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Guerre persiane

Le due Guerre persiane furono combattute tra le poleis greche e l’Impero persiano;


iniziarono nel 499 a.C. e finirono nel 479 a.C..
I Greci interpretarono le guerre persiane come un conflitto di civiltà: uno scontro
fra libertà e schiavitù.

La prima guerra persiana (490 a. C.)

ANTEFATTO (primo motivo di contrasto)


Le colonie greche (che sorgevano sulle coste orientali del mar Egeo ed erano sotto
l’influenza del re Ciro, VI secolo a.C., e dei suoi suoi satrapi = governatori delle
province, i quali avevano imposto loro non solo obbedienza ma anche tributi
economici), si ribellarono al dominio dell’Impero persiano (499, rivolta ionica,
guidata da Mileto) e chiesero aiuto ai Greci del continente; ma, all’inizio, solo Atene
ed Eretria mossero in loro soccorso. I Persiani sconfissero i rivoltosi: Mileto nel 494
a.C. fu distrutta e i suoi abitanti vennero deportati.

CASUS BELLI (= la causa dello scoppio)


Qualche anno dopo, nel 492 a.C., il re persiano Dario, successore di Ciro, tramite
l’invio di ambasciatori alle città greche, chiese la loro sottomissione reclamando “la
terra e l’acqua”: tutte le città delle isole egee e molte del continente, compresa
Tebe, forse colpite da quanto era accaduto agli abitanti di Mileto e convinte di non
avere la forza di opporsi, accettarono la proposta persiana; Atene e Sparta invece la
rifiutarono.
IL CONFLITTO
Il rifiuto opposto da Atene e Sparta spinse Dario a organizzare la spedizione
persiana (la prima guerra persiana). Nel 490 a.C. una potente flotta persiana
comandata dal generale Dati penetrò nelle acque delle isole Cicladi, le cui città si
sottomisero e poi volse verso l’Eubea, contro Eretria e Atene, perchè colpevoli di
aver appoggiato Mileto. Eretria venne distrutta e poi un contingente di circa 20.000
soldati persiani sbarcò nella pianura di Maratona, a circa 42 km da Atene,
preparandosi ad attaccarla.
Atene chiese aiuto alle altre poleis, compresa Sparta, che rispose che sarebbe
intervenuta una volta finite le celebrazioni religiose in corso nella città. L’unico aiuto
furono i mille opliti inviati da Platea, una polis dell’Attica troppo vicina ad Atene per
rimanere indifferente.
L’assemblea ateniese, sollecitata dallo stratego Milziade, prese la coraggiosa
decisione di non attendere il nemico entro le mura, ma di andargli incontro. Così quasi
7.000 opliti uscirono dalla città e si prepararono allo scontro frontale.
La battaglia di Maratona (490 a.C.) – I Persiani erano molto più numerosi, ma
combattevano in ordine sparso, facendo affidamento soprattutto sui loro temibili
arcieri. I Greci erano molti di meno, ma combattevano usando lo schieramento
oplitico, la cui forza d’urto scompaginò e disperse i Persiani, che si reimbarcarono
sulle loro navi diretti ad Atene. La notizia della vittoria fu portata ad Atene dal
messaggero Filippide, che corse i 42 Km fra Maratona e Atene senza mai fermarsi e
poi morì, appena arrivato. Milziade, resosi conto che Atene era ancora sotto la
minaccia persiana, riportò a marce forzate l’esercito davanti alla città. Trovandosi
nuovamente di fronte gli opliti di Maratona, il generale persiano Dati decise di
ritirarsi.

Gli Ateniesi sapevano bene che la battaglia di Maratona non era stata risolutiva, ci
voleva ben altro per abbattere una potenza come quella persiana.
Nei dieci anni che intercorsero tra la prima e la seconda guerra persiana, il
nuovo stratego di Atene, Temistocle, propose la fortificazione del porto del Pireo, il
potenziamento della flotta (costituita sopratutto da triremi), l’avvio di una vasta
politica d’intervento militare nell’Egeo. Certo non mancarono gli oppositori, ma
Temistocle riuscì in pochi anni, a colpi di ostracismo, a farli cacciare dalla polis.
Decisive furono a suo favore due allarmanti circostanze: una grave sconfitta militare
subita da Atene a opera di un’antica rivale, Egina; la notizia che i Persiani stavano
allestendo un’altra spedizione, destinata a lavare l’onta di Maratona. Tutte le energie
della città furono quindi destinate alla costruzione della flotta, e nel giro di pochi anni
Atene divenne la prima potenza navale della Grecia, pronta ad affrontare e a
sconfiggere nuovamente i Persiani nel corso della Seconda guerra persiana.

LESSICO E APPROFONDIMENTI:

STRATEGO O STRATEGA?
Entrambe le forme sono corrette, ma rispondono a diverse sfumature di significato.
• Stratego, sostantivo maschile derivato dal latino strategum (a sua volta dal greco strategòs), è un termine storico usato per
indicare un comandante militare dell’antica Grecia o un funzionario imperiale bizantino.
• Stratega, sostantivo maschile derivato dal latino strategum (a sua volta dal greco strategòs) e terminante in -a per influenza
di parole di origine greca come atleta, esegeta, maratoneta, indica un esperto di strategia militare o, per estensione, chi è
abile nel trovare soluzioni astute.

OSTRACISMO
L'ostracismo (in greco antico: ostrakismós) era un'istituzione giuridica della democrazia ateniese volta a punire con un esilio
temporaneo di dieci anni coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per la città. Esso consisteva in una votazione,
con cui il nome dell'individuo da ostracizzare doveva essere scritto su dei cocci di terracotta lasciata scottare nel forno (visto
che il papiro scarseggiava, detti appunto ostraka.

FILIPPIDE: dalla sua corsa ininterrotta di 42 km ancora oggi si corre una competizione detta “maratona” della stessa
distranza.

La seconda guerra persiana  (480 a.C.-479 a.C.)

ANTEFATTO
Alla morte di re Dario, il figlio Serse iniziò i preparativi per una nuova spedizione.
Nel 481 a.C. Atene, Sparta, Corinto e altre poleis greche si unirono nella Lega
panellenica per resistere all’invasione dei Persiani, che volevano sottomettere la
Grecia intera. Il comando dell’alleanza fu assegnato a Sparta, cui era riconosciuta
una indiscussa supremazia nell’arte della guerra.

IL CONFLITTO

(I FASE) Gli Spartani affrontarono i Persiani nella battaglia delle Termopili (480


a.C.) e vennero sconfitti.
(II FASE) La flotta greca trionfò invece a Salamina, a Platea e a Micale (479 a.C.).

I FASE (vittoria dei Persiani)

Battaglia terrestre delle Termopili


La linea difensiva fu attestata al passo delle Termopili (agosto-settembre 480
a.C.), lungo la via che dava l’accesso alla Locride e alla Grecia orientale. Qui prese
posizione un esercito di circa 7000 greci, al comando del re spartano  Leonida. La
flotta greca, con 270 navi, si schierò invece all’estremità settentrionale dell’Eubea,
presso capo Artemisio, per impedire uno sbarco dei nemici alle spalle delle difese
alleate.
I Persiani attaccarono per due giorni lo schieramento greco alle Termopili, senza
riuscire a sopraffarlo. Il terzo giorno, Efialte, un pastore greco, tradì i Greci indicando
ai Persiani un sentiero attraverso la montagna, seguendo il quale il sovrano
persiano Serse riuscì a sorprendere i Greci alle spalle.
Leonida, saputo il tradimento, congedò tutti gli alleati per risparmiarli (le forze
persiane erano più numerose e la sconfitta greca certa). Lui e i
suoi 300 opliti spartani sarebbero rimasti per coprire la ritirata. Tutti gli Spartani
morirono sul campo.

II FASE (vittoria dei Greci)

Battaglia navale di Salamina (480 a. C.)


A capo Artemisio, intanto, i Greci non erano riusciti ad arrestare le flotta persiana
nella sua navigazione verso Atene. L’aristocratico ateniese Temistocle (525 a.C.
circa-460 a.C) allora, visto che nulla più si opponeva all’avanzata dei Persiani, fece
evacuare Atene e trasferì la popolazione sulle isole di Salamina ed Egina; poi portò
la flotta greca nello stretto braccio di mare tra l’Attica e l’isola di Salamina e attese.
L’esercito di Serse invase l’Attica, incendiò e saccheggiò Atene, puntando
quindi verso il Peloponneso, dal quale lo separava però la linea difensiva degli
Spartani.
L’audace piano di Temistocle riuscì alla perfezione: egli attirò la flotta nemica
nello stretto braccio di mare fra Salamina e l’Attica e le navi persiane, impacciate
dalla loro grande mole, vennero attaccate dalle triremi greche, più piccole ed agili,
sotto gli occhi di re Serse, che osservava lo scontro assiso su una specie di trono,
dalle pendici di un monte vicino (settembre 480 a.C.).

Nuovo attacco dei Persiani (Primavera del 79 a. C.)


L’atto finale della Seconda guerra persiana si ebbe a partire dalla primavera del 479
a.C., quando l’esercito persiano, comandato dal generale Mardonio, si mise
nuovamente in marcia verso l’Attica. A distanza di pochi mesi la popolazione di Atene
abbandonò ancora una volta la città. Gli Ateniesi chiesero aiuto agli Spartani, che però
si mostrarono riluttanti. Tuttavia il timore che gli Ateniesi, esasperati, decidessero di
stringere una pace separata con i Persiani, li spinse a inviare i rinforzi.

Battaglia terrestre di Platea (79 a. C.)


La battaglia decisiva si svolse in Beozia, nei pressi della città di Platea. Anche se i
Greci riuscirono a mettere in campo un esercito ragguardevole (circa 70.000 uomini),
alla guida del re spartano Pausania, le truppe nemiche erano molto superiori per
numero, ma ancora una volta il modo di combattere greco si rivelò superiore a quello
persiano e gli invasori subirono una gravissima sconfitta (20 agosto 479 a.C.).

Battaglia navale di Micale (79 a. C.)


Di lì a pochi giorni, la flotta greca ottenne una brillante vittoria sulla flotta persiana
presso il promontorio di Micale, a nord di Mileto (27 agosto 479 a.C.).

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