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Oplita

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Oplita
L'oplita (od oplite; in greco antico , traslitterato in
hopltes), al plurale opliti, era un soldato della fanteria
pesante dell'antica Grecia.

Descrizione
La sua armatura, definita con il termine panoplia, era
costituita da un elmo, in greco kranos, da una corazza
pesante, da schinieri in bronzo, da una corta spada in ferro
(xiphos), da una lancia (dory) ed infine da uno scudo bronzeo
rotondo (oplon) fornito di un passante centrale e di
un'impugnatura lungo il bordo (antilab).
Questo tipo di scudo, che consentiva una tenuta molto salda
in posizione di difesa contro gli assalitori, costitu
un'innovazione decisiva e sembra da mettere in relazione con
il sorgere della falange, formazione compatta di combattenti
che con gli scudi si coprivano a vicenda.
L'innovazione consisteva nelle dimensioni dello scudo, che
variavano dai 60 cm ai 90 cm, sufficienti a proteggere le parti
del corpo pi vulnerabili.

Storia

Oplita spartano.

Il termine oplita indica i soldati di fanteria pesante greca provvisti del caratteristico scudo chiamato
oplon, variante argiva dell'aspis.
A partire dal 1300-1200 a.C. alcune popolazioni anatoliche iniziarono ad utilizzare, presto imitate
nell'Egeo, armature pesanti e ampi scudi, atti a ripararsi adeguatamente dalle armi degli arcieri a
cavallo, dei carri da guerra e dalle avverse fanterie. Questi guerrieri iniziarono anche ad utilizzare
ben presto lunghe lance, invece di corti giavellotti e lance leggere.
Lo scudo di legno e di vimini che copriva l'intera persona fu sostituito da quello di metallo, il quale
copriva tre quarti del guerriero. Le parti esposte venivano protette con armature specifiche per le
gambe, le braccia e la testa. Il complesso di queste armi, compresa la spada, costituiva la panoplia.
Essa era meno costosa della dotazione del cavaliere e quindi poteva essere posseduta dai cittadini
della classe media. Gli opliti spartani erano tenuti ad avere armature tutte uguali, mentre nelle altre
polis si stabiliva solo il tipo di dotazioni necessarie ed ogni singolo oplita se le procurava in base ai
suoi gusti ed alle sue possibilit.
Gli opliti in battaglia operavano in ranghi serrati costituendo un muro di metallo da cui spuntavano le
lunghe lance, tale formazione fu tanto efficace che il ruolo della fanteria leggera, della cavalleria e

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dei carri da guerra, fu notevolmente ridimensionato in Grecia.


La filosofia bellica dell'oplite si basava sulla moderazione e
l'aiuto reciproco e non sulle gesta valorose di un eroe, non
esistono infatti opliti nei poemi omerici.
Nei sec. VII-VI a.C. gli opliti divennero la forza
preponderante negli eserciti di Atene, di Sparta e di altre citt
greche, e tale struttura militare si diffuse in Occidente sia
nelle comunit della Magna Grecia, sia attraverso la societ
etrusca a Roma, dove furono valorizzati politicamente nella
met del VI secolo a.C. con la costituzione centuriata di
Servio Tullio. In seguito, con il decadere dei regimi
aristocratici, gli opliti rimasero il corpo militare per
eccellenza, nel quale venivano per arruolati, ormai a spese
dello stato, anche cittadini delle classi meno abbienti.
La struttura militare dell'esercito oplitico venne superata
prima dagli eserciti organizzati sempre in falange, macedoni,
e infine dai romani, la cui tecnica militare si era evoluta nella
tattica manipolare.

Opliti spartani

Oplita selinuntino.

Gli Spartiati consideravano se stessi gli unici veri opliti.


Infatti i bambini venivano educati alla guerra e all'uso delle armi da una apposita struttura voluta da
Licurgo e definita agogh.
Tale sistema venne introdotto a Lacedemone intorno al 669 a.C. dopo aver subito una durissima
sconfitta ad opera di Argo, precursore dell'utilizzo della falange e la conseguente rivolta messenica.
L'ordinamento che ne segu, l'eunomia, permise l'affermazione, sul piano militare prima e su quello
sociale poi, dell'oplita spartano. Gli uguali, homoioi, vivevano solo per la guerra e la politica, i
lavori umili erano affidati agli iloti.
Di etnia dorica erano gli unici abitanti della citt che detenevano diritti civili e politici, avevano
l'obbligo di coltivare l'arte della guerra e, partecipare alla syssitia. Il significato letterale era
comunit dei pasti: si trattava di pasti comuni ai quali era severamente vietato mancare, tuttavia
non erano semplici banchetti, il valore dei sissizi era di natura quasi sacrale, poich rinsaldava i
legami tra gli spartiati. Agli spartiati era vietata qualsiasi forma di attivit commerciale a cui si
dedicavano i perieci, i quali partecipavano alla guerra al fianco degli opliti spartiati in qualit di opliti
leggeri o di membri di altri contingenti, mentre gli iloti, lavoravano la terra degli spartiati, ed erano
obbligati a servire i signori spartani in guerra accompagnandoli portando loro la panoplia e le
vettovaglie.
Gli opliti spartani non erano famosi solo per l'addestramento e la disciplina, ma anche per il modo di
combattere; soltanto loro, ad esempio, aprivano le ostilit marciando cadenzati al passo della musica
dei flauti (i suonatori di flauti, all'interno della societ spartana godevano di particolare rispetto) in
luogo di una carica spesso disordinata.
"A questo punto le armate avanzarono i primi passi; gli Argivi e gli alleati si spingevano avanti

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con il cuore in tumulto, fremendo: gli Spartani con fredda disciplina, al suono regolato di molti
flautisti, come usa tra loro, non per devozione al dio, ma perch la marcia di avvicinamento
proceda misurata e composta, ad evitare lo scompiglio che suole nascere tra le file dei grandi
eserciti nella fase di attacco."
(Tucidide. La guerra del Peloponneso, Libro 5 paragrafo 60)

Demarato, rispondendo a Serse I, disse:


E cos i Lacedemoni, che ad uno ad uno non sono inferiori in combattimento ad alcun popolo,
uniti insieme sono i pi valorosi uomini del mondo
(Erodoto, Storie VII 104 4,5)
La vista dei mantelli scarlatti e dei lunghi capelli degli uomini di una falange spartana
instillava la paura nell'animo di quasi tutti i nemici
(Senofonte, Repubblica Lacedemone 10.3.8)

gli stessi ateniesi, soldati di grandissimo valore, non erano esenti da ci: poich Cleonte, comandante
degli ateniesi ad Anfipoli nel 422:
si diede alla fuga non appena vide la Lambda scarlatta che brillava sugli scudi degli
spartani dall'altra parte della piana
((Eupoli, F. 359:99))

Infine, per citare Plutarco:


era uno spettacolo grandioso ed insieme terrificante vederli avanzare, al passo cadenzato dei
flauti, senza aprire la minima frattura nello schieramento o provare turbamento nell'animo, calmi
e allegri, guidati al pericolo dalla musica.
((Plutarco, Vita di Licurgo 22.2.3))

Non deve sorprendere, dunque, che Sparta sia stata, per secoli, l'esempio da seguire e da imitare per
ci che riguardava ogni aspetto della marzialit e della capacit militare.

Opliti greci
In Beozia l'oplita praticava il culto del proprio corpo praticando
quotidianamente ginnastica e allenamenti che lo preparassero alla
guerra. Al contrario degli altri fanti il soldato beota combatteva
completamente nudo, cosa che gli permetteva una maggiore elasticit; la
panoplia, quindi, consisteva nel paio di stivaletti che gli permettevano
una aderenza maggiore in fase di spinta durante lo scontro tra falangi.
Gli altri contingenti al contrario combattevano a piedi scalzi, ma rivestiti
della pesante e costosa panoplia.
Anche ad Atene come a Sparta l'oplita veniva seguito da un attendente
chiamato SKENOPHOROS o da un parente pi giovane al fine di fare
esperienza.

Busto di un oplita

Opliti ificratei

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Nel IV secolo a.C., durante la Guerra di Corinto, lo stratega ateniese Ificrate riform l'armamento dei
suoi opliti cercando di superare il modello dominante imposto dai continui successi bellici degli
spartani. L'oplita ificrateo era armato di una picca pi lunga rispetto alla dory tradizionale, un
accorgimento molto probabilmente derivato dall'osservazione delle armi in uso presso i soldati
d'Egitto che spesso gli strateghi professionisti greci erano chiamati a comandare per conto dei
faraoni[1]. Per impugnare quest'arma pi lunga, l'oplita necessitava di entrambe le mani, motivo per il
quale Ificrate abbandon l'uso del pesante aspis ed adott la pelta in uso presso le truppe degli
schermagliatori (i peltasti); la corazza venne allegerita e l'elmo corinzio sostituito con uno di tipo
beotico conico, a forma di Pileo. Obiettivo della riforma dell'armamento era mettere le truppe
ificratee nella condizione di poter bloccare la carica degli opliti spartani e vanificarne l'urto pesante,
tenendo i fanti pesanti nemici a distanza con le lunghe picche per farne poi facile bersaglio agli
attacchi rapidi degli arcieri (toxotes) e dei peltasti.

Opliti macedoni
La riforma ificratea dell'armamento oplitico fu un passaggio fondamentale verso il successivo
sviluppo della falange macedone creata da Filippo II di Macedonia. La falange macedone era
composta da 8000 fanti su 16 file con opliti dotati di lance lunghe da 5 a 7 m, a seconda della fila che
occupavano.

Ricostruzioni cinematografiche
Tra le tante che si sono succedute nel tempo, possibile vedere una recente ricostruzione delle armi e
delle tecniche di battaglia degli opliti nel film del 2004 Alexander e in quello del 2007 dal titolo 300
a sua volta basato sull'omonimo fumetto. Va detto, tuttavia, che nel primo si tratta di formazioni
falangite, un'evoluzione macedone successiva e molto differente dalla falange oplitica.

Note
1. Lane Fox, Robin (1981), Alessandro Magno, Torino, Einaudi, p. 72.

Bibliografia
Robin Lane Fox, Alessandro Magno, Torino, Einaudi, 1981.
Andrea Frediani, Le grandi battaglie dell'antica Grecia, Newton & Compton Editori.
Paolo Taviani, Furor bellicus, Milano, FrancoAngeli, 2012.

Voci correlate
Falange (militare)
Aspis

Altri progetti
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Collegamenti esterni
La tattica oplitica su Warfare - arte militare, storia e cultura strategica
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