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Arditi, addestramento e mente Gli Arditi nascono ufficialmente il 29 Luglio 1917 a Sdricca di Manzano, in Friuli, sulla riva destra

del Natisone, per impulso del tenente colonnello Bassi, brillante ufficiale promosso per meriti di guerra. L'iniziativa di Bassi fu resa possibile dall'appoggio del generale Capello, comandante della 2 Armata, e del generale Grazioli, comandante della 48 Divisione, entrambi interessati a nuove tecniche d'assalto adatte a superare lo stallo della guerra di trincea. Fin dall'inizio gli Arditi non si configurarono come "truppe scelte", quali ad esempio le Sturmtruppen austriache, cio reparti selezionati e particolarmente addestrati ma pur tuttavia organicamente inseriti nelle unit di fanteria cui erano assegnati ed alle quali dovevano aprire la via attraverso il primo assalto. Gli Arditi furono invece "forze speciali", nettamente distinte dalla massa della fanteria: altissimo morale ed elevato spirito di corpo, armamento particolare e speciale addestramento all'assalto e al contrattacco, con notevole autonomia tattica nella battaglia. Essi rappresentarono il tentativo di risolvere il conflitto, particolarmente difficile per le truppe italiane costrette a combattere contro un nemico in posizione dominante e fortificata, non attraverso lo sforzo della massa dei combattenti ma grazie ad un gruppo ristretto ed elitario. Una minoranza di volontari i quali, in opposizione alla massa ormai logorata da anni di conflitto sanguinoso, dimostravano una tenace volont di combattere e vincere. Da un punto di vista strettamente militare, gli Arditi si differenziavano nettamente dalla fanteria per reclutamento, addestramento, organici e armamento, spirito di corpo. Anzitutto il reclutamento: su base prevalentemente volontaria, escludeva espressamente e severamente, i condannati per reati comuni, mentre era aperto a chi avesse subito condanne per reati militari lievi quali il rifiuto d'obbedienza e ritardato rientro. L'addestramento, realistico ed intenso, s'articolava in quattro differenti aspetti: preparazione fisica(corsa, esercizi a corpo libero sia di potenziamento sia di agilit), lotta corpo a corpo(con tecniche di lotta greco-romana, ju-jitsu, pugilato), istruzione nell'uso delle armi individuali (soprattutto scherma col pugnale e lancio della bomba a mano in corsa), esercitazioni a fuoco di gruppo(coppia, squadra, plotone, battaglione). Il ciclo di addestramento culminava nelle esercitazioni d'assalto alla "collina-tipo", un rilievo fortificato con diverse linee di trincee, reticolati, postazioni per mitragliatrici, bunker. Sotto il fuoco reale delle mitragliatrici e dei pezzi d'artiglieria, con apparente disordine, gli Arditi si incuneavano in piccole formazioni all'interno del dispositivo difensivo, espugnandone con rapidit e ferocia i nodi: andavano all'assalto correndo e lanciando bombe con precisione, saltando infine nelle trincee e nelle postazioni per giungere al corpo a corpo. Sull'onda del primo assalto, senza attendere di consolidare le posizioni, ripartivano velocemente verso la seconda e poi verso la terza linea di difesa, in un crescendo destinato a travolgere l'intera organizzazione tattica difensiva nemica. Secondo Bassi, le esercitazioni dovevano essere dure, realistiche e continue, perch "le emozioni si attutiscono rapidamente con la ripetizione". In questo modo "il coraggio diventa abitudine" e l'ardito aveva modo di manifestare con freddezza e lucidit tattica, quell'eccezionale aggressivit che era la sua arma decisiva. Un addestramento, dunque, assai intenso e realistico, in conseguenza del quale "il combattimento diventa un gioco, il pericolo un incitamento, la battaglia un'avventur". Anche per organici e armamento gli Arditi differivano dalle altre truppe. L'unit tattica minima era la coppia(una geniale intuizione, ancora oggi alla base della dottrina di addestramento di tutte le forse speciali del mondo). Cinque o sei coppie costituivano una squadra, mentre un plotone era formato da quattro squadre: due di assaltatori, una di pistolettieri(armati con pistole mitragliatrici, per proteggere gli assaltatori e difendere le posizioni conquistate), una di mitraglieri(che copravano l'avanzata di assaltatori e pistolettieri dalle posizioni di partenza). Quattro plotoni formavano una compagnia. Tre Compagnie d'Assalto con una sezione someggiata da 65/17 formavano, con l'aggiunta di un Tenente Medico e pochi infermieri, l'organico del Battaglione o Reparto d'Assalto, per una formazione totale di 734 uomini. L'armamento individuale era costituito dal pugnale, da una versione alleggerita del moschetto '91, da bombe a mano offensive Thvenot. Complessivamente il Reparto d'Assalto era dotato di 24 pistole mitragliatrici, 8 mitragliatrici pesanti, due cannoncini da 65/17. Durante l'assalto, i Reparti potevano dunque contare sul sostegno di un complesso d'armi potente e flessibile, un'autentica volta di fuoco generata dall'artiglieria di campagna e pesante, ma soprattutto da quella someggiata e dalle mitragliatrici, i cui tiri accompagnavano l'azione con grande sincronia e precedevano gli assaltatori soltanto di pochi passi. Questa perfetta cooperazione tattica, frutto di duro addestramento e grande affiatamento tra le componenti del Reparto, consentiva agli Arditi di giungere pressoch inosservati sul bordo della trincea nemica, scagliarvi un gran numero di bombe e saltarvi dentro per raggiungere il culmine della loro azione: il corpo a corpo.

Evidentemente si trattava di truppe dal morale altissimo, il cui addestramento non faceva che sviluppare le doti innate dei singoli volontari. Ben presto si diffuse, tra amici e nemici, la fama della loro ferocia e invincibilit. Ed proprio su questa fama, e sulle armi simbolo del pugnale e della bomba a mano, che fior il loro impareggiabile spirito di corpo. Gli Arditi coltivarono infatti fin dai loro primi giorni un'orgogliosa consapevolezza della propria identit di corpo e del proprio eccezionale valore: forza speciali, addestrate alle azioni pi rapide e sanguinose in contesti ritenuti da tutti impossibili. Particolare la divisa, con giubba aperta e maglione(agli Arditi piaceva molto il maglione nero, colore della morte), o camicia bianca e cravatta nera, pantaloni alpini, mollette nere, per copricapo il fez nero. Non ebbero il pesante zaino ma equipaggiamento individuale pi leggero e pratico, un lieve soprassoldo, migliori condizioni di vitto e alloggio, disciplina meno rigidamente formale, l'esenzione dai lavori pesanti e dai turni in trincea. Truppe strategiche, andavano attentamente curate ed impiegate soltanto in quelle particolari circostanze in cui potevano esprimere tutto il loro valore e la loro decisiva efficacia: gli assalti a postazioni impossibili, i contrattacchi di importanza fondamentale per l'esito di una battaglia. Gli Arditi ebbero "uno spirito di corpo elevatissimo e una aggressivit eccezionale, che si rivelava clamorosamente in ogni momento". Quando partivano per l'azione, si scatenava l'entusiasmo ed aera tutta un'allegria frenetica tra le loro fila, "esplosioni di gioia barbarica... odore di orgia carnevalesca pi che di battaglia imminente". Avevano per la lotta una vera passione, uno spirito eroico che li conduceva prima ad affrontare con dedizione ed entusiasmo il duro addestramento, poi ad accogliere con gioia sfrenata la battaglia, "perch la guerra fu per noi una festa, la meta del nostro sogno..l 'oggetto agognato del nostro amore. Andammo alla pugna come vanno tutti i popoli nati e vissuti per la guerra, urlando di gioia, cantando a piena gola, suonando e sparando, suscitando l'entusiasmo al nostro passaggio". Rispetto alla rassegnata obbedienza degli altri soldati, lo spettacolo degli Arditi che andavano in battaglia doveva essere davvero sorprendente. Queste caratteristiche psicologiche e morali furono il loro vero tratto distintivo e ne fecero "un combattente di tipo nuovo", la cui dimensione era il volontario politico-morale. Per i problemi della guerra gli Arditi dimostrarono sempre una sensibilit e una partecipazione sconosciute agli altri reparti dell'esercito. L'Ardito fu un combattente di tipo nuovo, un volontario consapevole che aderiva totalmente alla guerra, alle sue motivazioni, alle sue finalit ed ai suoi sacrifici; e che la guerra voleva vincere ad ogni costo. Un combattente di tipo nuovo, cio lontano dalla supina obbedienza e dal militarismo "apolitico" dell'esercito regolare. Un combattente di tipo nuovo, cio un soldato politico. Scrive Giuseppe Bottai, tenente del XXVII Reparto d'Assalto: "Gli Arditi non furono una specialit dell'esercito, ma una categoria del popolo italiano, che in loro espresse certe sue doti nuove, rivelate dal combattimento e dal combattimento trasfuse nel suo modo di vita. Quei battaglioni furono una caratteristica manifestazione di volont politica. Un volontarismo nuovo, tipico, rivelatore d'una coscienza politica, non una generale volont di fare la guerra; ma, poich la guerra gi la si faceva, di farla in un certo modo: rapida, a fondo, portata fino alle sue estreme conseguenze, esterne ed interne; combattuta, quindi su due fronti, contro i nemici interni e i nemici di fuori. Il Battaglione d'Assalto fu soprattutto questo: lo strumento di una guerra integrale, destinata a risolvere d'un colpo tutti i problemi italiani. Fu, nell'esercito "apolitico"(e perci eroso da tutti i veleni della politica) di quel tempo, il primo campione dell'esercito "politico", come noi lo intendiamo ed attuiamo(portatore e difensore di una idea; e perci non partitame). Io penso che con il XXVII data la mia vita politica. Fino al passaggio nei ranghi del XXVII avevo fatto la guerra, come meglio avevo potuto, in magnifici reggimenti di fanti, dal Col di Lana al Grappa; ma avevo fatto solo la guerra. Col XXVII ero venuto a fare la guerra e politica insieme; e la coscienza improvvisa di questa unit era, finalmente, quella coscienza militare nuova di cui s'aveva bisogno per vincere la guerra". Come fu ampiamente dimostrato, nella loro breve ma fulgida storia, dalla Bainsizza al San Gabriele, dalla difesa di Udine nei giorni bui di Caporetto alla rinascita nella battaglia del Solstizio, da Col Moschin al Grappa, dal Piave a Vittorio Veneto. Dovunque gli Arditi assaltarono, vinsero, morirono al grido di guerra lanciato dal Maggiore Freguglia, "A noi!" Quod in vitae spatium agimus in aeternum resonat. VIS ET HONOR.

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