picchiai il Tonelli, ma
posso assicurare di non averlo « appeso», Poi fu la volta del Medeos-
si: per questo interrogatorio impiegai circa tre ore, senza però permet-
termi eli toccare l'arrestato.
In seguito, venne interrogata una signora che poi seppi che real-
mente faceva da staffetta e portava da mangiare al marito; mi spiacc
non ricordarne il nome, ma vi assicuro che nulla di male le è stato
fatto.
Indi mi venne condotto il Tigre, lui dice che l'ho picchiato; non
nego, se così afferma, vuoi dire che sarà vero. Il Raspi, che era stato
presente, ve lo potrà dire .
Nel frattempo, ne avrò <<i mpiccati •• dico al massimo cinque, ammet-
tiamo sei, ma voi dovete convenire che tale compito non era mio e se
qualcuno asserisce che io ordinavo le esecuzioni, posso dire che, durante
gli interrogatori, lasciavo la cella per recarmi dal capitano per dare spie-
gazioni in merito e lui decideva sulla sorte dei prigionieri. Molte volte
dovevamo ucciderli, anche se - a nostro parere - erano innocenti.
E' da notare che del mio ufficio faceva parte pure il ten. Rotigni.
Quando si chiamava uno per interrogarlo, prima si cercava d~ con-
vincerlo a parlare, se poi non parlava, gli si facevano presenti le tor-
ture cui poteva andare incontro. Se invece questi si decideva a par·
!are, nessuno di noi gli avrebbe fatto nulla di male.
Asserisco che parecchie volte ripresi il ten . Rotigni per troppa mal-
vagità verso i partigiani, questi mi imponeva il silenzio rispondendomi
che fino a prova contraria in ufficio comandava lui pcrchè tenente.
Riguardo alle fucilazioni erano tutte ordinate tassativamente dal ca-
pitano, La prima avvenne a Privano e le altre avvennero tra Gonars e
Morsano, in tutto ne furono eseguite sei. Poi ci fu la fucilazione eli
<< Pedro ,, e di un altro, fu cilato nei pressi di Saciletto (eravamo in IO) ;
poi, a Chiopris, fu la volta di << Leo ,, e << Raffaele •, anche a questa
esecuzione presi parte pure io (eravamo in 12); chi comandava era un
maresciallo tedesco.
Indi, fu la volta di altri due, vicino a Scodavacca, che sarebbero:
il primo Ugo e l'altro - quello dall'occhio di vetro - Giordano. Assie·
me a loro avrebbe dovuto essere ucciso pure <<Orso,, ma a me fece
compassione perchè troppo giovane c in caserma - come scusa -

120
dissi al capitano che il ragazzo ci era utile, in quanto, per mezzo di
lui si doveva andare a prelevare un altro elemento molto importante.
Fui presente pure alla fucilazione di quattro persone davanti alla casa
del Padovan, io però mi fermai con il ten. tedesco in una casetta poco
distante da Cervignano.
Dimenticavo ancora tre fucilazioni che io però non ho preso parte.
A Latisanotta venne fucilato « Diabolo » ed un altro che non ricordo .
Ad Aquileia vennero ammazzate due persone dal ten. Rotigni, per rap·
presaglia, in quanto la stessa notte fu ucciso il ten. Cella. Poi, a Mer-
lana e Trivignano ci furono tre uccisioni, delle quali una compiuta dal
De Puppo contro uno che tentava la fuga saltando dalla finestra. Poi
vennero uccise altre due persone- a Menarola, non a Merlana - dal
ten. Cella e dal Rotigni ed a sparare è stato pure il cap. Pakibusch.
Tutti questi che venivano ammazzati per le strade erano per atti di rap-
presaglia in quanto a Privano furono ammazzati uno o due tedeschi, tra
Gonars e Morsano altri due, a Chiopris un agente della Landschutz di
Palmanova e a Scodavacca altri due tedeschi.
Il tenente Rotigni, assieme a qualcun altro, ha ammazzato lo Jano-
sich ed un'altra persona di Fauglis di cui non ricordo il nome. Vi
faccio presente che, proprio a riguardo di quest'ultima, alle 2 (due) not·
te, io, il Rotigni c il Cella, andammo a prelevare all'ospedale di Pal-
manova - dove era ricoverata - perchè sapevamo che era a cono-
scenza di molte cose e noi - la mattina seguente- dovevamo partire
per Fauglis.
Io, visto il suo mutismo, feci minaccie senza però farci del male.
Rotigni, perduta la pazienza, fece portar fuori dalla camera l'ammalato
c nel corridoio, Rotigni da una pare e Cella dall'altra cominciarono pri-
ma a pugni e poi con il calcio della pistola.
Dopo alcun tempo venne ricoverato all'ospedale un altro giovane
di Rivignano che a sua volta scappava e, per non perdere tempo, il
capitano Rotigni fece portare i suddetti due uomini in caserma, dove
li fece ammazzare.
Non ci furono altri morti, a ll'infuori del padre eli quel ragazzo di
Trivignano, della cui morte io ne eb bi notizia appena qui in prigione.
So che alle suddette az ioni parteciparono solamente il Bianco ed il
Munaretlo assieme ai militi tedeschi di stanza in tali località. Non so
precisare dove sia stato seppellito Fumis. Non so se sia morto perchè
« impiccato •• e poi bagnato oppure perchè fosse stato avvelenato, come
dite voi.
Dimenticavo eli precisare l'affare del conte di Strassoldo. Il mae·
s tra Moraitti Alessandro era ricercato dal nostro Comando per l'ucci-
sione di due militi (il figlio Giorgio Strassoldo e un suo commilitone

121
Sperapane Luigi), avvenuta nella vilia del Conte, nella notte del 5 no-
vembre 1944. Dopo l'interrogatorio venne formato un Tribunale compo-
sto da: col. Buttazzoni N in o, cap. Ugo Franchi, ten. Bertozzi ed altri 6
ufficiali. Dopo mezz'ora il maestro venne condannato a morte mediante
impiccagione, per tradimento. lo ero certo che avessero agito così per
fargli prendere paura ...
Ed ora, cari signori, vi racconto il mio pitl grande delitto, quando
pt-eso << Mirko », aveva in tasca uno scritto con il quale si doveva pre-
sentare a Udine da un medico« Quidam »per una visita. Domandato chi
era questo medico, disse che non lo conosceva, però, dopo qualche
giorno il « Mirko » stesso disse che nella frazione di Zellina aveva ap-
puntamento con un commissario che poteva sapere chi era il dottor
« Quidam >>.
Così, il giorno dell'appuntamento, ci recammo dal commissario, il
quale ci disse che il << Quidam >> era il prof. Pieri. Rimasi di stucco,
perchè non lo avrei mai pensato. Anzi, quando me ne andai, assieme
ad un maresciallo tedesco, ero pienamente convinto che fosse una
<< gaffe>>, invece era tutto il contrario. Giunti dal prof. Pieri, io spiegai
che mi dovevo far visitare e che io ero quello di cui comprovava il
nome sul foglietto. Il professore mi voleva immediatamente visitare,
allora presi una scusa che un ferito l'avevamo fuori dell'ospedale, in
una macchina, dissi che nottetempo è stato ferito dai federati, questo
si apprestava ad uscire con la sua macchina, così disse che nel passare
quarderà il ferito. Da quel momento io abbandonai il professore, per·
chè ad arrestarlo ci pensò il maresciallo tedesco ... Ripeto che io ero
pienamente convinto che il prof. Pieri non avesse nulla a che fare con
il dott. << Quidam >>.
Riguardo la cattura di << Tribuna>>, io presi parte (a Bicinicco ore
20,30). Coloro che entrarono in casa erano il ten. Cella, il ten. Pagliazzot-
ti, il serg. magg. Zanchetta e il serg. Vetere. Il mio incarico era di ap-
partarmi dietro la casa con quattro uomini, in caso di una tentata
fuga. Quando fu preso il << Tribuna>> entrai pure io nella casa. Assieme
ad un altro giovane del S.O. (Sicherheit Dienst) e la cognata e la so-
rella ci dirigemmo a Palmanova. Venne immediatamente interrogato dal
Pagliazzotti, Cella, io, Vetere ed altri due. Il più simpatico gli ero io, for-
se perchè quasi paesano, o forse perchè gli offrii delle sigarette. Ci parlò
molto, ma solamente della montagna, cosa che a noi non ci interessava,
quando finito mi ringraziò dandomi la mano. Non so precisare chi lo
avesse fatto impiccare o chi gli avesse fatto del male. So solamente che
poi inviato a Udine .per essere trasferito in Germania. Seppi più tardi
che il << Tribuna>> assieme ad altri 29 furono fucilati a Udine per opera

122
di Forgeti e di Billa, uno che una volta faceva parte della milizia di
Palmanova e poi alle « bande nere"·
Il caso è successo così: il « Tribuno " assieme ad altri, complottava
per una fuga, era tutto a posto, quando il Fo:rgetti venne a sapere il
fatto. Questo tempestivamente si mette in comunicazione con la S.D.
e fanno appena in tempo per far evitare la fuga. E' da notarsi che la
fuc ilazione avvenne una ventina di giorni prima del « collasso >>.

MUNARETTO Alessandro
« ... Verso il dicembre dell'anno scorso su indicazione di tale Bru·
gnola TuJlio da Menarola di Trivignano (ucciso dai partigiani il 1° feb-
braio scorso) una sera, una pattuglia di militi in borghese composta
da Rotigni, Rebez, da me e altri 5, 6, è andata a Menarola di Trivi-
gnano per un rastrellamento, perchè il Brugnola aveva riferito che la
popolazione stava preparando pacchi dono per i patrioti della mon-
tagna.
Giunti nella località, è stato trovato il cap. Ruggiero col cap. Paki·
busch ed altri militi in divisa. Sotto la tettoia sono stati trovati 7, 8 di
ques ti pacchi contenenti vestiario usato. Io non ho sparato, non ho
arrestato nessuno nè ho preso roba. L'indomani ho saputo che il cap.
Pakibusch aveva ucciso due partigiani, un certo Nonino ed un altro
che non so. Ho saputo dal cap. Ruggiero che il milite Guido aveva
ucciso a Merlana, nella stessa sera, un certo Grattoni Guerrino (?) per-
chè non aveva obbedito all'ingiunzione di fermarsi. Quando è stato uc-
ciso a S. Stefano di S. Maria la Longa il fascista Rossi Luciano, credo
nel mese di marzo, dopo alcuni giorni, per ordine del col. De Lorenzi,
come rappresaglia, sono stati prelevati di notte dalla caserma « Piave>>
3 partigiani detenuti, trasportati in camion nei pressi della casa abitata
dal Rossi e uccisi con armi da fuoco. Nel mese di febbraio ho parteci-
pato al rastrellamento di Bicinicco dove sono stati arrestati circa 15
individui, poi rilasciati. Circa le varie uccisioni, avvenute in località
diverse della Bassa Friulana (2 morti ad Aiello, l a Privano, 3 a Ca-
stions di Strada, 3 ad Aquileia, ecc. ecc.) posso dire che venivano ef-
fettuate per ordine della S.D. (Sicherheits Dienst) della Milizia di Pal-
manova come rappresaglia per uccisioni di tedeschi o fascisti. Si faceva
così: venivano prelevati, per ordine del capitano Pakibusch, 1-2-3 parti-
giani della Garibaldi rinchiusi nelle carceri della Caserma e di notte
venivano trasportati in macchina nelle località indicate dove venivano
uccisi ed abbandonati senza documenti di identità. Io facevo servizio,
quasi sempre in borghese, nei seguenti paesi: Gonars, Castions di Stra-
da, Morsano, Porpetto, Castello. Quasi sempre assieme al brig. Stacco
in borghese, disarmati, alle volte, con una dichiarazione di appartenenza

123
alle formazioni garibaldine - avevamo anche addosso la tessera della
Milizia - su istruzione e indicazione del cap. Ruggiero, andavamo nelle
varie località per assumere info·r mazioni circa il movimento dei parti-
giani lasciando capire - senza dirlo - che eravamo anche noi dei par-
tigiani.

BILLA Alessandro n. ad Aiello il 18.2.21 · res . Crauglio · dd. 5.7.45


Mi sono arruolato nella Milizia nel dicembre '43. Durante il periodo
prestato nella Landschutz, ho partecipato a due rastrellamenti: a Go-
nars nel settembre '44 (circa) e 1'8 novembre '44 a Castions delle Mura.
Non ho fatto maltrattamenti a prigionieri. Al comando del ten. Rotigni
e di Rebez, ho portato una gavetta di acqua e sale per un prigioniero
che non so chi sia. Io ho messo un pugnetto di sale in circa mezza ga-
vetta di acqua.
A d.r . : « Mi sono fatto consegnare a prestito dei denari da prigio-
nieri. Tutti quei denari furono restituiti dal Comando, trattenuti sul
mio stipendio "·

3
TESTIMONIANZE E DEPOSIZIONI A CARICO DEGLI IMPUTATI
ALLEGATE AL FASCICOLO PENALE

RASPI Lelio n. 1919 a Volterra


« Il 14 gennaio '45 venni arrestato da una pattuglia di tedeschi e di
guardie civiche e tradotto a Palmanova. A me non furono inflitte tor-
ture, ma posso testimoniare le cose orrende che ho visto. Ricordo i
compagni « Tito » e • Ribentrap >>, il dott. Zamparo e tanti altri che
venivano torturati fino a renderli irriconoscibili ''·

NOVACHIG Dante n. 1912 a Monfalcone


" Arrestato il 9 aprile assieme alla compagna Grando Gianna, venni
tradotto a Palmanova. Il 10 subii il primo interrogatorio da parte del
cap. Ruggiero, del serg. Rebez ed altri sbirri. Venni scambiato per il
compagno « Paolo>>, responsabile dell'intendenza ( << Paolo ,, è Bianchi
Gastone di Cervignano); dato che negai di essere << Paolo », comincia-
rono ad usare i soliti delicati sistemi: bastone e cazzotti . Dopo di ciò
venni accompagnato alla famosa cella n. l e là si presentò il serg. Del
Prete (carceriere) il quale, invitandomi a denudarmi, mi impiccò con le
mani legate sulla schiena per tre ore e mezzo circa. Durante la bastona-

124
tura mi sono state fratturate due coste e per cinque giorni ho spu-
tato sangue. La D.S. (Sicherheits Dienst) di Udine, visto che i carnefici
oltrepassavano i limiti concessi dalla « be lva teutonica », ci fçce passare
alle dirette dipendenze della stessa S.D. di Palmanova».

GRANDO Gianna n. 1912 a Latisana


<< Il 10 aprile '45, in mattinata, venni condotta all'interrogatorio e
mi accusarono eli aver favorito la fuga di Bianchin di Fossalon. Alle
mie risposte negative intervenne una ausiliaria, << Maria», nota e sadica
collaboratrice dei delinquenti di Palmanova, la quale mi caricò di pu-
gni e, dopo avermi gettata per terra, salì sul mio corpo calpestandomi ...
Venni passata alle carceri della S.D. per lo stesso motivo .

ZVCCO Mario (D'Artagnan di Monfalcone)


<< Catturato il 28 gennaio a Tapogliano assieme ai compagni Cipriot-
ti Renato, Franzot Vitalino e Dozzo Arrigo, ora tutti e tre morti, fui
torturato assieme ai summenzionati compagni personalmente dal Rebez
il quale si accanì in particolar modo contro il Dozzo e il Franzot, ap-
pendendosi ai testicoli e tante a ltre sevizie. Dichiaro, sotto mia respon-
sabilità, essere stato Rebez autore materiale delle torture al Cipriotti
in quanto alcuni compagni, catturati il giorno stesso della sua uccisione,
dichiararono così in cella ... ».

BATTISTELLA Sante da Pampaluna di Porpetto


<< Il giorno 3 febbraio '45 si presentò alla mia abitazione sita in Pam.
paluna una squadra della SS di Palmanova, composta di italiani e te-
deschi. Detta squadra era agli ordini del cap . Ruggiero e faceva parte
di un grosso nucleo di soldati tedeschi e italiani che aveva circondato
l'a bitazione_ Calcolo che le truppe tedesche ammontassero a 400 uomini
circa. La squadra comandata dal cap. Ruggiero si portò nella mia abi-
tazione alle ore 7,30; era formata da altri SO uomini che circondarono
la mia abitazione e l'abitazione adia cente del signor Garbuio Giuseppe.
Il capitano mi si accostò chiedendomi: « Dov'è il mancino?''· Risposi
di non saperlo, ma egli rispose che sapeva da fonte sicura che Romano
aveva avuto alloggio nella mia famiglia . Fui preso da sei individui che,
ad armi puntate, mi condussero nella stalla e, legatemi le mani dietro
la schiena, allacciarono la fune ad una trave sollevandomi per circa un
metro da terra. Rimasi lì per oltre un'ora ricevendo percosse su tutto il
corpo, che di tanto in tanto venivano alternate con delle torture che
mi venivano fatte nei capelli a mezzo di un bastone che serviva a tor-
cerli e talvolta a levarli . Nel frattempo mio nipote Onorio e Garbuio

125
Sebastiano erano il primo impiccato per il collo fino all'esaurimento
dietro la porta della stalla, il secondo dietro il pagliaio percosso a san-
gue ... >>.

MILOCCO Edoardo, anni 46, da Fauglis di Gonars


« Il 16 dicembre '44, mio figlio Luigi di anni 19, fu arrestato nella
mia abitazione da militari tedeschi e italiani e trasportato nella caser·
ma della milizia di Palmanova. Quando nei primi giorni di questo mese
mio figlio è stato dissotterrato - nel cortile della caserma della milizia
- ho notato che aveva le unghie delle mani strappate ed i testicoli ta-
gliati. Le stesse sevizie sono state riscontrate su un altro cadavere:
quello di Fogagnolo Antonio da Ferrara».

dr. ZAMPARO Alfonso da Gonars - « Liviano », patriota della La Div.


Osoppo-Friuli - Btg. « Italia» e organizzatore e comandante della
II.a Div. Osoppo-Friuli elementi di collegamento. Arrestato dalle
bande nere a Palmanova il 19.12.44 e condotto nella caserma Piave
di Palmanova.
« Fui arrestato il 19.12.44 e rimasi a Palmanova sino al 17.2.45. Di
queste 61 giornate, 54 le passai nelle prime tre tristissime celle, luogo
di patimenti e di dolori per i patrioti e 7 nelle sale di detenzione della
collettività. Da Palmanova fui trasferito nelle carceri di Udine e da
qui, il 24.2.1945 convogliato per la Germania e destinato al campo della
morte di Dachau.
Nella caserma Piave di Palmanova; il primo interrogatorio lo so-
stenni il 21.12.44 verso le nove della sera ... Al mio silenzio deciso, si ri-
peteva il classico « Non parli? Non vuoi parlare? ». Il tutto era accom-
pagnato da sonori schiaffi, calci agli stinchi, bastonature con un legno
da bruciare, che il Rebez maneggiava alla perfezione. Mi si diedero cin-
que minuti per decidermi a parlare minacciando che allo scadere sarei
stato sottoposto al « trattamento speciale» che consisteva nell'impic-
cagione mediante corda stretta ai polsi, braccia passate dietro il dorso
e completamente nudi, da eseguirsi nella cella n. l. Rimasi impiccato
per cinque ore. Liberato, passai il resto della notte nudo sul tavolaccio
della gelida cella. Il secondo interrogatorio venne solo nel tardo pome-
riggio del 23.12.44. Furono quasi due giorni di ansie e tribolazioni perchè
ai rinchiusi nella cella n. l era riservato il disprezzo e l'odio velenoso
della sbirraglia che dallo spioncino e dentro la cella stessa insultava,
ironizzava e gettava - assieme agli sputi e schiaffi - un senso di
oppressione nell'anima.

126
Questa volta parlai a lungo delle mie convinzioni politiche, del mio
sentimento religioso, della famiglia, della Patria e del suo martirio.
Ammisi di avere un fratello comandante di formazioni patriottiche ma
di non sapere nulla, da lungo tempo, della sua esistenza. Il ten. Cella
orclinò che fossi portato nella sala della collettività. Ma la buona spe-
ranza ebbe breve durata. Dopo un paio d'ore, entrò da solo come una
furia il milite Piccini che, in un primo momento si scagliò contro un
certo Camiello, che fu ri dotto grondante di sangue e poi tramortito
con potenti colpi della mano, armata da una grossa pistola. Indi mi
ordinò di precederlo, indicandomi la via della cella di tortura. Fui sgan-
ciato e spinto con brutalità verso l'entrata della cella. La corda passò
al di sopra della porta e venne fissata all'esterno sul catenaccio. Ri-
sultai così appeso a una forma di tavolaccio mobile con i piedi ben
alti sul pavimento e le mani oltre il bordo superiore. E s'iniziò il cal-
vario. La porta veniva spinta con energia dal Piccini che pareva impaz-
zito di gioia per l'originale trovata. Le mani mi si sarebbero spezzate
dalla violenza della chiusura della porta, se non avessi cercato di fre-
nare la spinta con i piecli, le ginocchia ed anche con la testa. Non so
quanto abbia potuto durare il lugubre cigolìo dei cardini. Ad un certo
punto cessò, perchè il serg. Vetere, giunto poco prima sul luogo, richia-
mò il Piccini, ritenendo troppo bestiale il trattamento che mi si faceva.
Quella sera il Piccini riprese il gioco della porta e con esso proseguì
la r idda di calci e pugni e vergate ...

BUIATTI ing. Natale


« Io sottoscritto, comandante di formazioni Garibaldine del Friuli
c maggiore del Genio Aeronautico, sento il dovere di segnalare gli atti
tTim inali a mio carico e di altri detenuti nel periodo 16-30 marzo '45.
Capitano Ruggiero - comandava il presidio di Palmanova. Da lui
fu orclinato di sottopormi a tortura finchè non avessi confessato ciò
che egli riteneva io [ossi a conoscenza. Fui spogliato nella mia cella
(n. l e 2 di Palmanova), legato con i polsi dietro la schiena e impiccato
ad un gancio infisso al muro con le punte dei piedi che appena sfio-
ravano il pavimento cosparso di ririuti, di escrementi e coperto da un
palmo di urina. Mi furono fatte domande alle quali dichiarai di non
essere in grado di rispondere. Allora fui frustato a sangue (ne porto
ancora le tracce), mi fu fatta bere una mezza gavetta di acqua salata
che mi provocò il vomito e fui lasciato in quelle condizioni dal mattino
ulle nove, alla sera alle sei. Nella cella accanto, le stesse torture venivano
imposte al compagno Fumis il quale fu lasciato appeso fino al mattino
nlle 2 e riappeso verso le 7. Verso le 9 egli non dava più segno di vita.

127
Il sergente Tun·in da Pordenone entrava allora in cella e sentii che ne
constatava la morte con que te parole: « L'è giazzo ''· Dopo di che ve-
niva chiusa la cella c solo dopo due giomi il cadavere veniva rimosso ...
Non essendosi da me ottenuto quello che si voleva, fu deciso di
impiccarmi e fui lasciato appeso 5 ore nelle condizioni sopradescritte,
non senza che mi fossero gettati addosso alcuni secchi d'acqua. Poi
fu dato l'ordine che ogni giorno venissi impiccato per almend due ore,
finchè non avessi parlato. Effettivamente per due mattine subii que-
ste torture finchè, per il precipitare degli avvenimenti politici c militari,
si decise di sospendere nei miei riguardi l'applicazione di tali siste-
mi ... ».

MONAI Giovanni . res. a Campomolle di Teor


" Il 10.1.1945 verso le 11.30 venni fe1·mato da un maresciallo SS te-
desco nei pressi della caserma Piave di Palmanova. Il capitano Ruggiero
mi invitò a seguirlo in una stanza dove trovai radunati il cap. Pakibusch
che presiedeva il consesso, un interprete di cui non ho mai saputo il
nome, il ten. Cella, il ten . Rotigni e il serg. Rebez. L'interrogatorio durò
circa 2 ore. Mi si accusava di collaborazione con la formazione partigia-
na « Gruppo Montes , e di organizzazione di squadre partigiane e co-
mitati di villaggio. Non avendo potuto nulla appurare, il cap. Pakibusch
ordinò mi mettessero in cella assieme agli altri. Il capitano Ruggiero
comandò mi isolassero alla cella n. l. Venni lasciato senza mangiare
fino al mezzogiorno dell'indomani. Mi portarono un pez:w di pane c
pochi cucchiai di minestra in una scatola di conserva sporca e ruggine.
Durante la notte, gli uomini di guardia (fra cui anche due ragazzini di
14-15 anni) mi dissero un mucchio di improperi. Verso le 18 dell'li
gennaio venni condotto in una stanzetta della « Palazzina , della ca-
serma. Udii la voce del ten. Cella che raccomandava di « non toccarmi
il viso». Dopo pochi minuti entrò il sottotenente Rotigni che mi affib-
biò una terribile nerbata nel ginocchio della gamba destra. Sotto il do-
lore, mi curvai, ma ricevetti altri colpi sulla schiena e sulla testa. Mi
concessero 30 secondi, ogni cinque minuti eli bastonate, per parlare.
Dopo mezz'ora, visto che nulla concludevano, aumentarono le sevizie
con l'intervento del Rebez che adoperò i pugni e le scarpe chiodate.
Il Rotigni, deposto il nerbo, si servì di randelli di legno di circa 1,30
cm di diametro che servivano per tenere acceso il fuoco e me li spez-
zava quanti erano sulla testa. Mi fecero mettere le mani sulla tavola e
mi colpirono le dita, mi gettarono per terra ed il Rebez, salitomi sul
petto e il Rotigni sul ventre, mi tempestarono di scarpate. Preso dalla

128
stufa un tizzone, il Rotigni mi passò la fiamma sul viso, sul collo e sul
braccio sinistro, producendomi diverse scottature.

Compagno « BARBA "·


<< Nel settembre '44, jl nazifascista Bilia fece prendere due compagni
nel paese di Sevegliano: il com p. « Rino" e il com p . << Moro >>. Borsatti
giustiziò il << Moro " mentre « Rino >> riuscì a scappare dalle prigioni.
Prese parte a più rastrellamenti. Nell'ottobre dello stesso anno, de·
nunciò due compagni che erano nelle << Landschutz >> asserendo che
facevano parte della Garibaldi. I compagni Beccia Giovanni e Indri
Elio, denunciati dal Billa, sono stati uccisi dal Borsatti.

Dr. ZAMPARO Alfonso.


<< Verso le 23 del 29.12.44 si affacciò alla porta della cella n. l, dove
ero appeso nudo ... Non potè aprire la porta, ma aveva la sua
sete di sangue da appagare. Spinse il moschetto attraverso lo
spioncino e mi assestò dei trementi colpi che mi lacerarono la carne,
!asciandomi dei segni che ancor oggi si possono vedere. Ma al brulo
parve poco tutto ciò, prese il manico di una ramazza con il braccio
tutto dentro il pertugio della porta, colpì alla cieca. Dei colpi tremendi
mi caddero un po' dovunque sul capo. Specialmente alcuni sulla testa
mi lasciarono traccia in forma di capogiri che mi durarono alcune setti·
mane .. . >> .

BE LLUZZO Italo << Luciano >> - n. a Meduno di Livenza nel maggio 1924 ·
r esid. a Pravisdomini
« Appartenevo alla Brigata << Gap Friuli » 2.a zona ed operavo nei
dintorni di Cervignano. Fui preso a Torviscosa dal serg. della X Mas
Reb ez e condotto a Palmanova il 6.4.45. Fui « impiccato >> dal milite
Turri n Giovanni , carceriere. La stessa sorte toccò ad altri compagni,
predsamente a Paron Cesare << Nanos >>, Bevilacqua Ferruccio << Mirko >>
ed altri che non ricordo ... >>.

CON TIN Odilo - res . a Trivignano - anni 23


<< Fui arrestato dal Rebez il 16.12.44 alle ore 12,30 in Palmanova, nella
Banca cooperativa. Fui interrogato dal Rebez che mi accusava di es-
sere partigiano e di aver fornito armi ai compagni della montagna. Nes-
sun:a sevizia durante questo interrogatorio. Venni chiuso in una cella
nel sotterraneo del comando, per una ventina di giorni. La cella era

129

9
buia e senz'aria. Si usciva per 10 minuti soltanto alla mattina. Si dor-
miva per terra su poca paglia. Non esistevano recipienti fecali. Il 3 o 4
gennaio venni interrogato dal tenente Rotigni e sergente Rebez.
Fui ripetutamente, per circa un'ora e mezza, bastonato con un legno da
ardere e frustato con un nervo in tutto il corpo. Entrambi mi colpi-
rono con calci e pugni, tanto che riportai la rottura di due denti. Fu-
rono talmente gravi le sevizie e le torture subite che caddi svenuto;
fui portato in infermeria dove il dottor Borrutti, chiamato d 'urgenza, mi
fece due iniezioni. Appena ripresi i sensi, fui ricondotto nella cella sot-
terranea e qui lasciato fino al 16.2.45, giorno in cui fui portato a
Udine, nel carcere di via Spalato. Da lì partii, il 24 febbraio, per
Dachau ».

MARCUZZI Volveno - res. a Clauiano di Trivignano - anni 19


(Ancora sulle torture subite nel periodo di detenzione a Palmanova
dal 3.1.45 al 20.2.45). « Impiccagione» con le mani dietro il dorso, fru-
state, bastonate (n.d.r.).

FERESIN Giuseppe « Eolo ,, - comandante « GAP Cervignano » - res.


Cervignano - anni 35
<< • •• Il Rebez faceva parte del plotone di esecuzione che fucilò ad
Alture due patrioti (Cidin Ferruccio, Zorzenon Ugo) nel febbraio '45.
Ha pure preso parte all 'uccisione di « Pedro » e << Mario » (Valerio Gen-
tile, Malner Mario) avvenuta a Saciletto nel febbraio '45. A Terzo d i
Aquileia, loc. Ronchi, furono fucilati 7 patrioti. Il Rebez con 10 uomini
comandava il plotone d'esecuzione. Era l'unico graduato del camion
che portava i patrioti al posto della loro morte. Quando fui arrestato
a Saciletto, fu lui ad interrogarmi e mi portò a Palmanova, a Tapo-
gliano scappai (il 7 marzo '45 con la bicicletta di Rosin). Fui ferito da
quattro pallottole, ma riuscii a scappare perchè un vecchio mi diede
una bicicletta (Rosin Antonio). Il milite Bianco, visto ciò, sparò col mi-
tra contro il vecchio che, ferito, fu ucciso dal Coccolo ... ».

FACCA Pasquale << Toti » - res. Sagrado - anni 30


Il 15 febbraio '45 elementi delle brigate nere mi arrestarono nella
«
mia abitazione e mi trassero a Gradisca nella caserma della polizia te-
desca. Là trovai altri 7 compagni della mia formazione: Castellarin Ar-
rigo, Blason Augus to, Giacometti Libero, Castellarin Sergio, Marizza
Armando, De Vit Alfredo, Luchsich Candido, tutti di Gradisca. Io ed
altri 4 siamo stati sottoposti ad un primo interrogatorio accompagnato
da torture ad opera del Rebez, di Rotigni ed altri . Decisero di portarci

130

..
a Palmanova. La sera, verso mezzanotte, vennero a prenderrni in cella
c - subito fuori dell'uscio - elementi delle Brigate nere mi percossero
r ipetutamente al capo col nervo di bue fin quando, dopo una ventina
di colpi, caddi a terra svenuto. La seconda notte lo stesso
trattamento ... Poichè non volevo parlare, il Rebez disse a Turrin Gio·
vanni e a certo Del Prete (poi giustiziato dai partigiani): « Portatelo
a lla cella n . l. Trattamento speciale ». Mi condussero alla cella n. l
dove c'era il pavimento lordo di sangue, macchie di sangue sul muro
c un pezzo di cervello attaccato al muro, che il Turrin mi disse essere
stato del « Montes •• (partigiano ucciso fra torture a Palmanova). Mi
fecero denudare fino alla cintola e, messe le mani dietro la schiena,
mi legarono i polsi con una corda sottile, appesero questa a un gancio
del muro e, toltomi lo sgabello da sotto i piedi, mi lascia rono appeso.
Mi la nciarono addosso un secchio di acqua fredda, mi costrinsero a
bere un'intera gavetta di acqua intensamente salata, mi colpirono con
~:alci, col calcio del moschetto alla testa e alle spalle. Durante gli 8
l{iorni passati in quel carcere ho sentito continue grida ed urli stra-
tianti di compagni torturati. Di 33 partigiani che ci trovavamo in quel
periodo nelle celle di Palmanova solo 8 ne sono usciti vivi: io e i
miei compagni che, per interessamento di un certo Pizzul, proprietario
dell'a lbergo « Al Pellegrino » di Gradisca, fummo trasferiti nelle car-
rct; di Gorizia dove rimanemmo fino a l 28 aprile >>.

VENCO Anna Maria - res. S. Giorgio di Nogaro - anni 15


« La sera del 27 novembre '44 erano venuti a chiedere ospitalità
lll"esso la mia fattoria alcuni partigiani e precisamente : Carniello Gio-
vanni (<< Rasin ••). il russo << Stalin •• . il rumeno << Fritz >> e la Treppo
Nella, che avevano trascorso la notte nella stalla. All'indomani matti-
Ila venne a trovarmi la mia arnica Seah Vanda e mentre stavo in
rucina assieme a lei e al Carniello, verso le 9,30 si sono presentate 6
llcrsone in borghese che hanno dichiarato di essere partigiani sfuggiti
a lle SS. Il Carniello richiese loro i documenti ma dichiararono di averli
buttati via quando erano inseguiti dalle SS. Il Carniello accettò di
>~ggregarli al suo gruppo e li fece alloggiare nella stalla. Intanto egli,
•·on uno dei nuovi arrivati (Bagnariol Bruno) si era allontanato per
n!rcar da mangiare. La Treppo Nella già prima, per lo stesso motivo,
\'ra a ndata a Carlino. Ricordo che andai a visitare i nostri ospiti in
'talla e vi trovai il russo che faceva un massaggio alla gamba di Fritz .
Uno dei nuovi arrivati, a nome Sandro, magnificava l'armamento dei
Jlartigiani e in particolare l'arma del russo , al quale consigliò di rnet-
tcrla in disparte per evitare incidenti, ma il russo si oppose dicendo
rhc l'arma doveva sempre tenerla vicina. Rientrai in casa e sentii

131
diversi spari. Sul momento credetti che avessero provato le armi, ma
uscita, vidi tutti che scappavano e il russo che, appena uscito dalla
stalla, stramazzava al suolo e spirava quasi subito. Corsi ad avvertire
il Carniello il quale, assieme al Bagnariol accorreva verso la fattoria,
ma i due, ancora prima di arrivarvi presero a spararsi tra loro e il
Bagnariol riuscì a dileguarsi. Poi il Carniello col Fritz si erano allon-
tanati, invitandomi a fare altrettanto, ma io non volli abbandonare
la fattoria. Dopo mezz'ora sono venuti militari germanici da S. Giorgio
di Nogaro accompagnati dai cinque falsi partigiani per rastrellare la
fattoria: hanno sparato a lungo e hanno perquisito la casa. Hanno por·
tato via bestiame, attrezzi di campagna e quanto si trovava in casa>>.

TINON Elio « Lampo >> · da Talmassons · anni 23


« Nel periodo della mia permanenza a Palmanova (nov. 44 · feb·
braio '45) sono state effettuate torture a numerosissimi patrioti e fu·
cilazioni di molti compagni fra cui il Tonini (Tonini William), Paravan
Derno, Bertossi Secondo, il primo da Talmassons e gli altri 2 da Torsa,
Canciani di Pozzuolo, 3 patrioti di Monfalcone, 3 di Rivignano ed altri.
Tanto mi veniva riferito da Stocco Giovanni. I patrioti Indri e Peccia
che, pur militando nella Landschutz erano in contatto con le nostre
formazioni, sono stati fucilati sulle mura di Palmanova mentre tenta·
vano di fuggire ed ivi seppelliti. Tanto mi è stato riferito da un mi·
lite>>.

PETENEL SILVIO . da Pieris · anni 23


« La sera del 24.2.'45 io ed il comp. Zorzenon Ugo appartenente alla
5.a Commissione militare Div. Garibaldi venimmo arrestati a Villa Vi-
centina nella fattoria del conte Ciardi. La sera stessa a Palmanova il
mio compagno, in mia presenza, veniva torturato col solito sistema
dell'impiccagione. La tortura durò 3 ore e fu eseguita dal Rebez, Del
Prete e Rotigni i quali gli strinsero, per indurlo a parlare, con la pinza,
gli organi genitali. La mattina successiva il Rebez ordinò di legarci le
braccia alla schiena e venimmo ricondotti dallo stesso sul luogo del·
l'arresto scortati da 14 militi. Col camion ci riportarono a Palmanova;
con noi vi era anche il partigiano Cidin Ferruccio da Fogliano, arre·
stato un giorno prima. Egli recava i segni delle torture subite ed aveva
due costole rotte e un braccio slogato.
Fermarono il camion nei pressi di Aiello facendo scendere il Cidin
e lo Zorzenon, i quali venivano personalmente uccisi a colpi di mitra
alla schiena dal Rebez, dal Coccolo e da altri 2. I cadaveri lasciati sul
posto vennero recuperati dalle famiglie. Indi il Rebez mi ingiunse di
scendere dal camion, ordinò ai militi di puntarmi i mitra e mi disse

132
di rivelare la località dove si trovavano gli altri miei compagni. Io dissi
che ero disposto a morire. Aggiunse che prima occorreva torturarmi.
Risalimmo sul camion e tornammo a Palmanova. Mi fu riservato il
« trattamento speciale» alla cella n. 2. Venni portato poi alla cella 13
denominata « Paradiso», dove trovai Zucco Mario « D'Artagnan », Lo-
renzut Albano di S. Pier d'Isonzo, Sinicieli Benito, successivamente
fucilato a Udine nelle carceri, Mario Cosolo di Pieris, Zorzenon Firmino
« Deo ,, di Fogliano, Causi Ugo di Fogliano, gli ultimi due vennero con-
dotti lo stesso giorno fuori della cella e fucilati dal Rebez tra Viscone e
Chiopris. Un compagno (Zucco Mario) mi disse che in detta cella, quin-
dici giorni prima, erano in 37 e 23 erano stati uccisi. In detta cella ri-
masi 3 giorni. Il terzo, militi SS e cosacchi ci prelevarono, conducendoci
alle carceri di Udine».

ZUCCO Mario << D'Artagnan, - resid. a Ronchi dei Legionari - anni 25


Venimmo catturati la sera del 28.1.'45 mentre si era a ballare
<<
nella scuola di Tapogliano. I miei due compagni Franzot Vitalino e
Dozzo Arrigo vennero portati fuori dalla cella n. 8 il giorno 12.2.1945
alle ore 14 e non fecero più ritorno.
A d.r. (a domanda risponde): << Da altri prigionieri rinchiusi nella
cella n. 8 seppi che dal Rebez e dal Rotigni furono uccisi Cipriotti Re·
nato << Aramis » da Ronchi dei Legionari e << Robinson » (Cudin Giu·
seppe) di cui ignoro il vero nome. Questi erano stati condotti su una
« Topolino » nei pressi del cimitero di Aquileia e poi uccisi.
A d.r.: « Uguale sorte toccò, come ho saputo successivamente, al 'l
Dozzo, al Franzot e ad altri 13 patrioti nel periodo della mia permanen-
za a Palmanova ».

ANTONIAZZI Virginia in DOZZO - resid. Monfalcone - anni 47


« Il cap . Ruggiero, avendogli io detto che mio figlio era stato da
loro ucciso, reagì violentemente, insistendo che mio figlio era fuggito
dalle carceri il 12.2.'45 insieme a Cipriotti Renato e Franzotto Dionisio.
Rintracciai il cadavere di mio figlio insieme a quello del Franzotto a
Joannis di Aiello nel cimitero dove era stato sepolto. Il cadavere recava
segni di varie ferite di mitra alla testa ed era privo del bulbo ocula-
re ... ».

POZZETTO Luigi - anni 26 - resid. a Saciletto


<< Verso il 15-20 marzo '45, trovandomi fuori della cella vidi e sentii
un capitano, che ritengo il Ruggiero, dare ordine al serg. Del Prete di ,l
prelevare dalla cella « Paradiso» i patrioti « Nilo » (Paravan Derno) Il
l

133
« Marat >> e « Nino >> e di condurli sul camion con cui i militi dovevano
recarsi in rastrellamento. Seppi successivamente che gli stessi patrioti
erano stati uccisi lo stesso giorno chi a Fanghis, chi a S. Giorgio di
Nogaro, chi a Castello ... >>.

IUGOVAZ Vinicio- res. a Monfalcone - anni 21


« Il 7.3.'45 alla Cartona di Ruta venni arrestato assieme a certi
Labinaz Giorgio e Bonito Giovanni, quest'ultimo ucciso in seguito dai
militi di Palmanova nei pressi di Terzo d'Aquileia. Fummo dal Rebez
interrogati sul posto. Il primo fui io. Siccome non davo delucidazioni,
venni percosso con pezzi di legno, pugni, calci e con una spranga di fer-
ro. Poi fu il turno del Bonito che, oltre alle percosse, venne impiccato
per i polsi lungo la ringhiera di una scala. Anche il Bonito non parlò ...
Finito il rastrellamento, io, il Bonito e molti altri del luogo, venimmo
tradotti a Palmanova. Subìto un nuovo interrogatorio, venni chiuso
nella cella n. 2, dove rimasi 8 giorni. Il pavimento era ricoperto da
uno strato di sterco e orina, tanto che era impossibile coricarsi. Rimasi
in una cella comune fino al 23 apri·le '45, quando venni tradotto a Udi-
ne. Durante la mia permanenza a Palmanova, notai che tutte le sere
venivano prelevati dei detenuti, dei quali non si ebbero più notizie. Più
tardi sapemmo che venivano uccisi nei dintorni di Palmanova. Tra questi
uccisi, vi è stato il Bonito ... ».

CAPPELLETTO Luigi - da Monfalcone - anni 62


« Quando potei vedere il cadavere di mio figlio Idilio (prigioniero
a Palmanova e fucilato nel marzo '45) nella camera mortuaria eli Cer-
vignano, notai che, oltre a ferite d'arma da fuoco, recava delle pro-
fonde ustioni (forse inferte con un ferro incandescente) al braccio
destro e al costato, ustioni che mettevano in vista le ossa ... >>.

MARANO Alfredo - resid. a Menarolo di Trivignano


« Sono il padre eli Marano Romeo, ucciso a Merlana la sera del
27.12.'44. I fatti si svolsero così: mio figlio, Nonino Rino e Grattoni
Guerrino, erano stati incaricati dai partigiani di preparare dei pacchi
dono. Il nostro vicino di casa, Brugnola Tullio- ucciso poi dai parti-
giani - andò ad informare della cosa le autorità tedesche e repub-
blicane di Palmanova. Vet·so sera, i militi tedeschi e repubblicani in
borghese, circondarono il paese c per primo fu arrestato Nonino Rino
c portato a Mcrlana. Dopo qualche ora fu arrestato, in casa mia, mio

134
figlio Romeo che fu portato in auto a Trivignano, dove doveva venire
arrestato anche il Grattoni Guerrino. Costui, volendosi sottrarre all'ar-
resto si diede alla fuga, ma fu raggiunto dai colpi dei carnefici e uc-
ciso. Mio figlio fu portato a Merlana e giuclicato da un Tribunale im-
provvisato, composto dal capitano germanico SS di Palmanova, da al-
tri 2 federali e da 2 ufficiali italiani. Venne condannato a morte e fu·
cilato sul posto. La sera stessa venne gravemente ferito anche il Ciani
Luigi (commissario di una formazione partigiana) che, mentre veniva
portato alla fucilazione, era riuscito a fuggire ».

CIANI Guido - da Trivignano, anni 42


« ... Il giorno 8 aprile '45 quando mio fratello (Ciani Luigi) ancora
malato in seguito alle ferite riportate il 27 dicembre, era degente al-
l'Ospedale di Grado, fu trovato ivi da un gruppo di repubblicani tra
cui il Rebez e venne da costui interrogato. Il giorno dopo mio fratello
morì...».

SALA Vittorio - maresciallo RR.CC. - resid. Bressanone, anni 45


« Fui comandante la stazione dei carabinieri di Palmanova dal 1942
all'agosto 1945. A Palmanova, in un primo tempo, prese sede un reparto
di SS tedesche ed italiane al comando di un tenente italiano di cui
mi sfugge il nome. Ne ha fatte di tutti i colori, ammazzando e tor-
turando patrioti e civili. Più tardi, verso la metà del '44 si insediò
un altro comando SS al comando del capitano Pakibusch, che aveva
alle sue dipendenze il cap. Ruggiero. In tutto erano una cinquantina
di italiani. Rilevo che in quel periodo a Palmanova anche la X flotti-
glia MAS, giunta per fare atto di rappresaglia a seguito dell'uccisione
avvenuta a Cervignano di due appartenenti al reparto (il figlio del con-
te Strassoldo e un commilitone) e su istigazione del serg. magg. Rebez,
si procedette all'arresto ed all'impiccagione del maestro Moraitti. Al-
lontanatasi la X MAS, il Rebez, anzichè seguire il suo reparto si pre-
sentò al cap . Pakibusch chiedendo di essere assunto nella SS.
Da quel momento si ebbero più frequenti arresti, deportazioni,
uccisioni. Ricordo che un giorno nella giurisdizione della Tenenza di
Palmanova, vennero trovati ben 13 cadaveri. Altri giorni se ne trova-
rono 3, 4, 2. Tutti i morti, che assommano a varie decine, risultano
dal carteggio Tenenza di Palmanova e comandi ufficiali limitrofi. Le
torture ed i massacri erano arrivati a tal punto che il comando tede-
sco (Sicherheits Dienst) di Udine inviava sul posto un maresciallo ed
un soldato per un'inchiesta che ebbe per risultato il fermo di tutti gli

135
appartenenti alla brigata, fermo che fu eseguito da un reparto di ma-
rina di stanza sul posto_ Intervenne poi un tenente tedesco SS, in so-
stituzione del cap. Pakibusch, che provocava la >liberazione dei fermati
facendoli passare alle sue dipendenze. Cessarono, quasi del tutto le tor-
ture e le uccisioni anche perchè tutti i fermati per ragioni politiche,
su disposizione della SD, dovevano essere posti in carcere mandamentale
e non presso il Comando Brigata Nera ... >>.

FRAUSIN Giuseppe - anni 33 - resid. a Monfalcone


<< Ero partigiano. Il 20 marzo venni arrestato a Monfalcone da La-
binaz Giorgio (nota: partigiano arrestato a Cortona di Ruda il 7.3.45,
fu prima partigiano della Brigata Triestina, poi della Fontane-pianura;
catturato e torturato parlò e passò ai repubblicani) e altri militi repub-
blicani. Il giorno dopo, assieme a Padovan Marcello, Magrin Giovanni
ed Innocenti Fulvio da Ronchi fui tradotto nel carcere di Palmanova.
Strada facendo fu arrestato anche il Bencich Giuseppe. Costui, all'atto
stesso del suo arresto, fu seviziato e impiccato ad una trave del sof-
fitto di una stalla. Fu detenuto a Palmanova per IO giorni. Tre giovani
di S. Giorgio (nota: da altra deposizione si s<t che due di questi erano
Bonito Giovanni e Innocenti Fulvio poi fucilati) vennero << impiccati ,
di fronte alla cella dove ero rinchiuso. Due militi, Coccolo e Turrin
gettarono della polvere pirica, alla quale appiccarono il fuoco. Spara
rono poi contro di loro a bruciapelo con cartucce senza pallottola ... ».

MURATORI Daniele - da Palmanova - anni 55


<< Nel novembre-dicembre '45 vennero riesumate dalle mura di Pal-
manova 10 salme di patrioti uccisi dai nazifascisti ed ivi sotterrate.
Ricordo che furono identificate: Marcuzzi (nome di battaglia << Mon-
tes »), Beccia Giovanni (da Cervignano) e Indri Elio. Vennero iden-
tificati anche altri tre, di cui non ricordo i nomi. Furono notate anche
altre cinque salme che non vennero rimosse perchè non identificate.
Ho sentito parlare di 70 patrioti sepolti fra le mura di Palmanova. Tale
numero sarebbe stato rivelato da un ufficiale tedesco ad una donna,
sua amante. Il Marcuzzi, l'Indri e il Beccia furono uccisi all'Arsenale,
la caserma del Borsatti ».

PASUT Antonio - resid. a Cervignano - anni 43


<< II 3 aprile '45 mi trovavo alla caserma Piave di Palmanova. Verso
le 11, attraverso le feritoie vidi Cerniz Angelo - accompagnato dal
Labinaz e dal Rebez - entrare in caserma. Poco dopo udii grida di
dolore provenire dalla cella n. l. Alle 15 vidi che il Cemiz veniva ac-

136
compagnato all'interrogatorio: era in tali condizioni da dover essere
sorretto. Dopo un'ora e mezzo venne riaccompagnato alla cella n. l e
nuovamente torturato. Verso le otto di sera fu portato nella cella dove
mi trovavo io. Era più morto che vivo. Gli tolsi la tuta che era a
brandelli e vidi che, alle regioni lombari, aveva profonde ferite da
morso che lasciavano vedere le ossa e in tutto il corpo macchie
ecchimotiche. Parlando a stento, mi raccontò che, mentre era im-
piccato, il Rebez cercava di fargli confessare il luogo dove erano depo-
sitate le merci dell'intendenza della Garibaldi e che nel frattempo un
milite della X MAS gli aveva morso per 8 volte la schiena. Alle 22 il
Cerniz fu nuovamente portato alla cella n. 1 e impiccato. Il Feresin
Dante, che era nella stessa cella, raccontò poi che, poco dopo,
quando il Cerniz fu slegato, stramazzò al suolo, senza dar più segno
di vita. Di lui non si seppe più nulla ».

FERESIN Dante - resid. a Fiumicello - anni 35


<< Il 29 marzo 1945 venni arrestato. Il 3 aprile i militi Cragno e
Piccini mi portarono nella cella delle torture dove fui appeso al muro
con le braccia dietro la schiena. Mi fu introdotto un ago sotto l'unghia
del dito medio della mano sinistra. Mi furono rotte due costole a forza
di percosse. Lo stesso Piccini mi prendeva per i genitali, mi allontanava
dal muro e mi lasciava andare. Con un mozzicone di sigaretta mi fu
bruciata l'epidermide sotto i capezzoli. Un milite che non so indicare mi
diede cinquanta colpi alla schiena con un filo di ferro spinato. Dopo
due ore e mezza fui tolto dal muro e fu introdotto in cella lo sloveno
Cernig Angelo. Il Piccini gli si lanciò contro come un cane e prese a
morderlo, strappandogli brani di carne. Gli furono strappati il naso e
buona parte dei padiglioni delle orecchie. Fu ucciso il 9 aprile. Il giorno
prima lo vidi passare, mentre si recava all'ultimo interrogatorio. Era
lutto gonfio, la faccia irriconoscibile, non si vedevano che occhi e boc-
ca, il resto era fasciato. Gli abiti intrisi di sangue ... "·

BOTTO Ettore - anni 34 - resid. Driolassa di Teor


<< Nel periodo fine dicembre-primi genna io '45, verso le 2.30, fecero
irruzione in casa mia alcuni militi repubblicani e 2 tedeschi. In casa
c'erano i compagni Basso Matteo << D'Artagnan, (piemontese) e Ber-
tossi Secondo << Dino >> . Il ten. Rotigni sparò contro il compagno << Di·
no >> e lo colpì al ventre. Assieme al Rebez aveva proposto di finirlo
schiacciandolo sotto le ruote del camion ma' i due tedeschi si opposero.
Io riuscii a fuggire ma il 2 febbraio 'venni catturato dai militi del
cap. Venier. Venni torturato prima a Palazzolo, poi a Palmanova >>.

137
ALFREDI Ortensia in D'ALVISE - resid. a Rivignano - anni 43
« Sono la madre del patriota D'Alvise Italo, arrestato dai militi
repubblicani il 12.1.'45 a Rivignano. Fu portato a Palmanova e 15 giorni
dopo fu ricondotto qui a Rivignano vestito da milite e accompagnato
da altri due militi. Tutti tre scesero dalla corriera e si diressero in cam-
pagna. Avvertita di ciò corsi dietro a mio figlio e, sebbene i militi che
lo accompagnavano mi scacciassero, riuscii a scambiare con lui alcu-
ne parole. Mi disse: « Mamma mi hanno fatto del male, ho perduto le
mani . Prega per me ». Fu ricondotto a Palmanova e, da un suo com-
pagno di detenzione, Giulio Artemio «Loreto» (osovano da Rivignano),
ho saputo che scomparve dalla caserma il 15.2.'45. La sua salma non fu
rinvenuta».

ARTEMIO Giulio - resid. a Rivignano - anni 24


«Ero partigiano nelle formazioni osovane col nome di battaglia
di Loreto ». Anch'io, come altri 5-6 giovani di Rivignano tra cui D'Al-
«
vise ltalo e Cudin Giuseppe « Robinson "• venni arrestato il 12.1.'45 e
condotto a Palmanova. Venimmo tutti rinchiusi in una cella e il giorno
dopo interrogati. Durante l'interrogatorio ricevetti 4 schiaffi dal Rebez,
ma altre violenze non mi furono fatte. Molti compagni detenuti ven-
nero però torturati in maniera atroce. Anche il D'Alvise fu seviziato.
Egli, il 15.2 scomparve dalla caserma. Lo vidi mentre lo facevano salire
assieme ad altri 2-3 su un automezzo. Nessun dubbio che il D'Alvise
e gli altri 2 (uno dei quali era Meret « Bill >>) vennero quella sera fu-
cilati nei pressi di Palmanova ».

CUDIN Giovanni - da Rivignano - anni 48


« Sono il padre di Cudin Giuseppe « Robinson », già partigiano
della Garibaldi ed arrestato qui a Rivignano il 12.1.'45. So che mio
figlio venne sottoposto a torture per 4 volte e che venne fucilato il 15
(o 16) febbraio nei pressi del cimitero di Aquileia. La sua salma fu lì
sepolta ».

MERElì Letizia - resid. a Rivignano - anni 19


« Sono la sorella del partigiano Meret Otello « Bill ». Egli fu arre-
stato il 3 gennaio '45 dai militi di Muzzana a Palazzolo . Dopo 22 giorni
di detenzione a Palazzolo, dove fu torturato dai militi del capitano Ve-
nier, venne portato a Palmanova. Ho saputo che la sera del 15 feb -
braio fu portato via dalla caserma assieme ad altri due patrioti e fu-
cilato nei pressi di Palmanova . La sua salma, nonostante le nostre ri-
cerche, non fu ritrovata ».

138
VALER! Giovanni - resid. a Terzo di Aquileia - anni 54
<< Sono il padre di Valeri Gentile << Pedro » appartenente alle forma·
zioni garibaldine. II 14.2.45, durante un rastrellamento nella zona di
Aquileia, venne fermato e rinchiuso, con altre 20 persone, nella Ca-
serma della Guardia di Finanza di Aquileia. Il 16.2, verso mezzogiorno,
riuscii a vederlo con l'aiuto di un militare germanico. Dopo un paio di
ore Io rividi... la sua fisionomia era tutta alterata, aveva la
faccia gonfia e presentava segni evidenti di violenza. Seppi che era sta-
to ferocemente bastonato dal Rebez. La sera, con altri due-tre fu tra-
sportato a Palmanova. Il 25 febbraio, alle 17, mio figlio ed un certo
Malner « Franco » da Monfalcone, furono fucilati in una località fra
Cervignano e Saciletto. Ho saputo da un contadino della zona che i due
giovani furono fatti scendere dall'automezzo e invitati a scappare. Men-
tre fuggivano, furono sparati dei colpi di mitra prima in alto, poi
addosso ai fuggitivi che caddero colpiti a morte. Due giorni dopo potei
recuperare la salma. Oltre alle ferite d'arma da fuoco, aveva su tutto
il corpo - ma specialmente sul petto e sulle gambe - segni di sevi-
zie. Il primo ed il secondo dito del piede sinistro avevano l'unghia
strappata''·

PUNTIN Francesco - resid. a Terzo d'Aquileia - anni 57


<< La notte tra il 15 e il 16 febbraio, mentre dormivo, venni svegliato
da una nutrita sparatoria. Erano i militi fascisti di Palmanova che
avevano scoperto il rifugio dei patrioti Novatti Aldo (<< Spaccatutto »)
da Ronchi dei Legionari e Medeossi Umberto (<< Boris >>) da Terzo di
Aquileia e, venuti a conflitto con loro nella mia stalla, Ii avevano
uccisi, subendo la perdita di un ufficiale (ten. Cella)''·

CICUTO Ennio n . 9.10.24 - da S. Giorgio di Nogaro


<< Ero partigiano e militavo nella Brigata GAP 2.a zona (Cervignane-
se) nome di battaglia << Fulmine''· II 20.12.44 andai a rifugiarmi col mio
compagno Fabbro Duilio ( « Premolo ») da Palazzolo dello Stella, in una
casetta nei pressi di Villanova di S. Giorgio di Nogaro. Verso mezza-
notte, sopraggiunsero due camion di SS tedesche e italiane. Fummo
catturati e tradotti alla caserma di cavalleria di Palmanova e sottoposti
a crudeli interrogatori. Da Palmanova, venimmo tradotti a lle carceri di
Udine, ove fummo sottoposti a maltrattamenti c sevizie da parte di
alcuni elementi della Gestapo tedesca e da un italiano, un certo Lo-
renzi. Rimasi in carcere fino a l 7.2.45, quando venni liberato con un
audace colpo di mano dei miei compagni della GAP. Il nostro dela-
tore, che ci fece catturare nella casetta di Villanova, fu un certo << Ra-

139
sin,, (Carniello Giovannj da Porpetto) che dopo la liberazione venne
giustiziato dai partigiani>>.

PRESACCO Celio - anni 31


« Ero partigiano dell'Osoppo - Il.a Div., 13.a Brigata, Btg. Del Din
- e 1'11.1.45, durante la notte fui preso da reparti SS e bande nere.
Fui condotto alla « Piave , di Palmanova. Ad eccezione di qualche
schiaffo, ho avuto un trattamento umano tale che mi consentì, pure
nello stato di detenzione, di vivere in pace e ciò mercè le dichiara-
zioni a me favorevoli fatte dal fascista Self Francesco, arrestato erro·
neamente con me e coi miei compagni. Questi, invece, furono torturati
in modo particolarmente efferato e due di loro furono uccisi: D'Alvise
Italo e Cudin Giuseppe « Robinson >>. Rimasi in carcere circa 17 giorni
e poi venni rilasciato ma mi si elencò fra gli ostaggi>>.

ZANELLA Enrico - da Pordenone - anni 28


« Nell'autunno 44, prestavo servizio nella MDT (Milizia Difesa Ter-
ritoriale) di Palmanova. Nella stessa Caserma aveva sede la compagnia
del cap. Ruggiero. Ricordo che le prigioni erano piene, dato che ogni
giorno venivano eseguiti rastrellamenti. Fu per questo che 6-7 arrestati,
tra cui il Malabarba, vennero rinchiusi in un sotterraneo sottostante
la palazzina comando, ove c'era pure la nostra mensa. Fu così che ebbi
occàsione di vedere e parlare col Malabarba, dopo che era stato tortu-
rato una prima volta. Mi consta che venne poi seviziato altre volte,
tanto da dover essere trasportato due volte all'ospedale. Riportato in
caserma, venne torturato un'ultima volta, in esito alla quale decedette
nella stanza della tortura. Immediatamente gli aguzzini ne fecero spa-
rire le tracce. Poichè io vigilavo attentamente per conto della GAP,
venni a sapere come si erano svolti i fatti . Il Malabarba venne arre-
stato perchè sospetto partigiano, mentre rivestiva le funzioni di co-
mandante della MDT del suo paese, Porpetto. Ciò avvenne certamente
per delazione, in quanto egli era effettivamente partigiano. Fu sotto-
posto a sevizie e torture che erano di vario genere. Principale metodo
era quello di impiccare per i polsi - legati con filo di ferro- in modo
che i piedi non toccassero terra e che il cot·po esercitasse tutto il suo
peso. Ogni tanto, gli sbirri passavano vicino al disgraziato e, se questi
era svenuto, lo facevano rinvenire con acqua e ricominciavano la
propria opera. Lo punzecchiavano con gli spilli sotto le unghie e negli
organi genitali e perfino, per aggravare la loro terribile posizione, si
appendevano al loro corpo. Tutta la notte si sentivano urla di dolore.
Negli ultimi tempi avevano escogitato un altro mezzo: applicare una

140
cuffia nelle orecchie, immettendovi poi corrente elettrica. L'organizza·
tore di tutte queste infamie era il capitano Ruggiero che nei confronti
del pubblico e specialmente dei parenti delle vittime, sapeva diabolica-
mente fingere umanità e considerazione ... ».

VOLPONI Marcello
<< Relazione riguardo il comportamento e il trattamento speciale
che ebbi dal 26 gennaio scorso (1945) in poi, nelle luride indimenticabili
prigioni di Palmanova.
Il giorno 26, fu il giorno in cui il famigerato REBEZ - assieme ad
altri ufficiali della Repubblica - mi catturò a Gonars. Siccome io ero
ricercato, incominciarono ad interrogarmi sul posto picchiandomi co-
me a loro piaceva; non riuscendo a ricavare da me ciò che desidera-
vano, mandarono a chiamare il famoso capitano Venier di S. Giorgio
il quale, appena giunto sul posto, cercò di intimorirmi col suo modo
brutale ma io non parlavo e allora dissero fra di loro: « Lo porteremo
a Palmanova e gli daremo trattamento speciale» e così fu. Mi carica-
rono sulla macchina e con me si divertirono durante tutto il tragitto,
finchè non fummo arrivati a Palmanova. Erano le 3 del mattino q uan-
do mi portarono nella famosa cella. Dalle 3, quando mi rinchiusero,
rimasi lì solo, dopo che per la strada - a causa del cattivo tempo -
ero tutto inzuppato d'acqua, fino alle 11,30 allorchè venne il REBEZ e
mi chiamò, per l'interrogatorio, nel suo ufficio. Era ancora insan-
guinato del sangue dei nostri eroi che precedentemente aveva giusti-
ziati. Lui si sedette e incominciò prima col farmi vedere la frusta e
poi mi disse: << P ada, bandito» ed io, con il mio fare, incominciai a
recitare la parte che da !ungi avevo preparato. Io non parlai nè lì, nè
altrove. Allora lui mi disse: << Spogliati! ». Io mi spogliai e lui incomin-
ciò, da quel momento, a preparare il mio martirio; mi picchiarono con
la sedia, con la frusta, con il calcio della rivoltella e su di me si ri-
versarono i presenti come un'orda selvaggia; io perdetti i sensi e caddi
a terra svenuto, allora mi presero per i capelli e mi alzarono diverse
volte; intanto il sangue mi correva per la fronte e per più parti del
corpo, vedendo che io tenevo duro, mi minacciò di impiccarmi. Io pen-
sai che l'impiccagione fosse regolare, cioè per il collo, e, contento, gli
dissi senza esitare: « Impiccatemi! ». Allora il sergente boia sghignazzò
e, con un gesto d'aguzzino, disse: « Vieni! ». Lo seguii e mi portò nella
cella n. l. Prese la corda, mi legò i polsi dietro la schiena e poi, aiutato
dai suoi allievi, mi appese al chiodo sospeso da terra; mi dettero una
altra scarica di legna te e mi dissero sghignazzando: << Arrivederci,
bandito».

141
Nudo come natura mi fece, lì appeso, a poco a poco sentivo il
morso della corda che mi stringeva e che non mi lasciava circolare il
sangue. Incominciai a sentire tormenti atroci e ,dopo due ore, non ne
potevo più. Allora mi lagnavo e dicevo loro, gridando ad alta voce:
« Incoscienti, vigliacchi, assassini .... ,, e, per vedere se potevo toccar
loro il cuore, dicevo: « Sono innocente, sono innocente, ma loro
venivano allo sportello e sghignazzavano come tanti pazzi, facevano co-
sì perchè non comprendevano il danno che arrecavano all 'umanità.
Due ore dopo venne il REBEZ che, con aria beffarda, mi disse:
« Be', come va?"· A me colavano i sudori come torrenti e non sapevo
cosa fare. Il chiodo era troppo alto e non potevo battervi contro la te-
sta perchè, dal dolore che avevo, mi sarei suicidato. Allora dissi al RE-
BEZ: « Sergente, vi supplico, per favore spara temi! , e lui, con un tono
affermativo di beffa, rispose: « E' troppo bello morire, ti faremo smar-
rire lentamente" ·
Non ne potevo più, mi abbandonai e persi i sensi. Intanto aprirono
la porta e vennero dentro, mi gettarono addosso due secchi d'acqua
fredda e di nuovo giù botte. Domandai da bere: non mi risposero. Di
nuovo chiesi loro un po' d'acqua e loro invece mi frustavano e inco-
minciarono a picchiarmi di nuovo. Nel frattempo, venne un repubbli-
chino con una gavetta in mano e mi disse: « Bevi! "· Avevo una sete
che non ne potevo più, appena mi porse il recipiente alle labbra bevvi
avidamente due sorsate ma, appena ne gustai il sapore, rigettai imme-
diatamente.
Vedendo questo, i carnefici incominciarono a colpirmi ripetutamen-
te in tutte le parti del corpo; avevo la temperatura alta e per di più, in
supplemento alle percosse, la sete che mi tormentava. Ero sfinito, mi
pareva che, di momento in momento, la mia vita si stroncasse. Le mani,
legate com'erano sostenevano tutto il peso del corpo che penzolava
come uno straccio. Intanto la corda aveva solcato i miei polsi, i sudori
mi correvano per il corpo come torrenti in piena. Persi i sensi una
seconda volta e di nuovo mi gettarono due secchi d'acqua; rinvenni e
chiesi da bere: presero il recipiente che avevano in parte e, per forza,
dovetti bere - invece di una - due gavette. Il liquido era formato
così: sale, urina, olio e acqua . Questo, pur facendo smorfie, lo dovetti
bere in pochi minuti poi, con calci e pugni e con il calcio del fucile,
mi rovinarono la testa completamente e mi ruppero una costola. Que-
sto fu il saluto, cioè terminarono di divertirsi, lasciando però ordine al
carceriere che, di tanto in tanto, mi gettasse dell'acqua. Questo eseguì
gli ordini e, dopo lunghe 18 ore, infine mi slegarono ed io caddi a
terra in quella sporcizia, un repubblichino trasse una tuta da un sec-
chio d'acqua e me la indossò. Io avevo perduto completamente il tatto

142
delle mani e, per un mese intero, dovettero aiutarmi a mangiare e
persino in gabinetto doveva venire uno con me.
Dal 26 gennaio, sino alla notte del 13 febbraio, stetti nella cella
n. 2. Il giorno 13 febbraio era il mio compleanno e, verso le ore 10, mi
presero, assieme agli altri compagni nella cella della morte (cella n. 8)
sempre in attesa di essere condotti fuori, al supplizio. Ogni sera verso
le dieci e anche più tardi venivano dentro i nostri persecutori, prima ci
mettevano uno per uno in giro intorno al muro, poi come al solito ci
malmenavano, poi quando erano soddisfatti ne prendevano 3-4 e anche
più e li portavano in camera di tortura. Là era il poso famoso dove
trasformavano i nostri compagni. Noi aspettavamo la fine miserabile
che quelli ci avevano assegnato, eravamo tutti senza documenti e sa-
pendo che in quel modo che loro ci lasciavano noi avevamo fatto dei
cartelli con la scritta del Nome, Cognome e Indirizzo.
Poi con la macchina li portavano fuori, li finivano, e poi abbando·
navano le salme dei nostri eroi sempre spesso e volentieri vicino ai ci-
miteri, affinchè la colpa ricadesse sui partigiani, poi mettevano sui
giornali: « Si sono rinvenute le salme di sconosciuti vilmente assassi-
nati dai fuorilegge », ben sapendo quello che ci era progettato di farci,
noi si era sempre fieri di aver servito e continuavamo la lotta tacendo,
molto spesso cantavamo inni partigiani ad alta voce, e ciò irritava
molto i nostri avversari, e qua ntunque ci perseguitassero noi continua-
vamo ugualmente. Lì non ci lasciavano tagliare i capelli nè la barba e
persino ci privavano dell'acqua da bere e da lavarsi, si era pieni di pi-
docchi, non ci portavano la biancheria che i famigliari ci mandavano:
quando venivano i genitori o parenti a portarci la biancheria i repub-
blichini gli promettevano e li convincevano: siccome loro domanda-
vano la roba sporca di ritorno si scusavano dicendo così: « Quella ci
occorre perchè li facciamo lavorare e poi la roba la laviamo noi >>. E
allora ritornavano a casa senza parlare ma non convinti.
Nel cuore dell'inverno ci facevano dormire sul pavimento sporco,
senza paglia, senza coperte, ho passato da !giorno che mi catturarono f,i-
no al 6 marzo il giorno in cui mi portarono a Udine in via Spalato,
dove m'è toccato di assistere al processo dei trenta compagni che in
seguito furono giustiziati, poi il 22 marzo mi spedirono in Germania.
ll
l

143
II
DOCUMENTI FA!SCI:STI

l
TELEGRAMMA
(dicembre 1943)
Indicazioni di urgenza
Di Stato
Pel Prefetto
Destina tari o :
Podestà
Destinazione:
Palmanova
Testo:
6511 Gab - Comandante militare germanico settore difesa territoriale
sarà costì domenica ventisei ad ore quindici et trenta per accordi circa
situazione guardia difesa territoriale punto Convocate per detta ora
tutti iscritti et siate presente riunione
Prefetto
De Beden

12 gennaio 1944-XXII
Al Comandante di Polizia dell'Ordine - via Portanuova
e p.c.: all'Eccellenza il Prefetto
Udine

In base aHe delucidazioni da Voi fornite in occasione della Vostra


visita del 26 dicembre 1943, ho ritenuto opportuno modificare in parte

144
l'organizzazione della Difesa Territoriale nel Comune di Palmanova, in
considerazione della particolare situazione locale.
Il Comun:: di Palmanova si compone del Capoluogo e di due fra-
zioni: Ialmicco c Sottoselva. Il capoluogo è circondato da una cintura
di fortificazioni costruite in antico dalla Repubblica Veneta. Tale cintu-
ra lascia adito a tre sole porte; nell'interno della cintura sorgono, insie-
me alle abitazioni civili, la maggior parte degli stabilimenti militari (ca-
serme, alloggiamenti ed ampi magazzini).
Viceversa le frazioni sono composte da case sparse nella campagna
e ne viene di conseguenza che le frazioni sono maggiormente esposte
al pericolo di atti di violenza eli partigiani o di comuni delinquenti, men-
tre il Capoluogo è forse maggiormente ·s oggetto al pericolo di incursioni
aeree.
Così stando le cose, avrei ritenuto opportuno costituire, anzichè
un unico nucleo di difesa, con s·e de a Palmanova, tre nuclei collegati,
ma separati, il primo per il Capoluogo, il secondo per la frazione di
Ialmicco, il terzo per la frazione di Sottoselva, in modo che ciascuna
delle frazioni, nell'attesa di rinforzi che potrebbero tardare, possa di-
sporre di una difesa immediata, atta ad effettuare una prima reazione.
Salvo, pertanto, la Vostra approvazione, avrei costituito i tre nuclei
composti come risulta dagli allegati elenchi e proporrei, conseguente-
mente, salvo Vostri ordini contrari, tre capi, anzichè due per permet-
tere a ciascuno dei tre nuclei di fuzionare immediatamente, e, quando il
pericolo minacci in più punti, anche separatamente . Il capo del nucleo
eli Palmanova, naturalmente riassumerebbe in se l'unità dell'organizza-
zione, che nel suo complesso dipenderebbe da lui.
Sarò grato alla Vostra cortesia di un cenno eli approvazione del
mio operato, o, comunque, delle opportune istruzioni.
Il Commissario Prefettizio
(Riva)

3
RELAZIONE SUL FATTO DEL 28.11.1944

Il 24 c.m. agli ordini del S. Tenente ROTIGNI Giacomo, sono uscito


per servizio di rastrellamento, recanclomi nella zona di Castello - Por-
petto.
La pattuglia era formata da 22 uomini in uniforme ed io Vice Brig.
MUNARETTO Alessandro, i militi DE PUPPO Luigi e CASAGRANDE
Giuseppe in abito civile. Scopo del servizio era di rastrellare la banda
di « Romano ».

145

10
Il signor tenente ROTIGNI aveva disposto il servizio di appostamen-
to in Castello, servizio che era durato sino al giorno 27 u.s., la sera del
quale è rientrato in sede lasciando sul posto me e gli altri due militi
in borghese. Alle ore 19 arriva a Castello il capitano RUGGIERO Erne-
sto - comandante della Compagnia - in macchina e lasciava lungo la
strada due altri militi in borghese: IADICICCO Elpidio e BAGNARIOL
Bruno. Questi mi raggiungevano al luogo di appuntamento precedente·
mente fissato. Con essi mi sono recato nella frazion e di Corgnolo, ove
abbiamo sequestrato il tabacco della popolazione civile, agendo co·
me veri partigiani perchè, da informazioni ricevute, sapemmo che do-
veva recarsi a sequestrarlo una banda di quattro partigiani e due don-
ne alle dipendenze del Romano. Non avendo una forza superiore, ne
la possibilità di tempo di poter informare tempestivamente il nostro
Comando o uno germanico, credetti di agire in tal guisa per salvare
il tabacco; infatti esso fu da noi prelevato e consegnato al Vice Com-
miss. prefettizio di Porpetto, tale DIBERT Ernesto.
Dopo circa mezz'ora da questa operazione si presentarono alla ri-
vendita soltanto le due donne, ma non poterono fare il loro colpo.
Su informazioni assunte, il mattino del 28, io e i militi: ladicicco,
Bagnariol, De Puppo e Casagrande, ci siamo diretti alla volta di S. Gior·
gio di Nogaro a piedi. Strada facendo , in una famiglia abbiamo seque-
strato delle biciclette, spacciandoci per partigiani. Le abbiamo prese in
casa di un partigiano, tale CARNIELLO Giovanni (avente nome di batta·
glia «Rasin») di Porpetto. Ad esso abbiamo lasciato dei buoni per rice-
vuta: « Buono di ricevuta per una bicicletta sequestrata dal gruppo
Bixio, con la firma del capogruppo a nome « Sandra » e in testa eravi
scritto: « Brigata d'assalto Garibaldi - lo Btg. - 1° Nucleo - 2• Campa-
gnia " ·
Abbiamo dovuto effettuare questo sequestro perchè mi pervenne la
segnalazione che la banda di Martello era in zona tra S. Giorgio di
Nogaro e Carlino, in casa isolata.
Ci recammo nella casa indicata e vi trovammo: 3 partigiani, una
signorina partigiana, 2 ragazze ed una donna.
Uno di questi partigiani era un ex milite, tale Carniello Giovanni,
avente nome di battaglia << Rasin », un russo chiamato << Stalin », un
rumeno chiamato << Fritz »; la partigiana certa Treppo Nella, chiamata
«Meri»; due signorine (non partigiane): Scolz Vanda di Luigi e Venco
Anna di Fioravante ed una vecchia certa Molisan Giuditta di Leonardo,
in più c'era un ragazzo di circa 10 anni, figlio di quest'ultima. Questi
ultimi erano: la Venco, figlia della proprietaria della casa, la Scolz una
sua amica, la Molisan, serva della Venco. Subito il << Rasin » mi rico-
nobbe per uno della Milizia ed io, affrontando la situazione, sorriden-

146
do, gli andai incontro, col saluto comunista, dicendogli che ero scap-
pato dalle file della Milizia e mi ero arruolato con i partigiani del
Carso già da un pezzo, unito ai camerati che avevo con me c che
facevo parte della Garibaldi - Brigata d'assalto - l. Btg_, 2.a Compagnia
-Gruppo« Sandra''· Egli mi credette e mi accolse cameratescamente.
Intavolammo conversazione e mi confidò che, verso le 11,30-12 ore,
dovevano arrivare in quella casa: << Martello », << Romano », << Raffaele»
ed altri, con lo scopo di preparare un colpo di mano sulla stazione fer-
roviaria di S. Giorgio di Nogaro, che avrebbe dovuto avvenire alle ore
16 dello stesso giorno. Questo colpo doveva essere effettuato anche con
la nostra collaborazione, essendo io stato invitato dal « Rasin » a par-
teciparvi ed avendo senz'altro accettato.
Nel frattempo, entrammo nella stalla per trascorrere il tempo. Il
<< Rasin », unito al milite Bagnariol, andò ad un casolare poco distante
per procurare della carne, la << Meri » uscì per prendere il pane, restam·
mo io, i militi De Puppo, Casagrande, Iadicicco ed i partigiani Stalin
e Fritz. Dopo poco rientrò << Meri » con sguardo torvo (la stessa sen·
sazione l'ebbero anche i miei camerati) che avesse avuto uno sguardo
d'intesa con i due partigiani; essa aveva le mani nelle tasche del cap-
potto, un po' sporgenti, a guisa di chi impugna una pistola in tasca,
si era avvicinata a me, mettendomisi leggermente dietro. Erano circa
le 9. Guardai i miei camerati: ci comprendemmo. Con mossa fulminea
afferrai il braccio della ragazza tirandogli fuori la mano di tasca, con
la destra impugnai la pistola ed intimai agli altri: << Mani in alto! ». A
questa mia mossa, << Stalin » alzò le mani, ma fece un passo indietro ed
estrasse la sua pistola, però il camerata De Puppo fu più lesto di lui e
gli sparò due colpi al petto; il russo, pur colpito, aprì il fuoco, ma con
mano vacillante ed imprecisa, uno dei suoi colpi, diretto a me, am-
mazzò un vitello, io gli sparai ancora altri due colpi che lo colpirono,
indi, barcollando, uscì dalla stalla e cadde riverso al suolo. Nell'istante
della sparatoria, i due camerati Iadicicco e Casagrande vennero a col-
luttazione con « Fritz » il quale, dato un pugno al Casagrande, lo aveva
costretto in ginocchio ed a quest'ultimo si era inceppata la pistola
ma l'intervento energico e forte di ladicicco salvò il camerata. Il
<< Fritz », riuscito a svincolarsi dalla mischia ed approfittando della
confusione, se la diede a gambe - quasi certamente ferito, perchè
furono riscontrate chiazze di sangue nel posto della lotta, mentre nes-
suno dei due militi risultavano feriti -. In questo frattempo, si senti·
rono rumori in fienile, immaginando che altri partigiani fossero na-
scosti nello stesso e potessero, con moschetto o mitra, intervenire nella
lotta, afferrai la ragazza per il braccio e, unito ai camerati Iadicicco e
Casagrande, lasciai la casa, dirigendomi di corsa sino al passaggio a

147
livello. Transitava in quel momento una locomotiva che si dirigeva
verso la stazione di S. Giorgio, puntandole contro la pistola, l'obbligam-
mo a fermarsi, montammo su tutti e quattro e raggiungemmo la sta-
zione. Mi diressi da un sottufficiale germanico; questi fu premuroso
e cortese ad accompagnarci al Comando Germanico del luogo. Colà,
un sottotenente germanico comandante, non credette al mio racconto,
nè valsero le tessere di riconoscimento e la dichiarazione scritta in te-
desco che autorizzava a vestire l'abito civile. Egli fu indeciso per un
lungo periodo di tempo, quasi lenendoci come prigionieri. In seguito
alle mie energiche e vibranti insistenze, decise di mandare sul posto
una pattuglia di uomini suoi, accompagnati dal Iadicicco, tenendo me,
Casagrande e la partigiana come ostaggi. Insistetti ancora e riuscii
a fargli telefonare a Palmanova, al comando della SS, eravamo arrivati
alle ore 11 circa.
Il milite Bagnaria! Bruno, che era andato col « Rasin >> in un caso-
lare distante circa un Km., sentendo la sparatoria, con lo stesso, si
diresse dove eravamo noi, ma, arrivati in prossimità del luogo, visto
il russo disteso morto, avuta la sensazione che i suoi camerati non era-
no più sul posto e visto il « Rasin » che scappava (anche lui forse aveva
avuto la stessa sensazione nei riguardi dei suoi compagni), gli aveva
lanciato contro, una dietro l'altra, due bombe a mano, ma questi
ugualmente si era dileguato, attraverso cespugli e vegetazione, così il
Bagnariol aveva raggiunto, attraverso la campagna, il Comando Ger-
manico.
F_to: Il Comandante della Pattuglia
P .... C .... C ... _
(V. Brig. MUNARETTO Alessandro)
Il Comandante di Compagnia
Cap.no E. Ruggiero

148
4
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA
63o BTG. O.P.- 2a Compagnia
Palmanova, lì l dicembre 1944 - XXII
N. 760/18 di prot.
OGGETTO: Fatto d'armi del 28-11-XXII

AL COMANDO DEL Jo BTG. M.D.T. « FRIULI »


P.d.C. 849

Trasmetto l'allegata esauriente relazione del Vice Brig. MUNARET·


TO Alessandro, relativa al fatto d'armi in oggetto; ad essa aggiungo
una semplice considerazione riflettente lo svolgimento del fatto stesso
e l'esito non completo dell'operazione. I legionari hanno agito con fine
in telligenza, seguendo scrupolosamente gli ordini ricevuti ed operando
con quell'arditismo che è caratteristico di questo pugno di uomini
saldo nei nervi, nello spirito e nella fede, che tutto osano, affrontando
giorno e notte la morte pur di rialzare l'amata Patria.
Il giorno 28 doveva essere catturata per intera la banda del fami-
gerato « Martello »; se l'ufficiale tedesco avesse immediatamente ade-
rito alla richiesta del Vice Brig. stesso, avrei potuto raggiungere i miei
uomini con forza adeguata ed in tempo utile per appostarmi con essi
nella casa e catturare il bandito alle 11,30, ora dell'appuntamento, ma
l'indecisione e la mancanza di fiducia nel riconoscere i Nostri da parte
dell'Ufficiale germanico, ha fatto sì che il « Ma1·tello ''• arrivato in ora-
rio sul posto e trovato il cadavere del russo, ha capito la situazione e
si è dato alla fuga.
Il russo morto era un propagandista di azione, mandato dalla
Russia bolscevica, come tanti altri che si trovano nelle svariate bande;
la sua morte significa un potente nemico in meno da combattere.
Con spirito di soldato ho l'orgoglio di segnalare i cinque che han-
no preso parte alla brillante azione, precisamente: Vice Brig. MUNA-
RETTO Alessandro - militi: IADICICCO Elpidio, DE PUPPO Luigi,
BAGNARIOL Bruno, CASAGRANDE Giuseppe.
Tengo a fare speciale menzione sia del Comandante la pattuglia, sia
del milite IADICICCO Elpidio che già da giorni si sta distinguendo
per azioni isolate ed ardimentose svolte sempre in abito civile, il più
delle volte mischiandosi con partigiani e stando con essi addirittura
giornate.
IL COMANDANTE DI COMPAGNIA
Cap.no E. RUGGIERO

149
5
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA
63o Btg. O.P. - 2a Compagnia

N. 804/19 di prot. Palmanova, lì 20 Dicembre 1944 - XXII

OGGETTO : Relazione sul fatto d'armi in Porpetto del 19-12-1944

AL COMANDO DEL Io BTG. M.D.T. « FRIULI , P.d.C. 849


AL COMANDO DEL So BTG. M.D.T. "FRIULI, P.d.C. 849
e, per conoscenza:
ALLA FEDERAZIONE DEI FASCI REPUBBLICANI UDINE

Il giorno 19 c.m. alle ore 4,30, trentacinque militi di questo repar-


to, parte a piedi, parte in bicicletta e parte in carrozzini, con due su-
balterni, lo scrivente e tutti al comando dell'Hauptsturmfiihrer Paki-
busch, comandante della SS locale, si portavano a Fauglia per operare
un rastrellamento.
Alle ore 9 circa arrivava in bicicletta a Fauglia il Brig. STOCCO Gio-
vanni, di questa Compagnia, informando il comandante che a Porpet-
to si aggiravano elementi della banda << Romano». Questi disponeva
che una pattuglia di cinque ciclisti in abito civile si recasse sul posto
per prendere i primi contatti, indi, seguiti dal resto della truppa, par-
tivano: il milite CIANI Orlando, il milite scelto BIANCO Giovanni e
il milite IADICICCO Elpidio.
La pattuglia di punta arrivava sul posto, si scontrava con due
banditi - anch 'essi in bicicletta - subito dopo le ultime case sulla
Castello-Corniolo . Sono stati sparali molti colpi di arma da fuoco da
ambo le parti, i banditi scappando, i nostri inseguendoli attraverso la
campagna, uno di essi è stato visto colpito ad una gamba e trascinarsi
faticosamente e con lamenti, ma entrambi si sono buttati nella bosca-
glia e forse anche nell'acqua perchè sono spariti alla vista degli inse-
guitori.
Il grosso della truppa, costituita nella maniera seguente: il Co-
mandante della SS, un sottotenente germanico, tre marescialli della
gendarmeria germanica, il Comandante della Compagnia capitano RUG-
GIERO Ernesto, il S. Tenente CELLA Romolo, il Brig. RECUPERO Giu-
seppe, un sergente della X Flottiglia MAS e i militi COCCOLO Giusep-

150
pe, PICCINI Antonio, SPESSOTTO Antonio, BRAVIN Eraclio, POSOC-
CO Luigi, BRAIT Guido e V. Brig. GUARRASI Corrado, è sopraggiunta,
finita la prima fase di combattimento. I militi sono stati divisi in pat-
tuglie per frugare la boscaglia adiacente al paese.
Ad un tratto si è visto scappare in bicicletta, prendendo la strada
che porta in paese il bandito « Rasin » (CARNIELLO) accompagnato
da un bassino (uomo basso) con i capelli ricci, bruno, anch'esso in bi-
cicletta. Il V. Brig. MUNARETTO e il milite IADICICCO si son dati
all'inseguimento di essi, indi è seguita una sparatoria da ambo le parti.
Un colpo di pistola dei banditi ha colpito lo IADICICCO abbattendolo;
il S. Ten. CELLA col serg. della X MAS, il Brig. RECUPERO, i militi
COCCOLO, BRAVIN, CIANI, BIANCO, provenienti da un'altra strada,
accelerando l'andatura hanno oltrepassato il posto dove lo IADICIOCO
era caduto, proseguendo a loro volta all'inseguimento del « Rasin ''· In
una svolta quest'ultimo, con un suo compagno bandito, abbandonata
la bicicletta, si lanciavano in un portone aperto, raggiunta una finestra
della casa la scavalcavano e si buttavano per la campagna, quindi nel
corso d'acqua antistante. L'inseguimento è proseguito per un pezzo
ma non è stato possibile rintracciarli nel groviglio della sterpaglia.
Il comandante della ssa ha ordinato che venisse incendiata la
casa che ha permesso ai banditi di sottrarsi alla cattura, perchè il pa-
drone di detta casa si è reso responsabile di questa mancata cattura
avendo detto al S. Ten. CELLA Romolo - assicurandolo con giuramen-
to - che i banditi non erano entrati nel portone di casa sua, quindi
ha fatto perdere degli istanti preziosi in modo da aumentare la di-
stanza tra inseguiti e inseguitori. Quando il S. Ten. CELLA, spingendo
da parte questo proprietario, è entrato nel cortile, ha visto - unito ai
suoi uomini - che i due banditi saltavano da una finestra della casa
stessa e si gettavano nella boscaglia.
Quale comandante di Compagnia, sento il dovere di segnalare un
elogio a tutti i dipendenti, sottufficiali, militi, che da alcuni giorni non
conoscono riposo nè di giorno nè di notte ed in qualsiasi momento sono
sempre pronti ad offrirsi col loro ardimento e fede purissima. Il lavoro
intelligente, assiduo ed ardimentoso, svolto dal nucleo in abito civile,
ha portato alla cattura di tutta una organizzazione partigiana della
« Garibaldi» nel paese di Fauglia ed ha dato informazioni per effettuare
ulteriori rastrellamenti sicuri nella zona.
Il milite IADICICCO Elpidio, bellissima tempra di camicia nera,
ardita in ogni situazione, è stato nel mio reparto dal gennaio di questo
anno. Era uno di quei militi che ha voluto sempre, volontario, parteci-
pare a qualsiasi azione pericolosa non conos..:endo altro ideale che

151
quello di rimettere la Patria grande come una volta . Egli, col sacri-
l
ficio della sua vita, ha stimolato ancor più nell'animo dei suoi ca-
merati la fede purissima e la scuola dell'ardire. Propongo con rap-
porto a parte, il milite suddetto per la medaglia d'argento al valor mi-
litare alla memoria.
IL COMANDANTE DI COMPAGNIA
f.to: Cap.no E. RUGGIERO
p.c.c.
L'Ufficiale Superiore Addetto
Der Sicherungskommandant in Palmanova
Der Sicherungskommandant in S. Giorgio di Nogaro

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA


63o Btg. O.P. - 2• Compagnia
N. 482/9 a di prot. Palmanova, lì 30 gennaio 1945 - XXIII

OGGETTO: Relazione mensile sull'attività svolta.

AL COMANDO DEL lo BTG. M.D.T. « FRIULI, P.d.C. 849


e, p.c.:
AL COMANDO DEL So BTG. M.D.T . «FRIULI >> P.d.C. 849

Durante questo mese, sono stati effettuati sei importanti rastrella-


menti e precisamente a Pozzuolo del Friuli, a Rivignano, a Trivignano,
a Pocenia; nella zona di Castions, Gonars, Bicinicco, Feletis e Morte-
gliano, infine a Tapogliano.
Per i rastrellamenti di Pozzuolo e Rivignano, vedi relazioni detta-
gliate in data 7 gennaio e 12 gennaio u .s.
Il 20 corrente mese, su indicazione di un detenuto, bandito della
Garibaldi, il sottotenente CELLA Romolo ed il V. Brig. REBEZ, parti-
vano in borghese per Fiumicello, ove riuscivano a catturare con astuzia
la partigiana IURISEVICH Giovanna (col nome di battaglia << Fiuma-
na>>) della banda di << Paolo >>.
Il 21 corrente gli stessi, con la << Fiumana >> si recavano a Muzzana,
Palazzolo e Latisana per poter catturare ,, Paolo >> ma questi non era
reperibile quel giorno in detti paesi.
Lo stesso giorno, una pattuglia in borghese, costituita dal V. Brig.

152
\ MUNARETTO e dai militi NADIN e ASILLI partivano per Trivignano
per mettersi a disposizione della Compagnia Germanica di quel posto.
Il giorno seguente, la compagnia germanica, coadiuvata dalla pat-
tuglia nostra, effettuava un rastrellamento, durante il quale restava fe-
rito il milite NADIN Giovanni, colpito alla gamba destra con una pal-
lottola che perforava il muscolo ed altre due di striscio allo stesso arto;
i colpi provenivano dalla campagna buia.
Il 26 corrente mese, in seguito ad informazioni assunte dal nucleo
in borghese nei .giorni precedenti, sull'esistenza di una banda di sette
o otto armati nella zona: Gonars - Castions - Bicinicco - Felettis - Mor-
tegliano, è stata intrapresa un'azione di rastrellamento in grande stile,
appoggiata da 5 compagnie tedesche.
Trenta legionari della 2• Compagnia al comando dello scrivente
e 20 della ]a al comando del Capitano Venier, sono stati distribuiti
a cinque compagnie tedesche in nuclei di IO ciascuna, comandati ri-
spettivamente da un ufficiale ogni nucleo di 10.
L'azione ha avuto inizio alle ore 13 del 26 e termine alle ore 5,30
del 27 corrente mese.
Sono stati fermati nella zona di operazione 16 sospetti partigiani.
Il 29 corrente 15 ne sono stati rilasciati perchè uno solo è risultato ap-
partenente alla « Garibaldi ».
Il 28 gennaio c.a., in seguito a confessione di due partigiani sulle
possibilità di sorprendere un reparto della GAP nel cinema di Rivigna-
no, un reparto di 30 uomini al Comando del S. Tenente CELLA Romolo
è partito autocarrato alle ore 13,30 per Rivignano. Sono stati control-
lati i documenti di tutti gli spettatori, ma non si sono trovati i ban-
diti che si ricercavano. Il reparto ha fatto ritorno alle ore 19.
Alle ore 19,45 lo stesso reparto, sempre comandato dal S. Tenente
CELLA Romolo, è partito autocarrato per Tapogliano.
Il servizio di informazioni aveva fatto conoscere che ad una festa
da ballo, indetta per il 28 aprile nelle scuole locali, il parroco si era
opposto, prendendosi le chiavi del locale per proibire detto ballo, non
autorizzato da alcuna autorità competente. Un gruppo di partigiani
si era presentato a lui ed a mano armata si era fatto consegnare le
chiavi affinchè il ballo avesse luogo.
Circondate le scuole e fatta irruzione in sala, è stata trovata una
pistola automatica buttata in un angolo ed altri documenti partigiani
che si volevano occultare; sono stati fermati 15 elementi banditi, in

153
massima parte della GAP di Mon[alconc, lra i quali figura un certo
BAGGIOLI Gianni con nome di ballaglia « Tigre» che è capitano della
polizia partigiana della 3• zona; nel gruppo vi sono anche tre donne di
Monfalcone.
Hanno preso parte a questa azione, ollre alla Milizia, 20 militari te-
deschi del presidio di Aiello.
Nella stessa azione, si è fatta irruzione in casa del bandito TOMA-
SIN Armando, ma questi è riuscito a scappare nudo dalla finestra.
Si sono lasciati in casa lre militi per poterlo catturare al suo eventuale
rientro, ma sino al mattino, non ha fatto ritorno.
Il reparto è rientrato alle 4,30 del 29 corrente mese.
Il 29 gennaio c.a., una p a t tu glia formata da: i sottotenenti CELLA
Romolo, ROTIGNI Giacomo, un sottotenente tedesco, un maresciallo del-
la polizia tedesca ed il Sergente REBEZ, è partita con due auto per
Monfalcone alle ore 20,30, per catturare due capi-banditi colà residenti,
ma questi non sono stati trovati nè in casa, nè nei luoghi dove abitual-
mente andavano qualche volta a dormire. La pattuglia ha fatto ritorno
alle ore 3,30 del 30 corrente.
Durante questo mese sono state fermate 113 persone indiziate o
sospette, rilasciate 55, non risultando delitti a loro carico.
Sono state inviate, durante il mese, 57 pattuglie cicliste sia del
nucleo in borghese, sia di militari in uniforme, in perlustrazione nella
zona.
Gli ufficiali, sottufficiali e truppa hanno, come sempre, avuto
grande slancio e spirito di abnegazione per lo svolgimento del faticoso
servizio dovuto alla esiguità della forza presente. Il loro morale è al-
tissimo, così anche le condizioni fisiche. Faccio presente, per spirito
di equità, una giusta lagnanza e risentimento di tutti i militari dipen-
denti nei confronti del trattamento economico ed assistenziale che
gode la Landschutz, superiore al nostro. La Landschutz, che non svolge
alcuna attività, nè di giorno, meno ancora di notte, che non ha alcuna
fede perchè è più con i partigiani che con la Patria - vedi il grande
numero di capi e gregari catturati perchè risultanti appartenenti a
bande di partigiani - gode di un trattamento economico molto supe-
riore a quello della Milizia, è assistita con spettacoli ricreatori, spacci
cooperativa ed altro.
IL CAPITANO COMANDANTE
(RUGGIERO Ernesto)

154
7

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA


63o Btg. O.P. - 2a Compagnia
Palmanova, lì 9 febbraio 1945 - XXIII
N. 1024/9 a di prot.
AL COMANDO DEL So BTG. M.D.T. «FRIULI , P.d.C. 849
e, p .c.:
AL COMANDO DEL 1° BTG. M.D .T. « FRIULI , P.d.C. 849

Il giorno 7 corrente mese, su informazioni ricevute, partiva una


pattuglia in borghese per Bicinicco al fine di catturare il comandante
della Divisione mista « Ippolito Nievo ».
La pattuglia era comandata dal S. Tenente Cella Romolo ed ai suoi
ordini vi erano il Brigadiere Vetere Giuseppe, H serg. Rebez e un sotto-
tenente tedesco . Dopo intelligenti ricerche ed appostamenti, alle ore
23,30, il tenente Cella riusciva a catturare MODOTTI Mario, con nome
di battaglia « Tribuno » e la sua staffetta.
Non occorre illustrare l'importanza della brillante azione, basta
pensare che Tribuno, in sede di interrogatorio, con faccia tosta, ebbe a
dire: « Io vi posso essere molto utile, se c 'è un generale tedesco prigio·
niero, potete chiedere ai miei compagni dipendenti lo scambio ». In
questo colpo si vede la fine intelligenza e l'ardimento del ten. Cella
e dei suoi collaboratori, che si sono arrischiati sino alla tana del gene-
rale comunista, sicur i di trovare insidie e nutrita resistenza.
IL COMANDANTE DI COMPAGNIA
(Cap .no E . RUGGIERO)

l
l
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l l
8
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICA A
63o Btg. O.P. - 2° Compagnia
Palmanova, lì 16 febbraio 1945 - XXIII
N. 977 j9 a di pro t.
OGGETTO: Relazione sul rastrellamento effettuato nelle paludi di
Aquileia.
AL COMANDO DEL 1o BTG. M.D.T. <<FRIULI ••
P.d.C. 849
e, per conoscenza:
AL COMANDO DEL So BTG. M.D.T. << FRIULI,
P.d.C. 849
In seguito ad informazioni avute dal nucleo in civile sulla pre-
senza di elementi banditi nella zona delle paludi di Aquileia, il 15 c.m.,
alle ore 17, partiva un nucleo di questo distaccamento per Aquileia.
Detto nucleo era così composto: comandante della SS germanica
locale, Io scrivente; S. Tenente CELLA, S. Ten. ROTIGNI, Vice Brig.
IURLARO, un sottotenente tedesco, due tedeschi della SS e l'addetto
alla SS Rebez.
Detto nucleo, in collaborazione con la compagnia tedesca di Aqui-
leia, operava un rastrellamento nella zona: Ronchi di Aquileia e paludi.
Tre volte è venuta a conflitto coi banditi, uccidendo complessiva-
mente 7 di loro. Perdite nostre: S . Tenente CELLA Romolo. I banditi
uccisi sono: MEDEOSSI Umberto, (<< Boris »), SPACCATUTTO nome
eli battaglia << Aramis » e gli allri che momentaneamente non sono stati
identificati, i cui nomi verranno comunicati con successivo rapporto.
Sono stati catturati vivi altri 6 bandjti fra i quali uno slavo con nome
di battaglia <<Franco», uno di Monfalcone nome di battaglia «Ragno >>,
Petronio e gli altri non ancora interrogati.
Sono state catturate le seguenti armi: due pistole Berretta calibro
9, assegnate dal comandante della SS a questo distaccamento, una pi-
stola inglese, due pistole Beretta calibro 9, un mitra e due fucili, non-
chè bombe a mano americane; assegnate tutte queste ultime al presi-
dio tedesco di Aquileia.
Sulla morte gloriosa del S. Ten. CELLA si segnala quanto segue:
E' stato un episodio di rastrellamento, precisamente in un casale a
circa 6 krn. a sud-est di Aquileia. Un partigiano, precedentemente cat-
turato, ha confessato che in detto posto vi doveva essere una pattu-
glia di tre elementi, precisamente: TOPO, SPACCATUTTO, MEDEOSSI

156
Siamo andati sul posto. Con una spallata abbiamo sfondato la porta
della stalla e hanno fatto irruzione in essa i seguenti clementi: coman-
dante della SS germanica; S. Tenente CELLA, capitano RUGGIERO; S.
Ten. ROTIGNI , un sottotcncnte tedesco, un milite della SS, un addetto
alla SS, il Serg. REBEZ. Si son trovati due sdraiati sulla paglia, ad essi
il S . Ten. CELLA ha intimato energicamente: «Mani in alto!», indi
si è slanciato con violenza addosso ad uno di essi, sul MEDEOSSI, que-
sti - fulmineamente - con una pistola tirava tre colpi e, quasi a bru-
ciapelo, uno di essi colpiva al petto il S. Ten. CELLA, abbattendolo.
Ne è seguita una sparatoria di circa IO minuti, durante la quale i due
banditi sono stati crivellati di pallottole.
Nel dolore per la morte del camerata ed ottimo collaboratore CEL-
LA Romolo, con coscienza faccio proposta della medaglia d'argento alla
memoria al camerata stesso, proposta che sarà fatta con motivazione
in separata nota.
IL COMANDANTE DI COMPAGNIA
(Cap.no E. RUGGIERO)

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA


63<> Btg. O.P. - 2• Compagnia
Palmanova, lì 18 febbraio 1945 - XXIII
N. 1025/9 a di prot.
OGGETTO: Cattura banda di Gradisca.
AL COMANDO DEL So BTG. M.D.T. « FRIULI >>

P.d.C. 849
e, p.c.:
AL COMANDO DEL Io BTG. M.D.T. « FRIULI >>

P.d.C. 849

Il giorno 15 c.m., su informazioni ricevute, partiva una pattuglia in


borghese per Gradisca, al fine di catturare elementi della G.A.P., di
quel luogo.
La pattuglia era così composta: Tenente Rotigni Giacomo, Tenente
Cella Romolo, un sottotenente tedesco, V. Brig. Iurlaro Luigi, milite

157
Diamante Luigi ed il Sergente X MAS Rebez. Questi , spacciandosi per
partigiani - il ten. Rotigni si qualificò comandante di divisione -
riusci rono a venire a contatto con tutta una intera banda e precisa-
mente: « TOTI », comandante della Brigata « Isonzo ••; << AGRO>>, co-
mandante della GAP locale, << ROLANDO », comandante del battaglione
<< Sergio Simenko », << CENSOR >> e <<CANDIDO>>, comandanti rispet-
tivamente delle due compagnie dipendenti dal suddetto battaglione,
<< FAUSTO », intendente, << ORSO >>, viceintendente e infine un certo
<< CASTELLANI », componente dell'intendenza. Ultimate le trattative,
la esigua ma arditissima pattuglia , tirava fuori. le armi facendo alzare
le mani a questi pezzi grossi e li catturava.
An;namento catturato: pistole 12, mitra l, moschetti 2, il tutto
consegnato al comandante della SS di Palmanova , Hauptsturmftihrer
Pakibusch.
Come si rileva, il colpo è stato magistrale per la retata di quasi
tutto lo stato maggiore della brigata • Isonzo ••, compreso il comandan-
te. Per dovere di ufficale propongo un elogio speciale a tutti i compo-
nenti la pattuglia che, con il loro ardimento, intelligenza e spirito di
abnegazione, hanno inferto un altro grave colpo ai banditi comunisti.
IL COMANDANTE DI COMPAGNIA
(Cap.no E. RUGGIERO)

10

Der Sicherungskommandant in PALMANOVA


Der Sicherungskommandant in S. GIORGIO DI NOGARO
n . 1014/9<> di prot. Palmanova, 27 febbraio 1945
Al Comando del SO BTG. M.D.T. - U.P.I. P.d.c. 849
e p .c.
Al Comando del [o BTG. M.D.T. « Friuli » P.d.c. 849

Il mattino del 21 corrente mese usciva una pattuglia ciclista in abito


civile così formata: Milite scelto BIANCO GIOVANNI - Milite COCCO-
LO GIUSEPPE - Milite TURRIN GIOVANNI - Milite ZANOLIN AN-
GELO .
La pattuglia si diresse a Saciletto per venire a contatto con la banda

158
di FERESIN, infatti dopo lunghe ricerche riuscì ad individuare tutta
la banda composta di 10 persone ed armata in massima parte di armi
automatiche, che trovavasi in riva al fiume Aussa intenta alla pesca.
Data la superiorità numerica il capo pattuglia non credette di affron-
tarli e senza essere visti i quattro compagni si diressero al Comando
tedesco di Saciletto ove presero rinforzi, ma giunsero sul posto con
lieve ritardo per cui i banditi, finita la pesca, se ne erano andati.
La pattuglia proseguì la sua missione percorrendo i paesi di Per-
teole - Scodovacca - Mortesins - Ruda. Sulla strada tra Perteole e Sco-
dovacca, precisamente in prossimità della fabbrica d'amido hanno
riconosciuto tre banditi, dei quali due hanno alzato le mani ferman-
dosi, un terzo sparando si è dato alla fuga; due dei legionari lo hanno
inseguito facendo fuoco, precisamente COCCOLO c ZANOLIN, ma dopo
movimentata rincorsa questi è riuscito a occultarsi nella boscaglia per
cui veniva perso di vista . I due banditi catturati sono: MILOCCO BRU-
NO cl. 1926 e BERGANTIN ALFREDO cl. 1912, entrambi appartenenti
alla GAP.
Informazioni assunte dalla pattuglia stessa segnalavano un altro
bandito in Saciletto dandone anche notizia dell'alloggio. I quattro legio-
nari si disposero in appostamento, infatti la mattina seguente alle
ore 5 riuscivano a catturarlo; questi è CIDIN FERRUCCIO con nome
di battaglia « Giordano » cl. 1911, regolarmente armato.
Quest'ultimo bandito è importantissimo essendo l'intendente ge-
nerale fra la montagna e i paesi di approvvigionamento. E' colui che ha
fatto il colpo al Molino di Molinaris in Cervignano dal quale ha aspor-
tato 90 quintali di pasta e frumento.
In seguito alla sua cattura questo comando è riuscito a recuperare,
quasi per intero, il magazzino dell'intendenza della « Garibaldi», che
attualmente tiene in custodia il Comandante della « SS » Hauptsturrn-
ftihrer Pakibusch.
Per dovere di Ufficiale tributo vivo elogio a queste ardite camicie
nere che non hanno chiesto nè riposo nè alimentazione pur di acciuffare
simili banditi. Particolare elogio è da tributarsi alla giovanissima Ca-
micia Nera COCCOLO Giuseppe che sprezzante di qualsiasi pericolo da
solo ha fatto alzare le mani al grande intendente. Pistole ricuperate
n. 3.
Il Comandante di Compagnia
(Cap.no E. Ruggiero)
F. Ruggiero

159
11

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA


63° Btg. O.P. - 2• Compagnia
Palmanova, lì 17.3.1945 - XXIII
N . - - - di prot.
OGGETTO: Rastrellamento in Castions di Strada
AL COMANDO Jo BATTAGLIONE M.D.T.
P.d.C. 849
e, p.c.:
AL COMANDO DEL So REGGIMENTO M.D.T.
P.d.C. 849

Il giorno 15 u.s. veniva aggredita e ferita la moglie del milite STOC.


CO della Ja Compagnia, da banditi, nella propria abitazione in Castions
di Strada. Il giorno seguente il capitano VENIER, dopo aver predi-
sposto l'accerchiamento del paese con gli uomini della sua Compagnia,
veniva in Palmanova e si faceva dare da questo Comando una pattuglia
di ciclisti di 10 uomini .
Ha effettuato un rastrellamento ed ha catturato due banditi, uno
dei quali ingegnere aeronautico con documenti partigiani in tasca e si
presume che sia una spia.
La pattuglia è rientrata incolume con i due prigionieri alle ore 22,30.
Firmato: RUGGIERO
nota a mano:
l bandito catturato
esito ottimo

160
III
!DOCUMENTI PARTIGIANI

MEMORIALE DI GIUSEPPE FERESIN

Dati riguardanti l'attività svolta dalla SS italiana di Palmanova ag-


gregata alla SS tedesca di quella zona dal novembre 1944 all'aprile 1945.
Remigio REBEZ apparve sulla scena la prima volta nei primi di ot-
tobre 1944 quando si doveva assalire la caserma di Visco. Un nostro
corriere (Tomasin Armando da Tapogliano « Argo >>) fu fermato dal
Rebez mentre da Cervignano transitava in motocicletta diretto al no-
stro comando.
Il REBEZ, con un a ltro milite, intimò !'«alt>>. «Argo» si fermò; Re-
bez gli chiese i documenti; « Argo» che si sapeva attivamente ricercato
- e se lo avessero preso non v'era da dubitare quale fine avrebbe
fatto - invece di estrarre i documenti, estrasse la pistola e fece fuoco
sul REBEZ a bruciapelo, terrorizzando pure l'altro milite e ciò gli per-
mise di fuggire con la moto prima che l'altro si riavesse dallo spavento.
REBEZ fu portato all'ospedale e non lo si rivide sino al giorno in
cui accaddero i fatti di Strassoldo del 6 agosto e 11 novembre 1944.
Per rappresaglia della morte d<:! conte di Strassoldo, in detto pae-
se, si fucilarono 9 supposti partigiani nel paese stesso (8 novembre),
cui operarono soltanto i tedeschi. Il giorno 9 novembre a Palmanova
si presentò il conte Strassoldo e fece alcune dichiarazioni e in seguito
a questo, fu formato un Tribunale composto dal comandante Nino
Buttazzoni, capitano Ugo Franchi, tenente Bertozzi e da altri (questo
depose Cragno dopo il suo arresto e in seguito ciò fu riconfermato da
Rebez, di cui ci deve essere sua conferma in scritto).
Detto tribunale giudicò la condotta tenuta nei nostri riguardi dal
maestro scolastico di Strassoldo, Alessandro Moraitti, che venne in
seguito impiccato ad un'albero in riva al fiume a Strassoldo stesso;
eravamo allora 1'11 novembre 1944.

161

11
Io stesso fui, sia pure da lontano, testimone di questo fatto. Ac-
cadde così: mi trovavo in quel paese per raccogliere dati riguardanti la
fucilazione eli 8 persone, il giorno 8, quando vidi - dalla strada di
Palmanova - arrivare un camion pieno di militi della X• Mas . Temen-
do qualche rastrellamento, mi buttai in campagna. Con me furono
Rocco e Lampo. A circa 300 metri mi fermai. Ero sempre provvisto di
binocolo quando dovevo girare in aperta campagna e, salito sopra un
albero proprio oltre il fiume e dietro il cimitero, vidi che il camion si
era fermato nella piazzetta. Nel frattempo arrivò un'altra macchina.
Sentii delle forti grida, puntai il binocolo e vidi che alcuni uomini, in
divisa della Xa Mas, spingevano con forza davanti a loro un giovane
vestito in borghese. Non conoscevo quel giovane. Dapprima, non capii
bene ciò che volevano fare, ma quando vidi che un milite sciolse una
corda, compresi subito: lo volevano impiccare. Cercai affannosamente
di poter riconoscere qualcuno dei militi ma essi mi erano lutti sco-
nosciuti.
Ricordo soltanto questo: uno della X• Mas; più alto di tutti - che
pareva si desse molto da fare in quella triste faccenda e di cui mi
è rimasta una strana impressione - lo dovetti incontrare alcuni mesi
dopo e precisamente il 7 marzo 1945, giorno del mio arresto: quello
era il REBEZ. Il giovane era il maestro Alessandro MORAITTI. Sentivo
le sue grida talmente distinte che potrei ripetere quello ch'egli implo-
rava.
Spinto il prigioniero con la forza - come dissi - sotto l'albero,
che era leggermente inclinato verso il Fiume, e fatta passare la corda
oltre un ramo, fecero il nodo scorsoio. Dovettero lottare in tre o
quattro per riuscire a mettergli la corda attorno al collo (tra quelli
che si davano da fare, c'era anche il Rebez), infine il poveretto dovette
cedere. Fu un attimo: quasi contemporaneamente udii due spari di
pistola, Cosa era accaduto? ... Si era rotta la corda e, non appena il
disgraziato cadde a terra, gli spararono due colpi alla schiena; poi, ben-
chè morente, lo impiccarono un'altra volta. Fu in questo che vidi il
Rebez la prima volta, pur non conoscendolo ancora.
Durante il primo interrogatorio ch'io feci al Rebez a Cervignano,
questi disse di essere stato presente, anzi uno dei più vicini al Moraitti,
ma di non aver preso parte all'esecuzione. Ciò non è vero, anch'egli
si dava da fare, come dissi, intorno al maestro. Nello stesso giorno mi
pervenne il rapporto dalla zona di Gonars che diceva che un compagno,
Trigatti Elio, era stato catturato il giorno 6 dalla Milizia di Palmanova
e che il giorno 28 dello stesso mese fu in Palmanova fucilato. In quel
periodo di tempo, nel carcere di Palmanova si trovava un certo Foga-

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gnolo che per aver tentato la fuga fu ferito - dice il Rebez - dal
tenente Cella, indi portato all'ospedale ove già erano ricoverati e pianto-
nati alcuni feriti partigiani-
Un giorno, e precisamente il 12 o 13 dicembre, il tenente Rotigni, il
Cella ed il Rebez, andarono a prelevare due uomini all'ospedale: pre-
sero il Fogagnolo e il Milocco e, benchè feriti, li portarono alle carceri
e, dopo averli seviziati, li uccisero. Questi provvedimenti erano derivati
dal fatto che la sera precedente un partigiano ferito era fuggito dal-
l'ospedale. Il Rebez nega di aver ucciso lui i due partigiani, asserendo
di essersi trovato allora a Trieste in licenza di convalescenza; cosa as-
surda, giacchè il giorno 11 settembre egli era già in servizio, come
attesta la sua presenza all'impiccagione del maestro MoraittL Da notare
che alcuni giorni prima, quando il Rebez si recò col Rotigni ed il Cella
a prelevare i feriti, all'ospedale interrogò i feriti stessi, somministrando
a qualcuno una buona dose di botte {dalle testimonianze degli infer-
mieri già citati da codesta Corte).
Tralascio di riportare tutte le perquisizioni ed i rastrellamenti
avvenuti tra un periodo e l'altro dall'arresto dei suddetti compagni,
sarebbe storia troppo lunga. Mi limiterò soltanto a riportare quei fatti
che maggiormente terrorizzarono questa zona e che lasciarono in noi
un'impronta difficilmente cancellabile.
In questo periodo - e cioè ai primi di dicembre - un'altro attore
comparve in scena. Tra i tanti assassini che si sono rivelati in questi
tempi, approfittando della loro libertà d'azione per sfogare i loro
istinti criminali, non credo che nessuno possa eguagliare questo, nep-
pure il Rebez che uccise molte persone a sangue freddo: questi ri-
sponde al nome di Ernesto RUGGIERO_
Come dissi, questi, nei primi mesi di dicembre, con il grado di
tenente si presentò volontario alla SS di Palmanova ed a Pakibusch, già
comandante tedesco di quella piazza, dicendogli: « Comandante, nella
certezza che voi libererete l'Italia dal giogo straniero, vengo a mettermi
a vostra disposizione affinchè possiate contare sulla mia fedeltà e sul
mio servizio », Fu assunto senz'altro ed alcuni giorni dopo, promosso
capitano. (Giannini, ex maresciallo della D.T. di Palmanova, fu testi-
mone). Ed ecco questo snaturato darmi più lavoro di dieci Rebez mes-
si assieme. Non c'erano rastrellamenti nè perquisizioni a cui lui non
partecipasse in un modo o nell'altro. Aveva ottenuto da Pakibusch la
massima fiducia ed era il padrone dispotico di quella fortezza. Da re-
gistri sequestrati e da me depositati alla Polizia di Cervignano, risulta
che egli fece arrestare 543 partigiani, di cui soltanto 312 ritornarono al-
le loro famiglie. Io ero elencato con il numero 409 e, ad ogni arresto,

163
veniva aumentato un numero. VALER! Gentile aveva il numero 386,
di altri non mi ricordo. Tutti questi ordini di arresto, portavano un
timbro in corsivo con il nome di << Ernesto Cap. RUGGIERO >> e se-
guiva la firma. Accanto a diversi nomi si notava una croce, ciò signifi-
cava che quelli erano ormai nel regno dei Cieli. In fondo poi, c'era
scritto: « Morto in seguito a tentata fuga». Questo per me era una
cosa inspiegabile.
Appena ebbi arrestato il CRAGNO, volli sapere perchè aggiungevano
il famoso detto « Morto in seguito a tentata fuga» ai nomi di tutti i
fucilati, benchè sapessero d'essere stati loro stessi a fucilarli.
CRAGNO rispose: << In primo luogo perchè quando si doveva fuci·
lare qualcuno che era ignaro della sorte che lo attendeva, il suo ese-
cutore gli diceva: « Senti, a me dispiace farti del male, tu mettiti a fug-
gire ed io sparo in alto, così nessuno crederà ch'io t'abbia salvato ». In-
vece, quando il disgraziato prendeva la rincorsa, gli si scaricava alla
schiena una raffica di mitra e la sua fuga era bell'e finita. In secondo
luogo, perchè un domani si potesse giustificare il loro operato. Doppia-
mente infame quest'atto, giacchè sapevano di dover un giorno rende-
re conto alla giustizia di questi crimini; consapevoli di commettere un
assassinio, cercavano di parare il colpo prima ancora che la giustizia
avesse preso nella sua rete l'infame colpevole. Questa asserzione di
CRAGNO mi fu riconfermata dal REBEZ dopo il suo arresto.
Ed ora veniamo al MALABARBA.
Non essendo stata mia zona d'azione il luogo del suo arresto, non
posso precisare con esattezza il giorno del suo arresto, so soltanto che
un giorno egli, dopo essere stato arrestato e tradotto a Palmanova,
verme ricoverato all'ospedale, tante erano le botte ricevute per tre volte.
In seguito, fu portato dall'ospedale alla caserma della SS, dove rice-
vette tante di quelle botte che morì tra le mani dei suoi aguzzini. Chi
lo picchiava era il REBEZ, chi comandava e dirigeva gli atti era il
RUGGIERO.
La moglie del Malabarba un giorno si presentò al RUGGIERO per
intercedere per suo marito; RUGGIERO promise la sua salvezza purchè
lei confessasse ciò che sapeva ed essa confessò. Avendo il marito ne-
gato tutto, fu più volte passato alla tortura sino a che morì (testimone
oculare il sergente della « Landschutz » Enrico ZANELLA abitante a
Palmanova, via Cappuccini n. 29). La moglie del MALABARBA, abba-
stanza leggera, dopo la morte del marito, mi diede molto da sospet-
tare riguardo la sua condotta. Nego che il MALABARBA si sia impos-
sessato del denaro requisito. Non mi risulta fondata una cosa simile.

164
La prima azione commessa dal RUGGIERO di cui io venni a cono-
scenza, avvenne a Torviscosa. Il giorno 22 dicembre 1944 si perpetrò
un rastrellamento in quel paese. Fu in questo giorno che scoprirono la
nostra radio trasmittente ed arrestarono il radiotelegrafista. Furono
proprio il capitano RUGGIERO e Pakibusch a dirigere l'operazione
(allego relazione firmata da REBEZ). Trovarono la radio ed arresta-
rono, come dissi, il radiotelegrafista. Esasperati per il fatto di non aver
potuto catturare nessun altro, uno dei nostri e cioè « Samos , (De Ste-
fano Ezio) - la cui moglie credo abbia già fatto denuncia- fu ucciso
in casa. Il RUGGIERO si recò a Torviscosa altre due volte per per-
petrare arresti ed il Rebez per altre tre.
In una di queste, e precisamente la seconda volta che il RUGGIERO fu
a Torviscosa, in località Malisana, diresse pure l'operazione nella qua-
le furono arrestati alcuni dei nostri che in seguito furono portati a
Palmanova (allego dichiarazione del REBEZ). Tralascio dal descrivere
i fatti di Fauglis avendo io stesso interrogato i testi ed inoltrato in
Questura gli atti riguardanti. Ciò vale pure per i fatti di S. Giorgio di
Nogaro, Gonars, Castions e dintorni, tanto più che, nel periodo di
lotta partigiana quella non era zona che a me riguardava, pertanto
ciò che appresi non erano fatti contestati da me stesso come i sopra
e i sottoscritti.
Nel mese di gennaio, dato il freddo intenso e la neve caduta, l'at-
tività della SS era un po' diminuita, come del resto pure l'attività par-
tigiana. Facevano qualche rara comparsa - come per esempio ad Al-
ture e ad Aquileia - senza però arrecarci danni notevoli. Fu dopo
lo scioglimento della neve che si manifestò, più brutale che mai, l'istin-
to di quei bruti. Più svanivano le speranze d'una vittoria, più sentivano
il bisogno di vendicarsi e così incominciò la lunga serie di rastrella-
menti: in località Cartona (Ruda), in Aquileia, località Ronchis e Bo-
scat, a S. Martino, località Moruzzis, tanto per citarne qualcuno. In tutti
questi rastrellamenti furono perpetrati degli arresti e, giacchè quasi
tutti gli arrestati vennero fucilati, spiegherò in seguito chi fu arrestato
in un dato luogo, chi nell'altro.
Comincerò da William TONINI (« Tovaris ») ucciso a Castions di
Strada (il REBEZ s'era dimenticato di metterlo sulla lista degli uccisi),
dove fu catturato il 12 febbraio. Il 19 dello stesso mese, mi trovavo
con 30 uomini circa in località Boscat (Aquileia) quando, alla sera (ore
22), fummo assaliti da più di 300 tedeschi. La sentinella diede l'allarme
e, malgrado questo, dovemmo lasciare tre uomini sul terreno e due
rimasero feriti. Tutti i superstiti dovevano ritrovarsi in un dato luogo,
già prestabilito. All'appello, oltre ai morti, mancavano '' Pedro » e

165
« Mario "· Mandai tutti gli uomini a dormire ai loro distaccamenti e
dissi loro di attendere ordini.
I tedeschi telegrafarono subito a Palmanova ed alla mattina verso
le 4 circa, il cap. RUGGIERO col ten. PAGLIAZZOTTI, il ROTIGNI, il
CELLA, il PICCINI, il REBEZ, il MUNARETTO ed altri, si presenta·
rono in località Ronchis di Aquileia e arrestarono un certo << Ragno»,
un nostro compagno che ci tradì. Infatti egli disse che nel fienile era-
no ancora nascosti dei partigiani. Fu chiesto al padrone dello stabile
se ciò fosse vero: egli negò, ma RUGGIERO insistette, allora tutta
quella masnada si mise a perforare il foraggio con le baionette, quando,
ad un dato momento, si sentì un urlo: una baionetta aveva passato
da parte a parte la guancia del compagno << Aramis »; questi fu porta-
to a Palmanova. Non seppi quale fine fece. Poco mancò che ammazzas-
sero il padrone dello stabile. Poi << Ragno», per avere salva la vita, si
fece portare in macchina in località << P;:ntiera » sempre in Aquileia
ove sapeva dormivano altri partigiani suoi amici. Infatti REBEZ, RUG-
GIERO, BIANCO, COCCOLO, ROTIGNI, CELLA, PICCINI ed altri, ap-
pena arrivati, circondarono la casa.
ROTIGNI, CELLA, REBEZ e BIANCO, salirono la scala del fie-
nile dove dormivano (eravamo al mattino del 15) << Spaccatutto, e « Bo-
ris , col mitra accanto e la pistola fuori dal fodero. A causa del ru-
more provocato dai militi, << Boris , si svegliò di soprassalto e si vide
alcuni mitra puntati addosso. Oramai conosceva la sua sorte: otto
giorni prima era scappato dalle carceri di Palmanova. Volle vendere
la sua pelle più cara che gli fosse stato possibile: afferrò la pistola e
sparò - quasi a bruciapelo - al primo che gli si parò davanti. Questi
stramazzò colpito a morte: era il tenente CELLA. Quasi contempora-
neamente partirono alcune raffiche di mitra e << Boris » e << Spaccatut-
to , non erano più.
Asportarono loro tutto ciò che capitava sotto gli occhi. L'indomani,
oltre a questo, dal rapporto seppi che << Raffaele , dell'intendenza, ay
sieme ad un altro partigiano che era irriconoscibile, fu fucilato pro-
prio dal REBEZ e da alcuni altri a Chiopris. Interrogato da me il
REBEZ confermò il fatto.
Nello stesso giorno, 15 febbraio, appresi la notizia dell'arresto da
parte dei tedeschi di << Pedro, e << Mario "• mancanti all'appello la
sera precedente. Sempre il giorno 15, << Pedro >> e « Mario » furono, in
Aquileia, consegnati dai tedeschi a RUGGIERO ed in caserma, alla pre-
senza di cinque o sei arrestati - inquilini dello stabile ove fummo at-
taccati - incominciò l'interrogatorio.
Povero << Pedro »!. .. Rebez lo reclamava per proprio conto; Rug-
giero invece diceva: <<No, questo me lo prendo io!» ... Avevano pro-

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prio sete di « Pedro » e non vedevano l'ora di arrivare a Palmanova.
Infatti, verso le 10 del mattino « Pedro ,, e « Mario» furono portati
colà e non dovevano più uscire che per andare a morire.
Un altro rapporto mi pervenne in quei giorni: tre dei nostri fu-
rono trovati morti sulla strada a S. Stefano ...
L'indomani due ne vennero uccisi a Latisanotta per vendicare la
spia uccisa dai nostri i giorni precedenti.
Intanto gli arresti si susseguivano a ritmo accelerato . La bile di
Ruggiero era al colmo. Sapeva che pure tra i suoi c'era qualcuno che
lavorava per noi ma non riusciva a sapere chi fosse. Un giorno propose
l'arresto di quattro giovani della « Landschutz "• sospetti di collabora-
zione con i partigiani (per quanto ciò fosse vero non aveva delle pro-
ve) ma il capitano tedesco loro comandante si oppose e Ruggiero dovet-
te stare zitto.
Arrivammo così agli ultimi di febbraio. Ruggiero, con la sua banda,
faceva diverse apparizioni nel Cervignanese ed io avevo fatto piantonare
tutte le strade dei dintorni con la speranza di poterli acchiappare
tutti assieme. Un giorno mi scapparono, essendo io arrivato col grosso
della forza (20 uomini) dieci secondi dopo che questi erano passati.
(Non credo abbia importanza per voi questa spiegazione). L'indomani eli
questo fatto dovetti portar via di casa mia moglie col bambino; te-
mevo per loro. Li portai a Saciletto in casa di Giacomo Bergamasco, il
figlio di questi era ricercato perchè partigiano: egli era con me.
Verso le tre del mattino mentre nel «bunker» stavo meditando,
essendo appena rientrato da una azione, all'esterno sentii dei passi.
Presi il mitra, uscii dal nascondiglio ed attesi fermo dietro un albero.
Ero in aperta campagna: era buio pesto. Vidi un'ombra che indecisa
veniva avanti lentamente: puntai, ma non avevo l'anima di ammazzarlo,
così rimasi interdetto col mitra spianato. Passarono un paio di secon-
di che mi parvero un'eternità e sentii chiamare: « Pep! Pep! ». Dio mio!
Riconobbi la voce: era mia moglie! Feci un salto avanti e gridai: « E il
bambino? ». « Lui sta bene, non aver paura ». Mi pareva di impazzire.
« Entra! » mi disse lei, calma, ed io ancora oggi mi chiedo come non
ho fatto fuoco quella mattina.
« Dai Bergamasco, dove dormivo, un'ora fa vennero a cercare di
• Gigi ». Si presentarono per partigiani dicendo che lo conoscevano be-
ne e che avevano bisogno di parlargli, ma il padre non aveva mangiato
la foglia. Figurati se fossero venuti in camera e avessero trovato me c
il bambino. Certo sarebbero stati guai. Buono che credettero al vec-
çhio e se ne andarono promettendo di ritornare domani» .
Quelli erano: Ruggiero, Rebez, Pagliazzotti, Biondo e Piccini. L'in-
domani attesi, nella certezza però d'attendere inutilmente, senonchè,

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verso le dieci, vidi quattro in divisa repubblicana che si erano fermati
proprio dinanzi alla casa dei Bergamasco. Io credetti che fossero loro.
Mandai subito << Argante >> ad avvertire gli altri ed io, intanto feci un
giro per la campagna ed uscii proprio tra i quattro. Quelli alle spalle
si misero a gridare, quelli davanti buttarono le biciclette in mezzo alla
strada e puntarono i moschetti. Che dovevo fare? Guai se mi avessero
preso o ferilo. Mi buttai a terra in mezzo alla strada e feci partire
alcuni colpi di pistola. Anch'essi spararono, ma quei due che ricevet-
tero i primi colpi non risposero più. Mi venne perforata la giacca e
fui ferito di striscio, ma sarei stato ammazzato certamente se « Ar-
gante >> non fosse venuto in mio aiuto e non mi avesse aiutato a far
fuggire gli altri ... Quando giunsero i rinforzi, ormai era tutto finito e
l'indomani mattina, giorno 24 febbraio, nello stesso posto vidi arrivare
un camion. Io mi trovavo sotto gli alberi con alcuni cervignanesi per
l'allarme.
Gettai un'occhiata sul camion, poco mancò che mi tradissi: tra le
SS che c'erano in macchina vidi « Pedro >> c « Mario >>. La macchina si
fermò a circa 5 metri da noi. Io attraversai la strada e andai nella casa
dirimpetto. Avevo tutte le possibilità di fuggire senza essere visto e sen-
za dire nulla a nessuno. Volli salire in alto; da lì vidi persino scendere
Rebez, poi Bianco, indi Coccolo ed un altro che mi è sembrato Cragno,
ma non son sicuro. Poi scorsi « Pedro » ed infine « Mario>>. Il Rebez
spingeva « Pedro >> innanzi a sè con la canna del proprio mitra, coadiu-
vato da Cragno (suppongo), mentre « Mario >> fu preso per braccio da
Bianco e Coccolo col mitra nella schiena.
Il primo a sparare fu il Rebez, poi colui che aveva il mitra nella
schiena di « Mario >>, indi ancora alcune raffiche .
Appena caduti questi, mi inoltrai in campagna temendo qualche
rastrellamento.
L'indomani Cidin e Zorzenon furono uccisi pure dal Rebez, Bianco,
Coccolo ed altri due che non ricordo con esattezza (darò spiegazioni
esaurienti).
Dal l marzo alla fine, so tutto a memoria.
Come dissi sul quaderno prima, il giorno 24 .2.1944 furono uccisi ad
Alture CIDIN Ferruccio e ZORZENON Ugo. Non era in noi cessato
l'orgasmo per la fine eli « Pedro » che, vet·so le 10 del mattino udimmo
(io e 5 o 6 altri compagni) il rumore d'un camion. Noi ci ritirammo
nel tinello dell'osteria S. Biagio in Alture stesso .
Da notare che proprio in Alture io tenevo la sede permanente; sede
per modo di dire: un bunker, una sede in piena campagna, ma la fe-
deltà assoluta degli abitanti di quella frazione . Era quasi un semestre

168
che, soltanto saltuariamente, mi allontanavo per qualche giorno da quei
dintorni e se fosse accaduto un avvenimento d'una certa entità, non
sarebbero trascorsi pochi minuti che ne sarei stato messo al corrente
anche se il fatto fosse accaduto a Cervignano che dista quattro chilo·
metri circa.
Dunque, io dietro le gelosie della finestra ho potuto notare un ca·
mion pieno di militari, ma essendo questo passato troppo velocemente
e poichè la strada era troppo vicina alla finestra, non potei distinguere
con precisione se ci fossero dei borghesi a bordo. Appena passata la
macchina, nello stanzino entrò la figlia dell'oste pallida e tremante e
disse: « Tra quei militi ho visto quello dall'occhio di vetro ed un'altro
che è dei vostri ma che non conosco il nome».
Chiesi quanti militi fossero in tutto, disse: « Una ventina».
« E armati? ... Come? ... », ma lei non sapeva darmi spiegazioni, tan·
ta era la paura. Dissi agli uomini di lasciare subito il locale, tanto più
che alcuni secondi dopo sentii che la macchina si fermava. M'arrabbiai
con me stesso per aver lasciato il binoccolo nel bunker, infatti, a tre·
cento metri fuori da Alture, sulla strada che porta ad Aiello, vidi fer·
ma la macchina. Mentre gli uomini abbandonavano l'abitato, io mi av·
vicinai alla chiesa e, spostandomi a destra verso la campagna, potei
ancora avvicinarmi di 150 metri circa. Tra quel parapiglia, ancora una
volta vidi il Rebez spingere innanzi con forza un uomo. Lo conobbi:
era Ferruccio dall'occhio di vetro, l'altro invece camminava innanzi
senza sforzo apparente, sembrava rassegnato. Era Ugo ZORZENON . Tra
costoro, non potei fare a meno di notare un ragazzo tanto giovane da
sembrare un bambino, quello stesso che il giorno precedente spingeva
avanti «Mario». Era COCCOLO, assieme ad uno vestito in tuta mec·
canica blu, era Bianco, assieme ad altri due che non riconobbi. Ciò
che maggiormente mi colpì, fu la resistenza che fece Ferruccio; gridava
ed implorava aggrappandosi ad uno del gruppo che lo spingeva, non
so precisare a chi si fosse aggrappato. Lo trascinarono quasi di peso
per altri 10 o 15 metri e poi spararono mentre, ancora aggrappato,
chiedeva grazia. Nel cadere, strappò ad uno un anello del cinturone
cosicchè questi ritornò col cinturone penzoloni sino al camion. Il Zorze·
non si lasciò sparare come fosse cosa che a lui non riguardasse. Appe·
na quelli furono partiti, mi misi a correre sul posto e per tre o quattro
minuti rimasi solo sul posto, prima che qualcuno osasse avvicinarsi.
Accanto a Ferruccio, vidi a terra l'anello del cinturone che strappò
al suo assassino.
Lo diedi al maresciallo dei carabinieri che alcuni minuti dopo venne
per le indagini. (Vorrei sapere se quelle indagini hanno dato buon esi·
to). Tralascio dal descrivere l'impressione che fece su tutti noi questo

169
fatto . Tutti i « Gappisti » venivano passati per le armi; ormai non v'era
via d'uscita: quando ti arrestavano eri bell'e fritto.
Intanto ad Alture i fascisti fecero una bella retata e portarono a
Palmanova tre o quattro del paese, neppure io ormai dormivo con la
sicurezza di alcuni giorni prima. Vennero per un rastrellamento as-
sieme ai tedeschi. Io avevo appena iniziato la costruzione di un bun-
ker e lo dovetti far saltare prima che arrivassero sul posto.
Non so se a questa operazione abbiano partecipato i quattro che
conosco e cioè: Ruggiero, Rebez, Coccolo e Bianco. Arresti si perpetra-
rono intanto in diversi paesi, sono fatti che tralascio di scrivere avendo
già gli interessati sporto denuncia. Una ventina circa.
Ed eccoci arrivati al 7 marzo, giorno del mio arresto. Questo avven-
ne come tutte le cose che vengono per nuocere e cioè imprevisto. Fu
cosl. La sera del giorno 6 marzo, mi ritirai tardi da una azione eseguita
sulla ferrovia. Alcuni lavori da sbrigare ancora al lume di candela e
verso le quattro del mattino presi sonno. Mi pareva di essermi appena
addormentato, che dall'esterno sentii chiamare: « Qui! Qui, Brich! Qui!>>.
Ero in mezzo ai campi a 400 metri da Alture ed altrettanti da Saciletto.
Un piccolo bosco occultava il mio rifugio e bisognava guadare un
fiume se non perfettamente pratici del luogo. Tutt'intorno alti olmi e
vimini coprivano il rifugio abbastanza bene. Ad un tratto, come dissi,
dall'esterno sentii chiamare un nome di cane. Sulle prime credetti fos-
sero alla caccia e, frettolosamente, cercai di occultare nel miglior modo
possibile, l'entrata che si trovava dalla parte del fiume. Mentre, ancora
in mutandine, cercavo di otturare il foro d'entrata, udii una scarica di
mitra e contemporaneamente dei sibili vicino agli orecchi. Mi gettai
bocconi a terra, udii ancora una raffica, questa volta un po' più alta.
Allungai la mano per spostare un po' il fieno e vedere quello che ac-
cadeva fuori. Figuratevi! Fuori c'era una ventina di militi tedeschi che
aveva circondato il mo rifugio. Ero preso! .. . Essi mi videro e si misero
a gridare: «Fuori tutti! Fuori tutti!, ed io, sempre in mutandine, uscii.
Non posso precisare quanti mi furono intorno. Io dissi loro: « Sono
solo! E' inutile che cerchiate più! Un tedesco fece partire ancora una
raffica all'interno del bunker. Io ra bbrividii, dentro c'erano tritolo e
bombe: avremmo potuto saltare tutti in aria.
Trovarono alcune bombe, il mitra, qualche moschetto, ma il più lo
potè asportare il padrone del campo mentre noi a ndavamo verso il mu-
lino. Appena uscito dal mio rifugio riconobbi il Ruggiero e dissi: << Vi
chiamate Ruggi ero, nevvero? », ed egli : « Che t'importa? », mentre gli
altri gridavano (Rebez e Pagliazzotti): << Chi sei? Chi sei? », ed io: << Fe-
resin Bianchin da Cervignano ». Non avevo finilo di dire il nome che
tutti si misero a gridare dalla contentezza.

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Uno gesticolava, l'altro rideva!... E si passavano la voce l'uno con
l'altro elicendo: « Abbiamo preso Bianchin! Abbiamo preso Bianchin! ».
E Rebez: « Caro il mio Bianchin, finalmente! ... ». Poi disse: « Qua la
mano! ... ». Ma io, fingendo di non vedere e sempre con le mani in alto
sotto il mitra di Ruggiero e Pagliazzotti, elissi a quest'ultimo: « Perch~
mi volete portare a Palmanova? Ormai avete vinto voi; su, coraggio,
sparate qui, mi seccherebbe fare il pagliaccio in giro per paesi! ... ''·
E mi misi - sempre con le m ani in alto - innanzi ad un grosso olmo,
sempre in riva al fiume.
Ruggiero elisse: << Non lè mica fesso lui! No, no, caro mio, sarebbe
troppo comodo morire così per un tuo pari! Vedi? - seguitò - Noi
non operiamo di notte come fate voi, simili alle talpe; noi marciamo
alla luce del sole perchè sappiamo la giustezza del nostro agire e non
abbiamo le coscienze nere come le vostre che v'è necessario dormire
di giorno, chè di notte non lo potrete! ... ».
Non replicai, anche perchè in quell'attimo un tedesco mi diede un
colpo in testa facendomi per qualche istante barcollare. Mi fu imposto
di vestirmi, mi seccava. Sapevo che, se non mi uccidevano sul posto,
sarei stato beffato e deriso da tutta quella masnada che mi avrebbe
portato in giro di paese in paese. Mentre mi vestivo, si perlustravano
il bunker ed i dintorni; non si rinvenne un gran che. Riguardo al ma-
teriale nascosto nel rifugio, non seppi dove andò a finire.
Il Rebez, contento come una Pasqua, benchè avessi rifiutato la sua
mano, mi prese sottobraccio esaltando tutto quello che sapeva sul mio
conto: << Ma sai che questo era fatto proprio bene? E quest'altro anco·
ra? ... ». E così via dicendo, seguiti da Ruggiero, Pagliazzotti e altri, arri-
vammo nel mulino dei Di Bert di Saciletto. Come questi conoscessero
quella strada senza essere guidati da qualcuno dei nostri, mi lasciò
sconcertato. M'avevano tradito! L'incontro con la famiglia Di Bert un
po' mi commosse, ero quasi di casa, ed ero da essi considerato come
eli famiglia. Il cap. Ruggiero mi chiese se conoscessi il Di Bert: negai.
Mi portarono in casa. Qui mi presentarono il Bianco. Appena lo vidi,
lo riconobbi subito per quello che il giorno 25 vestiva la tuta blu e che
uccise Zorzenon, ancora oggi vestiva quella tuta. Questi disse: << Addio,
compagno, non mi conosci?». Io dissi di no. << Non ti ricordi eli avermi
vis to in montagna? Anch'io ero lassù ma poi mi hanno preso e, che
vuoi, bisogna arrangiarsi ».. Sempre più inorridivo al pensare con quali
uomini avevo a che fare.
Intanto mi fecero sedere, mi diedero da fumare ed anche una tazza
di latte su mia richiesta. E qui incominciò l'interrogatorio. « Dove si
trovano i tuoi comandanti? Dov'è << Petronio »? E gli altri?».
Dissi loro: << Parleremo a Palmanova ». « Va bene » di~>.<;ero.

171
Io vol evo guadagnare tempo per riflettere se avessi potuto escogi-
tare qualche sotterfugio per poter scappare o farla finita una buona
volta. Ed essi insinuarono: « Se con noi sarai leale, sincero e ci farai
prendere tutti i tuoi compagni, vedrai che non avrai a pentirtene ».
« Parola di Ruggiero - disse Ruggiero - che non ti torceremo un
capello se tu non ci obbligherai ». Non risposi ancora. Intanto imma-
ginavo come avrei dovuto fare per levarmi da questa brutta situazione.
Quando mi misero sul camion trovai Raffaele Simonetti di Alture. Ci
guardammo, ma non aprimmo bocca. A Palmanova vidi nel corridoio
Bergamasco Giacomo ed altri.
Tutti attesero fuori, mi fecero passare per primo.
Notai un andirivieni frettoloso nei corridoi e sentii che dicevano
sempre: « Questa volta è Bianchin ».
Quando una porta si aprì , tutti si levarono in piedi scattando sul-
l'attenti, un grande uomo, sorridente in divisa da capitano della SS
tedesca veniva avanti . Allora Ruggiero presentò ironicamente: « Capita-
no, ho l'onore di presentarvi il Bianchin, grandissimo comandante del-
la G.A.P. ••. L'altro, sempre sorridente, mi stese la mano ed io, fin-
gendo di non vedere mi rivolsi al Ruggiero dicendo: « Non esageriamo,
capitano. Vi ho già detto che io non faccio parte della G.A.P. Ma, visto
che la mano del tedesco era sempre tesa , misi la mia nella sua e questi
la strinse, dicendo: « Pakibusch » . Guardai in faccia quell'uomo, cercan-
do di leggervi qualcosa di anormale, sapendo che questi ci mandava ri-
dendo alla fossa. Confesso che quel viso mi fece vera mente paura.
Quello che mi colpì pure era il constatare il modo con cui Pakibusch
trattava Ruggiero. Il lucidascarpe di Venezia era tenuto maggiormente
in considerazione. Non avrei mai creduto che si potesse andare tan
to in basso sino a leccargli i piedi ad un tedesco e ringraziarlo, nello
stesso tempo, per il favore che ti faceva. Ruggiero s'era abbassato si-
no a tal punto. Senza carattere, senza un po' d'amor proprio, era
uno straccio nelle mani del tedesco. Presenti all'interrogatorio furono
i soliti maggiori responsabili delle stragi di Palmanova e cioè Rug-
giero, (dopo la presentazione Pakibusch se ne andò) Pagliazzotti, Re-
bez, Bianco, Coccolo, Piccini.
Ruggiero disse: « Senti Feresin , tu non sei uno stupido ed avrai
compreso che con noi non si scherza, ma avrai anche compreso che
noi sappiamo pagare bene coloro che ci aiutano. Guarda Bianco qui
presente, per esempio. Esso fu partigiano quanto te ed ora vedi? Egli
stesso è qui per interrogarti ••- Il Bianco sostenne il mio sguardo con
una indifferenza da fare invidia ad un Macchiavelli. Capii che quello
era più forte di Ruggiero, benchè caporale maggiore.

172
Io, nel frattempo, avevo fatto il mio piano e dissi: « Chiedete, ca-
pitano ed io sarò franco, parlerò purchè voi mi salviate la vita. Pensate
che anch'io ho una moglie con bambini. Dite cosa volete sapere>>.
« Bravo! Vedrai che avrai tutto da guadagnare».
« Primo: dove possiamo trovare i tuoi compagni? Dov'è « Petro-
nio »? Dov'è « Argo»? Dov'è << Eolo»? Dov'è << Nullo»?.
Al nome di << Eolo » rimasi a bocca aperta, quello era il mio nome
di battaglia. Credetti ad una finta sua, ma invece non era così. Essi
credevano che il mio nome fosse << Bianchin ». Da qui l'equivoco, ed io
ne approHttai.
Dissi loro: << Sentite, io non so con precisione dov'è la sede, ma so
che questa sera stessa tutto il Comando 3• zona ha una riunione a Ta-
pogliano. Vi interverranno tutti i comandanti che io conosco perfet-
tamente, se voi verrete con me sulla strada che da Campolongo porta
a Tapogliano e ci mettiamo in postazione, man mano che loro arri-
vano - un o due alla volta - li potete arrestare tutti senza fare il
minimo scalpore». << Senti Feresin - disse Ruggiero - se tu fai que-
sto avrai da noi un trattamento speciale e, dimmi chi è questo <<Eolo»?
Donde viene? ». Benchè credessi d'arrossire un poco, me la cavai ab-
bastanza egregiamente dicendo che questi era da poco tra noi e che
non sapevo ancora dove si trovasse.
<< Bene, - disse - ora ti daremo da mangiare e, verso le 16, andrai
con tutti questi - ed accennava ai presenti - ad attendere sulla stra-
da di Campolongo e se tutto va bene non avrai di che lamentartene ».
Ed io aggiunsi: << Perchè non ne avrò il tempo ». Non so se egli
capì, ma non disse verbo.
Mi portarono in cella. Dieci minuti dopo mi diedero un gavetta di
minestra che mangiai tutta. Io stesso mi meravigliavo di poter essere
così calmo dopo la decisione presa. Eppure avevo già il mio piano.
Sapevo che << Petronio » era a Latisana ad ispezionare la seconda
zona, sapevo che non un partigiano quel giorno o quella sera doveva
venire a Tapogliano, sapevo infine che, se non avessi cantato mi avreb-
bero << impiccato» e non potevo assicurare che sotto l'<< impiccagione»
avrei taciuto. E allora? Cosa avrei fatto? Avrei tradito. Ma poi, quale
rimorso! Ed infine, la SS mi avrebbe ucciso lo stesso e sarei stato un
traditore pei nostri. Tanto valeva la pena dar loro da intendere di
portarli sul posto ad arrestare i nostri e simulare una fuga, così avreb-
bero sparato e sarebbe tutto finito lì, almeno avrei evitato le torture e
l'onta del tradimento. E così feci.
Verso le 5 del pomeriggio, con una macchina, mi portarono alla
volta di Tapogliano; con me furono: Pagliazzotti, Rebez, Bianco e

173
Coccolo, tutti armati di mitra, tranne il Coccolo che aveva due « Beret-
ta >>: una per ogni tasca del cappotto.
Appena arrivati, feci !or notare che era pericoloro circolare con le
armi in mia compagnia, essendo io conosciuto e loro no e che sarebbe
stato meglio nasconderle, cosa che fecero mettendole sotto il cappotto
e non soltanto, ma per non dare nell'occhio, Rebez e Pagliazzotti ci pre·
cedettero di una trentina di metri, !asciandomi in compagnia di Coc-
colo alla sinistra e Bianco alla destra. Non potei scappare appena fer·
mata la macchina, essendosi questa fermata nella corte del Conte Pace
e sul cancello c'erano due tedeschi di guardia. Ma, appena usciti di lì,
e precisamente sul crocevia, diedi un pugno a Coccolo che credevo il
più pericoloso e mi diedi alla fuga. Ero un po' eccitato in quel mo·
mento, perchè intravvidi la possibilità di salvezza, ma non avrei credu·
to che quei banditi avessero potuto credermi con tanta facilità e la·
sciarmi quasi incustodito.
Appena partito, sentii due colpi accelerati e, quasi contemporanea-
mente, dei forti bruciori alle spalle, poi un braccio, il sinistro, mi cadde
penzoloni, riportai un'altra ferita all'avambraccio con forte emorragia.
Intanto mi si inseguiva. Tralascio, avendo già deposto questo fatto in
altro memoriale. Per un mese mi dettero una caccia spietata e dalla
deposizione di alcuni troverete che diversi furono impiccati e bastonati
per sapere dove mi nascondessi.
Un giorno vennero nel Fossalon dove sapevano mi trovavo. Io,
sempre all'erta, li vidi da lontano col binocolo. Feci appena in tempo
a rompere l'ingessatura del braccio e buttarmi in mare prima che ve-
nissero in casa. Credettero ch'io mi fossi rifugiato a Grado e fecero
pure qui dei sopraluoghi all'ospedale. Quando ritornarono con la mac-
china da Grado, due dei nostri li aspettavano sulla strada di Aquileia,
due soltanto; nella macchina si trovavano sei persone di cui due rima-
sero ferite: il Labinaz (un traditore) e il Pagliazzotti mentre rimase
morto un altro traditore. La macchina fu abbandonata in mezzo alla
strada, mentre gli altri si sparpagliarono. Nel periodo in cui fui ferito,
fu arrestato « Fumis >> che seppi poi avvelenato; per rappresaglia del
fatto della macchina in località di Ronchis di Aquileia, furono fucilati
dei partigiani.
Vi presero parte diretta: Remigio Rebez, Ruggiero, Bianco, Coccolo,
Piccini, Turrin, Cragno ed altri.
Il giorno 9 aprile accadde questo, il giorno 11 aprile tutta la squadra
di Palmanova fu arrestata, come dissi nei verbali a parte.

F.to: FERESIN Giuseppe

174
2

LA FINE DI SILVIO MARCUZZI ( « MONTES »)

Il giorno 29 ottobre il compagno Montes ed io, venimmo catturati


nei pressi di Muzzana alle ore 5 pomeridiane. Trasportati a Palmanova
in camion nella l.a Caserma di artiglieria. Ci accompagnava il tenente
Borsatti della SS. Il compagno Montes, colà giunti, fu denudato e per-
cosso a sangue barbaramente . Pe1·cosse che provocarono in seguito la
sua morte. Poi fu la mia volta.
Fui fortemente percosso perchè volevano sapere i nomi della squa-
dra di Montes. Poi fui portato in una stanza, nudo. C'era sangue e pezzi
di cadavere di compagni trucidati. Fui trattenuto fino al giorno 2 no-
vembre, legato. Là dove mi trovavo udivo Montes urlare come i cani,
chiamava nomi strani e cantava. Era impazzito. Poi fu la sua fine per-
chè non l'udii più.
Il giorno seguente e precisamente il 2 fui trasportato in questo
carcere. Il Borsatti di cui sopra parlò dicendo di sterminare tutti
i partigiani e di averne ammazzati 20 nella stanza in cui mi trovavo.
Sempre il Borsatti disse di sapere ogni cosa [ ... ]. Stando a quanto mi
ha detto il Borsatti i corpi sono stati sepolti nel piazzale della ca-
serma.
Bisogna immediatamente e fin che si è in tempo avvertire i compa-
gni Antonio e Falco B. oppure Egone di quanto accaduto per mettersi
in salvo e prendere immediatamente provvedimenti.
Compagno BOS
4 novembre 1944.
Aggiunta in caratteri d'altro pugno e d'altra matita: Borsa t ti, prima
caserma d'Artiglieria comandante la SS tedesca . Falco - capogruppo (l).

(l) Carteggio di don Giuseppe Grillo. Fotocopia dell'originale in Arch.


Reg. CXXXIII/5690 bis. Don Grillo (« Mikros >> ) , parroco di Flaipano di
Montenars, attivo cospiratore sin dagli inizi del movimento partigiano,
venne arrestato dai tedeschi che lo rinchiusero nelle carceri di via Spa-
lato a Udine dove rimase nove mesi, adoper;:~ndosi generosamente per
confortare ed assistere i prigionieri di tutti i partiti e formazioni. Li-
berato nel settembre 1944 per intervento dell'Arcivescovo di Udine,
mons. Nogara, e costretto a restare confinato nel Seminario in qualità
di ostaggio, continuò la sua opera cospirativa ed assistenziale, dirigendo

175
3
SILVIO MARCUZZI << Montes ,, - Medaglia d'Oro al V.M.
<< Animatore del popolo oppresso seppe trascinarlo alla riconquista
della libertà che fu supremo ideale della sua ardente esistenza. La
lotta clandestina lo ebbe fin dall'inizio assertore ed organizzatore intel-
ligente e valoroso e alla sua capacità fu affidato l'ai'duo compito di ar-
mare e vettovagliare i combattenti, che neHa aspra vita della montagna
diuturnamente rinnovavano epiche gesta di valore. Catturato dalla po·
tizia nazifascista, mantenne il contegno dei forti e il supremo spregio
per la sublime risposta che oppose alle barbare torture ed alle crudeli
sevizie che gli furono inflitte, finchè sfinito dalle sofferenze esalava
l'estremo anelito immolando la sua esistenza al supremo ideale per cui
aveva tanto lottato ».
Monfalcone - Basso Friuli
Settembre 1943 - novembre 1944

4
DA UNA << MEMORIA » DI EUGENIO MORRA
(Arch. Reg. CXXXIV /5788)
<< Alle ore 16 del 4 novembre 1944 a S . Stefano Udinese, nel men-
tre mi apprestavo a partire per Udine per prender parte alla sera ad
una riunione del C.L.N. ed il mattino seguente recarmi in montagna a
conferire con il maggiore inglese Stevenson ed il comando della l.a di-
visione<< Osoppo "• la casa dove ero ospitato fu circondata dalle SS del
tenente Borsatti che mi catturò. Il tenente Borsatti ebbe l'ingenuità
di comunicarmi, in contradditorio alla mia dichiarazione di non essere
l'Ottavio che lui cercava, i nomi esatti e l'indirizzo di tutti i coman-
danti dei battaglioni della 2.a divisione << Osoppo ». Mia moglie assiste-
va al colloquio e nel !asciarla, baciandola, le sussurai all'orecchio: sa
tutto avvisa Caiselli che avvisi tutti.

la Sezione Carcerati del Comitato di Assistenza civile del CLN udinese,


assieme a don Domenico Cattarossi, cappellano delle carceri e don Emi-
lio De Roja. Vedi in particolare LORENZA BoRTOLUSSI, Il Clero nella Resi-
stenza in Friuli, tesi di laurea discussa alla facoltà di Lettere dell'Uni-
versità di Trieste nell'anno accademico 1966-67 (relatore prof. Elio Conti).
Vedi anche F. CARGNELUTTI, Preti patrioti, op. cit.

176
Non appena mi condussero via, netlo stato d'animo in cui si può
pensare che lei si trovava, mia moglie inforcò la bicicletta e si recò a
Pavia d'Udine dal conte Caiselli , che fa~cva parte di quel battaglione e
fece l'ambasciata . Questi nella notte girò in motocicletta con rischio
notevole tutta la Bassa friulana ed ir..fClrmò tutti del mio arresto invi-
tandoli ~ nascondersi ; cosa che essi fecero subito di modo che quando
il tenente Borsatti si presentò all'alba d.el 5 per arrestarli non ne trovò
nemmeno uno.
Questo fu un fatto importantissim() perchè, o ltre che aver evitata
la cattura di parecchi comandanti parti~nani, nessuno fu arrestato dopo
di me e ciò permise di salvarmi dalla fll.cilazione per tre volte ordinata
in seguito.
Fui condotto a Palmanova aHa caserma Piave, attrezzata a pri-
gione dal Borsatti, e subito da lui intertogato nel suo ufficio. Per quan-
to egli insistesse io non feci nessuna dichiarazione e negai tutto quello
che lui diceva a mio carico. Lo lasciai parlare ed egli parlò a lungo
tutto fiero per aver egli catturato un itnportante capo partigiano, così
lui diceva, cattura che aveva comunicata ai suoi superiori. Lo strano
colloquio durò sino alle 23, ora in cui egli mi disse che ero certo scosso
per l'arresto subito e che l'indomani a !Gente più calma avrei ammesso
quanto egli già sapeva.
A me premeva farlo parlare per sat:>ere tutto quanto già sapeva e
conoscere la sua mentalità onde regola.rmi in conseguenza. Dalla sua
voce ebbi conferma che nulla sapeva citca la mia attività informatrice,
sulla presenza di stazioni radio, sul COltJando unico e sui miei contatti
con il C.L.N. e altre formazioni partigiane. Egli sapeva soltanto che
ero il comandante della 2.a divisione « Osoppo ».
Mi condussero nella stanza destinatami la quale era stata lavata
per bene ma tuttavia aveva ancora abbondanti macchie di sangue ed
io ben sapevo quale era il trattamento che Borsatti usava ai suoi
ospiti .
Il mattino seguente verso le ore lO vennero a prendermi e mi
condussero dal Borsatti. Egli era tutto corrucciato e mi disse che ri-
tornava allora da un giro nel quale non aveva potuto prendere nep·
pure uno dei Comandanti partigiani inclicatimi la sera prima; ce l'ave-
va specialmente con due di essi ritenencloli responsabili di non so che
cosa. Questa notizia, per me importantissima, mi dimostrò che l'avver-
timento di mia moglie aveva funzionato e che potevo dare il via alla
tesi difensionale che nella notte avevo Studiato nel dettaglio.
Finito il suo sfogo incominciò ad interrogarmi. Per un po' finsi
di resistere e quindi inscenai la commeclia di aver bisogno di sfogarmi
e di dire tutta la verità ed ammisi tutto quello che lui già sapeva, tanto

177

12
tutti erano in salvo, parlando celermente in modo da dare l'impressio-
ne di essere veritiero tanto che lui ebbe a dirmi di calmarmi e di an-
dare piLL adagio perchè lo stenografo non cc la faceva. Finito questo
sfogo mi chiese quale era l'efficienza della divisione e quali rapporti
avevo con il C.L.N. La domanda era prevista e risposi subito in velo-
cità che la mia era una divisione che nulla aveva a che fare con i par-
tigiani, che essa aveva assunto il nome di « Osoppo » essendo questo
un nome storico per il Friuli, che era ancora in via di costituzione ed
attualmente aveva ben pochi aderenti dei quali solo pochissimi armati
con vecchi fucili e qualche pistola, che oltre ai nomi dei comandanti
di battaglione io non conoscevo quello degli altri che da essi dipen-
devano e che la formazione era sorta da una mia idea personale al di
fuori di qualsiasi idea politica al solo scopo di mantenere l'ordine
specie nei paesi allorchè le forze tedesche fossero state chiamate verso
il sud dell'Italia. Circa i contatti con il C.L.N. ammisi (cosa non vera)
di essere stato avvicinato lw1go la strada che percorrevo per recarmi
a Udine da delle persone le quali volevano convincermi a prendere con-
tatto con il C.L.N. ma io avevo sempre rifiutato volendo restare indi-
pendente al di fuori di ogni movimento antitedesco essendo preoccu-
pato soltanto della tranquillià della zona . Insistendo il Borsatti per-
chè dicessi il nome e l'aspetto fisico di queste persone che mi si pre-
sentavano a nome del C.L.N. feci i nomi dei miei zii e cugini residenti a
Genova, cioè Giacomo, Paolo, Ernesto ed Arrigo, e descrissi le loro reali
caratteristiche fisiche in modo che nei previsti successivi interrogatori
non potessi sbagliare ed essere preso in fallo.
Questa mia favola sembrò convincerlo, almeno in parte se non del
tutto, ed egli si lasciò andare ad un lungo racconto delle sue peripe-
zie in Italia e in Germania al seguito di un generale mio amico che lui
diceva di stimare molto e che mi assomigliava. Io lasciavo dire.
Alla fine mi fece condurre nella stanza assegnatami nella quale non
vi era che una branda. Mai mi fu dato il modo di lavarmi, il vitto mi
era portato ogni giorno da mia moglie. La finestra era tappata ed una
forte lampada, sempre accesa, in modo che non sapevo se era giorno
o notte.
Il 6 novembre altro interrogatorio ancora più amichevole. Mi disse
che i suoi superioi'i avevano apprezzato le idee informatrici della mia
divisione e che avevano deciso di mettermi in libertà purchè mi impe-
gnassi a riunire i miei dipendenti in luogo a mia scelta e dove egli sa-
rebbe venuto per parlar loro. Pensavo che mi aveva preso per un im-
becille e capii, era assai facile, quale tranello mi tendeva . Risposi che
se tale proposta mi fosse stata fatta prima di catturarmi avrei potuto
prenderla in considerazione (sarei andato subito in montagna) ma ora

178
era cosa inattuabile perchè, come lui stesso mi aveva detto, i miei di-
pendenti si erano eclissati e se non li aveva trovati lui tanto meno li
avrei potuto trovare io. Di più il vedermi rimesso in libertà da lui,
la di cui fama circa il trattamento fatto ai suoi prigionieri era notissi-
ma, avrebbe generato dei sospetti e reso impossibile quanto lui mi pro-
poneva; perciò io rinunciavo alla libertà offertami.
Egli allora si mise a raccontarmi nei più minuti particolari come
aveva catturato Montes (noto capo di G.P.A.) della « Garibaldi» e man-
dò uno a chiamarlo. A me vennero i sudori freddi perchè con Montes
avevo avuti vari colloqui ed egli sapeva benissimo che io ero il coman-
dante unico delta « Osoppo >> e della « Garibaldi >> di pianura. Se egli
aveva parlato o lo faceva ora cadeva completamente la mia difesa.
Dopo vario tempo comparve Montes; mi fece tanta pena! Era tma larva
di uomo sanguinante da ogni parte, specie dalla testa, lacero, scalzo,
completamente assente e stralunato, non credo che mi abbia ricono-
sciuto. Stette avanti a me per qualche tempo e poi fu riportato via.
Io rimasi esterefatto e Borsatti non nascose la compiacenza per l'aver-
mi mostrato come era capace di ridurre un uomo.
In quel mentre si udirono degli scoppi. Borsatti si alzò, prese un
mitra ed uscì gridando degli ordini in tedesco. Subito due SS mi si
misero di fronte con il mitra puntato avanti al mio petto. Stetti così
per circa mezz'ora, sino a quando Borsatti ritornò, Egli aveva pensato
ad un attacco di partigiani per liberare i prigionieri, invece gli scoppi
erano stati provocati da dei muli che erano andati sul campo minato
che circondava la caserma Piave dalla parte dei bastioni.
Passai qualche giorno senza subire interrogatori.
Un pomeriggio Borsatti tutto eccitato entrò nella mia stanza e si
mise a passeggiare in su e in giù. In un angolo stavano due SS. Non
capivo cosa stesse per succedere.
Ad un tratto Borsatti si fermò davanti a me a gambe larghe e mi
disse: Ho una brutta notizia da darle. Questa notte i suoi hanno am-
mazzato un capitano tedesco ed il conte di Strassoldo (che faceva servi-
zio presso un comando tedesco a Gorizia) venuti a Strassoldo per una
partita di caccia. Domattina tutti coloro che sono quì saranno fucilati a
Strassoldo, lei sarà impiccato in Piazza a Palmanova. Detto questo se
ne andò.
Figuriamoci come passai quella notte. Stavo origliando per capire
ogni rumore ma nulla avvenne. Seppi molto tempo dopo che il Coman-
do della SS aveva procastinata l'esecuzione voluta dal Borsatti a quando
sarebbe arrivato a Palmanova un battaglione repubblichino avendo
Borsatti poche forze per opporsi ad un attacco partigiano per impe-
dire l'esecuzione. Essa ebbe poi luogo vari giorni dopo.

179
Nel pomeriggio sentii un gran rumore di comandi e dei passi avvi-
cinarsi alla porta della mia stanza e mi allarmai. Dopo lungo sferra-
gliare di catenacci la porta si aprì e comparve un elegantissimo uffi-
ciale tedesco •s eguito da vari altri, che, venutimi incontro, mi stese la
mano e mi disse che era il generale comandante delle SS della zona,
pare risiedesse a Gradisca. Io rimasi di stucco, quale onore! Poi, sempre
a mezzo dell'interprete, mi disse di sapere che ero un valoroso ufficiale,
che era lieto di conoscermi e tanti altri fronzoli. Alla fine diede ordine
di trasferirmi ad Udine.
Dopo un'ora vennero a prendermi e mi fecero stare seduto al centro
di un autocarro circondato da una ventina di SS volti all'esterno con
i mitra pronti. L'autocarro si avviò verso Udine preceduto e seguito
da una automobile munita di mitragliatrice. Era evidente che temevano
un attacco partigiano per liberarmi. Rilevai con piacere perchè dimo-
stravano eli considerare molto i partigiani ma ebbi meno piacere nel
notare che davano troppa importanza alla mia persona ... "·

L'ULTIMA LETTERA DI « TRIBUNO ,,

Lettera al figlio di Mario Modotti (Tribuno) comandante della Bri-


gata Ippolito Nievo A, torturato alle carceri di Palmanova, fucilato nel
cortile deHe carceri di Udine il 9 aprile 1945 assieme ad altri 29 patrioti.

1-4-45 Pasqua
« Caro Marietto,
avevo fatta una lettera per te e una per mamma tua il giorno della
condanna del 14-3-45 la quale con il terribile pensiero di !asciarvi era
scritta molto triste e con molto rimpianto. Ora sono passati 19 giorni
dal giorno fatale e la speranza di vedere la fine dell'odiato tedesco e Io
sterminio del fascismo si fa sempre più viva in me.
Però oggi il parroco delle carceri nella sua visita ci disse che ci sa-
ranno un po' eli graziati ed io con mente serena so di non essere tra
quelli. Mi considerano un lottatore, ossia pericoloso per loro perciò da
eliminare. Conscio della mia fine dopo un'agonia di 20 giorni ti vo-
glio esprimere le mie ultime volontà.
La spia che mi mandò alla morte iè a Bicinicco perciò rintracciala
e vendicami. Ricorda che a Palmanova mi hanno fatto molto soffrire
tra impiccagioni e maltrattamenti.

180
Sono molto orgoglioso che dai IO interrogatori non abbia tradito
nessuno. Di più non posso scrivere lo saprai un giorno da quelli che mi
sono stati vicini nel soffrire.
Sono orgoglioso di avere appartenuto alle gloriose Brigate Garibaldi
e di essere un comunista. Voglio che cresca sano e forte affinchè possa
entrare nella ultra gloriosa Armata Rossa e servire la causa del proleta-
riato come feci io.
Sasso (l) tuo zio avrà cura di le, seguilo che riconosco in lui un
bravo compagno.
Per mama tua sii il braccio destro, amala, stimala che ne ha il me·
rito. Io l'ho amata tanto, l'ho amata quanto ho amato la mamma mia.
L'ultimo mio grido sarà a morte il fascismo e l'invasore, libertà ai
popoli.
Fa esattamente quello che furono le mie ultime volontà; io ne sarò
felice.
Addio Mario - tuo padre - Mario Modotti Tribuno >>.

(l) « Sasso>> è il nome di battaglia di Mario Fantini, comandante


della Divisione Garibaldi-Natisone uno dei primi organizzatori partigiani
del movimento nel Friuli e nella Venezia Giulia. Medaglia d'argento
a V.M.

181
INDICE

« Agro» (vedi De Vit Alfredo)


Aita Gaspare 33
« Aldo» (vedi Fumis Romano)
Alfredi Ortensia 76, 138
Allers August Edward Ernst Die-
tric 81
Alvensleben (von) maggiore 33
Al vi se I tal o 57
Amato Giuseppe 57, 90, 106
Amodio Eduardo 103
Andreoli, studente 22
Antonelli Giacomo 99
Antoniazzi Virginia 74, 133
« Antonio » (vedi Monai Giovan-
ni)
« Aramis ,, (vedi Cipriotti Rena-
to)
« Argante » (vedi Violin Bruno)
Argenton Lino 27
« Argo» (vedi Tomasin Armando)
" Arno» (vedi Bonettig Ottone)
Artemio Giulio 95, 138
Asilli 153
" Athos » (vedi Papais Dante)
« Aurora » (vedi Grando Giovan-
na)

Badoglio Pietro 28
Baggioli Gianni 62, 154
Bagnariol Bruno 131, 132, 146
" Barba » 70, 129
Barbieri Tarcisio 106
Barbiero Valentino 111
Barbizeu lvan 56, 90, 106, 115,
131, 146, 147
Basso Matteo 92, 105, 137
Battistella Onorio 105
DEI NOM I

Battistella Sante 68, 105, 106, 109,


125
Battisti Cesare 11
Bean Corrado 57, 75, 90, 106
Beccia Giovanni 52, 70, 73, 75, 89,
91, 92, 112, 129, 136
Bellina Giovanni 91
Belluzzo I talo 71, 96, 111, 129
Bencich Giuseppe 95, 136
« Bengasi ,, 94
Bergamasco Domenico 22
Bergamasco Giacomo 95, 167, 172
Bergamasco Luigi 173
Bergamasco Valerio 41
Bergantin Alfredo 159
Berlasso Tarcisio 96, 106
Bernardinis Giovanni 99
Bertolazzi Giacomo 97, 106
Bertogna Luigi 99
Bertossi Secondo 57, 73, 91, 105,
106, 132, 137
Bertozzi tenente 122, 161
Bevilacqua Ferruccio 63, 71, 98,
111, 122, 129
Bianchi Gastone 124, 152
<< Bianchin , (vedi Feresin Giu·
seppe)
Bianco Giovanni 47, 59, 66, 72, 84,
86, 87, 104, 108, 111, 112, 113, 114,
115, 116, 117, 130, 171, 172, 173
Biasotto Enrico 99
Bill , (vedi Meret Otello)
<<
Bilia Alessandro 47, 64, 65, 70,
104, 108, 112, 115,117, 122
Biondo 167
Birri Carlo 106
B!aserna Carlo 94, 105, 109

183
Blason Augusto 72, 97, 105, 110, « Candido» (vedi Lacisch Candi-
130 do - « Rolando »)
Bieser Natale 99 Cappelletto Idilio 57, 7-1, 91, 105,
Boccia Giuseppe 105 106, 134
Bolzicco famiglia 38 Cappelletto Luigi 74, 134
Bonèhi Ottone 57, 90, 93, 105, 106, Carbino Sebastiano 105
115 Cardarelli Giulio 98
Bonettig 115 Cargnello Albino 106
Bonito Giovanni 57, 74, 75, 91, Cargnello Gerolamo 98, 110
105, 106, 134, 136 Cargnelutti Francesco 25, 176
Carità banda 5
« Boris » (vedi Medeossi Umber- « Carlo» (vedi Zorzenon Ugo)
to) Carmelandi Bartolomeo 93
Borrutti dott. 71, 130 Carminati Rodolfo 90
Borsatti Oodorico 5, 39, 47, 48, 49, Carniello Giovanni 129., 132, 140,
50, 51, 52, 53, 70, 75, 81, 88, 119, 146, 151
129, 136, 175, 177, 178, 179 Carnier Pier Arrigo 35
Bortolussi Lorenza 176 Caroi Evaristo 33
« Bos »o« Bosch »(vedi Clemen- Carrese Luciano 94, 105
te Ermanno) Casagrande Giuseppe 145, 146, 147
Boschian Mario 47 « Castellani» (vedi Castellani Ser-
Bosco Vittorio 99 gio « Raoul >>)
Botto' Ettore 98, 105, 137 Castellani Sergio 72
Bradaschia Caterina 105, 107 Castellarin Arrigo 97, 105, 106, 130
Bradaschia Sergio 98 Castellarin Igino 57, 92, 106
Brait Guido 64, 151 Castellarin Sergio 97, 105, 110,
Bravin Eraclio 151 130, 158
« Bricca di Teor» (vedi Comisso Cattarossi Domenico 176
Albina) Causi Ugo 92, 133
Brovedani Francesco 41, SO Cella Romolo 47, 53, 58, 63, 64,
Brumat Rodolfo 99 70, 81, 105, 128, 139, 151
Brugnola Tullio 123, 134 « Censor >> (vedi Marizza Arman-
Brusa Carlo 99 do)
Bubero Sabino 105, 106 Cernig Angelo 57, 75, 76, 91, 105,
Budai Ciro 98, 105, 110 106, 111, 115, 136, 137
Buiatti Natale 55, 69, 95, 105, 108, Chiusi Enrico 99
111, 127 Ciani Guido 106, 135
Bulla Salvatore, 49, SO, 88 Ciani Luigi 90, 135
Burba Creste 95 Ciani Napoleone 99
Busetto Antonio 21 Ciani Orlando ISO
Buttazzoni Nino 122, 161 Ciardi - conte 73, 132
Cicuto Ennio 49, 52, 88, 98, 105,
IlO, 139
Calligaris Giacinto 26 Cidin Ferruccio 57, 59, 71, 91, 105,
Calvi Pier Fortunato 19 120, 130, 132, 159, 168, 169
Camiello 127 Cio Ili I tal o 99
Camilotti Osvaldo 96, 111 Cipriotti Renato 57, 58, 68, 90, 105,
Canciani Sergio 73, 89, 132 106, 115, 125, 133, 167

184
Citossi Gelindo 41, 68, 145, 147, Deakin Frederik William 29
150 De Beden Riccardo 46, 144
Clemente Ermanno 40, 51, 175 De Castro Nerino 99
Clementin Ermenegildo 98 Deganutti Cecilia 44, 81
Clocchiatti Aldo 90, 112 Del Bianco Antonio 99
Clocchiatti Ugo 57, 106 Del Bianco Giovanni 99
Coceani Bruno 29, 30 Del Col Antonio 99
Coccolo Giuseppe 47, 59, 65, 72, Del Giudice Emilio 33
75, 87, 105, 111, 130, 131 Della Corte Gaetano 99
Codelli - barone 22 Del Mestre Valentino 106
Cogoi Egidio 95, 106 De Lorenzi Attilio 32, 33, 64, 123
Colangelo Aldo 93, 134 De Ponte 38
Colautto Ettore 96 Del Prete, sergente 66, 67, 72, 73,
Collesan Sergio 106 124
Collotti Enzo 29, 30, 35 « Deo »(vedi Zorzenon Firmino)
Collotti Gaetano 6 De Puppo Luigi 121, 145
Colonnello G.A. 26, 36, 47, 52 De Roja Emilio (don) 176
Coloricchio Giunio 99 De Santi Giorgio 57, 92, 106
Comar Adelchi 99 Dessy Carlo 36, 40
Comisso Albina 53, 66, 67 De Stefano Ezio 40, 56, 58, 92,
Comisso Bruno 99 106
Comisso Giovanni 99 De Vit Alfredo 72, 97, 105, 106,
Conti Elio 176 111, 130, 158, 173
Contin Odilio 71, 97, 105, 129 << Diabolo » (vedi Franzot Dioni-
Corbino Sebastiano 111 sio)
Cosolo Mario 94, 98, 133 Diamante Luigi 158
Costanzo - maresciallo 40 Di Bert Ernesto 146, 171
Covre Gino 33 Di Blas Gennaro 97
Cragno Quinto 47, 56, 59, 84, 86, << Dick >> (vedi Amato Giuseppe)
87, 104, 108, 109, 111, 112, 113, « Dick >> (vedi Dalla Pozza Gio-
114, 115, 116, 117, 137, 164 vanni)
« Cucci» (vedi Tonelli Guido) << Diego >> (vedi Padovan Sparta-
Cudin Giuseppe 57, 92, 106, 115, co)
133, 138, 140 << Dino >> (vedi Bertossi Secondo)
Dolceti Amadio 99
D'Adda Rino 120 Doman Giuseppe 93
D'Agostini Erino 10 Dorigo Liana 99
D'Agostino Lino 96, 98, 110 Dozzo Arrigo 57, 68, 90, 105, 106,
Dalla Pozza Giovanni 36 125, 133
D'Alvise Italo 76, 91, 106, 138, 140 Dreossi Walter 95, 105
D'Ambrosia 110 '' Duilio >> (vedi Fumis Romano)
Dal Molin Luigi 99
D'Andrea Luigi 99
Da Ponte Emilio 40, 50, SI, 52, 88 « Egone >> 175
« D'Artagnan >> (vedi Basso Mat-
Eichmann Adolf 29
« Eolo>> (vedi Feresin Giuseppe)
teo)
<< D'Artagnan >> {vedi Zucco Ma- « Ermes» (vedi D'Alvise Italo)
rio) Esposito Giovanni 29, 30

185
Fabbris Ottone 94 Franzot Vitalino 68, 90, 105, 125,
Fabbro Duilio 94, 105, 139 133
Fabrisin Giovanni 95 Frausin Giuseppe 74, 95, 105, 111,
Fabrisin Luigi 95 136
Facca Pasquale 72, 95, 105, 110, Frausin Luigi 43
111, 130 « Fritz >> 131, 132, 146, 147
Facini Luigi 103 « Fulmine ,, (vedi Cicuto Ennio)
« Falce » 51 '' Fumis ,, 174
Falco B 175 Fumis Romano 36, 40, 55, 56, 89,
Fantin Luigia 99 105, 108, 110, 114, 121
Fantini Mario 26, 181
« Fausto , (vedi Giacometti Libe- Gaietti Anselmo 96
ro) Gallet Egidio 98, 115
Federigo Antonio 57, 92, 106 Garbuino Giuseppe 106, 125
Felluga Umberto 43 Garbuio Onorio 68, 125
Feno Vania 99 Garbuio Sebastiano 68, 126
Feresin Dante 76, 98, 105, 109, 111, Garlatti Guido 103
137 Gaspardis Cirillo 22
Feresin Galliano 50 « Gastone ,, (vedi Bergamasco Va-
Feresin Giuseppe 7, 41 , 55, 56, 57, lerio)
58, 59, 60, 65, 66, 71, 89, 99, 108, Gattesco Giovanni 158
109, 110, 111, 115, 130, 159, 161, Giacometti Libero 72, 97, 105, 106,
170, 171, 172, 173. 130, 158
« Fernando , (vedi Taverna Ar- Giannini maresciallo 169
childo) Gigante Giovanni 96
Ferro Luigino 106 Gigante Orlando 93, 98
Filzi Fabio 11 Gigante Vincenzo 43
Finotti 40 « Gigi >> (vedi Milocco Luigi)
« Fiumana » (vedi Jurissevich « Giorgio » (vedi Brovedani Fran-
Giovanna) cesco)
Fogagnolo Antonio 55, 56, 57, 90,
105, 108, 110, 114, 121, 126, 163 « Giordano >> (vedi Cidin Ferruc-
cio)
Fogar Galliano 26
Follar Rodolfo 99 Giorgi Angela 99
Fonovich Bruno 96 « Giovanni >> (vedi Bonito Gasto-
Fontanot Licio 37, 38, 40 ne)
Fontanot Vinicio 37, 40 Girardi Giudo 95, 105
Foresto Giovanni 96 Globocnik Odilo Lotario 6, 28, 29,
Forgetti sergente 50, 52, 64, 122 31 , 32, 35, 39, 81
Foschiani Mario 26 Goebbe1s Joseph 29
Foschiatti Gabriele 43 Gorschek Maria 99
Fovato Aldo 57, 106 Gradenigo 99
Franchi Ugo 122, 161 Grando Gianna 66, 67, 98, 124, 125
« Franco » (vedi Malner Mario) Grassi Candido 12
Franco Augusto 70, 129 Grattoni Guerrino 57, 64, 90, 106,
« Franz » (vedi Morello Giacomo) 123, 134, 135
Franzot Dionisio 57, 74, 106, 121 Grillo Giuseppe (don) 175

186
Guarrasi .Corrado 151 << Loreto , (vedi Artemio Giulio)
Gueli Giuseppe 6 Lucchin Osvaldo 91
« Guido ,, (vedi Maran Ego) Lucchini Giuseppe 99
Luchsich Candido 72, 97, 130
« Luciano » (vedi Belluzzo Italo)
Himmler Heinrich 6, 29 « Lupo , (vedi Stacul Severino)
Hitler Adolf 29
Hofer Franz 29
<< Macario » (vedi Castellarin Igi-
nio)
«Karchof , (vedi Beccia Giovan- Magrin Giovanni 95, 111, 136
ni) Malabarba Costante 55, 56, 58, 89,
Kitzmueller 33 105, 108, 110, 114, 140, 164
Koch banda 5 Malner Mario 57, 58, 59, 71, 77, 92,
Kuebler Ludwig 34 105, 106, 130, 139, 166, 167, 168,
169
Iacumin Salvatore 99 Maovaz Mario 43, 44
Iadicicco Elpidio 146 Maran Ego 57, 90, 106
Iamnik Marcello 99 << Marat » (vedi Colangelo Aldo)
Indri Elio 70, 73, 75, 89, 90, 91, Marangoni Nerino 97, 106
129' 132' 136 Marangoni Romeo 97
Innocenti Fulvio 57, 74, 75, 90, Marano Alfredo 134
105, 106, 136 Marano Romeo 57, 90, 106, 134, 135
Ioan Augusto 98 Marouzzi Silvio 36, 37, 38, 40, 48,
Iugovaz Vinicio 74, 95, 105, 111, 49, 50, 51, 52, 72, 75, 88, 131, 136,
134 175, 176, 179
Iurissevich Giovanna 96, 152 Marcuzzi Volveno 15, 97, 105, 106,
Iurlaro Luigi 156 130
<< Maria , 53, 125
Marin Biagio 45
«Janosich , (vedi Fogagnolo An· << Mario , (vedi Malner Mario
tonio) << Franco »)
Julita Luigi 57, 91, 106, 111, 115, Marini Vincenzo 27
117 << Marino , (vedi Sardino Pietro)
Marizza Armando %, 105, 130, 158
Lacisch Candido 158 Marizza Luigi 95, 105, 109, 111
Lago Vinicio 42, 44 << Marmo » (vedi Fabbris Ottone)
Lagroteria Domenico 44 << Martello » (vedi Tonelli Ilario)
<< Lampo , (vedi Tinon Elio) Maserati Ennio 44
Ledda - cancelliere 118 Maset Pietro 8
Leschiutta banda 6 Masini Maria (detta Fabbro) 21
Libanore Narciso 96 << Maso , (vedi Maset Pietro)
Liva Detalmino 37, 40, 49, 51, 88 Mattius Benedetto 99
<< Liviano , (vedi Zamparo Alfon- Maturro Luigi 97
so) Mautino Ferdinando 26
Lizzero Gino 27 Mazzon Ugo 93, 95
Lizzero Mario 26 Medeossi Umberto 57, 58, 62, 90,
Lorenzut Albano 94, 98, 133 91, 106, 120, 139, 156, 157, 166
Lorenzut Giuseppe 105 Memmo Marcantonio 23

187
M1 ' ll'f l .tl1l.1 l 111 Nodari Girolamo 20
1\.h 11 l lll1 Ilo ~7. 92, 138 Nogara mons. Giuseppe 175
M1· 1b (vedi Treppo Nella) Nonino Rino 57, 64, 90, 106, 123,
Miani Ercole 11, 12, 13, 43 134
« Mikros » (vedi don Grillo Giu· Novachig Dante 67, 97, 1ll , 124
seppe) Novatti Aldo 58, 91, 139, 156, 166
Mikui Metod 44 Nugent generale 20
Miletti Guido 96 << Nullo » (vedi Bergamasco luigi)
« Milan» (vedi De Santi Giorgio)
« Milo» (vedi Paravano Derno)
Milocco Bruno 159 Olivo Erminia 106
Milocco Edoardo 68, 106, 126 Olivo Ottaviano 75
Milocco Luigi 55, 56, 58, 89, 105, Orsaria Olinto 97
108, llO, 114, 126, 163, 167 « Orso» (vedi Raspi Lelio)
Minuzzi Federico 58, 166 Ottaviano Graziano 97, 106
« Mirko » (vedi Bevilacqua Fer·
ruccio) Pace Marino 174
Moda Romina 99 Pacor Mario 25
Modesti Ostelio 26
Modotti Mario 7, 8, 26, 63, 64, 122, Padoan Giovanni 26
123, 155, 180, 181 Padovan (famiglia) 121
Molisan Giuditta 146 Padovan Marcello 95, 121 , 136
Monai Giovanni 69, 95, 105, 128, Padovan Spartaco 40
175 Pagliazzotti tenente 47, 58, 63, 64,
« Montes » (vedi Marcuzzi Silvio) 66, 105, 122, 167, 171, 173
Montina Bruno 40 Pakibusch Hauptsturmftihrer 5,
Moraitti Alessandro 56, 57, 63, 89, 47, so. 54, 59, 60, 61, 62, 64, 79,
106, 110, llS, 121, 161, 162, 163 81, 86, 105, 107, 113, 119, 135, 136,
Morello Giacomo 41 150, 163, 172
Moret Otello 106 Pahor Antonio 99
« Moro» 70, 89, 129 Palascovich Giorgio 99
Morra Eugenio 40, 176 Palson Augusto 106
Munaretto Alessandro 47, 53, 58 , Pansarini Virgilio 99
64, 66, 84, 86, 87, 104, 106, 108, Paravan Derno 57, 73, 91, 106, 132,
110, 112, 113, 114, 115, 116, 117. 133
145, 148 « Paolo » (vedi Bianchi Gastom~ )
Muratori Daniele 10, 75, 99, 136 Palorcovich Giorgio 99
Mussolini Benito 29 Papais Dante 41
Paron Cesare 71, 96, 105, 109, 129
Nadalin Romolo 99 Parussin Ottaviano 99
Nadin 153 Pasian Pietro 99
« Nanos » (vedi Pa ron Cesare) Paschini Pio 23
Natali Nello 103 Pasqualini Silvio 97, 106, 111
Nigris Mario 99 Pastore Cosimo 99
« Nino » (vedi Bonito Giovanni) Pasut Antonio 75, 95, 136
« Nino » (vedi Carmelandi Barto· Peccia 132
lomeo) « Pedro » (vedi Valeri Gentile)

188
Peggiani Giovanni 96 Raspi Lelio 62, 67, 97, 120, 124,
Percoto Caterina 20, 22 158
Perussin Ottavio 99 Rebez Remigio 5, 47, 53, 54, 56,
Petenel Silvio 73, 97, 105, 115, 132 57, 58, 59, 61, 62, 65, 68, 70, 71,
Petelin Stanko 34, 35 72, 73, 74, 75, 76, 77, 81, 84, 86,
« Petronio » 171, 173
87, 104, 106, 107, 108, 109, 110,
112, 113, 114, 115, 116, 117, 119,
Pezzani Giuseppe 37 128, 130, 135, 137, 141' 161, 163,
Piccardi Domenico 40 166, 167, 171, 172
Piccini Antonio 58, 66, 69, 76, 108, Recupero Giuseppe ISO, 151
127, 137, 151, 167 Reggio Rocco 162
Picot Costantino 44 Reitlinger Gerald 29
Pieri Gino 47, 63, 122 Reti Paolo 43, 44
Pierotti Cesare 103 Riabez 98
Pinatto Antonio 96 Ribbentrop Joachin 82, 83
« Pirat •• (vedi Orsaria Olinto)
« Ribentrap >> 124
Pisoni Zeffirino 43
« Riccardo •• 7
Pittis Ercole 99 « Rino >> (vedi Franco Augusto)
Piva Marcello 98 <<Riso>> {vedi Magrin Giovanni)
Pizzul 73, 131 Riva, commissario prefettizio 46,
Plasenzotti Ugo 49, 50, 52, 88 145
Podestà Giobatta 99 << Robert >> (vedi Burba Oreste)
« Poldo •• (vedi De Ponte Emilio)
<< Robinson >> (vedi Cudin Giusep-
Poliakov Leon 29 pe)
Ponte Giovanni 99 << Rocco •• {vedi Reggio Rocco)
Ponte Luigi 99 Ragazzo Angelo 47, 104, 107, 108,
Posocco Luigi 151 112, 117
Pozzar Davide 95, 105, 115 << Rolando •• (vedi Gattesco Gio-
Pozzar Terenzio 95, 105 vanni)
Pozzetto Luigi 95, 133 «Romano il Mancino) (vedi Ci-
Pozzi Walter Bruno 33 tossi Gelindo)
« Premoli •• (vedi Fabbro Duilio) Romeo Antonio 103
Pressacco Celio 96, 106, 140 Rosin Antonio 7, 57, 72, 92, 106,
Puntin Francesco 139 111, 115, 117, 130
Rossi Luciano 64, 122
« Quidam •• (vedi Pieri Gino) Rota Giuseppe 53, 86, 87, 103, 118
Rotigni Giacomo 47, 52, 53, 58,
62, 63, 65, 70, 71, 73, 81, 84, 86,
« Raffaele>> 58, 120, 147, 166 87, 103, 108, 110, 112, 113, 114,
<<Ragno>> (vedi Minuzzi Fed~ri­ 115, 116, 117, 130, 145
co) Ruggiero Ernesto 5, 39, 47, 53, 54,
Rainer Friedrich 28, 29, 30, 34, 82, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 65, 66, 68,
83 69, 71, 78, 81, 84, 85, 86, 87, 94,
Ramolfo ten. colonnello 33 103, 107, 108, 109, 110, 111, 112,
<< Rasin •• (vedi Carniello Giovan- 113, 114, 115, 116, 117, 128, 140,
ni) 152, 160, 169, 166, 167, 171, 172

189
« Sagoma» (vedi Trentin Leo) Todero Silvio 95, 105, 106, 109, 111
Sala Teodoro 29, 31, 44 Tomadin Giacomo 98, 105
Sala Vittorio 55, 79, 94, 108, 110, Tomasini Armando 57, 154, 161
135 Tondon Angelo 98
« Samos » (vedi Di Stefano Ezio) Tonelli Guido 51, 62
« Sandra •• (vedi Zulian Mario) Tonelli Ilario 15, 36, 37, 40, 49, 50,
Santi Giorgio 109 51, 62, 88, 120, 147, 148, ISO
Sardina Pietro 41 Tonello Augusto 99
« Sasso>> (vedi Fantini Mario) Tonello Natale 99
Schneider-Bosgard SS 31 Tonini Armando 106
Seah Vanda 131 Tonini William 57, 58, 73, 91, 106,
Scolz Wanda 146 132, 165
Self Francesco 140 << Toti >> (vedi Facca Pasquale)
« Sergio» 51
<< Tovaris >>(vedi Tonini William)
Simonetti Raffaele 172
<< Tremolo >> 52
Simonetti Stelio 93
Sina Angelo 99 Treppo Nella %, 131, 146
Siniciali Benito 93, 133 << Tribuna>> (vedi Modotti Mario)

Solari Fermo 26 Trigatti Elio 50, 52, 57, 88, 93, 162
• Spaccatutto » (vedi Novatti Al- Tubaro Bruno 66
do) Turco 110
Spanghero Ivo 40 Turrin Giovanni 47, 71, 72, 75, 84,
Sperapane Luigi 122 86, 87, 104, 108, 109, 110, 111, 112,
Spessotto Antonio 151 113, 114, 115, 116
Sponton Ermenegildo 98
Stacul Severino 48, 49, 88, 93 « Ugo >> (vedi Zorzenon Ugo)
« Stalin >> (vedi Barbizeu Ivan)
Stevenson maggiore 176 Valeri Gentile 57, 58, 59, 71, 77,
Stacco Giovanni 47, 65, 73, 104, 92, 105, 106, 109, 115, 130, 139,
106, 108, 109, 110, 111, 112, 115, 164, 165, 166, 167, 168
117, 123 Valeri Giovanni 77, 139
Staffolo Alberto 98 Valussi Anita 106, 107
Strassoldo Giorgio 110, 121, 179 « Vamos>> (vedi De Stefano Ezio)
Stuhlpfarrer Karl 83 Venco Anna 73, 131, 146
Venier - capitano 137, 160
Tagon Alessandro 106 Venturini Beppino 99
Taverna Archildo 57, 75, 90, 106 Versolato Isidoro 99
Teghil Fernando 99 Vetere Giuseppe 63, 64, 69, 122
Teghil Giobatta 99 Vettorini banda 6, 33
Tempo Vittorio 48, 49, 88 «Vinco>> (vedi Cernig Angelo)
Tessari Teodolfo 26 Violin Bruno 168
«Tigre>> (vedi Baggioli Gianni) Virgili Dino 31, 83
Tinon Elio 73, 91, 94, 106, 110, 111, • Volontà>> (vedi Pezzani)
132, 162 Volponi Marcello 78, 98, 105, 109,
<< Tito •• (vedi Volponi Marcello) 111, 124, 141
Todero Giovanna 99 Vuga Francesco 35

190
Weidlich - capitano 31 Zanolin Angelo 158
Wirth Christian 81 Zannini Licurgo 20
Wollsegger barone 31 Zanotta Attilio 99
Zanutta Igino 98
Zorzenon Firmino 92, 105, 115,
Zamparo Alfonso 55, 68, 70, 97, 133
105, 108, 111, 112, 124, 126, 129 Zorzenon Ugo 57, 59, 71, 91, 105,
Zanchetta Giovanni 63, 122 120, 130, 132, 168, 169, 171
Zanella Enrico 77, 140, 164 Zucchi Carlo 19
Zanello Egidio 97, 106, 107, 111 Zucco Liliana 98
Zanetti Giuseppe 96 Zucco Mario 68, 97, 105, 125, 133,
Zangrandi Ruggero 25 137

191
INDICE

Prefazione pag. 5
Ai lettori . 9
Avvertenza 15
Cap. I - « Ricorsi>> del destino )) 19
Cap. II - Il '' Litorale Adriatico>> 25
Cap. III - Partigiani della Bassa 36
Cap . IV - « Una missione di guerra >> 42
Cap. V - Il centro di repressione delle forze partigiane 46
Cap. VI - La « Banda Ruggiero >> 53
Cap. VII - Gli interrogatori )) 61
Cap. VIII - Le testimonianze 67
Cap. IX - La sentenza 81
Cap. X - Il martirologio di Palmanova 88
I - Patrioti trucidati dalla « Banda Borsatti >>
II - Elenco parziale di patrioti trucidati a Pal-
manova
Cap. XI - Un elenco di prigionieri e eli torturati 94

APPENDICE
I - Documenti giudiziari \03
II - Documenti fascisti )) 144
III - Documenti partigiani )) 161
Indice dei nomi 183

Finito di stampare nello Stab. Tip. Del Bianco - Udine - giugno 1970
LOTTA POLITICA E RESISTENZA NEL FRIULI E VENEZIA GIULIA
A cura dell'Istituto regionale per la storia del movimento di libe-
razione nel Friuli e Venezi a Giulia.

Saggi e documenti:
N. 1 C. Ventura: LA STAMPA A TRIESTE 1943-
1945 (lire 400)
N. 2 C. Silvestri: DALLA REDENZIONE AL FA-
SCISMO (lire 1000)
N. 3 E. Apih : DAL REGIME ALLA RESISTENZA -
V. GIULIA 1922-1943 (lire 500)
N. 4 G. Fogar: SOTTO L'OCCUPAZIONE NAZI-
STA NELLE PROVINCIE ORIENTALI (lire
1000)
N. 5 F. Vuga: LA ZONA LIBERA DI CARNIA E
L'OCCUPAZIONE COSACCA (li re 600)
N. 6 T. Sala: LA CRISI FINALE NEL LITORALE
ADRIATICO 1944-1945 (lire 600)
N. 7 E. Maserati: L'OCCUPAZIONE JUGOSLA-
VA DI TRIESTE (lire 1000)
N. 8 G. Fogar : DALL'IRREDENTISMO ALLA RE-
SISTENZA NELLE PROVINCIE ADRIATICHE:
GABRIELE FOSCHIATTI (lire 1000)
N. 9 G. Padoan: ABBIAMO LOTTATO INSIEME -
PARTIGIANI ITALIANI E SLOVENI AL CON-
FINE ORIENTALE (lire 1000)
N. 10 P. Cresta: UN PARTIGIANO DELL'OSOPPO
AL CONFINE ORIENTALE (lire 1000)
N. 11 D. Virgili: NAZISTI E FASCISTI IN FRIULI -
LA FOSSA DI PALMANOVA (liro 1300) .

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