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Inchiesta militare amministrativa

1. Premessa Il Comandante delle Forze di proiezione, con la lettera [del] 17 agosto 1999, ha determinato lapertura di uninchiesta sommaria, nominando lo scrivente quale lUfficiale inquirente per laccertamento degli eventi connessi al decesso dellallievo paracadutista Emanuele Scieri, avvenuto in data 13 agosto 1999 presso la caserma Gamerra, sede del Centro di addestramento di paracadutismo, e per appurare eventuali responsabilit. Con messaggio del 28 agosto 1999 il comandante delle Forze di proiezione ha stabilito che la consegna della relazione deve essere effettuata entro il 18 settembre 1999. In base a quanto previsto dallart. 6 del Regolamento per le inchieste sugli incidenti, infortuni ed eventi di particolare gravit o risonanza avvenuti nellambito dei Corpi, Unit o Reparti dellEsercito, ho provveduto alla raccolta di tutte le notizie relative allincidente, e allacquisizione della relazione tecnico-disciplinare.

2. Notizie relative allevento Nellevento stato coinvolto il seguente personale: 1) Militare deceduto: allievo paracadutista Emanuele Scieri, nato a Cuneo il 31 agosto 1973..., residente a Siracusa [...], effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti. 2) Militari con cui rientrato in caserma: a) allievo paracadutista Stefano Viberti [...], corsi del Centro di addestramento paracadutisti; b) allievo paracadutista Daniele Gelli [...]; c) allievo paracadutista Michele Mastrini [...]; d) allievo paracadutista Luca Valentini [...].

effettivo

al

Reparto

3) Personale di servizio al Reparto corsi il giorno 13 agosto 1999: Ufficiale di servizio: sergente maggiore Simeone Pugliese, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti; Caporale di giornata: caporale Vfb Gianluca De Silvestris, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti. 4) Personale di servizio al Centro addestramento paracadutismo il giorno 13 agosto 1999: Ufficiale di ispezione: capitano Alfio Pellegrini, effettivo al Centro di addestramento di paracadutismo; Ufficiale di picchetto: tenente Stefano Messina, effettivo al cp. g.gua. della Brigata paracadutisti Folgore; Sottufficiale di ispezione: caporale maggiore Emilio Galdi, effettivo al cp.g.gua. della Brigata paracadutisti Folgore; 5) Personale di guardia il giorno 13 agosto 1999: Capo posto: caporale Giuseppe Marroccoli, effettivo alla compagnia Comando e S. del Centro di addestramento di paracadutismo; Guardia: caporale Fabio Carramello [...]; Guardia: paracadutista Luca Esemplare [...]; Guardia: paracadutista Carlo Gul [...]; Guardia: paracadutista Alex Schiparo [...]; Guardia: paracadutista Davide Miazzi [...]; Guardia: paracadutista Filippo Basile [...]; Guardia: soldato Franco Lepre [...]; Guardia: soldato Marino Manias [...]; Guardia: paracadutista Alex Vanin [...].

6) Personale venuto a conoscenza dei fatti, in data 14 agosto 1999 [non si precisa quali fatti, ndA]: a) Comandante interinale del Ceapar: col. Pier Angelo Corradi. Il comandante titolare brig. gen. Calogero Cirneco era assente per cure termali. b) Aiutante maggiore del Reparto corsi del Ceapar: magg. Salvatore Romondia. Il comandante del Reparto corsi ten. col. Emilio Ratti era assente. c) Il comandante della 1 compagnia ten. Marco Amoriello era assente. 7) Personale che ha ritrovato il corpo il giorno 15 agosto 1999 [in realt il 16 agosto, ndA]: allievo paracadutista Walter Raggiri: effettivo alla 1 Compagnia del Reparto corsi del Centro addestramento di paracadutismo, 7 sc. 99; allievo paracadutista Carlos Picelli [...]; allievo paracadutista Marco Parodi [...]; allievo paracadutista Marco Ravasi [...]; maresciallo ordinario Giuliano Bortolotto [...].

Dati di situazione 1) Presso la caserma Gamerra alloggiato il Centro di addestramento di paracadutismo e, recentemente, vi stata trasferita la compagnia Genio guastatori della Brigata paracadutisti Folgore. Rispetto al passato la situazione alloggiativa decisamente migliorata per effetto di una drastica riduzione della forza effettiva pari mediamente a 950-1.000 militari di truppa, esclusa la cp.g.gua. La riduzione di forza nellambito del Reparto corsi ancora pi sensibile, data lintroduzione del servizio permanente, che ha limitato il numero di militari di leva da brevettare per ciascun scaglione alle sole esigenze dei Reparti alla Sede delle caserme della Brigata. Il Reparto corsi ha una forza effettiva, compresi gli aggregati per i corsi, che mediamente oscilla tra 200 e 300 unit. Tale fatto ha consentito di elevare la qualit di vita allinterno del Centro, mediante una sistemazione del personale nelle camerate a posto singolo, e una organizzazione della vita di caserma che garantisce un pi elevato standard al funzionamento dei servizi relativi al vettovagliamento, al benessere e al tempo libero. In questa prospettiva la sistemazione alloggiativa del personale stata nettamente distinta, anche dal punto di vista infrastrutturale, tra i reparti che inquadrano le reclute rispetto a quelli che inquadrano gli anziani. Con riferimento al cortile centrale della Caserma sul lato destro, spalle al comando del Centro, vi sono le palazzine con le camerate del Reparto corsi che inquadra le reclute. Sul lato opposto si trovano le palazzine delle compagnie di supporto, con il personale anziano. La Mensa, la Pizzeria, la Sala convegno si trovano in posizione centrale rispetto alle palazzine alloggiative. Il miglioramento degli standard alloggiativi, la netta distinzione del personale destinato al supporto, costituito prevalentemente da Vfp [Volontari in ferma permanente], rispetto al personale in addestramento per leffettuazione dei corsi, rappresentano i fattori che nel tempo hanno comportato una relativa riduzione dei fatti di prevaricazione che spesso hanno origine a causa della presenza nello stesso reparto di personale di scaglioni diversi e a causa del sovraffollamento e della insoddisfacente qualit della vita. In generale quindi la caserma Gamerra presenta strutture alloggiative, di sostegno logistico, per il benessere e il tempo libero, del tutto adeguate e in qualche caso addirittura sovradimensionate rispetto alle esigenze della forza attualmente addestrata. Conseguentemente la qualit di vita, intesa come disponibilit di servizi, ancorch possa essere migliorata, soddisfacente. 2) I servizi di sorveglianza presso la caserma Gamerra sono svolti da: a livello di compagnia, sottufficiale di servizio; a livello di reparto/Btg., ufficiale di servizio; a livello di caserma, ufficiale dispezione,

ufficiale di picchetto e dal sottufficiale dispezione. La guardia costituita da un capoposto e dieci militari di truppa e monta a turno settimanale. Il personale suddiviso in due aliquote: la prima svolge lattivit di controllo alla porta centrale e, durante le ore diurne, anche alla porta carraia. La seconda svolge attivit di pattuglia effettuando 2-3 pattuglie durante larco notturno, in orari stabiliti dal comandante della caserma. Il pattugliamento ha luogo, in genere, dopo il termine della libera uscita. 3) Il personale di leva frequentatore dei Corsi di paracadutismo, dato che la Brigata paracadutisti Folgore costituita prevalentemente da personale volontario in servizio permanente, si ridotto notevolmente ed pari a circa 70 unit per scaglione. Tale personale effettua laddestramento iniziale presso il 78 rgt.f. Lupi di Toscana in Scandicci e affluisce, al termine delladdestramento di base, effettuato il giuramento, presso il Centro addestramento di paracadutismo di Pisa. Laddestramento degli allievi paracadutisti presso il Reggimento addestramento reclute svolto nellambito della 8 compagnia che inquadra solo gli allievi paracadutisti. Il personale e i graduati dinquadramento sono costituiti da ufficiali e sottufficiali appartenenti alla specialit paracadutista. Questo fatto consente di introdurre gradualmente le reclute nellambiente paracadutista. Al termine delladdestramento di base il personale viene trasportato da Firenze a Pisa con autobus da 50 posti a cura del Ceapar e sotto il controllo dei quadri della compagnia del Reparto corsi destinata ad assumere in forza il personale in afflusso. 4) La accoglienza alle reclute posta in atto dal comandante del Reparto corsi che, allatto del loro arrivo, espone le regole di vita del nuovo ambiente e li informa circa lassoluta volont di combattere i fenomeni di prevaricazione e la necessit di denunciare ogni atto di nonnismo. Analogamente procede il comandante di compagnia che fa firmare agli allievi anche una dichiarazione relativa agli atti di prevaricazione. Ci non significa che il fenomeno sia debellato. Continuano, infatti, a verificarsi numerosi casi di prevaricazione. Tra laltro proprio durante il trasporto tra Firenze e Pisa del 7 sc. i graduati capi macchina di uno dei due autobus, impiegati per lesigenza dove, per altro, non si trovava lallievo paracadutista Scieri hanno imposto alle reclute di viaggiare con i finestrini chiusi, seduti in posizione tale da non appoggiare la schiena allo schienale. I responsabili sono stati perseguiti disciplinarmente e denunciati alla magistratura.

Dati di fatto relativi allevento 1) Lallievo paracadutista Emanuele Scieri ha svolto laddestramento iniziale presso il 78 rgt.f. Lupi di Toscana in Firenze. Il giovane non evidenzia particolari difficolt dinserimento nellambiente militare, svolge il servizio con impegno. Piuttosto riservato, mantiene un rapporto distaccato con i commilitoni, che potrebbe essere dovuto anche allet e al livello distruzione. Ha 26 anni ed laureato in giurisprudenza. 2) In data 13 agosto 1999 viene trasferito al Centro addestramento di paracadutismo di Pisa, unitamente al restante personale della 8 compagnia del 78 rgt.f. Lupi di Toscana. Allarrivo le reclute sono ricevute dal comandante del Reparto corsi tenente colonnello Emilio Ratti, che illustra loro le regole di vita del nuovo ambiente e, in particolare, li invita a denunciare ogni atto di nonnismo che si dovesse verificare. Successivamente, vengono svolte tutte le operazioni di incorporazione. Nel corso di queste operazioni, durante la distribuzione del materiale di casermaggio, le reclute vengono a trovarsi nellarea ove si trova la scala della torre per lasciugatura dei paracadute, alla base della quale sar

poi trovato lallievo paracadutista Scieri, deceduto. Il magazzino di casermaggio, infatti, posto di fronte alla scala, a pochi metri di distanza dalla stessa. Terminate le attivit e consumato il pasto serale, numerosi allievi tra cui lo Scieri con lallievo paracadutista Viberti e lallievo paracadutista Valentini, si recano in libera uscita. Nella giornata del 13 agosto 1999, in ragione della festivit del Ferragosto, la gran parte del personale del Centro viene inviata in licenza. Tra le reclute del 7 scaglione, circa 27 militari su 70 fruiscono di licenza. 3) Il rientro del militare avvenuto alle 22.15 circa in compagnia dellallievo paracadutista Viberti con cui stava colloquiando e degli allievi paracadutisti Mastrini, Valentini e Gelli. Questi ultimi rientrano direttamente in camerata. Lo Scieri e il Viberti continuano a passeggiare sulla strada che costeggia il muro di cinta e che, superata la palazzina camerata adduce, dopo circa un centinaio di metri, allarea adiacente al magazzino di casermaggio e alla contigua torre per lasciugatura dei paracadute. Questa area, destinata allaccatastamento di materiale fuori uso, separata dalla strada da un divisorio in lamiera, che ne impedisce la visibilit a chi transita sulla rotabile. Viene agevolmente osservata dalle finestre e dai balconi di una palazzina [esterna alla caserma] adiacente il muro di cinta. 4) Durante la passeggiata, giunta allaltezza dellarea in parola, alle 22.30 circa lo Scieri avverte il commilitone Viberti di voler fare una telefonata con il proprio cellulare. Viberti, che aveva assistito ad altre due telefonate durante la serata, ritiene il fatto del tutto normale e, quindi, si avvia verso le camerate. Si presume che i fatti che hanno determinato il decesso dello Scieri siano avvenuti nel periodo successivo. Il militare, mentre sale sulla griglia di protezione della scala fino a una altezza presunta di 5-7 metri, cade a terra, resta paralizzato e muore. 5) Nelle camerate lallievo Viberti avverte una certa preoccupazione per lassenza dello Scieri, che si prolunga oltre il previsto, e ne parla ai commilitoni. Alle 23.45 il sergente maggiore Pugliese, ufficiale di servizio in compagnia, e il caporale Gianluca De Silvestris, caporale di giornata, vengono avvertiti dellassenza dellallievo paracadutista Scieri, e del suo rientro in caserma alle 22.15 circa, senza precisare che alle 22.30 era stato lasciato dallallievo paracadutista Viberti presso la torre. Alle 24.00 il caporale di giornata consegna il rapporto del contrappello allufficiale di picchetto con lindicazione del mancato rientro di Scieri, senza la precisazione del rientro dello stesso alle 22.15 e successiva assenza. 6) Il giorno successivo, alladunata per lalzabandiera, viene comunicato il mancato rientro dellallievo paracadutista Scieri effettivo alla compagnia che inquadra le reclute, e di altri due militari pi anziani appartenenti alle compagnie di sostegno, al comandante interinale del Ceapar colonnello Pierluigi Corradi. Laiutante maggiore del Reparto corsi, maggiore Romondia, in assenza del comandante del Reparto tenente colonnello Ratti e del comandante di compagnia tenente Amoriello, si incarica delle ricerche e delle comunicazioni di rito. Lufficiale in parola, non valutando adeguatamente la notizia del rientro del militare alle 22.15 e convinto che il militare fosse uscito di nuovo dalla caserma, si limita a effettuare le ricerche allesterno della caserma. In sostanza cerca di contattare lo Scieri sul telefonino, e la famiglia in Sicilia che risulta fuori casa. Da ultimo invia il prescritto messaggio ai carabinieri di Siracusa. La ricerca telefonica viene ripetuta nella giornata di domenica, a cura del maresciallo Bellettini, ufficiale di servizio al Reparto corsi.

7) Nella giornata di luned viene inviato un ulteriore messaggio ai carabinieri di Siracusa e alla Procura della Repubblica di La Spezia per le ricerche dellassente. Alle 14.00 circa, casualmente, lallievo paracadutista Raggiri, comandato di servizio al magazzino di casermaggio, vede il corpo del commilitone posto alla base della scala e d lallarme. Il cadavere stato rinvenuto a terra, in posizione supina, in una ampia pozza di sangue con il piede destro appoggiato su un tavolo posto sotto la scala. Presentava una ferita al capo, lesioni sul dorso e una frattura in corrispondenza della tibia e della caviglia sinistra. La calzatura del piede sinistro era posta a circa un metro dalla punta del piede. Piccole ferite erano visibili negli arti superiori e nelle mani. Sono state, altres, rilevate tracce, si suppone di liquido ematico, in corrispondenza di alcune sbarre della griglia di protezione della scala. Questi elementi sono stati osservati dal personale che ha rinvenuto il cadavere, e la documentazione fotografica e i reperti, sottoposti a segreto istruttorio, sono agli atti della Procura della Repubblica di Pisa.

Successione degli eventi Gli eventi relativi al fatto si sono succeduti come di seguito indicato: 1) Il giorno 13 agosto 1999 tra le ore 11.45 e 13.00 gli allievi paracadutisti arrivano al Centro addestramento paracadutisti provenienti dal 78 rgt.f. Lupi di Toscana in Firenze e vengono assegnati alla 1 compagnia paracadutisti del Reparto corsi. Effettuano nellarco di tempo tra le 14.00 e le 17.30 tutte le operazioni relative allincorporamento e, in particolare, alle ore 16.30 circa ritirano il materiale di casermaggio, distribuito nel magazzino di commissariato, adiacente allarea di deposito del materiale fuori uso e posto di fronte alla scala metallica, con protezione esterna, che adduce alla sommit della torre utilizzata per asciugare i paracadute. Durante tale periodo le reclute sono indottrinate circa le regole della vita di caserma, i diritti, i doveri, la responsabilit e la necessit di denunciare ogni, seppur minimo, atto di prevaricazione, dal comandante del Reparto tenente colonnello Ratti, dallaiutante maggiore, maggiore Salvatore Romondia, e dal comandante di compagnia tenente Amoriello. In particolare questultimo fa firmare loro una scheda con indicazioni relative al fenomeno del nonnismo; 2) alle ore 18.30 circa le reclute si recano in parte in licenza (n 27) e i rimanenti in libera uscita. Lallievo paracadutista Scieri si reca in libera uscita, dopo aver consumato il rancio serale, in compagnia degli allievi paracadutisti Valentini e Viberti; 3) visitano la piazza dei Miracoli per vedere la Torre. Qui alle 21.00 circa lallievo paracadutista Scieri telefona con il cellulare alla madre in Sicilia; 4) alle ore 21.30 al gruppetto di militari si aggiunge anche lallievo paracadutista Mastrini. Tutti insieme si avviano per rientrare in caserma; 5) alle 22.00 circa, mentre i militari sostano in corrispondenza di un bar, ha luogo una comunicazione telefonica dello Scieri con il fratello. Il gruppo, quindi, cui si unito anche lallievo paracadutista Gelli, riprende la via del rientro; 6) durante il rientro in caserma, il gruppo si suddivide in due sottogruppi. Gli allievi paracadutisti Gelli, Mastrini e Valentini vanno avanti di qualche passo e rientrano direttamente nelle camerate. Gli allievi paracadutisti Viberti e Scieri si soffermano allesterno delle camerate per fumare una sigaretta. Passeggiando sulla strada che dalle camerate adduce alla torre raggiungono lapice del viale e quindi ritornano indietro; 7) mentre stanno ritornando verso le camerate, in corrispondenza della torre e del magazzino di casermaggio, lallievo paracadutista Scieri avverte Viberti che deve fare una telefonata, quasi a suggerirgli di lasciarlo solo e proseguire;

8) lallievo paracadutista Viberti rientra nelle camerate senza dare alcuna importanza alla cosa. Solo alle 23.30 circa, con lapprossimarsi del contrappello, si preoccupa, parlando con i commilitoni, per il fatto che lo Scieri non ancora rientrato. Anche in questo caso nessuno d importanza al fatto e attendono il contrappello; 9) alle 23.45 il caporale De Silvestris e il sergente maggiore Pugliese effettuano il contrappello e vengono avvertiti che lallievo paracadutista Scieri era rientrato in caserma alle 22.15. Non viene riferito il particolare che lallievo paracadutista Viberti lo avesse lasciato alle 22.30 presso la torre per fare una telefonata. Il personale di servizio si limita a ricevere la notizia e, attribuendo lassenza a un supposto e non verificato allontanamento del militare dalla caserma, successivo al rientro, redige il rapportino del contrappello con lindicazione del mancato rientro. Nel rapportino non viene riportata la notizia dellavvenuto rientro dellallievo paracadutista Scieri alle 22.15; 10) lufficiale dispezione, lufficiale di picchetto e il sottufficiale dispezione alla notizia del mancato rientro non fanno seguire alcuna ricerca di informazioni circa la posizione del militare, che trattandosi di recluta appena arrivata avrebbe potuto essere incorsa in qualche inconveniente. Trattano il caso alla pari di altri due mancati rientri di personale anziano avvenuti nello stesso giorno, restando in attesa degli eventi; 11) il giorno successivo, sabato 14 agosto 1999, allalzabandiera, il maggiore Romondia, in assenza del comandante del Reparto corsi, comunica le novit al comandante interinale del Centro addestramento di paracadutismo, colonnello Corradi. Il colonnello Corradi, ricevuta la notizia, affida al maggiore Romondia il compito di assumere le informazioni circa il mancato rientro; 12) il maggiore Romondia, in data 14 agosto 1999, viene informato che lallievo paracadutista Scieri era rientrato alle 22.15 con gli allievi paracadutisti Valentini, Gelli, Mastrini e Viberti. Tuttavia, non valuta compiutamente la notizia, e convinto che il militare fosse di nuovo uscito dalla caserma per telefonare non effettua alcuna ricerca allinterno e si limita a telefonare al cellulare del deceduto Scieri, che risulta spento, e allabitazione dei genitori in Sicilia, senza alcuna risposta. Procede, quindi, a inviare alla stazione dei carabinieri di Siracusa, localit di residenza del militare, il messaggio di richiesta di notizie; 13) alle 05.30 del 15 agosto 1999 il generale Celentano, comandante della Brigata paracadutisti Folgore, e il colonnello Fantini effettuano una ispezione della caserma senza riscontrare novit; 14) il giorno 15 agosto 1999 viene ripetuta, dal maresciallo Bellettini, ufficiale di servizio al Reparto corsi, la ricerca per contattare lo Scieri sul cellulare e i genitori in Sicilia, senza alcun risultato. Alle 21.30 effettua una ispezione straordinaria alla caserma il colonnello Pier Angelo Corradi senza riscontrare novit; 15) il giorno 16 agosto 1999 non hanno luogo ricerche. Alle ore 14.00 circa viene ritrovato il cadavere come di seguito indicato: a) gli allievi paracadutisti Raggiri, Picelli, Ravasi e Parodi, comandati di servizio presso il magazzino di casermaggio, si recano presso lo stesso e trovandolo ancora chiuso per lintervallo pomeridiano restano in attesa del responsabile per lapertura. Lallievo paracadutista Raggiri passeggiando nellarea, forse anche richiamato da un intenso odore, si avvicina alla scala della torre, nota prima una gamba e poi il cadavere dello Scieri. Immediatamente d lallarme e avverte il maresciallo Bortolotto che sta transitando sulla strada. A sua volta il maresciallo Bortolotto avverte il comandante del Nucleo carabinieri, lufficiale medico, il comandante interinale del Centro addestramento di paracadutismo colonnello Corradi. b) Il comandante interinale colonnello Corradi provvede ad avvertire del rinvenimento del cadavere il comandante della Brigata paracadutisti Folgore, lo Stato maggiore dellEsercito, il procuratore della Repubblica di Pisa, il procuratore militare e la famiglia del deceduto.

c) Interviene il medico legale, e alle 17.30 del 16 agosto 1999 il procuratore della Repubblica di Pisa autorizza la rimozione del cadavere e la sua traslazione presso lIstituto di medicina legale di Pisa.

3. Accertamenti a. Ricognizione sul luogo degli eventi 1) Ho effettuato in data 17 agosto 1999 una prima sommaria ricognizione presso la caserma Gamerra e, successivamente, ho visitato, in pi occasioni, il Centro addestramento paracadutisti in Pisa. Ho, altres, effettuato una visita anche presso la caserma Gonzaga del 78 rgt.f. Lupi di Toscana, in data 19 agosto 1999. 2) La visita presso il 78 rgt.f. Lupi di Toscana mi ha consentito di accertare che lallievo paracadutista Scieri, di 26 anni, laureato in giurisprudenza, aveva svolto regolarmente lattivit addestrativa presso l8 compagnia, reparto che inquadra il personale destinato ai paracadutisti. Non aveva mai dato luogo a rilievi e non aveva presentato alcuna domanda o richiesta di alcun genere. Il suo comportamento era ritenuto normale. Dal punto di vista fisico aveva dimostrato di possedere una preparazione non elevata, comunque mediamente adeguata. Aveva presentato la domanda per essere reclutato fra i paracadutisti 8 anni prima, allatto della visita di leva. Tuttavia non emerso che avesse esternato alcuna contrariet a effettuare il corso paracadutisti. Dal punto di vista sanitario, durante il periodo di permanenza al 78 rgt.f. Lupi di Toscana, non aveva fatto rilevare alcun malessere, se si esclude una tallonite dovuta alladdestramento formale. Dal personale inquadratore stato descritto come un tipo riservato, volenteroso, che si era impegnato nel servizio. Il comandante di plotone non ne ricordava la fisionomia il che, a suo dire, denotava che lo Scieri fosse un buon elemento, non avendo procurato problemi. 3) Le visite presso la caserma Gamerra mi hanno consentito di conoscere i luoghi relativi ai fatti e lambiente in cui sono avvenuti. A questo proposito ho rilevato che la sistemazione infrastrutturale consente una adeguata separazione del personale anziano e volontario rispetto agli allievi paracadutisti destinati alla frequenza dei corsi. Ho, altres, accertato che la distanza delle camerate della 1 compagnia del Reparto corsi dallarea dove stato rinvenuto il cadavere di circa 80-100 metri. Larea non pu essere vista dalla strada mentre pu essere osservata dalla villetta adiacente il muro di cinta. Per altro fino al giorno 20 agosto 1999 la villetta presentava le tapparelle abbassate e, quindi, da ritenere che la famiglia alloggiata si trovasse fuori sede. Gli itinerari delle pattuglie del servizio di vigilanza si sviluppano sulla strada adiacente il muro di cinta, da cui non possibile osservare larea dove stato ritrovato il cadavere, bench illuminata. La scala di accesso alla torre in acciaio con una grata di protezione. Presenta due balconcini allaltezza di circa 5 e 10 m. La grata di protezione robusta e consente di essere usata come scala senza flettersi. Le sbarre di cui formata la grata sono costituite da strisce metalliche che rendono difficile la arrampicata. Le tracce, ritenute ematiche, rinvenute si trovano sulle predette strisce metalliche. Alla base della scala ancora visibile una larga macchia di sangue di vaste proporzioni. b. Interrogatorio dei militari coinvolti 1) Linterrogatorio dei militari coinvolti non stato possibile, essendo di competenza dellAutorit giudiziaria. Il comandante del Centro addestramento di paracadutismo ha, per altro, provveduto a ricevere dal personale coinvolto nei fatti le dichiarazioni spontanee, riportate nella relazione tecnico-disciplinare.

2) Ho avuto, comunque, modo di avere un colloquio informale con il personale coinvolto. In merito allallievo paracadutista Scieri, il personale che lo conosceva e gli allievi che si sono accompagnati con lui durante la serata del 13 agosto 1999 hanno dichiarato che nulla lasciava trasparire che il militare avesse problemi di qualsiasi natura. Il militare era sereno e, comunque, non appariva particolarmente preoccupato per il cambiamento di sede. In proposito aveva tranquillizzato la madre per telefono. Lallievo paracadutista Viberti, che lo aveva lasciato proprio in corrispondenza della zona ove stato poi trovato morto, ha asserito che gli aveva dichiarato lintenzione di telefonare, cosa che, peraltro, non lo aveva sorpreso dato che nel corso della serata aveva gi fatto due telefonate. Non ho potuto accertare la persona cui avrebbe telefonato, in quanto i tabulati sono presso la Procura della Repubblica. Tuttavia parrebbe che sui tabulati non risultino telefonate dopo le 22.00. La circostanza avvalorata dalle dichiarazioni della madre dellallievo paracadutista Scieri e dalla considerazione che linterlocutore della telefonata si sarebbe certamente fatto sentire. Nel caso cos fosse, la dichiarazione dellallievo paracadutista Scieri allallievo paracadutista Viberti potrebbe assumere la valenza di pretesto per allontanare il Viberti e per svolgere una attivit cui teneva senza testimoni. In sostanza dalle dichiarazioni spontanee rese dai militari non emerge alcun elemento che possa suggerire qualche ragione di insoddisfazione o di malumore tale da indurre lo Scieri ad atti inconsulti. Non emerge, altres, luso anche occasionale di farmaci, circostanza che parrebbe avvalorata dal ritrovamento di alcune confezioni di medicinali nellarmadietto. Non stato, inoltre, possibile riscontrare lindicazione di eventuali incontri finalizzati ad atti di prevaricazione con personale anziano. Nel periodo di permanenza a Pisa dalle 13.00 alle 22.30 del 13 agosto 1999, risulta che le reclute hanno avuto contatti solo con il personale dinquadramento e con il personale dei servizi di vettovagliamento, di casermaggio e di vigilanza alla porta centrale. La possibilit che lo Scieri, appartatosi presso larea della torre, abbia potuto incontrare una pattuglia del servizio di vigilanza esclusa dalle dichiarazioni spontanee delle pattuglie che hanno dichiarato di avere iniziato il primo servizio alle 01.30 del 14 agosto 1999. Il fatto confermato dagli ordini di pattugliamento. In conclusione, circa la possibilit che lallievo paracadutista Scieri sia stato indotto in modo diretto o indiretto a salire la scala alla base della quale stato trovato morto, non emerso riscontro alcuno. In linea teorica si potrebbe supporre che la salita possa essere stata suggerita da qualcuno sotto forma di mandato per verificare le capacit dellallievo paracadutista Scieri. Anche per questa ipotesi non sussiste riscontro alcuno. 3) Per quanto concerne la mancata ricerca dellassente allinterno della caserma, dalle dichiarazioni spontanee emerge che tutti coloro che sono venuti a conoscenza del fatto che lallievo paracadutista Scieri era rientrato in caserma, hanno ritenuto che lo stesso si fosse di nuovo allontanato dalla caserma per qualche ragione. Nessuno ha valutato necessario accertare se fosse realmente uscito o se fosse stato colpito da malore in qualche luogo della caserma o della citt di Pisa. Il personale di servizio stato coinvolto in un processo mentale che lo ha portato a considerare dimostrata lequazione: assenza del militare = allontanamento dalla caserma, bench si fosse in presenza della notizia del suo rientro alle 22.15. Le dichiarazioni spontanee confermano che il personale di servizio [alla Gamerra] non ha proceduto alla ricerca del militare nellassunto che lallievo paracadutista Scieri si fosse, di nuovo, successivamente allontanato. Per altro, laccertamento delluscita del militare nel periodo tra le 22.30 e le 23.30 risulta possibile, secondo le dichiarazioni testimoniali del personale di servizio alla porta, in quanto il numero dei militari che

escono pari a non pi di 2-3 unit e, in genere, sono militari in servizio permanente effettivo, ufficiali, sottufficiali o Vfp. Una recluta che fosse uscita nel periodo 22.30-23.30 sarebbe, quindi, stata notata. Il servizio di vigilanza al perimetro della caserma, attivato mediante pattuglie, ha avuto inizio alle ore 01.30 del 14 agosto 1999. da escludere perci che le pattuglie possano aver osservato gli avvenimenti antecedenti. La possibilit di rinvenire il cadavere da parte delle stesse pattuglie resa estremamente improbabile dallesistenza di una parete in lamiera che divide larea ove stato ritrovato il cadavere dallitinerario delle pattuglie. Sarebbe stato, per contro, possibile udire gemiti o lamenti, data la vicinanza 4-5 metri tra i luoghi citati. Tuttavia nulla stato avvertito, come emerge dalle dichiarazioni spontanee del personale addetto alla vigilanza, compresi lufficiale di picchetto e il sottufficiale dispezione che effettuarono ispezioni lungo gli itinerari stabiliti per le pattuglie. Le dichiarazioni sono suffragate dagli accertamenti condotti nellarea. Per altro, una ispezione straordinaria stata compiuta alle 05.30 del 15 agosto, dal generale Celentano, comandante Battaglione paracadutisti Folgore, accompagnato dal colonnello Fantini, senza rilevare nulla di particolare. Analogamente alle 21.30 del 15 agosto 1999 il colonnello Corradi ha effettuato unulteriore ispezione straordinaria senza rilevare alcuna irregolarit. In sostanza circa la mancata ricerca dellassente, dalle dichiarazioni spontanee si rileva che una pi attenta valutazione dei fatti da parte del personale di servizio e del personale venuto a conoscenza dellassenza dellallievo paracadutista Scieri, avrebbe potuto consigliare laccertamento della sua uscita dalla caserma e, nel caso di mancato riscontro, di avviare le ricerche per il suo ritrovamento allinterno dellinfrastruttura. Per contro il personale in servizio di vigilanza e di ispezione, per la particolare posizione del luogo di ritrovamento del corpo rispetto agli itinerari di pattugliamento, non era in grado di rilevare la presenza del deceduto. c. Esame della documentazione La documentazione relativa agli eventi costituita dalla relazione tecnico-disciplinare del comandante di Corpo corredato dei pareri del comandante del Centro addestramento di paracadutismo e del comandante della Brigata paracadutisti Folgore. Non stato possibile disporre dei dati relativi ai verbali degli interrogatori, ai risultati dellautopsia, alle indicazioni dei tabulati telefonici e del restante materiale documentario coperto dal segreto istruttorio. Lesame della relazione tecnico-disciplinare e delle dichiarazioni spontaneamente rese dal personale a vario titolo coinvolto o a conoscenza dei fatti connessi con il decesso dellallievo paracadutista Scieri, induce a ritenere che la causa dellevento sia dovuta a caduta accidentale dalla grata esterna della scala di servizio della Torre sud di prosciugamento dei paracadute. Circa i motivi per cui lallievo paracadutista Scieri sia salito sulla grata, una serie di constatazioni tra cui leccentricit del luogo rispetto agli itinerari di accesso alle camerate degli anziani, la tipologia dellevento e la personalit dellallievo paracadutista evidenziano la scarsa probabilit di un atto di prevaricazione attuato da un singolo o da un gruppo di anziani. Conseguentemente viene avvalorata lipotesi di una salita volontaria sulla grata della scala, sebbene per motivi da definire. La prova di forza volontaria o per mandato, cio su indicazione fatta precedentemente da un commilitone che ne avrebbe verificato successivamente lattuazione con il controllo di un segno concordato, risulta dagli accertamenti condotti dalla linea di comando e riportati sulla relazione tecnico-disciplinare essere una forma di prevaricazione sconosciuta anche al personale pi anziano.

Circa il ritardo nel ritrovamento del corpo, i comandanti ai vari livelli concordano sul fatto che le disposizioni normative sono state osservate da parte di tutto il personale di servizio, sebbene venga rilevato che almeno lufficiale di servizio in compagnia ha trattato il fatto in modo routinario. Lipotesi di ricercare lassente allinterno della caserma non sarebbe stata presa in considerazione anche per lelevato numero di mancati rientri avvenuti nel reparto da gennaio ad agosto 1999 pari a n. 344 casi. Il comandante del Reparto di addestramento corsi formula il proprio parere ritenendo che non vi siano elementi di certezza che configurino responsabilit penali e disciplinari a carico dei militari della caserma circa il decesso dellallievo paracadutista Scieri e il ritardo nel ritrovamento del corpo. Il comandante del Centro di addestramento paracadutismo concorda con il parere del comandante di Corpo, circa lassenza di responsabilit penali e disciplinari a carico del personale della caserma Gamerra nel decesso dellallievo paracadutista Scieri e nel tardivo ritrovamento del suo corpo. Il comandante della Brigata concorda con le conclusioni disciplinari formulate dal comandante del Reparto addestrativo e del comandante del Ceapar.

4. Considerazioni a) Levento avvenuto, presumibilmente, dopo che lallievo paracadutista Viberti si allontanato alle ore 22.15 circa dallallievo paracadutista Scieri per consentirgli di telefonare in privato. La possibilit che, in quel momento e in quel punto, lallievo paracadutista Scieri abbia potuto incontrare un anziano o un gruppo di anziani che gli abbiano ordinato di salire sulla scala assai remota. La Pizzeria adiacente era chiusa per tutto il periodo del Ferragosto e la Sala convegno era stata chiusa alle 22.00 circa. La massa del personale era stata inviata in licenza. Di conseguenza la probabilit che un anziano incontrasse lallievo paracadutista Scieri, in quella area appartata che non in alcun modo frequentata, appare piuttosto scarsa. Le camerate degli anziani, daltro canto, si trovano dalla parte opposta rispetto allarea in parola, per cui lanziano avrebbe dovuto deliberatamente recarvisi, incontrandovi casualmente una recluta che non conosceva. Pur non potendo teoricamente escludere una simile ipotesi, non risulta suffragata dai fatti. Leventualit che lo Scieri abbia incontrato una pattuglia del servizio di vigilanza esclusa dal fatto che il servizio di pattugliamento iniziato alle ore 01,30. In riferimento a entrambe le ipotesi, difficilmente pensabile che militari di leva, avendo assistito alla caduta dello Scieri dalla scala, se ne siano allontanati senza verificarne almeno la sua morte o non avessero in qualche modo, anche in forma anonima col telefono, dato lallarme. Dalla posizione del corpo con la gamba destra appoggiata al tavolo si deduce con elevata probabilit che il deceduto rimasto esattamente nel posto dove caduto. Nessuno, quindi, ha presumibilmente toccato il corpo prima del rinvenimento. Tutto questo induce a ritenere che lo Scieri sia salito sulla grata di protezione della scala fino allaltezza del primo terrazzino, circa 5-7 metri. La grata consente di salire abbastanza agevolmente anche a un individuo alto e di un certo peso. Arrivato allaltezza di 5-7 metri, a causa della fatica, ovvero del dolore per le escoriazioni alle mani prodotte dalle sbarre della grata, pu aver perso lequilibrio e essere caduto. Dalla posizione in cui stato trovato il corpo si pu ipotizzare che, durante la salita, effettuata con il corpo perpendicolare al muro e con la spalla sinistra adiacente allo stesso, a un certo momento la mano sinistra abbia perso il contatto con la grata proprio nel momento in cui il piede sinistro stava ricercando il successivo appoggio. Questo fatto pu avere determinato la rotazione del corpo di 90 e la successiva caduta sul tavolo sottostante.

Limpatto sarebbe, perci, avvenuto sullangolo del tavolo in corrispondenza dei montanti in ferro con il piede sinistro, e sul tavolato di legno con il piede destro. Dopo lurto ci sarebbe stata una caduta allindietro che ha provocato le ferite alla testa che ha determinato la posizione del corpo come stato ritrovato. La dinamica in parola potrebbe spiegare la perdita della scarpa sinistra per effetto delle fratture causate dallimpatto. La circostanza che il corpo sia stato rinvenuto a distanza di circa metri 1,5 dalla base della scala induce a ritenere che non sia caduto da altezza superiore ai metri 5-7. In ogni caso le macchie, ritenute ematiche, sulle sbarre della grata non sono state rilevate ad altezza superiore. Pur non disponendo del risultato della autopsia, le ferite e i traumi riscontrati e la posizione del corpo indicano che il militare rimasto immediatamente paralizzato. Ci avvalorato dal fatto che il piede destro rimasto appoggiato al tavolo. Entrato in coma, data la notevole entit di sangue fuoriuscito rilevabile sul terreno, da presumere che sia morto in tempi brevi. Circa i motivi che abbiano indotto lo Scieri a salire sulla grata di protezione della scala non possibile una loro puntuale verifica. Si pu ipotizzare la volont di verificare la propria capacit di arrampicata sulla scala per non sfigurare di fronte ai militari pi giovani, nella convinzione o presunzione che la salita della scala costituisse una delle prove di coraggio che potevano essere imposte dagli anziani, durante il corso di paracadutismo. Tale prova, pur non risultando, allo stato degli atti, che fosse praticata nel presente e anche in passato, possibile che costituisse una delle affermazioni fatte per intimidire le reclute. Non ho rilevato indizi tali da far presumere che venga attualmente effettuata. Lottimo stato di conservazione della scala da cui caduto lo Scieri lo escluderebbe. La scala, dislocata presso la seconda torre di asciugatura dei paracadute, presenta alcuni segni di usura che, per altro, possono essere dovuti alla normale utilizzazione. Lipotesi di una prova di forza avvalorata dal fatto che lo Scieri non avrebbe telefonato nel periodo considerato. In tal caso lesigenza di telefonare sarebbe stata il pretesto per allontanare lallievo paracadutista Viberti e per poter effettuare la prova senza testimoni. ipotizzabile, altres, una prova attuata dallallievo paracadutista Scieri su mandato di un anziano per dimostrare le sue qualit fisiche e di coraggio. In questo caso lanziano avrebbe controllato a posteriori attraverso losservazione di qualche segno concordato, leffettuazione della prova. Anche per questa ipotesi non esiste alcun riscontro della sua reale sussistenza. Ad ogni modo il presunto prevaricatore, anche in questo caso, allatto dellaccertamento della prova avrebbe verosimilmente effettuato una telefonata per segnalare lincidente. Una ulteriore ipotesi data dalla volont di suicidio. Tale ipotesi non risulta supportata dalle dichiarazioni dei commilitoni, e diventa pi remota considerando che il militare caduto allindietro. La eventuale assunzione di medicinali che possano aver influenzato il comportamento dellallievo paracadutista Scieri potr essere confermata o smentita dallautopsia. b) Il mancato accertamento dei motivi che hanno determinato lassenza del militare al contrappello stato causato dalla presunzione, da parte dei commilitoni e del personale di servizio in compagnia, che lassenza fosse dovuta al successivo allontanamento del militare dalla caserma, dopo il rientro alle 22.15. La presunzione si rivelata infondata e, in ogni caso, rappresentava una congettura da verificare. Luscita dalla caserma tra le 22.30 e le 23.30 dellallievo paracadutista Scieri poteva essere almeno accertata presso il personale di servizio alla porta.

Analogamente risulta burocratica e priva di iniziativa laccettazione del motivo del mancato rientro di una recluta, appena arrivata al reparto, da parte del sottufficiale dispezione dellufficiale di picchetto e dallufficiale dispezione. Tale personale di servizio si limitato a prendere atto dellassenza, senza attuare alcun intervento volto ad accertarne i motivi. Il giorno successivo laiutante maggiore del Reparto corsi ha continuato a considerare lassenza quale mancato rientro. Non ha proceduto ad alcuna verifica e approfondimento delle dichiarazioni dei militari che erano rientrati con lallievo paracadutista Scieri e ancora meno allaccertamento dei motivi e delle modalit del supposto allontanamento del militare dalla caserma. Lelevato numero di mancati rientri, n 344 dallinizio del 1999, non pu essere addotto quale giustificazione della mancata ricerca delle cause dellassenza del militare, tuttal pi denota una relativa accettazione del fenomeno. Osservo, infine, che la mancata dichiarazione dellallievo paracadutista Viberti relativa al punto preciso ove lallievo paracadutista Scieri era stato lasciato per leffettuazione della presunta telefonata, non risulta rilevante ai fini della valutazione della necessit di accertare leffettivo allontanamento dellallievo paracadutista Scieri dalla caserma e di promuovere la sua ricerca. Lallievo paracadutista Viberti ha, infatti, dichiarato successivamente di aver lasciato Scieri sulla strada interna in luogo ben visibile e non in corrispondenza del punto dove stato ritrovato il cadavere, e di aver perci ritenuto ininfluente lindicazione del luogo in relazione allassenza del commilitone. c) Levento ha contorni piuttosto precisi e definiti, ed configurabile con elevata probabilit tra gli incidenti. Dal punto di vista massmediologico le notizie sono state diffuse, non sempre correttamente, per effetto anche dello scarso uso di comunicati stampa e di conferenze stampa, e per un eccesso di interviste rilasciate a ogni livello.

5. Conclusioni a. Parere sulle cause dellevento 1) Le cause che hanno determinato il verificarsi dellevento, in base a quanto indicato in precedenza, non sono individuabili con certezza. In prima approssimazione gli indizi concorrono a suggerire che la salita sulla grata sia avvenuta senza presenza di altri militari. Ulteriori indicazioni circa le cause dellevento potranno essere individuate, avuta conoscenza dei risultati dellautopsia, delleventuale numero telefonico oggetto dellultima telefonata del deceduto, del tipo di medicinali ritrovati nellarmadietto e della relativa prescrizione medica. 2) La mancata ricerca dellallievo paracadutista Scieri allinterno della caserma, da parte del personale di servizio, derivata dalla pregiudiziale attribuzione dellassenza allallontanamento del militare dalla caserma, dopo le 22.30. Trattasi di pregiudizio determinato da una certa sicurezza tipica della mentalit dellambiente, dallelevato numero di mancati rientri che si sono verificati nellanno, e da un atteggiamento burocratico nellespletamento del servizio. In sostanza il personale di servizio si limitato a prendere atto dellassenza senza porsi il problema di dove, come e perch lo Scieri fosse assente. A questa domanda avrebbero dovuto essere ricercate le risposte, tanto pi che si trattava di una recluta appena arrivata al reparto. Lelevato numero di mancati rientri nellanno denota, altres, una certa tolleranza del fenomeno. Il fatto che non sia stato notificato il luogo ove era stato lasciato lo Scieri non appare elemento essenziale per indurre alle ricerche il personale di servizio. Avrebbe acquisito valore se le stesse fossero state avviate.

b. Parere sulle eventuali responsabilit emerse nel corso dellinchiesta 1) Le responsabilit della morte dellallievo paracadutista Scieri non sono individuabili nel quadro della presente inchiesta sommaria. In prima approssimazione il fatto risulta essere un incidente, in quanto non si a conoscenza di elementi tali da far ritenere coinvolte altre persone nel determinismo delle cause del decesso. 2) Circa la responsabilit disciplinare del personale di servizio, ritengo necessario che il comandante di Corpo debba procedere a un ulteriore accertamento della eventuale negligenza e/o carenza di iniziativa nellespletamento del servizio, da parte del seguente personale di servizio: graduato di servizio in compagnia: caporale Vfb Gianluca De Silvestris; ufficiale di servizio in compagnia: sergente maggiore Simeone Pugliese; ufficiale dispezione: capitano Alfio Pellegrini; ufficiale di picchetto: tenente Stefano Messina; sottufficiale dispezione: caporale maggiore Emilio Galdi; ufficiale di servizio al comando del Reparto corsi: maggiore Salvatore Romundia. 3) Il livello di comando del Centro addestramento di paracadutismo, pur non avendo svolto azione propulsiva per la ricerca dellassente, non pu essere ritenuto responsabile delle carenze del personale di servizio. Devono, per altro, essere ricercati i motivi dellelevato numero di mancati rientri per provvedere alleliminazione delle cause che li determinano. La gestione dellevento dal punto di vista massmediologico risultata del tutto farraginosa e contraddittoria. Le numerose interviste hanno prodotto risultati negativi sulla pubblica opinione. 4) Il livello B. [Brigata] avrebbe potuto intervenire prontamente con comunicati stampa ricorrendo al sostegno della Rmc [Regione militare Centro], del Comando Fop [Forze operative proiezione] e dello Sme [Stato maggiore Esercito] e imponendo il silenzio stampa al livello interessato ai fatti. c. Parere circa la nomina della Commissione inquirente Ritengo che il grado di coinvolgimento dellopinione pubblica raggiunto dagli eventi in trattazione, e limpossibilit di stabilire, in sede di inchiesta sommaria, se il decesso dellallievo paracadutista Scieri stato provocato da un incidente o da un atto di prevaricazione o da altre cause, e lesigenza di accertare ulteriormente le eventuali responsabilit disciplinari della mancata ricerca dellassente nellambito della caserma, consigli la nomina di una Commissione inquirente incaricata di svolgere linchiesta formale. Lufficiale inquirente maggiore generale Giancarlo Antonelli

Richiesta di archiviazione della Procura di Pisa

Il 16 agosto 1999, intorno alle ore 14.20, la Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa comunicava al Nucleo operativo e Radiomobile che al Centro addestramento paracadutisti (Ceapar) presso la caserma Gamerra di Pisa era stato rinvenuto il cadavere di un soldato di leva. I militari intervenuti potevano constatare che il cadavere, successivamente identificato per il militare di leva Scieri Emanuele, nato a Cuneo il 31 agosto 1973, si trovava ai piedi di una scala in ferro addossata alla parete della torre di prosciugamento dei paracadute, in uno spiazzo adibito a deposito allo scoperto di materiale di casermaggio in disuso. Il cadavere, che appariva in avanzato stato di decomposizione, si presentava in posizione supina, con il capo reclinato verso destra e appoggiato sul piano di un tavolo capovolto, il braccio destro in posizione quasi perpendicolare al corpo, col palmo della mano rivolto verso lalto, il braccio sinistro piegato sotto i tavoli posti in posizione obliqua al terreno, il piede destro (con la scarpa) appoggiato allo spigolo di un tavolo di colore verde, con la pianta rivolta verso lalto; la gamba sinistra, con il piede privo di scarpa, ritrovata a circa due metri, era distesa in senso longitudinale al busto. A pochi centimetri dallavambraccio destro si trovava un orologio con cassa e cinturino in acciaio spezzato. Allinterno del marsupio, indossato allaltezza delladdome, venivano rinvenuti un telefono cellulare, un portafoglio con la somma di lire 60.000, la carta didentit e la tessera militare. QuestUfficio, informato dellaccaduto, disponeva lintervento del medico-legale nella persona del dott. Luigi Papi del Dipartimento di biomedicina, sez. di Medicina forense di Pisa, che effettuava i rilievi tecnici preliminari, redigendo relativo verbale di descrizione del cadavere ed effettuando numerose riprese fotografiche (13), quindi, ad esito degli accertamenti comunicati, che non avevano, allo stato, evidenziato la presenza di lesivit non riconducibili alla caduta dalla scala metallica, il cadavere veniva trasportato allobitorio di Medicina legale. Descrizione del cadavere In particolare, nella relazione sullispezione del cadavere e del luogo, riportata nella consulenza (le foto contrassegnate con la lett. C sono state fatte dai Carabinieri), il medico-legale riferiva: Il cadavere giace ai piedi della scala, in posizione supina, in un angusto spazio delimitato (foto...) sullo sfondo dal muro della torre, sulla destra del corpo da un tavolo verde rettangolare del tipo di quelli utilizzati per asciugare i paracadute, sulla sinistra da una serie di tavoli capovolti, con zampe metalliche a sezione circolare con piedino terminale in gomma (foto...), impilati con disposizione obliqua, eccetto il primo della serie che giace capovolto con il piano direttamente sul marciapiede, e in avanti da un tavolo in legno, con piano in compensato, che si trova posto davanti al tavolo verde di cui sopra, leggermente spostato verso la sinistra, con lato maggiore perpendicolare a quello del suddetto tavolo (foto...). Il corpo dello Scieri, in fase putrefattiva cromatico-enfisematosa, con iniziali fenomeni colliquativi e infestato da larve di mosca, da mosche adulte e formiche, nella sua posizione supina, osservato dallalto (foto...), si proietta in gran parte sul marciapiede che fiancheggia il muro della palazzina, fa eccezione parte dellarto inferiore di sinistra, dal ginocchio al piede, che sporge al di l del bordo del marciapiede e poggia con il tallone sul terreno asfaltato che lo costeggia... Sul marciapiede, in prossimit del gomito, dalla parte rivolta verso il muro, presente una chiazza ematica seguita da una serie di gocciolature disposte ad arco di cerchio ad ampio raggio di curvatura con concavit rivolta verso il gomito; altre imbrattature di aspetto ematico, sotto forma

di spruzzature di forma lanceolata con estremit sottile rivolta in direzione opposta rispetto alla posizione dellarto, sono presenti sul marciapiede, in prossimit della spalla destra (foto...). Larto superiore sinistro (foto...), abdotto di circa 90 a livello della spalla e flesso di altrettanti gradi a livello del gomito, occupa lo spazio angolare tra il piano del primo tavolo, quello cio direttamente opposto sul marciapiede e il piano del tavolo sovrastante, il secondo della pila (si tratta di uno spazio sufficiente a contenere il capo e larto di cui si sta trattando); il braccio poggia direttamente sul piano del primo tavolo mentre lavambraccio e la mano risultano lievemente sollevati per effetto dellatteggiamento in flessione del gomito. In corrispondenza del capo, sul piano del tavolo, presente una vasta chiazza di materiale ematico essiccato (foto...) che risulta essere percolato per gravit e per irregolarit della superficie, sul marciapiede alla sinistra del capo, e accumulato in corrispondenza del bordo del marciapiede stesso, in particolare modo alla sinistra dei tavoli accatastati (foto...). Larto inferiore sinistro (foto...) esteso e diretto in ideale continuazione con lasse del tronco dal ginocchio in poi, come si gi dato atto, esso sporge al di l del bordo del marciapiede appoggiato, con il tallone, nellattigua zona asfaltata. Larto inferiore destro (foto...) risulta sollevato rispetto al marciapiede in quanto applicato contro il vicino tavolo verde; segnatamente esso, con il piede poggia sul bordo del piano di detto tavolo e il contatto si ha con il malleolo laterale, mentre il ginocchio in contatto con un elemento strutturale metallico (tirante) del tavolo medesimo situato sotto il tavolo per conferirgli maggiore solidit. Il cadavere indossa: una maglietta bianca... il bordo inferiore di tale maglietta risulta sollevato sino al di sopra della base del torace. Essa presenta, sul versante anteriore, imbrattature rossastre sul bordo inferiore in ambito centrale; posteriormente tali imbrattature interessano quasi tutta la superficie dellindumento, in corrispondenza del cavo ascellare destro presente altra pi intensa imbrattatura rossastra rispetto alle precedenti; pantaloni tipo jeans in colore blu scuro regolarmente indossati con primo bottone anteriore inserito nellasola e cerniera lampo abbassata per un tratto di circa 2 cm., non dotati di cintura; su detti calzoni, in corrispondenza della piega inguinale e in prossimit del bordo superiore al primo passante di destra, si notano alcuni minuti frammenti di vernice verde di tipo simile a quella del vicino tavolo verde; alla vita presente un marsupio con cintura in pelle marrone (foto...), cinta in maniera non serrata; la borsa situata al fianco sinistro, con cerniere chiuse e poggia sul marciapiede; il piede destro (foto...) calza uno scarponcino (scarpa) con stringhe regolarmente inserite nei relativi occhielli metallici, ma slacciate, e un calzino di colore scuro; al piede sinistro (foto...) manca la corrispondente calzatura che si rinviene sul terreno sassoso ove poggia con la suola a 2,38 m. dallalluce sinistro, anchessa con stringhe inserite, ma slacciate (foto...); il piede sinistro indossa regolarmente un calzino scuro, che presenta in corrispondenza del dorso dellavampiede alcune soluzioni di continuo (foto...), evidenziate da imbrattatura ematica essiccata, con apposizione di minuti frammenti di vernice di colore verde e sassolini; sfilando parzialmente il calzino si osserva che a tali lacerazioni corrisponde una complessa lesione figurata del dorso dellavampiede, nel cui contesto sono osservabili tre soluzioni di continuo della cute. A unosservazione preliminare si rileva inoltre che il sangue fuoriuscito dalle lesioni percolato anche al di sotto della fila dei tavoli rovesciati, raccogliendosi in prossimit del bordo del marciapiede (foto...). Sul piano del marciapiede, al di sotto della proiezione del bordo sinistro del tavolo verde, a una distanza di 28 cm. dalla mano destra e di cm. 105 dal muro, presente un orologio tipo Sector Sge 800 (foto...) con

quadrante a lancette, capovolto, ancora funzionante, con datario sul giorno 15; la chiusura del cinturino metallico risulta aperta e il cinturino stesso risulta discontinuato per rottura, o meglio per sfilamento del perno metallico di una delle maglie. Venivano anche da parte del Nucleo operativo e Radiomobile (v. fasc. contenente 15 fotografie allegato allinformativa del 17 agosto 1999) effettuati rilievi fotografici del luogo e del cadavere dello Scieri Emanuele, quindi questo veniva inviato allobitorio di Medicina legale intorno alle ore 19 dello stesso giorno per i necessari pi approfonditi accertamenti medico-legali circa le cause della morte. Nellarmadietto personale in uso allo Scieri, nel locali della l Compagnia Corsi, veniva rinvenuta una ricetta datata 5 luglio 1999 rilasciata dalla dott. Rosaria Furnari della U.O. Clinica psichiatrica di Catania che prescriveva allo stesso lassunzione di compresse di Sereupin (un antidepressivo) e di Edronax da 4 mg. (medicinali che venivano trovati nello stesso armadietto ove era la ricetta). Lipotesi del suicidio veniva effettivamente ipotizzata nel corso dei primi accertamenti, soprattutto sulla base del ritrovamento della prescrizione di quei farmaci antidepressivi, ma si poneva poi in assoluto contrasto con le caratteristiche di personalit dello Scieri, descritto da parenti, amici e commilitoni come persona seria, equilibrata, con buone prospettive di lavoro; inoltre non veniva individuato alcun contesto personale nel quale una decisione simile avrebbe potuto prendere corpo. Sulle caratteristiche di personalit dello Scieri Emanuele si sarebbe poi formalmente espressa la prof.ssa DellOsso nella consulenza psichiatrica, nella quale escludeva la sussistenza di elementi psicopatologici che potessero avvalorare lipotesi suicidiaria e lipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica. Nella consulenza della prof. DellOsso si legge: Inoltre dalla relazione clinica della dott. Furnari datata 20-8-1999 (richiesta dallUfficio), risultava che lo Scieri era stato visitato ambulatoriamente il 3-6-1999 per difficolt di concentrazione, senso di confusione mentale, modesto abbassamento del tono dellumore. Veniva fatta diagnosi di disturbo dansia-note depressive, e veniva suggerita terapia iniziale con Sereupin. Un altro controllo era stato effettuato il 5-7-1999 e, per migliorare liniziativa psicomotoria, veniva suggerito di integrare la terapia con una piccola dose di reboxetina (Edronax). Non risultava che lo Scieri fosse stato ricoverato o visitato presso altre strutture psichiatriche di specialisti privati. Il livello di gravit del disturbo si pu definire lieve-moderato. Nella scheda Clinica della U.O. Clinica psichiatrica dellUniversit di Catania, si legge: Periodo di euforia dopo laurea in giurisprudenza nello scorso novembre. Da circa un mese senso di confusione mentale, difficolt di concentrazione, specie per compiti impegnativi (frequenta uno studio legale, modesto abbassamento del tono dellumore... 5-7-1999 lieve miglioramento). Dovr fare il militare fra due settimane. Dalla relazione di consulenza chimico tossicologica affidata al prof. Giusiani risultava che nei reperti autoptici dello Scieri non erano presenti tracce di farmaci e stupefacenti, invece risultava presenza di alcool in quantit compresa tra 55 e 77 mg/100 ml., al di sotto del limite degli 80 mg./l00 ml. utilizzato nel codice della strada per stabilire lo stato di ebbrezza. Nel caso in questione gli effetti sono moderati andando da una diminuzione dei freni inibitori a una iniziale perdita di autocontrollo. Nella consulenza tecnica medico-legale relativa al decesso di Scieri Emanuele si legge: Il significato del tasso alcoolemico... il rilievo che esso aveva nella vicenda in oggetto non pu essere che assai contenuto, in considerazione che dagli atti testimonianza dei commilitoni niente emerge in merito agli eventuali effetti sullo Scieri delle assunzioni di alcool e che sono rimaste ignote le circostanze nelle quali tale assunzione ha avuto luogo.

Dal fascicolo psicofisico-addestrativo acquisito agli atti e da quanto risultava dal test Minnesota Multiphasic Personality Inventory (Mmpi) somministrato allo Scieri il 10 ottobre 1991, il 31 maggio 1999 e il 27 luglio 1999, dai verbali dinformazioni rese dalla madre, dal fratello, dallamica Ornella Genovese e dai commilitoni si pu ricostruire il profilo personalogico: serio, dotato di un forte senso del dovere (grande impegno negli studi e nella vita in genere), razionale, metodico, molto ordinato anche per quanto concerne la cura della propria persona. In particolare la mamma dello Scieri, signora Isabella Guarino, lo definisce un ragazzo posato, tranquillo, razionale. In termini del tutto simili si esprimono gli amici Trapanese Domenico, Spadafora Francesco, Gugliotta Stefano e Licini Emanuele. Nei rapporti interpersonali si caratterizzava per la grande estroversione, confermata oltre che dalle testimonianze, anche dai bassi punteggi alla scala Si (introversione sociale) del Mmpi, la generosit, la loquacit, il gusto per lo scherzo e per la battuta, la capacit di ottenere il rispetto altrui, pur mostrandosi mite ed equilibrato, mai litigioso (non era una testa calda, ma non subiva atti di prevaricazione Ornella Genovese). Mostrava un discreto grado di ambizione (teneva molto a fare bella figura (Di Presa Giuseppe), indicato anche dai punteggi elevati alla scala K del Mmpi (tendenza a porsi in buona luce). Era inoltre molto attivo e aveva molti interessi... rilevante che la sintomatologia sia stata definita dagli specialisti di gravit lieve-moderata, e che in nessun momento sia stata segnalata la presenza di unintenzione suicidiaria. Le testimonianze dei familiari sono univoche nel confermare che lo Scieri era solito consumare alcoolici in quantit molto modeste. Come gi anticipato, il consulente concludeva che nel periodo antecedente il decesso, non erano emerse alterazioni psichiche di rilievo attribuibili a un disturbo dellumore o a uno stato di intossicazione alcoolico, tali da poter determinare un comportamento finalizzato alla morte o un discontrollo degli impulsi che si possa essere tradotto in comportamenti potenzialmente autolesivi. Sentiti lo stesso giorno del rinvenimento del cadavere da ufficiali di Pg del Norm. Cc, gli allievi paracadutisti Raggiri Valter, Ravasi Marco, Parodi Marco e Picelli Carlos riferivano circa le modalit di rinvenimento del corpo, avvenuto intorno alle ore 13.50 del 16 agosto 1999. I quattro militari si erano recati presso il magazzino casermaggio per prendere servizio e, non trovando lincaricato, si erano messi a curiosare tra i materiali da casermaggio accatastati nel piazzale antistante il magazzino e, su un tavolo, il Raggiri aveva notato una scarpa con la suola rivolta verso lalto, quindi, attirati dal cattivo odore, anche gli altri si erano avvicinati e avevano scoperto il cadavere che il Picelli Carlos riconosceva, per gli indumenti indossati, nello Scieri Emanuele. Erano immediatamente intervenuti il s.tenente medico Adamo Marco, il vicebrigadiere Caricato Carmelo e il c.re Merola Giovanni del Nucleo carabinieri presso il Ceapar che avevano impedito ai curiosi di avvicinarsi e conservato lo stato dei luoghi. In base alle direttive disposte in via breve dal Pm, il 16 agosto 1999 venivano sentiti Gelli Daniele, Valentini Luca, Maestrini Michele, Mura Marco e Viberti Stefano, attraverso le testimonianze dei quali venivano ricostruiti i movimenti dello Scieri Emanuele nella giornata del 13 agosto 1999 (come si vedr la morte di questi verr collocata nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999). Questi, unitamente ad altri 69 allievi paracadutisti, era giunto nella tarda mattinata del 13 agosto al Ceapar di Pisa, proveniente dal 78 Rgt. Lupi di Toscana di Firenze; era stato inquadrato nella prima Compagnia corsi, aveva ritirato intorno alle ore 15.30, presso il magazzino casermaggio (posto di fronte alla scala metallica addossata alla torre di prosciugamento dei paracadute), il cosiddetto cubo (lenzuola, cuscino etc...), aveva consumato il pasto alla mensa intorno alle 18, si era recato insieme con Valentini Luca e Viberti Stefano in piazza dei Miracoli,

compiuto un giro in citt con altri commilitoni, quindi aveva fatto rientro in caserma intorno alle ore 22.15 e si era avviato, insieme con il Viberti Stefano (v. dichiarazioni di Valentini Luca), lungo il viale che fiancheggia il muro di cinta della caserma, in direzione dello spiazzo in cui il 16 agosto veniva ritrovato il cadavere. Viberti Stefano confermava di avere fatto un giro in citt con il Valentini Luca e lo Scieri Emanuele, di avere fatto rientro in caserma intorno alle ore 22.15, di essersi incamminato insieme con lo Scieri lungo il viale che costeggia il muro di cinta della caserma oltre lo stabile della Compagnia allievi, di avere domandato allo Scieri che proseguiva lungo il viale dove volesse andare e, alla risposta di volere fumare una sigaretta, laveva accompagnato sino al punto in cui questi, allaltezza del piazzale antistante il magazzino del casermaggio, gli diceva che avrebbe fatto una telefonata con il cellulare. Aveva quindi lasciato lo Scieri e si era diretto verso la camerata della Compagnia allievi dove, al contrappello delle ore 23.45 constatava che lo Scieri non era presente in camerata. La testimonianza del Viberti Stefano destava sin dallinizio interesse sia come la persona che aveva avuto gli ultimi contatti con lo Scieri (lo aveva lasciato alle ore 22.25 e la caduta dalla scala, come vedremo, si colloca intorno alle 22.30), sia perch appariva immediatamente al di fuori di ogni logica il non avere riferito, al momento del contrappello, al quale lo Scieri non aveva risposto, la circostanza, che si sarebbe rivelata utile anche per limmediato ritrovamento del corpo, di averlo da poco lasciato nello spiazzo antistante il magazzino casermaggio e di averlo comunque visto dentro la caserma. Latteggiamento reticente del Viberti, mentre da un lato ingenerava il sospetto che ai piedi della scala dalla quale era precipitato lo Scieri fossero avvenuti fatti che non si volevano o potevano riferire, dallaltra stimolava lattenzione investigativa sui contatti del predetto con gli altri allievi paracadutisti, con i familiari e gli amici al fine di ricavare dati rievocativi di quanto accaduto alle ore 22.30 del 13 agosto 1999 sotto la scala metallica della torre di prosciugamento dei paracadute. Il caso si presentava sin dalle primissime battute investigative estremamente complesso, sia per lavvenuto ritrovamento del cadavere a distanza di circa tre giorni dalla morte, sia per lassoluta incertezza circa le cause della morte, e sia anche per lessersi verificato levento in ambiente militare, non sempre permeabile alle iniziative dellautorit giudiziaria ordinaria. La complessit e la delicatezza del caso imponevano da parte dellUfficio un particolare impegno nella conduzione delle indagini, volte a evidenziare ogni elemento utile alla ricostruzione dei fatti e la necessit di avvalersi, per lo svolgimento di esse, di personale di Pg di comprovata professionalit investigativa e, per gli accertamenti tecnici, di personale altamente specializzato. Dopo liniziale intervento di personale del Nucleo operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Pisa (v. inf. del 17-8-1999), le indagini venivano affidate il 19 agosto al Nucleo operativo dei Carabinieri di Pisa, gli accertamenti tecnici ripetibili e non, di cui si dir, al Centro investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, gli accertamenti medico-legali circa le cause della morte dello Scieri Emanuele al prof. Marino Bargagna (purtroppo recentemente deceduto) direttore del Dipartimento di biomedicina sez. di Medicina legale dellUniversit di Pisa, e al dott. Luigi Papi dello stesso dipartimento. Gli accertamenti tossicologici venivano affidati al prof. Mario Giusiani, del Dipartimento di Sanit pubblica e biostatistica Universit di Pisa. Per una valutazione delle perdite ematiche dal corpo dello Scieri, al fine dello stabilire il tempo di sopravvivenza, veniva affidata consulenza al prof. ing. Bargagli Stoffi; per una valutazione circa la sostenibilit dellipotesi del suicidio, veniva affidata consulenza di cui si gi detto alla prof.ssa Liliana DellOsso, della Clinica psichiatrica della facolt di Medicina di Pisa.

Il comunicato stampa LUfficio della Procura, il 20 agosto 1999, al solo scopo di porre un freno alla propalazione sui quotidiani di notizie false fondate su illazioni e presunzioni o peggio su strumentali preconcetti circa le cause della morte dello Scieri, emetteva un comunicato stampa nel quale si informava, che allo stato, allesito dellesame autoptico, delle ispezioni dei luoghi, dei rilievi tecnici di polizia scientifica e delle dichiarazioni di numerose persone informate sui fatti, non erano emersi elementi per ritenere il coinvolgimento di altre persone nel determinismo delle cause del decesso. Inopinatamente, il comunicato veniva interpretato dagli organi di stampa quale espressione di un convincimento gi formato e definitivo dellUfficio circa le cause della morte dello Scieri, che doveva preludere anche alla cessazione di ogni attivit investigativa. Il comunicato aliment anche, da parte di certa stampa, il sospetto di un insabbiamento giudiziario per coprire le responsabilit degli autori di un fatto che veniva gi qualificato omicidio o nella migliore delle ipotesi atto di nonnismo. Il notevolissimo impegno investigativo profuso sia dallUfficio della Procura sia dagli organi di Pg, e la direzione delle indagini a tutto campo, dovevano smentire queste iniziali asserzioni e sconfessare lipotizzata unidirezionalit delle indagini. Pur tuttavia, lintero corso delle indagini, e ancor pi la conclusione di esse, con la ormai nota mancata individuazione di un colpevole, stato contraddistinto da severi attacchi portati dalla stampa, soprattutto locale, alla lacunosit delle indagini, considerate strumentali alla copertura dei responsabili. Non solo labnormit di tali asserzioni, ma soprattutto la piena consapevolezza di avere operato con il massimo impegno, in ogni direzione e senza alcun condizionamento che non fosse quello dellaccertamento della verit, che ci impongono di non assumere alcuna reazione critica. Le ispezioni dei luoghi e gli accertamenti relativi I carabinieri del Nucleo operativo di Pisa effettuavano il 19 agosto 1999, alla presenza di questUfficio e dei consulenti prof. Marino Bargagna (medico-legale) e prof. Liliana DellOsso (psichiatra), unispezione dei luoghi, anche per effettuare accertamenti volti a individuare eventuali tracce di sostanza ematica sulla scala metallica e sui cerchioni delle griglie di protezione con uno specifico reagente denominato Sangurtest. Veniva constatata la presenza di tracce di sangue (v. foto n. 5 nellinformativa del 20 agosto 1999); in seguito per risultate appartenere al car. Pirina che si era ferito durante una prima ispezione della scala metallica. Venivano invece rinvenute e recuperate tracce di sfregamento sul muro alla sinistra della scala, quasi allaltezza del primo cerchio di protezione della stessa scala, e recuperate tracce di vernice verde provenienti dai tavoli (foto...) e di sostanza ematica comprendente elementi piliformi sul marciapiede e ai piedi della scala. Questi reperti, unitamente alle scarpe e allorologio dello Scieri, venivano consegnati il 22 agosto al s.ten. Podini del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche di Roma, al fine di accertare la natura delle tracce rilevate sulla scala metallica (ma si gi detto che il sangue rinvenuto apparteneva a un carabiniere); se la traccia di sfregamento sul muro fosse rapportabile alla macchia chiara presente sulla parte anteriore della scarpa sinistra; se vi fossero sotto le suola delle scarpe frammenti di colore verde; nonch di accertare sotto la scarpa la presenza di una pressione uniforme e curvilinea attribuibile alla pressione sui cerchi della griglia di protezione della scala; e se i lacci delle scarpe fossero stati sottoposti a violenta tensione (legati insieme). Il 20 agosto veniva effettuata unaltra ispezione dei luoghi, alle ore 22, per verificare la presenza di militari (risultata nulla) e le condizioni di illuminazione dello spiazzo ove si trova la scala (risultato illuminato indirettamente da un lampione posto sulla via Milano, adiacente al muro di

cinta, e da tre fari crepuscolari che illuminano il piazzale della pizzeria a lato del magazzino casermaggio). Si accertava anche che, alla chiusura del locale pizzeria, alle 22.30, il luogo era caratterizzato da completo silenzio e che il telefono cellulare Tim in uso allo Scieri aveva buona ricezione dallo spiazzo. Venivano effettuate numerose altre ispezioni dei luoghi, anche alla presenza dellUfficio, al fine di rinvenire tracce di qualunque natura utili alla ricostruzione dei fatti [...]. La denunzia dei genitori dello Scieri e le nomine dei difensori e dei consulenti tecnici In data 24 agosto 1999 Scieri Corrado, Guarino Isabella e Scieri Francesco, rispettivamente genitori e fratello di Scieri Emanuele, depositavano una denunzia nella quale, escludendo il suicidio e laccidentalit dellaccaduto sulla base degli elementi riferiti dal nominato consulente medico-legale dott. Francesco Coco nel corso degli accertamenti autoptici, sostenevano che le lesioni riscontrate erano tali da ritenere che Emanuele non fosse morto sul colpo, che le lesioni di per s non fossero mortali e quindi avrebbero consentito la sopravvivenza in caso di tempestivo soccorso, che la causa delle lesioni in varie parti del corpo avrebbe dovuto essere accertata, tenendo conto della scarsa compatibilit di alcune di esse con la sola caduta dallalto. Avanzavano lipotesi che lo Scieri fosse rimasto vittima di un episodio di nonnismo che aveva notoria diffusione nella caserma Gamerra, e ravvisavano responsabilit penali a carico di ufficiali e di sottufficiali per non avere effettuato le ricerche dello Scieri allinterno della caserma, una volta accertato il suo rientro. Denunziavano anche lesistenza del cosiddetto Zibaldone, insieme di documenti raccolti dal gen. Celentano (comandante della brigata Folgore), in quanto inneggianti al nonnismo, chiedevano la punizione dei responsabili e nominavano propri difensori lavv. Ettore Randazzo del foro di Siracusa e lavv. Florenzo Storelli del foro di Lucca, nonch il gi citato medicolegale dott. Francesco Coco e successivamente il dott. Giuseppe Bulla. (Incidentalmente, sembra utile notare che il termine zibaldone secondo la voce del dizionario della lingua italiana Treccani uno scartafaccio in cui si annotano, senza ordine a man mano che capitano, notizie, spunti, riflessioni, estratti di lettere, schemi, abbozzi etc., e che questa definizione letterale si attaglia del tutto ai contenuti dei documenti raccolti dal gen. Celentano, il cui intento era soltanto quello di offrirli, come detto in premessa, alla meditazione di chi li leggeva. La presenza, nella raccolta, di un elenco di atti di nonnismo che si sono verificati o si verificano nelle caserme, non pu di certo costituire istigazione alla commissione di essi, ma soltanto la presa di coscienza di un fenomeno.) QuestUfficio instaurava con i difensori della famiglia Scieri un rapporto di piena disponibilit collaborativa nellambito delle indagini, soddisfacendo qualsiasi richiesta di conoscenza di dati attinenti allo svolgimento di esse (rilascio di rilievi fotografici, verbali di ispezione dei luoghi, rilievi autoptici, copie di atti, etc...) e qualsiasi richiesta di accertamento investigativo rivolto allUfficio. La regolarit dei contatti con i difensori doveva interrompersi nel momento in cui lUfficio del Pm non riteneva di raccogliere la inopinata richiesta della difesa di sostituire gli ufficiali di Pg del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pisa, sin dallinizio impegnati nelle indagini delegate, con Ufficiali di Pg appartenenti ad altri corpi, seguita dalla richiesta di avocazione del procedimento avanzata dallavv. Florenzo Storelli al procuratore generale della Repubblica di Firenze. anche opportuno ricordare che nel corso di una delle numerose riunioni con i difensori della famiglia Scieri, questi comunicavano la decisione di affidare le indagini a investigatori privati di grande esperienza. QuestUfficio, pur nella consapevolezza dellanomalia della iniziativa paragiudiziaria, manifestava assenso alla stessa, pur di acquisire elementi utili alle indagini. Di tale iniziativa questUfficio non aveva ulteriori notizie in seguito.

Le deposizioni degli allievi paracadutisti e di altri militari assunte da questUfficio anche nellimmediatezza dei fatti I militari venivano sentiti per assumere informazioni circa ogni circostanza utile alle indagini, sulle caratteristiche di personalit dello Scieri, sul modo di portare scarpe, orologio e vestiti in genere, e sulle modalit del contrappello della sera del 13 agosto 1999 alle ore 23.45. Lattenzione investigativa si concentrava soprattutto sullallievo paracadutista Viberti Stefano, sia perch era stata lultima persona ad avere avuto contatti con lo Scieri, sia perch aveva destato non poche perplessit il suo comportamento omissivo allatto del contrappello di non riferire ai superiori il luogo dove aveva lasciato lo Scieri poco prima. Il Viberti Stefano, sentito nelle ore pomeridiane del 19 di agosto 1999, anche alla presenza del consulente psichiatrico chiamato a esprimersi su eventuali modalit di atteggiamento che dissimulassero reticenza o menzogna, confermava le dichiarazioni gi rese alla Pg il 16 agosto e dichiarava, dopo reiterate contestazioni sullillogicit del suo comportamento omissivo allatto del contrappello e reiterati inviti a dire la verit, pena le sanzioni previste dalla legge, che: Durante il contrappello il nome dello Scieri venne fatto dal caporale di giornata De Silvestris, il quale lo pronunzi un paio di camerate prima della mia, che era quella anche dello Scieri. Al pronunziare il nome dello Scieri si fece avanti il Gelli Daniele che disse che lo Scieri aveva fatto rientro in caserma perch lo aveva visto lui. A quel punto non ritenni di dover dire nulla, pensai che dopo la telefonata che mi aveva detto che avrebbe fatto, lo Scieri fosse uscito nuovamente dalla caserma, anche perch nel corso del pomeriggio un commilitone, di cui non ricordo il nome, mi aveva detto che se non gli avessero dato la licenza se la sarebbe presa. Quindi nella convinzione che lo Scieri non fosse pi in caserma, non pensai di riferire ai miei superiori di dove lavevo lasciato, perch non potevo immaginare che fosse rimasto l e che gli fosse successa una cosa cos grave... successa una disgrazia, per la quale provo anche un po di rimorso perch forse mi sento responsabile di non avere avvisato i superiori del posto in cui avevo lasciato lo Scieri, tanto pi che ho letto che ha vissuto diverse ore. Viberti veniva nuovamente sentito dallUfficio del Pm a notevole distanza dai fatti (il 24 gennaio 2000), in costanza di intercettazione telefonica. Questi, invitato ancora una volta a fornire la sua versione dei fatti, confermava quella precedentemente resa su dove e cosa aveva fatto con lo Scieri sino al momento in cui lo aveva lasciato nei pressi dello spiazzo del casermaggio, aggiungendo che aveva riferito al Gelli... che lo Scieri era rimasto fuori. Affermava anche che: Non ricordo se abbia fatto o detto qualcosa per lappunto con riferimento al mancato rientro dello Scieri... Non ho creduto fosse necessario preoccuparmi dellassenza perch lo Scieri era una persona di 26 anni, laureata e che sapeva quindi badare a se stesso. A decisa contestazione del Pm, che lo informa che la telefonata dal cellulare non stata mai fatta, che sul cadavere erano state riscontrate lesioni non rapportabili alla caduta e invece collegabili allazione di altri, e che se la telefonata non fu fatta e che se subito dopo lo Scieri si trovava in compagnia di altre persone che ebbero a provocargli le ferite, sembra verosimile che queste persone si trovassero sul posto al momento in cui lo Scieri tentava di telefonare, tanto da impedirgli di farlo, il Viberti rispondeva: Non so cosa dirle. Debbo dire che io non ho visto nessuno insieme allo Scieri. A ulteriore contestazione che dalle dichiarazioni di Valentini Luca, Marras Simone e Bellacima Marco (sentiti il 28 settembre 1999), risultava che prima del contrappello avevano appreso dal Viberti che lo Scieri non era rientrato perch si era fermato a fumare una sigaretta, e che quindi appariva strano che in precedenza avesse dichiarato che lo Scieri si era fermato fuori per fare una telefonata, il Viberti dice: Non so cosa rispondere. A ulteriore contestazione che il Marras Simone aveva dichiarato di essersi affacciato pi volte alla finestra insieme al Viberti, e che

il Valentini Luca aveva dichiarato di avere pi volte visto il Viberti affacciarsi alla finestra della camerata, facendo rilevare che questo comportamento non si conciliava con le pregresse affermazioni di avere pensato nellimminenza del contrappello a se stesso e non allo Scieri che laureato ventiseienne era persona in grado di badare a se stesso, il Viberti rispondeva: Ritengo che sia un comportamento naturale di minima attenzione quella di affacciarsi, ma comunque non ricordo di essermi affacciato. Vigneri Stefano, Di Presa Giuseppe e Coghe Francesco, allievi paracadutisti e persone pi amiche dello Scieri (v. deposizioni del 20 agosto), lo descrivevano come una persona seria, matura, senza problemi psicologici, tutti escludevano che si fosse suicidato, ricordavano di averlo visto sempre con le scarpe allacciate, il Di Presa produceva una foto dalla quale risultava che lo Scieri portava lorologio al polso sinistro, il Coghe riferiva che lo Scieri era molto bravo alle trazioni alla sbarra... e che gli istruttori ci avevano detto che le trazioni alla sbarra andavano fatte con il palmo della mano rivolto verso la sbarra, perch in questo modo si faceva pi fatica e si impegnavano pi muscoli... ci teneva molto allaspetto fisico e sportivo, a Firenze si preparava molto alle prove del corso. Mancini Lorenzo (23 settembre 1999), compagno dello Scieri nel corso di addestramento, lo descriveva come un ragazzo con la testa sulle spalle, molto serio, non incline a prendere iniziative spericolate come affrontare prove di coraggio, assolutamente lontano da idee di suicidio. Scurti Domenico, Greco Cristian e Palatresi Emiliano, sentiti da ufficiali di Pg del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pisa il 24 agosto, descrivevano lo Scieri come un giovane molto ordinato, calmo, distinto nei modi di fare, riflessivo (Scurti); Mi sembrato essere un ragazzo riservato, non ho notato alcun atteggiamento strano da parte sua (Greco); Mi sono fatto lidea di un ragazzo tranquillo e preciso (Palatresi) (v. informativa Cc del 10 novembre 1999). Attivit investigativa sotto copertura Al fine di non lasciare intentato alcuno strumento investigativo e di acquisire informazioni allinterno del difficile ambiente militare, il Pm, in data 23 agosto 1999, incaricava il comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di provvedere, previa adozione dei necessari adempimenti formali e operativi, a inserire, come militari di leva nella 1 Compagnia paracadutisti del Ceapar, di cui faceva parte lo Scieri, due carabinieri con lincarico di assumere qualsiasi informazione utile alle indagini, e in particolare di familiarizzare con il Viberti Stefano, onde poi ricevere confidenze circa gli ultimi movimenti trascorsi con lo Scieri, eventualmente divergenti dalle dichiarazioni rese alla Pg il 16 agosto e al Pm il 19 agosto. I due militari prescelti, m.lli Micco Giuseppe e Giacomelli Alessandro, del 1 Reggimento paracadutisti Tuscania di Livorno, ai quali erano stati forniti documenti personali di copertura, svolgevano una limitata attivit, in quanto circa un mese dopo il loro inserimento, avvenuto l8 settembre 1999, la copertura saltava definitivamente, vuoi per la cattiva fattura dei documenti personali, vuoi per alcuni atteggiamenti dei militari infiltrati non conciliabili con la condizione di allievi paracadutisti (si veda al proposito la relazione a firma del comandante del Centro addestramento paracadutismo Bertolini del 12 ottobre 1999). Nei contatti avuti con il Viberti, il m.llo Micco comunque non riceveva confidenze sui fatti di interesse, ma si limitava a suggerirgli di riferire ai magistrato qualsiasi circostanza che potesse essergli sfuggita nelle precedenti dichiarazioni. A verifica delle dichiarazioni di Viberti Stefano e di Valentini Luca circa i tempi di percorrenza del tragitto fatto dal Viberti e dallo Scieri, e il tempo del rientro del Viberti nella camerata della l Compagnia, veniva svolto da ufficiali di Pg lo stesso percorso descritto, che veniva coperto

in nove minuti, tempo coincidente con le indicazioni temporali fornite dai predetti (v. dichiarazioni Viberti Stefano e Valentini Luca, e annotazione del m.llo Antonio Cafici in data 15 settembre 1999 allegata allinformativa in pari data). La delega indagini del 4 ottobre 1999 QuestUfficio, in data 4 ottobre 1999, delegava il Nucleo operativo dei Carabinieri di sentire, nella qualit di persone informate sui fatti, tutti i militari presenti nella caserma Gamerra la sera del 13 agosto 1999 e tutti i congedati in data successiva a questultima, tra laltro su come avessero trascorso e con chi la giornata, se fossero presenti al contrappello, sulleventuale allontanamento di qualcuno dalle camerate dopo il rientro e prima del contrappello, sulla conoscenza dello Scieri Emanuele, su fatti comunque collegabili alla morte di questi, su sfide tra militari sulle scale esterne in ferro delle due torri di prosciugamento. Essendo risultate, dai documenti forniti dal Ceapar circa le presenze e le assenze dei militari, anomalie su dette indicazioni, nel senso che militari che risultavano assenti il 13 agosto erano invece presenti e viceversa, il Nucleo operativo riteneva opportuno sentire tutti i militari della caserma Gamerra in forza al 13 agosto 1999, indipendentemente dai dati che risultavano agli atti del Comando. Venivano quindi sentiti 742 militari, oltre ad altri gi sentiti in precedenza. Venivano anche sentiti 110 militari, ai cui nominativi si era giunti esaminando lelenco delle persone congedate fornite dal Ceapar; dalle dichiarazioni rese emergeva per che alla data del 13 agosto 1999 non prestavano [pi] servizio presso la caserma Gamerra, in quanto o gi trasferiti o congedati o ammessi al servizio civile o al servizio di Comuni colpiti da alluvione. Dallesame di tutte le deposizioni delle persone interrogate non emergevano elementi utili alle indagini. Alcuni militari (v. deposizioni Esposito Alfonso, Tirini Salvatore, Costantini Emanuele, Crisciuolo Alfonso), riferivano di essere saliti sulle scale delle torri di prosciugamento dei paracadute ma in presenza degli istruttori. LEsposito Alfonso, sentito nuovamente, riferiva che la scala cui aveva fatto riferimento era quella della torre di lancio. Tirini Salvatore, rintracciato telefonicamente in Francia dai carabinieri di Napoli Marianella, non sapeva fornire pi precise indicazioni, ma confermava che laddestramento sulle scale avveniva alla presenza degli istruttori. Questi, sentiti nel corso delle indagini, hanno invece sempre negato di essere saliti sulle scale in oggetto, o che qualcuno lo abbia fatto in loro presenza. Le informazioni raccolte dal Nucleo operativo consentivano di stabilire che in palestra esistono delle scale metalliche, in tutto simili a quelle delle due torri di prosciugamento dei paracadute, che vengono utilizzate dagli allievi paracadutisti durante lattivit addestrativa o sotto il diretto controllo degli istruttori per risalire la torre di lancio e saltare nel vuoto. Da segnalare, ma soltanto a titolo di completezza espositiva, che numerosi militari hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della morte dello Scieri in tempi precedenti alla scoperta del corpo, mentre altri riferivano della presenza di altri commilitoni la sera del 13 agosto che invece erano assenti per varie cause. Le incongruenze emerse dalle dichiarazioni sono evidentemente da attribuire a ricordi errati. Numerose ancora le discordanze tra le dichiarazioni di numerosi militari che riferivano di essere stati presenti in caserma la sera del 13 agosto e la documentazione amministrativa da cui invece risultava la loro assenza e viceversa, come gi osservato in precedenza. Il contrappello Per avere un quadro cognitivo pi ampio e approfondito possibile delle presenze nella 1 Compagnia allievi paracadutisti (dove avrebbe dovuto alloggiare la sera del 13 agosto lo Scieri Emanuele) e delle modalit di

esecuzione del contrappello, linformativa del 16 settembre 1999 forniva lelenco del personale alloggiato presso la 1 Compagnia, nonch gli specchi riassuntivi dei nominativi usati per il contrappello. Venivano anche formate le piantine riproducenti i posti occupati dagli allievi paracadutisti sui mezzi che li avevano trasportati da Firenze a Pisa, e acquisite le dichiarazioni inerenti i comportamenti da tenere in caso di conoscenza di atti di nonnismo e nel caso di esserne vittima. Venivano inoltre acquisiti: rapportino del 13 e del 14 agosto 1999 consegnati dal caporale De Silvestris, che aveva effettuato il contrappello la sera del 13 agosto alle 23.45, allufficiale di picchetto come da prassi, nei quali era annotato il mancato rientro da libera uscita dello Scieri Emanuele, nonch lelenco delle disposizioni inerenti i servizi di guardia e di vigilanza allinterno della caserma. La tematica, peraltro, ha perso di interesse in quanto gi oggetto di attenzione nel procedimento n. 1343/2000 nei confronti di Cirneco Calogero, Pugliese Simone, De Silvestris Gianluca e De Martin Roberto per omicidio colposo sotto il profilo dellavere omesso di cercare lo Scieri Emanuele allinterno della caserma, una volta che al contrappello era risultato assente ma rientrato in caserma. Il procedimento relativo n. 1343/00 stato archiviato con decreto del Gip in data 22 dicembre 2000, su conforme richiesta del Pm. Il contrappello fu fatto alle ore 23.45 dal furiere De Martin Roberto (dep. 4 ottobre 1999), dal caporale di giornata De Silvestris Gianluca (dep. 8 ottobre 1999) e dal serg. magg. Pugliese Simone (dep. 4 ottobre 1999). De Martin Roberto dichiarava che, ancor prima di fare il contrappello, aveva sentito dire dal De Silvestris che lo Scieri era assente... e che aveva sentito dire da un allievo che lo Scieri era uscito per fare una telefonata... il rapportino a firma del caporale Gianluca De Silvestris con lindicazione del mancato rientro dello Scieri fu portato da quello allufficiale di picchetto... quando ho sentito dire uscito lho interpretato come uscito dalla caserma. De Silvestris Gianluca dichiarava di avere sentito da alcuni allievi che lo Scieri era rientrato in caserma e che si era allontanato verso lo spaccio per fare una telefonata, che il fatto che ci fosse stato riferito che lo Scieri era rientrato in caserma e che si trovava fuori della camerata non aveva per noi alcun rilievo ai fini del nostro comportamento, non eravamo tenuti, anzi non dovevamo attendere il rientro ovvero uscire fuori dalla camerata per cercarlo. Pugliese Simone dichiarava che quando fu fatto il nome dello Scieri qualcuno disse che era rientrato e qualcuno disse che era riuscito: Io intesi che lo Scieri fosse riuscito dalla caserma. Faccio presente che la giornata del venerd quella dei mancati rientri. Attraverso le testimonianze di tutti i compagni di corso dello Scieri, trovava comunque conferma che il personale che procedette al contrappello era stato informato del rientro dalla libera uscita, come stato confermato che lo Scieri non aveva fatto rientro nella camerata dopo il rientro in caserma. Soltanto Corsi Ivan (v. dichiarazioni rese ai carabinieri di Aprica il 16 novembre 2000 allegate allinformativa del 18-12-2000 del Nucleo operativo Cc di Pisa) affermava che lo Scieri si era allontanato dalla camerata poco prima del contrappello per andare allo spaccio, e che sent dire dal commilitone che era uscito con lo Scieri (Viberti Stefano) al caporale maggiore Simula (Francesco) che lo Scieri si era fermato nei pressi dello spaccio per telefonare. Sullattendibilit del Corsi pesa pi di un dubbio. Infatti nessuno degli altri compagni di corso aveva parlato di una presenza dello Scieri nelle camerate dopo il rientro dalla libera uscita e prima del contrappello; inoltre, a questo, come gi osservato, non aveva proceduto il caporale maggiore Simula Francesco, che infatti (v. dichiarazioni dello stesso a ufficiali di Pg del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pisa del 13 marzo 2000) era stato in permesso dallinizio della libera uscita del 13 agosto 1999 sino alle 23 del 15.

E ancora, n il Viberti, n il Valentini, ai quali il Corsi attribuisce la frase, n altri commilitoni, hanno mai detto ai caporali che procedettero al contrappello che lo Scieri si trovava nei pressi dello spaccio per telefonare. Un altro compagno di corso dello Scieri, Julius Joseph Augustus, dichiarava (v. verbale del 22 novembre 2000 ai carabinieri della stazione di Sarteano) che il Picelli Carlos, durante il contrappello, aveva detto che lo Scieri era rientrato e si era fermato davanti allingresso della Compagnia per fare una telefonata e che lo stesso Picelli, dopo il contrappello, era uscito dalla camerata per cercare lo Scieri. Anche quanto dichiarato dallo Julius Joseph Augustus non trova conferma in altre deposizioni, e anzi lo stesso Picelli Carlos, sentito dallUfficio il 4 ottobre 1999, che dichiarava di avere appreso dellassenza dello Scieri soltanto il giorno dopo da altri commilitoni (il Picelli alloggiava nella 3 camerata, quindi immediatamente prima di quella dello Scieri procedendo dallingresso della Compagnia). Nellambito della problematica dei controlli successivi al contrappello, venivano sentiti tutti i componenti del servizio di guardia, il sottufficiale di ispezione e lufficiale di picchetto. Dalle deposizioni emergeva che alla porta dingresso della caserma non vi erano controlli allatto della libera uscita, che un controllo vi era solo al rientro e consisteva in una richiesta di esibizione del tesserino militare al personale da parte delle persone non direttamente conosciute. Risultava che un controllo in uscita era effettuato solo dopo la ritirata, con conseguente diniego allallontanamento di coloro che non erano autorizzati. Dalle deposizioni dei militari di servizio alla porta emergeva che le pattuglie non erano uscite dispezione se non dopo il contrappello; che lufficiale di picchetto, sei militari della guardia e il sottufficiale dispezione, dalle ore 01.00 e sino alle ore 06.00 del 14 agosto 1999, erano transitati pi volte tutti, singolarmente o in coppia, per via Napoli ( la via che costeggia il muro di cinta), a pochi metri dalla scala, ma nessuno aveva udito rumori riconducibili a presenza di persone n notato il corpo dello Scieri. La ronda In evasione di una richiesta dellavv. Florenzo Storelli, venivano accertate le modalit di tempo e di luogo delle ronde (tre nel corso della notte, eseguite dopo il contrappello, in aree sensibili allinterno della caserma, nelle quali non rientrava lo spiazzo in cui erano accantonati i materiali fuori uso v. peraltro quanto gi appena esposto). Lufficiale di picchetto ten. Messina Stefano dichiarava di essere transitato anche la notte del 14 agosto dopo le ore 1 lungo il muro di cinta adiacente alla scala della torre di prosciugamento dei paracadute, e che comunque non era possibile vedere il punto in cui gli era stato successivamente detto essere stato ritrovato il corpo, perch la visuale limitata dalla presenza di un muretto e da una sovrastante lamiera che arriva sino a unaltezza di circa due metri, e ricordava di non avere sentito nulla quella sera passando nei pressi dello spiazzo. La guardia aveva effettuato tre ispezioni, alle 1.30, 3.30 e 5.30, senza rilevare nulla di anomalo e senza sentire nulla passando vicino alla torre di prosciugamento dei paracadute. Le informazioni assunte dagli abitanti negli edifici adiacenti il muro di cinta della caserma A distanza in linea daria di circa 20-25 metri dalla scala metallica della torre di prosciugamento vi sono edifici di civile abitazione posti sulla via Milano che ha termine con il muro di cinta della caserma. A cura del Nucleo operativo dei Carabinieri venivano ascoltati gli abitanti che per posizione degli edifici potevano avere udito o visto qualcosa la sera del 13 agosto. In particolare venivano ascoltati gli abitanti degli appartamenti delledificio al n. ... di via Milano rivolti

verso la caserma, e pi precisamente la famiglia Becatti (primo piano), Landucci (secondo piano) e Agati (terzo piano). Tutte le persone sentite riferivano di non avere udito o visto nulla la sera del 13 agosto 1999. Gli accertamenti venivano ripetuti successivamente, sentendo anche le persone che erano risultate assenti al tempo delle prime testimonianze, estendendoli anche a edifici non prospicienti la caserma, in via Siracusa e via di Gello. Lesito degli accertamenti era anche questa volta negativo. Soltanto una persona, Petrini Riccardo, abitante in via Milano n. ..., presentatosi spontaneamente negli Uffici della Squadra mobile il 19 agosto 1999 e sentito da questUfficio il giorno successivo, riferiva di essere stato svegliato nelle prime ore del sabato 14 agosto da un rumore di tipo anomalo, prolungato, stridulo, che io ho attribuito a un grosso uccello che si trovasse in difficolt per essere stato aggredito. La circostanza riferita aveva caratteri di incertezza e ambiguit tali da far ritenere improbabile un collegamento con quanto accaduto. Gli accertamenti sui tabulati del cellulare dello Scieri Venivano anche richiesti i tabulati in entrata e in uscita sullutenza cellulare 0338... in uso allo Scieri, nel periodo [dal] 21 luglio 1999 al 13 agosto 1999, estendendo laccertamento a tutti i gestori di telefonia mobile. Dallesame dei tabulati non emergevano elementi utili alle indagini; si accertava che nella giornata del 13 agosto lo Scieri aveva fatto una chiamata al commilitone Picelli Carlos alle ore 20.02 al numero 0347... e ricevuto due telefonate, una dal cellulare del fratello Francesco 0338... alle ore 20.47, e laltra dalla mamma dallutenza 0931... Non risultava quindi alcuna telefonata fatta dallo Scieri intorno alle 22.20 circa. Corre lobbligo di ricordare che lultimo numero esistente sulla memoria del cellulare dello Scieri (0338...), corrisponde a quello del m.llo Arilli del Nucleo operativo Cc che, con il telefono di quello (0338...), chiam il proprio per conoscere il numero chiamante, al fine di attivare prima possibile accertamenti sui tabulati in entrata e in uscita. Lesistenza di questa telefonata veniva pi volte utilizzata, anche in tempi recentissimi, da certa stampa locale, per alimentare la convinzione nellopinione pubblica dellesistenza di circostanze di significato misterioso e ambiguo, mai chiarite dagli investigatori, nonostante i cronisti pi volte fossero stati informati della ragione della telefonata fatta dallufficiale di Pg. Veniva anche accertato (inf. 1019/34 del 16-9-1999) che, dopo le ore 22.30 del 13 agosto 1999, dalle 31 cabine pubbliche poste sul piazzale davanti allo spaccio, era stata fatta una sola telefonata dal par. Giovannini Pierluciano dal n. 050... al cellulare n. 0338... in uso alla propria fidanzata B.S. Iscrizione di ignoti nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale, e intercettazioni telefoniche e ambientali Il 17 settembre 1999 questUfficio, sulla base: delle riscontrate tipologie delle lesioni al piede sinistro dello Scieri Emanuele, difficilmente compatibili con le altre riportate a seguito della caduta dalla griglia esterna della scala della torre di prosciugamento dei paracadute; del comportamento omissivo e reticente del Viberti Stefano che, allatto del contrappello nella camerata alle ore 23.45 da parte del caporale De Silvestris Gianluca, non comunicava di avere lasciato poco tempo prima lo Scieri davanti allo spiazzo, al cui interno sarebbe stato ritrovato cadavere il 16 agosto; del mancato riscontro delle circostanze riferite dal Viberti alla Pg e in quelle successive, che cio lo Scieri lo avrebbe raggiunto in camerata dopo aver fatto una telefonata, che dallacquisizione dei tabulati non risultava essere mai stata fatta; dellessersi verificati fatti di c.d. nonnismo proprio il giorno 13 agosto 1999 sui mezzi che trasportavano gli allievi, tra cui lo Scieri, dal reggimento Lupi di Toscana di Firenze al Centro addestramento paracadutisti di Pisa; ipotizzava la sussistenza del delitto di omicidio preterintenzionale a carico di persone da identificare, nella ragionevole prospettazione, soprattutto per lesistenza delle lesioni al piede sinistro, che qualcuno avesse indotto lo Scieri a salire sulla

griglia di protezione della scala, cagionandogli dette lesioni in circostanze da chiarire, lesioni che poi avrebbero causato la caduta rivelatasi fatale per il paracadutista. La reticenza del Viberti faceva ritenere fortemente probabile la conoscenza di circostanze significative per chiarire la dinamica dei fatti accaduti sotto la torre di prosciugamento, pertanto venivano richieste al Gip le autorizzazioni alle intercettazioni sulle utenze cellulari 0335... e 0347... e 0349... in uso al Viberti Stefano e dellutenza fissa della sua abitazione 0173... Successivamente in data 2 ottobre 1999 e 29 novembre 1999, venivano richieste al Gip le autorizzazioni a intercettare anche le utenze cellulari di Cinelli Emanuele (0339...) e di Mesiti Ivan (0338...), caporali in servizio permanente effettivo presso il Ceapar di Pisa, gi denunziati alla Procura della Repubblica militare presso il Tribunale di La Spezia per atti di vessazione commessi il 13 agosto 1999 sui mezzi che trasportavano gli allievi paracadutisti, tra cui lo Scieri, dal reggimento Lupi di Toscana di Firenze al Ceapar. La richiesta si basava per il primo, nella considerazione che gli atti di vessazione denunziati si erano svolti nello stesso contesto temporale di quelli in danno dello Scieri Emanuele, e che pertanto il Cinelli poteva essere a conoscenza di circostanze attinenti alle cause della caduta dello Scieri. Per il secondo sul rilievo che, avendo questi detto nel corso della telefonata del 16 novembre 1999, fatta dallo stesso al Cinelli Emanuele: Digli al Tatasciore (altro militare denunziato per i fatti di vessazione gi indicati) che al contrappello dormivamo tutti e due, perch io ho detto [ai carabinieri] che al contrappello io dormivo e anche lui forse, vi fossero intenzioni di interferire sulla genuinit delle dichiarazioni che il Tatasciore avrebbe dovuto rendere sui fatti, inducendo a ritenere conoscenze sui fatti relativi alle modalit della morte dello Scieri. Le intercettazioni autorizzate dal Gip su tutte le utenze indicate in uso ai vari soggetti e protrattesi per un notevole lasso di tempo, non fornivano alcun elemento utile alle indagini: il Viberti pur parlando, soprattutto con la madre, della vicenda e dei contatti avuti con ufficiali di Pg (si veda soprattutto la telefonata n. 711 del 26 ottobre 1999 sullutenza cellulare 0335...), ribadiva pi volte di avere gi detto tutto quello che sapeva ai magistrati (si vedano anche la telefonata n. 1258 del 26 novembre 1999 con la ex ragazza Silvia in cui afferma che non ha niente da nascondere, e la telefonata n. 2318 del 24 gennaio 2000, intercorsa con la madre, dopo linterrogatorio con il Procuratore, nella quale riafferma che non ha nulla da nascondere, che pu aggiustarsi da solo e non ha bisogno di alcun avvocato). Successivamente al congedo del Viberti Stefano, avvenuto il 17 maggio 2000, questUfficio, ritenendo che lallontanamento dallambiente militare potesse costituire un elemento nuovo sul piano psicologico, tale da indurre il Viberti a far cadere le reticenze che si riteneva avessero caratterizzato le precedenti dichiarazioni, richiedeva al Giudice per le indagini preliminari lintercettazione ambientale sullautovettura in uso, per captare eventuali conversazioni aventi a oggetto la morte dello Scieri che avrebbe potuto fare con amici, libero da condizionamenti collegabili allambiente militare. Le intercettazioni, accordate e protrattesi dal 20 maggio 2000 al 22 agosto 2000, non hanno consentito per di conseguire alcun elemento utile alle indagini. La consulenza medico-legale sulle cause della morte Il giorno 17 agosto 1999, questUfficio conferiva incarico al prof. Marino Bargagna e al dott. Luigi Papi di procedere allesame autoptico e di rispondere ai seguenti quesiti: accertino i consulenti le cause, i mezzi e lepoca della morte dello Scieri Emanuele con lesame autoptico; in particolare accertino se le lesioni che il corpo presenta siano compatibili con la dinamica della precipitazione, e se il tipo di lesioni escluda lipotesi omicidiaria. Il 22 settembre 1999, lUfficio poneva un quesito aggiuntivo circa la possibilit che le lesioni al piede sinistro dello Scieri Emanuele potessero essere compatibili nella loro produzione con le colature di metallo ori-

ginate da saldatura presenti in una delle due putrelle di sostegno del primo terrazzino della scala. Al quesito il consulente (v. pag. 99) rispondeva negativamente, nel senso che le lesioni osservate al piede sinistro dello Scieri non possano riconoscere le colature come mezzo di loro produzione. I consulenti, prima di entrare nel merito dei quesiti proposti, forniscono un preciso resoconto sia dellattivit compiuta prima dellesame autoptico (ispezione dei luoghi avvenuta il 16 agosto 1999), nonch dei dati tecnici acquisiti, delle modalit del rinvenimento del cadavere e degli avvenimenti antecedenti: la comunicazione Cc Nucleo operativo circa le condizioni meteorologiche dei giorni 13-15 e 16 agosto 1999 e circa il pasto consumato dallo Scieri, il rapporto informativo redatto dal dirigente del Servizio sanitario dellinfermeria del 78 Reggimento e addestramento reclute Lupi di Toscana, dal quale risultava una lamentata dolenzia al tallone sinistro dallo Scieri imputata allattivit addestrativa (marcia con calzature pesanti); la relazione tecnica preliminare inerente accertamenti chimico merceologici a cura del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, consegnata il 16 settembre; il fascicolo fotografico dei Carabinieri del 23 settembre 1999 composto da 9 fotografie relative a unulteriore ispezione della scala in metallo effettuata in data 17 settembre 1999; la comunicazione dei carabinieri del Nucleo operativo radiomobile del 17 agosto, avente per oggetto la descrizione dei rilievi effettuati il giorno del rinvenimento del cadavere, accompagnata da un disegno planimetrico; le tre relazioni tecniche del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma (una biologica e geneticoforense, una seconda chimico-merceologica, e una terza dattiloscopica); le relazioni di consulenza redatte dalling. Giovanni Bargagli Stoffi, relative alla valutazione del volume di sangue disperso dal corpo dello Scieri; i verbali di sommarie informazioni circa i rapporti personali avuti da commilitoni con lo Scieri e circa labbigliamento dello stesso relativamente a come questo portasse le scarpe (allacciate o slacciate), come portasse il marsupio (anteriormente, lateralmente), etc. se al di sotto o al di sopra della maglietta (si vedano al proposito le dichiarazioni di Mura Marco, Valentini Luca, Gelli Daniele, Greco Cristiano con indicazioni contrastanti e non affidabili inf. Nucleo carabinieri del 10 novembre 1999); la consulenza tecnica del prof. Ranieri Domenici inerente accertamenti di natura ematologica su di una traccia biologica rinvenuta in sede di sopralluogo su di una struttura in metallo del tavolo posto nelle vicinanze del cadavere. Gli accertamenti sul cadavere venivano effettuati nei giorni dal 18 agosto al 21 agosto 1999, unitamente a indagini sugli indumenti, radiografiche e altre di sopralluogo. I consulenti del Pm hanno operato sempre in stretta collaborazione con lUfficio e con i consulenti di parte, anche al fine di ricavare il maggior numero di dati utili per il buon esito degli accertamenti. I consulenti del Pm hanno effettuato, oltre al sopralluogo del 16 agosto 1999 (dott. Papi), gli altri seguenti: 19 agosto 1999: sopralluogo per consentire la conoscenza diretta dei luoghi del fatto da parte del prof. Marino Bargagna, in occasione del quale vengono effettuati nuovi rilievi fotografici (foto...) e viene constatata la presenza, ancora in sede, delle imbrattature ematiche sul terreno, immodificate rispetto alla conformazione originariamente osservata; 25 agosto 1999: sopralluogo nel corso del quale viene constatata la presenza di fine ghiaino e frammenti di vernice sul selciato posto subito oltre il bordo del marciapiede; vengono eseguiti ulteriori rilievi fotografici indicati con i numeri 177 e 178; 27 agosto 1999: ulteriore sopralluogo presso la caserma Gamerra per effettuare le riprese fotografiche del sangue presente sul marciapiede (foto...); nel corso della stessa ispezione si assiste anche al tentativo ricostruttivo di salita sulla scala e di possibile caduta dalla medesima effettuato da due Vigili del fuoco; 27 settembre 1999: ulteriore sopralluogo per esaminare le caratteristiche delle colature di metallo di cui al quesito relativo allincarico del 22 settembre; in tale occasione vengono eseguiti ulteriori rilievi fotografici...;

5 ottobre 1999: altro sopralluogo del dott. Papi con i consulenti di parte per lesame delle colature metalliche. Ai fini della trattazione della eziologia delle lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri e della conseguente ricostruzione delle modalit e cause della precipitazione, appare opportuno appuntare lattenzione soltanto sulle lesivit per le quali sussiste contrasto interpretativo tra la consulenza di Ufficio e quella di parte. Sussiste identit di conclusioni soltanto circa le cause del decesso dello Scieri Emanuele, che vengono attribuite al gravissimo politraumatismo (lesione al capo, al torace, fratture costali, disarticolazioni costo-vertebrali) patito dal suo corpo a seguito della precipitazione dallalto della griglia di protezione della scala metallica, per lurto contro gli ostacoli che il corpo ebbe a incontrare nel corso della caduta. Sussiste invece contrasto sulla eziologia delle lesivit minori, quali quella alle mani, al piede sinistro, alla coscia destra, alladdome, e circa le cause della caduta e sullo spostamento del corpo. Le lesioni alle dita delle mani I consulenti del Pm cos descrivono le lesioni riscontrate e ne indicano il meccanismo di produzione: Sulla proiezione cutanea dorsale del segmento prossimale della seconda falange, in tutta prossimit dellarticolazione interfalangea basale, del dito medio e del dito anulare della mano sinistra, si osservano aree di profonda escoriazione [...] di forma grossolanamente rotondeggiante, del diametro rispettivamente compreso tra il centimetro e i 6-7 mm., con evidente infiltrazione emorragica del fondo; quella posta sul medio caratterizzato da costituzione di grossolani lembi epidermici incernierati prevalentemente sul bordo prossimale della lesione. Una lesione analoga, ma con ancora pi evidente formazione di lembetto epidermico, presente sul quinto dito (mignolo), situata quasi interamente sulla proiezione cutanea dellarticolazione interfalangea [...]. Si visto che alla mano destra sono presenti lesioni di tipo escoriativo analoghe e pressoch simmetriche in quanto a disposizione, rispetto a quelle rilevate alla mano sinistra [...], occorre tener conto che la mano destra ha risentito assai di pi dei processi di decomposizione del cadavere, come risulta dalle fotografie, e, per quanto riguarda il bordo ulnare e il quinto dito, anche della gi richiamata frattura scomposta del quinto metacarpo con conseguente stravaso ematico da noi direttamente constatato (pagg. 69-70). E sulla produzione di tali lesioni: Il meccanismo di produzione di tali lesioni risulta compatibile con unazione di compressione e sfregamento esercitatasi contro il piano cutaneo a dita flesse, secondo quanto suggerito dalla disposizione dei lembetti epidermici, diretta in senso distale-prossimale, cio dalle dita verso il polso. La simmetricit di disposizione di tali lesioni e il fatto che siano stati risparmiati da ambo i lati il pollice e lindice nei corrispondenti distretti, suggestiva del fatto che, al momento di produzione delle lesioni, le mani fossero atteggiate entrambe nellatto di afferramento di un oggetto di forma curvilinea, che noi riteniamo essere ravvisabile in uno degli anelli di protezione della scala da cui lo Scieri precipitato... Basti in proposito tener conto che gli anelli di protezione sono necessariamente collocati in maniera parallela tra loro e a distanze tali da non risultare incompatibili con questa nostra ipotesi produttiva delle lesioni alle dita delle mani. soprattutto la relativa simmetricit delle lesioni medesime che fa ritenere molto probabile lintervento di una sola e simultanea azione lesiva, che non riusciamo a immaginare potersi essere realizzata in maniera diversa, in considerazione delle caratteristiche della scala da cui ha avuto luogo la precipitazione... La modalit da noi ritenuta pi verosimile potrebbe avere trovato attuazione, con qualche adeguamento rispetto a quanto abbiamo test scritto, a seguito dellintervento di altri che avessero deliberatamente colpito,

plausibilmente con calci, le mani dello Scieri, mentre questi afferrava con le medesime uno degli anelli della scala. La simmetria delle lesioni, il fatto che sia risparmiato lindice e il fatto che le lesioni, pur evidenti, sono circoscritte a un ambito ristretto, rende una tale eventualit del tutto remota, anche se almeno in teoria non pu essere esclusa (pagg. 69, 70, 71 cons.). Invece i consulenti di parte osservano che la disposizione dei lembi epidermici perentoriamente dimostrativa delle modalit di applicazione della azione lesiva; essa si palesemente esercitata, nella fattispecie, con direzione centripeta (dalle estremit delle dita verso la loro base), certamente incompatibile con lipotesi di produzione nel corso della caduta, giacch, in tale evenienza, la direzione della forza applicata sarebbe stata, in ogni caso, esattamente opposta (dalla base delle dita alla loro estremit) e i lembetti epidermici sarebbero apparsi incernierati distalmente; le profonde escoriazioni sul dorso delle dita della mano sinistra sono quindi incompatibili con la caduta e sono state determinate da una differente e autonoma azione lesiva. Analoga osservazione pu essere fatta riguardo alle lesioni, descritte come pressoch simmetriche alla mano destra. Lipotesi che pi appare plausibile che le ferite escoriate alle mani siano state prodotte dalla pressione esercitata con una scarpa, da un individuo che si trovava sulla scala, allinterno della gabbia di protezione, con lintento di ostacolare la risalita dello Scieri, determinando la perdita della presa delle mani.... Si ritiene di dovere condividere in pieno le conclusioni dei periti dei Pm, riaffermate nella consulenza in controdeduzione a quella di parte (v. pagg. 6 e 7). Omettono di considerare, i consulenti di parte, che la formazione dei lembetti epidermici nel caso di escoriazioni delle dita, loro faccia dorsale, pu subire orientamento differenziato in base allatteggiamento assunto dalla mano, o dalle dita... in estensione o in flessione. In altre parole i consulenti sostengono che la direzione centripeta dellazione lesiva (dalle estremit delle dita verso la loro base) incompatibile con lipotesi di produzione delle lesioni nel corso della caduta, ma ci sostengono ipotizzando una posizione di estensione delle mani, e non flessa come sostenuto dai consulenti del Pm. Contrastano ancor di pi la tesi della pressione esercitata da una scarpa, la simmetricit e omogeneit delle lesioni presenti alle dita delle mani, nonch la loro assenza nelle dita pollice e indice. davvero temerario voler sostenere che una persona collocatasi allinterno della gabbia di protezione della scala in una posizione pericolosa anche per s e comunque precaria, abbia avuto non dimentichiamo in ambiente non particolarmente illuminato labilit di produrre con calci o pressioni che si voglia, identiche lesioni alle dita della mano destra e della mano sinistra, avendo cura di risparmiare pollice e indice. La lesivit alle dita delle mani per mancato afferramento di un anello di protezione sottostante della griglia, confermato dalle lesioni al polso sinistro [...], provocate dal meccanismo di produzione della rottura del bracciale dellorologio, individuato in una sollecitazione in trazione diretta in senso prossimale-distale, cio dallavambraccio verso la mano. In sostanza le lesioni alle dita della mano sinistra costituirebbero la continuazione di quelle originate nel polso sinistro per la rottura del cinturino metallico dellorologio, per urto sul bordo di un anello della gabbia, che avrebbe successivamente interessato le dita della mano sinistra (pag. 67 consulenza Pm). Si veda anche la relazione tecnica preliminare in data 30 agosto 1999 del maresciallo Orienti del Reparto investigazioni scientifiche di Roma circa le modalit di rottura del cinturino dellorologio dello Scieri. Le lesioni al piede sinistro I consulenti del pubblico ministero cos articolano le loro osservazioni:

Al piede sinistro stato evidenziato un complesso lesivo che, prima di essere commentato, merita un compiuto richiamo, anche mediante i rilievi fotografici. Esso situato al dorso dellavampiede... Si tratta di tre soluzioni di continuo cutanee, situate secondo una linea trasversale, una allaltezza del primo raggio metatarsale, la 2 e la 3 allaltezza del 2 raggio metatarsale, rispettivamente a 3-4 cm. dalle corrispondenti articolazioni metatarso-falangee; quella mediale, prendendone a riferimento il centro, dista circa 2 cm. da quella prossima e circa 3 cm. da quella posta lateralmente. La lesione a conformazione pi definita quella posta al primo metatarso, pressoch rotonda e attraverso di essa si mette in evidenza un tendine, probabilmente lestensore dellalluce, che appare intaccato da una minuta discontinuazione. Questa apertura non si approfonda molto e non sembra corrispondere a frattura dellosso sottostante, il diametro di 7-8 mm., il contorno appare caratterizzato da infiltrazione ecchimotica a m di orletto (pi esteso al contorno medio-distale) e da escoriazione con formazione di lembetti epidermici. Delle altre due aperture, la seconda ha caratteristiche analoghe alla prima, anche se risulta di diametro minore (circa 6 mm.), ma si approfonda maggiormente raggiungendo il piano osseo. La terza, pi piccola delle altre due (diametro di circa 4 mm.), si approfonda per pochi mm. Anche queste ultime due lesioni si caratterizzano per la presenza di orletto di ecchimosi e escoriazione pi estesa al contorno medio distale. Inoltre la prima e la seconda di tali soluzioni di continuo (procedendo nella indicazione sempre in senso medio-laterale) risultano collegate da unarea ecchimotica-escoriata lineare della larghezza di circa 3 mm., mentre a livello della seconda e terza i rispettivi orletti ecchimotico-escoriati tendono a confluire; oltre il margine laterale della terza lesione pare individuarsi un ulteriore tratto di escoriazione lineare trasversale della lunghezza di circa 3 mm. da ricordare che in corrispondenza delle tre soluzioni di continuo cutanee si sono osservate altrettante lacerazioni sul calzino che il cadavere indossava al momento del rinvenimento, e che sul tessuto in prossimit di tali discontinuazioni erano adesi minuti frammenti di vernice verde e alcuni sassolini, in assenza di apprezzabili segni di danneggiamento della tomaia della scarpa, proiettata a distanza. I consulenti del Pm avanzano deduzioni in ordine alla possibile conformazione del mezzo produttivo delle lesioni (una superficie allungata dal cui piano dovrebbero sporgere alcune salienze dotate di sezione rotondeggiante, presumibilmente cava, con diametro di qualche millimetro e sporgenti dalla superficie predetta per pochi millimetri, strumento peraltro non rinvenuto nelle varie ispezioni dei luoghi). I consulenti considerano comunque tutti insoddisfacenti i tentativi di individuare una modalit di produzione del complesso lesivo, al di fuori dellesistenza di uno strumento lesivo sopra immaginato. Non infatti soddisfacente sostenere che le lesioni si siano prodotte per limpatto violento del dorso del piede contro lestremit di una delle zampe capovolte del tavolo verde (v. foto n. 19), perch le soluzioni di continuo cutanee hanno un andamento lineare, mentre limpatto sulla superficie della zampa a forma angolare avrebbe prodotto lesioni riproducenti tale andamento. Neppure sostenibile che le lesioni derivino dalla forte compressione, a seguito di impatto su qualche ostacolo, esercitata sul calzino e sulla sottostante cute del piede da parte degli anellini in metallo di rinforzo dei fori attraverso i quali passano le stringhe. A parte la mancanza di coincidenza spaziale e numerica tra gli anellini in metallo e le lesioni, non risultato che la tomaia della scarpa sinistra, allaltezza delle lesioni sul dorso del piede, presentasse segni di compressione per limpatto contro un ostacolo. I consulenti di parte, oltre a ipotizzare la produzione delle lesioni con uno strumento non reperito sul luogo dellevento, offrono, in alternativa, due diverse modalit di produzione del complesso lesivo al piede sinistro francamente assai inverosimili:

1) compressione esercitata sul piede [dello Scieri] ricoperto dal solo calzino, con uno scarpone avente sassolini trattenuti nelle scanalature dello stesso; 2) azione di un tirapugni. evidente che il tipo di lesioni provocate dagli strumenti indicati sarebbe del tutto diverso dal complesso lesivo in questione, nel primo caso per assenza della soluzione di continuo che caratterizza le tre lesioni, nel secondo caso per la differenza spaziale tra le lesioni (la distanza fra le tre soluzioni cutanee sarebbe uguale e non diversa come invece in realt). Circa lincidenza di dette lesioni sulla precipitazione dello Scieri, i consulenti di parte sostengono che il complesso lesivo abbia impedito il mantenimento dellappoggio sul piede, contribuendo a determinare la precipitazione, mentre i consulenti del Pm sono di contrario avviso, pur non trascurando leventualit che alle lesioni al piede si fossero aggiunte le lesioni alle mani. La prospettazione dei consulenti di parte non riesce a fornire idonea spiegazione delle risultanze, sia della consulenza medico-legale del Pm, sia della consulenza biologica del m.llo Giancarlo DErrico del Reparto investigazioni scientifiche Carabinieri di Roma depositata l11 ottobre 1999. Infatti lesame della parte interna della scarpa sinistra dello Scieri ha portato allindividuazione di microtracce di sangue in prossimit del 1 occhiello superiore destro (v. pag. 15 conclusioni e foto n. 23 dellallegato fascicolo fotografico cons. DErrico). La conseguenza, sul piano della ricostruzione delle modalit di origine del complesso lesivo, che il piede si liberato della scarpa nello stesso momento di produzione delle lesioni. Le argomentazioni ora esposte tolgono pregio anche alle valutazioni dei consulenti di parte, che considerano elemento di prova che la scarpa non era calzata al momento della produzione delle lesioni, la presenza di imbrattamenti terrosi sul calzino sinistro. Infatti nel corso delle varie ispezioni dei luoghi, risultato che lungo il bordo del marciapiede, cio in prossimit del piede sinistro del corpo dello Scieri, era presente abbondante materiale terroso e sassolini, materiale che, sospinto dal vento, era stato rinvenuto anche nella faccia interna del tubolare sinistro dei calzoni sino a 30 cm. oltre il bordo inferiore [...]. Anche ad altri tipi di lesivit esterna vengono date valutazioni diverse dai consulenti di parte rispetto a quelli del Pm: la contusione alla coscia destra (foto...), la lesione al polso destro (foto...), la lesione al capo (foto...), la lesione mielica della colonna vertebrale e la contusione alladdome (foto...), per la ricostruzione delle fasi della precipitazione e lindividuazione dei punti dimpatto produttivi delle relative lesioni. La contusione alla faccia posteriore della coscia destra, la lesione al polso destro, al capo, alla colonna vertebrale Non pu condividersi lopinione dei consulenti di parte che individuano il piede metallico a sezione angolare della zampa capovolta del tavolo verde (foto...), come il punto dimpatto della faccia posteriore della coscia destra, poich, come giustamente osservano i consulenti del Pm, in tal caso, tenuto conto della violenza dimpatto del corpo in caduta libera e della ristretta superficie di contatto, si sarebbe prodotto un effetto lesivo assai pi significativo rispetto alla modesta lesione escoriativa... in assenza di alterazioni dei jeans nellambito corrispondente. Analoghe valutazioni valgono per la lesione al polso destro, che i consulenti del Pm attribuiscono allimpatto contro la sporgenza metallica sul bordo del piede del tavolino contiguo (v. foto...). Ancora considerazioni simili valgono per le lesioni al capo, che i consulenti di parte attribuiscono allimpatto contro il piede anteriore sinistro del secondo tavolino. Replicano, e giustamente, i consulenti del Pm che un urto del capo, animato dalla forza viva determinata dalla precipitazione dallalto, concentrato su di unarea di contatto cos ristretta quale lestremit angolare della zampa metallica, non si concilia con lestesa area di infiltrazione ematica del cuoio capelluto e, soprattutto, avrebbe certamente prodotto le-

sioni traumatiche a carico del cranio sotto forma di fratture o anche di semplici infrazioni o scalfitture ossee. Osservano ancora i consulenti del Pm che tanto in relazione alle modalit di produzione della lesione al polso destro che a quella al capo si tenga presente che nei diversi sopralluoghi effettuati anche dagli esperti criminalisti, non sono state rilevate tracce di materiale ematico sulle estremit angolari delle zampe metalliche dei tavoli verdi, n di quelle del primo, n di quelle del secondo e nemmeno in alcuna superficie dei tavoli medesimi. Per le caratteristiche della lesione al capo tipica delle lacerazioni prodotte per effetto di scoppio del cuoio capelluto, i consulenti del Pm affermano che tale lesione conseguenza secondaria di un violento impatto del capo... contro una superficie piuttosto estesa e nellinsieme piuttosto regolare. Circa la lesione mielica della colonna vertebrale, che i consulenti di parte attribuiscono allimpatto della colonna vertebrale contro il piano superiore del tavolino verde, i consulenti del Pm osservano in primis che se, come sembrerebbe, essi si riferiscono al piccolo piano corrispondente alla parte ribaltata del tavolo (v. foto...), si rileva che oltre alle lesioni vertebrali a livello di... si sono osservate anche plurime lesioni costo-vertebrali, lesioni costali anteriori che costituiscono un vasto complesso lesivo che trova la sua ragione dessere nelleventualit di un impatto del tronco dello Scieri, a livello dorsale e del contiguo ambito corrispondente allemitorace destro, contro un piano darresto di superficie estesa quale pu essere individuata... sulla base dello scenario in cui avvenuto il fatto, soltanto nel piano del marciapiede. Si osserva ancora da parte dei consulenti del Pm che i tavoli verdi, contro i quali si sarebbe abbattuto il corpo di Scieri in caduta libera, non presentavano segni di recente sollecitazione meccanica come eventuali deformazioni e avevano conformazione e struttura uguali a quelle degli altri, immediatamente attigui. Da ultimo deve anche considerarsi che sul tavolo verde (v. foto...) si trovava una grossa teglia che non sembra essere andata incontro ad alcuno spostamento, come anche confermato nella parte conclusiva dellinformativa Cc del Nucleo operativo in data 13 agosto 2001, in cui si d atto (pag. 21) che la grossa teglia non risultava essere mai stata spostata, in ragione del fatto che sotto di essa la vernice del tavolo non era scolorita e che limpronta era rimasta in corrispondenza della forma della teglia. La contusione alladdome I consulenti di parte sostengono che lo Scieri, alla fine della precipitazione, abbia assunto una posizione ventrale: Sul fianco sinistro del cadavere stata osservata unaltra piccola area contusiva molto netta, anchessa del tipo a stampo, chiaramente riconducibile alla linguetta di trazione della cerniera lampo del marsupio indossato dal giovane (foto...). Essa dimostrativa di un ulteriore impatto, sempre ortogonale, sulla faccia ventrale, verosimilmente attribuibile al rimbalzo del corpo, con ribaltamento e ricaduta in posizione prona sul piano inferiore del tavolino medesimo. La deviazione della piramide nasale (foto...) conferma la caduta sulla superficie ventrale del corpo, posizione finale definitiva di quiete raggiunta dopo la precipitazione. Replicano i consulenti del Pm che la lesione ora descritta, associata a numerose altre, con analoghe caratteristiche, situate nello stesso ambito addominale, non presentava i caratteri della lesione vitale ed stata da noi attribuita ai fenomeni trasformativi post-mortali... Inoltre la deviazione della piramide nasale... si prodotta a seguito del rammollimento cartilagineo per effetto dei processi cadaverici trasformativi. Un impatto sul piano del tavolo verde sulla superficie ventrale del corpo che avesse coinvolto la faccia, ben difficilmente avrebbe risparmiato le parti pi sporgenti di essa, quali la posizione ossea della piramide nasale, le regioni zigomatico-malari, le labbra e plausibilmente gli stessi denti anteriori. Pu ancora osservarsi che limpatto sulla faccia ventrale, sul piano superiore del tavolino, con ribaltamento e ricaduta in posizione prona sul

piano inferiore del tavolino, contrasta con lassenza di qualsiasi deformazione sia del piano superiore che del piano inferiore del tavolo che avrebbe dovuto inevitabilmente verificarsi per la caduta del corpo con forza viva, con lassenza di qualsiasi traccia ematica sulle superfici indicate che sarebbe inevitabilmente residuata per le lesioni alla faccia e da ultimo, con la circostanza che la grossa teglia presente sul piano inferiore del tavolo verde non ha subito spostamenti, come gi in precedenza rilevato per le lesioni alla colonna vertebrale. Lo spostamento del corpo I consulenti di parte intendono dimostrare lavvenuta manipolazione del corpo che, a loro parere, arrestatosi al termine della caduta sul piano inferiore del tavolo verde posto vicino alla scala, in posizione prona, sarebbe stato girato per farlo passare alla posizione supina. In un secondo momento il corpo sarebbe stato scaricato dal piano del tavolo verde al piano del marciapiede, appoggiato al suolo e fra i tavoli cos come poi venne rinvenuto in sede di sopralluogo. Tale tesi del tutto insostenibile, perch in contrasto con la sede e la conformazione delle varie imbrattature ematiche rinvenute sul luogo e con le risultanze delle ispezioni del luogo. Dicono i consulenti del Pm: subito da notare come contro una siffatta eventualit stanno lassenza di tracce di sangue su detto piano e la constatata presenza su di esse della grossa teglia che non risulta avere subito spostamenti (foto...). Le colature di sangue sulla maglietta, secondo i consulenti di parte, sarebbero manifestamente dirette dal dietro verso lavanti, cos da indurre a ritenere che il corpo sia rimasto in posizione prona per qualche tempo; il sangue sarebbe potuto sgorgare dallunica fonte possibile, vale a dire dalla lesione al capo, raccogliendosi sul dorso e, colando per gravit, si sarebbe portato verso le regioni ventrali del soggetto, in posizione prona.... Replicano i consulenti del Pm: Ma le imbrattature di carattere ematico presenti sullindumento [maglietta, ndr]... non possono essere descritte come colature sia per morfologia che per collocazione. Tra laltro si deve ricordare che, in corrispondenza della regione deltoidea della spalla destra, stata rilevata, in sede necroscopica, una discontinuazione tegumentaria da cui potrebbe essere uscito il sangue che, imbibendo la maglietta, si sarebbe quindi diffuso in regione ascellare... Limbrattatura posta centralmente sulla maglietta in ambito grosso modo corrispondente alla regione epigastrica alta, ci sembra riconducibile alla fuoriuscita di liquido siero-ematico dalle grosse bolle putrefattive che erano poste in tutta prossimit dellindumento. Ancora meno possono qualificarsi come colature le imbrattature ematiche presenti in regione ascellare e sottoascellare sinistra, in quanto, in questo caso, sembra che il sangue sia risalito verso lalto, dal dorso, per diffusione come frequentemente accade data anche la raccolta di esso, commisto a liquami putrefattivi, nellambito attiguo a dove il corpo poggiava. Il sollevamento della maglietta pu trovare una sufficiente spiegazione negli svolgimenti dinamici della caduta senza che si debba ricorrere allipotesi di manipolazione del corpo dello Scieri subito dopo la caduta o anche del cadavere dello Scieri in momenti successivi. Si pu anche osservare che in caso di afferramento-trascinamento del corpo dello Scieri, la direzione di scorrimento della maglietta sarebbe stata verso gli arti inferiori e non viceversa. La lacerazione presente su una tasca del marsupio... difficilmente pu essere attribuita con sufficiente plausibilit a manovre di trazione operate... al fine di rovesciare il corpo sul tavolo verde, dalla posizione prona alla posizione supina, o anche di trasferirlo da tale tavolo al piano del marciapiede... Ci sembra assai pi ragionevole attribuire tale discontinuazione a taluno degli effetti della dinamica della caduta dallalto,

piuttosto che a quelli attribuiti agli spostamenti che sarebbero stati operati sul corpo inanimato del povero Scieri. Appare inoltre inverosimile che lutilizzazione del marsupio per una manovra di spostamento di un corpo di 74 kg di peso, abbia prodotto solo la lacerazione di una tasca e non la rottura completa dei tiranti delleffetto personale... Quanto ancora alla ipotizzata operazione di spostamento-occultamento del corpo dello Scieri, essa ci appare francamente improbabile. I consulenti di parte sostengono linnaturalit della posizione del cadavere cos come rinvenuto e che il braccio sinistro era addirittura incastrato sotto il tavolo. (v. foto...). Replicano i consulenti del Pm che la posizione finale del corpo dello Scieri ci appariva sufficientemente spiegabile nel contesto della dinamica di tale evento... in particolare, in sede di sopralluogo, si constatato con assoluta certezza che il braccio sinistro non era incastrato tra i piani dei due tavoli rovesciati, e che latteggiamento da tale arto assunto attraverso la flessione dei suoi segmenti cos come descritta era compatibile con la fase terminale di detta dinamica. Ritengono gli scriventi di condividere ancora la valutazione dei consulenti che latteggiamento dellarto inferiore di destra e in particolare la constatazione che il piede destro, posto allaltezza del piano inferiore del tavolo verde (v. foto...), assumeva di fatto il ruolo di un vero e proprio indicatore della presenza del corpo. Come si concilia una manovra di spostamento-occultamento di un cadavere con il lasciare un piede in piena evidenza sul tavolo, tanto che il ritrovamento del corpo avvenuto proprio per lavvistamento del piede? Ma unaltra circostanza possiede ancora maggior forza persuasiva dellimmodificato stato di quiete post precipitazione del corpo dello Scieri. Si osservino le foto...: le ultime quattro illustrano la ferita lacero-contusa al polso destro posta sulla proiezione cutanea dellepifisi distale dellulna, di forma irregolarmente ovalare, mentre le prime mostrano larco di gocciolature vicino al braccio destro, inequivocabilmente prodotto dallo spostamento ad angolo del braccio da parte dello Scieri prima della morte. Orbene, tali gocciolature sono presenti soltanto vicino al braccio destro e non in altra sede dello scenario che ci occupa, pertanto se il corpo dello Scieri fosse stato spostato, data la entit della ferita lacero-contusa al polso destro che produceva sanguinamento (v. ancora foto... che documenta pi chiaramente lavvenuto sanguinamento che si evidenzia dal polso destro sino allorologio), si sarebbero dovute trovare tracce ematiche, e sostanziose, nei punti indicati dai consulenti di parte dove il corpo avrebbe impattato e cio nella parte superiore e inferiore del tavolo verde. A conferma dello stato di quiete post-precipitazione immodificato i consulenti affermano: Infine la piccola traccia di sangue rilevata sulla fascia del tavolo in legno trova una spiegazione analoga a quella prospettata per le altrettanto piccole imbrattature ematiche presenti allinterno della scarpa sinistra come gi ricordato a proposito del complesso lesivo al piede sinistro. La sopravvivenza alle lesioni Al di l del contrasto tra i consulenti del Pm e quelli di parte circa il protrarsi della vita dopo le lesioni causate dalla precipitazione. Consulenti Pm: Le lesioni traumatiche patite dallo Scieri produssero una gravissima condizione di shock con il coinvolgimento di tutte e tre le fondamentali funzioni vitali... La condizione di shock and incontro a rapido aggravamento anche a seguito del forte sanguinamento allinterno e allesterno del corpo e della sezione midollare, per cui, pressoch contestualmente, risultarono compromesse in misura grave o gravissima la funzione cardiocircolatoria, la funzione nervosa e la funzione respiratoria... Lo sconvolgimento delle funzioni proprie del tripode vitale ci apparso cos imponente da risultare difficilmente compatibile con il protrarsi di uno stato di vita al di l di poche decine di minuti, fatta salva leventualit di un soccorso immediato o pressoch immediato. I consulenti di parte trascurano gli effetti del trauma toracico sulla gabbia costale e conseguenti

fratture e lussazioni delle coste che determinarono una marcata compromissione della funzione del mantice toracico, dando luogo, plausibilmente, a gravi difficolt respiratorie. Consulenti di parte: La compromissione circolatoria conseguente alla lesione midollare, comportante una inevitabile riduzione dei flussi ematici distrettuali degli arti inferiori, deve avere pi contributo a rallentare... la fisiologica risposta infiammatoria, e inoltre, determinando uno stato di ipotensione neurogena, ha ulteriormente contribuito a rallentare il circolo generale e la perdita di sangue dal cuoio capelluto... Inoltre la consulenza Giusiani ha evidenziato un tasso glicemico pari a 613 mg/dl... ed inoltre noto che un tasso glicemico superiore a 400 mg/dl indicativo di morte agonica e di protratta risposta endocrina al trauma... quindi da ritenere che la vita del giovane avrebbe potuto essere salvata qualora fossero stati approntati, entro un lasso di tempo utile di diverse ore dalla precipitazione (indicativamente non meno di 6-8 ore) i necessari e opportuni trattamenti medici. La valutazione del periodo di sopravvivenza perde di significato laddove si consideri che il corpo dello Scieri stato rinvenuto, casualmente, tre giorni dopo la morte, allinterno di uno spiazzo nascosto alla vista da un muretto sul quale apposta una rete metallica con lamiere alte m. 1.70, non frequentato dai militari perch adibito ad ammasso di materiale in disuso, nascosto tra tavoli posti alla rinfusa. Pertanto nessun eventuale addebito pu essere mosso per unomessa iniziativa di cercare lo Scieri allinterno della caserma. Peraltro la contestazione dellomessa ricerca dello Scieri allinterno della caserma, pur nella conoscenza del suo avvenuto rientro, stata gi oggetto di altro proc. (n. 1343/00), conclusosi con un decreto di archiviazione del Gip del 22 dicembre 2000, su richiesta del Pm. Le segnalazioni anche anonime Nel corso di tutta lattivit investigativa sono pervenute allUfficio numerosissime segnalazioni, prevalentemente anonime, che sono state tuttavia prese in considerazione, se dotate di un minimo di attendibilit fattuale. Il 24 agosto 1999 la Guardia di finanza di Firenze trasmetteva a questa Procura e a quella militare di La Spezia la trascrizione di una telefonata anonima giunta alle ore 02.59 sul n. 117, con la quale si attribuiva la responsabilit della morte dello Scieri a un gruppo di dodici militari pi anziani. Le indagini delegate dallUfficio non permettevano di individuare lanonimo telefonista perch il centralinista non aveva attuato il blocco della chiamata, in quanto il Comando era sprovvisto di tale dispositivo. Il 10 settembre 1999 perveniva al Comando del Nucleo operativo una telefonata anonima con la quale una donna che riferiva di chiamare da Torino, segnalava che lo Scieri era caduto dalla scala mentre tentava di sottrarsi alla richiesta di un commilitone che voleva con lui intrattenere un rapporto sessuale. La telefonista indicava quale persona in grado di fornire notizie pi precise sul fatto tale Nascia Prano, che, identificata in Furlan Luciana, riferiva ai Carabinieri del Nucleo operativo di Milano di essere una veggente e di avere sognato la scena e di avere avuto la visione del responsabile: un militare giovane, con capelli corti rasati, con un tatuaggio (inf. 1019/52 del 28 settembre e 30 ottobre 1999). Alla fine del novembre 1999, il Nucleo carabinieri presso il Ceapar consegnava copia di una lettera anonima pervenuta al comandante della caserma Gamerra, nella quale persona firmatasi come un commilitone, dopo avere premesso di non avere detto in precedenza la verit perch non se lera sentita, riferiva che a uccidere lo Scieri era stato il Viberti Stefano in esecuzione dellestremo ordine del gen. Enrico Celentano. I fatti segnalati, gi di per s dotati di totale inverosimiglianza, non trovavano alcun riscontro investigativo.

Il 25 febbraio 2000 i Carabinieri di Livorno segnalavano di avere ricevuto dalla Procura militare di La Spezia delega a svolgere indagini su uno scritto anonimo nel quale un gruppo di quattro persone, che si firmava Codice Segreto, riferiva che sapeva qualcosa sul militare morto e minacciava azioni di violenza nei confronti delle strutture militari. Il contenuto generico non consentiva di svolgere approfondimenti, e anche delle autonome indagini condotte dai Carabinieri di Livorno non veniva pi nulla comunicato. Il 27 febbraio 2000 veniva pubblicato sul quotidiano La Nazione uno scritto anonimo sottoposto a sequestro il 28 successivo, rinvenuto dal cappellano militare Pellegrino Battista allinterno del lezionario della Cappella della caserma Gamerra. Nello scritto un gruppo di anziani, tra le altre cose, rendeva noto che gli anziani di ogni compagnia si impegnavano a sollecitare chiunque sapesse qualcosa sul caso Scieri di renderlo noto. Il 30 marzo 2000 veniva sottoposto a sequestro uno scritto anonimo pervenuto al quotidiano La Nazione sede di Pisa, nel quale si segnalava che gli autori delle lesioni provocate la notte tra il 31 maggio e il l giugno 1999 al paracadutista Vaccarella Antonio allinterno della caserma Gamerra erano gli stessi che avevano agito la sera del 13 agosto (inf...). Contenendo lanonimo precise indicazioni, venivano pertanto riesaminate le indagini effettuate dal Nucleo operativo Ceapar, gi trasmesse anche alla Procura militare della Repubblica di La Spezia. Venivano quindi assunte da questUfficio le dichiarazioni del Vaccarella Antonio, del testimone del fatto DOrazio Pasquale e di altri militari i cui nomi emergevano da successive indagini. Su delega e di iniziativa, il Nucleo operativo acquisiva le dichiarazioni di numerosi militari della Compagnia Genio guastatori. Si procedeva anche a intercettazioni ambientali presso i locali del Nucleo operativo, in occasione delle convocazioni per gli interrogatori del Vaccarella, dellOrazio, del Barra Francesco e del Fasano Lorenzo del giorno 16 giugno 2000, e ancora in occasione delle convocazioni per gli interrogatori del par. Crisci Fabrizio e Gabriele Pietro del 14 luglio 2000. Le contraddittorie e travagliate dichiarazioni del Vaccarella non trovavano concreti riscontri nella documentazione e nelle numerose testimonianze acquisite (v. infor...), e ci sia in ordine alle lesioni dallo stesso subite, sia riguardo alla morte dello Scieri. Le persone alle quali si riteneva, sulla base delle dichiarazioni del Vaccarella, di dovere attribuire una responsabilit per la caduta dello Scieri dalla scala della torre (Barra e Fasano), non risultavano presenti in caserma la sera del 13 agosto 1999 in quanto in licenza: il primo dal 6 agosto 1999, il secondo dal 13 agosto 1999 (v. note dell8 aprile 2000 del Comando compagnia Genio guastatori e dichiarazioni degli stessi in data 13 giugno 2000 al Pm). Il 12 aprile 2000 il col. Marco Bertolini, comandante del Ceapar, sporgeva querela nei confronti degli autori di tre cartoline spedite allo stesso, nelle quali si minacciavano e si ingiuriavano ufficiali e sottufficiali per le brutalit a cui era stato sottoposto lo Scieri. I firmatari delle cartoline, asseritamente abitanti in Reggio Emilia, risultavano tutte persone sconosciute. Sia gli organi investigativi sia questUfficio avevano cura di tenere nel dovuto conto le notizie diffuse dai quotidiani, se attinenti a fatti riferiti circa le cause della morte dello Scieri o comunque a episodi di prevaricazione avvenuti allinterno della caserma Gamerra. Il quotidiano La Nazione il giorno 19 agosto 1999 pubblicava un articolo che riportava lintervista di un militare che asseriva di essere stato costretto a salire sulla scala della torre di prosciugamento da alcuni nonni. Lo stesso giorno venivano raccolte dal Pm le dichiarazioni del par. Gregori Riccardo, che aveva rilasciato lintervista, e del commilitone Sannazzaro Michele, che alla stessa aveva presenziato. Entrambi ammettevano

di essersi intrattenuti con due croniste, ma negavano di avere rilasciato le dichiarazioni riportate sul quotidiano, e il Gregori in particolare negava di essere stato costretto a salire sulla scala. Il Gregori si riservava di proporre querela. Il 17 febbraio 2000 venivano segnalati a questUfficio due articoli di stampa pubblicati uno a firma della cronista Brunella Giovara sul quotidiano La Stampa, laltro, a firma del cronista Giovanni Parlato, sul quotidiano Il Tirreno. Nel primo, dal titolo Sanguinava, nessuno lo ha aiutato, si raccontava di due paracadutisti che avevano rotto il silenzio, che un gruppo di persone avvist quella sera lo Scieri e lo costrinse a salire sulla torre, e che alla Gamerra era cominciata la caccia agli infami che hanno parlato. Nel secondo articolo veniva ripreso in buona sostanza il contenuto dellarticolo del giornale torinese. La Brunella Giovara sentita da questUfficio il 29 febbraio 2000 riferiva di avere appreso la notizia dallAnsa e di non averne verificato lautenticit. Il Nucleo operativo approfondiva anche il contenuto di due articoli pubblicati sul quotidiano La Nazione, sede di Pisa rispettivamente il 15 febbraio 2000 e l1 aprile 2000. Nel primo si riportavano le dichiarazioni del presidente dellAngesol (Associazione genitori soldati di leva), Amalia Trolio, secondo la quale la scala della torre di prosciugamento veniva utilizzata per compiere atti di nonnismo e che tutti i comandanti, ben consapevoli, non impedivano che tali violenze si consumassero. La donna, convocata dai carabinieri del Nucleo operativo di Padova su richiesta di quello di Pisa, per fornire i nomi delle persone dalle quali aveva appreso quelle circostanze, o comunque per fornire elementi di riscontro alle sue affermazioni per valutare un possibile collegamento con i fatti del procedimento, si limitava a dire di avere appreso tali informazioni via telefono da persone che non si erano mai qualificate. Laltro articolo riportava le dichiarazioni della signora Scieri, Isabella Guarino, secondo la quale una donna di origine catanese le aveva telefonato e confidato che il figlio, militare anche lui presso la stessa caserma, in quel momento in Kossovo, era stato costretto a salire sulla scala. Interpellata dai carabinieri di Siracusa, la mamma dello Scieri riferiva di non essere in grado di fornire alcuna indicazione per lindividuazione della persona che le aveva segnalato il fatto. Il Nucleo operativo tentava comunque di identificare il militare catanese, ma dagli accertamenti svolti risultava che non esistevano militari di origine catanese in forza al Ceapar inviati in Kossovo dallinizio della missione alla data di pubblicazione dellarticolo. Su segnalazione dei difensori della famiglia Scieri e tramite un suo amico, Spadafora Francesco, sentito da questUfficio il 28 febbraio 2000, veniva individuato tale Ciancarella Mario, il quale aveva affermato di avere appreso, da un anonimo militare [paracadutista] che lo aveva raggiunto sul proprio cellulare, circostanze relative alla morte dello Scieri. Sentito da questUfficio lo stesso giorno, il Ciancarella confermava quanto gi dichiarato allo Spadafora, e anzi accusava, sulla base di una telefonata anonima, ufficiali e sottufficiali della caserma Gamerra di omicidio doloso in quanto avevano consigliato a tre militari [paracadutisti] che si erano resi responsabili della caduta dello Scieri a seguito di atti di nonnismo di lasciarlo morire, per evitare di essere scoperti. Le complesse indagini che seguivano a queste dichiarazioni formavano oggetto di altro procedimento (n. 2257/00) nel quale il Ciancarella veniva rinviato a giudizio per calunnia, in quanto veniva dimostrato, attraverso accertamenti telefonici, che non aveva mai ricevuto quella telefonata. Veniva anche verificato il contesto delle dichiarazioni, che facevano registrare la completa assenza di riscontri che ne potessero confortare la credibilit.

Sono stati anche svolti accertamenti circa dichiarazioni rese dalling. Tin Carmelo di Siracusa, su segnalazione dei difensori della famiglia Scieri. Riferiva il 4 settembre 2000 allavv. Randazzo, ai sensi dellart. 38 delle disp. att. del cod. di proc. penale, di avere sentito, il 18 febbraio 2000, sul treno Roma-Livorno, il racconto di un militare di leva fatto ad altri e a quello riferito da un commilitone dello Scieri, secondo cui, a seguito di una discussione avuta con alcuni militari che gli dicevano che allinterno della caserma non era consentito fare telefonate con il cellulare, lo Scieri era salito o era stato fatto salire sulla scala, dopo essere stato spossessato del cellulare e poi, colpito con una tavola alle mani, era caduto dalla scala, nascosto ai piedi di questa, quindi quei militari si erano assicurati nelle ore successive del suo stato. Il Tin aggiungeva che, in base a quello che aveva sentito, sembrava che gli anziani avessero perso la testa e non sapessero cosa fare, ma che comunque non lavevano soccorso. Il Tin forniva anche una descrizione del ragazzo che aveva fatto il racconto in treno, ragazzo con il quale aveva scambiato qualche parola allatto di scendere a Livorno. Il Tin, dopo aver confermato il 3 ottobre 2000 le dichiarazioni rese allavv. Randazzo, ai Carabinieri del Reparto operativo Nucleo operativo di Siracusa, veniva sentito da questUfficio, che gli mostrava alcune fotografie di militari, in copia fotostatica, ritraenti le persone che la brigata Folgore aveva nel frattempo indicato quali militari in rientro dalla licenza il 28 febbraio 2000. Il Tin, dichiaratosi non molto fisionomista e richiesto di indicare se riconoscesse nelle foto il giovane militare con cui aveva parlato, indicava quattro militari: Fidanza Paolo, Paolo Armando, Petracchia Pierpaolo e Magliocchetti Sandro. La Pg sentiva Fidanza Paolo e Magliocchetti Sandro, i quali si dichiaravano estranei ai fatti riferiti dal Tin. Gli altri due militari non sono stati ancora rintracciati. Un altro anonimo riferiva che la morte dello Scieri era da collegare a fatti di mafia per i quali il padre era stato chiamato a rendere testimonianza in processo. Dagli accertamenti svolti dai Carabinieri di Siracusa risultato che Scieri Corrado non mai stato citato in qualit di teste in processi di mafia. Al comandante provinciale dei Carabinieri perveniva il 25 ottobre 2000 uno scritto anonimo, in cui si riferiva che durante il trasferimento da Scandicci a Pisa, uno degli anziani aveva indicato tra le diverse prove di coraggio anche la scala di asciugamento, che il risalirla dallesterno avrebbe conferito maggiore prestigio, e che lo Scieri era rimasto vittima di una solitaria prova compiuta senza alcuna imposizione. La segnalazione non ha trovato riscontro nelle testimonianze dei numerosi militari [allievi par] che viaggiavano sui due pullman da Scandicci a Pisa. Particolare attenzione investigativa veniva dedicata a una lettera anonima spedita allavv. Ettore Randazzo e dallo stesso consegnata a questUfficio, in quanto forniva una versione dei fatti accaduti la notte del 13 agosto 1999 molto ricca di particolari e nello stesso tempo quasi coincidente con quella sostenuta dai difensori della famiglia Scieri. In particolare, il dattiloscritto anonimo, presumibilmente proveniente da un militare del Ceapar, consigliava di interrogare bene i congedati, diceva che lo Scieri era salito volontariamente sulla scala accettando la sfida da parte di tre nonni un po ubriachi, che una persona dentro gli anelli gli aveva tolto una scarpa e lo aveva poi colpito alle mani con gli anfibi facendolo cadere, e che poi tutti erano scappati credendolo morto. Lindirizzo sulla busta era invece scritto a mano, e la lettera risultava essere stata spedita (come risultava dal francobollo di partenza) dallAeroporto militare di Roma-Ciampino il 25 agosto 1999. Con delega del 23 settembre 1999 questUfficio richiedeva di accertare se nei giorni compresi tra il 23 e il 25 agosto 1999 fossero transitati per laeroporto

di Fiumicino contingenti di paracadutisti provenienti da Pisa. Lesito era negativo. Peraltro, per tentare di individuare lautore dellanonimo, potenziale fonte di informazioni sui fatti, venivano affidate tre consulenze tecniche al Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, due il 15 febbraio 2000, di cui una per evidenziare la presenza di impronte dattiloscopiche allesterno e allinterno della busta (affidata al m.llo Roberto Gennari del predetto Reparto investigazioni), laltra biologica per accertare se sotto il francobollo della lettera e/o sotto i lembi di chiusura della busta vi fossero tracce di saliva e, in caso positivo, di evidenziare il Dna (affidata al cap. Berti Andrea sempre dello stesso Reparto investigativo), e la terza grafologica il 24 febbraio 2000 per procedere a comparazione tra lindirizzo scritto sul frontespizio della busta e scritture di militari da acquisire (affidata al m.llo Palombo del predetto Reparto investigazioni). Sia la consulenza dattiloscopica che quella biologica avevano esito positivo, in quanto nel primo caso venivano individuate tracce papillari utili per il confronto, nel secondo caso veniva rinvenuto del materiale biologico sui lembi della lettera utile per estrapolare il Dna dellautore dellanonimo. Il tipo di consulenze affidate comportava lo svolgimento, da parte degli organi di polizia giudiziaria, di una grande mole di lavoro per lacquisizione dei saggi grafici da comparare con lo scritto dellindirizzo sulla busta, per lacquisizione con apposito Kit del Dna dei militari, nonch per lindividuazione dei soggetti potenzialmente utili per i raffronti. Il Ceapar forniva lelenco di tutti i militari assenti dalla caserma nei giorni tra il 18 e il 25 agosto 1999. Il numero elevato dei militari assenti imponeva di restringere il campo dindagine ai soggetti assenti in uno dei giorni compresi tra la data dellaffrancatura (25 agosto 1999) e i due giorni precedenti, individuando 213 persone alle quali venivano aggiunti i congedati tra il 13 e il 25 agosto 1999, in tutto altri 66 soggetti. A tuttoggi sono stati posti a confronto con lindirizzo sulla busta 236 saggi scritti, senza alcun esito positivo. Anche gli accertamenti sul Dna di 52 militari, confrontato con quello ricavato dalla saliva presente sui lembi della busta, non hanno avuto esito positivo. Su indicazione di questUfficio lesame del Dna era stato limitato ai soli militari residenti nel Lazio, nella convinzione che la lettera con lo scritto anonimo fosse stata spedita da Roma Fiumicino. Ulteriori accertamenti svolti dal Nucleo operativo portavano a stabilire che il timbro Aeroporto Cmp-M7 Roma utilizzato dal Centro di meccanizzazione postale di Roma Fiumicino per la bollatura della corrispondenza proveniente da Roma e diretta su tutto il territorio nazionale. Se ne deduceva che la lettera poteva essere stata imbucata in qualsiasi parte della citt di Roma. Venivano svolti ulteriori accertamenti sui voli in partenza o in transito per laeroporto di Fiumicino, da ovunque provenienti, diretti in Sicilia, Sardegna e Calabria, e ci allo scopo di individuare militari in ferma al Ceapar, partiti da uno degli aeroporti della Toscana con scalo a Roma, o comunque imbarcatisi direttamente da questultima citt. Lelenco dei nominativi, non ancora completo, piuttosto lungo. Lanonimo indicava i congedati come persone in grado di riferire sulla morte dello Scieri. Veniva accertato che tra il 13 e il 25 agosto erano stati congedati 66 militari. Di essi solo due hanno detto di essere presenti la sera del 13 agosto: Fiore Stefano e Mancino Francesco. Dalla documentazione fornita dal Ceapar, solo il secondo era in caserma, mentre il Fiore era in licenza di gg. 2 dalle ore 13 del 13 agosto 1999 e cos pure erano in licenza o permesso tutti gli altri. Segnalazione di atti di prevaricazione da parte dei militari sentiti con delega del 4 ottobre 1999 Alcuni militari tra le diverse centinaia, sentiti su delega del Pm del 4 ottobre 1999, facevano riferimento a episodi di nonnismo, consistenti

nellimporre flessioni (De Dominicis, Mul Francesco, DAvino Gennaro, Conte Maurizio, Conti Luigi), talora accompagnate da pugni sulla schiena (Ditta Stefano, Catarcia Andrea, Volpe Luca), block (Inversa Gaetano), salto del muro (Palma Claudio). Nicastri Antonio, in particolare, riferiva di essere stato oggetto, durante la sua permanenza nella caserma Gamerra dal 7 dicembre 1999 al 27 febbraio 2000, di atti di nonnismo consistenti in flessioni, pressioni psicologiche, sospensioni sulle braccia, etc... De Paolis Gianfranco riferiva di essere stato picchiato, e che gli era stato bruciato il materasso. Tutte le dichiarazioni dei militari che avevano riferito di atti di prevaricazione in genere, o di esserne stati oggetto, venivano trasmesse per competenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale militare di La Spezia (v. inf. Nucleo operativo dei Carabinieri di Pisa del 27 marzo 2000, del 14 aprile e 7 giugno 2000). Inchieste militari sulla morte di Emanuele Scieri Sulla morte dello Scieri Emanuele furono aperte due inchieste: una interna a cura del col. Pierangelo Corradi gi capo del Reparto addestrativo, e unaltra a cura della Regione militare Nord a firma del magg. generale Giancarlo Antonelli. La prima concludeva che non vi fossero elementi di certezza che potessero configurare responsabilit penali e disciplinari a carico di militari della caserma circa il decesso dellallievo paracadutista Scieri e il ritardo nel ritrovamento del corpo. Si concludeva anche per lassoluta improbabilit che si fosse verificato un atto di nonnismo, perch in contrasto con il luogo, le modalit tipiche del prevaricatore e con la personalit dello Scieri che difficilmente avrebbe tollerato intimidazioni. La seconda concludeva sostanzialmente negli stessi termini, ma ravvisava la necessit di procedere a un ulteriore accertamento di eventuali negligenze e/o carenze di iniziativa per la mancata ricerca dello Scieri nellambito della caserma da parte del comandante del Corpo, e consigliava la nomina di una Commissione inquirente per linchiesta formale, anche per stabilire se il decesso dellallievo paracadutista Scieri fosse da ricollegare a un incidente o a un atto di prevaricazione. Nessuna notizia circa la nomina di tale Commissione inquirente o meno stata successivamente comunicata a questUfficio. Consulenze tecniche affidate nel corso delle indagini 1) Consulenza tecnica medico-legale sulle cause della morte di Scieri Emanuele (prof. Marino Bargagna e dott. Luigi Papi del Dipartimento di biomedicina, sezione di Medicina forense dellUniversit di Pisa); 2) Consulenza tecnica medico-legale su tracce biologiche rinvenute su una struttura in ferro facente parte di un tavolo (prof. Ranieri Domenici, Dipartimento di biomedicina sez. di Medicina forense); 3) Consulenza tossicologica per accertare se nei reperti autoptici dello Scieri fossero presenti farmaci, stupefacenti, alcool o altra sostanza (prof. Mario Giusiani Dipartimento di Sanit pubblica e biostatistica Universit di Pisa); 4) Consulenza tecnica biologica su tracce ematiche appartenenti allo Scieri Emanuele (ten. Daniele Podini, Reparto investigazioni scientifiche Carabinieri di Roma); 5) Consulenza tecnica psichiatrica per accertare se emergessero elementi che potessero avvalorare lipotesi suicidiaria o lipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica o nessuna delle due (prof. Liliana DellOsso, Clinica psichiatrica dellUniversit di Pisa); 6) Consulenza tecnica per effettuare rilievi fotoplanimetrici del luogo in cui era stato rinvenuto il corpo dello Scieri e per valutare, sulla base delle tracce ematiche presenti sul marciapiede, il volume di sangue disperso dal corpo (ing. Giovanni Bargagli Stoffi); 7) Consulenza tecnica chimico merceologica: per accertare la composizione delle tracce di colore verde sotto le calzature per confrontarle con tracce di vernice verde di un tavolo;

per accertare tracce di pressione e di appoggio di forma curvilinea, derivanti dal contatto tra le scarpe e gli anelli di protezione della scala; per accertare eventuale legatura e trazione dei lacci delle scarpe; per accertare la dinamica di rottura del bracciale dellorologio dello Scieri (m.llo Giovanni Orienti, Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma); 8) Consulenza tecnica biologica e genetico forense, per accertare se allinterno della scarpa sinistra dello Scieri Emanuele fossero presenti tracce di sangue dello stesso (m.llo Giancarlo DErrico, del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma); 9) Consulenza tecnica dattiloscopica per accertare la presenza di impronte papillari sulle scarpe dello Scieri Emanuele (m.llo Gaetanino Melito, del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma); 10) Consulenza tecnica chimico-merceologica: per accertare se le tracce sul muro vicino alla scala fossero state causate dalle scarpe dello Scieri Emanuele, e se le macchie biancastre presenti nelle scarpe fossero rapportabili allo sfregamento sullo stesso muro; per accertare se sui fori del calzino del piede sinistro dello Scieri Emanuele fossero presenti tracce di materiale diverso dalla composizione del filato e dalla natura biologica (sangue) gi individuata (m.llo Giovanni Orienti, Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma); 11) Consulenza dattiloscopica su scritto anonimo pervenuto allavv. Randazzo contenente la ricostruzione dei fatti attinenti alla morte dello Scieri Emanuele, per accertare leventuale presenza sul documento e/o sulla busta di impronte dattiloscopiche, con riserva di fornire successivamente al consulente impronte di comparazione (esito positivo per tre impronte, una digitale e tre impronte palmari sul foglio dattiloscritto) (m.llo Roberto Gennari, del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma); 12) Consulenza tecnico-grafica per individuare lautore dellindirizzo sulla busta contenente lanonimo dattiloscritto, mediante comparazione con saggi rilasciati da militari (219 saggi rilasciati esito negativo) (m.llo Paolo Palombo, del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma): 13) Consulenza tecnica biologica per accertare se sotto il francobollo apposto sulla lettera indirizzata allavv. Randazzo e/o sotto i lembi di chiusura della busta, vi fossero tracce di saliva, e in caso positivo di evidenziarne il Dna (esito positivo, pag. 16), capitano Berti Andrea del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma). Conclusioni e richieste Con il provvedimento conclusivo delle indagini preliminari, il Pm propone allorgano giurisdizionale la sua verit a esito delle investigazioni effettuate. Peraltro la verit accertata nel procedimento non pu mai coincidere con la verit dei fatti verificatisi, costituendo quella la conseguenza tecnica degli accertamenti post-factum. Tanto pi saranno state approfondite le indagini, tanto pi la verit procedimentale si avviciner alla verit fattuale. In questo procedimento, nonostante il massimo impegno investigativo profuso, il ricorso esasperato a accertamenti tecnici sofisticati e lesteso utilizzo dei c.d. atti a sorpresa (intercettazioni), non stato possibile stabilire con apprezzabile certezza le ragioni per le quali Emanuele Scieri sia salito su quella scala, ma ci deve attribuirsi alla insuperabile oggettiva difficolt di chiarire le circostanze relative che hanno indotto o costretto lo Scieri a salire su quella scala. Le indagini hanno consentito per di formulare delle ipotesi su quanto accaduto la sera del 13 agosto 1999 sotto quella scala della torre di prosciugamento dei paracadute, ipotesi a ognuna delle quali volutamente non si attribuisce valenza maggiore rispetto allaltra. Sar il sig. Giudice per le indagini preliminari a decidere con quale formula definire il

procedimento, nel caso di accoglimento della richiesta del Pm, dopo lesame delle risultanze investigative. La certezza che nessuno contesta relativa alla causa diretta della morte. Emanuele Scieri morto a seguito di precipitazione dalla griglia di protezione della scala metallica addossata alla torre di prosciugamento dei paracadute da unaltezza valutata dai cinque ai nove metri, per i gravissimi politraumatismi provocati dagli ostacoli che ha incontrato durante la precipitazione (trauma al capo, toracico, fratture e lussazioni delle coste, disarticolazioni costo-vertebrali etc.), che produssero una gravissima condizione di shock con il coinvolgimento di tutte e tre le fondamentali funzioni vitali (cardio-circolatoria, respiratoria e nervosa). Si sono gi esposte le ragioni per le quali non si ritiene di accedere alla modalit di ricostruzione della precipitazione fornita dai consulenti di parte, evidentemente strumentale alla dimostrazione della presenza di terzi sul luogo del fatto. Lipotesi accidentale Lallievo paracadutista Emanuele Scieri giunge alla Ceapar di Pisa, unitamente ad altri 69 allievi, proveniente dal 78 Rgt. Lupi di Toscana di Firenze intorno alle ore 12 del 13 agosto 1999. Alle 15.30 ritira presso il magazzino casermaggio il cosiddetto cubo (lenzuolo, cuscino etc. e quanto necessario per lalloggiamento), e ha modo di osservare, nello spiazzo antistante il magazzino, una scala metallica addossata alla parete di un edificio che del tutto simile alla torre dei lanci di esercitazione dalla quale, dopo pochi giorni, dovr lanciarsi. Dopo avere mangiato alla mensa e fatto un giro turistico per la citt di Pisa con altri commilitoni, tra cui il Viberti Stefano e Valentini Luca, fa rientro in caserma alle 22.15 e, insieme al Viberti Stefano, si avvia lungo il viale che costeggia il muro di cinta della caserma, in direzione dello spiazzo nei pressi del magazzino casermaggio, per fumare una sigaretta. Allaltezza dello spiazzo Emanuele dice al Viberti di voler fare una telefonata. questo un modo per far capire al Viberti che vuole essere lasciato solo, e questi lo lascia facendo rientro in camerata. Sono le 22.25 circa. Emanuele ha fatto domanda di entrare nel corpo dei paracadutisti otto anni prima, quando gli entusiasmi giovanili e la voglia di dimostrare a s e agli altri le proprie capacit fisiche e psichiche sostengono il desiderio di simili ardimentosi cimenti. Emanuele il 13 agosto 1999 ha ventisei anni, si laureato brillantemente in giurisprudenza, ha buone prospettive di lavoro futuro, e sa che tra pochi giorni dovr affrontare il lancio dalla torre, che costituisce per tutti gli allievi un evento traumatico e quindi ansiogeno. Si vedano anche le dichiarazioni informalmente fatte dalla mamma dello Scieri, il giorno 18 agosto nella cappella dellospedale al v. brig. Caricato Carmelo del Nucleo carabinieri Ceapar (annotazione allegata allinf. del 16-9-1999) che riferisce: Il figlio aveva scelto di fare il paracadutista allet di diciotto anni, ma ora ne aveva ventisei non si sentiva tanto a suo agio, perch ormai lavorava presso uno studio legale e aveva altri interessi... che il corso di paracadutismo era impegnativo e molti ragazzi non superavano la prova di ammissione.... Sul raziocinio comportamentale e sul controllo degli impulsi, caratteri distintivi della personalit di Emanuele, prevalgono in quel momento lansia della prestazione fisica imminente, il timore di sfigurare a confronto con i commilitoni pi giovani, e decide allora, dopo avere fatto allontanare il Viberti con la scusa della telefonata (che infatti non risulta essere stata mai fatta), di compiere unautodimostrazione di forza e di efficienza che lo rassicuri, e nello stesso tempo unesplorazione della scala per valutare gli effetti della sua altezza, uguale a quella della torre dei lanci. Si ricordino le valutazioni del consulente DellOsso sulla personalit dello Scieri tendenza a porsi in buona luce, discreto grado di ambizione, caratteristiche confermate anche dagli amici (Di Presa): Teneva molto a completare il corso e fare bella figura; la presenza di quantit di alcool (probabilmente ingerito alla mensa) tale da indurre comportamenti varianti da una diminuzione dei freni inibitori sino ad una iniziale perdita di au-

tocontrollo (v. cons. tossicologica Giusiani); e il disturbo dansia (diagnosticato dalla dott.ssa Furnari il 3 giugno 1999). Sotto il governo di questo complesso di stati danimo Emanuele decide di salire sulla griglia di protezione della scala. Non sappiamo se Emanuele ha gi le scarpe slacciate, pu averlo fatto in precedenza, una volta entrato in caserma, per trovare sollievo dopo una lunga camminata per la citt con quelle scarpe molto chiuse, non certo estive, circostanza che pu essere sfuggita ai suoi compagni. Emanuele, per salire sulla griglia di protezione della scala, prima sale sul tavolo verde poi su quello ripiegato sopra, quindi, per aggrapparsi alla griglia, si d una spinta con il piede sinistro e lascia una traccia sul muro (si vedano le foto... nonch consulenza tecnica chimico-merceologica affidata al m.llo Orienti Giovanni del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, che accertava la corrispondenza tra la traccia lasciata sul muro e la macchia biancastra lasciata sulla parte anteriore della scarpa sinistra v. anche foto... del fascicolo fotografico allegata alla consulenza medico-legale). Si noti che le scarpe di Emanuele sono del tipo a scarponcino, quindi alte sino quasi alla caviglia e quindi tengono anche se slacciate, tanto che la sinistra serve di appoggio e di spinta per salire sulla griglia e non si sgancia dal piede. Emanuele si arrampica, probabilmente facendo anche delle trazioni con le braccia tenendo le mani flesse verso le barre metalliche (v. anche dichiarazioni Coghe al Pm secondo cui gli istruttori avevano dato indicazioni di fare le trazioni con le mani flesse verso la sbarra), quindi nella fase della salita o della discesa, o per la fatica, o per avere messo un piede male, o per il riacutizzarsi del dolore al tallone sinistro che aveva accusato il 3 agosto (v. rapporto informativo del 78 Rgt. Lupi di Toscana), o per avere mancato un appoggio con le braccia su un anello metallico, precipita e cerca di afferrare quello successivo inferiore, senza riuscirvi, vi urta contro prima con il cinturino dellorologio poi con le dita procurandosi le lesioni gi descritte [...]. Con un movimento di rotazione dellasse del tronco del corpo che precipita dal centro della griglia di protezione, Emanuele urta prima gli arti inferiori contro il tavolo verde, urto che determina un ulteriore movimento di rotazione al corpo per cui il capo e larto superiore di sinistra vengono spinti nello spazio esistente tra il primo e il secondo dei tavoli impilati (v. consulenza medico-legale sul punto pagg. 89-90). In particolare Emanuele, mentre in fase di precipitazione si sta liberando della scarpa, urta con violenza il dorso del piede sinistro contro lestremit di una delle zampe capovolte del tavolo verde ripiegato e il polpaccio sinistro sul bordo dello stesso tavolo sottostante; contemporaneamente alla produzione delle lesioni, la scarpa viene interessata da minuti schizzi di sangue nella parte superiore interna della tomaia (v. consulenza tecnica biologica e genetico-forense, in particolare la foto n. 23, affidata al m.llo DErrico del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma) e scagliata lontano dal corpo (sulle difficolt comunque di ricondurre la morfologia di singole lesioni a un determinato ostacolo incontrato durante la precipitazione, difficolt che progressivamente aumentano in ragione dellaltezza e quindi della forza dellurto, si vedano le considerazioni dei consulenti del Pm a pag. 57 e seguenti). Sempre nella fase di precipitazione, il marsupio di Emanuele urta contro uno degli anelli della griglia e si strappa in corrispondenza della tasca anteriore e assume la posizione in cui stato ritrovato al momento e per limpatto sul marciapiede. Il corpo di Emanuele rimane nello stato di quiete immodificato sino a quando viene scoperto il 16 agosto alle ore 13.50, come gi sostenuto, con riguardo alle gocciolature di sangue ad arco vicino al braccio destro, non presenti in alcuna altra parte del luogo che ci interessa, e alla traccia di sangue presente sulla fascia del tavolo in legno sopra il piede sinistro (v. pagg. 38 e 39).

Sono evidenti le obiezioni che si possono muovere a una simile ricostruzione dei fatti. Perch Emanuele sale sulla griglia con le scarpe slacciate? Come pu ritenersi compatibile la produzione di quella particolarissima tipologia di lesioni al piede sinistro, con limpatto sulla zampa metallica del tavolo rovesciato di forma angolare? Come pu non destare sospetti sulla propria credibilit il Viberti che, avendo lasciato lo Scieri pochi minuti prima, non ritiene di indicare a chi fa il contrappello dove lo ha lasciato? Lipotesi dellaggressione del tutto comprensibile che i consulenti di parte abbiano sostenuto sia una certa modalit di precipitazione del corpo dello Scieri Emanuele, sia il successivo spostamento-occultamento di esso, per dimostrare la presenza di terze persone sul luogo che abbiano in qualche modo cagionato le lesioni alle mani, al dorso del piede sinistro e la conseguente precipitazione. Abbiamo peraltro gi ritenuto, in accordo con le argomentazioni dei consulenti del Pm, come non sia sostenibile che il corpo dello Scieri abbia urtato prima con il tavolo verde rovesciato, quindi con il tavolo sottostante in posizione prona e che sia stato successivamente rovesciato, spostato e semi-occultato tra il primo e il secondo dei tavoli capovolti, poich non sono stati ritrovati segni di sollecitazione meccanica, come eventuali deformazioni sul tavolo verde, n tracce ematiche che avrebbero dovuto posizionarsi nei punti dimpatto, n sono state riscontrate lesioni al viso altrimenti sicuramente presenti per lurto violento. Le conferme di una diversa dinamica di precipitazione e di uno stato di quiete non pi modificato, vengono dal mancato spostamento della grossa teglia di cui si gi parlato e dalla presenza della piccola traccia di sangue rilevata sulla fascia metallica del tavolo in legno che si trovava proprio sopra il piede sinistro dello Scieri, nonch dalla mancanza di gocciolature provenienti dalla lesione al polso destro in altre zone. N si condividono le modalit di produzione delle lesioni alle dita delle mani (calci con scarponi), per la loro omogeneit e identicit di posizione che fanno propendere per la gi esposta dinamica del mancato afferramento di un anello inferiore della griglia in caduta. Ma a parere degli scriventi non v la necessit di addentrarsi, da parte dei consulenti, in argomentazioni tecniche improbabili circa la produzione delle lesioni, la modalit di precipitazione del corpo e il suo successivo spostamento, tutte strumentali alla dimostrazione della presenza di terze persone sotto quella scala, poich sufficiente quel complesso lesivo al dorso del piede sinistro, con quelle particolarissime caratteristiche, con la sua non rapportabilit ad alcun ostacolo incontrato dal corpo nella caduta, a fare ritenere, con ragionevole verosimiglianza, che Emanuele sia stato oggetto di unaggressione, non sappiamo se portata da un commilitone o da un superiore di grado. dal pari ragionevole ritenere, considerata la forte personalit di Emanuele, che egli sia stato oggetto di mala attenzione da parte di pi di una persona; che quindi sia stato indotto per sfida, o costretto con minaccia, a salire sulla griglia di protezione della scala con le scarpe slacciate per rendere pi difficoltosa la salita con le sole braccia; che durante la salita o la discesa, una persona, salita sulla scala dallinterno, lo abbia colpito, provocandone la caduta, con uno strumento anomalo, non pi ritrovato nel luogo del fatto, proprio nel momento in cui stava perdendo, forse per difetto o provocata difficolt di equilibrio, la scarpa slacciata che, contemporaneamente alla produzione delle lesioni, veniva attinta, nella parte superiore interna, al primo occhiello, da schizzi di sangue (v. foto n. 23 della gi citata consulenza tecnica-biologica e genetico-forense del m.llo Giancarlo DErrico). anche per ipotizzabile, escludendo lutilizzazione dello strumento atto a cagionare quel tipo di lesioni al piede sinistro, che qualcuno, sempre salito sulla scala dallinterno, abbia voluto rendere difficoltosa la salita o la discesa di Emanuele sulla griglia a mezzo di azioni sul suo corpo, cos da fargli abbandonare la presa sugli anelli e provocarne la caduta al suolo, verificatasi con le stesse modalit gi descritte nellipotesi accidentale.

Non contrasta quindi con tale ricostruzione dei fatti latteggiamento tenuto dal Viberti che, prima di allontanarsi, pu avere visto o sentito qualcosa ma ha ritenuto di mantenere il silenzio, nonostante i numerosi inviti, vuoi per paura o per minaccia successivamente ricevuta. Peraltro bisogna anche rilevare che il Viberti Stefano, allepoca dei fatti era poco pi che ventenne, ed assai strano che, a conoscenza di un qualcosa che poi sapr essere sfociato nella morte dello Scieri, riesca ad avere la capacit (im)morale di mantenere il silenzio su un evento cos tragico. Con questa ipotesi ricostruttiva dei fatti, peraltro, contrastano anche argomenti di ordine logico: a) nessuno allinterno della caserma [Gamerra], al di fuori dei propri commilitoni arrivati con lui da Firenze lo stesso giorno al mattino, conosceva lo Scieri Emanuele: e allora perch prendere di mira proprio lui? b) Un evento con conseguenze cos tragiche e probabilmente non volute, non poteva, da parte degli autori, essere portato a conoscenza di qualcuno per consentire almeno il ritrovamento del corpo, anche solo con una telefonata anonima? c) possibile che lo Scieri, robusto di fisico e di personalit, non abbia avuto moti di ribellione o di reazione, consistiti anche solo nel gridare per attirare lattenzione di qualcuno o per opporsi alla prevaricazione? Si deve purtroppo osservare che lambivalenza delle circostanze di fatto in questo procedimento, non sorrette da pur minimi riscontri oggettivi, avvalorando ora luna ora laltra ipotesi, non ha consentito di accertare il motivo per cui Emanuele Scieri la sera del 13 agosto 1999 sia salito su quella scala della torre di prosciugamento dei paracadute. * Tutto ci premesso si chiede che il sig. Giudice per le indagini preliminari, voglia emettere decreto di archiviazione, o perch non sono emersi elementi penalmente rilevanti, o perch ignoti gli autori dellomicidio preterintenzionale in danno di Emanuele Scieri. Si richiede anche di emettere decreto di archiviazione perch ignoti gli autori delle ingiurie e minacce in danno del colonnello Marco Bertolino. Il procuratore della Repubblica Cons. Giuliano Giambartolomei Sost. Il procuratore della Repubblica Cons. Enzo Jannelli Richiesta di archiviazione della Procura militare di La Spezia

Il pubblico ministero dott. Gioacchino Tornatore, letti gli atti di cui al procedimento penale n. 227/B/99/BL-TN, nei confronti di ignoti, in ordine al reato di: a) Violenza contro inferiore con omicidio (art. 195, 1 e 2 comma Cpmp). Fatto avvenuto in Pisa in data 13-14 agosto 1999. Persona offesa: Scieri Emanuele. b) Violata consegna (art. 120 Cpmp). Fatto avvenuto in Pisa nei giorni 13-16 agosto 1999. Atteso che il presente procedimento ha tratto origine dalla comunicazione trasmessa in data 17 agosto 1999, dal Nucleo operativo e radiomobile del Comando della Compagnia carabinieri di Pisa, con la quale si segnalava che, nelle prima ore pomeridiane del giorno 16 agosto 1999 allinterno della caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro addestramento di paracadutismo della Brigata Folgore, era stato rinvenuto il corpo, privo di vita, di un soldato di leva, che i primi accertamenti compiuti sul posto dal personale del Nucleo operativo e radiomobile dei Carabinieri avevano consentito di identificare in quello del giovane allievo paracadutista Emanuele Scieri, nato a Cuneo il 31 agosto 1973.

Prima descrizione dello stato dei luoghi di ritrovamento delle condizioni di questultimo Nella comunicazione trasmessa dal Reparto dei Carabinieri si forniva una prima descrizione dello stato del luogo in di Emanuele Scieri era stato ritrovato e delle condizioni stultimo:

del cadavere e sopra indicato, cui il cadavere fisiche di que-

La zona interessata delimitata dalla struttura muraria della centrale termica n. 4, da un muretto in cemento armato dellaltezza di circa 50 cm. con delle lamiere e una rete metallica plastificata e dalla parete della torre

di prosciugamento dei paracadute. Su detta parete esiste una scala in ferro che conduce in un locale situato sotto il tetto delledificio, ove sono posizionati i motori elettrici per il sollevamento dei carrelli posti allinterno della torre. Detta scala, della lunghezza di circa 25 metri, a due metri dal suolo presenta una griglia di protezione contro le cadute accidentali. A circa 5 metri e 15 metri dal suolo, sono presenti due piattaforme dello stesso materiale facenti corpo con la predetta scala. Ai lati di detta scala sono presenti, sul lato sinistro ponendosi di fronte ad essa, nr. 4 tavoli con struttura in ferro e ripieghevoli nella parte appoggiata alla parete della torre di colore verde. Nella parte destra sono presenti, numerosi tavoli posti in posizione inclinata e con i piedi rivolti verso lalto. Di fronte ai tavoli verdi, sulla sinistra, vi un tavolo in legno con un ripiano in compensato. Il cadavere si trovava ai piedi della predetta scala in ferro, a circa un metro dalla base della stessa. Questi si presentava in posizione supina, con la testa piegata verso destra e appoggiata su un piano di un tavolo capovolto. Il braccio destro in posizione quasi perpendicolare al corpo, con il palmo della mano rivolto verso lalto, il braccio sinistro piegato sotto i tavoli posti in posizione obliqua al terreno. Il piede destro risultava appoggiato allo spigolo del primo tavolo di colore verde, con la pianta dello stesso rivolta verso lalto, mentre la gamba sinistra, priva di scarpa, era distesa in senso longitudinale al busto. La scarpa mancante era distante dal piede circa due metri. Accanto al cadavere, a pochi centimetri dallavambraccio destro, vi era un orologio con cassa e cinturino in acciaio. Questultimo risultava spezzato. Il cadavere aveva allaltezza delladdome un marsupio di colore marrone, ove si accertava, successivamente, la presenza di un telefono cellulare, un portafoglio di colore marrone con allinterno la somma contante di 60.000 lire, carta di identit a nome di Scieri Emanuele, e tessera militare a nome dello stesso.

I primi accertamenti Gli organi di Polizia giudiziaria intervenuti sul posto, rappresentati da personale del Nucleo operativo sopra indicato, nonch dai militari del Nucleo carabinieri di Polizia militare presenti allinterno del Ceapar, e infine, a decorrere dal 19 agosto 2001, dai militari del Reparto operativoNucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa, dapprima di iniziativa personale e, quindi, su delega della Procura della Repubblica di Pisa, anchessa interessata dalla vicenda, per gli aspetti di specifica competenza, e di questa Procura militare, attivavano una immediata attivit di indagini preliminari, volta a raccogliere ogni utile elemento per una completa e puntuale ricostruzione dellaccaduto e, nellipotesi in cui fossero emersi fatti che presentassero una potenziale rilevanza penale, volta ad assicurarne le relative fonti di prova. Allesito di questi primi accertamenti era possibile conoscere che: il corpo di Emanuele Scieri era stato rinvenuto, privo di vita, intorno alle ore 13.50-14.00 del 16 agosto 1999, in modo del tutto casuale, da alcuni suoi compagni di corso (Walter Raggiri, Carlos Picelli, Marco Parodi e Marco Ravasi), i quali si erano recati nella zona ove situato il magazzino casermaggio, per intraprendere il servizio al quale erano stati comandati. In quella circostanza, non avendo trovato ancora sul posto il militare incaricato di fornirgli il materiale si erano intrattenuti a curiosare tra gli oggetti accatastati nello spiazzo antistante il magazzino in questione, quando il Raggiri ebbe modo di notare una scarpa con la suola rivolta verso lalto, presente in quellarea. Quindi, dopo aver richiamato lattenzione degli altri commilitoni, nel frattempo attratti dal cattivo odore che proveniva da quella zona, avevano rinvenuto il corpo, privo di vita, di un giovane che il Picelli Carlos riconosceva, basandosi in primo luogo sugli indumenti indossati, in quello di Emanuele Scieri; il luogo ove stato rinvenuto il cadavere dello Scieri si identifica con un cortile interno, ubicato nella zona sud della caserma Gamerra, adibito a deposito di materiale dichiarato fuori uso, delimitato a ovest da un edificio ad un piano che, allestremit sud, si eleva in una costruzione a forma di torre destinata al prosciugamento dei paracadute, per una altezza di circa 20 (venti) metri, alla cui parete risulta addossata una scala metallica a pioli, che si distende per 17 (diciassette) metri circa, protetta da una gabbia anchessa metallica di sicurezza, che parte da una altezza di circa 2,5 metri dal terreno e prosegue fino alla estremit della scala; il corpo dello Scieri era stato trovato, per lesattezza, ai piedi della scala precedentemente descritta, tra alcuni tavoli e altro materiale di varia natura, in disuso, accatastato nelle immediate vicinanze della scala, disteso per terra nella posizione indicata nei rilievi fotografici e descrittivi effettuati dai carabinieri del Norm ai quali si fa integrale richiamo; il corpo, in avanzato stato di decomposizione, presentava evidenti lesioni e ferite, in varie zone, delle quali la pi evidente risultava essere quella presente al cranio, di cui si dir, pi diffusamente, oltre, in sede di analisi delle risultanze autoptiche e peritali effettuate sul cadavere del giovane; il militare, cuneese di nascita, ma di famiglia e di vissuto siracusano, aveva intrapreso il servizio militare obbligatorio di leva giungendo a Firenze, in data 21 luglio 1999, presso il 78 Rar Lupi di Toscana, dove aveva compiuto il previsto periodo di addestramento, prima di essere assegnato al Ceapar di Pisa, presso il quale era stato trasferito la mattina del 13 agosto 1999, unitamente ad altri 69 (sessantanove) commilitoni, anchessi provenienti dal Rar di Firenze. Le ultime ore di vita dello Scieri Sulla base delle sommarie informazioni raccolte allinterno della caserma Gamerra, principalmente tra i commilitoni colleghi di corso e appartenenti alla medesima Compagnia dello Scieri (la 1 Compagnia reparto corsi), era possibile ricostruire, nei termini di seguito indicati, gli spostamenti di Emanuele nel corso della giornata del 13 agosto, fino ai momenti imme-

diatamente precedenti la morte dello stesso (che, come si vedr ultra, appare da collocarsi, temporalmente, nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999). In particolare fornivano utili indicazioni in merito ai movimenti e alle occupazioni alle quali Emanuele si era dedicato nella giornata del 13 agosto i militari Daniele Gelli, Luca Valentini, Michele Maestrini, Marco Mura e Stefano Viberti; lo Scieri era giunto alla caserma Gamerra di Pisa nella tarda mattinata del 13 agosto 1999, proveniente dal 78 Rar Lupi di Toscana di Firenze, unitamente ad altri 69 militari colleghi di scaglione, con i quali aveva compiuto il periodo di addestramento. Il trasferimento da Firenze a Pisa, avvenuto a bordo di due pullman militari, era stato caratterizzato da alcuni atteggiamenti anomali, tenuti da alcuni dei caporali istruttori preposti al controllo delle reclute; atteggiamenti che, come si dir in seguito, hanno assunto una rilevanza penale militare e, per tale motivo, hanno costituito oggetto di un separato procedimento penale, instaurato presso questo Ufficio, ma che non hanno palesato alcun profilo di concreta, pi o meno diretta, attinenza con lepisodio della morte del giovane siracusano; una volta giunto alla caserma Gamerra di Pisa e essere stato inquadrato nella 1 Compagni corsi, unitamente agli altri militari del proprio scaglione, lo Scieri aveva provveduto a ritirare gli effetti letterecci assegnatigli in dotazione personale (lenzuola, cuscino, federe, etc.), e per fare ci si era recato presso il magazzino casermaggio della caserma (che, come detto sopra, collocato di fronte alla scala metallica ai cui piedi stato rinvenuto il cadavere di Emanuele). Quindi, si era recato a consumare il pasto alla mensa intorno alle ore 18.00 e infine, approfittando del periodo di libera uscita, era uscito dalla caserma per compiere un giro nella citt di Pisa, insieme ad altri commilitoni, in particolare Luca Valentini e Stefano Viberti; lultima volta che lo Scieri era stato notato in vita, risaliva alla sera del 13 agosto 1999, allorquando egli, dopo la libera uscita pomeridiana, aveva fatto rientro, intorno alle ore 22.15 circa presso la caserma Gamerra, sempre insieme ai militari Luca Valentini e Stefano Viberti; mentre il resto della comitiva, alla quale, nel frattempo, lungo il tragitto del ritorno in caserma, si erano uniti anche i militari Maestrini Michele e Gelli Daniele, si dirigeva, una volta allinterno della caserma, direttamente presso i locali che ospitano le camerate della 1 Compagnia reparto corsi, lo Scieri si tratteneva, ancora per alcuni minuti, insieme al Viberti per fumare una sigaretta, incamminandosi lungo il viale che costeggia il muro perimetrale della caserma Gamerra, oltre lo stabile della Compagnia allievi, nella direzione del cortile presso il quale stato successivamente rinvenuto cadavere; in prossimit della zona che segna la linea di ingresso allarea del cortile sopra descritto, il Viberti, su esplicita richiesta avanzatagli in tale senso dallo Scieri, motivata con lesigenza di voler rimanere da solo per qualche attimo al fine di effettuare una telefonata, lascia questultimo in prossimit del cortile in questione e si dirige verso le camerate della Compagnia allievi; da quel momento nessuno ha pi avuto modo di vedere lo Scieri, in vita o gi morto, fino allattimo del ritrovamento del cadavere, avvenuto nei tempi e nei modi sopra indicati; al momento della effettuazione del contrappello nei locali della Compagnia, intorno alle ore 23.45 della stessa sera, lo Scieri risulta, pertanto, essere assente dalla propria camerata e per tale motivo egli viene annotato nel rapportino della sera dal caporale De Silvestris, chiamato a effettuare il controllo, come militare in mancato rientro da libera uscita, nonostante alcuni militari tra quelli che avevano fatto rientro in caserma insieme allo Scieri avessero avuto modo di segnalare allo stesso caporale che lo Scieri era effettivamente rientrato in caserma intorno alle ore 22.15 (su tale circostanza ci si soffermer oltre, al momento di analizzare la sussistenza di irregolarit, mancanze e/o omissioni, anche di rilevanza penale militare, nella condotta tenuta e nella procedura seguita da tutti i soggetti che, a vario titolo ed a diverso livello, sono intervenuti nella attivit di ricerca dello Scieri, successivamente al riscontro della assenza dello stesso al contrappello serale).

Condizioni di salute fisio-psichica dello Scieri Nel corso dei primi accertamenti svolti nellimmediatezza del ritrovamento del cadavere dello Scieri, allinterno dellarmadietto assegnato in dotazione personale a questultimo, veniva rinvenuta una certificazione sanitaria rilasciata in favore di Scieri, in data 5 luglio 1999, dal medico dott.ssa Rosaria Furnari, in servizio presso la U.O. della Clinica psichiatrica di Catania, con la quale era stata prescritta la assunzione di alcuni farmaci appartenenti alla categoria degli antidepressivi (Sereupin e Edronax da 4 mg.), i quali ultimi venivano rinvenuti allinterno dellarmadio, unitamente al certificato. Si provvedeva, quindi, alla acquisizione della relazione clinica della d.ssa Rosaria Furnari, redatta in data 20 agosto 1999, dalla quale si evinceva che lo Scieri era stato sottoposto a una prima visita medico ambulatoriale in data 3 giugno 1999 per difficolt di concentrazione, senso di confusione mentale, modesto abbassamento del tono dellumore, al cui esito era stata formulata una diagnosi di disturbo dansia con note depressive e era stata suggerita una terapia farmacologica con paroxetina (Sereupin). In occasione del successivo controllo, avvenuto in data 5 luglio 1999, a seguito del riscontro di una lieve riduzione della sintomatologia, si era ritenuto opportuno insistere nel trattamento farmacologico, abbinando al primo farmaco anche una piccola dose di roboxetina (Edronax 4 mg/die). In definitiva, il livello di gravit del disturbo era stato definito come lieve-moderato. Dalla scheda tecnica della U.O. della Clinica psichiatrica di Catania, si apprendeva che lo Scieri aveva attraversato un periodo di euforia subito dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, nel mese di novembre dellanno 1998. Da circa un mese (maggio 1999), tuttavia, avvertiva un senso di confusione mentale, accompagnato da difficolt di concentrazione, specie in relazione a dei compiti impegnativi, con modesto abbassamento del tono dellumore. Tale sintomatologia era stata riscontrata in lieve miglioramento in occasione della 2 visita medica, alla quale lo Scieri si era sottoposto in data 5 luglio 1999. Tali elementi sembravano porsi in, almeno apparente, contrasto con il quadro della personalit dello Scieri, cos come evidenziato e risultante dalle dichiarazioni rese dai pi stretti familiari, dalle persone estranee allambiente militare con le quali lo Scieri aveva instaurato i pi forti legami sentimentali, e infine dagli stessi commilitoni che avevano avuto modo di farne la conoscenza, nel corso del mese di addestramento trascorso insieme a Emanuele presso il 78 Rar Lupi di Toscana in Firenze. Da tutti Scieri era descritto come un ragazzo posato, tranquillo e razionale... metodico, di grande impegno negli studi e nella vita in genere (cos la madre di Emanuele, signora Isabella Guarino, la quale confermava che, anche in occasione dellultima conversazione telefonica avuta con Emanuele nella giornata del 13 agosto, lo aveva sentito tranquillo, sereno e le aveva detto di sentirsi in vacanza). La sig.ra Ornella Genovese, amica personale dello Scieri, lo descrive come un ragazzo normalissimo, studioso, bravo, una persona molto allegra, socievole, simpatico... un ragazzo mite, che faceva sempre da paciere, non litigava con nessuno, era ragionevole, non era una testa calda, ma non subiva atti di prevaricazione tra gli amici, dai quali era tenuto in gran rispetto proprio per la sua bont... era un ragazzo molto attivo. Concordi anche i militari con i quali Emanuele aveva legato maggiormente: Poteva sembrare pi serio di quanto non fosse; era un ragazzo che scherzava molto... al principio mi ero fatto lidea di una persona pi riservata e pi timida, mentre con il passare del tempo avevo scoperto che era pi brillante e loquace (Coghe Francesco). Scieri era una persona normale che si comportava da adulta sia in relazione al fatto che era una persona matura rispetto agli altri commilitoni, e sia al fatto che era laureato. Non era una persona n introversa, n estroversa, una persona equilibrata e direi di qualit... Non gli ho sentito mai dire frasi strane, n ho notato in lui atteggiamenti strani (Stefano Vigneri); Scieri era scherzoso, faceva battute e teneva molto a completare il corso e fare bella figura... era nello stesso tempo serio, ordinato, controllava e interveniva se noi esageravamo nello scherzare (Giuseppe Di Presa). Era

un ragazzo maturo e tranquillo, e soprattutto era contento di fare il militare nei paracadutisti (Stefano Viberti). In base a quanto sopra evidenziato, la Procura della Repubblica di Pisa riteneva opportuno ricorrere al conferimento di un incarico di consulenza tecnica in materia psichiatrica, nei confronti di persona dotata di specifiche conoscenze tecnico-scientifiche al riguardo, la quale veniva individuata nella prof.ssa Liliana DellOsso, professore associato di Psichiatria presso la Clinica psichiatrica delluniversit di Pisa, alla quale veniva richiesto di rispondere ai quesiti se emergano elementi che possano avvalorare lipotesi suicidiaria o lipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica o nessuna delle due. La prof.ssa DellOsso, prendendo spunto da quanto sopra gi evidenziato, avvalendosi anche dellesame della documentazione relativa al fascicolo fisio-psico-addestrativo dello Scieri e di quella relativa ai tests del Minnesota Multiphasic Personality Inventory, effettuati dallo Scieri in tre distinte occasioni, rispettivamente in data 10 ottobre 1991, 31 maggio e 27 luglio 1999, nei quali si evidenziavano, tra gli altri risultati parziali, il punteggio, relativamente basso, registrato nella scala Si (introversione sociale) e il punteggio, relativamente elevato, registrato nella scala K (tendenza a porsi in buona luce). Nella circostanza, la prof.ssa DellOsso aveva modo di prendere in esame anche le risultanze della attivit di consulenza tecnica di natura chimico tossicologica effettuata dal prof. Mario Giusiani, dalla quale era risultato che ... lo Scieri non ebbe ad assumere stupefacenti o farmaci del tipo delle benzodiazepine o dei triciclici nelle 24-48 ore prima della morte... n ebbe ad assumere stupefacenti nel periodo di circa tre mesi precedenti allexitus. ... Ebbe ad assumere invece dellalcool nel periodo precedente la morte, ma il tasso di alcoolemia riscontrato sul suo cadavere, oltre a essere di livello inferiore a quello assunto quale parametro di riferimento dal codice della strada, era tale da comportare, al pi, effetti moderati, quali quelli che vanno dalla diminuzione dei freni inibitori a uniniziale perdita di autocontrollo. Perfettamente in linea con tale conclusione, risultavano anche le considerazioni espresse, a tal riguardo, nella consulenza tecnica, medico legale, sulla morte dello Scieri, redatta dal prof. Marino Bargagna e dal dott. Luigi Papi (di cui si dir, pi diffusamente, oltre e anchessa presa a esame dalla prof.ssa DellOsso), secondo le quali il rilievo che il tasso alcoolemico assume nella vicenda in oggetto, non pu che essere assai contenuto, in considerazione che dagli atti-testimonianze dei commilitoni, niente emerge in merito agli eventuali effetti sullo Scieri della assunzione di alcool e che sono rimaste ignote le circostanze nelle quali tale assunzione ha avuto luogo. Allesito dellattivit di consulenza tecnica, la prof.ssa DellOsso aveva modo di pervenire alle seguenti conclusioni: Dallesame della documentazione relativa ai tests Minnesota Multiphasic Personality Inventory, in combinato con le dichiarazioni rese, in merito al carattere e alla personalit dello Scieri, da coloro che avevano avuto modo di farne una conoscenza pi approfondita, ne deriverebbe una descrizione dello stesso, tale da poterlo far inquadrare in una personalit ipertimica con tratti ossessivi. Dallesame della documentazione proveniente dalla Unit operativa di psichiatria della universit di Catania, emergerebbe un quadro tale da orientare per una diagnosi di Disturbo bipolare II, secondo i criteri del Dsm IV. Tale disturbo, che fa parte della sfera dei disordini dellumore, caratterizzato da una alternanza di fasi depressive, eutimiche e ipomaniacali, in assenza di manifestazioni maggiori di maniacalit; pertanto ladattamento psicosociale non risulta compromesso. Da sottolineare che, nel caso dello Scieri, le oscillazioni dellumore seguono un decorso parallelo alle vicende esistenziali, in stretta aderenza con la realt. Con riferimento, infine, alla possibile assunzione, da parte dello Scieri, di quantit di alcol pi o meno rilevanti, nelle ore pomeridiane e

serali del 13 agosto 1999, da ritenersi che il tasso di alcoolemia riscontrato sul cadavere dello Scieri non sembra aver provocato alterazioni neurologiche o psichiche di rilievo. In definitiva, la prof.ssa DellOsso arriva alla conclusione che nel periodo antecedente il decesso non emergono nello Scieri alterazioni psichiche di rilievo attribuibili a un disturbo dellumore, o a uno stato di intossicazione alcoolica tali da poter determinare un comportamento finalizzato alla morte, o un discontrollo degli impulsi che si possa essere tradotto in comportamenti potenzialmente autolesivi. Per cui, in risposta ai quesiti formulateli dal pubblico ministero, ella conclude che non sono emersi elementi psicopatologici che possano avvalorare lipotesi suicidiaria o lipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica. Le risultanze della consulenza tecnica, di natura psichiatrica, unitamente alle emergenze della attivit di indagini preliminari, con riferimento agli atteggiamenti e al ruolo assunti dallo Scieri nel corso del pur breve periodo di esperienza militare maturato fino alla data del 13 agosto 1999, porterebbe a escludere qualsiasi possibilit di ipotizzare, a fondamento della morte del giovane allievo paracadutista, un gesto suicidiario. E infatti, dalle dichiarazioni rese dai militari che avevano instaurato rapporti di maggiore frequentazione con lo Scieri, risulta che lo stesso era riuscito a trasportare allinterno dellambiente militare quel bagaglio di saggezza, di buon senso, di giustizia e di rispetto per il prossimo, che costituivano (stando alle dichiarazioni dei parenti pi stretti) il frutto della propria indole, sviluppata attraverso leducazione personale ricevuta, familiare e ambientale, e il livello di istruzione raggiunto in virt degli studi effettuati. Nellimpatto tra la persona[lit] dello Scieri e lambiente militare, non sembra che egli avesse subito dei contraccolpi e/o dei ridimensionamenti nei valori e nelle idee di cui era portatore, ma, piuttosto, sarebbe emerso che egli avrebbe continuato a improntare i propri rapporti personali, allinterno dellambiente militare, con i commilitoni parigrado e con i superiori gerarchici, allinsegna delle proprie peculiarit caratteriali che gli avrebbero consentito di divenire un sicuro e affidabile punto di riferimento per tutti coloro che avevano avuto modo di conoscerlo e frequentarlo (che, non a caso, erano soliti rivolgersi a lui con lappellativo di avvocato) e alla cui attenzione riusciva a imporsi con la forza della mitezza e dellequilibrio, piuttosto che con un atteggiamento spavaldo, presuntuoso o prevaricatore. Impostazione dellattivit di indagini preliminari Lattivit di indagine complessivamente svolta si imperniata, principalmente, sulla ispezione dei luoghi e delle cose che presentassero una connessione, diretta o indiretta, con la morte dello Scieri; sulla attivit di assunzione di sommarie informazioni, che ha interessato diverse centinaia di soggetti che, a vario titolo, potessero risultare potenzialmente in grado di fornire utili elementi di conoscenza ai fini delle indagini in corso; su una attivit di infiltrazione, allinterno della caserma Gamerra, sotto copertura, di due soggetti appartenenti al Reparto paracadutisti dellArma dei carabinieri Tuscania di Livorno; sulla acquisizione e conseguente esame dei tabulati relativi al traffico telefonico, in entrata e in uscita, dellutenza telefonica mobile intestata e in uso allo Scieri al momento della morte dello stesso, nonch delle utenze telefoniche fisse, corrispondenti a alcune cabine pubbliche poste allinterno della caserma Gamerra e ubicate nel piazzale antistante lo spaccio; sulla attivit di intercettazione di conversazioni e comunicazioni telefoniche e ambientali, nei confronti del militare Viberti Stefano, ultima persona ad aver visto lo Scieri ancora in vita, successivamente estese anche alle utenze telefoniche mobili dei militari Emanuele Cinelli e Ivan Mesiti, caporali in servizio permanente effettivo presso il Ceapar di Pisa, risultati presunti autori di atti di vessazione e prevaricazione compiuti ai danni delle reclute, allinterno dei pullman sui quali era avvenuto il trasferimento da Firenze a Pisa; sulle attivit autoptiche

necroscopiche e sulle operazioni peritali affidate a consulenti tecnici del pubblico ministero, individuati e nominati dalla Procura della Repubblica di Pisa. A tale ultimo riguardo si segnalano: 1) la consulenza tecnica, di natura medico legale, sulle cause della morte di Emanuele Scieri, affidata al prof. Marino Bargagna e al dott. Luigi Papi del Dipartimento di biomedicina, sezione di Medicina forense dellUniversit di Pisa; 2) la consulenza tecnica, in materia tossicologica, finalizzata ad accertare se nel periodo antecedente al decesso, lo Scieri avesse ingerito sostanze farmacologiche, sostanze alcooliche, stupefacenti o altro, affidata al prof. Mario Giusiani del Dipartimento di Sanit pubblica e biostatica dellUniversit di Pisa; 3) la consulenza tecnica di natura psichiatrica, finalizzata ad accertare se nella personalit dello Scieri fossero presenti elementi tali da avvalorare lipotesi di un gesto suicidiario o lipotesi di un gesto dimostrativo di efficienza fisica, affidata alla prof.ssa Liliana DellOsso della Clinica psichiatrica dellUniversit di Pisa; 4) la consulenza tecnica, finalizzata a quantificare il volume di sangue disperso dal corpo dello Scieri, sulla base delle tracce ematiche presenti nellarea immediatamente circostante il cadavere, affidata alling. Giovanni Bargagli Stoffi; 5) la consulenza tecnica, di natura medico legale, sulle tracce biologiche rinvenute su una struttura in ferro, componente di un tavolo presente ai piedi della scala in ferro dalla quale precipitato lo Scieri, affidata al prof. Ranieri Domenici del Dipartimento di biomedicina, sezione di Medicina forense dellUniversit di Pisa; 6) la consulenza tecnica, in materia biologica, in merito alle tracce ematiche appartenenti a Emanuele Scieri, affidata al ten. Daniele Podini, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 7) la consulenza tecnica, in materia chimico merceologica, finalizzata ad accertare la natura e la possibile provenienza delle tracce di colore verde rinvenute sotto le calzature dello Scieri; eventuali segni di pressione riconducibili a oggetti di forma curvilinea, sulla suola delle calzature, da poter, in ipotesi, ricondurre al contatto, gravato dal peso del corpo, tra le scarpe e gli anelli di protezione della scala metallica; la eventuale legatura reciproca e conseguente trazione dei lacci delle scarpe indossate dallo Scieri; la dinamica della rottura del bracciale dellorologio indossato dallo Scieri; attivit di consulenza interamente affidata al m.llo Giovanni Orienti, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 8) la consulenza tecnica, in materia biologica e genetico forense, finalizzata ad accertare leventuale presenza di tracce di sangue nella parte interna della scarpa sinistra dello Scieri, affidata al m.llo Giancarlo DErrico, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 9) la consulenza tecnica, in materia dattiloscopica, finalizzata ad accertare la eventuale presenza di impronte digitali papillari sulle scarpe dello Scieri, affidata al m.llo Gaetanino Melito, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 10) la consulenza tecnica, in materia chimico merceologica, finalizzata ad accertare se i segni presenti sul muro sul quale poggia la scala metallica, fossero riconducibili alle scarpe dello Scieri e se, corrispondentemente, le macchie di colore biancastro presenti sulle scarpe dello Scieri fossero riconducibili a uno sfregamento delle stesse contro il muro; e ancora se in corrispondenza dei fori rinvenuti sul calzino sinistro dello Scieri fossero presenti tracce di materiale non riconducibile a liquido ematico o al tessuto del calzino; affidata al m.llo Giovanni Orienti, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 11) la consulenza tecnica, in materia dattiloscopica, finalizzata ad accertare la presenza di eventuali impronte digitali, palmari e digitali, sulla carta della lettera e della relativa busta utilizzate dallestensore dello scritto anonimo pervenuto allavv.to Randazzo, legale di fiducia

della famiglia Scieri, affidata al m.llo Roberto Gennari, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 12) la consulenza tecnica, in materia tecnico grafica, finalizzata a individuare il mittente dello scritto anonimo da ultimo indicato, mediante comparazione tra la grafia dellindirizzo del destinatario presente sulla busta e alcuni saggi grafici rilasciati, previa manifestazione di consenso, da militari in servizio presso i Reparti di paracadutisti del Ceapar e della Folgore, affidata al m.llo Paolo Palombo, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma; 13) la consulenza tecnica, in materia biologica, finalizzata al rinvenimento e alla successiva identificazione in termini di Dna, di eventuali tracce di saliva presenti sulla busta utilizzata per la spedizione dello scritto anonimo di cui sopra, affidata al cap. Andrea Berti, in servizio presso il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma. Occorre precisare che la maggior parte degli accertamenti che hanno costituito oggetto delle consulenze tecniche sopra indicate, hanno evidenziato dei risultati di segno negativo e che, anche laddove sono state rinvenute risultanze positive (ad esempio nellambito della attivit di consulenza tecnica indicata ai punti 8, 10, 11 e 13), non stato possibile portare le stesse a ulteriori conseguenze in termini di identificazione di soggetti ai quali poter ricondurre le tracce rinvenute e/o in termini di individuazione di una ipotesi ricostruttiva dellaccaduto che fosse evidente o, comunque, prevalente rispetto alle altre possibili. La maggior parte della attivit investigativa sopra indicata veniva svolta dagli organi di Polizia giudiziaria individuati come competenti, da reparti dellArma dei carabinieri dotati di specifiche competenze tecnicoscientifiche, da soggetti nominati come consulenti tecnici di parte, su impulso diretto e dietro specifiche deleghe conferite dalla Procura della Repubblica di Pisa, la quale era intervenuta sin dalle prime battute successive al ritrovamento del cadavere dello Scieri, in quanto informata e allertata dagli ufficiali e agenti di Pg del Nucleo operativo radiomobile del Comando compagnia carabinieri di Pisa e che aveva provveduto, successivamente, a instaurare, in merito a tale episodio, un procedimento penale nei confronti di soggetti ignoti, ipotizzando il reato di omicidio preterintenzionale. Atti di denuncia formale presentati dai familiari di Emanuele Scieri In corrispondenza a quanto sopra indicato, i familiari di Emanuele Scieri e, pi precisamente, i genitori dello stesso, Corrado Scieri, Isabella Guarino e il fratello di Emanuele, Francesco Scieri, decidevano di farsi rappresentare nellambito del presente procedimento, in qualit di persone offese dal reato, provvedendo a nominare, in un primo momento, quali difensori di fiducia, lavv.to Ettore Randazzo del foro di Siracusa, e lavv.to Florenzo Storelli del foro di Lucca, ai quali aggiungevano, successivamente, lavv.to Andrea Lazzoni del foro di La Spezia. I familiari di Emanuele Scieri procedevano, quindi, tra i primi atti, a conferire apposito incarico di consulenza tecnica, in materia medico legale, al dott. Francesco Coco, successivamente affiancato dal dott. Giuseppe Bulla. Sulla scorta dei primi risultati dellattivit tecnica svolta dal dott. Coco, i familiari di Emanuele Scieri decidevano di presentare un atto di denuncia formale, depositato presso entrambe le autorit giudiziarie inquirenti, ordinaria e militare, nel quale si prospettava lipotesi che la caduta dello Scieri dalla scala della torre non fosse da attribuirsi a un evento di natura accidentale, in considerazione della apparente scarsa compatibilit di alcune delle lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri rispetto al dinamismo causale della caduta. In tale atto veniva, inoltre, segnalata lesistenza di un documento costituente una raccolta di scritti asseritamente inneggiante al fenomeno del cd. nonnismo, il cui autore, quantomeno per quel che concerne la attivit di selezione, raccolta e messa in ordine dei singoli scritti, veniva indicato nella persona del gen. di brigata Enrico Celentano, comandante della Brigata paracadutisti Folgore.

Relativamente a tale ultimo aspetto si anticipa, fin da ora, che lo stesso ha costituito oggetto di specifica attenzione da parte di questo Ufficio, nellambito di un separato procedimento penale, pressoch coevo al presente, instaurato nei confronti del gen. Celentano, in ordine al reato di istigazione aggravata a commettere reati militari, e di istigazione aggravata a disobbedire alle leggi (artt. 47 n. 2, 212 e 213 Cpmp), il quale stato successivamente definito con richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero procedente e accolta dal Giudice per le indagini preliminari in sede, del cui decreto si richiamano, di seguito, i passaggi salienti, ai fini di una completa trattazione della vicenda per cui si procede: Lesame del documento consente di effettuare alcuni rilievi che conducono a condividere le conclusioni del Pubblico ministero circa la mancanza di profili penalmente rilevanti alla stregua della legge penale militare. Invero, lopuscolo in questione contiene uneterogenea raccolta di scritti, non provenienti dallindagato bens da vari autori (copie di saggi, articoli, pubblicazioni varie nonch estratti di libri e riviste con inserimenti anche di motti, versi o composizioni di anonimi autori, alternati sovente a vignette satiriche, talvolta piuttosto rozze e volgari, e fotografie tratte da giornali e riviste)... Laccostamento, senza un apparente significato, di materiale documentale cos diverso, appare evidentemente illogico, irrazionale e dissacrante, e in assenza di una chiave di lettura fornita dal curatore della raccolta non appare intellegibile, quanto meno nella individuazione dello scopo che il curatore stesso si prefisso. Senza lausilio di una chiave di lettura, lunica interpretazione plausibile che pu darsi alla raccolta quella di voler esaltare i principi e i valori che dovrebbero far da guida al soldato, almeno nelle intenzioni e secondo la forma mentis dellautore. La menzione di pseudo-valori negativi (come la preghiera del nordista, o la vignetta sullItalia divisa fra il settentrione e il meridione) non pare poter offrire un sicuro modello per i destinatari, posto che appaiono soverchianti nella raccolta gli spunti positivi sopraindicati e, comunque, tale presunta esaltazione o apologia del razzismo appare contraddetta da altri, numerosi scritti, primi fra tutti quello di Flavio Renato Vegezio, che esalta la superiorit politica e militare degli antichi Romani, o linserimento dellInno nazionale di Mameli, o lo scritto anonimo sulla Patria (citato a pag. 98)... In definitiva, e per venire alle conclusioni di stretto diritto, deve osservarsi che non dato cogliere nella raccolta (che, come si gi sottolineato, comprende scritti non provenienti dallindagato) elementi obiettivi che possano ricondurre la finalit perseguita dal curatore, allillecito scopo di istigare i militari a esso subordinati alla violazione delle leggi militari e penali militari. In particolare, con riferimento alla disciplina e al cd. nonnismo, proprio per la prevalente insistenza e per il costante richiamo a valori incontrovertibilmente positivi (che pi avanti si posto in luce con la citazione dei principali autori), linserimento da parte dellindagato di alcuni brani che, con rozzezza e banalit, richiamano i pi beceri luoghi comuni del razzismo nostrano, non sembra possa esser interpretato come apologia degli stessi o, peggio, come incitamento a seguirne le orme o addirittura come modello cui informare la propria condotta... Sotto il profilo strettamente penale, pertanto, va sottolineato come, pur potendosi astrattamente ipotizzare che il materiale documentale del tipo di quello raccolto sia di per s suscettibile se opportunamente e adeguatamente accompagnato da commenti, suggerimenti o accorte manipolazioni di integrare le fattispecie criminose ipotizzate, non si possa in concreto pervenire a distinguere e a individuare la sussistenza del necessario elemento soggettivo dei reati ipotizzati (le istigazioni di cui agli artt. 212 e 213 Cpmp), proprio perch le giustificazioni addotte dallindagato al proprio superiore gerarchico (gen. L. Forlani) non hanno trovato smentita nelle indagini condotte dal pubblico ministero, di guisa che, essendo esse

credibili e verosimili, inducono a escludere rilevanza penale alla fattispecie in esame. In definitiva, ritenendo per i motivi finora esposti che la diffusione dei documenti raccolti nel cd. Zibaldone dallindagato non possa integrare le fattispecie criminose ipotizzate, quanto meno per la assoluta carenza di elementi probatori in ordine alla sussistenza dellelemento soggettivo del reato, e che non vi siano allo stato prospettive ulteriori di carattere investigativo che possano utilmente esser percorse, deve conseguentemente ritenersi la infondatezza della notizia di reato.

I familiari dello Scieri avanzavano, infine, richiesta formale di essere informati in merito a eventuali richieste di archiviazione del procedimento penale. In una fase successiva della attivit delle indagini preliminari (febbraio 2000) e facendo seguito alla precedente denuncia del 23 agosto 1999, i familiari dello Scieri provvedevano a depositare presso gli Uffici di entrambe le Autorit giudiziarie inquirenti un ulteriore atto di denuncia formale, nei confronti di soggetti nominativamente indicati in tale atto e in ordine al reato ipotizzato di omicidio (almeno) preterintenzionale, o quanto meno di omicidio colposo. Tale seconda denuncia, oltre a trarre spunto da alcuni particolari relativi alla natura e alla morfologia delle lesioni riscontrate sul cadavere dello Scieri, nonch dalla stessa posizione finale nella quale il cadavere dello stesso stato rinvenuto nel pomeriggio del 16 agosto, ritenute entrambe incompatibili con le modalit dinamiche della caduta dalla scala, in relazione ai possibili ostacoli incontrati dallo Scieri nel corso di tale caduta; trovava ulteriore materiale argomentativo nelle risultanze dei primi accertamenti, di natura medico legale, effettuati dai consulenti tecnici della persona offesa, dott. Coco e dott. Bulla, con particolare riferimento alla circostanza che le lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri non fossero di natura tale da lasciare immaginare un decesso immediato dello stesso a seguito dellimpatto con la superficie di arresto, dato ulteriormente dimostrato dalla ingente quantit di sangue perso da Emanuele, bens sarebbero sintomatici di una permanenza in vita dello Scieri, protrattasi per qualche tempo, con la conseguenza che, ove allo stesso fossero stati prestati tempestivamente gli opportuni soccorsi, avrebbe potuto salvarsi. Quale corollario di tale premessa, i familiari dello Scieri segnalavano la presunta responsabilit penale, in relazione, quanto meno indiretta, con la morte di Emanuele, quale conseguenza del non tempestivo ritrovamento dello stesso, di tutti quei soggetti che, essendo al corrente della assenza dello Scieri dalla propria camerata e del precedente rientro dello stesso allinterno della caserma Gamerra, al termine della libera uscita, ed essendo investiti, a vario titolo e con diversi ambiti di competenza, da ruoli, incarichi e compiti implicanti un potere-dovere di ricerca dello Scieri allinterno della caserma, abbiano omesso di farlo. Al riguardo, i familiari di Emanuele procedevano alla segnalazione, con indicazione nominativa, e alla conseguente denuncia formale di 6 persone, individuate nel comandante del Ceapar, generale Calogero Cirneco, nei tre militari che, la sera del 13 agosto, avevano proceduto alla effettuazione del contrappello allinterno dei locali della 1 Compagnia reparto corsi, sergente maggiore Simone Pugliese, caporale Gianluca De Silvestris (nella circostanza anche sottufficiale di giornata) e furiere Roberto De Martin; ancora nel ten. Stefano Messina, in servizio quale ufficiale di picchetto, e infine nel caporale Emilio Galdi, sottufficiale di ispezione. Iscrizione nel registro delle notizie di reato e conseguente attivit di indagine svolta dalla Procura militare della Repubblica della Spezia Sulla base delle informazioni e degli elementi di conoscenza evidenziati dalla prima attivit di indagini preliminari, questo Ufficio riteneva opportuno e doveroso instaurare un autonomo procedimento penale, in relazione agli aspetti di specifica competenza, ipotizzando, al riguardo, una duplice fattispecie di reato, nei confronti di soggetti allo stato ignoti, con riferimento da un lato ai fattori causali, e in particolare agli agenti di natura umana, che avessero potuto determinare (o contribuito a determinare) levento morte del militare paracadutista Emanuele Scieri; dallaltro, agli eventuali aspetti di rilevanza penale militare, ravvisabili nella condotta di tutti quei soggetti che avessero svolto una attivit di servizio, anche astrattamente e indirettamente collegata a tale evento (personale deputato ad attivare le attivit di rintraccio dei militari che risultano arbitrariamente assenti dal Reparto; personale che, nellarco di tempo compreso tra il 13 e il 16 agosto 1999, avesse effettuato il servizio di guardia allinterno della caserma Gamerra e in particolare il servizio di pattu-

gliamento mobile; personale che, nei giorni in questione, era stato comandato di guardia allingresso principale della caserma Gamerra; etc.). In ordine al primo aspetto, la fattispecie di reato in ordine alla quale questo Ufficio si riteneva competente a procedere, era quella prevista dallart. 195, 1 e 2 comma Cpmp per lipotesi in cui la morte dello Scieri fosse stata casualmente determinata, con condotta dolosa o preterintenzionale, da altro soggetto rivestente la qualifica di militare, superiore in grado rispetto allo Scieri, il quale avesse agito in presenza dei presupposti di cui allart. 199 Cpmp. Circostanze le quali, in assenza di elementi di identificazione di eventuali soggetti responsabili del fatto, potevano, evidentemente, anche se in linea astratta, sussistere e che, laddove avessero trovato riscontro allesito dellattivit di indagini preliminari, avrebbero comportato la competenza esclusiva a procedere di questa Procura militare, nei confronti della Procura della Repubblica di Pisa, in virt del principio di specialit che, ex art. 15 Cp, governa e risolve lipotesi del concorso apparente di norme. In considerazione di quanto sopra esposto, questo Ufficio riteneva non opportuno procedere a una totale e parallela duplicazione della attivit di indagini preliminari, rispetto a quella condotta dalla Autorit giudiziaria ordinaria, con la quale ultima provvedeva, sin da subito, a instaurare e mantenere successivamente una intensa e proficua attivit di collaborazione, di scambio di informazioni, atti e notizie, sviluppatasi attraverso incontri personali e frequenti contatti telefonici. In tale ottica, si riteneva opportuno affidarsi in toto alle risultanze di alcune specifiche attivit di indagini preliminari (in particolare quelle svolte mediante lausilio di persone dotate di specifiche competenze tecnico-scientifiche, da nominare come consulenti del pubblico ministero; le attivit cd. a sorpresa, intercettazioni telefoniche e ambientali, attivit sotto copertura, etc.), nella preminente considerazione che, per quel che concerne lipotesi di una eventuale responsabilit penale personale in relazione alla morte del giovane paracadutista Scieri, il reato ipotizzato da questo Ufficio sebbene da ritenersi, per quanto sopra esposto, di prevalente applicazione, per effetto del principio di specialit regolato dallart. 15 Cp rispetto alla corrispondente ipotesi del reato comune di omicidio preterintenzionale, richiedesse, per una concreta ricorrenza, la sussistenza e la concorrenza di specifici presupposti di fatto, in adesione agli elementi costitutivi della ipotizzata fattispecie di reato militare, che, proprio in virt del loro carattere di specialit rispetto a quelli che compongono la corrispondente fattispecie di reato comune, presuppongono la preventiva necessaria integrazione di questultima. A tale valutazione, di carattere eminentemente tecnico giuridico, erano da aggiungersi considerazioni di carattere ben pi pratico, quali quella della vicinanza logistica degli Uffici giudiziari ordinari rispetto alla struttura della caserma Gamerra di Pisa, teatro del tragico evento e sede di servizio della maggior parte dei soggetti potenzialmente in grado di riferire elementi di utile conoscenza in merito a quanto avvenuto; o quale quello della vicinanza logistica e funzionale che, evidentemente, non poteva che tradursi in una maggiore rapidit e efficacia dazione (operativa), tra il Reparto operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa, organo principalmente interessato per lo svolgimento delle attivit di indagini preliminari, il Ceapar di Pisa e la stessa Procura della Repubblica pisana. Sulle linee sopra delineate, questo Ufficio provvedeva, comunque, ad affidare, per mezzo di specifiche deleghe, una estesa e al tempo stesso minuziosa attivit di indagine agli organi di Polizia giudiziaria rappresentati dal personale dellArma dei carabinieri del Nucleo di Pm [polizia militare, ndr] presso il Ceapar e del Reparto operativo-Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa. Lindividuazione di tale ultimo organo, del quale, come sopra evidenziato, si avvaleva, in via principale, anche la Procura della Re-pubblica di Pisa per le indagini di specifica competenza sul caso consentiva, peraltro, ad avviso di questo Ufficio, di evitare una inopportuna, quanto dispendiosa o, addirittura, potenzialmente nociva (per il rischio di reciproche interferenze) duplicazione della attivit di indagine rispetto a quella programmata dalla Procura pisana, e garantiva ulteriormente, grazie anche alla fattiva e proficua collaborazione in-

tercorsa, in ogni fase delle indagini, tra i due Organi giudiziari inquirenti e tra gli organi di Polizia giudiziaria interessati per le indagini (ai quali questo Ufficio raccomandava espressamente una attivit di collaborazione e coordinamento), un beneficio comune degli esiti dellattivit di indagine. Le risultanze possono essere riassunte nei termini di seguito indicati. Le consulenze medico legali sulle cause della morte La Procura della Repubblica di Pisa procedeva, in data 17 agosto 1999, a conferire un incarico di consulenza tecnica al prof. Mario Bargagna e al dott. Luigi Papi, affinch procedessero allesame autoptico del cadavere dello Scieri e fornissero delle risposte ai quesiti posti da quella autorit giudiziaria, riguardanti, principalmente, le cause, i mezzi e lepoca della morte dello Scieri, la compatibilit delle lesioni presenti sul suo cadavere, con la dinamica della precipitazione dalla scala della torre di prosciugamento e la possibilit di escludere lipotesi omicidiaria. I consulenti tecnici nominati dal pubblico ministero di Pisa, per poter approdare a delle risposte in merito ai quesiti postigli dal Pm, hanno proceduto allesame del cadavere di Emanuele e hanno effettuato una serie di sopralluoghi, con correlative ispezioni delle cose e dei luoghi, presso la caserma Gamerra, con particolare riferimento alla zona ove stato rinvenuto il cadavere dello Scieri. Tali sopralluoghi si sono svolti nellarco di tempo compreso tra il 16 agosto ed il 5 ottobre 1999. I consulenti si sono, quindi, avvalsi della possibilit di esaminare la documentazione gi presente agli atti del procedimento penale, con particolare riferimento agli accertamenti di carattere tecnico precedentemente effettuati dal Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa (in merito alle condizioni meteorologiche nei giorni dal 13 al 16 agosto 1999 e al pasto consumato dallo Scieri nelle ore immediatamente precedenti levento); dal dirigente del Servizio sanitario dellinfermeria del 78 Rar Lupi di Toscana in Firenze (in merito a una dolenzia al tallone sinistro, lamentata dallo Scieri durante il periodo di addestramento effettuato in Firenze, imputata, dallo stesso, allo svolgimento della attivit addestrativa); dal Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma (in merito agli esami chimico merceologici effettuati sui reperti rilevati su alcuni degli oggetti presenti nella zona del ritrovamento del cadavere e sugli effetti di vestiario dello Scieri; agli esami dattiloscopici effettuati per accertare la presenza di impronte papillari sulle scarpe dello Scieri; e agli esami biologici e degli accertamenti genetico-forensi, per accertare se allinterno della scarpa sinistra di Emanuele fossero presenti tracce di sangue dello stesso); dalling. Bargagli Stoffi (con riferimento al volume di sangue fuoriuscito dal corpo dello Scieri); e infine, alle dichiarazioni rese, in sede di sommarie informazioni, dai commilitoni di Emanuele, in merito alle particolari abitudini dello stesso, relative al modo di indossare gli effetti di vestiario e di portare gli accessori. In merito allaccertamento dei fattori causali della morte dello Scieri, al dinamismo della caduta dello stesso dalla scala, alla compatibilit delle lesioni riscontrate sul suo cadavere, rispetto alle modalit della precipitazione dallalto, e infine, al presumibile tempo di permanenza in vita dello Scieri successivamente alla caduta, i familiari di Emanuele Scieri il padre Corrado, la madre Isabella Guarino e il fratello Francesco provvedevano, per il tramite dei propri legali di fiducia [avv.ti Randazzo, Storelli e Lazzoni, ndr], ad affidare autonomo incarico di consulenza tecnica, di natura medico legale, al dottor Francesco Coco, successivamente affiancato dal dottor Giuseppe Bulla, il cui esito veniva depositato presso gli Uffici di entrambe le Procure della Repubblica procedenti. a) Descrizione del cadavere e del luogo di ritrovamento dello stesso a seguito della attivit di sopralluogo e ispezione effettuata dai consulenti tecnici Lattivit svolta dai consulenti tecnici nominati dal Pm ha assunto quale base di partenza la situazione verificata, in data 16 agosto 1999, in sede

di sopralluogo e di conseguente ispezione della posizione nella quale stato ritrovato il cadavere dello Scieri e dello stato dei luoghi ove avvenuto il ritrovamento, effettuati dal medico legale impersonato dal dott. Luigi Papi del Dipartimento di biomedicina, sezione di Medicina forense dellUniversit di Pisa, il quale effettuava i rilievi tecnici preliminari, provvedendo contestualmente a effettuare delle riproduzioni fotografiche del cadavere e dei luoghi e infine a redigere, al riguardo, il relativo verbale di descrizione, del quale si riportano, di seguito, gli aspetti salienti [...]. b) Individuazione dei fattori causali dellevento-morte Con riferimento ai fattori causali che hanno determinato levento morte del giovane Scieri, stato possibile raggiungere un sufficiente e tranquillante grado di certezza, essendo emerso, allesito delle operazioni peritali svolte dai consulenti tecnici nominati dal Pm e da quelli nominati dai legali della famiglia Scieri, un certo grado di concordanza nellaffermare che tali cause sono da individuarsi nella condizione di shock complesso (neurogeno-emorragico) venutasi a determinare nellorganismo del giovane paracadutista, in conseguenza del gravissimo politraumatismo sofferto dallo stesso a seguito della precipitazione dalla scala. Il politraumatismo in questione ha riguardato principalmente larea scheletrico toracica (nella quale le fratture costali e le disarticolazioni costo vertebrali hanno assai probabilmente determinato una rilevante compromissione della funzione respiratoria); il cranio, gravemente lesionato nella zona della nuca, il cui trauma ha concorso al cedimento delle fondamentali funzioni vitali; la perdita ematica interna allorganismo. Riguardo a tale ultimo aspetto, invero, i consulenti tecnici delle parti sarebbero pervenuti a conclusioni difformi in ordine alla quantit di sangue che lo Scieri avrebbe perduto prima di spirare, con conseguente ripercussione di tale discordanza anche nellambito della presumibile datazione del decesso rispetto al momento in cui lo Scieri caduto dalla scala. Precisamente, mentre i consulenti tecnici del Pm affermano che le lesioni traumatiche patite dallo Scieri produssero una gravissima condizione di shock, con il coinvolgimento di tutte e tre le fondamentali funzioni vitali... Lo sconvolgimento delle funzioni proprie del tripode vitale ci apparso cos imponente da risultare difficilmente compatibile con il protrarsi di uno stato di vita al di l delle poche diecine di minuti.... Essi, inoltre, affermano che la perdita ematica interna allorganismo sarebbe stata plausibilmente non inferiore ai 1000 cc, alla quale andrebbe aggiunta quella delle estese imbrattature di sangue rilevate in stretta contiguit con il cadavere dello Scieri. A questo dato da porre in relazione quello secondo il quale il decesso dello Scieri sarebbe avvenuto allincirca dopo una diecina di minuti dallimpatto dello stesso con il suolo, a seguito della caduta e, comunque, non oltre unora di tempo, conclusioni che sarebbero avvalorate dalla assenza di movimento leucocitario, in corrispondenza della lesione emorragica presente su un ventre muscolare. A tale conclusione si contrappone quella dei consulenti tecnici nominati dai familiari dello Scieri, i quali evidenziano come il volume di sangue complessivo risultante dalla indicazione dei consulenti tecnici del Pm (quantit non inferiore ad 1 litro per quel che concerne il sangue raccoltosi intra corpore), da quella del consulente ing. Bargagli Stoffi (quantit compresa tra 1,9 e 1,95 litri, per quel che concerne il volume complessivo delle macchie ematiche rinvenute nel luogo del ritrovamento del cadavere), che ammonterebbe allincirca ad almeno 3 litri, in assoluta assenza di lesioni di grossi vasi, dimostrerebbe necessariamente un sanguinamento lento protrattosi per diverse ore che, sulla base di altre risultanze chimiche tossicologiche, relative al tasso glicemico rilevato sul cadavere dello Scieri, il quale ultimo sarebbe indicativo di una morte agonica e di una protratta risposta endocrina al trauma, sarebbe possibile stimare esteso in un lasso di tempo non inferiore alle 6-8 ore.

Ribattono i consulenti tecnici del Pm che tale ultima ricostruzione trascura gli effetti del trauma toracico sulla gabbia costale e le conseguenti fratture e lussazioni delle coste che determinarono una marcata compromissione della funzione del mantice toracico, dando luogo, plausibilmente, a gravi difficolt respiratorie. La condizione di shock and incontro a rapido aggravamento anche a seguito del forte sanguinamento allinterno e allesterno del corpo e della sezione midollare per cui, pressoch contestualmente, risultarono compromesse in misura grave o gravissima la funzione cardiocircolatoria, la funzione nervosa e la funzione respiratoria... Il dato relativo alla perdita ematica non pu essere ritenuto sufficientemente affidabile, in specie per quanto concerne il sangue fuoriuscito dal corpo e raccoltosi nei pressi del medesimo... La circostanza relativa alla quantit di sangue effettivamente fuoriuscito dal torrente circolatorio dello Scieri, sia internamente che esternamente al corpo, dimostrativa caso mai della relativa intensit del sanguinamento piuttosto che della sua durata... Circa lassenza di movimento leucocitario... essa indirizza persuasivamente pi verso una limitata durata di sopravvivenza, che non verso quella di alcune ore. Circa il valore da attribuire al tasso glicemico, poi, i consulenti del Pm fanno notare come sulla possibilit di rapportare il valore del tasso glicemico post-mortale agli effettivi livelli glicemici presenti in vita, occorre tenere conto di una serie di fattori, quali i tempi, necessariamente contenuti, che devono intercorrere tra il momento del decesso e la effettuazione del prelievo di sangue e alle modalit di esecuzione di detto prelievo. Cos, se da un lato si impongono delle cautele nella attribuzione di significato per alcune sostanze quali appunto il glucosio, dallaltro appare ben chiaro come le condizioni nelle quali stato possibile operare il prelievo di liquidi biologici dal cadavere dello Scieri, si discosti enormemente da qualsiasi speranza di selettivit, per cui, in conclusione, il valore e limportanza attribuita dai consulenti tecnici della persona offesa allelevato tasso glicemico non appare fondato su adeguate conoscenze circa landamento di tale tasso in relazione alle modalit di verificazione del decesso, n in relazione allevoluzione del processo di decomposizione della salma. Le conclusioni raggiunte dai consulenti tecnici di parte tornano a essere convergenti nellaffermare che i mezzi che hanno determinato gli eventi traumatici sopra descritti e, di conseguenza, la morte dello Scieri, sarebbero da individuare negli ostacoli contro i quali il corpo ebbe a urtare nel corso della precipitazione. I consulenti tecnici del Pm avvertono, tuttavia, in merito alla difficolt di poter attribuire le singole specifiche lesioni ai successivi momenti di realizzazione della precipitazione medesima; in considerazione di una serie di fattori incerti e indeterminati (tipologia della scala, ascesa della stessa dallesterno della gabbia di protezione, incertezza della altezza della caduta, anomalia e irregolarit della superficie di impatto, alterazione delle lesioni traumatiche in conseguenza del processo putrefattivo, etc...) che vanno a incidere in modo sostanziale sulla ricostruzione del dinamismo della precipitazione ma che non inficiano la conclusione secondo la quale le lesioni significative, produttive dellevento letale, sarebbero effettivamente compatibili con la dinamica della precipitazione. c) Le lesioni traumatiche minori Per quanto concerne la presenza, sul cadavere dello Scieri, di eventi traumatici di minore intensit e secondaria rilevanza, lattenzione si principalmente concentrata, per le ragioni che verranno di seguito esposte, sulle lesioni escoriative rilevate su entrambe le mani, sulla lesione presente sulla superficie dorsale del piede sinistro, e sulla contusione determinatasi sulla fascia posteriore della coscia destra. In particolare, in ordine alle lesioni riscontrate sulle dita di entrambe le mani, i consulenti tecnici del Pm ne forniscono la seguente descrizione: Sulla proiezione cutanea dorsale del segmento prossimale della seconda falange, in tutta prossimit dellarticolazione interfalangea basale, del

dito medio e del dito anulare della mano sinistra si osservano aree di profonda escoriazione, di forma grossolanamente rotondeggiante, del diametro rispettivamente compreso tra il centimetro e i 6-7 mm, con evidente infiltrazione emorragica del fondo, quella posta sul medio caratterizzato da costituzione di grossolani lembi epidermici incernierati prevalentemente sul bordo prossimale della lesione. Una lesione analoga, ma con ancora pi evidente formazione di lembetto epidermico, presente sul quinto dito (mignolo), situata quasi interamente sulla proiezione cutanea dellarticolazione interfalangea... Si visto che alla mano destra sono presenti lesioni di tipo escoriativo, analoghe e pressoch simmetriche in quanto a disposizione, rispetto a quelle rilevate alla mano sinistra. Quindi concludono nel senso di ritenere che anche tali lesioni riscontrate sulle dita di entrambe le mani, sono compatibili con la precipitazione dalla scala e, presumibilmente, determinate dallurto contro un ostacolo incontrato nel corso di tale precipitazione (verosimilmente uno degli anelli di protezione della scala); giustificando il verso di produzione delle lesioni, con lipotesi che le mani fossero in quel momento atteggiate, entrambe, nellatto di afferramento di un oggetto di forma curvilinea, e argomentando tale conclusione sulla base della relativa simmetricit delle lesioni medesime e il fatto che, in entrambe le mani, sia stato risparmiato il dito indice, circostanze che farebbero ritenere molto probabile lintervento di una sola e simultanea azione lesiva e del tutto remota (anche se, almeno in teoria, non escludibile) leventualit di un intervento umano esterno nella genesi di tali lesioni. A opposte conclusioni sono pervenuti, invece, in ordine a tale aspetto, i consulenti tecnici della parte offesa, i quali argomentano dalla disposizione dei lembi epidermici, per affermare che lazione lesiva si evidentemente esercitata con direzione centripeta (dalle estremit delle dita verso la loro base) e risulterebbe, di conseguenza, certamente incompatibile con lipotesi della produzione di tali lesioni nel corso della caduta, giacch, in tale evenienza, la direzione della forza applicata sarebbe stata, in ogni caso, esattamente opposta (dalla base delle dita alla loro estremit) e i lembetti epidermici sarebbero apparsi incernierati distalmente; apparendo, invece, maggiormente verosimile ipotizzare lintervento di una azione umana esterna che, a titolo esemplificativo, viene indicata e descritta nella pressione esercitata, con una scarpa, da un individuo che si trovava sulla scala, allinterno della gabbia di protezione. A prescindere dalla pari dignit scientifica delle diverse conclusioni alle quali pervengono, in merito, i consulenti tecnici del Pm e quelli nominati dalla persona offesa, entrambe logicamente argomentate, scientificamente suffragate e dotate di analoga valenza persuasiva, appare opportuno evidenziare alcuni dati che sembrano costituire elemento di riscontro positivo esterno, rispetto alla ricostruzione dei consulenti tecnici del Pm. Ci si riferisce, in primo luogo, alla circostanza che dalla relazione tecnica svolta dal m.llo Orienti del Reparto investigazioni scientifiche di Roma, in merito ai fattori causali e alle modalit di rottura del cinturino dellorologio che lo Scieri portava al polso al momento della caduta e delle correlate lesioni riscontrate sul cadavere di Emanuele al polso sinistro, sembrerebbe potersi ricavare che il meccanismo di rottura del cinturino dellorologio sarebbe da individuarsi in una sollecitazione in trazione diretta, in senso prossimale-distale, cio nella direzione dallavambraccio al dorso della mano. Il che potrebbe indurre a ritenere che la rottura del bracciale, la corrispondente lesione al polso sinistro e le ferite riscontrate sulle dita della mano sinistra, siano avvenute nel corso di un medesimo meccanismo di caduta dallalto, allorch lo Scieri avrebbe impattato contro uno degli anelli della scala dalla quale stava cadendo, dapprima con il cinturino dellorologio e, successivamente, con la mano, flessa nellatto di afferrare la presa e con il palmo rivolto verso la scala. Con riferimento, poi, a questo particolare atteggiamento delle mani dello Scieri, in relazione alla eventuale tecnica di ascesa adoperata dallo stesso, nellatto di salire sulla scala, appare significativa la testimonianza di uno dei commilitoni di Emanuele, Francesco Coghe, il

quale, in sede di sommarie informazioni, ha riferito che gli istruttori ci avevano detto che le trazioni alla sbarra andavano fatte con il palmo della mano rivolto verso la sbarra, perch in questo modo si faceva pi fatica e si impegnavano di pi i muscoli. Analoga discordanza di conclusioni emersa anche con riferimento alle lesioni riscontrate sulla superficie dorsale del piede sinistro dello Scieri. Al riguardo i consulenti tecnici del Pm dopo aver descritto lassoluta peculiarit di tale complesso lesivo, caratterizzato dalla presenza di tre soluzioni di continuo cutanee, situate secondo una linea trasversale, di forma pressoch tondeggiante, di diametro decrescente (dai 7-8 mm della lesione posta al primo metatarso, ai 4 mm circa dellultima) e di diversa profondit; hanno evidenziato la presenza, in corrispondenza di tali lesioni, di altrettante lacerazioni sul calzino che il cadavere indossava al momento del rinvenimento, sul cui tessuto, in prossimit di tali lacerazioni, erano depositati minuti frammenti di vernice verde e alcuni sassolini; mentre sulla tomaia della scarpa sinistra non era presente alcun segno di danneggiamento. Sulla base di tali rilievi, dovendosi immaginare che il mezzo di produzione di tali lesioni potesse essere rappresentato da una superficie di forma allungata dalla quale sporgessero delle salienze di sezione tondeggiante e presumibilmente cave, non essendo stato rinvenuto, in sede di sopralluogo, alcun oggetto con caratteristiche analoghe, i consulenti del Pm hanno avanzato due distinte ipotesi, evidenziandone, al tempo stesso, la insoddisfazione e la esponibilit a facili obiezioni. La prima ipotesi, per la quale le lesioni sarebbero state determinate dallimpatto del dorso del piede, nella fase terminale della caduta con lestremit di una delle zampe capovolte del tavolo verde presente ai piedi della scala. La seconda, che individuerebbe la causa di tali lesioni nella pressione esercitata dagli anellini in metallo posti a rinforzo dei fori per le stringhe della scarpa calzata dallo Scieri, in coincidenza con un impatto violento del piede sinistro contro qualche ostacolo, mentre ancora calzava la scarpa, oppure anche nel semplice abbattersi del piede destro animato da forza viva, a seguito della precipitazione dallalto contro il piede sinistro che avesse gi raggiunto la fase di arresto qualche frazione di secondo prima. In ultima analisi, comunque, tali lesioni anche se non direttamente rapportabili agli effetti della precipitazione dallalto, non deporrebbero, con sufficiente plausibilit, per la loro sede e morfologia, in favore di una aggressione operata da parte di terzi sul corpo dello Scieri. Dalle stesse incongruenze evidenziate, al riguardo, dai consulenti tecnici del Pm, i consulenti tecnici della persona offesa fanno discendere una diversa ipotesi conclusiva, in base alla quale il complesso lesivo in questione sarebbe stato determinato dalla azione di compressione esercitata da terzi mediante uno scarpone avente dei sassolini trattenuti nelle parti cave della suola, o mediante un diverso strumento atto a offendere (ad es. un tirapugni), azione che sarebbe stata svolta mentre lo Scieri si trovava arrampicato sulla scala e che testimonierebbe del fatto che lo Scieri fosse gi, nel momento in cui si trovava sulla scala, sprovvisto della scarpa del piede sinistro (particolare, questultimo, che risulterebbe avvalorato dalla assoluta integrit della scarpa sinistra, e dalla presenza di imbrattamenti terrosi sul calzino sinistro in corrispondenza della regione interessata). In ordine a tale ultima affermazione, occorre evidenziare come dalle risultanze della consulenza tecnica in materia biologica, effettuata dal m.llo Giancarlo DErrico, del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, emersa la presenza di microtracce di sangue in prossimit del primo occhiello superiore destro della scarpa rinvenuta in prossimit del cadavere, non pi calzata dallo Scieri, elemento che indurrebbe a ritenere che lo Scieri, nel momento in cui si procurato (accidentalmente o per effetto dellazione di terzi) la lesione al piede sinistro, avesse ancora al piede la scarpa.

Per rimanere su tale particolare, anche losservazione dei consulenti tecnici della persona offesa, circa la presenza di materiale terroso sul tessuto del calzino sinistro (ulteriore elemento a sostegno della tesi dagli stessi sostenuta), potrebbe trovare diversa e equivalente spiegazione nel fatto che lungo il bordo del marciapiede, proprio nelle immediate vicinanze del piede sinistro dello Scieri, era presente del materiale terroso, misto a sassolini, che potrebbe avere intaccato gli indumenti dello Scieri, ivi compreso il calzino, dopo che lo stesso era precipitato al suolo, anche nei giorni successivi al 13 agosto 1999, per effetto degli agenti atmosferici (in quei giorni si erano registrate condizioni di tempo perturbato). Per quanto concerne poi le lesioni riscontrate sullarto inferiore di destra e in particolare quelle localizzate nella parte inferiore della faccia posteriore della coscia destra, entrambe le consulenze convergono nellattestare che tale lesione sia da attribuirsi allimpatto della zona interessata, a seguito della caduta dalla scala, contro parti del tavolo verde presente ai piedi della stessa. Mentre i consulenti tecnici del Pm, tuttavia, prendendo spunto dalla forma di tale lesione, definita irregolarmente a L, ma non del tipo a stampo, individuano la fonte e le modalit di produzione della stessa nellimpatto della gamba destra dello Scieri contro parti non precisabili del tavolo verde, escluso proprio labbattersi della coscia contro il piede metallico a sezione angolare della zampa capovolta; i consulenti tecnici della persona offesa ravvisano proprio in questultima indicazione lipotesi pi accreditabile, ritenendo che la lesione si sia determinata a seguito dellimpatto della gamba dello Scieri, in particolare contro il piede metallico (a sezione angolare) del primo tavolino a partire dalla scala. Da tale rilievo, unitamente alla lesione alladdome di cui si dir oltre, i consulenti tecnici della parte lesa muovono per operare una ricostruzione delle fasi della precipitazione dalla scala dello Scieri, in base alla quale questultimo, dopo la perdita della presa, sarebbe caduto dalla parte sinistra della scala sui tavolini sottostanti, andando, evidentemente, a urtare, in una prima fase della caduta, con il corpo rivolto con il dorso verso la superficie di impatto. In tale circostanza si sarebbe prodotta la lesione alla coscia destra, determinata, precisamente, dal piede anteriore sinistro (per chi guardi dal piazzale) del primo tavolo a partire dalla scala. Tale ipotesi risulterebbe ulteriormente avvalorata anche dalle connotazioni morfologiche della lesione al polso destro (probabilmente prodotta dalla sporgenza metallica sul bordo del piede del tavolino contiguo), della lesione al capo (probabilmente prodotta dallimpatto del capo contro il piede anteriore sinistro del secondo tavolino), della lesione mielica della colonna vertebrale. Per quel che concerne la lesione al capo, i consulenti tecnici del Pm sono portati a ritenere che la stessa si sia determinata in conseguenza dellimpatto del capo dello Scieri contro una superficie piuttosto estesa e piana, argomentando, in opposizione a quanto osservato dai consulenti tecnici della persona offesa, che un urto del capo contro una superficie di dimensioni ristrette e per di pi di forma angolare appare difficilmente compatibile con larea piuttosto estesa di infiltrazione ematica presente sul cuoio capelluto, e inoltre avrebbe determinato altre lesioni traumatiche nel cranio dello Scieri (fratture, infrazioni o scalfitture ossee). Con riferimento, invece, alla lesione alla colonna vertebrale, i consulenti tecnici della persona offesa la riconducono, come fattore causale, allimpatto della colonna vertebrale contro il piano superiore del tavolo verde presente ai piedi della scala. Questa ipotesi viene avversata dai consulenti tecnici del Pm i quali mettono in evidenza che oltre alla frattura della colonna vertebrale strettamente intesa, e precisamente a livello D6, D10 e D11, lo Scieri presentava una serie di lesioni da doversi ritenere collegate a questa, quali le numerose disarticolazioni costovertebrali e le lesioni costali anteriori, prevalentemente a carico dellemitorace di destra, le quali concorrono a formare un vasto complesso

lesivo, il cui fattore causale deve necessariamente essere rappresentato da un impatto diretto e violento del tronco dello Scieri contro una superficie decisamente pi estesa rispetto a quella costituita dal piano del tavolo verde, e che i consulenti tecnici del Pm riescono a individuare unicamente nel piano del marciapiede. Peraltro, il maggior numero e la gravit delle lesioni riportate dalla zona emitoracica destra inducono i consulenti del Pm a ritenere che limpatto al suolo del corpo dello Scieri si sia avuto attraverso un iniziale contatto del piano di arresto oltre che con la colonna vertebrale, con lattiguo ambito dellemitorace destro. La tesi dellimpatto del tronco contro il piano del tavolo verde presente ai piedi della scala, prospettata dai consulenti tecnici della persona offesa, sarebbe ulteriormente contrastata dal fatto che il/i tavolo/i verde/i contro il quale sarebbe andato a impattare il corpo dello Scieri non presentavano alcuna alterazione fisica (ad es. una qualche deformazione) che potesse corrispondere a una sollecitazione meccanica cos rilevante quale quella costituita dal corpo di un giovane della stazza dello Scieri in caduta libera dallalto. A tale riguardo assume, peraltro, una rilevanza specifica la osservazione, compiuta dai carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Pisa, allesito dei vari sopralluoghi e dellesame della documentazione frutto dei rilievi fotografici, in merito alla circostanza che sul tavolo verde sul quale sarebbe, in ipotesi, andato a impattare lo Scieri con il tronco, stata rilevata la presenza di una teglia di grosse dimensioni che non sarebbe stata oggetto di alcuno spostamento in occasione della caduta dello Scieri, come dimostrerebbe la perfetta coincidenza dei propri bordi con la figura venutasi a creare sulla superficie del tavolo, in corrispondenza del punto ove stata ritrovata la teglia, in conseguenza della diversa esposizione al sole della parte coperta dalla teglia rispetto al resto del piano, fenomeno che deve considerarsi frutto di una esposizione al sole della superficie del piano, decisamente prolungata nel tempo e non limitata ai giorni dal 13 al 16 agosto. Infine, sempre secondo i consulenti tecnici della persona offesa, la contusione del tipo a stampo presente sulla parte sinistra delladdome (che per i consulenti tecnici del Pm rappresenterebbe una mera lesione tegumentaria, da attribuirsi, unitamente a molte altre aventi analoghe caratteristiche e dislocazione, ai processi di trasformazione post-mortem), sarebbe dimostrativa di un ulteriore impatto sulla faccia ventrale, verosimilmente attribuibile al rimbalzo del corpo, con ribaltamento e ricaduta in posizione prona sul piano inferiore del tavolino, dopo limpatto sul piano superiore dello stesso. Tale posizione, secondo i dottori Coco e Bulla, sarebbe quella ultima, definitivamente assunta dal corpo dello Scieri, quale posizione di quiete conseguente alla caduta e ai vari spostamenti e rotazioni naturali del corpo, determinati, cio, dallimpatto del corpo contro i vari ostacoli incontrati dallo stesso nel corso della precipitazione. A sostegno di tale ipotesi vi sarebbero alcuni elementi, quali la deviazione della piramide nasale, significativa di una caduta dello Scieri sulla superficie ventrale del corpo; le colature di sangue sulla maglietta, dirette dal dorso verso laddome, che, dovendosi ritenere necessariamente proveniente dalla ferita corrispondente alla lesione al capo, testimonierebbe nel senso di una permanenza del corpo dello Scieri in posizione prona per qualche tempo. Da qui i consulenti della persona offesa farebbero discendere lulteriore conseguenza che la posizione in cui il cadavere dello Scieri stato ritrovato, con il dorso sul pavimento, sarebbe stata determinata da un intervento di terze persone presenti al momento della caduta, le quali avrebbero manipolato il corpo dello Scieri, in un primo momento afferrandolo per il marsupio e la maglietta (il che giustificherebbe anche la circostanza che questultima stata ritrovata sollevata allaltezza del torace), facendolo cos passare alla posizione supina, e lo avrebbero infine scaricato dalla superficie del tavolo verde al piano del marciapiede, nella posizione finale di ritrovamento del cadavere, da considerarsi, altrimenti, del tutto innaturale, in considerazione del fatto

che la spalla sinistra e il capo sarebbero finiti tra i piani dei due tavoli rovesciati e il braccio sinistro sarebbe rimasto addirittura incastrato. A riprova della verosimiglianza di tale ricostruzione vi sarebbero le colature di sangue riscontrate sulla maglietta dello Scieri, le quali avrebbero una manifesta direzione dal dietro verso lavanti, giustificabile solo se si assume che il corpo dello Scieri a seguito della caduta dallalto, abbia impattato il suolo con la faccia ventrale e sia rimasto in posizione prona per qualche tempo. Ci avrebbe fatto s che il sangue, la cui provenienza non pu che essere rintracciata nella vasta lesione al capo dello Scieri, si sarebbe, in una prima fase, raccolto sul dorso dello stesso e da l, per effetto della forza di gravit, si sarebbe riversato verso le zone ventrali del corpo. Di diverso tenore risultano essere, anche in ordine a tale aspetto, le conclusioni raggiunte, al riguardo, dai consulenti tecnici del Pm, i quali, dopo avere avvertito in merito alla difficolt di provvedere a una precisa attribuzione delle diverse lesioni ai successivi momenti di realizzazione della precipitazione medesima, in considerazione del fatto che la caduta dallalto dello Scieri davvero da considerare particolare nellambito di eventi del genere (caduta da scale), sia per il tipo di scala che lo Scieri ha salito, sia per il fatto che, molto plausibilmente, vi ha proceduto dallesterno di essa, arrampicandosi sugli anelli della griglia di protezione, sia per le difficolt di ricavare indicazioni, anche late, in ordine allaltezza della caduta dato che gli anelli di tale griglia rendono possibile la precipitazione da tante diverse distanze quanti essi sono... sia, soprattutto, in relazione alla anomalia rappresentata dallaccidentata superficie (o spazio) di arresto, dovuta alla presenza in essa dei tavoli; avanzano delle ipotesi, a loro avviso, caratterizzate da un certo livello di attendibilit e verosimiglianza. In primo luogo, laltezza dalla quale lo Scieri sarebbe caduto dalla scala, rispetto al piano del marciapiede, sarebbe da ricomprendere in un range con un minimo di 5-6 metri e un massimo di 9-10 metri, quindi, il particolare secondo il quale almeno uno dei tavoli verdi avrebbe determinato un polo durto ulteriore rispetto a quello che si sarebbe avuto qualora il corpo dello Scieri avesse, in tutte le sue parti, impattato direttamente contro il piano del marciapiede. Infine, essi ricostruiscono le modalit della precipitazione nei seguenti termini: Scieri sarebbe caduto dalla scala procedendo al centro della gabbia di protezione allesterno di essa, con il dorso rivolto verso le superfici di arresto, senza che vi siano state evoluzioni nel vuoto particolarmente significative, fino a quando il corpo non ha raggiunto il tavolo verde e il marciapiede. Limpatto avvenuto per primo, che avrebbe riguardato gli arti inferiori contro il tavolo verde, avrebbe impresso, a questo punto, un ulteriore movimento di rotazione al corpo, in conseguenza del quale il capo, parzialmente, e larto superiore di sinistra, nella sua interezza, sarebbero stati sospinti nello spazio esistente tra il primo e il secondo dei tavoli impilati, nella posizione finale nella quale sono stati rinvenuti. Riguardo, poi, alla posizione del braccio, i consulenti del Pm dissentono nel ritenere che tale braccio sia stato ritrovato, in sede di sopralluogo e di ispezione del corpo, come incastrato tra i piani dei due tavoli rovesciati e anzi proprio latteggiamento di tale arto, assunto attraverso la flessione dei suoi segmenti, renderebbe compatibile tale posizione con la fase terminale della dinamica della caduta, cos come precedentemente descritta e ipotizzata. Il particolare della maglietta sollevata, in assenza di indicazioni in merito alle modalit con le quali lo Scieri indossasse la maglietta in questione, al momento in cui si trovato a salire sulla scala, potrebbe, in ipotesi, giustificarsi, secondo i consulenti tecnici del Pm, immaginando che la stessa sia risalita verso lalto, a seguito dei movimenti impressi al tronco dalla forza viva al momento dellimpatto contro il piano di arresto, includendo in questo la barriera costituita dai tavoli rovesciati che potrebbe essere stata sfiorata dal tronco del giovane in caduta.

Quanto poi alle macchie ematiche presenti sulla maglietta indossata dallo Scieri, essi contestano in radice la possibilit che siano riferibili a delle colature di sangue, in considerazione della loro morfologia e della loro collocazione, i consulenti del Pm sono, piuttosto, orientati a ricondurre le imbrattature di sangue presenti nella regione ascellare a una lesione tegumentaria riscontrata, in sede necroscopica, nei pressi della regione deltoidea della spalla destra. Mentre la macchia presente nella zona anteriore della maglietta, allincirca allaltezza della regione epigastrica alta, potrebbe essere riconducibile a una sostanza liquida, mista di sangue e siero, proveniente dalle bolle provocate dal processo putrefattivo del cadavere, riscontrate in prossimit della zona. Riguardo, infine, alle presunte colature di sangue in prossimit della regione ascellare e sottoascellare sinistra, rilevano i consulenti tecnici del Pm che, in tal caso, non davvero possibile parlare di colature, in quanto qui le tracce riscontrate lasciano immaginare che il sangue sia piuttosto risalito dal dorso verso lalto, per diffusione. d) Conclusioni In definitiva e in sintesi, per quel che concerne gli aspetti di maggiore rilevanza che hanno costituito oggetto dei quesiti posti dal Pm e dai familiari dello Scieri, ai consulenti tecnici di rispettiva nomina, emerso che: a) Con riferimento alle cause della morte e ai mezzi che la produssero, sia i consulenti tecnici del Pm che quelli della persona offesa concordano nellindividuare le cause della morte nello shock conseguito al complesso politraumatismo subito dallo Scieri in conseguenza della caduta. I consulenti tecnici del Pm affermano, ulteriormente, che le lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri sono, in larga parte, riconducibili a una precipitazione dallalto, e che pi in generale le lesioni significative, produttive dellevento letale, sono effettivamente compatibili con la dinamica della precipitazione. Da ci facendo, ulteriormente, conseguire che una ipotesi omicidiaria (sia essa da intendersi come volontaria intenzione di uccidere, o, pi semplicemente, come azione umana direttamente esercitata sul corpo dello Scieri, anche se non rivolta a provocarne la morte), anche se non pu essere esclusa, appare remota o quanto meno improbabile. I consulenti tecnici della persona offesa, invece, ritengono che alcune delle lesioni c.d. minori (in particolare le escoriazioni alle mani e le lesioni al piede sinistro) sarebbero, evidentemente, da addebitarsi allintervento di persone terze, presenti sul luogo dellaccaduto, le quali avrebbero esercitato una azione violenta nei confronti dello Scieri, mentre questultimo si trovava arrampicato sulla scala, in conseguenza della quale il giovane avrebbe perso la presa precipitando nel vuoto. b) Con riferimento ai tempi di sopravvivenza dello Scieri, a seguito dellimpatto al suolo, mentre i consulenti tecnici del Pm traggono spunto dalla gravit delle lesioni c.d. letali per affermare che lo Scieri sia rimasto in vita allincirca una diecina di minuti e, comunque, non pi di unora; i consulenti tecnici della persona offesa fanno discendere dalla risultanza di alcuni elementi, e in particolare dal volume complessivo del sangue perso dallo Scieri in conseguenza della caduta e del tasso glicemico evidenziato dalle analisi chimico tossicologiche, la conclusione che il giovane siracusano sarebbe rimasto in vita per molte ore (indicativamente non meno di 6-8 ore), durante le quali egli sarebbe stato soggetto a una lenta agonia. c) Per quanto concerne, infine, leventuale presenza di altri soggetti sul luogo del fatto, i consulenti tecnici del Pm, sebbene non arrivino a escludere tale ipotesi, ritengono che non siano emersi elementi di riscontro positivo al riguardo, n sulla base dellesame delle lesioni rilevate sul corpo dello stesso, in relazione alle quali vale la conclusione sopra evidenziata secondo la quale esse possono farsi rientrare tutte nel contesto degli effetti della precipitazione dallalto, con leccezione rappresentata dal complesso lesivo al dorso del piede sinistro, il quale rimane imperscrutabile nella sua genesi, ma non troverebbe sufficienti spiegazioni nemmeno in azioni lesive poste in essere da altri

soggetti allorquando lo Scieri era ancora in vita, n sulla base dei rilievi effettuati in occasione del sopralluogo nella zona dove stato rinvenuto il cadavere dello Scieri; n, infine, sulla base dellosservazione dello stato degli indumenti e degli effetti personali indossati dallo Scieri, elementi che fanno tutti ritenere molto improbabile che si siano avuti spostamenti e/o modifiche nellatteggiamento delle diverse parti del corpo o, comunque, manipolazioni sullo stesso, dopo che questo aveva raggiunto uno stato di quiete nello spazio di arresto, posizione ultima che sarebbe stata raggiunta dal corpo dello Scieri in modo del tutto naturale, in conseguenza della presumibile modalit dinamica della caduta, come testimonierebbe sia il perfetto inserimento del cadavere tra la superficie del marciapiede e i tavoli, sia la sede e la conformazione delle varie macchie ematiche che risultano essere presenti solo in quegli ambiti in cui potevano e dovevano essere, in relazione alla collocazione delle zone corporee da cui il sangue fuoriuscito. I consulenti tecnici della parte lesa, invece, arrivano ad affermare, con un sufficiente grado di certezza, che al momento in cui lo Scieri sarebbe salito sulla scala e, quindi, sarebbe successivamente precipitato nel vuoto, fossero presenti altre persone, le quali avrebbero avuto un ruolo attivo, dapprima nel provocare la caduta dello Scieri dalla scala (con quelle azioni sopra descritte con riferimento alle lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri, sulle dita di entrambe le mani e sul collo del piede sinistro) e, successivamente, nel rimuovere lo stesso dalla posizione naturale nella quale si sarebbe venuto a trovare a seguito dellimpatto contro il piano di arresto (prona, con la faccia ventrale del corpo rivolta verso la superficie del tavolo), per collocarlo nella posizione finale nella quale lo stesso stato rinvenuto (supina, con la zona dorsale del corpo poggiata sul piano del marciapiede), la quale ultima risulterebbe, altrimenti, del tutto innaturale, rispetto alla presumibile dinamica della precipitazione. Riguardo alla possibilit di accedere alluna o allaltra tesi dei consulenti tecnici nominati dal Pm da un lato, e di quelli nominati dai familiari dello Scieri dallaltro, argomentando sulla maggiore o minore congruenza e conseguente sostenibilit di quanto esposto dagli stessi, si dir in sede di conclusioni.

Esiti delle sommarie informazioni Lattivit di sommarie informazioni si concentrata, principalmente, sui militari che, alla data del 13 agosto 1999, risultavano essere in forza al Ceapar di Pisa. Di tale vasta attivit di assunzione di sommarie informazioni, che ha riguardato allincirca pi di 900 soggetti, stato possibile ricavare le seguenti indicazioni: non esistono testimoni oculari della caduta dello Scieri dalla scala ai cui piedi lo stesso stato rinvenuto esanime; non esistono altri soggetti che siano in grado di riferire in merito a quanto possa essere avvenuto nel periodo di tempo compreso tra il momento in cui il Viberti si congedato dallo Scieri e questultimo precipitato dalla scala; nessuno ha incontrato o visto lo Scieri successivamente al momento in cui lo stesso si separato dal Viberti. Al riguardo, un certo interesse hanno suscitato, in una determinata fase delle indagini, le dichiarazioni rese, in sede di sommarie informazioni, dal militare Ivan Corsi e dal militare Joseph Augustus Julius, entrambi allepoca del fatto colleghi di Reparto dello Scieri. Il primo, sentito dai Carabinieri di Aprica in data 16-11-2000 riferiva, tra gli altri particolari, che lo Scieri si sarebbe allontanato dalla camerata poco prima delleffettuazione del contrappello. Il secondo dichiarava ai Carabinieri di Sarteano (SI), in data 22-11-2000, che il Picelli Carlos quella sera avrebbe detto, durante la effettuazione delle operazioni di contrappello, che lo Scieri era rientrato presso i locali delle camerate e si era poi soffermato allingresso dello stabile della 1 Compagnia per effettuare delle telefonate. Entrambe tali

dichiarazioni hanno trovato smentita diretta nelle dichiarazioni rese dai militari espressamente citati Julius e dal Corsi e, in generale, una totale e assoluta negazione in merito alla eventuale presenza dello Scieri allinterno delle camerate, nelle dichiarazioni rese da tutti gli altri militari presenti in quel momento allinterno delle stesse. La mancata rispondenza a verit delle dichiarazioni del Corsi e del Julius pu comprendersi in relazione al notevole lasso di tempo intercorso tra il momento in cui avvenuto il fatto (13 agosto 1999) e quello in cui le dichiarazioni in questione sono state rese (novembre 2000), con conseguente possibilit e probabilit di una ripetuta rimeditazione dellaccaduto da parte degli stessi, con conseguente commistione e rielaborazione di ricordi eventualmente riferiti a circostanze di tempo o di luogo diverse, che possono aver indotto, inconsciamente, i militari in questione a rappresentarsi come reali alcuni particolari e circostanze, in realt mai verificatisi; nessuno ha notato, udito o percepito alcunch di anomalo in prossimit della zona nella quale lo Scieri rimasto da solo ed stato successivamente trovato morto. In particolare, emerso che larea in questione rimane praticamente deserta ed scarsamente illuminata nelle ore serali in quanto dotata di ununica via di accesso costituita da un passaggio di circa 4 (quattro) metri e presenta al suo interno un solo edificio di interesse, collocato a est, strutturato su di un piano e adibito a casermaggio. Tale edificio normalmente frequentato in orari di servizio, tant che le stesse reclute provenienti il giorno 13 agosto 1999 da Firenze, tra le quali anche lo Scieri, vi si erano recati qualche ora dopo il loro arrivo a Pisa, nelle prime ore pomeridiane della giornata in questione, per prelevare il materiale di casermaggio agli stessi assegnato. Nelle ore serali, tale edificio risulta normalmente essere chiuso, cos come chiusa risultata essere, in tale caso, per, per fattori contingenti legati al fatto che si trattasse di un venerd sera (giornata di riposo settimanale), la pizzeria sita allinterno della caserma Gamerra, confinante con un muretto di calcestruzzo e mattoni forati che delimita a nord il cortile nel quale stato rinvenuto il corpo dello Scieri; larea in questione risultata, peraltro, essere esposta alla vista degli abitanti di un edificio sito nella pubblica via Milano in Pisa, il quale sorge a pochi metri dal muro perimetrale della caserma Gamerra, proprio nel tratto in corrispondenza del cortile ove si trova la scala metallica della torre di prosciugamento dalla quale dista, in linea daria, allincirca 20-25 metri. Pertanto, si provvedeva ad assumere sommarie informazioni dagli abitanti degli appartamenti che, nellambito delledificio di cui al numero civico... della via Milano, risultano affacciarsi sul lato della caserma, in particolare i componenti del nucleo familiare delle famiglie Becatti (alloggiati al primo piano), Landucci (alloggiati al secondo piano) e Agati (terzo piano). Le persone che erano presenti nello stabile in questione la sera del 13 agosto 2001 [1999, ndr], avrebbero potuto e/o dovuto notare la presenza di militari nella zona del cortile, o, comunque, percepire schiamazzi, rumori di varia natura, voci, in considerazione del fatto che, ragionando nellipotesi che lo Scieri sia stato vittima di un atto di prevaricazione, questultimo sar stato, verosimilmente, accompagnato da imposizioni impartite con una certa veemenza o da colpi inferti con una certa intensit dagli aggressori, ai quali avrebbero dovuto fare riscontro delle espressioni di dolore o di rifiuto da parte della vittima. Il tutto in un contesto caratterizzato dalla quasi totale assenza di rumori di fondo, come stato possibile verificare attraverso successivi sopralluoghi effettuati sul posto, in circostanze di tempo analoghe, e dalla verosimile apertura delle finestre degli appartamenti dello stabile in una serata di mezza estate; fattori che avrebbero evidentemente contribuito ad amplificare qualsiasi impulso sonoro proveniente dallarea del cortile; successivamente tale attivit di assunzione di sommarie informazioni stata estesa anche alle altre persone che erano risultate assenti dalle proprie abitazioni nel momento in cui si erano raccolte le prime sommarie informazioni e agli abitanti degli altri stabili collocati nelle vie adiacenti alla via Milano, anche se non aventi una visuale diretta sul

luogo dove lo Scieri stato trovato morto, in particolare degli edifici di via Siracusa e di via Gello. Lesito stato, anche in questo caso, negativo, in quanto nessuno ha riferito di aver visto o sentito qualcuno, o qualcosa che potesse essere riconducibile allaccadimento in questione; lunica eccezione era rappresentata dal Petrini Riccardo, abitante al civico n... della via Milano, il quale confermava quanto gi segnalato, di propria iniziativa, al personale della Questura di Pisa nei giorni immediatamente successivi alla diffusione della notizia della morte dello Scieri, e in particolare di aver udito, intorno alle ore 3.30 del 14 agosto 1999, un rumore anomalo, leggermente prolungato nel tempo e di suono stridulo, che lo stesso assimilava al verso di un grosso uccello che si trovasse in difficolt per essere stato aggredito, circostanza che appare neutra rispetto al tentativo di ricostruzione di quanto possa essere accaduto allo Scieri nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999 e che, a voler accedere alle conclusioni dei consulenti tecnici della persona offesa, per quel che concerne il tempo di presunta sopravvivenza dello Scieri a seguito della caduta dalla scala, potrebbe essere collegata a un gemito, o a un lamento di particolare intensit, emesso dal giovane paracadutista agonizzante ai piedi della scala, o addirittura alla esalazione dellultimo respiro in corrispondenza del momento della morte; stata riferita da alcuni militari, decisamente una minima parte rispetto a quelli sentiti, lesistenza e il compimento di alcuni atti di prevaricazione, di natura vessatoria, compiuti allinterno della caserma Gamerra, per i quali questo Ufficio ha provveduto a instaurare separati procedimenti penali, nel corso dei quali non emerso alcun elemento di collegamento con la vicenda che costituisce oggetto del presente procedimento e che, comunque, per le concrete modalit dellazione e le circostanze di tempo e luogo in occasione delle quali si sarebbero verificati tali atti, oltre a non presentare alcuna possibilit di connessione, almeno apparente, con la morte dello Scieri, sarebbero, comunque, stati caratterizzati da una totale assenza di apprezzabili conseguenze di carattere fisico sulle persone offese, o da una lieve entit delle lesioni conseguite a tali atti; le ultime persone, tra i familiari dello Scieri, ad avere avuto un contatto via telefono con lo stesso, nella giornata del 13 agosto 1999, erano stati la madre e il fratello. Tali telefonate erano avvenute a brevissima distanza tra loro, tra le ore 20.37 e le ore 20.47. In entrambe le occasioni lo Scieri si era trattenuto al telefono con i parenti soltanto per un breve saluto e non aveva manifestato espressamente o, comunque, anche tradito indirettamente, uno stato danimo contrariato, preoccupato o alterato, n aveva riferito di particolari episodi, di qualsiasi natura, che si fossero verificati nel corso della giornata che ormai volgeva al termine; nessuno ha comunque fatto riferimento ad atti di prevaricazione che abbiano visto come teatro il cortile dove stato rinvenuto il cadavere dello Scieri, n, a maggior ragione, la scala metallica dalla quale lo stesso sarebbe precipitato. A tale ultimo riguardo, appare opportuno rilevare come alcuni dei militari sentiti abbiano riferito di ascese effettuate sulle scale delle torri di prosciugamento dei paracadute. Tali episodi si sarebbero, comunque, verificati sempre ed esclusivamente alla presenza degli istruttori e nel corso di attivit di esercitazione formale. Tale circostanza stata smentita dal personale istruttore della caserma Gamerra, ma tale apparente discordanza, la quale comunque da ritenersi irrilevante per il caso di specie, potrebbe giustificarsi, secondo quanto evidenziato dagli organi di Polizia giudiziaria, con laccertata esistenza, allinterno della palestra dove si svolgono le esercitazioni, di scale metalliche in tutto e per tutto simili a quelle delle torri di prosciugamento, scale, le prime, le quali vengono effettivamente utilizzate dagli allievi, nel corso della attivit addestrativa, sotto il diretto controllo degli istruttori, per risalire la torre di lancio e saltare nel vuoto; i rapporti personali dello Scieri con gli altri commilitoni pari grado e con i superiori nella scala gerarchica, lungi dallevidenziare particolari problematiche e/o aspetti di conflittualit o difficolt

relazionali, hanno, al contrario, messo in luce una spiccata personalit da parte dello Scieri, il quale, in virt della autorevolezza derivantegli dallessere tra i pi grandi di et rispetto ai propri colleghi di scaglione e dallaver conseguito il titolo di studio della laurea in giurisprudenza, godeva di un diffuso e sentito rispetto da parte dei propri commilitoni che, nella forma, si traduceva nel fatto che gli stessi erano soliti rivolgersi a lui con lappellativo di avvocato e, nella sostanza, faceva s che egli rappresentasse un fermo punto di riferimento per ottenere dei consigli o delle soluzioni di carattere pratico, in ordine a quelle problematiche connaturate a giovani in et di servizio di leva. Tali caratteristiche si erano manifestate, evidentemente, presso il 78 Rar Lupi di Toscana di Firenze, dove lo Scieri aveva trascorso una ventina di giorni tra il 21 luglio e il 13 agosto 1999, durante i quali aveva avuto modo di farsi conoscere e apprezzare da compagni di corso e superiori. Alla caserma Gamerra di Pisa, presso la quale era arrivato nel primo pomeriggio del giorno 13 agosto 1999, egli era pressoch sconosciuto, come confermato dalla maggior parte delle persone assunte a sommarie informazioni, fatta eccezione per gli altri 69 militari provenienti dal 78 Rar di Firenze, unitamente ai quali egli aveva raggiunto la Gamerra, e ad alcuni superiori con i quali, nelle poche ore trascorse in caserma prima di recarsi in libera uscita, aveva avuto occasione di entrare in contatto per ragioni di servizio. Anche a tale ultimo riguardo, comunque, nessuno ha riferito di particolari problemi o eventuali contrasti che avrebbero caratterizzato la prima giornata pisana dello Scieri. A tale conclusione si deve giungere, anche con riferimento ad alcuni atti vessatori che sono risultati essere stati consumati lungo il tragitto in pullman effettuato dallo Scieri e dagli altri commilitoni trasferiti dal 78 Rar Lupi di Toscana di Firenze al Ceapar di Pisa. Al riguardo , infatti, emerso, nellambito del separato procedimento penale istruito da questo Ufficio, gi definitosi con sentenze di condanna e sentenze di applicazione pena su richiesta delle parti nei confronti dei soggetti individuati come responsabili, che tali atti di prevaricazione avrebbero riguardato, per lo pi, i militari presenti sullaltro dei due pullman, rispetto a quello su cui si trovava a viaggiare lo Scieri e che, comunque, questultimo non era stato in alcun modo interessato da tali fatti, n per esserne stato la vittima, n per essere eventualmente intervenuto in difesa dei propri commilitoni, in considerazione del fatto che i militari presenti allinterno del pullman dello Scieri ricordano che lo stesso era seduto nelle ultime file e aveva trascorso buona parte del tempo in uno stato di dormiveglia; alcuni dei militari tra quelli assunti a sommarie informazioni (Andrea Catarcia, Maurizio Conte, Luigi Conti, Gennaro DAvino, Gianfranco De Paolis, Stefano Ditta, Gaetano Inversa, Francesco Mul, Antonio Nicastri, Claudio Palma e Luca Volpe) hanno avuto modo di riferire e denunciare, nel corso delle stesse, di essere stati vittime, durante il periodo trascorso al Ceapar di Pisa, di atti di prevaricazione e violenza riconducibili al deprecabile fenomeno del cd. nonnismo, consistenti, principalmente, nella richiesta a loro rivolta da militari pi elevati in grado, o semplicemente pi anziani per scaglione di appartenenza, di effettuare una serie pi o meno definita di flessioni a terra, nel corso delle quali talvolta erano stati raggiunti da calci e pugni sulla schiena. Altre volte erano state loro imposte alcune pratiche vessatorie, quali il cd. block, ordine di rimanere immobili nella posizione in cui ci si trova al momento in cui lordine viene impartito, pena, per chi non osserva tale prescrizione, lessere colpito con dei pugni. Tutte le denunce in questione sono state prese nella dovuta considerazione e hanno dato vita a una serie di procedimenti penali instaurati presso questo Ufficio, ognuno dei quali ha seguito il proprio corso processuale, variamente definitosi, a seconda delle risultanze della attivit di indagini conseguitane. Nessuno di tali procedimenti ha, tuttavia, evidenziato profili o aspetti di attinenza, pi o meno diretta, n di rilievo, per quel che concerne la vicenda relativa alla morte dello Scieri. La posizione del Viberti

Dallattivit di indagine sopra sommariamente descritta, emerso che lultima persona che avrebbe visto lo Scieri ancora in vita stata Stefano Viberti, compagno di scaglione dello Scieri, anchegli proveniente dal 78 Rar Lupi di Toscana di Firenze e trasferito a Pisa insieme allo Scieri nella giornata del 13 agosto 1999. Il Viberti si sarebbe intrattenuto con lo Scieri ancora qualche minuto dopo che gli stessi erano rientrati alla caserma Gamerra, al termine della libera uscita del 13 agosto 1999, per un lasso di tempo quantificabile, allincirca, in 5-10 minuti, almeno stando alle dichiarazioni degli altri commilitoni che avevano fatto rientro in caserma unitamente allo Scieri e al Viberti e in particolare alle dichiarazioni del Valentini Luca, secondo il quale il Viberti avrebbe fatto rientro allinterno delle camerate, non pi tardi di 10 minuti da quando lo stesso Viberti e lo Scieri si erano staccati dal resto della comitiva. Dalla ricostruzione di quanto sarebbe avvenuto durante il periodo in cui il Viberti si sarebbe intrattenuto, da solo, in compagnia dello Scieri, fornita dallo stesso Viberti in occasione delle ripetute sommarie informazioni assunte dallo stesso, sia direttamente dai magistrati della Procura pisana e della Procura militare della Spezia, sia a opera degli ufficiali di Polizia giudiziaria delegati per lattivit di indagine, non sono emersi elementi di evidente contraddittoriet, o di manifesta non verosimiglianza. In particolare il Viberti ha raccontato di aver chiesto il permesso allo Scieri di trattenersi ancora per alcuni minuti con lo stesso (a testimonianza ulteriore dellatteggiamento di particolare rispetto che gli altri commilitoni nutrivano nei confronti di Emanuele) e ricevutone lassenso lo avrebbe accompagnato lungo il viale che costeggia il muro perimetrale lato sud della caserma Gamerra, per fumare insieme una sigaretta. Durante questo tragitto, i due avrebbero scambiato soltanto alcune parole, peraltro su argomenti di minimale importanza. Quindi, quando lo Scieri gli avrebbe chiesto di rimanere da solo per poter effettuare una telefonata con il proprio telefono cellulare, egli si sarebbe allontanato per dirigersi verso i locali delle camerate, lasciando lo Scieri allincirca nella zona che segna lingresso del cortile dove il giovane siracusano sarebbe stato successivamente trovato morto. Il Viberti ha precisato che durante il periodo in cui si intrattenuto in compagnia dello Scieri, i due non avrebbero incontrato, n notato nelle vicinanze, alcun altro militare, e che quando egli lasci lo Scieri da solo, nella zona non vi era assolutamente nessuno. Dallattivit di indagine non sono emersi elementi che siano in grado di evidenziare la falsit o la incompletezza delle dichiarazioni fornite dal Viberti. In realt dallacquisizione dei tabulati relativi al traffico telefonico registrato, sia in entrata che in uscita, sullutenza telefonica mobile della quale lo Scieri aveva la disponibilit la sera del 13 agosto 1999, emerso che questultimo non ha effettuato delle conversazioni al telefono successivamente alle ore 20.47 (ben prima, quindi, che il Viberti e lo Scieri rimanessero da soli), e non aveva nemmeno effettuato alcun tentativo di telefonata eventualmente non andata a buon fine, del che sarebbe comunque rimasta traccia sulla memoria del telefono. In particolare lultima chiamata in entrata al telefono cellulare dello Scieri sarebbe stata quella effettuata dal fratello dello stesso, Francesco Scieri, intorno alle ore 20.47 (confermata dal diretto interessato in sede di sommarie informazioni); mentre lultima chiamata effettuata dallo Scieri risalirebbe alle ore 20.02 circa della stessa serata e sarebbe stata diretta a un commilitone di Emanuele, tale Carlos Picelli (anche al riguardo si avuta conferma da parte del diretto interessato in sede di sommarie informazioni). Lunico dato anomalo sarebbe, invero, rappresentato dalla presenza nella memoria del cellulare dello Scieri del numero di utenza telefonica mobile intestato al m.llo Pierluigi Arilli in servizio presso il Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa, quale utenza verso la quale sarebbe stato effettuato un tentativo di chiamata proveniente dal telefono dello Scieri, tentativo al quale non sarebbe conseguita una effettiva conversazione. Tale circostanza risultata, comunque, da giustificarsi con il fatto che il m.llo Arilli, effettivo e in servizio al Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri, fu uno dei primi a intervenire sul luogo ove stato rinvenuto

il cadavere dello Scieri, e fu proprio egli a impostare sul telefono dello Scieri, rinvenuto allinterno del marsupio, il numero di utenza telefonica corrispondente al proprio telefono cellulare, al fine di poter conoscere, nel minor tempo possibile, mediante tale operazione, che consentiva la visualizzazione del numero chiamante sul display del telefono cellulare chiamato, il numero di utenza telefonica mobile, in uso allo Scieri al momento dellaccaduto. Lesito negativo degli accertamenti telefonici tendenti a individuare elementi di riscontro positivo in ordine alle dichiarazioni rese dal Viberti non vale, tuttavia, a parere dello scrivente, a evidenziare la falsit di quanto dichiarato dal militare in questione, in quanto egli riferisce di una affermazione fatta in tal senso dallo Scieri, che avrebbe potuto, in ipotesi, avvalersi di tale circostanza come elemento di convincimento nei confronti del Viberti affinch questultimo lo lasciasse da solo per qualche minuto prima di fare rientro nelle camerate; o, comunque, potrebbe anche giustificarsi con un successivo ripensamento da parte di Emanuele in merito alla telefonata da effettuare, o, infine, con la sopravvenienza, successiva allallontanamento del Viberti, di qualche fattore esterno (ivi compresa leventualit che lo Scieri abbia incontrato qualcuno lungo il proprio percorso) che possa avere influito, con il consenso o meno dello Scieri, sulla intenzione di questultimo di effettuare una telefonata. In merito poi ai momenti successivi in cui il Viberti ha fatto rientro nelle camerate e, quindi, al momento della effettuazione del contrappello, allorch stata rilevata lassenza ingiustificata dello Scieri, dalle dichiarazioni del Viberti sembrerebbe trasparire una scarsa attenzione e/o preoccupazione per le sorti del commilitone lasciato qualche attimo prima allinterno della caserma. In particolare, egli si sarebbe limitato a riferire in sede di sommarie informazioni, rese, dapprima alla Polizia giudiziaria delegata per le indagini, e successivamente ai magistrati degli Uffici del pubblico ministero della Procura pisana e di questa Procura militare, che nel momento in cui il caporale De Silvestris, nelleffettuare le operazioni del cd. contrappello, ebbe modo di pronunciare il nome dello Scieri per verificarne la presenza allinterno delle camerate, il De Silvestris si trovava distante circa un paio di camerate da quella dove egli, al momento, si trovava. In tale contesto, peraltro, si sarebbe fatto avanti il militare Daniele Gelli, il quale avrebbe riferito prontamente al De Silvestris che lo Scieri aveva sicuramente fatto rientro in caserma, al termine della libera uscita, aspetto che era in grado di riferire con certezza per averlo visto personalmente. Queste circostanze, unite alla convinzione ben presto radicatasi nel Viberti, secondo quanto dallo stesso riferito, che lo Scieri potesse essere uscito nuovamente dalla caserma, dopo che i due si erano separati, basata sul fatto che altro commilitone, di cui non ricordava pi il nominativo, aveva avuto modo di riferirgli che lo Scieri era rimasto abbastanza deluso per il fatto di non avere ottenuto, per quel fine settimana, una licenza breve per recarsi a casa dai propri familiari; e ancora la consapevolezza, sempre secondo quanto riferito dal Viberti, che lo Scieri fosse persona sicuramente matura, per let, per il temperamento e per il corso di studi effettuato, e di conseguenza perfettamente in grado di provvedere a se stesso, hanno fatto s che nel Viberti non si ingenerasse una particolare apprensione e preoccupazione per lassenza dello Scieri, anche perch non avrebbe mai potuto immaginare che Emanuele fosse rimasto l dove lo aveva lasciato qualche attimo prima e che gli fosse accaduta una cosa talmente grave (sono sempre dichiarazioni rese dal Viberti in sede di sommarie informazioni). Per quanto riguarda poi il contenuto delle dichiarazioni rese, in sede di sommarie informazioni, dai militari Simone Marras e Luca Valentini, in merito alla circostanza che essi avrebbero visto quella sera il Viberti affacciarsi ripetutamente alla finestra della propria camerata, sporgente sul viale che lo Scieri avrebbe dovuto percorrere per fare rientro nei locali della Compagnia, lo stesso Viberti, sollecitato dagli organi inquirenti a rendere spiegazioni in merito a tale comportamento e alla apparente contraddizione tra il significato da attribuirsi, comunemente, a

una tale condotta e il tenore delle dichiarazioni precedentemente rese, si limitato a ribattere di non ricordarsi di aver tenuto tale comportamento in quella circostanza e che, comunque, riterrebbe il gesto dellaffacciarsi dalla finestra, in quel contesto, un comportamento naturale di minima attenzione. Di fronte ad altre contestazioni, operate nei confronti del Viberti dagli organi inquirenti, quale quella relativa al mancato riscontro positivo circa la riferita telefonata che lo Scieri avrebbe dovuto effettuare dopo che i due si erano separati, o quale quella relativa alle prime dichiarazioni rese la sera dellaccaduto dal Viberti ai propri commilitoni, in base alle quali lo Scieri si sarebbe trattenuto ancora qualche attimo fuori dalle camerate per poter fumare una sigaretta, senza alcun riferimento alla presunta telefonata, il Viberti si trincerato dietro un non so cosa rispondere, o non so cosa dire. Successivamente il comportamento tenuto quella sera dal Viberti allinterno delle camerate, e in particolare la mancata rappresentazione, da parte dello stesso, al momento della effettuazione del contrappello, ai propri superiori, della circostanza che lo Scieri avesse fatto rientro in caserma al termine della libera uscita e vi fosse sicuramente rimasto fino a pochi minuti prima del contrappello, contegno apparentemente poco comprensibile se si utilizzano i parametri di un uomo medio dotato di comune buon senso e sensibilit, lungi dal poter dimostrare una eventuale responsabilit e/o coinvolgimento del Viberti, a vario titolo, nel determinismo causale della morte dello Scieri, potrebbe trovare una possibile spiegazione (anche se non giustificazione) nella personalit almeno apparentemente riservata, introversa e fortemente controllata nella manifestazione delle emozioni e al tempo stesso granitica e scarsamente permeabile alle sollecitazioni esterne, evidenziata dal Viberti in occasione delle sommarie informazioni, rese dallo stesso, dinanzi agli organi inquirenti, in una circostanza, quella di cui al verbale del 19 agosto 1999, anche alla presenza della prof.ssa Liliana DellOsso, professore associato di Psichiatria presso la Clinica psichiatrica dellUniversit di Pisa, e che ha trovato conferma nella descrizione fattane dai commilitoni con i quali aveva intrattenuto rapporti pi frequenti (valga per tutte la risposta fornita dal Viberti in occasione di una contestazione mossagli dal pubblico ministero militare della Spezia, circa la scarsa credibilit di alcune dichiarazioni, almeno apparentemente contraddittorie, rese dallo stesso in sede di sommarie informazioni, alla quale egli ha risposto lapidariamente: Vedremo in fondo chi ha la testa pi dura). A ci potrebbe aggiungersi la circostanza che i rapporti tra lo Scieri e il Viberti non andavano al di l di una buona conoscenza e della condivisione dellambiente militare, senza sconfinare in una particolare amicizia, come testimoniato dal fatto che soltanto saltuariamente i due si erano frequentati o scambiati delle confidenze, e solo in rare occasioni, tra le quali proprio quella del giorno 13 agosto 1999, avevano deciso o comunque si erano trovati a trascorrere insieme le ore di libert dal servizio militare, corrispondenti alla libera uscita dalla caserma. Infine, come confermato dagli altri commilitoni presenti nelle camerate la sera del 13 agosto 1999, ben presto si era diffusa la convinzione che lo Scieri, il quale avrebbe manifestato nel corso del pomeriggio una certa delusione per la mancata concessione, a opera dei superiori, di una licenza per il fine settimana in questione, avesse potuto decidere repentinamente di lasciare la caserma per recarsi a Siracusa; sentimento accompagnato, peraltro, da una sorta di appagamento personale del Viberti, derivante dal fatto che altri commilitoni avessero rappresentato ai diretti superiori la circostanza che lo Scieri fosse rientrato in caserma al termine della libera uscita, in tuttuno con il corrispondente affidamento fatto nellattivazione delle operazioni di ricerca da parte dei superiori informati della vicenda e nella capacit dello Scieri di provvedere a se stesso. Daltronde, un comportamento che, sia pur adottando le chiavi di lettura test indicate, appare in qualche modo spiegabile, assumerebbe, viceversa, delle connotazioni quasi inumane o, comunque, ascrivibili a

soggetti di provata esperienza criminale, qualora si dovesse, al contrario, ipotizzare un intervento diretto del Viberti nei fattori causali che hanno determinato la morte dello Scieri, o, anche pi semplicemente, una presenza passiva, da parte dello stesso, sul luogo del fatto al momento in cui si verificata la caduta dello Scieri, o, infine, alla mera conoscenza di elementi e/o notizie di un qualche rilievo. Attivit di intercettazione di conversazioni e comunicazioni telefoniche e ambientali In ogni caso, e proprio in considerazione dei dubbi e delle perplessit legittimamente destate dal comportamento e dallatteggiamento del Viberti, nei confronti di questultimo stata attivata una pi intensa e capillare attivit di indagine consistente, da un lato nella acquisizione dei tabulati relativi al traffico telefonico in entrata e in uscita, corrente sulla utenza telefonica mobile in uso al Viberti allepoca del fatto e sulla utenza telefonica fissa della propria abitazione privata, sita in Diano DAlba; quindi, nel sottoporre ad attivit di intercettazione telefonica e ambientale tutte le conversazioni e le comunicazioni svoltesi, rispettivamente, su tutte le utenze telefoniche intestate o in uso al Viberti e alla propria famiglia, e a quelle che si sono tenute allinterno della propria autovettura privata; attivit che, oltre a essere svolta gi nei mesi immediatamente successivi a quello in cui si verificata la morte del giovane Scieri, stata successivamente ripetuta in occasione e in concomitanza con alcune convocazioni del Viberti da parte dellAutorit giudiziaria, al fine di rendere sommarie informazioni, successive alla data di collocamento in congedo dello stesso, quando cio si poteva presumibilmente ritenere che il distacco dallambiente militare e il conseguente ritorno alle occupazioni tradizionali e familiari avrebbero potuto fornire nuovo impulso nella sfera psichica del Viberti. Tutte le attivit investigative summenzionate hanno sortito esito negativo, non essendo emerso alcun profilo di attinenza o di interesse per quanto costituiva oggetto di indagine. In alcune occasioni, in particolare, il Viberti si sarebbe soffermato a conversare con persone a lui legate affettivamente o sentimentalmente (la propria madre e la propria ex fidanzata), ma semplicemente per ribadire di avere gi riferito ogni elemento di sua conoscenza agli organi inquirenti e di non aver nulla da nascondere. Anche tale circostanza, peraltro, sembrerebbe contribuire a dare conferma allinterpretazione che sopra si tentato di fornire in relazione al comportamento complessivo del Viberti, se si considera che sarebbe ragionevole ipotizzare che un soggetto che, a vario titolo, si sia trovato coinvolto o abbia pi semplicemente assistito a fatti e circostanze dai quali derivata la morte, quanto meno evidentemente non premeditata, di un proprio coetaneo con il quale si sta condividendo lesperienza del servizio militare di leva, avverta il bisogno di scaricare la propria tensione o lo shock emotivo al quale, inevitabilmente, deve essere stato sottoposto, cercando il conforto, il sostegno, o anche pi semplicemente il calore di una voce conosciuta e familiare, soprattutto nei momenti immediatamente successivi allevento tragico. Attivit di polizia giudiziaria svolta mediante infiltrazione sotto copertura Al fine di poter valicare leventuale muro di reticenza o, pi semplicemente, di ritrosia dei militari in servizio presso il Ceapar di Pisa, e in particolar modo per quanto sopra gi evidenziato del Viberti, la Procura della Repubblica di Pisa decideva di fare ricorso a una attivit di infiltrazione di alcuni appartenenti allArma dei carabinieri, allinterno del Ceapar di Pisa, individuati nei sottufficiali m.llo Giuseppe Micco e Alessandro Giacomelli, entrambi effettivi e in servizio presso il 1 Reggimento paracadutisti Tuscania di Livorno, i quali venivano fatti introdurre allinterno della caserma Gamerra di Pisa in data 8 settembre 1999, dopo aver provveduto ad adottare tutte le cautele del caso, di carattere amministrativo e formale per quel che concerneva la loro possibilit dintegrazione e mimetizzazione con i militari di leva della 1 Compagnia paracadutisti del Ceapar, con lintento di creare dei contatti e eventualmente stringere dei legami che potessero costituire un presupposto per possibili

confidenze nei loro confronti, da parte degli altri militari della 1 Compagnia, e in particolar modo del Viberti. Tale attivit non sortiva alcun risultato positivo, in quanto, dopo circa un mese dalla data del loro ingresso allinterno della caserma Gamerra, i due militari dellArma dei carabinieri venivano trattati con una certa diffidenza e sospetto, e alla fine individuati come persone estranee allambiente militare dei paracadutisti del Ceapar, traditi, principalmente, dalla manifestazione di modi e atteggiamenti non perfettamente consoni alla condizione di un allievo paracadutista. Nellarco di tempo durante il quale essi hanno, comunque, espletato il proprio mandato, non hanno avuto modo di raccogliere elementi di rilievo per lattivit di indagine. Lunico particolare degno di nota rappresentato da alcuni contatti venutisi a creare tra il m.llo Micco e il Viberti, in occasione dei quali il primo invitava, a pi riprese, il secondo a rivelare tutto quanto fosse a sua conoscenza agli organi inquirenti, senza ricevere, tuttavia, dal secondo alcuna confidenza o rivelazione in merito a particolari e/o circostanze relativi alla morte dello Scieri. Le segnalazioni anche anonime Un particolare rilievo hanno rivestito, nellambito della vicenda che costituisce oggetto del presente procedimento, le segnalazioni, prevalentemente effettuate in forma anonima, pervenute nel corso degli anni 1999, 2000 e 2001 a mezzo telefono o mediante documenti scritti e articoli di stampa, a questa Procura militare, alla Procura della Repubblica di Pisa, al Comando provinciale dei Carabinieri di Pisa, al Comando del Centro addestramento di paracadutismo in Pisa, nonch ad altri organi di polizia, con le quali si fornivano elementi di conoscenza in merito a presunte responsabilit personali e alle concrete modalit e dinamiche di svolgimento dei fatti che avrebbero determinato la morte del giovane Scieri. Lattivit di indagine svolta dalle Autorit giudiziarie impegnate nellaccertamento dei fatti non ha tralasciato alcuna di tali indicazioni, dando seguito a tutti gli spunti investigativi e percorrendo tutte le prospettabili direzioni di indagine. Di particolare interesse si sono rivelate alcune segnalazioni quali quelle di seguito indicate: a) per quanto concerne le pubblicazioni sui giornali quotidiani, particolare attenzione stata dedicata a due articoli di stampa, rispettivamente a firma della giornalista Brunella Giovara del quotidiano torinese La Stampa e del giornalista Giovanni Parlato del quotidiano Il Tirreno di Pisa. Negli articoli in questione, il secondo dei quali si limitava, semplicemente, a riprendere la notizia diffusa dal giornale torinese, si dava conto di alcuni paracadutisti che avevano deciso di rompere il silenzio, rivelando che lo Scieri, la sera del 13 agosto 1999, era stato indotto da alcune persone, incontrate casualmente, a salire sulla scala della torre. La giornalista Brunella Giovara veniva assunta a sommarie informazioni presso la Procura di Pisa, e in tale circostanza indicava la fonte della notizia in questione nellagenzia giornalistica Ansa, affermando di averla fatta confluire nellarticolo a sua firma senza verificarne la rispondenza al vero. b) Il quotidiano La Nazione di Firenze, edizione di Pisa, pubblicava, rispettivamente in data 15 febbraio 2000 e 1 aprile 2000, altri due articoli di stampa concernenti la vicenda relativa al militare paracadutista Emanuele Scieri. Nel primo si riportavano le dichiarazioni della sig.ra Amalia Trolio, presidente della Associazione genitori dei soldati di leva (Angesol), secondo la quale la scala della torre di prosciugamento ai piedi della quale era stato rinvenuto il corpo di Emanuele privo di vita, era stata, gi in passato, teatro di atti di prevaricazione e violenza riconducibili al deprecabile fenomeno del cd. nonnismo, con la consapevolezza e il benestare indifferente dei comandanti del Ceapar. Nel secondo articolo si riportavano le dichiarazioni della sig.ra Isabella Guarino, madre di Emanuele Scieri, in merito a una confidenza ricevuta dalla stessa sulla propria utenza telefonica da una non meglio identificata madre di un militare paracadutista, di origine catanese, in quel momento impegnato nella missione in territorio estero in Kossovo, il quale sarebbe stato costretto,

durante il periodo di permanenza presso il Ceapar di Pisa, a salire su quella scala. Entrambe le signore, le cui dichiarazioni erano riportate negli articoli in questione, successivamente richieste di ulteriori elementi di specificazione e dettaglio, nonch di possibile riscontro in merito a quanto dichiarato, riferivano: la prima di aver appreso la notizia da anonimi interlocutori che lavevano contattata via telefono; la seconda di non essere in grado di fornire ulteriori indicazioni in merito. Il Nucleo operativo dei carabinieri del Comando provinciale di Pisa attivava, comunque, una attivit di ricerca finalizzata a rintracciare eventuali militari, gi in servizio presso il Ceapar di Pisa, di origine catanese, inviati successivamente in missione in Kossovo. Tale accertamento dava esito negativo, non essendo stato individuato alcun militare rispondente a tali caratteristiche. c) Lo scritto anonimo pervenuto alla Procura militare di La Spezia, a firma di un gruppo asseritamente composto da quattro persone, denominato codice segreto, nel quale, tra le varie affermazioni, si diceva di sapere qualcosa riguardo al militare morto. Al riguardo sono state attivate delle attivit di indagine delegate da questo Ufficio al Comando provinciale dei Carabinieri di Livorno, le quali non hanno sortito alcun effetto, in considerazione della estrema genericit delle dichiarazioni contenute nel documento anonimo e dellimpossibilit di individuarne il/i presunto/i autore/i. d) Gli scritti anonimi, contenuti in tre cartoline postali indirizzate e ricevute, a pi riprese, dal comandante del Ceapar di Pisa, col. Marco Bertolini. In tali scritti, traendo spunto da un generico riferimento alla morte del povero Emanuele Scieri e allintenzione dello scrivente di vendicare la stessa, lanonimo estensore si produceva in una serie di violenti improperi e di pesanti offese rivolte al colonnello comandante e ai suoi subalterni, senza manifestare alcun elemento di conoscenza in merito alla morte dello Scieri. A seguito della presentazione di un atto di formale querela da parte del comandante del Ceapar, questo Ufficio procedeva allo svolgimento delle opportune attivit di indagini finalizzate alla individuazione dellautore degli scritti, attivando i Comandi dei carabinieri rispettivamente competenti per territorio, in relazione agli indirizzi indicati nelle cartoline postali in corrispondenza della indicazione del nominativo del mittente. Le indagini hanno avuto esito negativo, e in particolare risultato che tanto i nomi del mittente quanto lindicazione delle vie delle citt sono risultate essere frutto di fantasia. e) Nellagosto del 1999, sul giornale quotidiano LAdige di Trento, appariva una serie di pubblicazioni contenenti estratti di brani integrali di una tesina redatta da un ex militare paracadutista del 186 Rgt. Folgore di Siena, tale Charlie Barnao, dai quali si evinceva che nel periodo di tempo in cui Barnao aveva svolto il servizio militare di leva presso il Reggimento paracadutisti Folgore, lo stesso era stato vittima, o comunque testimone, di alcuni atti di prevaricazione e violenza consumati a opera dei militari superiori in grado o pi anziani per scaglione di appartenenza nei confronti di quelli inferiori in grado o appartenenti agli scaglioni pi giovani. In merito veniva instaurato un autonomo procedimento penale (numero 339/B/99/TN), da parte di questo Ufficio nei confronti di soggetti ignoti in ordine al reato continuato di violenza contro inferiore continuata e ingiuria a inferiore continuata (artt. 81 Cpv, Cp., 195 e 196, 2 comma Cpmp). Fatti commessi in Siena presso il 186 Rgt. Parac. Folgore tra il settembre del 1993 e il settembre del 1994. Parti lese: Barnao Charlie [...] e altri militari appartenenti alla squadra Nucleare biologica e chimica effettivi e in servizio allepoca dei fatti presso il Reparto in questione. Tale procedimento penale si concludeva con la formulazione della richiesta di archiviazione da parte di questo pubblico ministero, della quale si riproducono i passaggi pi significativi, integralmente accolta dal Gip in sede:

Considerato emerso che:

che,

allesito

dellattivit

di

indagini

preliminari,

il sig. Barnao ha effettivamente svolto il servizio militare di leva presso il 186 Rgt. Parac. Folgore di Siena, nel periodo di tempo compreso tra il settembre 1993 e il settembre 1994;

nel corso di tale esperienza ha avuto modo di assistere personalmente, per esserne stato diretto destinatario o, comunque, testimone, a determinati atti di prevaricazione, effettuati dai superiori gerarchici presenti allepoca dei fatti presso il Reparto in questione, consistenti, principalmente, nella pratica di fare effettuare numerose flessioni ai militari in servizio di leva inferiori in grado e/o appartenenti agli scaglioni successivi (cd. pompate). In tali casi, per coloro che non intendevano sottoporsi a tale pratica, di fatto seguivano espressioni dal contenuto offensivo (quale lappellativo di cane morto) o atti di violenza fisica, quali calci e pugni inflitti normalmente sulla parte dorsale del corpo, di intensit tale da determinare, nella maggior parte

dei casi, linsorgere di lividi e ematomi nella zona del corpo interessata;

lo stesso Barnao non stato, per, in grado di indicare i nominativi degli autori di tali atti di prevaricazione, o di fornire, comunque, alcun elemento che potesse consentire di addivenire a una identificazione degli stessi. Tale incapacit sarebbe da attribuirsi, a dire dello stesso Barnao, al considerevole lasso di tempo trascorso dallepoca in cui lo stesso ha svolto il servizio militare di leva, e alla circostanza che tali episodi, sia pur nella loro crudezza e violenza, si verificavano con frequenza quasi quotidiana, s da farli apparire, a coloro che ne erano vittime e/o testimoni, come fatti del tutto normali, dei quali lo stesso Barnao, soltanto a seguito di rielaborazioni successive, riuscito a comprenderne la gravit e seriet;

altri militari che componevano allepoca dei fatti la squadra Nucleare biologica e chimica insieme a Barnao, indicati genericamente da questultimo come ulteriori vittime e/o testimoni degli atti di prevaricazione in questione, assunti a sommarie informazioni dalla Polizia giudiziaria appositamente delegata da questo Ufficio, hanno complessivamente negato di aver subito o di aver assistito a atti di violenza effettuati dai superiori gerarchici nei propri confronti o nei confronti di altri militari, confermando, per il resto, quanto gi dichiarato da Barnao in merito alla esistenza e alla diffusione della pratica delle flessioni, e condividendo con Barnao limpressione e convinzione della assoluta normalit di tali atti. Anche i militari in questione non sono stati, peraltro, in grado di indicare i nominativi degli autori di tali pratiche, n di fornire alcun elemento tale da consentirne la individuazione.

Ritenuto in definitiva:

che a seguito dellattivit di indagine svolta non sia emerso alcun elemento che possa condurre alla identificazione del/i responsabile/i degli atti di prevaricazione e violenza descritti dal Barnao;

che gli accertamenti in questione debbano, comunque, ritenersi esaustivi, essendo state percorse tutte le possibili direzioni di indagini prospettabili, essendo state escusse (compatibilmente con il lasso di tempo trascorso dallepoca dei fatti e con la mancata indicazione, da parte di Barnao, dei nominativi degli altri militari vittime di tali atti) tutte le persone che presentavano un potenziale collegamento (per la qualifica rivestita, per il reparto di appartenenza, per le circostanze di spazio e di tempo che hanno caratterizzato gli episodi, etc.) con la vicenda oggetto del presente procedimento.

Ritenuto che non siano, per quanto sopra, emersi elementi che necessitino di un maggiore approfondimento o, comunque, tali da rendere opportuna una ulteriore attivit di indagine.... f) Lo scritto anonimo pervenuto alla sede pisana del quotidiano La Nazione di Firenze, nel quale si segnalava che gli autori di alcune lesioni provocate, allinterno della caserma Gamerra, nella notte tra il 31 maggio e il 1 giugno 1999, al militare Vaccarella Antonio, sarebbero gli stessi che avevano agito la sera del 13 agosto 1999. Su tali indicazioni veniva attivata una sollecita e complessa attivit dindagine, in parte confluita nellambito di un diverso e distinto procedimento penale instaurato presso questa Procura militare, nei confronti di soggetti compiutamente identificati allesito della quale, tuttavia, non emergevano elementi di rilievo in merito alle asserite responsabilit dei militari in questione nella morte del giovane Scieri (tra gli altri dati accertati, particolarmente significativo risultato il fatto che la sera del 13 agosto 1999 i militari in questione non erano risultati essere nemmeno presenti allinterno della caserma Gamerra), n trovavano riscontro positivo le dichiarazioni rese dalla presunta persona offesa, tale Vaccarella Antonio, in merito agli atti di vessazione e violenza asseritamente subiti dallo stesso nella notte tra il 31 maggio e il 1 giugno 1999 (per la precisione, il separato procedimento penale instaurato da questo Ufficio in merito a tali ultimi fatti, si concludeva con la formulazione di una richiesta di archiviazione da parte di questo Pm al Gip in sede, per insufficienza e conseguente inidoneit degli elementi acquisiti allesito delle indagini preliminari, a sostenere laccusa nelleventuale ulteriore corso del procedimento, valutazione successivamente condivisa dal Gip, che ne disponeva, con decreto, larchiviazione). Per completezza di trattazione, si riportano di seguito i passi rilevanti della richiesta di archiviazione formulata dal Pm nellambito di quel procedimento penale:

... Considerato, in definitiva, che gli unici elementi che consentono di ricondurre, in via ipotetica, la responsabilit causale dellaccaduto ai militari sottoposti alle indagini siano le dichiarazioni rese in data 21 giugno 2000 dal militare Vaccarella Antonio, le quali, peraltro, non sono frutto di una testimonianza diretta in merito alla dinamica causale dellevento, ma si limitano a riferire una confidenza ricevuta successivamente da parte del militare Orazio Pasquale, circa una responsabilit di questultimo, unitamente a quella del commilitone Barra Fabio, in ordine alla caduta del Vaccarella dal proprio posto branda.

Considerato, tuttavia, che le dichiarazioni in questione, oltre a trovare espressa smentita in quelle rese dai diretti interessati, non trovano nessun elemento di conferma, neppure indiretta (circa rapporti particolarmente tesi tra il Vaccarella e gli altri due commilitoni, circa una personalit particolarmente violenta evidenziata, nel corso del servizio militare, dai militari Orazio Pasquale e Barra Fabio, etc.) e che, inoltre, le dichiarazioni medesime, oltre a essere parzialmente difformi e in contrasto con quelle gi rese dallo stesso Vaccarella dinanzi al procuratore della Repubblica di Pisa, in relazione a un procedimento penale connesso incardinato presso quella Procura, appaiono imprecise e non veritiere in relazione ad altri aspetti (erogazione di 6 giorni di consegna di rigore ai militari Barra e Orazio asseritamente verificatasi qualche giorno prima dellepisodio in questione, in conseguenza di altro episodio di prevaricazione effettuato dagli stessi nei confronti del Vaccarella, vicenda relativa a un colloquio intervenuto tra il Vaccarella, il Barra e il Fasano, che il primo colloca temporalmente il 16 agosto 1999, mentre dalle variazioni matricolari risulta che gli altri due militari in quella data si trovavano legittimamente assenti dalla caserma Gamerra).

Ritenuto, in definitiva, che allo stato degli atti, le sole dichiarazioni rese dal militare Vaccarella Antonio, in assenza di elementi di riscontro diretto ed indiretto, non consentano di sostenere laccusa nelleventuale ulteriore corso del procedimento....

g) Lo scritto anonimo pervenuto allindirizzo dello studio legale di Siracusa dellavv.to Ettore Randazzo, nominato nellambito del presente procedimento quale difensore di fiducia dei familiari di Emanuele Scieri. Dal timbro di partenza apposto sulla busta, si ricavava che la stessa fosse stata spedita dallAeroporto militare di Roma Ciampino, in data 25 agosto 1999.

Il contenuto dello scritto anonimo faceva riferimento a un atto di prevaricazione e violenza subito dallo Scieri a opera di tre commilitoni pi anziani, i quali, nella circostanza, sarebbero stati anche un po ubriachi. Lo Scieri sarebbe salito, di propria iniziativa, sulla scala della torre e mentre si trovava nella fase di ascesa avrebbe accusato stanchezza e dolenzia alle mani, per cui avrebbe manifestato lintenzione di ridiscendere. A questo punto sarebbe intervenuto uno dei tre militari pi anziani, il quale, nel frattempo arrampicatosi allinterno della scala, avrebbe dapprima sfilato una scarpa allo Scieri e, quindi, lo avrebbe colpito con uno dei propri anfibi alle mani, cagionando la perdita di equilibrio di Emanuele e la caduta rovinosa dello stesso dalla scala. A quel punto, i tre militari in questione si sarebbero allontanati dal posto credendo che lo Scieri fosse morto.

Anche in tal caso veniva attivata una capillare e impegnativa attivit di indagine, dai cui esiti non emergeva alcun elemento di interesse ai fini dellaccertamento di quanto accaduto allinterno della caserma Gamerra, nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999.

In particolare, si tentava di appurare, con esito negativo, se alcuni militari provenienti dal Ceapar di Pisa fossero transitati presso laeroporto in questione nella giornata del 25 agosto e in quelli immediatamente precedenti allo stesso.

Non risultava, peraltro, possibile identificare il/i soggetto/i mittente/ i dello scritto anonimo. Ci nonostante i complessi accertamenti di carattere tecnico affidati dalla Procura di Pisa, al Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma, finalizzati, in primo luogo, a reperire ed evidenziare eventuali impronte digitali su ogni parte della busta e della lettera contenente la segnalazione di fonte anonima; quindi, la eventuale presenza di tracce di saliva nella busta contenente lo scritto, in corrispondenza della collocazione del francobollo e/o dei lembi di chiusura, attraverso le quali poter successivamente risalire al Dna del mittente, e infine a sottoporre a esame grafologico di comparazione la grafia con la quale era stato indicato lindirizzo del destinatario sulla busta, rispetto a firme autografe e/o a manoscritti da acquisirsi dai militari a opera dello stesso Ris di Roma. Tutte le attivit in questione, nonostante lesame dattiloscopico e quello biologico avessero rivelato la presenza di impronte papillari e tracce di saliva sufficientemente utili per i conseguenti accertamenti, si rivelavano di segno negativo per quanto concerne lidentificazione della persona alla quale ricondurle. Occorre, comunque, evidenziare che le attivit di comparazione degli scritti, nonch gli accertamenti posti in essere sul Dna, sebbene nella maggior parte esperiti, non hanno ancora avuto completo svolgimento.

Per altro verso, non stato possibile identificare con esattezza il luogo di spedizione dello scritto in questione, in quanto il timbro postale impresso sulla busta contenente lanonimo (Cmp M7), risultato appartenere al Centro di meccanizzazione postale di Roma Fiumicino, ufficio presso il quale normalmente confluisce tutta la posta proveniente dalla citt di Roma e destinata a tutto il territorio nazionale. Lindirizzo al quale lo scritto stato trasmesso era di dominio pubblico, in quanto coincidente con quello indicato sulle guide telefoniche della citt di Siracusa, in corrispondenza allo studio legale dellavv. Randazzo. I contenuti dellesposto anonimo sono risultati, infine, destabiliti da ogni fondamento.

Lo scritto anonimo conteneva, inoltre, un invito ad attivare le ricerche nei confronti dei militari gi congedati, in quanto persone in grado di riferire elementi utili circa la morte dello Scieri. Si accertava che tra il 13 e il 25 agosto erano stati congedati 66 militari dal Ceapar, dei quali soltanto uno risultato formalmente essere presente in caserma la sera del 13 agosto (Francesco Mancino), ma questultimo non ha saputo fornire alcuna indicazione utile in merito alla morte dello Scieri.

h) Dichiarazioni rese per iscritto e successivamente confermate, in sede di sommarie informazioni dinanzi ai magistrati della Procura pisana, dallex ufficiale dellAeronautica militare Mario Ciancarella. In particolare, lesponente in questione forniva precise indicazioni in ordine alle concrete modalit di svolgimento dei fatti che avrebbero determinato la morte del giovane Scieri, evidenziando anche specifiche responsabilit personali, di rilevanza penale al riguardo, anche da parte dei pi alti vertici della Brig. paracadutisti Folgore di Livorno, dalla quale dipendeva il comando del Ceapar di Pisa. La fonte di tali informazioni era per indiretta e veniva indicata dal Ciancarella in un anonimo militare che lo avrebbe raggiunto telefonicamente, per ben due volte, sullutenza cellulare allo stesso intestata.

Anche in questo caso lattivit di indagine ha evidenziato la infondatezza di quanto segnalato dal Ciancarella, in quanto, mentre da un lato non stata trovata traccia alcuna delle telefonate asseritamente ricevute dal Ciancarella sulla propria utenza telefonica mobile, nelle circostanze di tempo dallo stesso indicate, dallaltro ha consentito di individuare, per taluni aspetti, elementi di contrasto e di conseguente smentita con il contenuto delle dichiarazioni del Ciancarella; e, per altro verso ancora, la assenza di riscontri positivi a sostegno della credibilit dello stesso. Tale vicenda veniva, pertanto, a costituire oggetto di un procedimento penale (nr. 2257/2000 Reg. mod. 21) instaurato, nei confronti dello stesso Ciancarella, presso la Procura della Repubblica di Pisa, in ordine al reato di calunnia, successivamente evolutosi con lesercizio dellazione penale mediante richiesta di rinvio a giudizio formulata dai magistrati della Procura pisana.

i) Infine, particolare attenzione stata prestata alle dichiarazioni rese, nellambito dellattivit investigativa svolta dai difensori della persona offesa, ai sensi e per gli effetti dellart. 38 delle Disposizioni di attuazione al Cpp, dalling. Carmelo Tin libero professionista in Siracusa, il quale, in occasione di un viaggio effettuato in treno, in data 28 febbraio 2000, nella tratta ferroviaria tra la citt di Roma e quella di Livorno, avrebbe raccolto alcune indiscrezioni in merito alle modalit e ai fattori causali che avrebbero determinato la morte dello Scieri e alle collegate responsabilit personali.

La fonte sarebbe stata, in questo caso, rappresentata da un militare presumibilmente appartenente a un Reparto dipendente dalla Brigata paracadutisti Folgore della citt di Livorno, di apparente origine laziale-campana, del quale ling. Tin non stato in grado di fornire ulteriori indicazioni e/o dati descrittivi. Nello specifico, il militare in questione gli avrebbe fornito i particolari di un racconto fatto da terze persone, e a lui riferito da un fratellino (commilitone di pari scaglione di incorporamento dello Scieri), in base al quale questultimo, la sera dellaccaduto, avrebbe avuto un diverbio con alcuni militari che avrebbero tentato di impedirgli di effettuare una telefonata con il proprio telefono cellulare perch asseritamente vietato allinterno della caserma Gamerra. Nella circostanza, lo Scieri sarebbe salito, o sarebbe stato indotto a salire, sulla scala della torre

di prosciugamento, dopo essere stato privato, forzatamente, del proprio cellulare, e una volta sulla scala sarebbe stato fatto oggetto di violenze da parte dei militari presenti, in particolare sarebbe stato colpito con una tavola sulle mani e avrebbe perso lequilibrio, in conseguenza di tale colpo, rovinando a terra. Successivamente i militari in questione, con maggiore anzianit di servizio militare rispetto allo Scieri, avrebbero perso la testa, e oltre a non prestare alcun soccorso nei suoi confronti, avrebbero dapprima tentato di nasconderne il corpo sotto i tavoli presenti nella zona dellaccaduto, e quindi si sarebbero assicurati, per qualche tempo, delle condizioni dello Scieri, fino al momento della morte, dopo avergli rimesso addosso il telefonino.

Questo Ufficio ha, al riguardo, attivato una attivit di indagine, estesa a tutti i Comandi dei paracadutisti della brigata Folgore, tendente a rintracciare il militare interlocutore delling. Tin, sulla base della sommaria descrizione fornitane da questultimo. Venivano, quindi, individuati alcuni militari rispondenti a quella descrizione e allarea geografica indicata come presumibile area di provenienza del militare descritto dal Tin. Questultimo veniva, successivamente, convocato presso gli uffici della Procura della Repubblica di Pisa e, su iniziativa di questo Ufficio, che decideva di avvalersi al riguardo (su espressa richiesta del Tin, avanzata a mezzo dei difensori dello Scieri) dello strumento della rogatoria ad altro ufficio giudiziario, presso gli uffici della Procura della Repubblica di Siracusa, affinch provasse a riconoscere, attraverso lesame di alcune fotografie, in copia fotostatica, ritraenti militari della brigata Folgore, rispondenti alle indicazioni precedentemente fornite dallo stesso, il militare incontrato sul treno il giorno 28 febbraio 2000. Tale attivit conduceva alla indicazione, da parte del Tin, di alcuni militari: Paolo Fidanza, Armando Paolo, Pierpaolo Petraccia, Sandro Magliocchetti (in occasione delle sommarie informazioni rese per la Procura pisana); Francesco Santomauro, Alessandro Papa, Valentino Antonetti, Silvio Stefanelli e Sandro Magliocchetti (in occasione delle sommarie informazioni rese presso la Procura siracusana), come persone apparentemente somiglianti a quella con cui il Tin aveva avuto modo di colloquiare a bordo del treno.

Questo Ufficio provvedeva, quindi, ad assumere a sommarie informazioni il militare Sandro Magliocchetti, unico militare, tra quelli indicati dal Tin dinanzi al magistrato siracusano, che potesse potenzialmente trovarsi su quel treno, in quanto, in quella data, risultava aver fatto rientro al proprio Reparto, in Livorno, al termine di un permesso speciale di fine settimana trascorso presso la propria abitazione, sita nella provincia di Salerno. Il Magliocchetti si dichiarava, per, assolutamente estraneo ai fatti. Cos come il militare Paolo Fidanza, nel frattempo assunto a sommarie informazioni dalla polizia giudiziaria, su delega della Procura di Pisa.

j) Anche alle altre segnalazioni aventi, almeno apparentemente, una rilevanza minore, stata, comunque, dedicata la massima attenzione da parte di entrambi gli Organi giudiziari inquirenti, con lo svolgimento di minuziose attivit di indagini, per la cui descrizione e il relativo esito (che si conferma essere stato sempre negativo) si rimanda alle relazioni conclusive redatte dagli organi di polizia giudiziaria delegati per gli accertamenti e ai relativi atti di indagine.

Eventuali violate consegne

Questo Ufficio ha diretto la propria attivit di indagine, oltre che verso laccertamento del determinismo causale della morte del giovane paracadutista Emanuele Scieri e delle connesse eventuali responsabilit personali legate alla stessa, anche nella prospettiva di accertare se, nei giorni dal 13 al 16 agosto 1999, si fossero verificate a vari livelli della scala gerarchica, e nei vari settori di specifica competenza, determinate omissioni, irregolarit, inosservanze di prescrizioni, da parte dei soggetti variamente impegnati nello svolgimento di specifici servizi militari, che potessero avere, in qualche modo, contribuito, influito, o pi semplicemente interferito, con lo sviluppo causale e temporale dei fattori che hanno determinato la morte dello Scieri Emanuele, o con i tempi e le modalit del ritrovamento del cadavere dello stesso, avvenuto solamente nel primo pomeriggio del 16 agosto 1999.

Lattenzione si , in particolare, concentrata sulle attivit di constatazione e rilevazione dellassenza dello Scieri, in occasione della chiamata del contrappello allinterno delle camerate, avvenuta intorno alle ore 23.45 del 13 agosto 1999; sulla conseguente attivazione dei meccanismi e delle procedure di ricerca volte al rintraccio del giovane paracadutista; sul corretto svolgimento dei servizi di guardia allinterno della caserma Gamerra, con particolare riferimento al servizio di pattugliamento mobile.

a) Rilevazione dellassenza dello Scieri e attivit di ricerca dello stesso

Lassenza dello Scieri stata rilevata, ufficialmente, in occasione del contrappello effettuato a opera del furiere Roberto De Martin, del caporale Gianluca De Silvestris e del sergente maggiore Simone Pugliese, intorno alle ore 23.45 del giorno 13 agosto 1999.

Nella circostanza, mentre il De Martin non avrebbe svolto un ruolo diretto con riferimento alla constatazione della mancata presenza dello Scieri allinterno delle camerate (... Avevo sentito dire dal De Silvestris che lo Scieri era assente... e avevo sentito dire da un allievo che lo Scieri era uscito per fare una telefonata... quando ho sentito dire uscito, lho interpretato come uscito dalla caserma), i due graduati, dopo aver interpellato i commilitoni dello Scieri presenti allinterno dei locali delle camerate dove alloggiavano gli allievi del 7 scaglione, ricevevano come unica notizia certa che lo Scieri era sicuramente rientrato in caserma, al termine della libera uscita, intorno alle ore 22.15, ma non anche che lo stesso potesse essere probabilmente ancora allinterno della caserma.

Al riguardo, oltre alla probabile concitazione di quei momenti e allatteggiamento presumibilmente di marcata timidezza che deve aver caratterizzato degli allievi appena giunti al Ceapar nei confronti di superiori gerarchici del tutto sconosciuti, ha sicuramente influito latteggiamento tenuto, nella circostanza, dal militare Viberti (sopra separatamente compiutamente analizzato), il quale, essendo stato lultimo a trattenersi in compagnia dello Scieri e avendolo lasciato in una zona determinata della caserma, avrebbe, evidentemente, potuto e dovuto mostrare un atteggiamento pi solerte e rendersi principale parte attiva se non nel ricercare, in prima persona, lo Scieri, quantomeno nel segnalare e riferire ai propri superiori gerarchici tutte le circostanze delle quali egli era al momento a conoscenza. In merito alle valutazioni alle quali sottoporre il comportamento [non] adottato nella circostanza dal Viberti, si rimanda a quanto sopra gi espresso.

Sulla base delle scarne e frammentarie indicazioni fornite dai commilitoni dello Scieri, tra i quali, appare doveroso ricordare, si era, almeno in parte, diffusa la convinzione che lo Scieri avesse potuto, di propria iniziativa, abbandonare arbitrariamente la caserma per mettersi in viaggio verso casa, probabilmente confortati e instradati dalle precedenti esperienze in tema di assenze rilevate al contrappello serale, il caporale De Silvestris e il serg. maggiore Pugliese si sono formati il convincimento che lo Scieri si fosse arbitrariamente assentato, motu proprio, dalla caserma Gamerra, e il primo ha provveduto a indicare Scieri, nel rapportino del contrappello serale, come militare in mancato rientro da libera uscita, utilizzando, quindi, una formula evidentemente non appropriata al caso in questione, in considerazione del fatto che, comunque, lunico dato segnalato con certezza dai commilitoni dello Scieri era proprio che questultimo fosse rientrato in caserma al termine della libera uscita e che il c.le De Silvestris, in sede di sommarie informazioni, ha giustificato con labitudine di indicare con quella terminologia i militari dei quali si riscontrava lassenza al contrappello serale, effettuato al termine della giornata e che, quindi, segue, normalmente, il rientro in caserma al termine della libera uscita. Inoltre, ha aggiunto il De Silvestris, il fatto che lo Scieri fosse rientrato in caserma non assumeva alcun rilievo in quella circostanza, avendo egli esclusivamente il compito di constatare la presenza dei militari allinterno delle camerate e non anche quello di effettuare delle ricerche allesterno delle stesse, qualora un militare fosse risultato assente senza autorizzazione.

A ci da aggiungersi il dato per cui il fenomeno dei mancati rientri ingiustificati dei militari era da considerarsi assolutamente non episodico, ma piuttosto diffuso, come testimoniano i documenti forniti al riguardo dal comando del Ceapar, dai quali risultano 1.129 mancati rientri nel corso dellanno 1997, di cui 170 da libera uscita; 577 nellanno 1998, di cui 58 da libera uscita; e 609 fino al mese di agosto dellanno 1999, di cui 26 da libera uscita. Dati che consentono di ritenere che la constatazione dellassenza dello Scieri al contrappello serale non abbia suscitato nei superiori preposti a tale attivit di controllo particolare stupore e apprensione e sia stata, di conseguenza, trattata, nella loro ottica, come una ipotesi del tutto ricorrente e routinaria, la quale non presentava specifiche peculiarit, tanto pi che si trattava di un venerd sera, giornata nella quale,

in prossimit del fine settimana, i mancati rientri erano tradizionalmente pi frequenti (magg. Simone Pugliese).

Appare, peraltro, opportuno evidenziare, con riferimento alla indicazione, da parte del c.le De Silvestris, dellallievo paracadutista Scieri come militare in mancato rientro da libera uscita, come tale formula sia pur nella sua inesattezza appaia, tra quelle gi espressamente previste nel modulo prestampato del rapportino del mattino e/ o della sera, in uso al Ceapar di Pisa, quella sicuramente pi rispondente alla reale situazione venutasi a creare fino a quel momento. Le altre indicazioni gi espresse sono, infatti, quella del mancato rientro da licenza, del ricovero in ospedali civili o militari e del ricovero presso linfermeria del Reparto.

Dal momento in cui il c.le De Silvestris ha consegnato allUfficiale di picchetto di turno il rapportino del contrappello, fatto avvenuto intorno alle ore 24.00 del 13 agosto 1999, sono stati attivati tutti i normali meccanismi e le solite procedure di ricerca del militare risultato assente. Pi precisamente, dopo che il comandante del Ceapar stato informato di tale assenza, nella prima mattinata del 14 agosto 1999, in occasione delle comunicazioni delle novit del mattino

da parte dellUfficiale di picchetto e del magg. Romondia, venivano effettuati numerosi tentativi di mettersi in contatto sia con i familiari dello Scieri (principalmente per sincerarsi che lo stesso avesse fatto rientro presso la propria abitazione) sia con lo stesso Scieri (cercando di raggiungerlo allutenza telefonica mobile in uso allo stesso). Ognuno di tali tentativi, ripetuti nel corso delle giornate del 14 e del 15 agosto, sortiva esito negativo. Al tempo stesso, gi a partire dalla giornata di sabato 14 agosto, si era provveduto a inviare dei messaggi di ricerca, sia al Comando stazione dei carabinieri territorialmente competente, sia al Distretto militare di Catania, sia allOspedale militare di Messina e infine, per conoscenza, anche alla Procura militare della Repubblica della Spezia; messaggi che venivano ripetuti fino alla mattina del 16 agosto 1999.

Dallesame degli atti di indagine, che sopra si tentato di riassumere sinteticamente, emersa la prospettazione che i vari sottufficiali e ufficiali, fino allo stesso comandante del Ceapar, abbiano tenuto i comportamenti sopra descritti nella personale assoluta convinzione, rivelatasi purtroppo successivamente errata, che lo Scieri si trovasse allesterno della caserma Gamerra (in tale senso univocamente depongono le dichiarazioni del c.le De Silvestris, del serg. magg. Simone Pugliese e del magg. Salvatore Romondia), e in tale ottica deve essere valutata sia la osservanza di tutte le prescrizioni previste e imposte, a vari livelli, nellambito di svolgimento dei servizi ai quali erano preposte tutte le persone che, a diverso titolo, sono intervenute nella procedura di rilevazione dellassenza dello Scieri e nella conseguente attivazione dei meccanismi di ricerca dello stesso.

Collocandosi in tale ottica, si deve ritenere che la condotta tenuta da tali soggetti sia stata formalmente corretta, e che comunque in nessun caso essa sia stata accompagnata dalla rappresentazione, da parte degli stessi, neanche in via eventuale, che lo Scieri potesse trovarsi ancora allinterno della caserma Gamerra, n tanto meno che lo stesso potesse essere rimasto vittima di una qualche azione violenta, o che, comunque, potesse versare in pericolo di vita. In tal senso, appaiono significative le dichiarazioni rese dal magg. Romondia, il quale evidenzia come: ... essendo lo Scieri un militare appena arrivato, ancora non conosciuto, nessuno poteva escludere un suo comportamento scorretto quale lallontanamento dalla caserma; lo Scieri non era stato segnalato in quelle poche ore di permanenza al Reparto, come tipo particolare che potesse suscitare pensieri circa suoi comportamenti anomali; non vi era motivo che mi facesse pensare che lo Scieri fosse in giro per la caserma nellarco di tempo dal suo rientro al contrappello; al mattino del 14 agosto il personale di servizio nellambito del Reparto e quello di guardia, che aveva fatto le ispezioni comandate, transitando a pochi metri dal luogo del ritrovamento, non aveva segnalato anomalie o eventi di alcun genere. Per le sopra indicate deduzioni, che il militare fosse in caserma sarebbe stata una cosa improbabile e non pensabile.

Collocandosi in una diversa prospettiva, si potrebbe, invero, evidenziare come i graduati interessati, a vario titolo, dalla constatazione della assenza dal Reparto dello Scieri, avrebbero, in ipotesi, potuto dimostrare una maggiore sensibilit verso alcuni aspetti, prestando, ad esempio, maggiore attenzione alla circostanza che lo Scieri era stato visto rientrare allinterno della caserma Gamerra, intorno alle ore 22.15, e approfondendo tale pista, attivando delle ricerche in luoghi in cui lo stesso si era intrattenuto, o era stato visto dirigersi successivamente a tale rientro. Tali considerazioni, tuttavia, che spesso assumono un rilievo in settori al confine tra la sfera sociale e morale da un lato, e il diritto penale nellaltro, possono, comunque, attingere questultimo, al pi, sotto il profilo soggettivo della colpa (al limite cosciente), nelle tradizionali espressioni della stessa nelle forme della negligenza, imprudenza o imperizia, il che, comunque, varrebbe a escludere la sussistenza, nel caso di specie, della fattispecie di reato originariamente ipotizzata da questo Ufficio, la violata consegna, la quale disciplinata e punita dal Codice penale militare di pace solo nella forma dolosa.

Ad ogni buon conto va evidenziato come, nel caso in questione, gli ufficiali/sottufficiali responsabili o di servizio del Reparto corsi, di iniziativa abbiano tentato di mettersi in contatto telefonicamente con i familiari e con lo stesso allievo Scieri, in pi di una occasione. Tale procedura, secondo quanto segnalato dal comandante del Ceapar, non era espressamente prevista e regolamentata dalla normativa in vigore, ma era frutto di una disposizione impartita personalmente dallo stesso comandante del Ceapar, alla quale attenersi nelle ipotesi di mancati rientri di militari al termine della libera uscita, e la stessa sembra aver trovato, in tale circostanza, piena e pedissequa attuazione nel corso delle giornate del 14 e 15 agosto 1999.

b) Modalit Gamerra

di

svolgimento

del

servizio

di

guardia

presso

la

caserma

Le indagini svolte da questo Ufficio si sono, inoltre, indirizzate verso laccertamento delle modalit di svolgimento del servizio di guardia allinterno della caserma Gamerra di Pisa, nelle sue varie articolazioni e componenti, al fine di poter evidenziare alcuni aspetti di eventuale anomalia o alcuni profili di eventuale inosservanza di consegne, che potevano, in ipotesi, avere inciso o interferito con quanto accaduto allallievo paracadutista Emanuele Scieri la sera del 13 agosto 1999, dal momento in cui lo stesso era stato lasciato dal commilitone Stefano Viberti, fino al momento in cui si doveva ragionevolmente presumere che fosse deceduto.

A tale riguardo, veniva richiesto laccertamento delle modalit di svolgimento del servizio di guardia presso la caserma Gamerra di Pisa, con precisazione dei singoli aspetti e settori in cui articolato lo stesso, dei turni di servizio, del numero e dei nominativi dei militari impegnati in ciascun turno, delle zone e aree che risultano essere state interessate dal servizio, e infine delle consegne che regolano lo svolgimento dello stesso.

Allesito degli accertamenti compiuti, emergeva che il servizio di guardia presso la caserma Gamerra di Pisa trova espressa e analitica regolamentazione nel Piano di vigilanza e di difesa caserma Gamerra, edito nel marzo del 1998, nel cui ambito trovano indicazione e specificazione i compiti dellU/mar.llo di picchetto, del S.U. di ispezione, dei militari in servizio di guardia, etc...

Dallesame di tale documentazione si evince, per quanto attiene agli aspetti di maggiore e specifico interesse nellambito del presente procedimento, che nellambito del servizio di guardia previsto lo svolgimento di un servizio di pattugliamento di determinate zone e obiettivi siti allinterno della caserma Gamerra. In particolare, indicato che lattivit di pattugliamento sia, di volta in volta, stabilita e resa imprevedibile dallU/mar.llo di picchetto in termini di frequenza, tempi di percorrenza, zona di appostamento e itinerari di movimento, e che della stessa debba essere lasciata traccia sul Giornale rapporto della Guardia.

Dallattivit di indagine emerso che il servizio di guardia nei giorni dal 13 al 16 agosto del 1999 si sarebbe svolto in modo regolare e conforme a quanto espressamente previsto dalla normativa di settore. Il personale facente parte della Guardia, incluso il comandante della Guardia, risulta essere stato regolarmente indottrinato, in merito ai compiti da svolgere, sia dallUfficiale di servizio che dallUfficiale di picchetto mediante rapporto verbale. Inoltre, le consegne della Guardia, comprese quelle da osservarsi da parte del comandante della Guardia, sono, di regola, normalmente affisse presso la bacheca del Corpo di guardia.

Con particolare riferimento a quanto accaduto nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999, lUfficiale di picchetto avrebbe regolarmente effettuato le ispezioni previste, alle ore 1.15 e alle ore 5.30; il Sottufficiale di ispezione avrebbe regolarmente effettuato la propria ispezione alle ore 3.30; e infine, il personale in servizio di pattugliamento avrebbe percorso litinerario rientrante nelle proprie specifiche competenze, in occasione di tre distinte attivit di ispezione, rispettivamente con inizio alle ore 1.30, alle ore 3.30 e alle ore 5.30. Per quel che concerne, pi nello specifico, il servizio di pattugliamento, lUfficiale di picchetto aveva deciso, nellesercizio del proprio potere discrezionale, lorario di inizio del giro di ciascuna pattuglia, nonch litinerario che questultima avrebbe dovuto svolgere, tenendo presente che litinerario in questione dovesse, necessariamente, ricomprendere il controllo delle aree vitali, contrassegnate dalla lettera A) dellallegato D) del Piano di difesa, dal quale si evince (e tale circostanza stata confermata anche dal comandante del Ceapar) che la zona in cui stato ritrovato il cadavere dello Scieri non era da considerarsi area vitale e, pertanto, non era soggetta ad alcun particolare controllo. Il punto pi vicino a tale zona lungo litinerario previsto per lo svolgimento del servizio di pattuglia e, come tale, interessato dai controlli dei militari che svolgevano tale servizio era rappresentato da quel tratto del viale che costeggia il muro di cinta lato sud della caserma Gamerra pi o meno in corrispondenza del punto in cui il Viberti e lo Scieri si sono separati. Tale viale, nel tratto in questione, risulta separato dallarea in cui il cadavere di Emanuele stato rinvenuto, da un muretto in cemento, dellaltezza di circa 50 cm, sovrastato da una rete metallica e da alcune lamiere che coprono la visuale ad altezza duomo.

Dalle dichiarazioni rese dai militari che sono risultati essere stati impegnati, in quella notte, nello svolgimento del servizio di pattuglia, si evince che gli stessi hanno regolarmente effettuato tale servizio, nei tempi e nei modi previsti, che si sono intrattenuti nelle zone che gli erano state indicate come aree vitali, e che non si erano addentrati nel cortile presso il quale, il giorno 16 agosto 1999, sarebbe stato ritrovato il cadavere di Emanuele, perch tale zona non rientrava tra gli obiettivi indicatigli come sensibili. Hanno inoltre aggiunto che in nessuna delle circostanze in cui si erano trovati a transitare lungo il viale che costeggia il muro di cinta lato sud della caserma Gamerra, in corrispondenza del punto in cui Scieri stato rinvenuto, hanno avuto modo di notare o di udire alcunch di anomalo.

Al riguardo appare opportuno precisare che la particolare posizione in cui il cadavere dello Scieri stato rinvenuto, decisamente nascosta alla vista di soggetti che si trovassero a transitare in quella zona (a tal riguardo, si evidenzia che anche gli stessi commilitoni dello Scieri, che in data 16 agosto 1999 ebbero modo di ritrovarne il corpo, in modo del tutto casuale, furono addirittura attirati in un primo momento da una delle scarpe dello stesso, precisamente quella non calzata, distante qualche metro dal cadavere e, subito dopo, dal cattivo odore promanante dal punto in cui lo Scieri stato ritrovato, e soltanto dopo che gli stessi si erano recati a ridosso di tale punto si era presentato alla loro vista il corpo dello Scieri), fanno ritenere pressoch impossibile, o comunque altamente improbabile, che i militari in servizio di pattuglia potessero notare il cadavere dello Scieri, scorgendo lo stesso attraverso il muretto con sovrastante la rete metallica e le lamiere che separavano fisicamente il viale di loro transito, dalla zona ai piedi della scala, in mezzo ai materiali in disuso che si trovavano depositati in quella zona, in un arco temporale notturno e con una scarsa illuminazione artificiale.

Una diversa considerazione appare da farsi, invece, con riferimento alla possibilit, per gli stessi, di percepire eventuali rumori o lamenti provenienti dal punto in cui lo Scieri stato ritrovato. A tal riguardo appare verosimile ritenere che, in una zona nella quale, in tempo di notte, risultata la quasi totale assenza di rumori di fondo, anche il minimo lamento o segnale sonoro sarebbe stato probabilmente percepito dai militari in servizio di pattuglia. Circostanza la quale potrebbe indurre a ritenere che, quanto meno in coincidenza con lorario di svolgimento del primo giro di pattuglia (ore 1.30 circa), lo Scieri non fosse pi in vita o che, comunque, egli non fosse, gi allora, in condizioni di mandare alcun segnale idoneo a rivelarne la presenza in quel luogo.

Riguardo poi alle modalit di annotazione e registrazione dei dati relativi al servizio di guardia, emersa lassoluta regolarit e correttezza formale della osservanza dei compiti spettanti al comandante della Guardia circa la redazione dei documenti di pertinenza della Guardia (Piano di vigilanza sopra indicato, capitolo II, pag. II-1, sottoparagrafo 1.a). In particolare, dal Giornale rapporto della Guardia sono risultati correttamente riportati i dati relativi allorario di inizio del pattugliamento, i nominativi dei componenti della pattuglia e infine le eventuali novit riscontrate, le quali ultime, con riferimento al periodo di interesse, sono risultate di segno negativo.

Un particolare interesse ha suscitato la previsione di cui al punto 5 del Piano di difesa, circa lobbligo di lasciare traccia dellattivit di pattugliamento sul Giornale rapporto della Guardia. Si cercato di approfondire tale aspetto al fine di comprendere se, con tale indicazione, si sia inteso fare riferimento alle concrete modalit di svolgimento dellattivit di pattugliamento, al contenuto delle disposizioni impartite dal m.llo/U. di picchetto in merito e, se in caso positivo, la omissione di tali indicazioni nel Giornale rapporto della Guardia nei giorni di interesse potesse essere sintomatica o rivelatrice di alcune irregolarit nello svolgimento del servizio di pattuglia, o di alcune situazioni anomale, riscontrate nel corso di svolgimento dello stesso e volutamente omesse al momento della redazione dei documenti di pertinenza. Al riguardo, stato appurato che con quella indicazione non si volesse fare riferimento alle concrete modalit di svolgimento del servizio di pattuglia, ma, unicamente, allorario di inizio di svolgimento del servizio e alle novit eventualmente riscontrate nel corso di espletamento dello stesso (vedasi in proposito le dichiarazioni rese dal ten. col. Tito Frosini, Ufficiale superiore addetto alla Sezione I Sicurezza del Ceapar di Pisa); e che, comunque, tale disposizione era stata, da sempre, interpretata in tale ultimo senso, come confermato anche dal riscontro negativo in merito a eventuali difformit circa il modo di procedere a tale annotazione nel periodo in esame (dal 13 al 16 agosto) e nel periodo precedente.

Formulazione di conclusioni e richieste

Il quadro risultante dallattivit di indagini preliminari, che sopra si cercato di riassumere e descrivere, quanto meno con riferimento agli aspetti che si considerano conferenti rispetto alle conclusioni che adesso si andranno a esporre, se per un verso consente, a parere dello scrivente, di assumere alcuni elementi e dati di conoscenza quali punti fermi dai quali muovere per intraprendere il percorso che conduce alla formulazione delle conclusioni sulla presumibile ricostruzione dei fatti e delle conseguenti richieste procedurali e, lungo questo cammino, consente di abbandonare alcune prospettazioni che non hanno trovato fondamento, sostegno e riscontro alcuno nel corso delle attivit di indagini, tuttavia non consente di arrestare la marcia a un punto di arrivo univoco e tranquillante, ma deve necessariamente segnare il passo, in un momento precedente, di fronte al bivio tra la strada della morte accidentale dello Scieri e quella della morte causata da persone terze, sotto forma di omicidio doloso o, pi probabilmente, andato oltre lintenzione di chi ha agito.

Tale conclusione, la quale non pu sembrare un oggettivo insuccesso dellattivit di indagini preliminari, se ci si colloca nellottica secondo la quale, attraverso questultima, si deve conseguire lobiettivo dellaccertamento fedele dei fatti per come essi si sono realizzati, non pu, per, far passare in secondo piano la circostanza che la ricostruzione esatta e fedele del fatto storico ha qui dovuto cedere il passo alla evidente mancanza, insufficienza, equivocit di quegli elementi che, portando con s il fatto storicamente avvenuto, o singoli aspetti di esso, e contribuendo, pertanto, a comporne la fotografia, consentono, quindi, di trasferire lo stesso allinterno della realt processuale.

Il mancato raggiungimento dellobiettivo non da imputarsi, a parere dello scrivente, a difetti o lacune della attivit di indagine, la quale si mossa, sin dalle prime battute, in modo tempestivo ed esteso, [ed] poi proseguita attraverso mirati accertamenti tecnici di notevole complessit, il vasto ricorso a attivit cd. a sorpresa, la raccolta di un maggior numero possibile di informazioni da parte di tutti coloro che potessero apparire potenzialmente in grado di fornire elementi utili alla ricostruzione dellaccaduto.

Gli elementi emersi allesito dellattivit di indagini lasciano irrisolto, a parere dello scrivente, il dubbio circa il fatto che lo Scieri sia rimasto vittima dellazione estranea di altre persone, o che, piuttosto, la sua morte sia da addebitarsi a fatti del tutto accidentali.

Il punto fermo da assumere a base dellulteriore sviluppo logico e argomentativo rappresentato dai fattori naturali che sono stati individuati come causa diretta del decesso dello Scieri. Al riguardo si rimanda a quanto gi descritto in sede di esame dellattivit di consulenza medico legale svolta sul cadavere dello Scieri, sia a opera dei consulenti tecnici del Pm che di quelli nominati dai familiari dello Scieri. Vi un certo grado di concordanza nellaffermare che tali cause sono da individuarsi nella condizione di shock complesso (neurogeno-emorragico) venutasi a determinare nellorganismo del giovane paracadutista, in conseguenza del gravissimo politraumatismo sofferto dallo stesso a seguito della precipitazione dalla scala addossata alla parete della torre di prosciugamento dei paracadute, da una altezza valutabile dai cinque ai nove metri. Il politraumatismo in questione ha riguardato, principalmente, larea scheletrico-toracica (nella quale le fratture costali e le disarticolazioni costo-vertebrali hanno assai probabilmente determinato una rilevante compromissione della funzione respiratoria); il cranio, gravemente lesionato nella zona della nuca, il cui trauma ha concorso al cedimento delle fondamentali funzioni vitali.

Il quadro diventa decisamente pi fosco, nel momento in cui si tratta di ricostruire i momenti immediatamente precedenti alla morte di Emanuele, e in particolare di determinare quel che accaduto dallattimo in cui il Viberti ha lasciato lo Scieri, in una zona prossima a quella dove successivamente stato ritrovato il cadavere, e, soprattutto, allorquando si tenta di individuare dapprima il motivo che abbia indotto lo Scieri, motu proprio o coactus, ad arrampicarsi lungo la scala metallica dalla quale poi precipitato, e successivamente a perdere la presa o lequilibrio e a precipitare dalla stessa.

Lo scrivente non ritiene di dovere prendere in esame lipotesi di un gesto suicidiario. Tutti gli elementi emersi dallattivit di indagini preliminari, in particolare le dichiarazioni rese dai parenti pi prossimi dello Scieri, dai commilitoni che, nel corso della pur breve esperienza militare, avevano avuto modo di frequentarlo maggiormente e coglierne gli aspetti pi peculiari del carattere, gli stati danimo, o di riceverne delle confidenze, sembrerebbero non lasciare spazio alcuno alla possibilit che lo Scieri abbia voluto porre fine alla propria esistenza salendo sulla scala metallica della torre di prosciugamento dei paracadute per poi lanciarsi nel vuoto. Univoche sono, in tale senso, le conclusioni alle quali pervenuta la prof. Liliana DellOsso, e a sostegno delle stesse depone tutta una serie di elementi gi esaminati nel corso del presente atto, quali la reazione assolutamente positiva avuta dallo Scieri in conseguenza dellimpatto con lambiente militare, la serenit e tranquillit manifestata dallo stesso ai propri commilitoni e ai propri familiari durante il periodo in cui si trovato a svolgere tale servizio, la mancata emersione di fattori, radicati o contingenti, che possano avere innescato, nello stesso, una volont suicida.

Per quel che concerne lipotesi che lo Scieri sia rimasto vittima di un evento del tutto accidentale, essa deve scontrarsi, principalmente, con una obiezione di ordine logico e con alcune risultanze degli accertamenti tecnici effettuati sul cadavere dello Scieri dai medici legali di entrambe le parti. In primo luogo, emerge la difficolt di dover individuare un motivo che possa aver indotto lo Scieri, in modo autonomo, a salire sulla scala metallica. Si tratta di una scala che egli pu aver notato nel pomeriggio del 13 agosto, al momento in cui si recato presso il magazzino del Casermaggio a ritirare alcuni effetti del proprio corredo militare. Sicuramente non ha mostrato un particolare interesse verso quella scala soffermandosi a osservarla, o facendone parola con alcuno dei suoi commilitoni. Sicuramente, anche nei momenti successivi al rientro in caserma al termine della libera uscita, la scala in questione non ha costituito oggetto di attenzione, diretta o indiretta, da parte dello Scieri, che avrebbe chiesto al Viberti di rimanere solo unicamente per effettuare una telefonata. Non hanno trovato il minimo fondamento alcune ipotesi, sia pur prospettate nel corso delle indagini preliminari, secondo le quali lo Scieri potrebbe aver deciso di arrampicarsi sulla scala per poter beneficiare di un migliore segnale di ricezione del proprio telefono cellulare, dal momento che stato appurato che nella zona dove il Viberti e lo Scieri si sono lasciati, e nella zona ai piedi della scala, la ricezione di buon livello. O ancora, che egli possa aver voluto raggiungere una altezza che gli consentisse di avere una migliore visuale, per poter conversare con alcune ragazze abitanti nella palazzina di cui al civico n ... di via Milano. Sembra che in passato tali ragazze abbiano scambiato, affacciandosi alla finestra del proprio appartamento, che guarda allarea della caserma Gamerra dove si trova la torre di prosciugamento dei paracadute, alcune frasi con i militari che si trovavano allinterno della caserma, ma nulla emerso circa un possibile contatto tra persone abitanti nelledificio sito in via Milano e lo Scieri, la sera dellaccaduto. Potrebbe prospettarsi, poi, lipotesi che lo Scieri abbia deciso di compiere una prova di efficienza fisica e di coraggio, nel tentativo di verificare le proprie capacit fisico-atletiche e il proprio livello di forza e di ardimento, eventualmente in vista e nella prospettiva di essere chiamato, nei giorni successivi, a cimentarsi in attivit di esercitazione e di addestramento che richiedessero la manifestazione di tali doti. Anche in tal caso, tuttavia, emerge la difficolt di dare credito a tale ricostruzione, in considerazione della personalit dello Scieri, cos come delineatasi allesito della consulenza tecnica svolta dalla prof.ssa Liliana DellOsso e delle dichiarazioni rese dai pi stretti familiari, amici e commilitoni. Emanuele era una persona che sembrava aver sviluppato e raggiunto dei livelli di maturit, equilibrio e autostima tali da far ritenere improbabile il fatto che egli possa aver avvertito il bisogno di mettersi alla prova per dimostrare qualcosa a se stesso. Vi sono poi alcune risultanze dellattivit di consulenza tecnica svolta dai medici legali nominati da entrambe le parti, prima fra tutte la particolare tipologia e conformazione delle lesioni al piede sinistro, sulle quali i consulenti tecnici del Pm hanno concluso che le stesse, anche se non direttamente rapportabili agli effetti della precipitazione dallalto, non deporrebbero con sufficiente plausibilit, per la loro sede e morfologia, in favore di una aggressione operata da parte di terzi sul corpo dello Scieri. Mentre i consulenti tecnici della persona offesa da tale premessa fanno discendere una diversa ipotesi conclusiva, in base alla quale il complesso lesivo in questione sarebbe stato determinato dalla azione di compressione esercitata da terzi mediante uno scarpone o mediante un diverso strumento atto a offendere (ad es. un tirapugni), azione che sarebbe stata svolta mentre lo Scieri si trovava arrampicato sulla scala. Infine, altri particolari, pur di non secondaria importanza, che non trovano, almeno in apparenza, una spiegazione logica, quali il rinvenimento di entrambe le scarpe slacciate, circostanza che oltre a non trovare riscontro nelle abitudini dello Scieri, sembrerebbe doversi scontrare anche con le dichiarazioni rilasciate dal Viberti, il quale in occasione delle sommarie

informazioni rese dinanzi a questo pubblico ministero in data 31 marzo 2000 ha affermato di essere sicuro che quando ha lasciato lo Scieri quella sera, questultimo avesse le scarpe regolarmente allacciate (in precedenza aveva, comunque, affermato di non ricordare di averlo visto a Firenze con le scarpe slacciate; sommarie informazioni rese dinanzi al pubblico ministero pisano in data 19 agosto 1999). Con la conseguenza e lapparente incongruenza di dover immaginare che lo Scieri, prima di cimentarsi in una prova autodimostrativa, abbia deciso di compiere un gesto, quello di sciogliere i lacci delle scarpe, che, peraltro, nulla sembrerebbe aggiungere alla valenza e al risultato di tale eventuale prova. O ancora, sempre per rimanere alle dichiarazioni rese dal Viberti, la mancata effettuazione, da parte dello Scieri, di quella telefonata che egli aveva manifestato lintenzione di voler fare e per la quale aveva chiesto al Viberti di lasciarlo da solo per qualche momento. Circostanza che difficilmente potrebbe spiegarsi con una sorta di folgorazione dello Scieri alla vista della scala e che, semmai, potrebbe trovare una possibile interpretazione solo se lo si ritenga un pretesto accampato dallo Scieri nei confronti del Viberti per potersi poi cimentare, una volta da solo, nella prova di forza ed efficienza fisica che, fino a quel momento, era rimasta gelosamente custodita nei propri pensieri. Difficolt non minori, anche se di diverso ordine e natura, presenta e richiede di superare lipotesi che lo Scieri sia rimasto vittima di una azione violenta, o di un atto di prevaricazione, da parte di altro/i militare/i, dal/i quale/i sarebbe derivata, eventualmente oltre lintenzione degli agenti, la morte dello stesso, quale conseguenza diretta della caduta dalla scala. Una tale ipotesi ha trovato una concretizzazione descrittiva, anche con dovizia di particolari, in alcune segnalazioni anonime alle quali si fatto in precedenza riferimento (in particolare la lettera anonima pervenuta allo studio legale dellavv.to Randazzo, e il racconto reso da persona che, allesito dellattivit di indagini, non stato possibile identificare, alling. Tin, in occasione di un trasferimento in treno, effettuato da questultimo in data 28 febbraio 2000, nella tratta ferroviaria da Roma a Livorno). Tali segnalazioni, le quali hanno, evidentemente, costituito utile elemento di spunto per lo svolgimento di particolari accertamenti, non hanno, per, trovato elementi di riscontro positivo allesito degli stessi. Lipotesi della aggressione , inoltre, quella prospettata e accreditata nelle conclusioni alle quali sono pervenuti i consulenti tecnici, medico legali, della persona offesa, i quali, come si avuto modo di dire pi diffusamente sopra, hanno dato forma, in modo descrittivo, a una particolare ipotesi di violenza che fosse in grado di dare spiegazione e giustificazione ad alcune risultanze degli accertamenti medico legali, altrimenti non comprensibili. La tipologia e la natura di alcune lesioni riscontrate sul cadavere dello Scieri (in particolare, le lesioni a alcune dita di entrambe le mani, e le lesioni al dorso del piede sinistro) e la posizione nella quale lo stesso stato rinvenuto il 16 agosto 1999, sono tutti elementi che possono trovare una spiegazione plausibile, secondo quanto osservato dai consulenti della persona offesa, unicamente nella condotta aggressiva e violenta posta in essere da soggetti terzi presenti sul luogo del fatto, i quali avrebbero, dapprima, indotto o costretto lo Scieri a salire sulla scala della torre (per una sfida o per un atto di subordinazione nei confronti di militari pi anziani), ne avrebbero in secondo momento causato la perdita di equilibrio e la conseguente caduta (colpendolo con degli strumenti atti a offendere, sia alle mani che al piede sinistro), e infine, dopo che lo stesso era precipitato dalla scala, avendone constatato la gravit delle lesioni, ne avrebbero spostato il corpo in modo da sottrarlo alla vista di persone che si trovassero a transitare per quella zona. Come detto, tale ricostruzione, se pure fornisce elementi di appagamento in ordine a particolari profili (primo fra tutti offrire una spiegazione ragionevole in merito al motivo che possa aver indotto lo Scieri ad ascendere la scala della torre), si scontra con alcune risultanze della attivit di indagine, le quali, pur non fornendo elementi di segno negativo tali da poterla confutare o indurre a escluderla, tuttavia non fanno emergere que-

gli elementi di segno positivo (prove o, pi semplicemente, indizi) che difficilmente sembrano poter difettare in fatti criminali di tale gravit. Occorre premettere che lo scrivente intende limitarsi a prendere atto delle parziali difformit, anche di sostanziale importanza, evidenziate dalle conclusioni alle quali sono pervenuti i consulenti tecnici del Pm e della persona offesa, allesito della ispezione del cadavere e dello stato dei luoghi. Ritiene questo pubblico ministero che il ricorso che lorgano giudiziario inquirente fa, in determinate circostanze, a persone dotate di specifiche competenze tecniche, si giustifichi in ragione della necessit di procedere a degli accertamenti altrimenti difficilmente espletabili da parte dello stesso Pm sulla base delle proprie conoscenze, e di dare dignit scientifica alle risultanze di tali accertamenti. In definitiva, le osservazioni e le conseguenti conclusioni formulate dai consulenti tecnici di entrambe le parti si poggiano su basi e valutazioni di carattere tecnico scientifico, appaiono seguire un valido iter logico argomentativo e approdano a delle conclusioni assolutamente consequenziali e conferenti alle une e allaltro, riuscendo a fornire le proprie risposte ai quesiti assunti in premessa. Da tale osservazione non pu che discendere, come logica conseguenza, che la ipotesi della aggressione a opera di terzi debba essere assolutamente presa in considerazione, perch trova un sostegno scientifico, logico e argomentativo nella relazione effettuata dai consulenti tecnici della persona offesa, allesito degli accertamenti effettuati dagli stessi. Tuttavia, come gi anticipato, tale ricostruzione vede diminuire la propria sostenibilit qualora si valutino, in modo complessivo, le risultanze delle altre attivit di indagini preliminari. In particolare, si evidenzia il dato assolutamente negativo emerso dalla attivit di assunzione di sommarie informazioni, la quale ha riguardato quasi 1.000 (mille) persone e si estesa per unarco temporale di quasi due anni. Appare veramente difficile poter immaginare che tali soggetti siano depositari e custodi di una verit diversa da quella riferita dagli stessi in occasione delle dichiarazioni rese agli organi inquirenti, eventualmente tenuta nascosta in nome di un malinteso spirito di corpo che dovrebbe caratterizzare i Reparti delle Forze armate o, pi semplicemente, per timore personale di vendette o ritorsioni nei loro confronti. Il numero delle persone dalle quali si sono assunte sommarie informazioni, il vasto panorama di note caratteriali, di cultura, di formazione, che le stesse hanno evidenziato, la loro provenienza dalle pi disparate regioni dItalia, il lasso di tempo ormai intercorso dal momento in cui si verificato lepisodio che, unitamente alla circostanza che la maggior parte di tali persone hanno ormai perso ogni contatto con lambiente militare, essendosi nel frattempo congedate e avendo fatto ritorno alle rispettive attivit lavorative, contesti sociali e familiari, tradizionali abitudini di vita, sono tutti elementi che inducono a ritenere che essi abbiano riferito esattamente quanto era a loro conoscenza. A ci si aggiungano i risultati negativi delle attivit cd. a sorpresa, quali le attivit di intercettazione telefonica e ambientale, lattivit di infiltrazione sotto copertura di persone appartenenti allArma dei carabinieri allinterno della caserma Gamerra, attivit che hanno comportato linnegabile vantaggio, a fronte di un bilanciato sacrificio della sfera di riservatezza personale, di superare e vincere una eventuale voluta reticenza o, pi semplicemente, quella naturale ritrosia che pu accompagnare dei ragazzi appena maggiorenni, nel momento in cui si confrontano con degli organi inquirenti, ma che non avrebbe ragione di essere nel momento in cui essi si rapportano tra di loro, o si confidano alle persone pi care. Si aggiunga ancora che i rilievi tecnici compiuti in sede di sopralluogo e di ispezione dello stato dei luoghi, non hanno evidenziato alcun oggetto, segno o traccia (impronte di scarpe, macchie di sangue, ciocche di capelli, oggetti personali), rivelatori della presenza di altre persone, in aggiunta allo Scieri, nel luogo in cui stato rinvenuto il cadavere dello stesso. Sulla apparente inspiegabilit della condotta tenuta dal Viberti, nelle fasi immediatamente successive alla constatazione della assenza dello Scieri al momento della effettuazione del contrappello, intorno alle ore 23.45 del 13 agosto, si gi avuto occasione di dire nel momento in cui si va-

lutata, nello specifico, la posizione e il ruolo assunti dal Viberti nellambito del presente procedimento. Lattivit di indagini preliminari non ha consentito, inoltre, di evidenziare un preciso antefatto o una causa scatenante che abbiano potuto potenzialmente provocare un atto di aggressione nei confronti dello Scieri a opera di altri militari. Lo Scieri era appena giunto presso la caserma Gamerra, nello stesso pomeriggio del 13 agosto 1999, proveniente dal 78 Rar Lupi di Toscana di Firenze. Allinterno del Ceapar era pressoch uno sconosciuto dai militari che ivi erano effettivi e in servizio. Si era trattenuto soltanto poche ore allinterno della caserma Gamerra, prima di recarsi in libera uscita, ore durante le quali era stato sempre impegnato nelle varie attivit collegate allarrivo e allincorporamento delle nuove reclute e nel corso delle quali egli non aveva avuto occasione di rimanere da solo. Non risulta che lo stesso abbia avuto un qualche diverbio, alterco o altre discussioni di particolare rilevanza con alcuno dei militari della caserma, nella giornata del 13 agosto. Anche in occasione del trasferimento in pullman da Firenze a Pisa, del quale si gi avuto modo di dire in precedenza, egli non sarebbe stato direttamente riguardato dagli atti di prevaricazione verificatisi a bordo dello stesso e, comunque, non si sarebbe, in alcun modo, intromesso in tale vicenda. Anche le ore trascorse in libera uscita erano state caratterizzate da una sostanziale tranquillit e rilassatezza, che lo Scieri avrebbe mantenuto fino al momento in cui avrebbe chiesto al Viberti di potere rimanere da solo per qualche attimo. La zona in cui si trova la scala sulla quale lo Scieri si arrampicato non risultata essere particolarmente frequentata durante tutto lanno, e in particolare nelle serate di venerd (giorno in cui si verificato il fatto) risultava, allepoca, essere chiusa anche la pizzeria sita allinterno del Ceapar e collocata in prossimit del magazzino Casermaggio. Lo stesso Viberti ha riferito che durante il percorso di andata, effettuato in compagnia dello Scieri e lungo il tragitto del ritorno alle camerate, effettuato da solo, lungo il viale che costeggia il muro di cinta lato sud della caserma Gamerra, essi non hanno avuto modo e occasione di incontrare altri militari. Inoltre, gli abitanti della palazzina sita al civico n ... della via Milano, presenti allinterno delle loro abitazioni la sera del 13 agosto, non hanno avuto modo di notare o di udire alcunch di anomalo, nonostante, trattandosi di una serata estiva di met agosto, avessero, verosimilmente, le finestre esterne aperte. Infine, la scala metallica montata sulla parete della torre di prosciugamento dei paracadute non risultata essere stata mai teatro di episodi di nonnismo e in particolare di atti di prevaricazione, o di sfide basate su prove di forza o di efficienza fisica. Il complesso degli elementi che si sinteticamente tentato di riassumere, deve indurre a ritenere che, nellipotesi in cui lo Scieri sia rimasto vittima di una aggressione o, comunque, ove si voglia accedere alla tesi secondo la quale la sua ascensione della scala e la successiva precipitazione dalla stessa sia stata causalmente determinata da altra/e persona/e presente/i sul luogo, la ricostruzione che appare maggiormente plausibile sembra essere quella per cui si sia trattato di persona/e incontrata/e dallo Scieri nei momenti immediatamente successivi allallontanamento del Viberti, che il motivo e il movente di quanto accaduto sia da ravvisarsi in una situazione del tutto contingente, venutasi cio a determinare in quellistante tra lo Scieri e il/i presunto/i aggressore/i, che lo Scieri non abbia avuto modo di opporre alcuna particolare resistenza tradottasi in manifestazioni sonore, in relazione allinvito o alla costrizione rivoltagli affinch salisse sulla scala, e che comunque non vi sia stata una colluttazione caratterizzata da urla e/o dallo scambio di colpi violenti prima dellascesa; e infine, che le uniche persone depositarie di tutte le circostanze che avrebbero caratterizzato tale episodio sarebbero costituite, esclusivamente, dagli stessi soggetti autori di tale condotta o, comunque, presenti sul luogo e, quindi, aventi comunque un interesse personale, evidentemente di segno negativo (per non incorrere in affermazioni di responsabilit personale), a rivelare aspetti e particolari utili al riguardo e che possano aver tacitato eventuali impulsi della propria coscienza, ritenendo di essere incorsi in una tragica disgrazia, andata ben oltre, per

quanto concerne le conseguenze derivatene, le originarie intenzioni e motivazioni. In definitiva, ritiene questo pubblico ministero che, allesito della attivit di indagini preliminari, con riferimento alla fattispecie di reato di violenza contro inferiore, nella forma dellomicidio doloso o preterintenzionale, non siano emersi elementi univoci e tranquillanti per affermare che la morte dello Scieri sia da ricondursi alla condotta e alla conseguente responsabilit personale di determinati soggetti e, comunque, non appare possibile, allo stato degli atti, approdare a una identificazione del/i presunto/i responsabile/i. Mentre, con riferimento al reato di violata consegna, originariamente ipotizzato in relazione alla inosservanza di disposizioni, aventi valore di consegna, da parte di tutti quei soggetti che abbiano svolto una attivit di servizio, anche astrattamente e indirettamente collegata allevento morte del giovane allievo paracadutista Emanuele Scieri (personale deputato ad attivare le attivit di ricerca dei militari risultanti arbitrariamente assenti dal Reparto; personale che, nellarco di tempo compreso tra il 13 e il 16 agosto 1999, avesse effettuato il servizio di guardia allinterno della caserma Gamerra, e in particolare il servizio di pattugliamento mobile), lattivit di indagini ha consentito di pervenire alla conclusione che non si sono verificate violazioni o inosservanza di disposizioni aventi valore di consegna, in nessuno dei servizi sopra indicati, ai quali erano comandati, ai vari livelli e negli specifici settori di competenza, i militari effettivi e in servizio alla caserma Gamerra. Per tutto quanto sopra esposto, visti gli artt. 261 Cpmp, 408, 411 e 415 Cpp; 125 Disp. Att.; chiede che il Giudice per le indagini preliminari in sede voglia disporre con decreto larchiviazione del presente procedimento, con riferimento alla fattispecie di reato di violenza contro inferiore, nella forma dellomicidio doloso o preterintenzionale, perch non sono emersi elementi idonei a far ritenere, in modo univoco, che il fatto sussista, o perch, comunque, ne sarebbero rimasti ignoti gli autori; e, con riferimento al reato di violata consegna, perch il fatto non sussiste. Voglia, infine, il giudice per le indagini preliminari, disporre la restituzione degli atti a questo Ufficio, allesito delle valutazioni di competenza.

Il pubblico ministero

Gioacchino Tornatore

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