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IL QUARTO SECOLO

Sparta era stata, fino al 479, la città prostates del mondo greco, con la fine della Seconda Guerra Persiana, la
polis aveva manifestato chiaramente la sua riluttanza ad assumersi le responsabilità connesse con
l’egemonia panellenica ed aveva ceduto agli Ateniesi l’egemonia sul mare, inaugurando la stagione del
bipolarismo, in cui l’equilibrio del mondo greco veniva fatto dipendere dalla divisione delle sfere d’influenza.
Con la spedizione in Tracia del 424 e la guerra deceleica gli orizzonti spartani si ampliarono notevolmente,
con Brasida e Lisandro, se pur non senza resistenze interne. Con la vittoria del 404 si trovò al centro di un
sistema egemonico il cui mantenimento imponeva un deciso interventismo, la disponibilità di ingenti risorse
e l’abbandono degli ideali di autonomia: le conseguenze furono gravi sia per Sparta che per la Grecia, che
subì tra 404 e 371 un imperialismo assai ben più pesante di quello ateniese.
 Atene invece seppe imparare dai propri fallimenti e non ripropose quindi l’imperialismo di cui la Lega Delio-
Attica era stata strumento. Ma anzi seppe sottrarre a Sparta la bandiera dell’autonomia, valore che essa
difendeva a parole ma contraddiceva con i fatti. Tuttavia Atene non seppe cogliere, dopo la fine
dell’egemonia spartana nel 371, l’occasione che le si offriva di tornare ad essere il punto di riferimento del
mondo greco, un mondo in cui dal 404 andavano emergendo “terze forze”, come CORINTO, ARGO e TEBE.
 Sarà proprio Tebe ad essere protagonista dell’ultimo tentativo, da parte di una polis, di ottenere
l’egemonia panellenica. A questi elementi vanno aggiunti il risveglio e la progressiva affermazione degli Stati
Federali, che nel corso del IV sec accresceranno la loro importanza, in quello che è detto “il Secolo Breve”.
 Il mondo greco del IV sec non è un mondo bipolare, ma un MONDO POLICENTRICO, caratterizzato dalla
“ricerca fallita di un equilibrio”; la consapevolezza della debolezza derivante da un’eccessiva conflittualità
condusse alla ricerca di strumenti che assicurassero maggiore stabilità, di carattere giuridico (koinè eirene),
propagandistico (ideologia antibarbarica), capaci di mobilitare le forze greche per un obiettivo comune.
Il fallimento di questi diversi tentativi appare chiarò già dal disordine in cui la Grecia si trovava dopo la
Battaglia di Mantinea del 362: era inadeguata ad affrontare l’azione di Filippo II di Macedonia.

L’EGEMONIA SPARTANA E LE SUE CONTRADDIZIONI


Sparta dovette fare i conti con il problema della difesa dell’autonomia, che era stata la bandiera del blocco
spartano durante la Guerra del Peloponneso, ora l’autonomia dei Greci d’Asia, da difendere contro il Re era
di ineluttabile attualità: fu costretta ad assumere il ruolo difensivo che era stata di Atene, nonostante avesse
vinto la guerra con l’appoggio della Persia e che dipendeva dai finanziamenti persiani per mantenere la flotta
e a ciò era condotta una questione di carattere etico-politico e la ribellione di Ciro contro il fratello Artaserse
II, legittimo erede, fece sì che Sparta si trovasse contro il Re, in seguito alla sconfitta subita da Ciro nella
BATTAGLIA DI CUNASSA 401. Furono chiamati, come prostates, e inviarono le così:
1) Spedizione di Tribone 400 1) Tissaferne (satrapo di Caria)
2) Spedizione di Dercillida 399 – 397 dirette contro 2) Farnabazo (satrapo di Frigia)
3) Spedizione del re Agesilao 396 – 394 3) Titrauste (chiliarco di Artaserse)
Sparta si impegnò ad applicare rigorosamente il principio dell’autonomia, a partire dall’età peloponnesiaca,
l’intento in realtà era quello di mantenere la frammentazione del mondo greco per poterlo più facilmente
controllare, venne quindi imposto come principio di organizzazione panellenica. L’imposizione avvenne con
sistematici interventi militari, che denunciarono il carattere pretestuoso della posizione spartana.
 GUERRA D’ELIDE (402 – 400 oppure 400 – 398): Sparta attaccò l’Elide contestandole i rapporti con le città
“perieciche”: la questione dell’autonomia veniva utilizzata in chiave di politica di potenza per bloccare
l’espansione di altri popoli peloponnesiaci e favorire il mantenimento nell’area oligarchica di influenza
spartana. Sparta però si trovava a dover gestire un impero di proporzioni enormi e assai più articolato del
“blocco continentale” di cui era egemone nel V sec; la difesa a oltranza dell’autonomia che impediva la
costituzione di entità statali forti, e l’appoggio ai gruppi filospartani costituivano modalità tradizionali di
gestione dell’egemonia, non pienamente adeguate alla nuova situazione.
Sparta dovette far ricorso a nuovi metodi: trattati bilaterali che la legavano ai suoi alleai in alleanze di
carattere offensivo e difensivo, e imposizioni alle città di guarnigioni comandate da capi detti “armosti”, a
esigere un tributo e a insediarvi governi oligarchici (Es: triacontia ad Atene): l’imperialismo ateniese si

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riproponeva così nei suoi aspetti peggiori, aggravato dall’imposizione di governi protetti dalle armi
dell’egemone. Questa politica era contraria alle tradizioni spartane perché:
1) Impegnava Sparta per terra e per mare lontano dal Peloponneso
2) Creava sperequazioni di prestigio e di ricchezza
3) Aumentava la massa dei malcontenti
Es: CONGIURA DI CINADONE 399, che tentò di imporre l’estensione dei diritti di cittadinanza.
Es: LEGGE DI EPITADEO, per consentire una parziale alienabilità della proprietà terriera.
 LISANDRO E L’IMPERIALISMO SPARTANO
Nei cambiamenti del sistema egemonico spartano le responsabilità di Lisandro furono determinanti: fu lui a
imprimere alla politica la spregiudicatezza necessaria a imporre nelle città greche una presenza politica e
militare in aperto contrasto con l’ideale di libertà e autonomia che Sparta aveva proclamato dal 431; fu lui a
garantire le risorse necessarie per gestire un impero terrestre e navale; ma fu anche lui responsabile delle
scelte che delegittimarono l’egemonia spartana, alienandola dai suoi alleati: “Gli Spartani avevano fatto
assaggiare ai Greci la dolce bevanda della libertà e poi avevano versato loro da bere dell’aceto” (Plutarco)
Erano mal sopportati il suo personalismo e le sue ambizioni di potere, la sua indifferenza per i valori
tradizionali, il rapporto con la Persia e il disprezzo delle autonomie cittadine; vi era diffidenza verso una
personalità difficilmente imbrigliabile negli schemi tradizionali, che imponeva al singolo di annullarsi nella
comunità: egli costruì un vero e proprio “culto della personalità” (Es: “monumento dei navarchi”) e per
questo fu oggetto di sospetti che si tradussero nel richiamo dall’Ellesponto 404 con un temporaneo
allontanamento da Sparta che alimentarono voci su progetti costituzionali rivoluzionari.
 Lo stesso sistema imperialistico basato sulle decarchie e sugli armosti avrebbe avuto come obiettivo
l’edificazione di un demonio personale sulla Grecia, infatti nel 403 si procedette ad un parziale
smantellamento del sistema e al ripristino delle “costituzioni patrie” secondo la tradizione spartana.
 I TRENTI TIRANNI E LA RESTAURAZIONE DELLA DEMOCRAZIA AD ATENE
Ad Atene, dopo la sconfitta, il popolo fu costretto ad abbattere la democrazia e ad adottare una “patrios
politeia”, a designare un collegio di 30 membri (tra i quali Teramene e Crizia, zio di Platone) “con l’incarico di
redigere la costituzione in base alla quale avrebbero governato”, i Trenta tuttavia trascurando gli ordini e
istaurarono un’oligarchia denominata dei “TRENTA TIRANNI”, essi “costituirono il Consiglio e le magistrature
come pareva loro” e ben presto presero a deliberare “su come trattare la città come volevano” dopo aver
disarmato il popolo ed essersi assicurati l’appoggio di una guarnigione spartana comandata da Callibio.
Istaurarono un clima di terrore, costellato di condanne a morte, esilii, sottrazioni di diritti e confische che
colpirono oppositori o anche possibili fonti di guadagno, i diritti politici furono ristretti a 3.000 abbienti.
 Il governo durò un anno circa: anche in questo caso la crisi fu avviata da una frattura interna, di cui fu
protagonista Teramene che si dissociò dai comportamenti tirannici a causa della preoccupazione che
atteggiamenti troppo estremisti impedissero “che l’oligarchia potesse essere mantenuta” (Senofonte)
 Teramene e Crizia si affrontarono davanti alla Boulè, e il secondo con una procedura illegale cancellò il
primo dalla lista dei Tremila e lo condannò a morte, costretto a bere cicuta brindò alla saluta di Crizia.
 Intanto Trasibulo con circa 70 esuli occupava la fortezza di File nel 403, riuscirono a raggiungere il Pireo e
nella BATTAGLIA DI MUNICHIA 403 l’esercito di Trasibulo sconfisse i Trenta, il potere passò al collegio dei
Dieci che chiese l’aiuto di Sparta: il re Pausania fece opera di mediazione tra le due parti:
12 BOEDROMIONE (SETTEMBRE—OTTOBRE) 403 TRASIBULO RESTAURO’ LA DEMOCRAZIA, impegnandosi a
mantenere l’alleanza con Sparta e a concedere l’amnistia ai cittadini compromessi con i Trenta; fece giurare
ai suoi di non vendicarsi e dopo aver rivendicato con convinzione la superiorità morale del popolo, più
giusto, valoroso e saggio dei suoi avversari politici, lo impegnava fortemente al rispetto dell’amnistia,
esortando tutti ad evitare rivoluzioni e a rispettare le leggi patrie, la vera democrazia ateniese.
 Dopo la restaurazione della democrazia, gli Ateniesi si dedicarono alla ricostruzione dello stato sul piano
della convivenza civile, dell’organizzazione politica e amministrativa, del ripristino della situazione
economica e finanziaria. 403/402: arcontato di Euclide, si realizzò una gigantesca opera di restaurazione, a
cominciare dalla revisione delle leggi (affidata ad un collegio di nomoteti); la democrazia ne uscì fortemente
rinsaldata: per iniziativa di Agirrio fu introdotto il misthòs per incentivare la partecipazione del popolo.
 Assunsero un ruolo importante i MODERATI, tra cui spicca Archino: fu lui a bloccare ogni tentativo di
aggiramento dell’amnistia, lo strumento che avrebbe consentito ai moderati di rientrare nei ranghi della

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democrazia senza rischi; fu lui ad abbreviare i termini per il trasferimento ad Eleusi di quanti tra i Tremila
desiderassero (Es: Senofonte); fu lui a far invalidare come illegale la proposta di Trasibulo di concedere la
cittadinanza a tutti gli stranieri che avevano sostenuto la resistenza democratica contro i Trenta.
L’influenza dei terameniani in questa fase della politica di Atene sembra all’origine dei riconosciuto carattere
moderato sul piano ideologico e istituzionale della democrazia del IV sec. Anito e Meleto, moderati,
appaiono coinvolti nella condanna di Socrate, uno dei più clamorosi errori giudiziari della democrazia,
interpretato come un simbolo della frattura tra individuo e comunità, tra legge della coscienza e della città.
 LA GUERRA CORINZIA
Boeti e Corinzi erano stati nel V sec tra i più fedeli alleati di Sparta ed erano giunti a chiedere, dopo la resa di
Atene, la sua distruzione, e non ottenuta manifestarono malcontento di cui approfittò la Persia nel 385 per
distogliere gli Spartani dalla guerra in Asia: i Persiani avevano appreso quanto fosse utile per loro dividere il
mondo greco e tenerlo impegnato in guerre intestine. Titrauste inviò in Grecia Timocrate di Rodi col denaro
necessario per indurre Tebe, Corinto e Argo a far guerra a Sparta
395: GUERRA BEOTICA, conflitto tra Focesi e Locresi provocò l’intervento dei Tebani nella Grecia centrale a
favore dei Locresi e l’attacco spartano alla Beozia, Tebe chiese e ottenne l’appoggio di Atene, infatti le due
città stipularono un’alleanza difensiva: una decisione grave, che esponeva la polis, priva com’era di
fortificazioni, a un rischio mortale. Lisandro, in Beozia, fece defezionare Orcomeno dalla Lega Beotica,
promettendole l’autonomia, e tentò di fare lo stesso senza successo con Aliarto: Lisandro avrebbe dovuto
attendere di congiungersi con le forze al comando di Pausania II prima di attaccare ma egli si mosse prima
dell’arrivo del re e venne sconfitto e ucciso dai Tebani, BATTAGLIA DI ALIARTO 395. Pausania, giunto in
Beozia, vi trovò anche gli Ateniesi e preferì concludere una tregua e ritirarsi.
 Le città coalizzate contro Sparta (Tebe, Argo, Corinto, Atene) costituirono un sinedrio comune con sede a
Corinto, ed ebbe così inizio la Guerra Corinzia che si concluse con la pace del 387/86.
La coalizione antispartana fu sconfitta una prima volta nella BATTAGLIA DI NEMEA 394, e nello stesso anno
agesilao fu richiamato dall’Asia e sconfisse gli alleati nella BATTAGLIA DI CORONEA, in Beozia.
BATTAGLIA DI CNIDO, in Asia Minore: Conone, a capo della flotta persiana sconfisse quella spartana: tale
vittoria segnò la fine della talassocrazia spartana, e Atene strinse un’alleanza con alcune città (Rodi, Coo,
Carpato, Chio, Mitilene), Lemno, Imbro e Sciro tornarono sotto il controllo ateniese: Atene pose così le basi
della rete di relazioni che darà poi origine alla Seconda Lega Navale del 378/77.
393: Conone giunse ad Atene con il denaro necessario per la ricostruzione delle mura e della flotta.
L’ateniese Ificrate nel frattempo otteneva successi nei dintorni di Corinto, dove i democratici avevano
espulso gli oligarchici e avevano realizzato con gli Argivi un accordo di isopoliteia che durò dal 393 al 386.
 Le difficoltà che Sparta incontrava per terra e per mare indussero gli Spartani nel 392 a cercare un accordo
con la Persia che incrinasse l’intesa tra Atene e Farnabazo: lo spartano Antalcida incontrò a Sardi Tiribazo in
presenza di Beoti, Argivi, Corinzi e Ateniesi e promise che le rivendicazioni della Persia sulle città greche
d’Asia sarebbero state riconosciute in cambio della concessione dell’autonomia a tutte le altre; furono
sollevate delle proteste perché la coalizione antispartana intuì che ciò avrebbe fornito a Sparta un
eccezionale elemento di potere, con un’alleanza con la Persia: le trattative fallirono la Tiribazo iniziò a
finanziare segretamente Sparta. La decisione di trattare con la Persia fu un grave colpo per il prestigio
panellenico di Sparta, la si criticava per la decisione di barattare la libertà dei Greci d’Asia con l’appoggio del
Re e riproponeva l’egemonia di Atene depurata dal tipico imperialismo.
 La Grecia doveva uscire dalla spirale dei conflitti interni e realizzare la concordia e l’unità panellenica, per
poi far guerra alla Persia, sotto la guida di un egemone prestigioso che Senofonte credeva di poter ancora
identificare in Atene. Il richiamo di Tiribazo a Susa e l’arrivo di Struta, filoateniese, interruppe le relazioni tra
Sparta e la Persia e provocò nel 391 la ripresa delle operazioni militari spartane contro i Persiani in Asia
Minore; negli anni successivi la guerra in Grecia si trascinò stancamente sul fronte terrestre dove Ificrate
ottenne una vittoria importante al Lecheo nel 390 mentre sul fronte navale Trasibulo nel 398 stabilì relazioni
con diverse città dell’Asia, della Tracia e dell’Ellesponto fino a quando morì in Panfilia.

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LA PACE COMUNE DEL 386: L’AUTONOMIA COME PRINCIPIO DI CONVIVENZA INTERNAZIONALE
386, PACE DEL RE: tornò a Sardi il satrapo Tirabazo e le trattative con lo spartano Antalcida e la Persia furono
riprese e si conclusero positivamente: era una “pace generale” (koinè eirene) che sanciva il principio
dell’autonomia come criterio di convivenza internazionale; l’applicazione di questo principio era tutelata da
un garante, il re di Persia, che si impegnava a intervenire con la forza contro i violatori. La chiave di questa
formula stava nella valorizzazione del principio di autonomia e nella possibilità di costruire un’alleanza
militare a sua difesa, sotto la guida di un egemone riconosciuto (prima la Persia, poi Sparta, Atene, Tebe,
Filippo di Macedonia ed infine Roma). Era un’abile elaborazione giuridica, ma non ebbe i risultati sperati,
infatti gli Spartani ne approfittarono per prevaricare sugli altri Greci, chiedendo lo scioglimento di tutte le
forme di alleanze internazionali (alleanze, isopoliteia, federazioni) che ritenessero incompatibili con
l’autonomia, con l’esclusione della Lega Peloponnesiaca. Questa politica fu sostenuta dal re Agesilao, il suo
scontro con i Tebani che non volevano firmare la pace caratterizzerà l’intero periodo tra 386 e 371: la Grecia
intera si trovò in una situazione di costante conflittualità.
 Conseguenze:
1) La Lega Beotica e l’unione tra Argo e Corinto furono sciolte
2) A Mantinea nel 385 fu imposto il diecismo (divisione in 4 villaggi)
3) Olinto fu sconfitta e costretta nel 379 a concludere un’alleanza offensiva e difensiva con Sparta
4) A Fliunte fu imposto nel 381 il rimpatrio degli esuli oligarchici
Tutti questi interventi di interferenza nella vita delle città e delle federazioni si basarono sul pretesto della
difesa dell’autonomia, di cui Sparta ormai si ergeva unilateralmente a paladina.
382 PRESA DI CADMEA: Sparta ne violò apertamente i fondamenti, infatti Febida inviato contro Olinto a
sostegno del fratello Eudamida, si fermò in Beozia e, istigato dal tebano Leonziade occupò la rocca di Tebe,
Cadmea, con un gesto che fece scandalo in Grecia a causa del carattere empio e contraddittorio.
 Diodoro contrappone Agesilao al suo collega Agesipoli (figlio di Pausania II), uomo pacifico e giusto,
preoccuèato che Sparta subisse l’accusa di aver abbandonato i Greci d’Asia alla Persia e di asservire i Greci
contro gli accordi e ne ricavasse una grave perdita di prestigio.
379: Tebe si ribellò al governo di Leonziade ed entrarono in contatto con gli esuli democratici che si
trovavano in Atene i quali, guidati da PELOPIDA, entrarono a Tebe di notte, uccisero i capi del governo
filospartano, chiamarono il popolo alle armi ed espulsero le guarnigioni spartane, istituendo un governo
democratico e rifondando la Lega Beotica: la liberazione della Cadmea fu resa possibile grazie all’appoggio di
Atene che ricambiò il sostegno offerto dai Tebani a Trasibulo nel 403.
 Sparta reagì nel 378 tentando di occupare il Pireo da parte di Sfodria, e gli Ateniesi si convinsero della
necessità di reagire: immediatamente fu conclusa un’alleanza con Tebe e fu promossa con il “DECRETO DI
ARISTOTELE” la Seconda Lega Navale, con la quale Atene si imponeva nuovamente sulla scena politica greca
come potenziale punto di riferimento. La Pace del Re era stata per sparta, nell’immediato, un grande
successo diplomatico, alla lunga però lo sfruttamento di questo strumento giuridico in chiave politica di
potenza ne vanificò i risultati. Sparta dimostrò di non poter rinunciare al sostegno persiano e quindi di non
potersi assumere coerentemente la tutela dei Greci d’Asia, nonché di imporre a città e federazioni il
principio dell’autonomia con estremo rigore, ma senza poi rispettarlo essa stessa. Atene dopo il 386 tramite
politica e propaganda si impegnò a denunciare questo equivoco, riappropriandosi del principio
dell’autonomia che pose alla base della Seconda Lega Navale, superando l’esperienza imperialistica.

LA SECONDA LEGA ATENIESE


Nasce dai rapporti intessuti da Atene con città e isole dell’Egeo nei primi anni del IV sex, la fonte migliore che
si ha è Diodoro mentre Senofonte è molto reticente. Il “Decreto di Aristotele” 377 propone ai Greci di
aderire all’alleanza ateniese, di carattere strettamente difensivo, accettando il principio della pace comune e
con l’espresso obbiettivo di contrastare l’imperialismo spartano; esso si inseriva quindi negli schemi di diritto
internazionale in vigore dal 286, proponendo un’alternativa all’egemonia spartana, che aveva tradito lo
spirito della pace comune. Atene dovette illustrare ai Greci cosa intendeva per “libertà ed autonomia”,
uscendo da quella ambiguità che aveva permesso a Sparta di adattare queste definizioni a situazioni a suo
vantaggio: “restando libero e autonomo, governandosi con la costituzione che vuole, senza ricevere

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guarnigione né governatore né pagare tributo” ed i primi 6 ad aderire furono Chio, Metimna, Mitilene, Rodi,
Bisanzio, Tebe. Gli strateghi coinvolti erano Timoteo, Cabria e Callistrato.
Per l’organizzazione si sa dell’esistenza di rappresentanti degli alleati (synedroi) e di una cassa della Lega,
sembra che il sinedrio avesse sede in Atene e che gli alleati disponessero di un voto ciascuno, che operava in
collaborazione con la Boulè e l’assemblea ateniesi, ognuna delle parti poteva presentare una proposta e poi
ne sortiva una decisione comune. Il sinedrio aveva competenza sull’acquisizione dei nuovi membri
dell’alleanza, sul rispetto del trattato e dei diritti di proprietà, stabiliva inoltre l’entità delle syntaxeis, i
contributi volontari che avevano sostituito il phoros, e ne controllava la destinazione esclusivamente militare
e fu realizzato un sostanziale equilibrio dei poteri nell’ambito della Lega. Il successo della Lega sembra
testimoniato dal numero di aderenti (almeno 58 tra Cicladi, Tracia, Ellesponto, Eubea, isole dello Ionio,
Giasone tiranno di Fere e Alceta re dei Molossi d’Epiro)
 Alla testa della Lega Atene pose fine all’imperialismo spartano, riacquistò un grande prestigio, fornì agli
alleati protezione militare e assicurò la lotta alla pirateria e la difesa delle rotte commerciali.
GUERRA DEGLI ALLEATI 357 – 355: si registrarono malcontento e defezioni, sembra che Atene abbia
sostanzialmente mantenuto le promesse del Decreto, tuttavia è possibile che gli alleati ad un certo punto
iniziarono a vederla come un’inutile imposizione. La svolta sembra identificarsi con l’alleanza conclusa da
Atene con Sparta nel 370 dopo la Battaglia di Leuttra e la fine dell’egemonia spartana: la lega era nata con
un preciso scopo e questa alleanza la svuotava di significato, rendendo un peso gli impegni richiesti.
357: Chio, Rodi, Cos e Bisanzio si ribellarono e la guerra fu molto pesante per Atene, sconfitta prima a Chio
nel 356 e poi a Embata nel 355: essa fu costretta a una pace che riconosceva la secessione dei ribelli e di altri
alleati; la ribellione, che secondo alcuni segnerebbe un’involuzione imperialistica della Lega, è stata collegata
da altri con il maturare di interessi diversi da parte degli alleati dopo il venir meno dello scopo antispartano
della Lega, con l’interferenza di altre potenze, con il timore della rinascita dell’imperialismo dopo il caso di
Samo. Si vede nella Guerra degli Alleati l’esito di una DEGENERAZIONE IMPERIALISTICA.
Dopo la guerra la Lega restò in attività, ma conobbe un progressivo indebolimento, per essere ufficialmente
sciolta dopo la Battaglia di Cheronea del 338. Nonostante le difficoltà segnalate, il Decreto conserva un
grande valore e un carattere di svolta nel diritto internazionale greco, per il tentativo di definire il concetto di
autonomia e di uscire dall’ambiguità che aveva permesso a Sparta di sfruttarla a suo vantaggio.

L’EGEMONIA TEBANA E LA RINASCITA DEGLI STATI FEDERALI


378: Agesilao, dopo aver ristrutturato l’esercito della Lega Peloponnesiaca, invase la Beozia, ma la spedizione
si rivelò infruttuosa; lo stesso accadde nel 377 e nel 376 quando il comando passò a Cleombroto.
Nel frattempo Atene conduceva con successo la guerra sul mare, nel BATTAGLIA DI NASSO 376 dove gli
Spartani vennero sconfitti da Cabria e nella BATTAGLIA DI ALIZIA 375 da Timoteo.
 Tebe inflisse a Sparta una grave sconfitta nella BATTAGLIA DI TEGIRA 375: la vittoria su un esercito due
volte superiore rese evidente l’aspirazione all’egemonia dei Tebani, i capi erano GORGIDA, PELOPIDA ed
EPAMINONDA. Sparta fu indotta a cercare la pace: nel 375 le parti vennero ad un accordo che ratificava
l’egemonia ateniese sul mare e poneva le premesse per un ritorno al criterio della divisione delle sfere
d’influenza; l’intervento di Timoteo a Zacinto in favore dei democratici portò però ad una rottura immediata
della pace e nel frattempo ad Atene cresceva la diffidenza verso i Tebani, che accrescevano la loro potenza
tramite la partecipazione alla Lega ma non versavano i contributi per la guerra navale.
I Tebani infatti, dopo la liberazione di Cadmea, avevano rifondato la Lega Beotica dandole una struttura più
democratica (i diritti di cittadinanza furono aperti a tutti e fu costituita un’assemblea federale primaria con
sede a Tebe, in cui risultavano sempre superiori di numero); paradossalmente la democratizzazione della
Lega Beotica si tradusse così in una minore uguaglianza per i membri della Lega stessa.
 La rottura con Atene avvenne nel 373 quando Tebe, che già aveva colpito Tanagra e Tespie, attaccò e
distrusse Platea, amica di lunga data degli Ateniesi: il movimento in favore della pace con Sparta, in funzione
antitebana, ebbe un forte impulso e se pure non senza resistenze si concluse una pace tra Atene e Sparta.
La frattura era dettata anche da motivi economici e finanziari: in Atene la frattura tra il demos ed i ricchi che
erano oberati di prestazioni finanziarie (“liturgie”) si era acuita e nei ceti abbienti vi era un diffuso
malcontento che le riforme non erano riuscite a placare. Es: eisphorà: un’originaria imposta di guerra che
divenne tassa patrimoniale ripartita tra tutti i cittadini delle prime 3 classi iscritti in un’unità fiscali dette

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“simmorie”; Es: Legge di Periandro 357, anche la trierarchia, la liturgia per l’allestimento della flotta, fu
inserita nel sistema delle simmorie, in modo da ripartirne più equamente i costi.

371: CONGRESSO DI SPARTA, per trattare la pace, si riportano i discorsi contrapposti di:
1) Autocle: duro contro gli Spartani, accusati si essere in perenne contraddizione sulla questione
dell’autonomia, e ribadisce la validità della politica antispartana e filotebana degli ultimi anni.
2) Callistrato: invitava sia Atene che Sparta all’autocritica e alla moderazione, conclude in favore di un
ritorno alla divisione delle sfere di influenza affermando che le due polis devono diventare amiche,
per poter tornare “a essere in Grecia più grandi che in passato”: ripropone l’idea di Cimone, che
aveva identificato nella divisione degli ambiti di potenza una garanzia di sufficiente prosperità per le
due città che costituivano un punto di riferimento per la Grecia continentale e conservatrice (Sparta)
e per la Grecia marinata e democratica (Atene) e di conseguenza una garanzia di equilibrio
internazionale stabile per l’intero mondo ellenico.
Sulla base di Callistrato Atene e Sparta trovarono un accordo: si stabilì la concessione dell’autonomia alle
città, il ritiro degli armosti e lo scioglimento delle forze navali e terrestri.
 Sorse però un problema con i Tebani: essi chiesero di firmare come Beoti, quindi in rappresentanza di tutta
la Lega Beotica; Agesilao rifiutò ed i Tebani rimasero esclusi dalla pace comune. In realtà Epaminonda chiese
di riconoscere il carattere federale dello stato beotico, che consentiva una diversa interpretazione del
principio dell’autonomia e abilitava Tebe a porsi come rappresentante legittima del governo federale.
Uno dei problemi che si discusse a Sparta fu dunque quello della legittimità della Lega Beotica (e degli stati
federali in generale) rispetto al principio dell’autonomia: Epaminonda provocò Sparta sul tema
dell’autonomia delle città perieciche della Laconia mostrando le contraddizioni spartane sul tema
dell’autonomia ma Sparta apparve ben determinata a negare il riconoscimento richiesto, ed Atene
interessata all’accordo con Sparta si accodò: i Tebani erano in una grave situazione di isolamento.
 Il re spartano Cleombroto invase la Beozia, Pelopida ed Epaminonda convinsero i colleghi ad accettare la
battaglia ed adottarono lo schieramento obliquo (il “battaglione sacro”, falange rafforzata sull’ala sinistra) e
sconfissero gli Spartani; nello scontro morirono Cleombroto, 400 dei 700 Spartiati presenti e fece crollare il
mito spartano, pose fine all’egemonia di Sparta e la avviò ad una crisi senza ritorno. Tebe avrebbe voluto
attaccare subito Sparta e si rivolse prima ad atene poi a Giasone, tiranno di Fere, in Tessaglia che scongiurò
lo scontro finale, operando una mediazione, ma ormai l’egemonia spartana era finita: a farla crollare
avevano contribuito diversi fattori di ordine:
1) Politico (imperialismo spregiudicato, uso contraddittorio del principio di autonomia, frattura interna
tra imperialisti – Lisandro e Agesilao – e tradizionalisti – Pausania II e Agesipoli)
2) Sociale (crisi demografica, precario equilibrio del sistema, risentimento degli Spartiati decaduti)
 La sconfitta spartana metteva Atene in una condizione privilegiata: il congresso di pace del 370/71 si tenne
ad Atene e in esso gli Ateniesi si sostituirono agli Spartani come garanti della pace e proposero i principi del
Decreto di Aristotele, si proponeva un criterio di convivenza internazionale. Tranne gli Elei tutti i Greci
aderirono a questa pace, anche Sparta dovette riconoscere l’autonomia dei suoi alleati giurando solo per sé:
la Lega del Peloponneso cessava così, di fatto, di esistere.
 Il Peloponneso entrò in rivolta: Mantinea si considerò autonoma e si diede una costituzione democratica,
promosse l’unificazione con l’Arcadia attaccando Tegea e Orcomeno, ottenendo l’appoggio degli Elei e degli
Argivi ricostituendo la coalizione democratica antispartana già formata nel 470 e nel 421 – 418.
Gli Ateniesi, forti del prestigio che li rendeva garanti del nuovo assetto politico greco, avrebbero avuto
un’ottima occasione di sostituirsi a Sparta come egemoni della Grecia ma il progetto illusorio della “doppia
egemonia” di quegli anni vanificò questa opportunità e quando gli Spartani attaccarono Mantinea col
pretesto che aveva violato l’autonomia di Tegea, Mantinea si rivolse proprio ad Atene riconoscendo il suo
ruolo di garante ma rifiutarono di aiutarli, allora la città si rivolse a Tebe e nel 370 i Tebani avevano invaso il
Peloponneso e Atene inviato lo stratego Ificrate in soccorso di Sparta, insistendo sull’opportunità di un asse
Atene/Sparta in funzione antitebana. Questa decisione privava del suo significato la Seconda Lega Navale e
toglieva legittimità alle aspirazioni egemoniche di Atene; furono in realtà i Tebani, i cui leader avevano
mostrato di comprendere bene i nuovi scenari, i nuovi seppur effimeri egemoni della Grecia.

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 La Beozia era divisa in due bacini: Orcomeno (nord) e Tebe (sud) divisi dal Lago Copaide ed aveva
un’economia prettamente agricola, un’antica tradizione federale che si esprimeva in una lega dall’impronta
costituzionale oligarchico-moderata e Tebe nel 379 aveva rifondato la Lega dandole un’impostazione più
democratica sul piano istituzionale ma accentuando molto l’importanza della capitale rispetto agli altri stati
membri, fino ad arrivare ad una vera identificazione tra Tebe e la Beozia.
Questo processo di accentramento generò non poche resistenze, ma incontrò successo presso le popolazioni
delle campagne, esposte alle invasioni spartane. I Tebani furono fedeli alleati di Sparta nel V sec, ma dopo il
404 erano stati tra i più accesi critici dell’imperialismo spartano e si erano avvicinati agli Ateniesi.
Furono costretti nel 386 a sciogliere la Lega Beotica e nel 382 a subire l’occupazione spartana, poi nel 379 si
erano liberati con l’aiuto di Atene ed erano entrati nella Lega Navale ateniese. Tra 378 e 371 il contrasto con
Sparta si era acuito e le relazioni con Atene si erano guastate progressivamente. I principali artefici
dell’egemonia tebana furono Pelopida ed Epaminonda, legati alla tradizione democratico-nazionalista.
 EPAMINONDA E IL PELOPONNESO
Il suo intento era di organizzare stabilmente il Peloponneso in funzione antispartana, incoraggiando lo
sviluppo del federalismo democratico e dovette affrontare l’opposizione di quanti ritenevano dispendioso e
pericoloso un impegno militare che avesse come obiettivo qualcosa oltre la difesa della Beozia. Furono i
ricchi Elei a finanziare la PRIMA SPEDIZIONE NEL PELOPONNESO 370/69 conseguente ad un’alleanza
difensiva tra Tebe, gli Arcadi, gli Argivi e gli Elei. Gli alleati chiesero di attaccare Sparta nel suo territorio ma
sorsero difficoltà perché la stagione di guerra stava per finire, ma Pelopida ed Epaminonda insistettero per
continuare la spedizione, al rientro furono messi sotto processo per non aver deposto la beotarchia ma
furono assolti: l’incidente rivela dissensi interni alla classe dirigente tebana a causa di un timore di una
gestione troppo “personalistica” del potere; Agesilao cercò di evitare lo scontro aperto e di costringere i
nemici in luoghi inadatti ed Epaminonda si impegnò allora nell’indebolimento del già precario sistema
economico-sociale spartano: devastò la Laconia, incoraggiò la diserzione di perieci e iloti e liberò Messene.
Allora Sparta si rivolse ad Atene ottenendo aiuto e alleanza. La prima grande azione tebana si presenta come
una grande azione panellenica circondata dal consenso di tutti gli alleati, di notevole successo.
Es: rafforzamento della Lega Arcadica con nuova capitale, Megalopoli che crearono un’opposizione stabile a
Sparta mentre l’alleanza di Argivi, Arcadi ed Elei isolava Sparta creando una “cintura” di stati democratici.
SECONDA SPEDIZIONE NEL PELOPONNESO 369: il secondo intervento su richiesto dagli alleati a Corinto,
dove i Tebani si trovarono i fronte gli Ateniesi guidati da Cabria, ma riuscirono comunque a riunirsi con gli
alleati peloponnesiaci, ad attaccare Sicione e Pellene e a sottrarre alleati a Sparta, cui rimase soltanto
l’alleanza di Corinto e Fliunte. Epaminonda rientrato a Tebe fu deposto dalla beotarchia e processato e
assolto, ma non fu rieletto (malcontento): il disimpegno tebano spezzò l’equilibrio dell’alleanza
peloponnesiaca: gli Arcadi entrarono in conflitto con gli Elei per il controllo della Trifilia e guidati da
Licomede di Mantinea, rivendicarono l’egemonia del Peloponneso. L’opposizione interna e le rivendicazioni
degli alleati cominciavano a mettere in crisi la continuità e l’efficacia della politica di Epaminonda.
 PELOPIDA E LA TESSAGLIA
La seconda direttrice dell’azione tebana fu verso la Grecia settentrionale (Tessaglia e Macedonia).
385 – 370: si era affermata la potenza di Giasone di Fere, che era riuscito a unificare la Tessaglia sotto la sua
tagia e a valorizzarne le risorse economiche, demografiche e militari; rivendicò ai Tessali il controllo
dell’Anfizionia delfico-pilaica: egli intendeva assumere al posto di Sparta l’egemonia della Grecia
appoggiandosi a Delfi e all’Anfizionia, fra le sue intenzioni c’era quella di guidare i Greci in una guerra contro
la Persia, ma nel 370 fu assassinato. Rapidità d’azione, capacità militare e diplomatiche, abilità nell’attrarre
nuovi alleati, attenzione allo strumento anfizionico come veicolo di egemonia e programma antipersiano
fanno di Giasone un precursore di Filippo II di Macedonia. Alla sua morte il potere fu assunto dai fratelli
Polidoro e Polifrone, poi dal nipote Alessandro 369 – 358. Contro di lui gli Alevadi di Larissa cercarono aiuto
da Alessandro II di Macedonia e poi dai Tebani. Pelopida voleva trovare un campo di azione alternativo al
Peloponneso, tanto che non accompagnò Epaminonda nella seconda spedizione, ma intervenne in Tessaglia.
PRIMA SPEDIZIONE IN TESSAGLIA 369: stabilì con Alessandro di Fere un accordo che lo impegnava a non
attaccare le città tessaliche e intervenne in Macedonia contro Tolomeo di Aloro, che insidiava il trono di
Alessandro II, ristabilendo l’influenza tebana sulla Macedonia, conducendo in ostaggio Filippo, fratello
minore del sovrano. Le fonti riportano questa azione con un’intonazione panellenica e antitirannica.

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SECONDA SPEDIZIONE IN TESSAGLIA 368: su richiesta dei Tessali che accusavano Alessandro di Fere di
fomentare divisioni nelle città e mentre Pelopida arruolava truppe sul posto, in Macedonia Tolomeo di Aloro
uccise Alessandro II provocando una guerra civile; Pelopida impose Tolomeo come reggente in nome dei due
figli superstiti di Aminta III e fratelli del re appena ucciso, Perdicca e Filippo, sostenuti dagli Ateniesi.
 La posizione dei due leader tebani era debole, tentativo di colpo di stato di Meneclida.
TERZA SPEDIZIONE IN TESSAGLIA 367: Epaminonda, di nuovo beotarca, condusse una nuova spedizione
contro Alessandro di Fere e ottenne il rilascio dei prigionieri e per 3 anni non vi furono più interventi.
L’impegno di Pelopida aveva ottenuto un successo parziale, il suo programma intendeva promuovere una
Tessaglia unita e libera e legarla stabilmente a Tebe, così da poter controllare la Grecia centro-settentrionale
e l’intera Ellade attraverso l’Anfizionia: ciò non otteneva necessario consenso a Tebe.
 Sia nel Peloponneso che in Tessaglia, Epaminonda e Pelopida si impegnarono nella promozione della
rinascita degli stati federali, in un quadro di panellenismo di ispirazione democratica e antitirannica, un
programma troppo ambizioso per Tebe, priva di solide tradizioni politiche e delle necessarie risorse
finanziarie e umane per poter mantenere un impegno costante e per questo non appoggiato.
 VERSO MANTINEA
PACE DI SUSA 367: Sparta inviò un’ambasceria a Susa per ottenere dalla Persia sostegno politico e
finanziario, mentre i Tebani inviarono Pelopida dal Re (all’incontro erano presenti anche Arcadi, Elei ed
Ateniesi) ed egli chiederà il disarmo della flotta ateniese: ciò mostra l’attenzione di voler contrastate Atene
per mare, dopo aver isolato Sparta per terra, e rivela la volontà di assumere la tutela della pace comune che
era stata in precedenza di Sparta e di Atene. Una volta rientrati in Grecia i Tebani non riuscirono ad ottenere
la ratifica degli accordi e sfumò così il tentativo di ottenere l’egemonia della Grecia.
366: Epaminonda con l’aiuto persiano inizia la costruzione di una flotta di 100 navi, un programma che si
scontrava con diverse difficoltà, dal problema finanziario, delle materie prime e dell’equipaggiamento, alla
scarsa disponibilità di porti. La flotta iniziò a stringere rapporti con Bisanzio, Chio, Rodi e Cos.
TERZA SPEDIZIONE NEL PELOPONNESO 366: Epaminonda vuole acquistare gli Achei, organizzati in uno stato
federale di tendenze oligarchiche e filospartane, all’alleanza tebana: concesse loro di mantenere il governo
oligarchico, ma ciò scatenò la reazione dei democratici achei e arcadi e Tebe fu costretta a istituire governi
democratici. I rapporti con gli Arcadi erano tesi, infatti conclusero un’alleanza difensiva con Atene.
366: Tebe, con l’aiuto dei Tessali, indusse l’Anfizionia a condannare Sparta a una multa per la violazione
dell’autonomia commessa nel 382 con la presa della Cadmea, provocandone l’isolamento internazionale.
QUARTA SPEDIZIONE IN TESSAGLIA 364: Pelopida intervenne di nuovo contro Alessandro di Fere e lo
sconfisse nella BATTAGLIA DI CINOSCEFALE 364, ma morì nello scontro; Alessandro fu costretto ad
assoggettarsi a Tebe, i Tessali preferirono dividere la Tessaglia in due parti (Fere VS le altre città) in lotta.
365: Scoppiò una guerra tra Elei (+ Spartani) ed Arcadi (+ Achei) per la Trifilia; nel 364 gli Arcadi vennero
sconfitti e l’unità della federazione arcadica entrò in crisi.
QUARTA SPEDIZIONE NEL PELOPONNESO 362: Epaminonda scese chiamato dalla Lega Arcadica,
preoccupata che Mantinea promuovesse un riavvicinamento a Sparta: la frattura in seno alla Lega disgregò
ciò che il condottiero aveva costruito, Tegea e Megalopoli si appoggiavano a Tebe, mentre Mantinea tornò
accanto a Sparta insieme agli Elei e chiese l’intervento di Atene. BATTAGLIA DI MANTINEA 362: la coalizione
guidata dai Tebani vinse ma Epaminonda morì e “gli altri non furono più capaci di approfittare della vittoria”
dice Senofonte, che illustra la situazione di disorientamento non solo militare ma anche politico in cui Tebe
venne a trovarsi dopo la morte dei due leader: la loro egemonia ebbe fine senza la loro guida.
 Gli antichi ritenevano che l’egemonia tebana fosse una creazione di Pelopida ed Epaminonda: in effetti
dopo il 362 mancò a Tebe una leadership capace di portare avanti un progetto egemonico coerente e Tebe
rimase la maggior potenza terrestre della Grecia, ma la politica tebana divenne di profilo più basso.
L’impegno nella Grecia settentrionale venne abbandonato, così come il progetto di un’egemonia panellenica
degli stati federali. A ciò contribuirono:
1) La mancanza di un sistema di alleanze stabile dotato di organismi comuni
2) L’insufficienza delle risorse finanziarie
3) La persistenza dei conflitti locali in area peloponnesiaca e tessalico-macedonese
4) La scarsa convinzione dei Tebani che non sostennero mai con convinzione Pelopida ed Epaminonda
ma anzi manifestarono loro aperta ostilità in varie occasioni

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 Tuttavia nel 362 il mondo greco appariva certamente in stato di “ confusione e disordine” (Senofonte):
SPARTA: rimasta fuori dalla pace comune era del tutto isolata.
ATENE: indebolita nel suo impero stava per essere travolta dalla guerra degli alleati.
PELOPONNESO: federalismo e movimento democratico erano in pieno sviluppo.
GRECIA SETTENTRIONALE, MACEDONIA, TESSAGLIA: si preparavano a svolgere ruoli da protagonisti.
Il rapido fallimento dell’egemonia tebana rese evidente la fine del ciclo storico delle egemonie cittadine.
L’ASCESA DELLA MACEDONIA: FILIPPO II
La Macedonia era costituita da una pianura solcata dai fiumi Assio e Aliacmone, circondata da montagne.
I Greci percepivano i suoi abitanti come un popolo distinto per etnia e stile di vita, più affine ai barbari.
Tucidide ricorda la sua unificazione da parte di Alessandro I, della dinastia dei Temenidi, detto Filelleno, e fu
proprio sotto il suo regno che i Macedoni iniziarono a essere riconosciuti come una parte dell’universo
ellenico, seppur con molte resistenze: era una federazione di popoli guidata da una monarchia omerica, il re
era un primus inter pares che doveva sottomettersi alla legge, ma un potere centrale forte era necessario
per mantenere l’unità della federazione, ma la poligamia nella famiglia reale portava a frequenti crisi
dinastiche e costituiva un fattore di debolezza. La società era divisa in cavalieri e opliti e poteva contare su
un buon potenziale militare e risorse naturali, con disponibilità di porti.
 Il re Archelao 414 – 399 alla fine del V sec aveva riorganizzato il regno costruendo strade e potenziando
l’esercito, e alla sua corte furono chiamati poeti ed intellettuali. Es: Euripide.
 Aminta III 394/93 dovette difendere il regno da Illiri, Calcidesi; sposò la principessa illirica Euridice da cui
ebbe tre figli: Alessandro II, Perdicca III e Filippo, che divenne reggente nel 360 a 23 anni come tutore della
nipote Aminta, figlia minorenne di Perdicca.
 RAFFORZAMENTO DEL REGNO
Filippo si rivelò un uomo di straordinaria energia: la Macedonia si trovava in difficoltà per la pressione di Illiri,
Peoni e Traci sui confini settentrionali; egli ottenne un compromesso con i Peoni e i Traci tramite denaro,
trattò con gli Ateniesi che rivendicavano Anfipoli e appoggiavano il pretendente Argeo; ottenne la fedeltà
dell’aristocrazia, chiamando i giovani a corte per essere educati, riorganizzò l’esercito di fanteria su modello
tebano armandolo di sarisse (lunghe lance) affiancandolo a soldati di fanteria pesante e leggera.
358: il generale Parmenione sconfisse gli Illiri e Filippo sposò la principessa epirota Olimpiade, degli Eacidi.
Egli si volse contro gli Ateniesi: suo obiettivo era eliminare la presenza ateniese dai porti della costa
macedone ed indebolire le posizioni di Atene nell’Egeo settentrionale. 357: attaccò e sottomise Anfipoli ed
Atene non potè reagire, impegnata nella guerra degli alleati; il controllo della città assicurò a Filippo le
miniere d’oro del Pangeo dove fu fondata la colonia di Filippi.
356: furono conquistate Pidna e Potidea, 355: caddero Abdera e Maronea, 554: cadde Metone.
 In pochi anni, scegliendo con grande abilità il momento opportuno e giocando sul fattore sorpresa, Filippo
aveva liberato la costa macedone dalla presenza ateniese e si espanso verso la zona degli Stretti, dando alla
Macedonia una continuità territoriale all’interno di confini sicuri.
 LA TERZA GUERRA SACRA (356 – 346 aC)
356: i Tebani che controllavano l’Anfizionia, la indussero ad emettere una condanna contro i Focesi per la
coltivazione della terra sacra di Cirra, come avevano già fatto con gli Spartani per la presa di Cadmea.
I Focesi nominarono FILOMENO stratego autokrator e occuparono Delfi. Attaccati da Beoti e Locresi, i Focesi
nel 355 inviarono ambascerie agli Ateniesi e agli Spartani e la loro risposta positiva indusse i Tebani a far
proclamare dall’Anfizionia la guerra sacra contro i Focesi, violatori del santuario. Due schieramenti:
FOCESI BEOTI
ATENIESI VS ANFIZIONIA
SPARTANI TESSALI
355: Filomeno sconfisse l’esercito tessalico nella BATTAGLIA DI ARGOLAS 355, poco dopo però i Tebani
vinsero e uccisero Filomeno nella BATTAGLIA DI NEON 355/54. L’importanza della Guerra Sacra sta nel fatto
che essa consentì a Filippo di ingerirsi a pieno titolo nelle vicende greche: in Tessaglia la guerra riprese tra
Fere che si avvicinò ai Focesi (tiranni Licofrone e Peitolao) e le altre poleis che si rivolsero a Filippo.
354: Filippo intervenne occupando il porto di Pagase, se la sua azione si era limitata fino a quel momento ad
assicurare la piena indipendenza della Macedonia, ora egli, con una svolta importante, era entrato in Grecia

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come combattente di una guerra panellenica. 353: la guerra si concentrò in Tessaglia, il nuovo stratego
focese ONOMARCO riuscì a sconfiggere due volte Filippo, che si ritirò, e a occupare parte della Tessaglia.
352: Filippo, con l’appoggio degli Alevadi di Larissa, si fece nominare tago dei Tessali e sconfisse i focesi nella
BATTAGLIA DEI CAMPI DI CROCO 352: Onomarco fu ucciso e i tiranni di Fere consegnata la città a Filippo.
Filippo marciò sulle Termopili, dove trovò gli Ateniesi a sbarrargli la strada per la Grecia centrale e si ritirò.
352: il re aveva però realizzato uno straordinario successo politico oltre che militare: la tagia pantessalica
faceva di lui il capo di uno stato greco e gli apriva la possibilità l’Anfizionia; si trovava nella posizione di poter
realizzare il progetto di Giasone di Fere che aveva ambito all’egemonia panellenica.
Egli ambiva a diventare una forza legittimamente inserita nel contesto panellenico e a stabilizzarlo, anche in
vista del progetto della guerra contro la Persia.
 Atene, dopo la guerra degli alleati, si era stabilizzata grazie a EUBULO, un esponente di un nuovo ceto di
politici attivi in ambito finanziario. L’unico leader tradizionale, stratego ed oratore fu FOCIONE.
352: lo stratego ateniese CARETE, con l’appoggio del re tracio Chersoblepte, aveva occupato Sesto e Filippo
riprese dunque la sua azione antiateniese in Tracia e nell’Ellesponto, facendo alleanza con Cardia, Perinto, e
Bisanzio e minacciando Olinto che si era riavvicinata ad Atene: a questo periodo risale la Prima Filippica di
Demostene, in cui l’oratore prospettava all’opinione pubblica ateniese il pericolo costituito da Filippo, fino
ad allora sottovalutato, per la sua rapidità d’azione e poneva l’accento sulla necessità di impegnarsi a fondo
in senso antimacedone, ma in Atene c’era poca sensibilità nei confronti di questo pericolo.
 Quando Demostene aveva chiesto agli Ateniesi di portare aiuto ai Megalopolitani attaccati da Sparta nel
352, l’assemblea aveva rifiutato e quando aveva cercato di indirizzare verso il fondo militare i fondi del
theorikòn (eccedenze del bilancio), profilando la minaccia contro Olindo, non ebbe successo.
349: Olinto fu attaccata e chiese aiuto ad Atene, Demostene esortò ad inviare una spedizione di soccorso
che fu concessa, ma si rivelò tardiva ed inadeguata, nel 348 la città fu presa e distrutta.
PACE DI FILOCRATE 346, una pace bilaterale sulla base dello status quo, tra Atene e Filippo.
 A Pella (con delegati tessali, beoti, focesi e spartani) si discusse delle relazioni tra Atene e Filippo e della
Guerra Sacra, in cui entrambi erano coinvolti: si decise di liberare Delfi dal controllo dei Focesi e Filippo (che
rivestiva la funzione di garante) si ritrovò impegnato in un intervento; essendo stato deliberato dal
congresso di Pella di concludere la guerra, a luglio Filippo passò alle Termopili e sconfisse i Focesi, ai quali fu
riservato un trattamento durissimo, in quanto sacrileghi. Il sinedrio anfizionico offrì a Filippo lo strumento
giuridico per esercitare sulla Grecia legittime funzioni egemoniche. Dalla PACE DI PELLA seguì una koinè
eirene, una pace comune.
 QUARTA GUERRA SACRA
Nel frattempo la Persia aveva domato le rivolte della Fenicia e dell’Egitto, tornando ad interessarsi alla
Grecia: nel 344 il re Artaserse III attaccò Ermia, signore di Atarneo in Misia, con l’accusa di tramare a suo
danno a favore di Filippo; i rapporti tra Filippo e la Persia erano stati in precedenza buoni, nel 346 ISOCRATE
si era rivolto al sovrano invitandolo a farsi promotore di una guerra nazionale dei Greci contro i Persiani:
1) Possibilità di indirizzare diversamente le energie ideali e concrete (disponibilità di mercenari) che
alimentavano i conflitti intestini che dilaniavano la Grecia
2) Prospettiva di nuovi territori da colonizzare, soluzione della crisi economica e guerre civili
3) Carattere legittimante della vendetta delle Guerre Persiane per il ruolo egemonico di Filippo
Su posizioni completamente opposte era DEMOSTENE: tentò di convincere i cittadini che il vero pericolo per
la Grecia, il vero “barbaro” era Filippo, e che il Re di Persia poteva diventare un alleato. Filippo però godeva
di notevoli appoggi ad Atene tra i moderati, e l’assemblea rifiutò i contatti con il Re di Persia,
344/43: la Macedonia subì un attacco da parte degli Illiri, che Filippo fronteggiò e concluse positivamente,
imponendo sul trono d’Epiro Alessandro il Molosso, fratello di sua moglie Olimpiade, e annettendo la Tracia.
Riuscì a domare una rivolta della Tessaglia 344 – 342, sostenne i democratici del Peloponneso contro Sparta,
gli oligarchici in Eubea contro Atene e attaccò Perinto. Gli Ateniesi, questa volta preoccupati, reagirono:
recuperarono l’Eubea e Bisanzio e chiesero l’appoggio del Re; Demostene nel 340 riuscì a creare un’ampia
coalizione di carattere difensivo, che riuniva su piede di parità non solo poleis ma città e federazione, una
vera LEGA ELLENICA, di cui Atene rinunciò ad assumerne l’egemonia; per il finanziamento Demostene attuò
una riforma delle simmorie trierarchiche e riuscì a devolvere per la flotta i fondi del theorikòn e quando nel
340 Filippo mise d’assedio Bisanzio, la guerra riprese ma all’arrivo della flotta alleata Filippo si ritirò.

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339: Eschine, filomacedone, denunciò i Locresi di Anfissa per la ricostruzione del porto di Cirra e la
coltivazione della terra sacra; i Locresi erano legati a Tebe che non partecipò alla votazione, così come Atene
su consiglio di Demostene, che sospettava che la Guerra Sacra fosse uno strumento per offrire a Filippo una
nuova occasione di attacco alla Grecia. Questa convergenza creava i presupposti per una collaborazione tra
Tebe e Atene; nel 399 Tebe reagì alla provocazione contro Anfissa, occupando Nicea, nella Locride orientale;
i Tessali convinsero il sinedrio anfizionico a conferire il comando della guerra a Filippo che occupò Elatea, in
Focide e Demostene fu incaricato di andare a Tebe per sollecitare i Beoti alla lotta per la libertà e ottenne
l’adesione di Tebe alla Lega Ellenica, riconoscendole l’egemonia sulle città beotiche. Filippo nel frattempo
tentava di dividere Atene con la diplomazia e di trarre dalla sua parte Tebe.
BATTAGLIA DI CHERONEA 338, in Beozia l’esercito macedone sconfisse quello della Lega Ellenica (gli
Spartani non parteciparono al conflitto) grazie alla cavalleria. Atene si aspettava un attacco diretto e preparò
la resistenza, sotto la guida di IPERIDE, ma Filippo fece un uso intelligente della vittoria, umiliando i Tebani e
compiacendo gli Ateniesi in modo da dividere la coalizione e ad Atene fu concessa una pace onorevole, la
PACE DI DEMADE, che prevedeva la conservazione di Lemno, Imbro e Sciro, di Delo e di Samo e la consegna
di Oropo, tolta ai Tebani, lo scioglimento della Seconda Lega Navale e la rinuncia alla Calcidica e al
Chersoneso tracico. Furono istallate guarnigioni nei punti chiave della Grecia.
 LA LEGA DI CORINTO 337 aC
337: Filippo fondò la Lega di Corinto, che riuniva i Greci in un organismo esemplato sul glorioso modello
delle leghe militari egemoniche panelleniche. La “Carta di Corinto”, un documento epigrafico, riporta che i
Greci si impegnarono a mantenere la pace con Filippo, a non insidiare il suo regno e a non mutare le
costituzioni vigenti al momento dell’accordo, e a difendere in armi la pace comune contro i violatori.
 Con ciò Filippo non sottometteva la Grecia, ma, fedele al criterio di applicare diverse modalità egemoniche
a seconda dei diversi contesti, la organizzava secondo uno schema tipicamente greco, quello della pace
comune garantita da una lega militare egemonica. Al sinedrio della Lega il re fece votare la guerra contro la
Persia: il tema della difesa dal barbaro persiano era riproposto con entusiasmo, sia come elemento
propagandistico che legittimava l’unificazione dell’Ellade, sia come concreta speranza di offrire nuove risorse
ad una Grecia impoverita. Nel 336 Filippo morì assassinato ad Ege da Pausania, un ufficiale della guardia: egli
aveva da poco sposato la nipote di Attalo e attendeva un figlio da lei, che sarebbe stato un puro macedone, a
differenza di Alessandro, la cui padre era epirota, così lui ed Olimpiade furono sospettati di aver armato
l’assassinio del padre e della moglie. Aristotele, che ben conosceva la corte macedone alla quale era stato
chiamato per educare il giovane Alessandro, assicura che il gesto di Pausania fu dovuto a motivi privati.
 La prospettiva Macedone presenta Filippo come edificatore della potenza della Macedonia; in quanto ai
Greci le fonti presentano una duplice prospettiva;
1) Demostene + Teopompo: egli era il “nuovo barbaro” nemico della democrazia e della libertà e
corruttore della Grecia. La sua figura era divenbuta protagonista della storia.
2) Isocrate + Diodoro: vide in lui il primo dei Greci, l’atteso unificatore e l’egemone riconosciuto
dell’Ellade, capace di governarla con moderazione e mitezza e di ottenerne l’entusiastico consenso.
 I moderni lo hanno visto ora come il distruttore della Grecia della libertà e dell’autonomia,
appassionatamente difesa da Demostene, ora come l’unificatore e il pacificatore di una Grecia frammentata
e dilaniata dai conflitti. Non è possibile una chiave di lettura unica, tanto più che Filippo fu attento a scegliere
linee politiche e modalità di comportamento e di autorappresentazione diverse a seconda dei casi.
I Macedoni avevano uno stile di vita diverso da quello dei Greci, essi non vivevano katà poleis, ma in una
federazione guidata da una monarchia che i Greci sentivano come una tirannide. Filippo fu sempre in
ambiguo equilibrio fra Greci e Persiani, e aveva dispiegato in Grecia un progetto politico insieme innovativo e
rispettoso delle tradizioni locali; ora la tensione tra principio dell’autonomia e principio dell’egemonia
andava incontro a sviluppi nuovi.

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SIRACUSA, LA TIRANNIDE DIONISIANA
Lo stato territoriale a guida autocratica non era un’esperienza del tutto nuova per i Greci: dopo le tiranni
arcaiche, la tirannide dionisiana aveva edificato infatti qualcosa di non molto diverso. Non a caso la Siracusa
dei Dionisii e la Macedonia di Filippo di trovano spesso accomunate dalla definizione di più grande dynasteia
del loro tempo dagli antichi. 413: dopo la ritirata degli Ateniesi restarono al potere i democratici di Diocle.
410: Ermocrate, inviato a combattere al fianco degli Spartani, con il denaro persiano arruolò mercenari per
tornare in patria con la forza nonostante l’esilio, approfittò della situazione creatasi in Sicilia grazie ai
Cartaginesi chiamati da Segesta in guerra con Selinunte.
I Cartaginesi non avevano più minacciato direttamente la Sicilia dai tempi di Imera e guidati da Annibale nel
409 presero Selinunte e nel 408 Imera, Ermocrate sbarcò poi in Sicilia, contrastò efficacemente i Cartaginesi
e cercò di ottenere il rientro a Siracusa con la demagogia, ma i siracusani non lo chiamarono temendo la sua
tirannia e Ermocrate morì nel tentativo. 407: giunse una nuova armata cartaginese, che attaccò e distrusse
Agrigento e si diresse contro Gela e Camarina, avvicinandosi pericolosamente a Siracusa.
 DIONISIO I
Era il genero di Ermocrate, e nel 406 accusò in assemblea gli strateghi siracusani di essere i responsabili della
caduta di Agrigento, appoggiato da Filisto e Ipparino, ricchi aristocratici sostenitori di Ermocrate.
Ottenuta la deposizione degli strateghi e la propria elezione all’interno del nuovo collegio, Dionisio accusò di
tradimento anche i colleghi e si fece eleggere stratega autokrator: con questa carica ufficiale, ottenuta con il
pretesto dell’emergenza militare da un’assemblea manovrata con tecniche demagogiche, egli governò
Siracusa fino alla sua morte, nel 367/66. Si circondò subito di una guardia del corpo di mercenari e
trasformò la strategia, che era una carica istituzionale, in tirannide. La tradizione ricorre a lui anche con il
termine “dynastes”: il concetto di dynasteia intende esprimere un potere autocratico, esercitato con l’aiuto
di una cerchia ristretta di philoi spesso legati alla famiglia del tiranno, che tende a diventare ereditario e si
basa su rapporto diretto con le masse e con l’esercito e si estende su un territorio ampio e articolato.
405/404: Dionisio concluse la pace con Cartagine; combattè in seguito altre guerre contro la città:
397 – 392: SECONDA GUERRA CON CARTAGINE
383 – 375: TERZA GUERRA CON CARTAGINE
367: QUARTA GUERRA CON CARTAGINE
La pace fu un successo diplomatico, perché Siracusa non subì restrizioni territoriali e a Dionisio fu
riconosciuto il ruolo di rappresentante della Grecia siceliota; Cartagine conservò il controllo delle popolazioni
elime e sicane della Sicilia occidentale, di Imera, Selinunte e Agrigento, e rese tributarie Gela e Camarina,
mentre erano liberi i siculi, Messana e Leontini. Dionisio era salito al potere sfruttando l’emergenza della
lotta anticartaginese, ma si mostrava pronto a venire a patti per difendere la propria posizione: un aspetto
della sua politica che gli verrà costantemente rinfacciato dall’opposizione. Successivamente si dedicò:
1) Consolidamento del potere
2) Costruire consenso
 Le strutture della Siracusa democratica restarono in vigore ma venne immesso in essa un consistente
numero di nuovi cittadini legati personalmente al tiranno che aveva offerto loro promozione sociale ed
economica tramite elargizioni di terre e altro. Vi fu un programma di edilizia difensiva, oltre che
monumentale, che Dionisio inaugurò fortificando la sua residenza ad Ortigia: offrì possibilità di lavoro.
 Il ruolo dei philoi, degli amici di Dionisio, che lo assistono con il loro consiglio e i loro mezzi fanno della sua
tirannide una signoria di gruppo, almeno nella sua prima fase. (dynasteia) Al momento della sua ascesa al
potere Dionisio si era richiamato all’autorevole precedente di Gelone, riprese infatti la politica dei
Dinomenidi: Nasso e Catania furono saccheggiate e i cittadini di Leontini deportati a Siracusa.
 Aveva ottenuto il potere come difensore della minaccia cartaginese, su questo versante doveva dunque
impegnarsi, se voleva giustificare il mantenimento della tirannide: infatti con la Seconda Guerra contro
Cartagine si pose l’obiettivo di espellere l’elemento punico dalla Sicilia, sottolineando in assemblea quanto
“era una cosa inaudita tollerare che le città greche fossero soggette ai barbari”. La guerra fu preparata con
grandiosi interventi difensivi e di potenziamento militare, Diodoro sottolinea l’impegno personale di Dionisio
nel seguire i lavori e nell’incentivare con donativi i lavoratori. I lavori furono completati in tempi rapidi e
richiesero investimenti molto pesanti recuperati tramite esazione fiscale, pirateria e razzie dei santuari che
attirarono al tiranno critiche e accuse di empietà.

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 La guerra ebbe inizialmente un grande successo: 397 Dionisio riuscì a respingere i Cartaginesi fino all’isola
di Mozia, che fu conquistata; ma già l’anno successivo, in seguito alla riscossa cartaginese, il tiranno si ritrovò
assediato a Siracusa dalle truppe di Imilcone, e ricorse a Sparta con la quale intrattenne un rapporto
costante di collaborazione: fu proprio il navarco spartano Faracide ad aiutarlo a contrastare l’opposizione
interna manifestatasi tramite il discorso in assemblea di TEODORO, esponente delle classi più elevate, che
riassume efficacemente gli argomenti di opposizione al tiranno, contestandone punto per punto la
propaganda: egli si è presentato come baluardo dei Sicelioti contro i Cartaginesi ma non vuole in realtà
sconfiggerli (perché perderebbe la giustificazione al suo potere) né può (è empio ed abbandonato dagli dei)
perché ha reso schiava la patria e la strategia ha avuto esito fallimentare.
Dionisio riuscì a mantenere la fiducia dell’assemblea e a risolvere felicemente il conflitto: 392 concluse con i
Cartaginesi una pace che tenne lontano il pericolo punico per un decennio, pur senza riuscire ad espellere i
Cartaginesi dalla Sicilia ne ridusse sensibilmente il dominio e potè continuare a rivendicare l’efficace difesa
della civiltà greca che gli viene autorevolmente riconosciuta da Platone.
 Si dedicò successivamente ad una politica di espansione in Italia, nell’Adriatico e nel Tirreno: aveva già
stretto accordi con Messana e con Reggio che controllavano i due lati dello Stretto; l’obiettivo era quello di
costruire un grande stato territoriale in cui entrassero anche Reggio, Locri e le loro subcolonie attirate da
un’efficace politica antibarbarica contro gli indigeni italici, Bruzi e Lucani che minacciavano le città
magnogreche. L’ostilità costante della calcidese Reggio, che si pose a capo di una Lega Italiota in funzione
antisiracusana, ostacolò i programmi di Dionisio; inoltre la politica svolta in Italia dal tiranno non fu meno
ambigua di quella anticartaginese ed egli giunse ad una alleanza con i Lucani contro Reggio, attirandosi
crescenti ostilità da parte dei suoi stessi philoi. Es: fratello Leptine. Si segnalano infatti crisi nelle relazioni con
i suoi amici, Es: Filisto, il suo storico, viene esiliato a causa dell’evoluzione autocratica del potere di Dionisio,
che da dynasteia fondata sul consenso, tendeva a trasformarsi in assolutismo tirannico: fu sospettato di
tramare in favore di Leptine che sembrava incarnare il modello di dynasteia promesso.
388: Dionisio sconfisse la Lega Italiota nella BATTAGLIA DEL FIUME ELLEPORO 388, le città di Caulonia,
Ipponio e Scillezio vennero annesse a Locri. 386: Reggio capitolò dopo 11 mesi di assedio, la città fu distrutta
e gli abitanti resi schiavi; la sua presa spianò la srada davanti ai progetti di Dionisio, che iniziò a costruire un
muro sull’istmo all’altezza dei golfi di Squillace e di Lamezia, e aveva pensato anche di tagliarlo con un
canale: in questo modo l’unità tra Sicilia ed Italia magrogreca avrebbe trovato espressione.
390 – 380 intensa politica coloniale:
1) Adriatico: interessato al controllo del canale d’Otranto, fondamentalmente per le comunicazioni fra
la madrepatria e l’Occidente greco; le fondazioni di Issa, Lisso e Faro, l’alleanza con i barbari illiri, il
sostegno di Alceta re dei Molossi per il recupero del trono si inserirono in questa prospettiva.
Dionisio si impegnò molto contro la pirateria, facendo di Siracusa il garante delle rotte commerciali
greche nell’Adriatico: fondazioni di Adria e di Ancona, e alleanza con i Celti d’Italia.
2) Tirreno: la politica fu essenzialmente diretta contro gli Etruschi alleati di Cartagine, sulla linea già
seguita dai Dinomenidi. Nel 384 Dionisio attaccò (probabilmente d’accordo con i Celti) Pyrgi, il porto
di Cere (una delle basi dei pirati) e saccheggiò il santuario di Leucotea.
383: riprese la guerra contro Cartagine, che aveva attaccato la Sicilia e la Magna Grecia: sconfitto nella
BATTAGLIA DI CRONION 375, Dionisio dovette rinunciare a Selinunte e a Terme, e accettare che il dominio
cartaginese si estendesse fino al fiume Alico. Negli anni successivi inviò mercenari nel Peloponneso a
sostegno di Sparta, attaccata da Tebe, ed entrò in rapporto con gli Ateniesi, che concessero a lui e ai suoi figli
la cittadinanza e stabilirono un’alleanza nel 367: Atene, riconoscendo Dionisio “arconte” cioè “signore” della
Sicilia, ne legittimava l’egemonia sulla Grecia d’Occidente e si adeguava al grande interesse con cui lo
consideravano alcuni dei suoi intellettuali, come Isocrate, Senofonte e Platone.
367: Dionisio intraprese l’ultima guerra con Cartagine per recuperare il terreno perduto, ma morì durante
l’assedio di Lilibeo. Secondo la tradizione egli trasmise al figlio una “tirannide legata con l’acciaio, la più
grande potenza d’Europa”: questo giudizio, che accomuna Dionisio I e Filippo di Macedonia indicandoli come
costruttori di nuove forme statali ed egemoniche, trova fondamento nel carattere innovativo dello stato
dionisiano in Sicilia, un’esperienza originale ma incardinata nella tradizione, fino alla creazione di uno stato
non più cittadino ma territoriale e multietnico. Egli fece della polis di Siracusa un grande impero, una realtà

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sovranazionale veramente “europea”, uno stato complesso, con un territorio non omogeneo ma articolato,
in cui la polis capitale ed egemone si collegava attraverso un sistema di rapporti con realtà diverse.
 DIONISIO II
Dionisio il Giovane, figlio della moglie locrese, successe al padre nel 367, e l’assemblea gli rinnovò il titolo di
stratega autokrator; dalla successione restarono esclusi i figli della moglie siracusana, lo zio Dione cercò di
assicurare la successione ai membri della propria famiglia.
 Il primo gesto di Dionisio II fu di richiamare a Siracusa Filisto, sul cui appoggio gli avversari di Dione
contavano per sostenere il regime: il giovane era più interessato agli studi che alla politica.
1) Versante estero: seguì la politica paterna
2) Versante interno: subì l’influenza contrastante di Dione (che voleva porre fine al regime tirannico) e
di Filisto (che voleva difenderla dalle insidie dello zio): prevalse quest’ultimo e Dione, accusato di
tramare con i Cartaginesi e di voler rovesciare la tirannide, venne allontanato nel 366 da Dionisio II e
anche Platone venne congedati. Filisto ebbe una posizione di grande rilievo, un “vicetiranno”.
Dione, in seguito all’allontanamento del 366 si recò in Grecia e cominciò ad arruolare mercenari per una
spedizione contro Siracusa, destinata ad abbattere la tirannide; nel 361 Dionisio II invitò nuovamente
Platone a corte e tutta la Sicilia fu piena di speranza “che Platone avesse la meglio su Filisto, la filosofia sulla
tirannide” (Plutarco) ma anche questa esperienza finì negativamente perché il tiranno esiliò Dione.
 Dione denunciò ai Giochi Olimpici del 360 le colpe di Dionisio II, promuovendo la propria impresa di
liberazione ma Platone prese le distanze e nel 357 Dione partì con 5 navi e approdò ad Eraclea Minoa:
aiutato dai Cartaginesi e sostenuto da molti Sicelioti (Agrigento, Gela) entrò a Siracusa con il fratello Megacle
e venne nominato stratego autokrator e le due flotte si scontrarono: i Siracusani furono sconfitti e Filisto
morì 356. Con lui in realtà finiva anche la tirannide dionisiana, di cui era stato teorico e acceso sostenitore
con la sua attività politica, militare, propagandistica e storiografica, “il più fedele alla dinastia tra gli amici”
(Diodoro); Dionisio II fu costretto a fuggire a Locri e a cedere il potere a Dione.
357 – 353: Dione fu al potere e subito si manifestarono dissensi con Eraclide che, sfruttando l’instabilità
sociale di Siracusa, suscitò una rivolta popolare che chiedeva la ridistribuzione della terra; l’assemblea votò
la sospensione della paga ai mercenari, la deposizione di Dione e l’elezione di 25 nuovi strateghi, tra cui lo
stesso Eraclide che fu successivamente ucciso, insieme a Dione che nel 353 morì in una congiura organizzata
dall’accademico Callippo a cui passò il potere. Poi il potere passò ai figli di Dionisio I ed Aristomache, la
sorella di Dione: Ipparino e Niseo, nel 347 di nuovo a Dionisio II ed infine ad Iceta, tiranno di Leontini.
 Siracusa non sembrava più in grado di ritrovare stabilità, nel 345/44 il cartaginese Annone sbarcò in Sicilia,
attirato dal vuoto di potere generato dalla crisi siracusana. Iceta chiede aiuto alla madrepatria, Corinto, che
inviò una spedizione guidata da Timoleonte.
 Nello stesso periodo TARANTO era diventata egemone della Lega Italiota e aveva rafforzato la propria
egemonia sull’Adriatico e chiese aiuto a Sparta che nel 342 inviò Archidamo, figlio di Agesilao, che contrastò
efficacemente gli indigeni italici, ma morì lasciando aperta la conquista di Eraclea (cap federale) ai Lucani.
 TIMOLEONTE
Era un condottiero anticartaginese, odiatore dei tiranni e difensore della libertà e dell’autonomia. Tuttavia il
potere che esercitò a Siracusa ebbe un carattere autocratico. Era un democratico moderato, che aveva
simpatie per Filippo di Macedonia, e con l’aiuto dei Reggini e di Andromaco di Tauromenio sconfisse Iceta
(che si era alleato con i Cartaginesi), liberò Ortigia da Dionisio II e gli concesse di ritirarsi a Corinto.
 Ottenuto il controllo di Siracusa e nominato stratego autokrator, si assunse il compito della guerra contro i
Cartaginesi. All’interno della città cercò di guadagnarsi il consenso popolare operando una chiara rottura con
la tradizione tirannica ed istaurò la democrazia, ridistribuì terre e proprietà e promosse un bando coloniario
per ripopolare la città e potenziarla sul piano demografico.
 Organizzò in un’alleanza militare (sotto la guida siracusana) le città greche della Sicilia e gli insediamenti
mercenari: al modello dello stato territoriale dionisiano egli oppose il tradizionale schema della symmachia
egemonica, per poter dare inizio alla guerra di liberazione contro Cartagine: GUERRA CONTRO I TIRANNI.
BATTAGLIA DI CRIMISO 339: pesante sconfitta inflitta ai Cartaginesi. Iceta di Leontini, Mamerco di Catania,
Ippone di Messana si coalizzarono contro Timoleonte alleandosi con Cartagine ma nel 338 egli stipulò una
pace separata con i punici che riconosceva il confine dell’Alico e quindi vanificava buona parte delle
conquiste precedenti, ma sanciva nuovamente il dominio di Siracusa sulla Sicilia greca.

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338: Timoleonte avviò una grande colonizzazione panellenica di tutta la Sicilia e a Siracusa stabilì una nuova
costituzione di carattere oligarchico moderato e subito dopo depose la strategia, intendendo il suo ruolo
come mediatore tra le parti: Agatocle successivamente trasformò la città in una monarchia ellenistica.

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