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Robert Louis Stevenson

SERMONE DI NATALE
Traduzione di Giacomo Arduini

Adelphiana
www.adelphiana.it 23 dicembre 2004

Quando uscir questo scritto, avr parlato per dodici mesi;1 e si ritiene che io debba accomiatarmi in maniera formale, nonch confacente alla stagione. Leloquenza rara al momento del congedo, e di rado i detti sul letto di morte sono allaltezza della circostanza. Carlo II, spirito arguto e scettico, uomo la cui vita fu una lunga lezione sullincredulit umana, compagno indulgente e re manovriero, ricord e racchiuse tutta la sua arguzia e il suo scetticismo, insieme a una bonomia maggiore del consueto, nel detto famoso: Temo, signori, di metterci un tempo esagerato a morire.

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Un tempo esagerato a morire: ecco limmagine (temo, signori) della vostra vita e della mia. La sabbia scorre, le ore sono numerate e addebitate, i gior1. Ai lettori dello Scribners Magazine (1888).

ni passano; e quando lultimo di essi ci coglier avremo impiegato lungo tempo a morire, e che altro| La lunghezza pur qualcosa, se giungiamo senza disonore allora delladdio; e gi aver vissuto senza dubbio (in termini soldateschi) aver prestato servizio. Tacito racconta di quando i veterani si ammutinarono nelle selve teutoniche; di quando si affollarono intorno a Germanico, tumultuando per tornare a casa; e afferrata la mano del generale, quei vecchi esuli stremati dalla guerra gli fecero toccare col dito le loro gengive sdentate. Sunt lacrim rerum: questo il cantico pi eloquente di Simeone. E un uomo, quando ha vissuto $no a una certa et, reca i segni del suo servizio. Forse non sar mai apparso sulla breccia alla testa delle schiere; ma per lo meno avr perduto i denti sul pane dellaccampamento. Ai giorni nostri lidealismo delle persone serie di nobile tempra. A costoro non sembra mai di aver servito abbastanza; sono sottilmente inappagati dalle proprie virt. Sarebbe forse pi modesto, da parte di ciascuno, ringraziare di non essere peggiore. Non sono solo i nostri nemici, quegli sciagurati: siamo noi a non sapere quel che facciamo; donde un barlume di speranza. Forse siamo migliori di quel che pensiamo; forse percorrere questo cammino aleatorio senza sporcarci troppo le mani, svolgere uomo o donna il nostro ruolo con ragionevole dedizione, resistere spesso alle suggestioni diaboliche e in ultimo resistervi ancora, signi$ca per il povero milite umano essersi comportato assai bene. Aspettarsi di vedere qualche frutto dei nostri sfor3

zi non che un modo trascendente di prestare servizio col $ne del guadagno; e ci che scambiamo per disprezzo di s solo avidit di mercede. E, ancora, se pretendiamo tanto da noi stessi, non pretenderemo molto dagli altri| Se non giudichiamo benevolmente le nostre mancanze, non da temere che saremo troppo severi nei confronti dei torti altrui| E chi (riandando alla propria vita) vede soltanto di averci messo un tempo esagerato a morire, non sar tentato di pensare che il prossimo impieghi un tempo esagerato a $nire sulla forca| probabile che quasi tutti coloro che riflettono sulla propria condotta le diano troppa importanza; ed certo che tutti pensiamo troppo al peccato. Non siamo dannati per aver agito male, ma per non aver agito bene. Cristo non volle mai saperne di una morale negativa: fa, va furono sempre le sue parole, ed egli le sostitu ai divieti. Restringere la nostra idea di moralit agli atti proibiti insudiciare limmaginazione e introdurre un segreto compiacimento nel giudizio sui nostri simili. Se per noi una cosa male, non indugiamovi col pensiero; o presto vi indugeremo con un piacere perverso. Se non riusciamo a scacciarla dalla mente, delle due luna: o i nostri princpi sono sbagliati e dobbiamo rimodellarli con maggiore indulgenza; oppure, se sono giusti, siamo dei pazzi criminali e dovremmo farci rinchiudere. Il segno di una mente divisa in modo cos malsano la smania di intromettersi nella vita altrui. La Volpe senza Coda apparteneva a questa genia, ma aveva (se si deve dar fede al suo biografo) un certo antico garbo ora fuo4

ri moda. Un uomo pu avere una pecca, una debolezza che lo rende impari ai doveri della vita, che gli guasta lumore, minaccia la sua integrit, o lo induce proditoriamente alla crudelt. Questa debolezza egli deve vincerla; ma senza permetterle di assorbire i suoi pensieri. I veri doveri stanno sullaltra riva, e bisogna attendervi con mente libera, non appena eseguita la preliminare pulizia del ponte di coperta. Per poter essere buono e onesto gli sar forse necessario diventare affatto astemio; diventi dunque tale, e lindomani, perseverando, dimentichi la propria scelta. I suoi pensieri dovranno concentrarsi nello sforzo di essere buono e onesto; un appetito morti$cato non mai una saggia compagnia; avendo morti$cato un appetito, egli non sar migliore di prima; e un uomo tale avr bisogno di molta giocondit nel giudicare la vita, e di molta umilt nel giudicare gli altri. Si potrebbe dire, ancora, che in qualche modo la nostra ottusit a non renderci paghi dei nostri sforzi. Aspiriamo a compiti pi alti perch non riconosciamo il valore di quelli che abbiamo. Cercare di essere buoni e onesti unimpresa troppo semplice e di poco conto per signori del nostro stampo eroico; preferiremmo dedicarci a cose pi audaci, ardue e decisive; preferiremmo provocare uno scisma o reprimere uneresia, mozzare una mano o morti$care un appetito. Ma il compito che abbiamo davanti, quello di convivere con la nostra esistenza, piuttosto un compito di microscopica sottigliezza, e leroismo richiesto quello della pazienza. I nodi gordiani della vita non si possono reci5

dere; vanno sbrogliati uno per uno, col sorriso sulle labbra. Essere onesto, essere buono; guadagnare un poco e spendere un po meno, rendere nel complesso una famiglia pi felice con la propria presenza, rinunciare quando necessario senza esacerbarsi, serbare pochi amici ma questi senza cedimenti soprattutto, con la stessa tenacia, serbare lamicizia con se stessi , ecco i compiti che impegnano la fortezza e la delicatezza di un uomo. Ha unanima ambiziosa, chi vorrebbe di pi; e spera molto, chi conta in unimpresa simile di aver successo. C appunto nel destino umano un fattore che sopravanza la cecit stessa: quale che sia lo scopo a cui siamo creati, non siamo creati per il successo: la sorte che ci assegnata fallire. Cos in ogni arte e studio; cos soprattutto nellarte casta di vivere bene. Ecco un pensiero gradevole per la $ne dellanno, e per la $ne della vita: solo lillusione sar appagata, e a chi dispera non occorrer disperare.

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Ma il Natale non solo il segno miliare di un altro anno, che ci muove a un esame di coscienza; , grazie a tutte le sue componenti, domestiche e religiose, un momento che induce pensieri di gioia. Un uomo scontento dei propri sforzi un uomo tentato dalla tristezza: e nel cuore dellinverno, quando la sua vita pulsa pi debolmente e la men6

te torna alle seggiole vuote dei suoi cari, un bene che egli sia costretto ad atteggiare il volto al sorriso. La nobile delusione, la nobile rinuncia non sono ammirevoli, e nemmeno perdonabili, se recano acredine. Altro entrare storpi nel regno dei cieli, altro storpiarsi e restarne fuori. E il regno dei cieli appartiene a chi simile ai fanciulli; a chi facilmente si contenta, a chi ama e d piacere. Uomini dal braccio possente, conquistatori, fondatori, giudici hanno vissuto a lungo e sono stati inflessibili, eppure hanno preservato questo bel carattere; e se noi, immersi nei nostri interessi meschini, nelle nostre preoccupazioni da due soldi, lo perdessimo, sarebbe unonta irreparabile. Gentilezza e letizia vengono prima di ogni morale; sono i doveri perfetti. E il guaio dei moralisti che non hanno n luna n laltra. Era il moralista, il fariseo, che Cristo non sopportava. Se i tuoi princpi ti incupiscono, sta certo che sono sbagliati. Non dico abbandonali, perch forse sono tutto ci che hai; ma nascondili come un vizio, af$nch non guastino la vita di persone pi buone e pi semplici. Una strana tentazione incombe sulluomo: volgere lo sguardo ai piaceri, anche quando non vi partecipa; e puntare contro di essi tutta la sua morale. Questanno una signora (singolare iconoclasta!) ha proclamato una crociata contro le bambole; e prediche infuocate contro la lascivia sono una specialit dei tempi. Oso chiamare insinceri simili moralisti. Ad ogni eccesso o perversione di un appetito naturale, la loro cetra risuona di fervide denunce; 7

ma per le manifestazioni di ci che veramente diabolico linvidia, la cattiveria, la bugia maligna, il silenzio malevolo, la verit calunniosa, la persona maldicente, il piccolo tiranno, liracondo avvelenatore della vita familiare il loro metro molto diverso. Queste cose, ammettono, sono biasimevoli, ma non poi tanto; nelle loro critiche contro di esse non c zelo, nessun segreto compiacimento accende le loro invettive; a cose di per s non cattive che essi riservano il $or $ore della loro indignazione. Si pu naturalmente ripudiare qualunque parentela morale con il Reverendo Mr. Zola o con la vecchia signora persecutrice delle bambole, perch sono casi di una grossolanit troppo evidente. Eppure in ciascuno di noi esistono aspetti simili. La vista di un piacere che non possiamo o non vogliamo condividere suscita in noi una particolare insofferenza. Forse perch siamo invidiosi, o perch siamo tristi, o perch essendo molto raf$nati siamo avversi al chiasso e ai trastulli sfrenati, o perch essendo molto $loso$ci abbiamo un senso soverchiante della gravit della vita: comunque sia, con lavanzare degli anni siamo tutti tentati di considerare con cipiglio i piaceri del prossimo. Oggigiorno si ama tanto resistere alle tentazioni: eccone una a cui resistere. Si ama la rinuncia: ecco una propensione alla quale sarebbe bene rinunciare drasticamente. diffusa tra i virtuosi lidea che bisogna far diventare buono il prossimo, ma io devo far diventare buona una sola persona: me stesso. Il mio dovere verso il prossimo si esprime assai meglio dicendo che devo renderlo felice se posso. 8

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Felicit e bont, a detta di questi ipocriti moralisti, sono in rapporto di effetto e causa. Non c nulla di meno provato o di meno probabile: la felicit non mai nelle nostre mani; la nostra costituzione ereditaria; siamo soggetti ai fendenti di amici e nemici; possiamo essere fatti in modo da sentire con insolita acutezza una parola di scherno o di censura, e trovarci insolitamente esposti a questi affronti; possiamo avere nervi molto sensibili al dolore, ed essere afflitti da una malattia molto dolorosa. La virt non ci aiuta, e non questo il suo scopo. Non neppure premio a se stessa, se non per legocentrico e avrei quasi detto per larcigno. Nessun uomo pu mettere in pace la propria coscienza; se ci che desidera la tranquillit, far meglio a lasciar perire quellorgano per disuso. Evitare le sanzioni della legge, e la pi lieve capitis diminutio dellostracismo sociale, questione di saggezza o di scaltrezza, se volete , non di virt. In vita sua, dunque, un uomo non deve aspettarsi felicit, ma solo goderne lietamente quando essa appaia; a questo mondo egli in servizio; non sa come o perch, e non gli occorre saperlo; non sa per quale mercede, e non deve chiederlo. In un modo o nellaltro, sebbene ignori cosa sia la bont, deve cercare di essere buono; in un modo o nellaltro, sebbene ignori come, deve cercare di dare felicit agli altri. E, senza dubbio, entra qui in gioco di frequente un conflitto di doveri. Fino a che punto egli deve rendere felice il suo prossimo| Fino 9

a che punto deve rispettare quel viso sorridente, cos facile a rabbuiarsi, cos dif$cile da rasserenare| E $no a che punto, daltro canto, egli tenuto a essere il guardiano di suo fratello e il profeta della propria moralit| Fino a che punto deve indignarlo il male| Il problema che non abbiamo molti lumi; i detti di Cristo in proposito sono mal conciliabili luno con laltro, e (i pi di essi) dif$cili da accettare. Ma la verit del suo insegnamento sembrerebbe questa: per quanto concerne la nostra persona e la nostra sorte, dobbiamo essere pronti ad accettare e a perdonare tutto; la nostra guancia che dobbiamo porgere, la nostra veste che dobbiamo donare a chi ci ha preso il mantello. Ma quando viene schiaffeggiato un altro, forse ci si addice meglio un poco del leone. Tollerare che altri siano offesi, e starsene a guardare, non concepibile e certo non auspicabile. La vendetta, dice Bacone, una sorta di folle giustizia; le sue sentenze, quanto meno, sono pronunciate da un giudice pazzo; nelle nostre contese non siamo in grado di vedere nulla veracemente e di nulla fare saggiamente. Ma nella contesa del prossimo bene essere pi ardimentosi. La felicit di una persona sacra come quella di unaltra; quando non possiamo difendere entrambe, difendiamone una con coraggio. Solo questo ci d il diritto di interferire: la difesa di B il nostro solo motivo per agire contro A. A ha il suo buon diritto di andare al diavolo, come noi di salire alla gloria; nessuno dei due sa quello che fa. La verit che tutti questi interventi e denunce e 10

pugnaci commerci di mezze verit morali, sebbene a volte necessari, sebbene spesso apprezzabili, appartengono per a un grado inferiore di doveri. Liracondia, linvidia, il desiderio di vendetta trovano in essi un arsenale di pii travestimenti; questa larena delle brame capovolte. Con un poco pi di pazienza e un po meno malumore, si potrebbe quasi sempre trovare un metodo pi saggio e gentile; e il nodo che tagliamo con un veemente litigio nella vita privata o, negli affari pubblici, con un atto daccusa contro quelli che ci piace chiamare i vizi del prossimo, avrebbe potuto essere sciolto dalla mano della simpatia.

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Volgerci allanno trascorso, e vedere quanto poco ci siamo impegnati e con qual poco pro; e quanto spesso ci siamo vilmente tirati indietro, o, temerari, ci siamo stoltamente avventati; e come ogni giorno e ogni ora del giorno abbiamo trasgredito la legge della bont: sembrer un paradosso, ma nellamarezza di queste scoperte c una certa consolazione. La vita non fatta per provvedere alla vanit di un uomo. Egli procede nel lungo cammino quasi sempre a testa bassa, e sempre come un bambino cieco. Questo mondo, cos ricco di ricompense e di piaceri veder spuntare lalba o sorgere la luna, incontrare un amico, udire la campanella del pranzo quando abbiamo fame ci riempie di gioie 11

sorprendenti , questo mondo non tuttavia per lui una stabile dimora. Le amicizie cadono per via, la salute viene meno, la stanchezza lo assale; anno dopo anno egli deve sfogliare il monotono registro della propria debolezza e follia. un benigno processo di distacco. Quando viene lora di andarsene, gli restano poche illusioni su di s. Qui giace uno che ebbe buone intenzioni, tent un poco, fall molto : questo pu essere il suo epitaf$o, e non deve vergognarsene. E non si lagner della chiamata che convoca dal campo un soldato scon$tto: scon$tto, s, fosse pur egli Paolo o Marco Aurelio!, ma non disonorato, se nel suo vecchio spirito resta una scintilla di ardore combattivo. La fede che lo ha sorretto nella cecit e nella delusione di tutta la vita sar a stento necessaria in questultima formalit del deporre le armi. Una marcia accompagni le sue vecchie ossa; via dalla terra gloriosa colorata dal sole, via dal giorno, dalla polvere e dallestasi, ecco andarsene un altro che lealmente ha fallito. Da un recente libro di poesie1, che ne conta pi duna bella e virile, traggo questi versi commemorativi; essi dicono meglio di quanto io non possa ci che amo pensare; siano essi le nostre parole di commiato.
Una tardiva allodola canta dai cieli tranquilli; e da occidente, dove il sole, $nito il lavoro del giorno, indugia come per contentezza,
1. A Book of Verses di William Ernest Henley. D. Nutt, 1888.

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scende sulla vecchia citt grigia un influsso luminoso e sereno, una pace splendente. Il fumo sale in una bruma roseo-dorata. Le guglie risplendono, e sono trasformate. Nella valle sorgono ombre. Canta ancora lallodola. Il sole, concludendo la sua benedizione, affonda, e laria che si oscura freme al presentimento della notte trionfante notte, col suo corteo di stelle e il gran dono del sonno. Tale sia il mio trapasso! Il mio compito assolto e la lunga giornata conclusa, presa la paga, e nel cuore un canto tardivo di allodola, che io sia accolto nel quieto occidente, splendido e sereno tramonto, morte.

2004 adelphi edizioni s.p.a. milano

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