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I DIAVOLI NERI ARDITI ITALIANI IN SIBERIA (La Stampa, 4 marzo 2005)

COMBATTIMENTI, FUCILAZIONI, MALATTIE: LA GUERRA DI UN BATTAGLIONE DI ARDITI PER DIFENDERE DALLARMATA ROSSA UN TRONCO FERROVIARIO I Diavoli Neri fecero parte di una piccola armata che combatt dalla parte degli zaristi per difendere dai bolscevichi la ferrovia Transiberiana, la loro avventura fu esotica e feroce come una saga di Corto Maltese. Tra il 1918 ed il 1920, una guerra civile spietata e sanguinosa lacerava la Russia. Un feroce scontro vedeva contrapposte l'Armata Rossa, sotto il comando di Trotzskij, e l'Armata Bianca controrivoluzionaria. Entrambe le parti si distinsero per episodi di estrema crudelt. Si era appena conclusa la Grande Guerra e alcune grandi potenze come lAmerica, lInghilterra, la Francia e il Giappone, per vari motivi strategici pensarono di inviare truppe a sostegno dei combattenti Bianchi. Anche lItalia non volle tirarsi indietro, Nell'estate 1918 il Governo Orlando decise di inviare un corpo di spedizione in Estremo Oriente, valutando che il nostro paese avrebbe ricavato da quella partecipazione un sicuro vantaggio politico. I soldati che partirono dallItalia appartenevano ai battaglioni neri, cos chiamati perch portavano le mostrine nere degli Arditi, ma una volta iniziata la missione furono ribattezzati dai loro ufficiali con il nome di battaglia, sicuramente pi immaginifico, di Diavoli Neri. Le province siberiane dove sarebbero stati destinati erano insanguinate da una spietata guerriglia con bande armate di Bolscevichi che facevano continue operazioni di disturbo contro le retrovie dellesercito filo zarista. LArmata Bianca dellAmmiraglio Alexandre Kolciak aveva bisogno estremo della Transiberiana che assicurava i rifornimenti necessari per continuare a contrastare il nemico rosso impegnato verso la conquista di Vladivostok. Ai nostri soldati fu affidato il compito di presidiare i tratti di quella ferrovia che erano costantemente sotto attacco. Il corpo di spedizione italiano comandato dal Colonnello Fassini Camossi, prima di arrivare in Siberia fece una prima tappa in Cina, nella Concessione italiana di Tien-Tsin. Mezzo chilometro quadrato con Consolato e caserma, che lItalia aveva avuto come indennizzo dalla Cina nel 1902 per aver partecipato alla spedizione Internazionale contro i Boxer in rivolta. A Tien-Tsin il contingente ingrossa le sue file con gli irredenti che avevano appena giurato fedelt al Re dItalia. Si trattava soprattutto di trentini e giuliano dalmati ex sudditi dellImpero Austro-Ungarico. Come nemici della Russia, erano stati chiusi in campi di prigionia e vagamente classificati come Talianskj, erano stati liberati dopo la decisione scelta di diventare italiani veri e propri e di conseguenza anche alleati. La loro lberazione avvenne in pi fasi e attraverso una complicata operazione di recupero, partita da Torino nellestate 1916, condotta dal maggiore piemontese Cosma Manera. Molti di loro, pi fortunati, erano riusciti ad essere rimpatriati in vari scaglioni attraverso lEstremo Oriente, ma quando non ci furono pi navi per tornare a casa, quelli che rimasero fuori furono convinti ad arruolarsi nelle speciali formazioni dellesercito italiano al fianco dei Russi Bianchi. Diventarono anche loro Diavoli Neri, ma per capire la confusione di quel frangente comunque bene sapere che un altro battaglione, sempre di Trentini, che evidentemente vedeva di buon occhio la rivoluzione dottobre, scese in campo sul fronte opposto a sostegno dellesercito dei Rossi. Delle storie curiose degli ex prigionieri nella Rivoluzione dOttobre ha parlato per primo Mario Rigoni Stern in un pezzo sulla Stampa dell11 aprile 84. Italiani recenti e antichi, tutti sotto le insegne di Diavoli Neri, dalla Cina si imbarcarono quindi alla volta di Wladivostok. Da questa citt, saliti sulla Transiberiana, affrontarono un viaggio in treno di ventiquattro giorni a una temperatura tra i trenta e quaranta gradi sotto zero per arrivare finalmente a Krasnojarsk, nel cuore della regione. In quel posto sperduto inizi la missione vera e propria fatta di scaramucce e combattimenti nella taiga contro le formazioni dei Bolscevichi. Si trattava di una guerra spietata fatta di massacri sistematici, fucilazioni di massa e violentissime azioni repressive per rappresaglia. Gli Italiani fecero comunque il loro

dovere di bravi soldati, anche se dai diari di chi torn non era poi tanto chiaro quanto fu influente la loro presenza in quel posto. Furono richiamati in patria nellagosto 1919, si era capito da come stavano andando le cose che la loro missione non aveva pi molto senso, infatti sei mesi dopo le truppe di Kolciak furono liquidate, lAmmiraglio Bianco fu fucilato e il fronte bolscevico si aggiudic la vittoria finale. Lavventura dei Diavoli Neri non era per finita con labbandono della Siberia, prima di essere rimpatriati furono trattenuti nella Concessione Cinese in quarantena per altri sei mesi, in quel periodo la tubercolosi fu letale e molti di loro terminarono il viaggio nel cimitero italiano di Tien-Tsin. Francesco Saverio Nitti, che subentr a Orlando dimessosi a met giugno 1919, fece rientrare in patria i soldati italiani, abbastanza in sordina con tre piroscafi presi in noleggio dai Giapponesi. Le cronache del tempo raccontano che quando i Diavoli Neri se ne andarono da Krasnoiarsk, lasciarono ai siberiani le loro batterie, muli compresi, e in cambio si portarono via come ricordo degli orsi. Forse immaginavano un ritorno in Patria senza risparmio di panoplie e gloriose allegorie. Forse si aspettavano di essere accolti come eroi, con medaglie e fanfara, ma la loro delusione fu atroce, non cera nessuna autorit ad aspettarli, dovettero scendere dalla nave con la bandiera chiusa nel fodero e con le sole acclamazioni dei marinai giapponesi che li avevano riportati in patria. Il primo aprile del 1920 i Diavoli Neri approdati a Napoli capirono che erano andati fino in Siberia a combattere i Rossi, ma erano tornati in patria proprio al culmine del cosiddetto biennio rosso. Due anni di disordini, scioperi e occupazioni di fabbriche. Forse proprio per quel clima il governo Nitti non volle dare nessun rilievo al loro rientro. Ai Diavoli Neri sbarcati a Napoli fu ordinato di stiparsi in un vagone ferroviario di terza classe che li avrebbe portati a Piacenza. Gli imprevisti arrivarono prima di Livorno. La situazione da quelle parti era incandescente e il passaggio dei Diavoli Neri rischiava di alimentare i disordini che un paio di giorni prima avevano funestato il Bolognese, con sette braccianti morti a Decima di Persiceto. Per questi motivi a Follonica fu sganciato il vagone dei soldati: i ferrovieri non volevano farli proseguire per solidariet con gli scioperanti. I Diavoli minacciarono di far saltare la stazione, il tenente Bianchi ordin di inastare le baionette e riusc a convincere il capostazione, un manovale e due controllori a riagganciare il vagone. Arrivato a Livorno, il treno fu circondato da una folla di dimostranti che pensava che i Diavoli fossero destinati a reprimere le sommosse operaie. Intervennero i Carabinieri e fu necessario mostrare i fogli matricolari per riprendere il viaggio. Il giorno dopo arrivarono a Piacenza e furono congedati. Come era prevedibile, gran parte dei reduci dalla Siberia corse ad iscriversi ai primi fasci di combattimento. Da diavoli neri a camicie nere per loro il passo fu breve. (Sullimpresa militare dei Battaglioni Neri si pu leggere lopera ricca di fotografie, cartine e documenti Trentini e Italiani contro lArmata Rossa del generale Antonio Mautone, editrice Temi, 2003) ANTICIPIAMO IL DIARIO DI LUIGI STRACCIARI, IL VOLONTARIO CHE RACCONT LIMPRESA CON UN GIORNALE Una ragazza grid: Bravi soldati! Io vi amo! LUIGI Stracciari era uno dei sessanta volontari, tutti giovanissimi (classe 1900), del 7 Genio Telegrafisti che verso i primi dottobre del 1918 lasciarono Mantova diretti in Estremo Oriente per raggiungere i Battaglioni Neri e due anni dopo fecero il mesto ritorno a Napoli. Erano tutti appena diciottenni e gi impregnati di eroici furori, per una sola classe di leva avevano perduto la possibilit di coprirsi di gloria nella Grande Guerra come i ragazzi del 99 e vedevano in questa campagna unottima occasione per loro battesimo di sangue. Luigi, che mor a soli 40 anni, era il figlio di Riccardo Stracciari, un famoso baritono interprete di Rossini e uomo di grande fascino. Fu lui a portarsi dietro uno dei famosi orsi e a donarlo allo zoo di Roma. La nipote Maria Rosaria Nappi ancora ricorda di aver sentito parlare di quellorso nei racconti di sua nonna, l'animale si chiamava Miska e visse almeno fino al 1940. Stracciari, tornato dalla spedizione, si stabil a San Remo dove si impegn come pittore, illustratore, scenografo e costumista teatrale. Il suo diario della campagna in Siberia stato recuperato dalla nipote assieme a numerosissime fotografie, che lui scattava con una delle prime macchine fotografiche portatili, oltre a qualche copia unica del giornalino che ciclostilavano a Tien-Tsin. Stracciari lo illustrava con vignette e caricature sotto lo pseudonimo di Naso, il giornale raccontava vicende di truppa, storie di donne (quasi sempre sognate), aneddoti vari. Le sue foto, i disegni e le cronache saranno al centro di

uniniziativa sui Diavoli Neri che il Museo Centrale per il Risorgimento prossimamente proporr a Roma. Anticipiamo alcune pagine del Diario. (Manciuria 22/1/19) Alle 5 di mattina allarmi: due sentinelle giapponesi di guardia ad un magazzino vengono assassinate, davanti alle nostre guardie, a colpi di rivoltella. Invano i miei compagni con due squadre di soldati giapponesi cercano per ben tre ore gli assassini: Invisibili! (Krasnojask 9/2/19) La vita in continuo pericolo (ogni giorno fatti di saccheggio e devastazione) e la fame spaventosa: Bande di avventurieri padroneggiavano frammischiati ai bolsceviki. Le barbarie commesse da questi fanatici sono feroci e indefinibili; vecchi, bambini, donne trucidati allo scopo di rubare pochi rubli. Fanciulle che si lasciavano violare per salvare la madre o il padre, perdendosi poi per non perdere la vita. Karasc italiscki ja vi liubliu (Bravi italiani! Io vi amo): Questa frase molto comune e spesso si sente dire allentrata dei nostri in qualche ritrovo: Dopo larrivo del corpo di spedizione le studentesse di Krasnojask fecero dimostrazioni perch la lingua italiana sia insegnata almeno nelle scuole superiori. (Krasnojask 18/5/19) Pi di cento treni hanno deragliato. Si sapeva che bande bolsceviche, o meglio dei briganti, facevano scorrerie lungo la linea; ma si ignorava assolutamente numero. Solo da pochi giorni i comandi sanno che pi di cinquanta bande sono lungo la Transiberiana, organizzate magnificamente, tutte in comunicazione con il grosso accampato nella foresta. I commissari bolscevichi, che non sono pochi, reclutano di continuo uomini e hanno una fabbrica di munizioni con grandi magazzini di materiale e di viveri: Tutto ci sorto di nascosto nellimmensa foresta trasformata in veri villaggi, dove la banda vive con le donne e i loro figli: La popolazione di Krasnojask invasa dal terrore: nelle vie non c anima viva e tutti sono in casa con le imposte chiuse e le porte barricate.

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