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Gaio Mario
Gaio Mario (in latino: Gaius Marius; IPA: 'ga.jus 'ma.ri.us;[1] nelle epigrafi: CMARIVSCFCN; in greco antico: - Gaios Marios; Cereatae, Arpinium, 157 a.C. Roma, 13 gennaio 86 a.C.) stato un militare e politico romano, per sette volte console della Repubblica Romana.
Gaio Mario
Presunto busto di Gaio Mario, Gliptoteca di Monaco. Nomeoriginale Gaius Marius Nascita 157 a.C. Casamari 13 gennaio 86 a.C. Roma Giulia Gaio Mario il Giovane Maria 107 a.C., 104 a.C., 103 a.C., 102 a.C., 101 a.C., 100 a.C., 86 a.C.
Morte
Biografia
La carriera di Gaio Mario particolarmente emblematica della situazione nella tarda repubblica, in quanto si sviluppa attraverso fatti e circostanze che, in seguito, porteranno alla caduta della Repubblica romana. Mario nacque come homo novus, cio proveniente da una famiglia della provincia italiana che non faceva parte della nobilt romana, e seppe distinguersi e giungere alla ribalta della vita pubblica di Roma per merito della propria competenza militare. L'oligarchia dominante fu costretta, suo malgrado, a cooptarlo nel proprio sistema di potere. A causa del verificarsi di una situazione di grande pericolo per la minaccia di invasioni su larga scala, gli si dovette concedere un potere militare senza precedenti nella storia di Roma, e questo a scapito del rispetto delle leggi e delle tradizioni vigenti, che dovettero essere adattate alla nuova situazione di emergenza. Alla fine fu varata una profonda riforma della leva militare, che in passato raccoglieva solamente proprietari terrieri, e che da allora fu aperta anche a cittadini provenienti dalle classi dei nullatenenti. Nel lungo termine questa riforma ebbe l'effetto di cambiare in modo radicale e irreversibile la natura dei rapporti fra l'esercito e lo Stato. Nonostante abbia avuto successi straordinari nell'ambito militare, non riusc a prevalere come uomo politico.
Gaio Mario
Nel 134 a.C. si distinse per le notevoli attitudini militari dimostrate in occasione dell'assedio di Numanzia, in Spagna, tanto da farsi notare da Publio Cornelio Scipione Emiliano (in seguito soprannominato Emiliano o Africano Minore). Non dato sapere con certezza se venne in Spagna al seguito dell'esercito di Scipione, oppure se si trovasse gi in precedenza a servire nel contingente che, con scarso successo, da tempo cingeva d'assedio Numanzia. Sta di fatto che Mario parve fin dall'inizio molto interessato a far carriera politica in Roma stessa. Infatti si candid per la carica di tribuno militare di una delle 4 prime legioni (in tutto i tribuni elettivi erano 24, mentre tutti gli altri venivano nominati dai magistrati preposti agli arruolamenti). Lo storico Sallustio ci informa che il suo nome era del tutto sconosciuto agli elettori, ma che alla fine i rappresentanti delle trib lo elessero per merito del suo eccellente stato di servizio e su raccomandazione di Scipione Emiliano. Successivamente si ha notizia di una sua candidatura alla carica di questore ad Arpino. probabile che egli utilizzasse le posizioni di comando ad Arpino per raccogliere dietro di s un consistente numero di clienti su cui fare affidamento per le successive mosse che aveva in animo di compiere. Tuttavia sono solo congetture in quanto nulla si conosce della sua attivit come questore. Nel 120 a.C. Mario fu eletto tribuno della plebe per il 119 a.C. A quanto sembra si era gi candidato alla carica nel 121 a.C., ma senza successo. Un ruolo determinante ebbe, nell'occasione, il sostegno della potente famiglia dei Cecilii Metelli, verso i quali probabilmente aveva un rapporto di clientela. Durante il suo tribunato Mario persegu una linea vicina alla fazione dei popolari, facendo in modo che venisse approvata, fra l'altro, una legge che limitava l'influenza delle persone di censo elevato nelle elezioni. Negli anni intorno al 130 a.C. si era introdotto il metodo del ballottaggio scritto nelle elezioni per le nomine dei magistrati, per l'approvazione delle leggi e per l'emanazione delle sentenze legali, in sostituzione del metodo tradizionale di votazione orale. Poich i nobiles cercavano sistematicamente di influenzare l'esito dei ballottaggi con la minaccia di controlli ed ispezioni, Mario fece approvare un'apposita legge per far costruire uno stretto corridoio da cui i votanti dovevano passare per depositare il proprio voto nell'urna al riparo dagli sguardi indiscreti degli astanti. In conseguenza di ci Mario si alien la potente famiglia dei Metelli, che da quel momento in poi diventarono suoi fieri oppositori. Successivamente Mario si candid per la carica di edile plebeo, ma senza successo. Nel 116 a.C. riusc, di stretta misura, a farsi eleggere pretore per l'anno successivo (a quanto pare si classific solo al sesto posto su sei), e fu immediatamente accusato di brogli elettorali (il termine latino ambitus.) Riuscito a malapena a farsi assolvere da questa accusa, esercit la carica senza che si verificassero avvenimenti degni di particolare menzione. Terminato il mandato ricevette il governatorato della Spagna ulteriore, dove fu necessario intraprendere alcune campagne militari contro le popolazioni celtiberiche mai del tutto sottomesse. Il governatorato e le guerre gli fruttarono ingenti ricchezze personali, come sempre accadeva ai comandanti romani. Le vittorie ottenute gli permisero, tornato a Roma, di richiedere ed ottenere il trionfo. La carriera di Mario non sembrava destinata a grandi successi fino al 110 a.C. In quell'anno gli fu proposto un matrimonio con una giovane esponente dell'aristocrazia, Giulia Maggiore, sorella del senatore Gaio Giulio Cesare il vecchio e futura zia di Giulio
Gaio Mario Cesare. Mario accett, divorziando dalla sua prima moglie Grania di Pozzuoli. La gens Iulia era una famiglia patrizia di antichissime origini (faceva risalire la propria discendenza a Iulo, figlio di Enea, e a Venere, dea della bellezza), ma, nonostante ci, i suoi appartenenti avevano, per ragioni finanziarie, notevoli difficolt a ricoprire cariche pi elevate di quella di pretore (solamente una volta, nel 157 a.C. un Giulio Cesare era stato console). Il matrimonio permise alla famiglia patrizia di rimettere in sesto le proprie finanze e diede a Mario la legittimit per candidarsi al consolato. Il figlio che ne nacque, Gaio Mario il Giovane, vide la luce nel 109 (o 108) a.C., quindi il matrimonio probabilmente fu contratto nel 110 a.C.
Gaio Mario le accuse di spudorata corruzione rivolte a molti esponenti dell'oligarchia dominante, facile comprendere come l'onesto uomo fattosi da s, e affermatosi percorrendo faticosamente tutti i gradini della carriera, fu eletto a furor di popolo, essendo visto come l'unica alternativa ad una nobilt divenuta corrotta e incapace. Tuttavia il Senato aveva ancora un asso nella manica. Infatti la lex Sempronia stabiliva che il Senato aveva facolt di decidere ogni anno quali province dovessero essere affidate ai consoli per l'anno successivo. Alla fine dell'anno, e appena prima delle elezioni, il Senato decise di sospendere le operazioni contro Giugurta e di prorogare a Metello il comando in Numidia. Mario non si perse d'animo e si serv di un espediente gi sperimentato nell'anno 131 a.C. In quell'anno si era stati infatti in disaccordo su chi avrebbe dovuto comandare la guerra contro Aristonico in Asia, e un tribuno aveva fatto approvare una legge che autorizzava un'apposita elezione per decidere a chi affidare il comando (per la verit c'era stato un altro precedente in occasione della seconda guerra punica). Mario fece approvare una legge simile anche in quell'anno (108 a.C.), risultando eletto a grande maggioranza. Metello ne fu profondamente offeso, tanto che, al suo ritorno, non volle nemmeno incontrarsi con Mario, dovendosi accontentare del trionfo e del titolo di Numidico che gli vennero generosamente concessi.
Moderna ricostruzione di un centurione romano. Mario riform l'esercito dell'epoca allargando il reclutamento a tutti i cittadini romani.
Per approfondire, vedi Riforma mariana dell'esercito romano, Esercito romano e Legione romana.
Mario aveva un estremo bisogno di raccogliere truppe fresche e, a questo scopo, introdusse una profonda riforma del sistema di reclutamento, foriera di conseguenze di un'importanza di cui lui stesso, al momento, probabilmente non comprese la portata. Tutte le riforme agrarie attuate dai Gracchi si basavano sul tradizionale principio secondo cui erano esclusi dal servizio di leva i cittadini il cui reddito era inferiore a quello stabilito per la quinta classe di censo. I Gracchi, con le loro riforme, avevano cercato di favorire i piccoli proprietari terrieri, che da sempre avevano costituito il nerbo degli eserciti romani, in modo da fare aumentare il numero di quelli che avevano i requisiti per essere arruolati. Nonostante i loro sforzi, tuttavia, la riforma agraria non risolse la crisi del sistema di arruolamento,
Gaio Mario che aveva avuto lontana origine dalle sanguinose guerre puniche del secolo precedente. Si cerc quindi di trovare una soluzione semplicemente abbassando la soglia minima di reddito per appartenere alla quinta classe da 11.000 a 3.000 sesterzi, ma nemmeno questo fu sufficiente, tanto che gi nel 109 a.C. i consoli erano stati costretti a derogare dalle restrizioni sugli arruolamenti imposte dalle leggi graccane. Nel 107 a.C. Mario ruppe ogni indugio e decise di arruolare senza alcuna restrizione riguardo al censo e alle propriet fondiarie del potenziale soldato. D'ora in avanti le legioni di Roma saranno composte prevalentemente da cittadini poveri, il cui futuro, al termine del servizio, dipendeva unicamente dai successi conseguiti dal proprio comandante, che era solito loro assegnare parte delle terre frutto delle vittorie riportate. Di conseguenza i soldati avevano il massimo interesse ad appoggiare il proprio comandante, anche quando si scontrava con i voleri del Senato, composto dai rappresentanti dell'oligarchia dominante, ed anche quando andava contro il pubblico interesse, che, a quell'epoca, veniva di fatto impersonato dal Senato stesso. Va notato che Mario, persona fondamentalmente corretta e fedele alle tradizioni, non si avvalse mai di questa potenziale enorme fonte di potere, ma passeranno meno di vent'anni che il suo ex questore Silla, lo far per imporsi contro il Senato e contro lo stesso Mario.
Ben presto Mario si rese conto che concludere la guerra non era cos facile come egli stesso si era in precedenza vantato di poter fare. Dopo essere sbarcato in Africa verso la fine del 107 a.C. costrinse Giugurta a ritirarsi in direzione Sud-Ovest verso la Mauritania. Nel 107 suo questore era stato nominato Lucio Cornelio Silla[4], rampollo di una nobile famiglia patrizia caduta economicamente in disgrazia. A quanto pare Mario non fu contento di avere alle proprie dipendenze un simile giovane dissoluto, ma, inaspettatamente, Silla dimostr sul campo di possedere grandi qualit di comandante militare. Nel 105 a.C. Bocco, re di Mauritania e suocero di Giugurta, nonch suo riluttante alleato, si trov di fronte l'esercito romano in avanzata. I romani gli fecero sapere di essere disponibili ad una pace separata e Bocco invit Silla nella sua capitale per condurvi le trattative. Anche in questa circostanza Silla si dimostr particolarmente abile e coraggioso; in effetti, Bocco rimase a lungo dubbioso se consegnare Silla a Giugurta oppure, come poi avvenne, Giugurta a Silla. Alla fine, Bocco fu convinto a tradire Giugurta, che fu subito consegnato nelle mani dello stesso Silla. La guerra era cos conclusa. Poich Mario era il comandante dotato di imperium e Silla militava alle sue dirette dipendenze, l'onore della cattura di Giugurta spettava interamente a Mario, ma era chiaro che gran parte del merito andava riconosciuto personalmente a Silla, tanto che gli fu consegnato un anello con un sigillo commemorativo dell'evento. Al momento la cosa non fece particolarmente scalpore, ma in seguito Silla si vanter di essere stato il vero artefice della conclusione vittoriosa della guerra. Mario, intanto, si guadagnava fama di eroe del momento. Il suo valore stava per essere messo alla prova da un'altra grave emergenza
L'arrivo in Gallia del popolo dei Cimbri e la vittoria da loro conseguita su Marco Giunio Silano, il cui esercito fu totalmente annientato, aveva provocato un inizio di ribellione da parte delle trib celtiche che erano state di recente assoggettate dai romani nella parte meridionale del paese. Nel 107 a.C. il console Lucio Cassio Longino venne completamente sconfitto da una trib locale, e l'ufficiale di grado pi elevato fra quelli sopravvissuti (Gaio Popilio Lenate), figlio del console dell'anno 132, riusc a mettere in salvo quanto restava delle forze romane solo dopo aver ceduto met degli equipaggiamenti ed aver subito l'umiliazione di far marciare il proprio esercito sotto il giogo, in mezzo allo scherno dei vincitori. L'anno successivo (106 a.C.) un altro console, Quinto Servilio Cepione, marci contro le trib stanziate nella zona di Tolosa, che si erano ribellate a Roma, e si impossess di un'enorme somma di denaro custodita nei santuari dei templi (il cosiddetto Oro di Tolosa o Aurum Tolosanum). La maggior parte di questo tesoro spar misteriosamente durante il trasporto verso Massilia (l'odierna Marsiglia) e, molto probabilmente, fu lo stesso Cepione che ordin il finto furto per impossessarsi dell'oro. Cepione fu confermato nel comando anche per l'anno successivo, mentre uno dei nuovi consoli, Gneo Mallio Massimo, si un a lui nelle operazioni in Gallia meridionale. Al pari di Mario, anche Mallio era un uomo nuovo, e la collaborazione fra lui e Cepione si dimostr subito impossibile. I Cimbri e i Teutoni erano entrambi composti da trib di ceppo germanico che, nel corso delle proprie migrazioni, erano apparse sul corso del fiume Rodano proprio mentre l'esercito di Mallio si trovava nella stessa zona. Cepione, che era accampato sulla riva opposta del fiume, si rifiut in un primo momento di venire in soccorso del collega minacciato, decidendosi ad attraversare il fiume solo dopo che il Senato gli aveva ordinato di cooperare con Mallio. Tuttavia egli si rifiut di unire le forze dei due eserciti, e si mantenne a debita distanza dal collega. I Germani approfittarono della situazione e, dopo aver sbaragliato Cepione, distrussero anche l'esercito di Mallio il 6 ottobre del 105 a.C. presso la citt di Arausio. I Romani dovettero combattere con il fiume alle spalle che impediva loro la ritirata, e, stando alle cronache, furono uccisi 80.000 soldati e 40.000 ausiliari. Le perdite subite nel decennio precedente erano state molto gravi, ma questa sconfitta, provocata soprattutto dall'arroganza della nobilt che si rifiutava di collaborare con i pi capaci capi militari non nobili, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non soltanto le perdite umane erano state enormi, ma l'Italia stessa era ormai esposta all'invasione delle orde barbariche. Il malcontento del popolo contro l'oligarchia aveva raggiunto ormai l'esasperazione.
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Per approfondire, vedi Battaglia di Aquae Sextiae e Battaglia dei Campi Raudii.
Nel 102 a.C. i Cimbri dalla Spagna tornarono in Gallia, e, insieme ai Teutoni, decisero di invadere l'Italia. Questi ultimi avrebbero dovuto puntare a Sud dirigendosi verso le coste del Mediterraneo, mentre i Cimbri dovevano penetrare nell'Italia settentrionale da Nord-Est attraversando il passo del Brennero (per alpes Rhaeticas). Infine i Tigurini, la trib celtica loro alleata che aveva sconfitto Longino nel 107 pensavano di attraversare le Alpi provenendo da Nord-Ovest. La decisione di dividere in questo modo le loro forze si sarebbe dimostrata fatale, poich diede ai Romani, avvantaggiati anche dalle linee di approvvigionamento molto pi corte, la possibilit di affrontare separatamente i vari contingenti, concentrando le proprie forze laddove era di volta in volta necessario. Nel frattempo Mario aveva organizzato nel migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti ad un addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle
Gaio Mario lunghe marce di avvicinamento, dell'allestimento degli accampamenti e delle macchine da guerra, tanto da meritarsi il soprannome di muli di Mario.[5] Dapprima decise di affrontare i Teutoni, che si trovavano in quel momento nella provincia della Gallia Narbonense e si stavano dirigendo verso le Alpi. In un primo momento rifiut lo scontro, preferendo arretrare fino ad Aquae Sextiae (l'attuale Aix en Provence), un insediamento fondato da Gaio Sestio Calvo, console nel 109 a.C., in modo da sbarrare loro il cammino. Alcuni contingenti di Ambroni, avanguardia dell'esercito dei Germani, si lanciarono avventatamente all'attacco delle posizioni romane, senza aspettare l'arrivo di rinforzi, e 30.000 di essi rimasero uccisi. Mario schier poi un contingente di 30.000 uomini per tendere un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, furono completamente sterminati e persero 100.000 uomini,[6] e quasi altrettanti ne furono catturati. Il collega di Mario Quinto Lutazio Ctulo, console nel 102, non ebbe altrettanta fortuna, non riuscendo a impedire che i Cimbri forzassero il passo del Brennero avanzando nell'Italia settentrionale verso il finire del 102 a.C. Mario apprese la notizia mentre si trovava a Roma, dove fu rieletto console per l'anno 101 a.C. Il senato gli accord il trionfo ma lui rifiut perch ne voleva fare partecipe anche l'esercito, quindi lo posticip ad una vittoria contro i Cimbri. Immediatamente si mise in marcia per ricongiungersi con Catulo, il cui comando fu prorogato anche per il 101. Infine, nell'estate di quell'anno, a Vercelli, nella Gallia Cisalpina, in una localit allora chiamata Campi Raudii, ebbe luogo lo scontro decisivo. Ancora una volta la ferrea disciplina dei Romani ebbe la meglio sull'impeto dei barbari, e almeno 65.000 di loro (o forse 100.000) perirono, mentre tutti i sopravvissuti furono ridotti in schiavit. I Tigurini, a questo punto, rinunciarono al loro proposito di penetrare in Italia da Nord-Ovest e rientrarono nelle proprie sedi. Catulo e Mario, come consoli in carica, celebrarono insieme uno splendido trionfo, ma, nell'opinione popolare, tutto il merito venne attribuito a Mario. In seguito Catulo si trov in contrasto con Mario, divenendone uno dei pi acerrimi rivali. Come ricompensa per avere sventato il pericolo dell'invasione barbarica, Mario venne rieletto console anche per l'anno 100 a.C. Gli avvenimenti di quell'anno, tuttavia, non gli furono propizi.
Il mondo romano, al termine della seconda guerra punica (in verde), e poi attorno al 100 a.C. (arancione).
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Durante gli anni di assenza di Mario da Roma, e subito dopo il suo ritorno, Roma conobbe alcuni anni di relativa tranquillit. Nel 95 a.C., tuttavia, venne approvata una legge che decretava che tutti coloro che non fossero cittadini romani, cio coloro che provenivano da altre citt italiche dovessero essere espulsi da Roma. Nel 91 a.C. Marco Livio Druso fu eletto tribuno e propose una grande distribuzione di terre appartenenti allo Stato, l'allargamento del Senato e la concessione della cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi di tutte le citt italiche. Il successivo assassinio di Druso provoc l'immediata insurrezione delle citt-Stato italiche contro Roma, e la Guerra Sociale degli anni 91 a.C. - 88 a.C. Mario fu chiamato ad assumere, insieme a Silla, il comando degli eserciti chiamati a sedare la pericolosa rivolta.
Finita la guerra in Italia si apr un nuovo fronte in Asia, dove Mitridate, re del Ponto, nel tentativo di allargare verso occidente i confini del suo regno, invase la Grecia. Posto di fronte alla scelta se affidare il comando dell'inevitabile guerra contro Mitridate a Silla o Mario, il Senato, in un primo momento, scelse Silla. In seguito, tuttavia, quando il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo, appoggiato da Mario cerc di far passare una legge per distribuire gli alleati italici nelle trib cittadine, in modo da influenzare con il loro voto i comizi ne nacque uno scontro nel quale il figlio del console Quinto Pompeo Rufo trov la morte. Silla sfuggito alla confusione si rifugi nella casa dello stesso Mario. Intanto la legge venne approvata e le trib che adesso contenevano anche i nuovi cittadini fecero passare una legge secondo la quale veniva affidata a Mario la guerra contro Mitridate. Intanto Silla raggiunse l'esercito a Nola e Mario fece mandare due tribuni per portare l'esercito a Roma. Ma l'esercito uccise i tribuni e Silla fece marciare l'esercito su Roma. Mario all'arrivo di Silla abbandon precipitosamente Roma, rifugiandosi in esilio. Gneo Ottavio e Lucio Cornelio Cinna furono eletti consoli nell'87 a.C., mentre Silla, nominato proconsole, si mise in marcia verso oriente con l'esercito.
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Epilogo
Cinna fu in seguito rieletto console per altre due volte, per poi morire, Busto di Gaio Mario in et avanzata (Museo Chiaramonti). vittima di un ammutinamento, mentre si dirigeva con l'esercito verso la Grecia. L'armata di Silla, dopo aver concluso vittoriosamente la campagna nel Ponto, rientr in Italia sbarcando a Brindisi nell'83 a.C., e sconfisse il figlio di Mario, Gaio Mario il giovane, che mor in combattimento a Preneste, a circa 50 chilometri da Roma. Gaio Giulio Cesare, nipote della moglie di Mario, spos una delle figlie di Cinna. Dopo il ritorno di Silla a Roma si instaur un regime di restaurazione che perpetr le pi feroci repressioni, tanto che Giulio Cesare fu costretto a fuggire in Cilicia, dove rimase fino alla morte di Silla nel 78 a.C.
Minturnae
Nell'88 a.C., quando fu dichiarato nemico pubblico da Silla e costretto a fuggire da Roma, Mario si rifugi tra le paludi di Minturnae. I magistrati locali decretarono la sua morte per mano di uno schiavo cimbro il quale, tuttavia, mosso a compassione o intimorito non diede corso alla esecuzione. Il busto bronzeo di Gaio Mario si trova collocato attualmente nel Municipio di Minturno. Plutarco, in Marium, scrisse che i Minturnesi, mossi a compassione, lo aiutarono a imbarcarsi sulla nave di Beleo, diretta verso l'Africa.
Note
[1] Il praenomen "Gaio" forma corretta rispetto al pur comune "Caio". La forma "Caio", infatti, si diffusa a seguito di un'errata interpretazione dell'abbreviazione epigrafica "C." (cfr., tra gli altri, Conte, Pianezzola, Ranucci, Dizionario della lingua latina, sub voce Gaius: il fraintendimento dell'abbr., in cui la G si scriveva, per conservazione di grafia arcaica, C., ha generato la forma "Caio"). [2] Che diffusa convinzione sul posto che derivi dall'espressione latina Casa Marii. [3] Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo, Lib.II,12. [4] Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo, Lib.II,12. [5] Sesto Giulio Frontino, Stratagemata, IV, 1.7. [6] 150.000 uomini secondo altre fonti, vedi Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo,Lib.II,12.
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Bibliografia
Fonti antiche
Plutarco, Vite parallele, Vita di Mario.
Fonti secondarie
Giuseppe Antonelli, Gaio Mario, Roma 1995. Jrme Carcopino, Silla, Milano 1981. Luciano Canfora, Giulio Cesare. Il dittatore democratico, Roma-Bari 1999. ISBN 88-420-5739-8 Jrme Carcopino, Giulio Cesare, Milano 1993. ISBN 88-18-18195-5 M. Cary e H. H. Scullard, Storia di Roma, vol. II, Bologna 1988. ISBN 88-15-02023-3 Andr Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989. ISBN 88-04-32321-3
Voci correlate
Consoli repubblicani romani
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Portale turistico di Minturno Scauri - Minturnae (http://www.minturnoscauri.it/minturnae.htm) (EN) Mario e Silla (http://janusquirinus.org/essays/Apollo/Background/MS1.html) (EN) La vita di Gaio Mario (http://www.jerryfielden.com/essays/marius.htm)
Predecessore Console romano Successore
Servio Sulpicio Galba e Lucio Ortensio Gneo Mallio Massimo e Publio Rutilio Rufo Gaio Mario II e Gaio Flavio Fimbria Lucio Aurelio Oreste e Gaio Mario III Quinto Lutazio Catulo e Gaio Mario IV Manio Aquilio e Gaio Mario V
107 a.C. con Lucio Cassio Longino (104 a.C.) con Gaio Flavio Fimbria (103 a.C.) con Lucio Aurelio Oreste (102 a.C.) con Quinto Lutazio Catulo (101 a.C.) con Manlio Aquillio (100 a.C.) con Lucio Valerio Flacco
Quinto Servilio Cepione e Gaio Atilio Serrano Lucio Aurelio Oreste e Gaio Mario III Gaio Mario IV e Quinto Lutazio Catulo Manlio Aquillio e Gaio Mario V Lucio Valerio Flacco e Gaio Mario VI Aulo Postumio Albino, Marco Antonio Oratore
II
III
IV
VI
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86 a.C. con Lucio Cornelio Cinna II Lucio Cornelio Cinna III e Gneo Papirio Carbone VII
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