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Guel e ghibellini

Immagine fantasiosa di famiglie di partito guelfo e ghibellino,


opera novecentesca di Ottavio Baussano per l'aula consiliare di
Asti

Guel e Ghibellini erano le due fazioni opposte nel-


la politica italiana dal XII secolo no alla nascita del-
le Signorie nel XIV secolo. Le origini dei nomi risal-
gono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte
dell'imperatore Enrico V (1125) tra le casate bavaresi
e sassoni dei Welfen (pronuncia velfen, da cui la paro-
la guelfo) con quella sveva degli Hohenstaufen, signori
del castello di Waiblingen (anticamente Wibeling, da cui
la parola ghibellino). Successivamente, dato che la casa-
ta sveva acquist la corona imperiale e, con Federico I L'imperatore svevo Federico Barbarossa, sostenitore dei ghibel-
Hohenstaufen, cerc di consolidare il proprio potere nel lini
Regno dItalia, in questo ambito politico la lotta pass a
designare chi appoggiava l'impero (Ghibellini) e chi lo
contrastava in appoggio al papato (Guel). e la met del successivo, si formarono, all'interno di quasi
tutte le citt, due partes che si schieravano da una parte o
dall'altra nella contesa tra papato e Impero.
1 Contesto storico Anche a Firenze nei primi decenni del Duecento esi-
stevano le premesse che stavano portando in tutta Ita-
lia alla formazione delle parti. Pi che nella contesa tra
I termini guelfo e ghibellino vengono generalmente
Buondelmonti e Amidei del 1216, il fatto che le fazioni si
utilizzati in relazione alle opposte fazioni orentine e to- svilupparono in questa fase testimoniato dai nomi stes-
scane. Le prime menzioni dei due termini appaiono negli si, che fanno riferimento alla contesa, nella successione a
Annales Florentini. Enrico V, tra la casa di Baviera (Welfen), rappresentata
Nel 1239 compare per la prima volta la parola guel- da Ottone IV, e quella di Svevia (originaria del castello di
, nel 1242 la parola ghibellini. Negli anni successi- Waiblingen), a cui apparteneva Federico II. A Firenze, le
vi le attestazioni si fanno pi consistenti: ad esempio, si contese locali trovarono una nuova ragione di scontro in
ha un'epistola dei capitani della pars guelforum orentina questa lotta.
(1246) oppure una menzione della cronaca di Giovanni All'interno della citt esistevano, come ovunque, una se-
Codagnello del 1248. rie di conitti, che avevano dato luogo a quella che Da-
Ci porterebbe a soermarsi sul tema dei guel e dei ghi- vidsohn chiam una guerra civile per il controllo del
bellini solo nell'ottica toscana-orentina, se non fosse che consolato, cio del comune, tra i gruppi opposti degli
una tale divisione in fazioni si inserisce nel pi ampio pro- Uberti e dei Fifanti. I conitti privati sfociarono poi nel-
blema dello sviluppo delle partes all'interno dei comuni la creazione di vasti e tendenzialmente polarizzati schie-
nell'epoca di Federico II. Infatti, tra la ne del XII secolo ramenti, come suggerisce la vicenda di Buondelmonti e

1
2 2 STORIA

Amidei (1216). Mandello, mandato dal Papa in funzione antimperiale. Il


nuovo magistrato per si fece promotore di una politica
di difesa dei diritti del comune, anche in contrasto con il
vescovo (che lo accus di eresia) e trov quindi il consen-
so del popolo. Quando Federico II, forte della vittoria
di Cortenuova, chiese l'invio di truppe per combattere nel
Nord, nella milizia scoppiarono disordini tra Giandonati
e Fifanti che si estesero all'intera citt, portando alla cac-
ciata di Rubaconte. L'ingresso del nuovo podest, il ro-
mano loimperiale Angelo Malabranca, riapr i disordini
che erano stati temporaneamente sedati.
Nella seconda met del Duecento i termini guel e ghi-
bellini, grazie anche all'egemonia regionale e sovraregio-
nale di Firenze, divennero le parti favorevoli al Papato e
all'Impero in tutte le realt urbane italiane.

2 Storia

Ritratto di Federico II con il falco


(dal De arte venandi cum avibus)

Fu l'intervento di Federico II a scatenare la formazione


di schieramenti destinati a durare. Quando l'imperatore
fu incoronato, nel 1220, il comune di Firenze era impe-
gnato in una disputa con il proprio vescovo attestata sin
dal 1218. Inoltre Firenze, alleata con Lucca, anch'essa
in vertenza con il vescovo e con il papa, era in guer-
ra per motivi di conne con Pisa (che aveva cercato
e ottenuto l'appoggio di Federico II) alleata di Siena
e Poggibonsi. Cos, quando l'imperatore aveva elargito
concessioni ai suoi fedeli, Firenze era stata gravemen-
te penalizzata a dierenza di altre citt toscane. Ciono-
nostante, nel 1222, l'alleanza orentino-lucchese aveva Stemma della famiglia Hohenstaufen
riportato un'importante vittoria a Casteldelbosco.
La stipulazione di una nuova alleanza nel 1228 tra Pisa, I termini guel e ghibellini, derivate dalle due famiglie
Siena, Poggibonsi e Pistoia in funzione antiorentina fece rivali dei Welfen e degli Staufer (signori del castello di
proseguire il conitto tra Firenze e le altre citt toscane, Waiblingen) in lotta per la successione imperiale nella
concentrandolo sulla Val di Chiana e Montepulciano. Sia prima met del XII secolo, denominarono nella peniso-
il papato sia l'Impero tentarono la pacicazione con vari la italiana della seconda met del medesimo secolo due
mezzi nel corso dei primi anni Trenta. Il legato imperia- fazioni politiche che sostenevano rispettivamente Papato
le Geboardo di Arnstein fall una mediazione e poi band e Impero. In un primo momento, quindi, i due partiti non
Montepulciano, governata da un podest orentino, Ra- ebbero il signicato che poi acquistarono successivamen-
nieri Zingani dei Buondelmonti. Gregorio IX, approt- te. Furono ambedue partiti imperiali: uno, quello che poi
tando della morte del vescovo orentino, insedi un suo prese il nome di Guelfo, sostenne vari pretendenti della
fedele, Ardingo, a cui fece emanare costituzioni contro casa di Baviera, tra cui, alla morte di Enrico VI (1198),
gli eretici. Nel 1232 Firenze, che continuava a riutarsi Ottone IV di Brunswick; l'altro, che poi prese il nome di
di venire a patti con Siena, fu interdetta e sub il bando Ghibellino, portava sugli scudi Federico II.
imperiale. Soltanto pi tardi, i Guel si sarebbero schierati, non
Fu chiamato in citt un podest milanese, Rubaconte da pi dalla parte di un Imperatore, ma da quella del Pa-
2.1 Le origini del conitto 3

opposta.

2.1 Le origini del conitto

Stemma di Manfredi, Re di Sicilia

pa. La stessa denominazione di Guel e Ghibellini fu


un'invenzione linguistica di Firenze, che ebbe straordi-
naria diusione in Italia prima, poi in tutta l'Europa. Co-
me gli Hohenstaufen erano diventati gli Stuo e gli Sve-
vi, i Soavi, nella stessa maniera il nome di Welf divenne Matrimonio medievale - le nozze di Buondelmonte, olio su tela di
Guelfo, e quello di Weibling, Ghibellino.[2] Saverio Altamura, 1858-1860 ca.

I guel e i ghibellini sono diventati cos popolari nelle Il conitto fazioso sarebbe stato innescato da una faida,
citt italiane forse perch, com' stato rilevato da un ce- il Convito del 1216 tra alcune famiglie dell'aristocrazia
lebre medievalista, Christopher Wickham, l'Italia una orentina, specialmente Buondelmonti, Amidei e Fifanti.
nazione che celebra Il racconto ci stato tramandato da vari autori, tra i quali
[3][4] Dante, Giovanni Villani e Dino Compagni. Due consor-
terie, ovvero due gruppi di nobili legati da parentele e re-
In Italia tradizionalmente guel furono i comuni di
lazioni di clientela, fecero sfociare un litigio privato in un
Milano, Mantova, Bologna, Firenze, Lucca, Padova; fa- vero e proprio conitto politico. Un matrimonio, previ-
miglie guelfe furono i bolognesi Geremei, i genovesi
sto originariamente per ravvicinare due famiglie rivali, i
Fieschi, i milanesi Della Torre, i riminesi Malatesta, i ra- Fifanti-Amidei ed i Buondelmonti, and a monte: lo spo-
vennati Dal Sale e le dinastie di origine obertenga come
so, Buondelmonte de' Buondelmonti, riut la donna a lui
i ferraresi Este e alcuni rami dei Malaspina. promessa, glia di Lambertuccio Amidei, e prefer con-
Tradizionalmente ghibellini, cio loimperiali e losve- trarre un'altra alleanza matrimoniale. Lo scontro familia-
vi, furono i comuni di Pavia, Asti, Como, Cremona, Pisa, re n col coinvolgere tutta la societ nobile orentina. Gli
Siena, Arezzo, Parma, Modena. In Italia famiglie ghibel- Amidei decisero di vendicare l'aronto subito e il giorno
line furono i bolognesi Lambertazzi e Carrari, i coma- di Pasqua del 1216, insieme ad alcuni alleati, attesero il
schi Frigerio e Quadrio, i milanesi Visconti, gli astigia- passaggio di Buondelmonte in una zona non lontana da
ni Guttuari, i toscani conti Guidi e gli Ubaldini di Arez- Ponte Vecchio (probabilmente l'attuale Por Santa Maria)
zo, i ferraresi Torelli-Salinguerra, i forlivesi Ordela, i per assalirlo ed ucciderlo.
orentini degli Uberti e Lamberti, i pisani Della Ghe- Con gli Amidei si coalizzarono, quindi, gli Uberti e i
rardesca, i trevigiani Da Romano, i senesi Salimbeni e Lamberti, che avevano tutti le proprie case nel settore
Buonconti, i marchesi Aleramici del Monferrato, e le di- cittadino pi a meno tra il Ponte Vecchio e piazza del-
nastie di origine obertenga come i Pallavicino e alcuni la Signoria; dall'altro i Buondelmonti, i Pazzi e i Donati,
rami dei Malaspina.[5] che gravitavano tra via del Corso e la Porta San Piero. La
Molto frequenti furono comunque i cambi di bandiera, forte fedelt degli Uberti all'imperatore fece s che i due
per cui citt e famiglie tradizionalmente di una parte non schieramenti cittadini si raccordarono a quelli sovracitta-
esitarono, per opportunit politica, a passare alla fazione dini delle contese tra papato e impero, anche se in real-
4 2 STORIA

t in origine guelfo ebbe un signicato semplicemente Dopo la loro prima vittoria, i Ghibellini si mostrarono
di anti-ghibellino, indipendentemente dall'appoggio al blandamente tolleranti: non si ha notizia di vendette ee-
papato.[6] rate n di spietate rappresaglie. Forse nella speranza che
L'omicidio di Buondelmonte considerato un evento il loro governo raggiungesse una certa stabilit e durata,
molto importante della storia medioevale di Firenze. Fu cercarono di attrarre dalla loro parte la cittadinanza non
uno degli avvenimenti che letterati e storici dell'epoca schierata, compreso qualche Guelfo.
riportarono maggiormente, poich questo assassinio, se- Le lotte civili dentro le mura non erano tuttavia cessate
condo i contemporanei, avrebbe rappresentato il pretesto anche in relazione alle guerre di Firenze contro le due
iniziale delle lotte tra Guel e Ghibellini. La discordia citt sue rivali: Pisa e Siena.[7]
tra fazioni port sangue e distruzione e sottoline uno dei Coi Pisani, i Fiorentini avevano avuto a che fare anche
periodi pi dicili della citt del giglio. a Roma, nel 1220, in occasione dell'incoronazione di Fe-
derico II. I contrasti successivi con Pisa del 1220-1222 si
conclusero con la scontta dei Pisani a Castel del Bosco.
2.2 Prime lotte civili
Pi lunga e accanita fu invece la guerra contro Siena, co-
minciata dieci anni dopo, e durante la quale i orentini ca-
Nei primi decenni del Duecento i Ghibellini erano protet-
tapultarono, con molti proiettili di pietra, carogne d'asini
ti dall'imperatore Federico II, mentre per i Guel la tutela
dentro le mura della citt nemica in segno di grande di-
politica era meno denita. I Ghibellini orentini mise-
sprezzo. Tanto il Papa che l'Imperatore avrebbero voluto
ro a segno una prima vittoria con la cacciata nel Giugno
che la guerra contro Siena cessasse, ma i Fiorentini non
del 1238 di Rubaconte da Mandello, il Podest lombar-
diedero retta n all'uno n all'altro. La guerra esterna ave-
do, che si era acquistato tante benemerenze e che aveva
va il merito di far sopire momentaneamente le lotte di
fatto costruire il terzo ponte orentino, chiamato Ponte di
parte.
Rubaconte.
Nel 1246 Federico II, approttando del successo dei Ghi-
bellini di Firenze, aveva dato alla citt come Podest un
suo glio naturale, Federico d'Antiochia. Costui non eb-
be sede stabile a Firenze, ma si fece rappresentare dai
suoi legati, i quali, naturalmente, favorirono la parte dei
Ghibellini, di fatto padroni della citt.
Nel 1248 i Guel credettero di poter risollevare la testa.
Bologna tendeva loro la mano attraverso l'Appennino. Si
sper di poter ribaltare la situazione con una rivolta e,
rotti gli indugi, le torri ghibelline furono assalite da ogni
lato. La citt and a ferro e fuoco in ogni quartiere. Firen-
ze divenne una citt terribilmente tormentata e devastata
Ponte a Rubaconte (XVII secolo) dalle lotte intestine e le notizie che giungevano dalle rive
attuale Ponte alle Grazie dell'Arno preoccuparono anche il Papa. I Ghibellini resi-
stettero, rigettando dai loro torrazzi gli assalti dei Guel-
. Ai piedi della torre di Scarafaggio, presso San Pancra-
Nonostante ci i Guel non abbandonarono la lotta e
zio, cadde il capo del partito guelfo, Rustico Marignol-
combatterono tra torre e torre. In questa pesante atmosfe-
li. Intanto, Federico d'Antiochia, richiamato dal tumulto
ra di terrori e prepotenze, nella quale i Ghibellini avevano
della sua citt, raccolse armati nel castello di Prato per
quasi sempre la meglio, giunse il fulmine della scomunica
accorrere in aiuto dei Ghibellini asserragliati nelle loro
che Gregorio IX lanci contro Federico II, la domenica
torri. Alla testa di 1600 cavalieri si present alle porte,
delle Palme del 1239. I due partiti venivano a distinguersi
mentre i Ghibellini, caricati dalla sua presenza, uscivano
nettamente: i Ghibellini, dietro lo scomunicato Federico
al contrattacco.
II; i Guel, dietro lo scomunicante Gregorio IX. Poich i
Guel di Firenze non potevano contenere le forze ghibel- I Guel resistettero per due giorni, ma nella notte della
line sempre pi forti per l'aiuto degli imperiali, fu deciso Candelora, il 2 febbraio, del 1248 deliberarono d'uscire
l'esodo, in volontario esilio, dei partigiani del Papa. Fu dalla citt, portando prima a seppellire il corpo del lo-
cos che nei giorni della Pasqua 1239, i pi irriducibili ro capo, Rustico Marignolli, nella chiesa di San Lorenzo.
Guel abbandonarono le case-torri uscendo dalla citt e Presero la via dell'esilio, riparando nei castelli guel di
accampandosi come un esercito nemico sopra Signa, nei Capraia, di Pelago, di Ristonchi e di Montevarchi, giun-
pressi di Gangalandi e di Castagnolo. Ma prima che si gendo anche a Lucca, dove per non furono accolti con
fossero forticati e ordinati in un forte campo trincera- grande entusiasmo. L'ombra di Federico si stendeva mi-
to, i Ghibellini, con l'ausilio di truppe imperiali, furono nacciosa su tutta la Toscana e tutti temevano rappresaglie
loro addosso e li disfecero. Molti rientrarono in citt per e vendette. Federico d'Antiochia ordin al suo seguito di
salvare il salvabile; altri si dispersero. radere al suolo le torri appartenenti ai Guel fuggiaschi.[8]
2.4 La battaglia di Montaperti 5

ni, quello del Capitano del Popolo che portava i colori


del Comune, a due strisce, bianca e rossa. Lo stemma
della citt era stato no ad allora un giglio bianco in cam-
po vermiglio. Non potendo mutare quel simbolo, il nuovo
governo ne invert i colori, come avevano gi fatto i Guel-
, e si ebbe, da allora, non pi come emblema di parte,
ma come stemma comune dei orentini, il giglio rosso in
campo bianco.[11]
La lotta tra Guel e Ghibellini fu ragurata simbolica-
mente con un'aquila, insegna dell'Impero, che artiglia-
va un leone e con un leone, animale araldico avversario
dell'aquila, che sbranava un'aquila.[12]
L'imperatore Federico II mor proprio nell'anno in cui co-
stitu a Firenze il Primo Popolo (1250), e la sua scompar-
sa indubbiamente contribu al rinfrancamento del parti-
to guelfo. I Guel esiliati e banditi rientrarono in citt e
ripresero la loro azione, sostenuti dal Capitano del Po-
polo e, in questa circostanza, anche dal Podest, Uberto
di Mandello, anch'egli guelfo, glio di quel Rubaconte
costruttore del terzo ponte orentino. Ben presto le sorti
sinvertirono, e nell'agosto del 1251, furono i Ghibellini
a uscire dalle porte, in volontario esilio. I Ghibellini fug-
giaschi dovettero perci rifugiarsi nei Castelli di Romena
Re Enzo scortato dalle truppe bolognesi all'interno delle mura
cittadine (XIII sec.)
e di Montevarchi, vicini alla ghibellina citt di Arezzo.

Il predominio dei Ghibellini in Firenze non dur a lungo.


2.4 La battaglia di Montaperti
Con la scontta toccata a Fossalta (1249), da re Enzo, -
glio di Federico II, caduto prigioniero dei Bolognesi, la
forza dell'Impero cominci a calare anche in Toscana. I
Ghibellini di Firenze, dopo l'esodo dei loro rivali Guel,
avevano sperato di snidare i fuggiaschi dai Castelli dove
si erano rifugiati, ma le loro spedizioni furono vane. Eb-
bero sempre la peggio, specialmente presso Figline, do-
ve vennero rigettati e costretti ad abbandonare il Castello
d'Ostina. Rientrando in citt trovarono la cittadinanza in
rivolta. Mercanti e borghesi erano stanchi delle lotte fra
torri e torri, che turbavano sempre gli interessi cittadini e
portavano sempre nuovi gravami scali.[9]

2.3 Il Primo Popolo

Trentasei cittadini, n Guel n Ghibellini, sei per sestie-


re, col favore di tutta la popolazione, si riunirono per- Battaglia di Montaperti
ci nelle torri di Marignolli e degli Anchioni, presso San G.Villani XIV sec.
Lorenzo, per dare alla citt un nuovo governo,. Il 20 otto-
bre 1250 usc l'ordinamento politico detto del Primo Po- Nel 1251 i Senesi erano legati ai guel di Firenze in un
polo. La caratteristica della costituzione consisteva nel- patto di reciproca assistenza. Nella guerra del 1255, Siena
la doppia magistratura, del Podest e della nuova gu- ebbe la peggio ed venne spinta a sottoscrivere un impegno
ra del Capitano del Popolo, assistito da dodici Anziani. a non ospitare alcun esiliato dalle citt di Firenze, Monte-
Era evidente l'intento di porre sotto il controllo popo- pulciano e Montalcino. Tuttavia, nel 1258, la citt aveva
lare l'autorit podestarile, che in quel momento era ten- accolto i Ghibellini fuggiaschi da Firenze, rompendo cos
denzialmente ghibellina. Per dare al Capitano un'eettiva i patti giurati: questo episodio viene considerato il casus
forza di fronte all'autorit podestarile, tutta la cittadinan- belli del successivo scontro.[13]
za venne ordinata militarmente, fu cio posta sotto i Ovviamente, gli interessi delle due citt erano da tem-
gonfaloni[10] . In mezzo e al di sopra di questi gonfalo- po in conitto, sia per questioni economiche che di pura
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egemonia sul territorio. Nella prima met del XIII seco- dei suoi uomini... e comandata da un'antica, solida e orgo-
lo, i conni orentini, infatti, si spingevano a sud no a gliosa aristocrazia di origine germanica, la famiglia Ca-
pochi chilometri da Siena. La rivalit economica si tra- stelli in primis, discendente dei principi franchi di Terni,
duceva anche in una rivalit politica. A Firenze avevano ma anche quella dei Camporeali e dei Cittadini). A questa
la supremazia i guel, che sostenevano il primato papale, si aggiungevano altre citt e fazioni toscane: i fuorusciti
mentre a Siena il partito predominante era quello ghibel- orentini, Asciano, Santaora e Poggibonsi.
lino, alleato dell'Imperatore, che in quel periodo era il re La mattina del 4 settembre l'esercito ghibellino, supera-
di Sicilia Manfredi di Svevia, glio naturale di Federico to il ume Arbia, si prepar alla battaglia. A determinare
II.
la disfatta dei Fiorentini fu il tradimento dei Ghibellini
Un'ambasceria di fuoriusciti ghibellini, con a capo Ma- che si erano inltrati nella cavalleria e avevano avuto coi
nente, detto Farinata degli Uberti, corse in Puglia da fuoriusciti segrete intese. Bocca degli Abati, appena i Se-
Manfredi per ottenere un rinforzo di cavalieri tedeschi. nesi attaccarono i Fiorentini, con un colpo di spada tagli
Non ne ottennero che cento - comandati dal vicario regio, la mano a Jacopo de' Pazzi, reggente l'insegna di Firen-
il conte Giordano d'Agliano pur avendone richiesti pi ze. Fu il segnale del tradimento. Gli altri Ghibellini, che
di mille. L'idea era che, una volta che le bandiere di Man- si trovavano tra le le della cavalleria orentina, strap-
fredi fossero state coinvolte nello scontro, questi sarebbe pandosi le rosse croci guelfe, le sostituirono con quelle
stato costretto a inviare ulteriori rinforzi.[14] bianche ghibelline; e si volsero a ferire i loro stessi com-
La battaglia fu combattuta a Montaperti, pochi chilome- militoni. I Fiorentini furono poi attaccati alle spalle dal-
tri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260, tra le truppe la cavalleria tedesca e il comandante generale Iacopino
ghibelline capeggiate da Siena e quelle guelfe capeggiate Rangoni da Modena fu ucciso; l'episodio caus l'inizio
da Firenze. della rotta dei guelfo-orentini.[15] I ghibellini si lancia-
rono all'inseguimento e iniziarono "lo strazio e 'l grande
La lega guelfa comprendeva, oltre a Firenze, Bologna, scempio che fece l'Arbia colorata in rosso"[16] durato -
Prato, Lucca, Orvieto, Perugia, San Gimignano, San Mi- no all'arrivo della notte. Si calcola che le perdite siano
niato, Volterra e Colle Val d'Elsa. Il suo esercito si mosse ammontate a diecimila morti e quindicimila prigionieri
verso Siena, con la giusticazione della necessit di ricon- in campo guelfo (solo i orentini ebbero 2500 caduti e
quistare Montepulciano e Montalcino. Per quanto consi- 1500 furono catturati) a fronte di 600 morti e 400 feriti in
gliati altrimenti da Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, campo ghibellino.[17] La notizia della disfatta di Monta-
i comandanti fecero passare l'esercito alle porte di Sie- perti, in quel 4 settembre 1260, si diuse ovunque molto
na e si accamparono nelle vicinanze del ume Arbia, a velocemente. I Ghibellini rimasti celatamente a Firenze
Montaperti, il 2 settembre 1260. si sollevarono abbattendo i gigli rossi e strapazzando il
Leone, simbolo della potenza guelfa.
I Guel rimasti in citt non pensarono neppure alla resi-
stenza contro l'esercito ghibellino, che certamente si sa-
rebbe rovesciato su Firenze. Essi videro scampo solo nella
fuga, timorosi non tanto dei nemici di fuori, quanto de-
gli avversari di dentro. Il 13 settembre del 1260 i guel
orentini abbandonarono la loro citt e si rifugiarono a
Bologna e a Lucca.[18]

2.4.1 Congresso di Empoli

Alla ne dello stesso mese fu convocata a Empoli una die-


ta delle citt e dei signori della Toscana di parte ghibelli-
na per discutere come raorzare il ghibellinismo toscano
e consolidare nella regione l'autorit del re. Ad Empoli,
il Vicario generale, conte Giordano di Agliano, port nel
consiglio la volont del Re: Firenze doveva essere cancel-
Insegne del libero Comune di Terni portate a Montaperti. lata dalla faccia della terra. Molti capi ghibellini, chi per
odio verso Firenze, chi per compiacenza verso Manfredi,
Le forze ghibelline ammontavano a ventimila unit, com- acconsentirono al progetto. Alla base di una simile scelta
poste da ottomila fanti senesi, tremila pisani e duemila si possono con facilit individuare ben precise ragioni po-
fanti e ottocento cavalieri germanici di re Manfredi di Si- litiche ed economiche: per Manfredi ed altre citt tosca-
cilia. A loro, si aggiungeva la storica e pi accanita citt ne si trattava di eliminare la citt che no ad allora si era
ghibellina umbra: Terni (premiata da poco pi di un ven- opposta pi fermamente allo sviluppo del dominio ghi-
tennio da Federico II con l'aquila nera in campo oro nel bellino e che deteneva una posizione strategica al centro
proprio gonfalone cittadino: ...per la fedelt e la gagliardia della penisola.[19] Da anni Firenze sdava impunemen-
2.5 La battaglia di Benevento e i tre gruppi politici 7

Per Siena distruggere Firenze signicava eliminare per


sempre quella che gi era ed ancor pi sarebbe divenu-
ta in futuro l'odiata egemone della regione. Solo la ferma
opposizione dei Ghibellini orentini salv Firenze. Fari-
nata degli Uberti chiese e ottenne la parola come capo dei
Ghibellini di Firenze. Egli avrebbe protetto, contro tutti,
la propria citt. La coraggiosa presa di posizione di Fa-
rinata salv Firenze dalla totale distruzione e a lui frutt
l'ammirazione di tutti i cittadini, compresi i guel. Tutti
i cronisti, Dante con i suoi celebri versi ed anche la tra-
dizione storiograca, indicano concordi in Farinata degli
Uberti colui che solo, a viso aperto, difese Firenze
dalla certa rovina.[21] La battaglia di Montaperti fu deci-
Piazza Farinata degli Uberti
siva per la nascita dell' animo guelfo: (...) il popolo
(detta anche Piazza dei leoni)
di Firenze ch'era pi guelfo che ghibellino d'animo per
lo danno ricevuto, chi di padre, chi di gliuolo, e chi di
fratelli alla scontta di Monte Aperti (...) .[22]
te l'autorit regia e tra i molti episodi di tale sda, non
certo solo militare, si segnalava la coniatura del orino Tra il 1260 e il 1266, tra la battaglia di Montaperti e quel-
d'oro, autentica usurpazione di un privilegio no ad allora la di Benevento si crearono in eetti a Firenze le pre-
esclusivamente imperiale. dunque comprensibile come messe per la formazione di un'identit guelfa. Nell'aprile
Manfredi scrivesse, congratulandosi, ai vittoriosi senesi: del 1267 i Guel rientrano in citt e in quell'occasione la
E non basti a voi ed ai vostri discendenti che Firenze sia parte guelfa e Carlo d'Angi iniziarono a giocare un ruolo
deorata del ore della sua giovinezza, la spada vincitrice da protagonisti nel governo della citt.
non si fermi se non quando il fuoco da essa scaturito non Intanto, il 27 settembre 1260, i Ghibellini vittoriosi di
distrugga ed annichilisca, anch non possa pi avvenire Montaperti avevano fatto il loro ingresso veramente trion-
che risorga.[20] fale da Porta di Piazza, e i Guel non avevano neppure
atteso di vederli spuntare dalla salita di San Gaggio. Si
insediarono al governo della citt e a tutti i cittadini fu
fatta giurare fedelt al re Manfredi. I Ghibellini, dopo la
partenza dei Guel, stavano facendo quello che gi ave-
vano fatto i Guel, dieci anni prima, cio abbattevano le
case e le torri dei loro avversari. Centotr palazzi, cin-
quecentottanta case e ottantacinque torri completamente
rase al suolo; due palazzi, sedici case e quattro torri de-
moliti in parte. E poi mulini, tiratoi, in citt; castelli e
corti nel contado. E insieme con le case e con le torri,
venne demolita la costituzione del Primo Popolo. Abbat-
tuta l'insegna e l'autorit del Capitano del Popolo; abolito
il Consiglio degli Anziani, dispersi i Buonomini. Il Po-
dest, di nomina imperiale, venne reintegrato in tutte le
sue prerogative e nella piena autorit di primo magistrato
cittadino. Alla carica di Podest fu eletto il conte Guido
Novello, che aveva comandato l'esercito ghibellino nella
battaglia di Montaperti.[23]
Il governo guelfo, detto del Primo Popolo, era durato dieci
anni, dal 1250 al 1260, cadendo a Montaperti sotto i colpi
dei cavalieri di Manfredi; quello ghibellino dur sei anni,
dal 1260 al 1266, cadendo a Benevento sotto i colpi di re
Carlo d'Angi.

2.5 La battaglia di Benevento e i tre gruppi


politici

L'incontro di Dante con Farinata degli Uberti in una minia- La battaglia di Benevento fu combattuta il 26 febbraio
tura del 1478 ca.(Biblioteca Apostolica Vaticana cod.Urbinate 1266 fra le truppe guelfe di Carlo d'Angi e quelle ghi-
lat.365) belline di Manfredi di Sicilia. La scontta e la morte di
8 2 STORIA

andava a rilento nell'assolvere i Ghibellini pi potenti e


pericolosi.[26] Si instaur cos sulla scena politica oren-
tina una sorta di gioco delle parti nel quale ogni attore, sia
esso il Papa o i Ghibellini o il Popolo, cerc di mantenere
o di riconquistare il dominio della citt. Fu una situazione
di precario equilibrio che si protrasse ad alterne vicende
no all'11 novembre 1266, quando una mossa avventata
elimin denitivamente i Ghibellini da questa scena.
Si suppone che dopo la battaglia di Benevento si sia creata
in Firenze una sorta di alleanza tra il Popolo e i Ghibel-
lini, attraverso la quale il primo tendeva a riconquistare
La battaglia di Benevento, miniatura della Nuova Cronica di i privilegi perduti nel 1260 e gli altri, venuto a mancare
Giovanni Villani
il principale sostenitore esterno, cercavano nuovi accordi
interni per evitare, o almeno rimandare il pi possibile, il
ritorno dei Guel. In virt di questa alleanza i Ghibelli-
quest'ultimo portarono alla conquista angioina del Regno ni riuscirono a resistere alle imposizioni del Papa, tratte-
di Sicilia. nendo in citt i cavalieri teutonici e lasciando connati i
Nel 1267 n per sempre la dominazione del partito ghi- Guel. Come contropartita il Popolo doveva aver chiesto
bellino in Firenze e la fortuna politica di quelle grandi probabilmente la restaurazione del Consolato delle Arti e
famiglie che con esso si erano identicate. Tre gruppi po- di tutti i diritti connessi, cio tutte quelle prerogative che
litici dunque si contesero in questi mesi il dominio del pi i Ghibellini avevano abolito nei sei anni precedenti ed ora
importante centro della Toscana: i Ghibellini che tentaro- erano costretti a ripristinare.[27]
no a tutti i costi di mantenere il potere, dando anche sul
notevole deterrente costituito dal forte nucleo di cavalieri
tedeschi al soldo del conte; il Popolo[24] , che si trov in-
speratamente in una posizione di privilegio, dal momen-
to che, al contrario dei Guel, molti dei suoi membri pi
in vista erano rimasti in citt e avevano pi immediate
possibilit di tornare alla guida del Comune, sfruttando
lo stato di insicurezza e di crisi dei Ghibellini; i Guel,
inne, sebbene in esilio, potevano contare sull'appoggio
del Papa Clemente IV e si aspettavano un aiuto milita-
re da parte di Carlo d'Angi, non appena questi avesse
consolidato la conquista dell'Italia Meridionale.
I primi a muoversi furono i Ghibellini, che in un Consi-
glio unanime, pochi giorni dopo Benevento, decisero di
inviare quattro ambasciatori al Papa per cercare di toglie-
re le scomuniche che da anni gravavano sul Comune. Dal Decapitazione di Corradino (G.Villani)
canto suo Clemente IV, dotato di notevole accortezza po-
litica, non disdegn questo atto di sottomissione preven- Il tumulto dell'11 novembre 1266 (in cui, a seguito di
tivo: in cuor suo avrebbe certamente preferito cacciare i un moto popolare, Guido Novello con una schiera di ca-
Ghibellini da Firenze e dalle altre citt della Toscana, ma valieri, molti dei quali tedeschi, abbandon la citt) se-
al momento non aveva forze militari disponibili, poich gn il tramonto della stella ghibellina nel cielo di Firen-
non poteva contare sull'aiuto dell' Angioino, ancora impe- ze. Contemporaneamente all'eclisse ghibellina si ebbe il
gnato nel Sud.[25] Egli volle innanzi tutto che l'ubbidienzabreve ed emero ritorno al potere degli esponenti popo-
dei Fiorentini fosse garantita pecuniariamente da sessan- lari. Subentrarono invece i Guel, che si erano dati una
ta mercanti. Un'altra garanzia, ben pi precisa politica- struttura associativa saldamente organizzata, cementata
mente, venne inoltre richiesta: l'assoluzione denitiva fu nel corso dei sei anni di esilio. Quando le truppe angioi-
subordinata infatti alla riconciliazione delle autorit o- ne consegnarono nelle mani dei loro sostenitori orentini
rentine con i Guel esiliati; se alla data del 16 maggio, il potere del Comune, la parte guelfa era, probabilmente,
giorno di Pentecoste, la pace non fosse stata conclusa, l'organismo pi robusto ed ecace che si trovasse dentro
sarebbe stato lo stesso Pontece a ssarne le condizioni. le mura della citt e fu cos che divenne a partire dal 1267
Sembrava dunque tutto risolto, ma i contrasti erano ben un vero organo di governo, inuente [28]
in patria ed eminente
lungi dall'essere appianati: i Ghibellini nonostante le mi- nelle sue relazioni con l'estero.
nacce papali rimandavano di mese in mese la pacica- Sua prima preoccupazione fu quella di sopprimere le ma-
zione con i Guel e si riutavano di licenziare i cavalieri gistrature popolari, sostituendo ad esse i propri istituti,
tedeschi mal visti dal Papa. Clemente IV dal canto suo come il Capitano della Massa di Parte Guelfa che doveva
2.7 La Pace sull'Arno 9

rappresentare, agli occhi del popolo, una sorta di bea 2.7 La Pace sull'Arno
nei confronti del precedente Capitano del Popolo. Era la
prima volta che il nome di un partito appariva negli ordi- Quando Clemente IV mor nel 1268, invece di un papa
namenti repubblicani, in luogo del comune o del po- francese come sperava Carlo d'Angi, venne eletto nel
polo. Ci signicava che il governo della Repubblica si 1271 il piacentino Tebaldo Visconti, che prese il nome di
trovava nelle mani di una sola parte e non di tutta la Gregorio X. Egli persever nella politica di pacicazio-
citt. In pi voleva dire che dipendeva esclusivamente da ne, che signicava anche limitazione del potere di Carlo
Carlo d'Angi, il quale non dissimulava il progetto di as- d'Angi. Difese cos i Ghibellini dall'eccessiva persecu-
soggettare tutta la Toscana con le forze e con le ricchezze zione guelfa. Nell'illusione di comporre l'insanabile dis-
di Firenze, specialmente quando le speranze dei Ghibelli- sidio, arriv egli stesso a Firenze nell'estate del 1273, in
ni caddero con la testa dell'ultimo degli svevi, Corradino compagnia di re Carlo e di Baldovino II imperatore di
(1268).[29] Costantinopoli. Il papa volle che in una vasta piazza sot-
Gli anni dal 1267 al 1280 rappresentarono un periodo in to il ponte di Rubaconte si svolgesse la cerimonia di pa-
cui le vecchie famiglie del guelsmo orentino dominaro- cicazione. Quel tentativo sul greto dell'Arno non dur
no la citt senza contrasti troppo acuti. Accanto a questo neppure un giorno. La sera stessa si diuse la voce, fatta
gruppo convisse, abbastanza pacicamente, tutto un va- spargere da Carlo d'Angi, contrario alla concordia, che
sto ceto che proveniva dall'attivissimo mondo mercantile tutti i capi ghibellini sarebbero stati presi e uccisi. Nella
di Firenze e che contese n dall'inizio del secolo la guida nottata essi fuggirono, rompendo i patti giurati. Il papa,
del Comune ai vecchi governanti. Furono questi i gruppi fortemente adirato, se ne and da Firenze.[31]
sociali che formarono di fatto la classe dirigente guelfa:
la vecchia aristocrazia, i futuri magnati e i popolani pi
ricchi e potenti.
2.8 La Pace del Cardinale Latino

2.6 Rampini e Mascherati nella Re-


pubblica di Genova

Le lotte tra guel e ghibellini, che nella Repubblica pre-


sero il nome rispettivamente di "rampini" e "masche-
rati"[30] , iniziarono gi ai tempi di Federico Barbaros-
sa e progredirono no al 1270, anno in cui Oberto Do-
ria e Oberto Spinola, a seguito di un'insurrezione ghi-
bellina, divennero di fatto diarchi e riuscirono a go-
vernare la citt per circa 20 anni, in pace. Il pretesto
per la rivolta venne dopo la sfortunata ottava crociata
in cui, a seguito di un'epidemia, trov la morte Luigi
IX di Francia. Carlo d'Angi prese le redini della cro-
ciata il cui obiettivo fu Tunisi invece della Terrasanta e
fece rapidamente la pace con l'emiro per proseguire il
suo piano di consolidare il potere in Italia e attaccare
Costantinopoli per ripristinare l'Impero Latino. Questa
minaccia all'antico alleato bizantino oltre alla crescente
supremazia guelfa in italia, alla disfatta della crociata ef-
fettuata con navi genovesi e al tentativo di imporre su
Ventimiglia un podest anch'egli guelfo, furono le cause
dell'insurrezione ghibellina a Genova. All'insediamento
dei diarchi e all'istituzione di un abate del popolo in af-
ancamento ai due Capitani, con funzione di rappresen-
tante della borghesia e dei ceti popolari, segu l'espulsione
della nobilt guelfa cittadina, guidata tradizionalmente
dalle casate Grimaldi e Fieschi. I primi si rifugiarono
nel ponente ligure, mentre i Fieschi trovarono riparo nei
loro feudi dello spezzino. I Doria e gli Spinola condus-
sero con successo campagne militari contro ambedue le
casate guelfe e ripristinarono l'ordine nella Repubblica, Latino Malabranca Orsini, Tommaso da Modena, Sala del
grossomodo no alla ne del secolo. Capitolo del Seminario di Treviso, 1352
10 2 STORIA

Fallita la pace sul greto, tentata da Gregorio X, ne fu ten-


tata un'altra, sei anni dopo, sulla piazza vecchia di Santa
Maria Novella. Sedeva sulla cattedra di San Pietro un ro-
mano, della famiglia Orsini. Per ristabilire un certo equi-
librio, Niccol III si fece cos, in qualche modo difen-
sore dei Ghibellini perseguitati, nei confronti dei Guel
persecutori, protetti e sorretti dal re Carlo. Ma l'intento
del papa non era quello di rovesciare le sorti: desidera-
va, come Gregorio X, la pacicazione delle due parti,
o la coesistenza dei due partiti, in un bilanciato equili-
brio di cui egli, che aveva ricevuto dall'imperatore Ro-
dolfo d'Asburgo il territorio della Romagna, sarebbe stato
l'imparziale arbitro. Pochi giorni dopo la sua elezione, si
era presentato a lui l'abate di Camaldoli, il quale gli ave-
va fatto presente la condizione di Firenze, ancora divisa,
ancora discorde, e dove gli stessi guel, rimasti padroni
della citt, avevano tra di loro continue brighe.
Niccol III fece ritogliere dall'imperatore Rodolfo il Vi-
cariato della Toscana a re Carlo d'Angi, e assunse egli
stesso l'arbitrato su quella citt troppo importante per es-
sere lasciata in balia delle discordie e alla merc di un so-
vrano straniero. Era evidente nel papa Orsini l'intenzione,
non tanto di dominare Firenze, quanto di pacicarla, per
farne una grossa pedina tra Roma e Bologna. A tale scopo
invi come paciere il cardinale Latino Malabranca Or- Torre di Corso Donati
sini, che gi si trovava nella Romagna, dove aveva dato
prova di saggezza e di ferma autorit.[32]
nale e quindi del Papa Niccol III era quello di instaurare
Il Cardinale paciere per la grande cerimonia della paci-
un nuovo e stabile equilibrio di potere, che trov la sua
cazione scelse la piazza di Santa Maria Novella nella qua-
espressione nella Magistratura dei XIV, aperta ad entram-
le esort i Fiorentini alla concordia, esalt il dono della
be le opposte fazioni e all'elemento popolare, e nell'ucio
pace, chiese al popolo che gli venissero concessi tutti i
del Capitano Conservatore della Pace, che aveva il com-
poteri legislativi, esecutivi e giudiziari. Convoc inoltre
pito di mantenere l'ordine cos faticosamente raggiunto.
gli esponenti dei due partiti; con un lodo fece richiama-
Si volevano eliminare, una volta per sempre, abolendo
re in citt molti Ghibellini esiliati, restituendo loro i beni
tutte le organizzazioni di parte, gli antichi rancori e le
conscati. Anch'egli combin nuovi sposalizi tra giovani
antiche divisioni che avevano costituito gran parte della
d'avverse famiglie, e quando gli parve che la pace fosse
storia interna della citt no ad allora. La pace per era
nalmente matura, nel gennaio del 1280, ritorn sulla me-
solo ttizia e diversi fattori contribuirono a vanicarla: le
desima piazza, per la solenne e pubblica cerimonia della
organizzazioni di parte, ad esempio, e soprattutto la par-
conclusa pace.
te guelfa restarono meno potenti politicamente, ma pur
L'intervento del cardinale Latino in Firenze apport note- sempre inuenti.
voli mutamenti al quadro politico della citt. Pi che una
I Ghibellini riuscirono cos, dopo molti anni di esilio, a
reale pacicazione tra le parti che nel cinquantennio pre-
rientrare in una citt che aveva ormai preso un indirizzo
cedente si erano accanitamente date battaglia, il risultato
guelfo, soprattutto nel suo settore pi vitale, quello dei
della lunga opera di mediazione attuata durante il periodo
commerci.[34]
di permanenza del cardinale in Firenze fu un sostanzia-
le mutamento costituzionale e l'inizio di un nuovo clima La convivenza forzata tra i vecchi nemici, d'altra parte,
politico.[33] indeboliva in generale la classe pi alta della popolazione
a favore del ceto pi produttivo. Si stava dunque attuando
Dopo la pace del gennaio - febbraio 1280, infatti, comin-
progressivamente non solo una profonda trasformazione
ci un periodo di transizione che termin con l'istituzione
istituzionale, ma, di pari passo, un ricambio all'interno
del Priorato. Il nuovo ordine costituzionale istituito dal
della classe dirigente.
cardinale paciere, basato su una teorica pariteticit tra
Guel e Ghibellini, se da una parte contribu in manie- Il signicato della pace del cardinale Latino stava nella
ra notevole ad incrinare l'indiscussa egemonia della par- vittoria di quella politica papale antiangioina che, inizia-
te guelfa che aveva dominato il Comune nei tredici anni tasi con Gregorio X, si era potuta concludere con il Pon-
precedenti, dall'altra favor all'interno della citt la for- ticato di Niccol III, che aveva saputo barcamenarsi tra
mazione di un nuovo ceto sociale. L'obiettivo del cardi- le opposte forze di Carlo d'Angi e del nuovo imperato-
re Rodolfo d'Asburgo. Sul piano interno questo si tradu-
2.10 La battaglia di Campaldino 11

la citt, rendevano ormai superati i contrasti di partito.


In questo senso essi rappresentavano una classe, sia pure
dai conni non troppo rigidi, di fronte al discorde blocco
delle grandi famiglie.
I Bardi, protetti di Carlo d'Angi, gli Spini, protetti del
Papa, i Becchenugi, ricchi mercanti di Calimala, si erano
politicamente aermati durante i tredici anni della do-
minazione guelfa. Il loro processo di ascesa, che li aveva
visti salire ai vertici della classe dirigente, si consolid in
questo periodo e se in precedenza questi casati avevano
svolto il ruolo di comprimari nell'lite dirigente guelfa,
essi arrivarono a detenere in prima persona le sorti del
Comune.[37]
Il Priorato, pi che una magistratura rivoluzionaria, fu
quindi la necessaria trasformazione costituzionale che i
mutati rapporti sociali e le mutate condizioni politiche
ed economiche rendevano ormai inevitabile.
Se la parte guelfa e i suoi prestigiosi sostenitori riuscirono
a mantenere un notevole ascendente nelle decisioni politi-
che che si presero all'interno dei consigli e degli organi di
governo della citt, altrettanto non si pu dire di quelle fa-
miglie che, dal 1260 al 1266, avevano formato l'lite ghi-
bellina. Il peso delle numerose sanzioni politiche e degli
Palazzo Mozzi esili di massa aveva ormai indebolito e disperso le forze
dei vecchi sostenitori lo-svevi, impedendo loro di rico-
stituire su basi sucientemente solide una parte ghibel-
ceva in una sostanziale diminuzione di potere per i se- lina che potesse contrastare in Firenze quella dei tradi-
guaci orentini di Carlo d'Angi, che rappresentavano il zionali nemici. L'inuenza politica delle grandi famiglie
guelsmo intransigente e facevano capo alla famiglia dei ghibelline era, di conseguenza, praticamente nulla dopo il
Donati.[35] In quel periodo ebbero particolare inuenza 1280, cosicch alcuni casati come i Caponsacchi, i Guidi,
certe famiglie dell'alto ceto mercantile come i Mozzi[36] , i Lamberti, gli Ubriachi, i Bogolesi- Fifanti, i Cappiardi,
che favorirono i trattati di pacicazione e quindi il ritorno i Galli e gli Schelmi, gran parte cio della nobilt ghibel-
dei ghibellini. lina, non comparivano pi in alcun incarico politico. La
Il momento era dunque favorevole per l'attuazione del parte ghibellina mancava dunque dei suoi tradizionali ca-
nuovo mutamento costituzionale, che seguiva di poco un pi, condannati ad un esilio che si protraeva ormai da quasi
altro rivolgimento di rilevanza internazionale: i Vespri Si- una generazione e destinati a scomparire per sempre dalla
ciliani. Il 30 marzo 1282 infatti, scoppi a Palermo un storia della classe dirigente orentina.[38]
tumulto che liberava la Sicilia dai francesi, mettendo in
crisi la potenza angioina in Italia.
2.10 La battaglia di Campaldino
2.9 Il Priorato e l'ascesa del ceto mercan- In Toscana rimaneva un unico focolaio di ghibellinismo:
tile Arezzo. Nel maggio del 1289 vennero drizzate le insegne
di guerra alla Badia di Ripoli, in direzione del Valdar-
L'istituzione del Priorato, determinata in parte dal de- no. Ci signicava dichiarazione di guerra di Firenze ad
clino della potenza angioina in Italia, ma soprattutto Arezzo.
dall'emergere in Firenze di un nuovo ceto, espressione
della parte pi attiva del mondo mercantile, era la lo- L'esercito attaccante non era formato da soli orentini.
gica conclusione di un processo che, iniziato con la pa- Sotto i gonfaloni gigliati si trovavano anche Guel di
ce del cardinale Latino, aveva visto un lento spostamen- Bologna, di Pistoia, di Prato, di Volterra, di Siena che,
to all'interno della classe dirigente a favore della grande nel frattempo, era diventata guelfa. Era tutta la Toscana
borghesia mercantile e artigiana. I mercanti, gli arti- guelfa che muoveva contro Arezzo ghibellina.
giani maggiori, avevano il vantaggio rispetto ai grandi di L'11 giugno 1289 si combatt nella piana di Campaldi-
essere meno divisi politicamente, poich se vero che no, fra Poppi e Pratovecchio: i orentini, guidati da Neri
esistevano mercanti di tendenza guelfa e mercanti di ten- de' Cerchi, Corso Donati e altri, riportarono una gran-
denza ghibellina, il comune interesse commerciale e la de vittoria contro gli aretini e gli altri ghibellini guidati
consapevolezza di rappresentare il ceto produttivo del- dal vescovo di Arezzo e da Buonconte da Montefeltro.
12 2 STORIA

Diorama della battaglia di Campaldino, Museo della Casa di


Dante, Firenze

Tra i combattenti si trovava anche Dante Alighieri, come


feditore a cavallo. Guido Novello comandava la cavalleria
di riserva ghibellina, Corso Donati quella guelfa.[39]
La mattina di sabato 11 giugno cominci la battaglia. Giano della Bella
Dopo vari scontri, la cavalleria ghibellina fu accerchiata. G.Villani, Nuova Cronica
Guglielmino degli Ubertini aront i nemici con i suoi
fanti e fu abbattuto dopo un aspro combattimento. Cad-
dero anche Buonconte da Montefeltro e Guglielmo Paz- t le ire dei Magnati, che lo considerarono traditore della
zo. La battaglia era ormai giunta a conclusione in favore propria classe. Perch costoro, ricevuto il duro colpo, non
dei Guel. rialzassero la testa, Giano della Bella, il 15 febbraio 1289,
Si cominciarono a raccogliere e a cercare di riconoscere chiam tre giuristi ad elaborare una nuova costituzione,
i moltissimi caduti: da parte ghibellina si contarono circa detta poi degli Ordinamenti di giustizia.[42] . Per applica-
1700 morti; da parte guelfa se ne contarono circa 300. re immediatamente ed ecacemente gli Ordinamenti, fu
Vennero sepolti in grandi fosse comuni in prossimit del istituita la nuova magistratura del Gonfaloniere di Giusti-
convento di Certomondo. zia, al quale venne data l'arme del popolo, cio la croce
rossa nel campo bianco, e che doveva vigilare che i grandi
Furono condotti, inoltre, pi di mille prigionieri a Firenze non recassero ingiurie ai popolani.[43]
che in parte furono rilasciati in cambio di un riscatto. Chi
non fu riscattato mor in breve tempo nelle prigioni o-
rentine: furono alcune centinaia. Questi furono sepolti a 2.12 Guel bianchi e neri
lato della via di Ripoli, a Firenze, in un luogo che ancora
oggi si chiama Canto degli aretini. Il luogo della batta- Firenze, ormai stabilmente guelfa, risultava comunque
glia oggi ricordato da un monumento, detto Colonna divisa in due fazioni: i Bianchi, riuniti intorno alla fami-
di Dante.[40] glia dei Cerchi, fautori di una moderata politica lo papa-
le, che riuscirono a governare dal 1300 al 1301; e i Neri,
2.11 Gli Ordinamenti di Giano della Bella il gruppo dell'aristocrazia nanziaria e commerciale pi
strettamente legato agli interessi della chiesa, capeggiato
Nello stesso anno torn a Firenze, ricco di sostanze e dai Donati, che salirono al potere con l'aiuto di Carlo di
d'esperienza acquistate in Borgogna, Gianni Tedaldi della Valois, inviato dal papa Bonifacio VIII.
Bella, che era stato tra i Priori, nel 1289. Venne rieletto Le fazioni prendono nome dai due partiti in cui si divide-
anche nel 1292, e fu allora che, con destrezza e decisio- va la citt di Pistoia, chiamati i cancellieri bianchi e neri.
ne, oper il suo colpo di mano, in favore delle Arti minori Le principali famiglie di Firenze si schierarono tutte con
e di quello che fu chiamato il secondo popolo.[41] Or- l'una o l'altra fazione. Giunse a Firenze il cardinale Mat-
mai nella citt non si poteva pi parlare n di guel n teo d'Acquasparta, legato ponticio. Ma poich i Bianchi
di ghibellini. Firenze era tutta guelfa, ma comunque divi- riutarono di dimettersi dagli uci, il cardinale legato la-
sa in varie fazioni. Approttando della loro rivalit, var sci Firenze, lanciando l'interdetto sulla citt. Si crearono
prima nel Consiglio dei Cento, poi nel Consiglio speciale disordini in citt al termine dei quali il Comune mand
del Capitano, una deliberazione con la quale anche le Arti in esilio i capi delle fazioni. I Neri, con Messer Corso
minori venivano ammesse nel governo della citt. Ci gli Donati, furono connati a Castel della Pieve, i Bianchi a
assicur immediatamente il favore dei popolani e susci- Sarzana. Fra i Bianchi costretti all'esilio c'era Dante.
2.15 Primi decenni del Trecento 13

2.13 Siena 2.15 Primi decenni del Trecento

A Siena, la pace del cardinale Orsini (1280) aveva riam- Nei primi decenni del Trecento Firenze sub ripetuti at-
messo in citt i ghibellini, ma dal 1289, a causa degli intri- tacchi dalle citt toscane ghibelline; mentre Siena, retta
ghi orditi da costoro alla morte di Carlo d'Angi, venne stabilmente dal governo guelfo dei Nove, era passata fra
ripristinato un governo guelfo di ricche famiglie popo- gli alleati. Nel 1315, a Montecatini, Firenze fu scontta
lari e mercantili, il cosiddetto governo dei Nove, che dalle truppe di Pisa, capeggiate da Uguccione della Fag-
dur no al 1355, mantenendo rapporti di amicizia con giola e da Castruccio degli Antelminelli, detto Castracani
Firenze. Fu il miglior governo di Siena: la citt raggiun- per l'ardore della combattivit. Dallo stesso Castruccio,
se la maggiore prosperit e grandezza, con pi di 70.000 divenuto nel frattempo signore di Lucca, Firenze sub nel
abitanti. 1325 anche la disfatta di Altopascio. Nominato nel 1327
Duca e Vicario imperiale da Ludovico IV il Bavaro, Ca-
struccio minacci seriamente la supremazia di Firenze,
progettando un ampio dominio territoriale. Solo la sua
morte, nel 1328, al termine dell'estenuate assedio di Pisa,
2.14 Pisa consent a Firenze di riprendere le proprie mire espan-
sionistiche, a danno di Pistoia (1331), Cortona (1332),
Arezzo (1337), Colle Val d'Elsa (1338).[44]

2.16 Terni, la spettro Signoria ghibelli-


na di Andrea Castelli e i Banderari

Bandiera di Terni (libero comune), 1300-1400.

I Banderari a Terni, come nel resto del Patrimonium


Sancti Petri, furono istituiti dopo il ritorno dei Papi dalla
Castruccio Castracani, Biblioteca Statale di Lucca
Cattivit avignonese; la loro funzione iniziale fu di natura
soltanto militare, poich avevano il compito, oltre che di
Il comune di Pisa era in declino. Sul nire del XII secolo, difendere la citt da nemici esterni, di sorvegliare che le
alla storica rivalit marittima con Genova, soprattutto per fazioni politiche in lotta, cio i Guel e i Ghibellini, non
il controllo della Sardegna e della Corsica, si era aggiunto ricorressero pi alle violenze del passato.
il contrasto con Firenze. Fin dal primo scontro, conclu- Nel giro di qualche decennio, per, i Banderari subirono
sosi con la conquista orentina di Empoli nel 1182, Fi- modiche al loro ruolo nella societ del tempo. A Ter-
renze, seppe trarre vantaggio dalla debolezza interna del ni, alla ne del XIV secolo, la popolazione del Comu-
comune pisano, spaccato dal conitto di interesse fra gli ne si articolava su due ceti principali: i Cittadini, com-
industriali e il ceto mercantile (ai primi la concorrenza posti di proprietari terrieri, famiglie di stirpe nobiliare,
di Firenze nuoceva, i secondi dal transito delle merci o- giureconsulti, militari di alto grado, uomini di scienza;
rentine per il porto traevano lauti guadagni). Lacerata da i Banderari, in cui erano compresi artieri, agricoltori,
conitti interni e indebolita dai decenni di pressione di Fi- mercanti. Anche se questa suddivisione non fosse mol-
renze e Genova, Pisa sub nel 1284 la denitiva scontta to rigida, un'istituzione neutrale, destinata alla conserva-
della Meloria, nei pressi di Livorno. zione dell'equilibrio e della pace sociale, era stata fatta
14 2 STORIA

diventare il partito della borghesia, contravvenendo alle


Constitutiones Aegidianae.
Queste due classi partecipavano, con 24 loro rappresen-
tanti ciascuna, alla formazione del Consiglio di Cerna,
o Consiglio Minore, che era un organo deliberante su
proposte formulate dai Priori o dai Banderari.
Il Consiglio Maggiore, cio l'antica assemblea di tut-
to il popolo, aveva competenze esclusive sulle questio-
ni di maggior rilevanza o in sostituzione del Consiglio
di Cerna, quando questo si fosse dimostrato incerto sul-
le decisioni da prendere. Con le riforme istituzionali
dell'Albornoz l'arengo fu sostituito dall'assemblea di 100
persone.
I Priori, in numero di 6, erano eletti, per estrazione, ogni
due mesi, soltanto fra le le dei Cittadini e non dei Bande-
rari; a loro volta i 6 Priori eleggevano il Sindaco, che rap-
presentava l'intero Comune nelle delibere amministrative
e negli aari ordinari. Al termine del mandato, l'operato
dei Priori era soggetto alla 'sindacazione' di una commis-
sione, composta da Cittadini e Banderari, che aveva il
compito di vericare se il comportamento tenuto e gli
atti predisposti da costoro avevano arrecato danno alla
comunit.
Cincinnato (possibile ritratto di Andrea Castelli?), Sala dei
Il Podest era eletto ogni 6 mesi dal Consiglio di Cer-
Giganti, Palazzo Trinci (Foligno)
na, doveva essere forestiero e aveva il dovere di ammi-
nistrare la giustizia, far rispettare i regolamenti comunali
con un suo corpo di polizia e riscuotere le tasse cittadine.
per la guelfa citt di Narni, Paolo Orsini. Il Castelli, de-
In teoria, era soggetto alla sua autorit qualsiasi illecito
nito dai suoi coevi: ...uomo mirabile di rare e nobili virt
prodotto da amministratori, pubblici uciali o comuni
d'onore..., ebbe di sua iniziativa l'idea di liberare la citta-
cittadini.
dina di Narni che in quel tempo era caduta preda di un tal
Inne, fra le cariche minori, risultavano i Castellani delle Bacciolo. Quest'ultimo si era autoproclamato signore del-
cinque rocche che delimitavano il contado. la cittadina e non smetteva di minacciare e inveire guerra
Nel 1387 fu elaborato un regolamento sulle funzioni e contro il suo vicario apostolico. Il Castelli allora, radunati
sull'elegibilit dei Banderari. Con esso fu stabilito che: a se un un gran numero delle sue migliori milizie terna-
ognuno dei 24 componenti doveva contare su 14 militi ne, riusc in poco tempo a liberare Narni, conquistando
armati, i comandanti dovevano essere eletti ogni 6 mesi, cos maggior onori agli occhi della Santa Sede, pur essen-
potevano essere riconfermati per un massimo di 2 anni e do ghibellino. Il precedente papa Bonifacio IX, prima di
avevano l'inderogabile compito di obbedire ai Priori e al morire, nomin il "Magnico et potenti viro Andrea Jan-
Podest. Come pubblici uciali erano immuni dalla tor- nutij de Castellis", podest di Perugia perch di lui aveva
tura se avessero commesso delitti nell'esercizio della loro una prediletta stima e un'ammirazione tale, tanto che lo
funzione, cos come la pena per oese nei loro confronti onor suo cavaliere con lo stocco e il cappello ghibellino,
era raddoppiata. Queste prerogative dei Banderari face- insignendolo del titolo onorario di "Signore dei ghibel-
vano s che la parte di popolazione che si riconosceva in lini d'Umbria"[45] , un favore di altissimo pregio. Finito
questa fazione godesse di obiettivi vantaggi sul resto dei il suo incarico a Perugia e tornato a Terni - dove aveva
concittadini. il patrimonio e i possedimenti di famiglia a cui badare
- si mise al centro di diversi episodi di vita politica ter-
In quel primo decennio del Quattrocento, in citt, comin- nana, come la scelta del podest, lesilio dei guel (che
ciava a crescere il potere di Andrea Castelli, detto anche avevano parenti nelle vicine citt nemiche), il recupero
Andrea di Joannuccio o Andrea Giannuzio, gura di alto delle rocche nel contado e la redazione della tabula ga-
livello in tutto lo Stato Ponticio, gi famoso perch aveva bellarum, diventando anche castellano sso di Colleluna,
svolto ruoli di carica podestarile dapprima nella sua citt, la pi importante rocca difensiva fuori della citt.
Terni, poi a Fermo, distinguendosi in primo piano nella
lotta e poi nella cacciata ai danni del tiranno Rinaldo da Andrea di Joannuccio, il magnicus miles sembra risul-
Monteverde, a Siena fu onorato del titolo di: Magnicus tare - dal prolo che ne delineano i vari documenti spar-
miles de Interamna. Egli era anche grandissimo amico di si in giro per l'Italia - un uomo particolarmente deciso,
papa Gregorio XII e in particolar modo del suo vicario autorevole e spesso autoritario, un astuto e impareggia-
bile politico, un nobile cavaliere molto esperto nell'arte
2.16 Terni, la spettro Signoria ghibellina di Andrea Castelli e i Banderari 15

la e il suo cancelliere, il ternano Giovanni de Gregoriis


che ebbe il compito di riscuotere le taglie dovute dalle
citt soggette. Nel frattempo riemerse la secolare disputa
tra Ternani e Reatini per la delicata questione idrologica
della Cascata delle Marmore. I Reatini volendo il Cavo
Curiano ben scavato iniziarono dei tentativi di attestarsi
sul piano delle Marmore: nello stesso anno (il 1416) oc-
cuparono Monte SantAngelo, che Terni riconquist per
lanno dopo con Giovanni di Martale di Vitalone. Infatti,
le riformanze ternane riportarono che il 3 settembre del
1417 ci fu la popolare arringa del banderaro Giovanni
di Martale di Vitalone, con la decisione di dare lassalto
alla Rocca delle Marmore invitando gli abitanti ad an-
dare a mano armata alle Marmore a vincere o morire.
Rea Silvia condannata a morte, Loggia di Romolo e Remo, Andreasso Castelli, nipote di Andrea Castelli venne inca-
Palazzo Trinci (Foligno) ricato di coadiuvare lattacco. Ripresa la Rocca di Mon-
te SantAngelo, si rimise la decisione delle risoluzioni da
prendere, nelle mani di Braccio Fortebraccio da Monto-
marziale e disposto di ampi poteri militari in uomini e ne, che, dal canto suo, intervenne a favore dei Ternani, re-
autorit. Infatti a Terni, pur facendo parte del Collegio stituendo loro le Marmore. Ben presto per Braccio, che
dei Priori, poteva imporre la propria volont. Tuttavia, intanto si impossess anche di Roma, spinto da forti idea-
pur avendo i mezzi e il diritto per farlo, non si imposses- li di unicazione nazionale, cominci a far valere sempre
s mai della citt. Andrea Castelli - gi importante per pi il suo ruolo di signore delle citt dellUmbria, in parti-
antico lignaggio e per aermazione - era anche sposato colar modo della riottosa Terni. Questa stretta si eviden-
da tempo con una Trinci di Foligno: Pellegrina, glia di zi soprattutto nella pretesa di entrare in possesso delle
Ugolino, che fu il secondo Signore di Foligno. rocche suburbane ternane (Colleluna, prima fra tutte, ma
in questo contesto che Braccio da Montone, in quel poi anche Papigno, Monte SantAngelo, Acquapalombo).
momento insieme a Muzio Attendolo Sforza al servizio Ruggero di Antognolla impose al comune di consegnar-
dellantipapa Alessandro V, il 14 settembre 1410 asse- gliele, e il comune chiese a Andrea Castelli, che con i suoi
di la ghibellina Terni, con un esercito in cui militavano gli, aveva continuato a mantenere un forte ruolo milita-
gli storici nemici guel: gli Spoletini (rimasti fedeli alla re negli anni precedenti, di abbandonarle. Costui, dopo
Chiesa) e i Narnesi, ponendo il suo accampamento a nord aver preteso, il pagamento di arretrati dovutigli, si barri-
della citt (tra le mura e Rocca San Zenone). Ma la cit- c in Colleluna con i tre gli Galeotto, Iannotto e Paolo
t resist eroicamente anche se vide i Bracceschi portarsi insieme ad alcuni miliziani. Braccio, con l'inganno e un
via il catenaccio di Porta Spoletina e alcuni prigionieri, falso pretesto di armistizio, li fece subito attirare a se,
contadini e mugnai extra portas. Nei giorni a seguire la costoro in buona fede deposero le armi e appena si avvi-
fazione ghibellina al potere si dilani con scontri tra i cinarono, furono strangolati senza piet. La ragione che
Castelli e i Camporeali. Alla base di questi scontri ce- mosse questo tiranno di pensare allo sterminio della fami-
rano evidentemente disaccordi sulla linea politica inter- glia Castelli, o almeno ad una grossa fetta del casato, era
nazionale da tenere, e cio sull'opportunit di arrender- dovuta al fatto che il concorrente numero uno della sua
si a Braccio da Montone, qualora si fosse ripresentato a fazione. Quest'ultimo infatti, in virt delle sue ottime ge-
muover battaglia. Prevalse in questo caso, coi Castelli, la sta militari e politiche e della sua collaborazione pacica
linea dura, cio della contrapposizione al capitano mon- con la Santa Sede era diventato il Signore dei ghibellini
tonese. Nel frattempo Galeotto Castelli, glio maggiore di dell'Umbria, un ostacolo non indierente al sete di pre-
Andrea Castelli venne insignito del ruolo di supervisore stigio di Braccio, era il problema principale da far fuori.
e difensore delle rocche e dei territori ternani. Tuttavia c'era anche un altro fatto in gioco, una questione
personale molto pi di carattere meramente umano pi
Siamo negli anni in cui il celebre condottiero montonese
che di strategia militare d'occupazione o d'aermazione
avvi il suo tentativo di creazione di una signoria per-
personale: Andrea era anche, di fatto, Signore di Terni
sonale in Umbria: nel 1416 gran parte dellattuale regio-
quindi se Braccio, per saziare la sua cupidigia, voleva ot-
ne (il nord e il centro in particolare) fu sottomessa al
tenere la Signoria di tutta l'Umbria, e quindi anche di Ter-
suo dominio, sia pure ancra, nominalmente, in nome
ni e del suo contado, doveva eliminarne il suo Signore,
dellAntipapa. Braccio ritent la conquista di Terni poco
con l'inganno. Importanti storici del calibro di Francesco
dopo, ma sta volta la citt si arrese, dopo un iniziale tenta-
Angeloni, Elia Rossi Passavanti, Edoardo D'Angelo, Lui-
tivo di opposizione - vista anche linsostenibilit di unal-
sa Miglio, Vladimiro Coronelli, Francesco Zazzera e tanti
tra guerra con la sterminata armata mercenaria del con-
altri aermano che Braccio da Montone invit il Castel-
dottiero, e senza sostegni esterni immediati, ovviamen-
li con i suoi gliuoli a pranzo nella rocca di Colleluna,
te. Una volta sottomessa la citt il Fortebraccio nomin
dopodich avendoli attirati nel maschio di detta torre li
un suo procuratore, il luogotenente Ruggero di Antognol-
16 2 STORIA

fece sterminare tutti. Gli unici che si salvarono furono la che raccogliesse in una serie di disposizioni chiare le nor-
moglie di Andrea, Pellegrina Trinci, Andreasso, Brunot- me che dovevano regolare la vita del Comune. Per motivi
to, Carlo e Tristano suoi nipoti con le mogli di Iannotto a noi ignoti il nuovo statuto comunale, approvato molto
e Paolo. Quando in citt vennero riportate le salme con probabilmente senza il necessario avallo del popolo, re-
gran fasto e pompa, a Terni ci fu grande rammarico. Il gistra un evidente sovvertimento delle regole precedenti,
fattaccio non fu dimenticato. Sappiamo infatti che di- introducendo novit ancora pi irrispettose delle Consti-
versi anni dopo, Ser Andreasso, uno dei gi citati capi tutiones Aegidianae e delle pregresse disposizioni papali.
della lotta contro Rieti che era nipote del potente Andrea Il Consiglio di Cerna non pi formato automaticamente
e glio di Iannotto, nel 1424 nei pressi dellAquila, dopo da 24 Cittadini e da 24 Banderari, ma da 48 persone la
la famosa battaglia, avrebbe provocato la morte di Brac- cui et minima di 25 anni e il cui patrimonio accertato
cio gi moribondo vendicando, cos, la morte del padre, al catasto superiore alle 100 libbre. Il Consiglio Genera-
del nonno e dei suoi due zii Galeotto e Paolo. le risulta formato dai 6 Priori, dai 48 Consiglieri di Cerna
e da 96 persone, scelte in numero di 2 da ognuno dei 48
Nel 1426 torner ad occupare la scena l'importante que-
stione del Cavo Curiano: i Reatini, in accordo coi Pede- Consiglieri di Cerna, fra coloro che hanno oltre 25 anni
di et ed un patrimonio catastale accertato di almeno 50
lucani, aprirono un varco che consent loro di raggiunge-
re Miranda senza pagare il dovuto pedaggio ai Ternani. libbre.
Questi, per ristabilire le cose, inviarono a Marmore la ca- Queste risoluzioni indicano che l'appartenenza alle magi-
valleria cittadina capitanata da Ser Antonio di Petruccio. strature non avveniva pi per distinzione di ceto o di fede
Perno i frati parteggiarono nella lotta, sempre nelle ri- politica o di ruolo funzionale,
formanze di Terni si riporta lepisodio nel quale il con-
vento di San Pietro in citt invi quattro barili di vino del
cellario per ringargliardire i Ternani impegnati al Cavo
Reatino. Il podest di Terni, Romano di Abbiamonte di
Orvieto, nel processo contro i contravventori reatini, rico-
nobbe alla citt di Terni il possesso dei territori che dalle
Marmore andavano a Piediluco, il lago e no a Miranda,
ribadendo cos i conni del comune ternano.[46]
Nel 1418 un breve di Papa Martino V stabil che non po-
tessero essere eletti, fra i Banderari, parenti di Banderari
entro il terzo grado, fermo rimanendo che in numero di
24 non dovessero durare in carica pi di 6 mesi. evi-
dente, in questo provvedimento, l'intenzione del Papa di
limitare il nepotismo delle cariche pubbliche soltanto per
l'ucio dei Banderari.
Nel 1432 negli statuti comunali fu sancito che un terzo dei
Priori fosse di parte guelfa e due terzi di parte ghibellina,
mentre i Banderari e i Castellani dovevano essere soltanto
di parte ghibellina. Inoltre, i Priori dovevano convocare
il Consiglio di Cerna o il Consiglio Maggiore, fare pro-
poste a costoro, collaborare con il Podest, impiegare il
denaro del Comune soltanto per l'interesse pubblico. Se
questi provvedimenti furono presi allo scopo di bilancia-
Papa Clemente VII
re i privilegi dei Banderari non dato di sapere, ma
sicuro che non rispettavano le disposizioni delle Constitu-
tiones Aegidianae, ancora seconde soltanto alle Constitu- ma per distinzione di possedimenti, prevalentemente
tiones papali, perch introducevano un principio politico fondiari.[47] Il provvedimento ottenne, come risultato,
nella selezione dei candidati a cariche pubbliche. che quelle attivit che non comportavano l'accumulo
di un capitale catastale erano automaticamente escluse
Nel 1440 fu stabilito che: i Priori risiedessero continuati-
dall'eleggibilit. Il fatto era tanto pi grave se si pensa
vamente nel palazzo comunale e fossero esentati da qual-
che il numero dei poderi o delle mole disponibili ad es-
siasi altro lavoro, il Consiglio di Cerna non potesse restare
sere acquistate, in un contado molto piccolo come quello
in carica oltre 1 anno, l'elezione dei Castellani, quindi di
di Terni, era irrilevante. Ci nonostante, Papa Clemen-
uomini esperti nell'esercizio delle armi, dovesse avvenire
te VII sottoscrisse, senza batter ciglio, il nuovo statuto,
fra i Banderari e i Cittadini.
nell'Ottobre del 1524.
Nel 1524 la municipalit ternana decise di mettere le ma-
Ma la macroscopica alterazione del precedente ordina-
ni sull'insieme di carte riguardanti l'amministrazione co-
mento non pass inosservata al Cardinale Mario Grima-
munale accumulate no ad allora e di redigere uno statuto
ni, Legato a latere per l'Umbria, il quale con atto proprio,
2.17 La rivolta e la punizione dei Banderari ternani 17

nel 1537, restitu piena legittimit all'istituto dei Bande- teri, in qualit di Governatore e Commissario per Terni,
rari. Questo provvedimento, nella scala dei valori delle Monsignor Monte dei Valenti di Trevi, con una nutrita
leggi, avrebbe dovuto portare ad una radicale modica scorta armata. Ebbe l'obbligo di: individuare i colpevoli,
dello statuto, in quanto il breve di Clemente VII, ad esso fossero essi mandanti o complici o autori materiali della
accluso, non dava valore di Constitutio papale al medesi- strage, applicare la legge a suo piacimento, anche con pe-
mo. Ci nonostante, la municipalit rimase sorda alle di- ne pi severe, fare in modo che per il futuro non potessero
sposizioni del Legato e non modic il modo di costituire sorgere ulteriori discordie.
il Consiglio di Cerna.
Nel 1544 il Cardinale Ascanio Parisiano, successore
del Grimani, per ovviare alle gravi irregolarit vigenti
nell'elezione dei Banderari e dei Priori, sent il bisogno
di ritornare sulla questione e di emanare delle disposizio-
ni in merito: con i due terzi dei voti, i Priori e i Banderari
in carica eleggevano quelli destinati a subentrare, con il
limite che i Banderari, a dierenza dei Priori, non avreb-
bero potuto eleggere un consanguineo no al quarto grado
di parentela n chi avesse ricoperto l'incarico entro i due
anni.
Che cosa sia successo dopo le Constitutiones parisianae
non chiaro. Sappiamo che nel 1546 lo statuto cittadino
fu ricopiato in bella copia da quello di due anni prima,
senza che vi fossero apportate sostanziali modiche.
Quindi, i Banderari erano stati esclusi dal Priorato, dal
Consiglio di Cerna e dal vantaggio della famigliarit della
carica, tutti privilegi, invece, non vietati ai Cittadini.

2.17 La rivolta e la punizione dei Bandera-


ri ternani
La notte del 22 agosto del 1564 sicari forestieri, e for-
se anche qualche mandante, si introdussero nelle case di
alcune famiglie di Cittadini ed uccisero, a colpi di archi-
bugio, adulti e bambini. Furono prese di mira la famiglia Papa Pio IV
di Gabriele Ranieri, rappresentante della Camera Apo-
stolica in Terni e congiunto di un Ranieri cameriere se-
greto di Papa Pio IV, la famiglia di Sisto Mazzancolli, gi L'azione di Monte dei Valenti fu durissima: riemp le car-
ambasciatore a Roma, la famiglia di Angelo Manassei e ceri di Terni, Narni e, in parte, di Roma, liber soltanto
quella di Sidonio Gigli, due illustri casate da tempo solite dietro una pesante cauzione i semplici sospettati, riusc
a ricoprire le pi alte magistrature del Comune. Dopo la ad assicurare al patibolo i fuggitivi, consc i beni dei
strage, i sicari fuggirono tutti oltre conne, riparando nel condannati e dei complici, la maggior parte Banderari,
contado di Firenze. devast i loro campi, demol le loro case, fece appendere
le teste dei decapitati sopra il portone del Palazzo del Go-
All'informativa dei Priori ternani rispose Monsignor Bo- vernatore; Cipriano Piccolpasso le pot osservare ancora
sio, Governatore della Provincia dell'Umbria, che il gior- al loro posto un anno dopo.
no 24 si rec sul posto, accompagnato dall'Uditore Giaco-
mo Pachini e da un inquirente, Cesare Balzelli. Costoro Ma soprattutto avall le conclusioni di Monsignor Bosio:
accertarono che fra i promotori della strage erano com- il Comune avrebbe dovuto farsi carico di tutte le spese
presi individui di varia estrazione sociale, alcuni apparte- processuali, di mantenimento dell'apparato inquisitorio,
nenti ai Banderari, e che la causa di tutto questo misfatto delle opere di ricostruzione degli edici abbattuti, di for-
era da attribuire al comportamento irresoluto delle auto- ticazione di alcuni Palazzi del potere. Questo castigo fu
rit comunali nello stroncare le recidivanti violenze che ritenuto necessario perch il Comune si era reso colpe-
altre volte avevano insanguinato la citt. vole di mancata sorveglianza e mancata applicazione del-
le leggi esistenti a tutela della pace pubblica e a perse-
I Priori mandarono lettere anche all'ambasciatore di Ter- cuzione dei colpevoli di gravi delitti. Questa conclusio-
ni a Roma perch si facesse portavoce della gravit ne, sebbene avversata dagli storici locali del primo otto-
dell'accaduto presso la corte papale. cento, sembra essere quantomai legittima se ci si attiene
Papa Pio IV non rimase insensibile: invi con pieni po- strettamente ai fatti.
18 4 EVOLUZIONE DEI TERMINI

3 Araldica di Guel e Ghibellini infatti, il simbolo della citt, in cui la Repubblica si ri-
conosceva. A raorzare il legame tra la citt e l'animale
toscani contribu l'alluvione del 1333 che spazz via la statua di
Marte, considerato il protettore di Firenze, posta presso
3.1 Parte Guelfa Ponte Vecchio. Per questo, l'etimologia pi probabile del
Marzocco, quella della contrazione di un diminutivo di
Nel 1265, papa Clemente IV fece dono a una delega- Marte, Martocus.
zione di Guel orentini fuoriusciti, del proprio perso-
Resta il dubbio sul motivo per cui i Ghibellini orentini
nale stemma: un'aquila rossa su campo bianco che ar-
avessero scelto di rappresentare la morte del Leone. Se-
tiglia un drago verde.[48] Dalla Cronica del Villani, che
condo alcune ipotesi, per simboleggiare la ne della Fi-
l'unica fonte disponibile circa la notizia dell'esistenza
renze popolare e loguelfa; secondo altre, rappresentava
di uno stemma personale di papa Clemente IV e il dono
la vittoria del Bene sul Male poich spesso l'animale di-
da lui elargito, emerge come, successivamente, la Parte
venuto simbolo di superbia, ferocia e forza incontrollata,
Guelfa di Firenze vi aggiunse un piccolo giglio rosso -
in Dante[53] come nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
simbolo del Comune orentino dal 1251[49] - collocato
sopra la testa dell'aquila. Tale bandiera, fu quella svento- Se dunque lo stemma di Parte Guelfa sottendeva il sim-
lata dal pistoiese Corrado da Montemagno sulla piana di bolismo della lotta della Giustizia contro il Demonio,
Grandella nella battaglia di Benevento il 26 Febbraio del altrettanto valeva per il sigillo della Parte Ghibellina.
1266.[50] Dall'interpretazione dei due vessilli, risulta evidente co-
me entrambe le fazioni combattevano sotto l'egida di Dio
Nell'Apocalisse, il Drago rappresenta
per scardinare un sistema guidato dal Maligno.[54]
[51]
.
L'immagine dell'aquila che artiglia un serpente , comun-
que, un tema antico che simboleggia la lotta tra il Bene e
il Male. Risulta dunque chiaro come il simbolo prescelto
4 Evoluzione dei termini
fosse un messaggio di crociata contro gli Svevi e contro
[55]
Manfredi e i suoi alleati ghibellini. Ma l'Aquila, per dirla I due termini, guelfo e ghibellino, che cos tanto suc-
con Dante, era il pubblico segno, il sacrosanto segno cesso hanno avuto nella storia italiana, hanno per su-
dell'Impero e, pertanto, l'Aquila rappresentata nell'atto di bto un'evoluzione semantica complessa e molto inte-
artigliare il Drago risulta essere un'appropriazione pon- ressante. Se i Guel e i Ghibellini sono legati, almeno
ticia del simbolo peculiare dell'Impero. Essa appariva, nell'immaginario collettivo, alle vicende del XIII secolo
nel vessillo di Clemente IV, di colore rosso, anzich ne- ed eternati dalle parole del guelfo Dante Alighieri, an-
ro, e con il capo rivolto verso sinistra, invece che ver- cora nel XV secolo Bernardino da Siena[56] richiedeva
so destra. Lo stemma corretto era, per l'Impero, l'Aquila l'eliminazione dei due epiteti. E altrettanto faceva il ve-
nera su campo oro. A Terni invece, la parte guelfa era scovo di Venezia, Pietro Barozzi[57] , nel suo De factioni-
rappresentata da un angelo crucifero. bus extinguendis; obiettivo non conseguito aatto se An-
drea Alciato[58] , quasi un secolo pi tardi, aermava che
il conitto tra Guel e Ghibellini era giunto sino ai suoi
3.2 Parte Ghibellina tempi. Bisogna poi ricordare la ripresa Ottocentesca dei
due termini, quando sorsero il partito Neoguelfo e il mo-
Un sigillo della fazione ghibellina, datato agli ultimi de- vimento Neoghibellino, capitanati da gure come Gio-
cenni del XIII secolo e conservato presso il Bargello, vie- berti o Guerrazzi e che indicavano sostanzialmente un
ne descritto nel volume dedicato ai Sigilli Civili del Mu- atteggiamento loponticio o decisamente laico se non
seo del Bargello: Ercole a cavallo del Leone Nemeo, anticlericale nell'Italia risorgimentale.
in atto di sganasciarlo; nel fondo alcune pianticelle con
trifogli.[52]
Lo stemma ragurato sul sigillo orentino ragura un Le origini I maladetti nomi di parte guelfa e ghibelli-
uomo vestito che, a cavalcioni della bestia, ne disarticola na si dice che si criarono prima in Alamagna, per cagione
le fauci prendendolo alle spalle. L'interpretazione di ta- che due grandi baroni l aveano guerra insieme, e avea-
le sigillo risulta controversa: inizialmente, nel personag- no ciascuno un forte castello l'uno incontro all'altro, che
gio viene identicato Ercole e nel leone la era di Ne- l'uno avea nome Guelfo e l'altro Ghibellino.[59] In real-
mea, la prima delle fatiche erculee. Dunque Ercole sa- t il nome della fazione guelfa non derivava dal maniero
rebbe stato scelto come simbolo della Parte Ghibellina familiare, ma dal nome stesso del duca Welf, mentre Wei-
per la sua forza e il suo coraggio contro il maligno Leone. blingen era proprio il nome del castello degli Hohenstau-
Successivamente, si giunge ad una diversa lettura della fen. L'origine dei nomi fu oggetto di studio molto presto
ragurazione: il personaggio rappresentato non Erco- e per, gi nel corso del '300, diverse e fantasiose versioni
le, e il leone non la era di Nemea. Si tratta, invece, di legavano i due epiteti chi a nomi di demoni, chi di cani,
Sansone che smascella il leone. L'animale era diventato, chi di castelli, chi, inne, li legava a citazioni bibliche.
19

Firenze e Federico II (1220-1250) Le ripetute disce-


se di Federico Barbarossa in Italia scatenarono, specie nei
comuni del Centro Nord, idee nuove sull'atteggiamento
da tenere nei riguardi dell'Impero, specie in materia di au-
tonomia. Le due fazioni, una pi condiscendente, l'altra
pi contraria alla volont imperiale, non sono per an-
cora denominate coi nomi di Guel e Ghibellini. Con
l'arrivo sulla scena politica italiana di Federico II (1250)
iniziano ad essere citate nelle fonti le parti della Chie-
sa e dell'Imperio. Queste due denominazioni andarono
a complicare decisamente il panorama comunale italia-
no che sino ad allora aveva solo utilizzato i nomi delle
famiglie preminenti come etichetta di gruppi contrappo-
sti: Lambertazzi e Geremei a Bologna, Uberti e Buon-
delmonti a Firenze e cos via. Ma proprio a Firenze, i due
gruppi familiari contrapposti assunsero i nomi di Guel e
Ghibellini. La divisione del Comune orentino in Guel
e Ghibellini divenne poi sinonimo di lotta tra Papato ed
Impero, tra lopapali e loimperiali, se non, in qualche
caso, fra cattolici ed eretici. Scena della battaglia di Tagliacozzo

L'eclissi sveva Con l'insuccesso politico e la morte di Il caso della famiglia di Farinata divent il simbolo
Federico II il signicato dei due termini cambi notevol- dell'accanimento contro il ghibellinismo orentino: tra il
mente. Federico e i suoi erano stati al centro di una serie 1283 e il 1285 furono riesumate e bruciate le ossa di alcu-
di campagne diamanti da parte della Curia culminanti ni membri della famiglia Uberti, accusati di essere eretici
nella crociata indetta contro l'Anticristo, identicato nello patarini.
Svevo. In questa fase il discrimine non era essere lopa-
pali e buoni cristiani o meno. Il clima era quello di uno
scontro di tipo religioso. Non fu perci un caso che papa Nuove lotte (dal 1330 in poi) Nel XIV secolo, i due
Clemente IV dotasse la Lega Guelfa di uno stemma ine- epiteti avevano perduto buona parte i loro signicati ori-
quivocabile: l'Aquila rossa che artiglia il Drago, dove que- ginari. Agli inizi del '300, papa Giovanni XXII, aerm
st'ultimo, simbolo biblico del Male per eccellenza, rap- che rimane il vulgus ad utilizzare tali nomi, un uso che
presentava certamente i Ghibellini. Ma negli stessi anni oramai da tempo non era pi limitato alla Toscana, ma
la Lega Ghibellina rispondeva fregiandosi del simbolo di esteso a tutta l'Italia. I nomi erano rimasti, i signicati,
Ercole che strangola il Leone. Questo, pi che al Marzoc- decisamente mutati. Dante, nel VI canto del Paradiso pre-
co orentino, rinvia a uno degli animali veneci del be- ga i Ghibellini, e probabilmente si riferisce a quelli di Fi-
stiario medievale. In questo vibrante ventennio, che pos- renze, a far lor'arte sot-t'altro segno che non sia l'aquila
siamo far concludere col 1268, con la morte dell'ultimo imperiale, un simbolo grandioso e sacro dietro cui invece
Hohenstaufen a Napoli, l'opposizione era dunque non tan- ormai si nascondevano per lo pi solo interessi di poche e
to tra lopontici e loimperiali, quanto piuttosto tra i sfortunate famiglie orentine esuli. Non possibile forni-
losvevi e gli antisvevi o, meglio, i loangioini. re una denizione soddisfacente dei due termini, poich
da essi sorsero tanti e variegati signicati utilizzati nei
modi pi svariati.
Uso religioso dei termini L'uso dello strumenta-
rio religioso nelle guerre, che oramai riguardavano tut-
ta l'Italia, assume toni di vera e propria strategia po- Sviluppi successivi I sostantivi di guelfo e ghibellino
litica a ridosso della duplice vittoria di Carlo d'Angi, sono stati utilizzati nei secoli successivi per denire, nel
a Benevento (1266) e Tagliacozzo[60] (1268). Negli an- primo caso, posizioni politiche prossime al potere papale
ni successivi vennero intentati alcuni processi religiosi e al regno di Francia e, nel secondo, al Sacro Romano Im-
per eresia contro i Ghibellini, il cui nome era ora asso- pero. Ad esempio, Cesare Hercolani, colpevole di aver
ciato sia all'opposizione politica al nuovo sovrano come procurato agli imperiali l'occasione della vittoria di Pavia
all'opposizione ai precetti della Chiesa. Cos, nella fa- (1525) contro Francesco I di Francia, venne poi ucciso
se che coincise col successo guelfoangioino, se l'essere da attentatori guel.
guelfo tornava a signicare essere Parte della Chiesa, Nel XIX secolo, poi, in Italia rinascono i contrasti, con
l'essere Ghibellino, che gi signicava essere avverso a la contrapposizione fra Neoguel e Neoghibellini, anche
Carlo di Angi, divenne sinonimo di nemico della vera se questo scontro completamente diverso da quello del
fede e quindi eretico. Medioevo.
20 6 MAGGIORI CITT GUELFE

Nel XXI secolo, la Parte Guelfa di Firenze, istituita da Gualdo Tadino


Papa Clemente IV per gratitudine verso i cavalieri o-
rentini presenti in forze alla Battaglia di Benevento nel Genova (predominio 1270-1317)
1266 e dopo l'interruzione seguita alla soppressione di Grosseto
Pietro Leopoldo I di Toscana con motuproprio granduca-
le del 22 giugno 1769, in virt dell'antico possesso di sta- Gubbio (con schieramento guelfo durante la signoria
to giuridico in Firenze, con l'approvazione del Cardinale dei Gabrielli)
Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze,
Jesi
e col consenso di Dario Nardella, Sindaco di Firenze,
stata ricostituita con Atto Pubblico il 25 marzo 2015 Lodi[61] (ghibellina no al 1259, poi guelfa durante
e giuridicamente ristabilita come Arciconfraternita, ov- le signorie dei Torriani e dei Fissiraga)
vero associazione di volontariato d'ispirazione cristiana,
presso la storica sede di Palagio dei Capitani di Parte Mantova
Guelfa in Piazza di Parte Guelfa a Firenze. Originata da
Modena
una magistratura marziale, la Parte Guelfa di Firenze,
era costituita come ordine cavalleresco gerarchicamen- Monte San Pietrangeli
te strutturato e, unica accanto alla Signoria, possedeva
sigilli propri e l'autorit di creare cavalieri. Il mantello Osimo
dei cavalieri orentini sempre stato verde scuro mentre Pavia
l'insegna, visibile in moltissimi edici pubblici e religio-
si orentini, d'argento all'aquila di rosso brancante un Penne
drago verde e sormontata dal giglio orentino in quan-
to benignamente concessa da Clemente IV ai consoli dei Pisa
cavalieri orentini per riconoscenza. L'Arciconfraternita Pistoia
di Parte Guelfa gode del privilegio di rappresentante il
Comune di Firenze per gli eventi di cerimoniale a cavallo Poggibonsi
come Cavalleria della Repubblica Fiorentina e ha come
San Miniato (ghibellina no al 1291, poi guelfa)
Santo patrono San Ludovico d'Angi, Vescovo di Tolosa.
La Parte Guelfa si adopera oggi per la valorizzazione del- Siena (ghibellina no al 1287, poi guelfa con
le tradizioni popolari con speciale attenzione alle espres- l'instaurazione del Governo dei Nove)
sioni tradizionali cristiane, si impegna nella protezione e
nella valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche Spoleto
e si adopera per la custodia delle istituzioni ecclesiastiche.
Sulmona
In seguito i due nomi di partito hanno generato diversi
toponimi e nomi di persona o di famiglia riconducibili ad Terni
essi. Un esempio per entrambi i casi: Guanti = Guel- Trieste
fanti; Giubellini = Ghibellini.
Todi
Urbino
5 Maggiori citt ghibelline
Verona
Arezzo

Ascoli Piceno 6 Maggiori citt guelfe


Castiglion Fiorentino
Alessandria
Ceccano
Ancona
Chieti
Aquila
Cremona Atri
Como Bologna
Fabriano Brescia
Forl Camerino
Foligno Colle di Val d'Elsa
21

Crema 8 Note
Cremona [1] Giustiniano invita Dante a giudicare l'operato di Guel e
Ghibellini che causa dei mali del mondo: i primi si op-
Fabriano pongono al simbolo imperiale dell'aquila appoggiandosi
ai gigli d'oro della casa di Francia; i secondi se ne appro-
Faenza priano per i loro ni politici, per cui arduo stabilire chi
dei due sbagli di pi. I Ghibellini dovrebbero fare i lo-
Fermo ro maneggi sotto un altro simbolo; lungi da quello divino,
poich un pessimo seguace del pensiero di Dio chi se-
para il Segno della perfetta infallibile Giustizia Celeste da
Firenze (tranne un breve governo ghibellino dal
quella terrena. Carlo d'Angi, d'altronde, non creda di po-
1248 al 1250 e tra il 1260 e il 1267) terlo abbattere coi suoi Guel, dal momento che l'aquila
coi suoi artigli ha scuoiato leoni pi feroci di lui.
Genova (brevi periodi: 1256-1270; 1317-1319)
[2] Raveggi, L'Italia dei Guel e Ghibellini, Mondadori, 2009
Lecco
[3] C.Wickham, Legge, pratiche e conitti. Tribunali e riso-
luzione delle dispute nella Toscana del XII secolo, Roma
Lucca (centro fondamentale del ghibellinismo to-
2000, p.43
scano tra il 1314 e il 1328)
[4] Rosa Maria Dess, Guel e Ghibellini, prima e dopo la bat-
Macerata taglia di Montaperti(1246-1358), Siena, Accademia degli
Intronati, 2011, pp.21-32
Milano (guelfa no all'arrivo dei Visconti)
[5] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp.70-72 162-164
Mondov
[6] E. Faini, Il convito del 1216. La vendetta all'origine del
Montepulciano fazionalismo orentino, Annali di storia di Firenze, 1
(2006)
Orvieto
[7] Villani, Nuova Cronica, VII, III e VI
Padova [8] R.Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, 1956-1968, vol.I

Perugia [9] Villani, Nuova Cronica, VII, IV

[10] Vessilli
Prato (per lunghi periodi ghibellina)
[11] Aristocrazia e popolo nelle citt italiane. Il caso di Firenze
Ripatransone (il comune e il popolo). Reti medievali. G.Villani, Nuova
Cronica, VIII
Volterra
[12] Federico Canaccini, Restano i termini, mutano i signicati:
Guel e Ghibellini. L'evoluzione semantica dei nomi delle
fazioni medioevali italiane. pp. 89-90
7 Citt con schieramento variabile [13] Franco Cardini, Storie orentine, Ed. Loggia de' Lanzi,
Firenze, 1994, ISBN 88-8105-006-4
Asti (principalmente ghibellina)
[14] Villani, Nuova Cronica, VII, LXXIV
Bergamo (principalmente ghibellina) [15] Villani, Nuova Cronica, VII, LXXVIII

Ferrara [16] Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto X, 85

[17] Rosa Maria Dess, Guel e Ghibellini, prima e dopo la bat-


Padova taglia di Montaperti(1246-1358), Siena, Accademia degli
Intronati, 2011
Parma
[18] Villani, Nuova Cronica, VII, LXXIX
Piacenza
[19] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp. 7-8
Treviso
[20] R.Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz,
Vicenza IV, Berlin 1908, p.159
22 8 NOTE

[21] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [42] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, L'egemonia guelfa e la
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p.8 vittoria del popolo, Firenze 1957, pp.622-644

[22] Villani, Nuova Cronica, VIII, XIII, p.430 [43] Dino Compagni, Cronica, I, 11

[23] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [44] Bussotti, Grotti, Moriani, Storia della Toscana, Ed. il
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp. 13-21 capitello
[24] Per popolo si intende quei numerosi esponenti del- [45] Della nobilt dell'Italia parte prima. Del signor D.
la parte popolare non troppo legati alle due fazioni. Francesco Zazzera
G.Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al
1295, Milano 1966, Excursus I, pp. 198-231 [46] Terni medievale. La citt, la chiesa, i santi, l'agiograa. Di
Edoardo D'Angelo
[25] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p.78 [47] Si pensi che una mola da olio o un mulino valevano circa
1000 denari, o poco pi di 14 libbre.
[26] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 814
e ss. [48] Villani, Nuova Cronica cit. (nota 6), VIII, 2.
[27] Salvemini. Cfr. anche G.Villani, Cronica, ed.Magheri, Fi-
[49] R.Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, 1956-1968, vol.
renze 1823, VII, 13; L.Bruni, Istoria orentina, trad. a
II, pp. 547-548
cura di D.Acciaioli, Firenze 1861, p.99
[50] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
[28] Della politica estera condotta da questa Parte fa menzione
bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
Davidsohn; ad esempio, nel 1274, i Guel aiutarono, a Bo-
ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
logna, la fazione dei Geremei contro i ghibellini Lamber-
Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 639
tazzi (Storia, V, P.193). Anche Villani si occupa di questo
argomento (Cronica, VII, 20.)
[51] Apoc. 12, 3
[29] Villani, Nuova Cronica, VIII, XIII
[52] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
[30] Martini - Gori, La Liguria e la sua anima, Savona, bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
Sabatelli, 1967, ISBN 8875451893. ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 642
[31] Davidsohn, Storia di Firenze, II, pp.114-115
[53] Dante, Divina Commedia, Inferno, I, vv.31-54
[32] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp. 207-209 [54] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
[33] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 205 ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
e ss. Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 653

[34] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [55] Federico Canaccini, Restano i termini, mutano i signicati:
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978 Guel e Ghibellini. L'evoluzione semantica dei nomi delle
fazioni medioevali italiane
[35] Accanto ai Donati, vi erano famiglie come i Bardi, i Bec-
chenugi, i Frescobaldi, gli Scali, i della Tosa e i Pazzi, [56] Al secolo Bernardino degli Albizzeschi (Massa Maritti-
legati alla corte angioina per i loro interessi economici. ma, 8 settembre 1380 L'Aquila, 20 maggio 1444), fu
un religioso italiano appartenente all'Ordine dei Frati Mi-
[36] Banchieri ricchissimi che ebbero anche la gestione della
nori: stato proclamato santo nel 1450 da papa Niccol
tesoreria ponticia
V.
[37] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p. 183 [57] Pietro Barozzi (Venezia, 1441 Padova, 10 gennaio 1507)
stato un vescovo cattolico e umanista italiano
[38] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp.
283-295 [58] Giovanni Andrea Alciato o Alciati (Milano, 8 maggio
1492 Pavia, 12 gennaio 1550) stato un giurista e
[39] Antonio Bartolini, La Battaglia di Campaldino: Racconto insegnante italiano, nato nel Ducato di Milano
dedotto dalle cronache dell'ultimo periodo del secolo XIII.
Con note storiche intorno ad alcuni luoghi del Casentino, [59] Villani, Cronache
Firenze, Tipograa Polverini, 1876
[60] La battaglia di Tagliacozzo, fu combattuta il 23 agosto
[40] Franco Cardini, Storie orentine, Firenze, Loggia de' 1268 tra i ghibellini sostenitori di Corradino di Svevia e
Lanzi, 1994 le truppe angioine di Carlo I d'Angi, di parte guelfa.

[41] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 537 [61] Agenore Bassi, Storia di Lodi, Lodi, Edizioni Lodigraf,
e ss. 1977, pagg. 39-44. ISBN 88-7121-018-2.
23

9 Voci correlate
Storia di Firenze

Hohenstaufen
Amidei e Buondelmonti

Ottone IV di Brunswick

Federico II di Svevia
Battaglia di Montaperti

Congresso di Empoli
Battaglia di Benevento (1266)

Vespri siciliani
Battaglia di Campaldino

Guel Bianchi e Neri


Ordinamenti di giustizia

Battaglia di Tagliacozzo
Ordine di Parte Guelfa

Palagio di Parte Guelfa

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11 Collegamenti esterni
Giuliano Milani, GHIBELLINI E GUELFI
IN ITALIA Enciclopedia Fridericiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2005.

Gul (ted. Welfen) Enciclopedie on line


Ghibellini Enciclopedie on line

Guel e ghibellini, in Thesaurus del Nuovo sogget-


tario, BNCF, marzo 2013.

Goredo di Crollalanza, Gli emblemi dei Guel e


Ghibellini, Pisa, 1878.

Piero Bargellini, La splendida storia di Firenze,


Vallecchi, Firenze 1980.
24 12 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

12 Fonti per testo e immagini; autori; licenze


12.1 Testo
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ricercatore storico, fumettista e graco ternano). Artista originale: Giosu Tacconi.
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Drei Innovationsregionen im mittelalterlichen Europa, Bd. 1 Essays, Darmstadt 2010, S. 34. Artista originale: Chronica des Giovanni Villani
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tra i guel e i ghibellini, storiadirenze.org Artista originale: Creator:Saverio Altamura
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