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L'esercito era formato da gruppi di uomini in grado di armarsi e mantenersi da soli, in quanto
membri delle gentes aristocratiche, che avevano inoltre un certo seguito di clienti, bisognosi di
protezione ma anche capaci di combattere per conquistarsi un bottino o una ricchezza. I
combattimenti si facevano a piedi, anche se gli aristocratici si spostavano a cavallo.
I più indigenti, non potendo permettersi a protezione del proprio corpo nessuna armatura
completa, ma solo scudi in legno, venivano schierati nelle file più arretrate. I più poveri, dotati di
sole armi da lancio, o di scuri, erano invece utilizzati all'inizio dello scontro, per provocare e
disturbare il nemico con continui e fastidiosi lanci di proiettili da lontano, oppure all'inseguimento
del nemico in fuga, dopo uno scontro vittorioso.
Schieramento a scacchiera
Ai tempi della III guerra sannitica, i Sanniti avevano un esercito molto simile a quello romano,
tanto che Livio parlava di “legioni” sannite organizzate in coorti di 400 uomini, combatteva in
manipoli e aveva un'ottima cavalleria.
I successi iniziali dei Sanniti sul terreno montuoso, confermano come essi usassero un ordine di
battaglia flessibile e aperto, piuttosto che schierare una falange serrata.
Nel corso della guerra contro i sanniti, intorno al 340 a.c., i romani sostituirono la falange oplitica,
di grande forza d'urto ma poco manovrabile, con i manipoli, che se occorreva potevano
combattere anche da soli, e che resteranno la struttura dell'esercito romano per alcuni secoli.
L'equipaggiamento del soldato, uguale per tutti, ora consisteva in: