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Appunti di Logica Classica

Definizione e divisione della Logica


Si pu definire la Logica come la scienza che studia le condizioni in base alle quali un ragionamento risulta corretto e vero.
Correttezza e verit di un ragionamento sono due cose diverse. Un ragionamento risulta corretto quando il collegamento tra i
giudizi (cio le frasi) che lo compongono obbedisce ad uno schema logico valido (ad es. uno schema del tipo: Se A B e B C,
allora A C) ; un ragionamento vero quando il contenuto dei suoi giudizi vero, cio quando i giudizi enunciano qualcosa che
conforme alla realt.
I seguenti tre esempi di ragionamento chiariscono quanto abbiamo detto:
1. Tutti gli uomini sono mortali, 2. Tutti gli uomini sono giusti, 3. Tutti gli uomini sono mortali,
ma Socrate un uomo, ma Giuda un uomo, ma Socrate un uomo,
quindi Socrate mortale. quindi Giuda giusto. quindi Giuda un traditore.
Il primo ragionamento corretto nel collegamento tra i suoi giudizi ed vero nella sua conclusione; il secondo ragionamento
ugualmente corretto nel collegamento tra i suoi giudizi ma palesemente falso nella sua conclusione perch il primo giudizio (=
tutti gli uomini sono giusti) falso; il terzo ragionamento, pur essendo chiaramente scorretto nel collegamento tra i suoi giudizi
(non c infatti alcun legame tra la conclusione e i primi due giudizi), tuttavia vero nella sua conclusione.
Riassumendo, possiamo dire che la correttezza di un ragionamento dipende esclusivamente dalla sua struttura formale, cio
riguarda la forma del ragionamento; al contrario, la verit di un ragionamento dipende esclusivamente dal suo contenuto materiale,
cio riguarda la materia del ragionamento. Per questo motivo possiamo dividere la Logica in:
1) Logica formale = branca della Logica che studia le condizioni in base alle quali un ragionamento risulta corretto, cio studia la
forma del ragionamento;
2) Logica materiale = branca della Logica che studia le condizioni di verit di un ragionamento, cio studia la materia del
ragionamento.

Ogni ragionamento, che viene espresso per mezzo dellargomentazione, si compone di due tipi di elementi:
1) elementi logicamente semplici o indivisibili, denominati concetti, che vengono espressi per mezzo dei termini;
2) elementi logicamente complessi o divisibili, denominati giudizi, che vengono espressi per mezzo delle proposizioni, le quali
stabiliscono delle connessioni di vario tipo tra i termini.
Per questo motivo, sia la Logica formale che la Logica materiale possono essere suddivise nelle seguenti tre parti:
1) Logica dei concetti o dei termini;
2) Logica del giudizio o della proposizione;
3) Logica del ragionamento o dellargomentazione.

Nei capitoli seguenti ci occuperemo prevelentemente della Logica Formale, che la branca pi importante di questa disciplina,
limitandoci a qualche accenno alla Logica materiale quando tratteremo dei concetti o termini.

Cap. I
IL CONCETTO E IL TERMINE
1.
IL CONCETTO

1. Definizione del Concetto


Il Concetto si pu definire come la rappresentazione universale di qualche cosa.
Bisogna distinguere con chiarezza il concetto dallimmagine, dato che anche questultima una rappresentazione delle cose. Sia il
concetto che limmagine contengono un certo messaggio della realt, ma diverso luno dallaltra: vi implicata la differenza tra
pensare e sentire o immaginare. Possiamo dire che le immagini rappresentano aspetti sensibili delle cose (= forme sensibili), mentre
i concetti ne significano un contenuto intelligibile (= forme intelligibili). Ad esempio, quando, di fronte ad un oggetto colorato,
pensiamo al concetto del colore, non stiamo semplicemente immaginando un colore, bens cogliamo la natura (il quid) o essenza
del colore, cogliamo cio un aspetto non immaginabile ma solo pensabile di quella realt. Inoltre, mentre il concetto una
rappresentazione universale di qualche cosa, limmagine sempre una rappresentazione singolare. Ne la prova il fatto che se, ad
esempio, pensiamo al concetto di cane noi, solitamente, associamo a questo concetto limmagine di un qualche cane determinato
ma ovvio che il concetto di cane non si esaurisce in quellimmagine di un cane determinato, ma un concetto appunto universale,
cio predicabile di tutti i cani esistenti ed esprime la natura o essenza del cane in quanto tale.
chiaro quindi che il concetto significa sempre lessenza, il quid di una cosa, ovvero ci che la cosa .

2. Propriet fondamentali del Concetto


Il Concetto ha due propriet fondamentali: a) la comprensione e b) lestensione.
1) La comprensione linsieme delle caratteristiche che sono incluse in un concetto. Ad es., il concetto uomo include due
caratteristiche che sono animale e razionale, linsieme di queste due caratteristiche la comprensione del concetto uomo.
2) Lestensione linsieme dei soggetti dei quali il concetto si predica. Ad es., il concetto uomo si predica degli italiani, dei
francesi, dei tedeschi, ecc. Linsieme di tutti gli uomini costituisce quindi lestensione del concetto uomo.
C una legge fondamentale che riguarda il rapporto tra la comprensione e lestensione di un concetto:
la comprensione e lestensione di un concetto sono inversamente proporzionali, cio quanto maggiore la comprensione tanto
minore lestensione, e viceversa. Ad es., il concetto uomo ha una comprensione maggiore del concetto animale, perch uomo
include sia animale che razionale; ma il concetto animale ha unestensione maggiore del concetto uomo , perch, mentre
uomo si predica solo degli uomini, animale si predica sia degli uomini che degli altri animali (cio degli animali irrazionali). Il
concetto di essere il concetto che ha la massima estensione e contemporaneamente la minore comprensione possibile.

3. La Definizione del Concetto: Genere, Specie e Differenza specifica


In base alla loro comprensione ed estensione i concetti possono essere disposti allinterno di una scala di maggiore o minore
universalit e classificati mediante un rapporto di genere e specie. Ogni concetto pu infatti essere specie (cio il contenuto) di un
concetto pi universale e genere (cio il contenente) di un concetto meno universale.
Rifacendoci allesempio precedente, vediamo che il concetto uomo una specie rispetto al concetto animale, perch uomo
contenuto in animale; viceversa il concetto animale un genere rispetto al concetto uomo, perch animale contiene il
concetto uomo (e, naturalmente, i concetti di tutti gli altri animali). Ma , a sua volta, anche il concetto animale pu essere
considerato specie, perch contenuto nel concetto di vivente, che rappresenter quindi il suo genere (vivente non contiene
infatti solo il concetto di animale ma anche, ad esempio, quello di vegetale).
Possiamo dunque dire che:
a) rispetto al genere, la specie un concetto che ha minor estensione e quindi maggior comprensione;
b) rispetto alla specie, il genere un concetto che ha maggior estensione e quindi minor comprensione.

Allinterno di uno stesso genere, le varie specie si distinguono luna dallaltra a causa di una caratteristica essenziale che
appartiene solo ad una determinata specie e mai ad unaltra. Questa caratteristica essenziale chiamata differenza specifica. Se
consideriamo, ad esempio, il genere animale, la specie uomo si distingue da tutte le altre appartenenti a questo genere perch ha
la caratteristica della razionalit che non appartiene alle altre specie animali. Il concetto di razionale rappresenta quindi la
differenza specifica della specie uomo, cos come, ad esempio, nel genere poligono il concetto avere tre lati rappresenta la
differenza specifica della specie triangolo.

Quando definiamo un qualsiasi concetto, noi non facciamo altro che trattare questo concetto come una specie e ne indichiamo il
genere prossimo (cio il genere immediatamente superiore) al quale il concetto appartiene e la sua differenza specifica allinterno di
questo genere. Rifacendoci agli esempi precedenti: se voglio definire il concetto uomo (=specie) dir che si tratta di un animale
(=genere prossimo) razionale (=differenza specifica); se voglio definire il concetto triangolo (=specie) dir che si tratta di un
poligono (=genere prossimo) che ha tre lati (=differenza specifica).
Possiamo quindi concludere che la definizione quel discorso che esprime lessenza (il che cos) di un concetto, considerato
come una specie, attraverso il genere prossimo e la differenza specifica.

4. Classificazione dei Concetti nelle dieci Categorie o Predicamenti

Le Categorie o Predicamenti sono i generi supremi in cui rientrano tutti i concetti in quanto designano un certo modo di essere.
Ogni concetto, preso di per s, designa (= significa) sempre un certo modo di essere e quindi rientra sempre in uno dei dieci
predicamenti o categorie. Prendiamo ad es. i seguenti concetti: uomo, grande, bianco, parlante; il concetto uomo rientra
nel predicamento della sostanza (perch designa un modo di essere, cio una realt, che sussiste di per s), il concetto grande
rientra nel predicamento della quantit, il concetto bianco rientra nel predicamento della qualit, il concetto parlante rientra nella
categoria dellazione, e cos via.
Pi semplicemente, possiamo dire i predicamenti o categorie sono i supremi modi di essere delle cose.

I predicamenti sono dieci: la Sostanza pi le nove categorie degli Accidenti:


a) rientra nel predicamento della sostanza ogni concetto che designa una realt che in s e non in altro (come uomo, albero,
rosa, pietra, ecc., che sono cose sussistenti di per s);
b) rientra in uno dei nove predicamenti degli accidenti ogni concetto che designa una realt che in altro (come bello,
grande, rosso, seduto, ecc., che designano cose che non sussistono di per s ma solo in altro, cio in una sostanza bella,
grande, rossa, seduta, ecc.).

Questa la tavola dei dieci predicamenti o categorie:

quando il concetto designa


una realt che in s rientra nel predicamento della SOSTANZA
PREDICA-
MENTI QUALIT
O QUANTIT
CATE- RELAZIONE
GORIE quando il concetto designa AZIONE
una realt che in altro rientra nei nove predicamenti degli ACCIDENTI PASSIONE
LUOGO
TEMPO
POSIZIONE
POSSESSO

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La categoria di sostanza pu essere ulteriormente distinta in sostanza prima e sostanza seconda.
a) rientra nella categoria di sostanza prima ogni concetto che, oltre a designare una qualsiasi realt che in s, si riferisca ad
una realt assolutamente individuale;
b) rientra nella categoria di sostanza seconda qualsiasi concetto che, pur designando una qualsiasi realt che in s, non si
riferisca ad una realt assolutamente individuale, ma ad un genere o ad una specie.
Ad esempio, i concetti di pietra, quercia, cavallo, ecc., designano ovviamente delle realt che sono in s ma rientrano tutti
nella categoria di sostanza seconda perch rappresentano delle specie e non delle realt assolutamente individuali: nel concetto di
pietra rientrano infatti tutte le singole pietre esistenti, cos come nel concetto di quercia rientrano tutte le singole querce esistenti,
ecc. Solo i concetti di questa specifica pietra, di questa specifica quercia, di questo specifico cavallo, ecc., rientrano nella
categoria di sostanza prima, perch designano delle realt che sono assolutamente individuali, singolari.
Dal punto di vista logico, la caratteristica dei concetti che rientrano nella categoria di sostanza prima quella di essere
impredicabili, sono cio concetti che non possono essere detti di un soggetto. Infatti, quando di un qualche soggetto si predica la sua
sostanza, il predicato sempre un genere o una specie al quale il soggetto appartiene, quindi un concetto che rientra nella categoria di
sostanza seconda. Ad esempio, se voglio predicare la sostanza di Paolo, cio dire che cos Paolo, dir: Paolo un uomo: uomo
rappresenta la specie alla quale Paolo appartiene, cio la sua sostanza seconda. per impossibile predicare di Paolo la sua sostanza
prima, perch dovrei fare una frase del tipo Paolo Paolo, che ovviamente una tautologia.
Secondo Aristotele, la sostanza in senso proprio solo la sostanza prima, individuale e impredicabile: infatti se essa non esistesse
non esisterebbero nemmeno le sostanze seconde.

Le relazioni che intercorrono tra la sostanza prima e le sostanze seconde, cio tra lindividuo e i generi e le specie alle quali
appartiene, possono essere illustrate in uno schema chiamato albero di Porfirio (dal nome del logico che lo ide) che rappresenta la
successione di generi e specie, partendo dal genere sommo (cio dal concetto pi generale, in questo caso la categoria di sostanza),
fino a giungere allindividuo, cio al concetto che ha minima estensione e massima comprensione. Lo schema seguente si riferisce ad
un ipotetico individuo appartenente alla specie umana:

Genere sommo. SOSTANZA

Diff. Specifica Semplice Composta

Genere subalterno
o Specie somma.. CORPO

Diff. Specifica. Inanimato Animato


Genere subalterno
o Specie subalterna..
VIVENTE
Diff. Specifica.
Insensibile Sensibile
Genere prossimo
o Specie subalterna.
ANIMALE
Diff. Specifica..
Irrazionale Razionale
Specie infima

UOMO
Diff. Numerica.

Individuo (= Sostanza prima).
Paolo
2.
IL TERMINE

1. Definizione del Termine


Il Termine un segno sensibile, arbitrario, che esprime un concetto, ovvero linsieme dei vocaboli che vengono usati per
esprimere un concetto.
Diciamo linsieme dei vocaboli perch spesso un concetto pu essere espresso da pi di un vocabolo; ad es., uomini coi capelli
castani un singolo termine, che quindi esprime un singolo concetto, ma composto da pi vocaboli.
Dato che esprime un Concetto, il Termine possiede le sue stesse propriet fondamentali, si pu parlare quindi, indifferentemente,
di comprensione ed estensione del Concetto, cos come di comprensione ed estensione del Termine.

2. Divisione dei Termini secondo la comprensione

Secondo la loro comprensione i Termini possono essere: a) categorematici o b) sincategorematici.


1) I Termini categorematici sono quelli che hanno significato di per s e quindi esprimono un concetto, come uomo ,
bianco , sapiente, ecc. Si dicono categorematici perch ognuno di essi rientra necessariamente in una delle dieci categorie
aristoteliche.
2) I Termini sincategorematici sono quelli che hanno significato (cio esprimono un concetto) solo in unione con un termine
categorematico, come nessuno, tutti , qualche, ecc. Questi termini devono essere infatti uniti con un termine categorematico

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per avere significato, cio per esprimere un concetto; ad es., nessun uomo, tutti i filosofi , qualche cavallo , ecc. Si dicono
sincategorematici perch possono essere classificati in una delle dieci categorie solo quando sono uniti ad un termine categorematico.

Cap. II
IL GIUDIZIO E LA PROPOSIZIONE
1.
IL GIUDIZIO
1. Definizione del Giudizio

Il Giudizio loperazione per la quale lintelletto afferma o nega qualcosa di unaltra cosa. In altre parole il Giudizio
quelloperazione che unisce tra loro o divide due concetti. Ad es., quando dico il filosofo un uomo unisco tra loro i concetti di
filosofo e di uomo; quando dico la pietra non un essere vivente divido questi due concetti.

2. Materia e Forma del Giudizio

I due concetti che nel Giudizio vengono uniti o divisi costituiscono la materia del Giudizio, essi sono:
a) il soggetto, che il concetto di cui laltro predicato;
b) il predicato, che il concetto che viene predicato del soggetto.
Laffermazione e la negazione, che uniscono o dividono il soggetto e il predicato, costituiscono invece la forma del Giudizio.

2.
LA PROPOSIZIONE

1. Definizione della Proposizione

La Proposizione la frase che enuncia un Giudizio, cio la frase mediante la quale un predicato viene affermato o negato di
un soggetto.

2. Elementi della Proposizione

Gli elementi materiali che compongono la Proposizione sono:


a) il Termine che funge da soggetto (indicato con S),
b) il Termine che funge da predicato (indicato con P).
Lelemento formale della Proposizione, che la rende affermativa o negativa, rappresentato dalla copula, espressa dal verbo
essere. Nella Proposizione affermativa la copula unisce il soggetto e il predicato (= S P), nella proposizione negativa la copula
disgiunge il soggetto e il predicato (= S non P).
Spesso la copula non appare nelle Proposizioni ma implicita; ad es. quando dico Dio esiste, la proposizione va chiaramente
intesa come Dio esistente, ovvero il predicato verbale va sempre inteso come predicato nominale.

3. Estensione del Soggetto e del Predicato nella Proposizione

Abbiamo visto precedentemente che cosa si debba intendere per estensione di un termine. Ora, in quanto termini che fanno parte di
una proposizione, il soggetto e il predicato hanno un duplice tipo di estensione:
1) lestensione che essi hanno di per s, come semplici termini (ad es., il termine uomo, di per s, ha unestensione che
comprende tutti gli uomini);
2) lestensione che essi hanno allinterno della proposizione.
Riguardo a questo secondo tipo di estensione si pu enunciare la seguente regola, che mette in rapporto lestensione del predicato
con quella del soggetto: in qualsiasi tipo di proposizione il predicato ha, per la sua stessa funzione, unestensione maggiore di
quella del soggetto. Ci in quanto il predicato il termine che si attribuisce al soggetto e quindi il soggetto , per cos dire,
sottomesso allestensione del predicato.
Spieghiamoci con un esempio: i termini uomo e razionale hanno, di per s (cio come semplici termini), la stessa estensione
ma, allinterno della proposizione tutti gli uomini sono razionali, il predicato razionale viene ad avere, in quanto predicato,
unestensione maggiore del soggetto uomo. Ci possibile per il fatto che io sto attribuendo un soggetto ad un predicato, cio sto
dicendo che il soggetto uomo rientra nel predicato razionale: chiaro che per rientrare in qualcosaltro il soggetto deve essere
meno esteso di questo qualcosaltro (= il predicato), in caso contrario non ci rientrerebbe. Se la proposizione precedente viene
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convertita, cio se dico tutti i razionali sono uomini, il discorso si ribalta: in questo caso il predicato uomo viene ad avere, in
quanto predicato, unestensione maggiore del soggetto razionale.
Sottolineiamo il fatto che questa regola dellestensione di soggetto e predicato puramente formale o funzionale, quindi non
dipende dallestensione che il termine ha di per s.

4. Classificazione delle Proposizioni


in base alla qualit e alla quantit

Le Proposizioni possono essere classificate in base ai seguenti criteri.


a) Secondo la qualit, cio secondo la forma (determinata dalla copula), le proposizioni possono essere:

1) affermative = S P;
2) negative = S non P.

b) Secondo la quantit, che corrisponde sempre alla quantit del soggetto (ovvero a quanta estensione del soggetto viene presa in
considerazione), le proposizioni possono essere:

1) universali = il soggetto universale, cio assunto in tutta la sua estensione


(Tutti gli S... , Nessun S... , Ogni S... , Qualunque S...)
2) particolari = il soggetto particolare, cio assunto solo in parte della sua estensione
(Qualche S... , Un S...)
3) singolari = il soggetto singolare, cio un soggetto unico
(Questo S... , oppure spesso un nome proprio come soggetto)
4) indefinite = il soggetto indefinito, cio non si specifica se sia assunto in tutta o in parte della
sua estensione (S... senza alcun termine sincategorematico che lo preceda)

I quattro tipi di Proposizioni secondo la quantit si riducono, in effetti, a due: universali e particolari. Infatti:
a) la proposizione singolare equivalente alla proposizione universale, in quanto il soggetto, che in questo caso unico, viene
ovviamente sempre assunto in tutta la sua estensione (ad es., se dico Socrate mortale chiaro che il soggetto Socrate viene
assunto in tutta la sua estensione);
b) la proposizione indefinita pu essere ricondotta ad una proposizione universale o ad una proposizione particolare secondo il
senso specifico della frase (ad es., se dico luomo mortale questa proposizione equivale ad una proposizione universale tutti gli
uomini sono mortali; se invece dico luomo stanco questa proposizione equivale ad una proposizione particolare qualche uomo
stanco).

Considerando unitamente la qualit e la quantit avremo, in definitiva, quattro tipi possibili di proposizioni: universali
affermative, universali negative, particolari affermative e particolari negative. Queste proposizioni vengono tradizionalmente
indicate dalle quattro vocali A, E, I, O, tratte dalle parole latine adfirmo e nego:

A = universale affermativa: Tutti gli S sono P


E = universale negativa: Nessun S P
I = particolare affermativa: Qualche S P
O = particolare negativa: Qualche S non P.

5. Quantificazione del Predicato

Abbiamo visto come la quantit di una Proposizione dipenda esclusivamente dalla quantit del soggetto, cio da quanta estensione
del soggetto venga presa in considerazione.
Analogamente, per quantificazione del predicato, si intende la determinazione della quantit di estensione del predicato che
viene presa in considerazione dalla proposizione. A questo proposito, valgono le due seguenti regole:
1) in tutte le proposizioni affermative (A e I) la quantit del predicato particolare, cio il predicato assunto solo secondo
una parte della sua estensione. Ci evidente dal fatto che, nelle proposizioni affermative, il soggetto viene incluso nellestensione
del predicato ma, come abbiamo visto precedentemente, in una qualunque proposizione il predicato sempre pi esteso del soggetto,
quindi lestensione del soggetto coprir solo una parte dellestensione del predicato e mai il predicato potr essere considerato in
tutta la sua estensione.
Parte dellestensione
del predicato che si
Estensione minore identifica col
del soggetto
S = P soggetto
Estensione maggiore
Affermazione di
del predicato
uguaglianza

Ad es., la proposizione Tutti gli uomini sono mortali significa chiaramente tutti gli uomini sono una parte delle cose mortali ;
cos come la proposizione qualche uomo bianco significa qualche uomo una parte delle cose bianche.
2) In tutte le proposizioni negative (E e O) la quantit del predicato universale, cio il predicato assunto secondo tutta
la sua estensione. Ci evidente dal fatto che, nelle proposizioni negative, il soggetto viene escluso da tutta lestensione del
predicato, cio il predicato, per poter operare questa esclusione, deve essere considerato in tutta la sua estensione.

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Ad es., la proposizione nessun uomo un minerale significa chiaramente tutti gli uomini non sono nessuna delle cose minerali
(quindi il predicato minerali ha dovuto essere considerato in tutta la sua estensione perch il soggetto potesse essere escluso).
Analogamente, la proposizione qualche uomo non un ladro significa qualche uomo non nessuno dei ladri (ho quindi escluso
qualche uomo da tutta lestensione del predicato ladri).

Il seguente schema riassume quanto finora detto sulla quantit del soggetto e del predicato nei quattro tipi di proposizioni:

soggetto universale

predicato
A E predicato
particolare universale
I O
soggetto particolare

8. Opposizione delle Proposizioni

Tra le proposizioni che hanno lo stesso soggetto e lo stesso predicato sussistono delle relazioni di opposizione di vario tipo. Queste
relazioni sono illustrate dal seguente quadrato delle opposizioni:

contrarie
Tutti gli S sono P

(subalternante)
A E Nessun S P

(subalternante)

(subalternata) (subalternata)

Qualche S P
I subcontrarie O Qualche S non P

1) Le proposizioni contraddittorie rappresentano il massimo grado di opposizione; sono quelle proposizioni delle quali una nega
esattamente ci che laltra afferma (es., tutti gli uomini sono bianchi, qualche uomo non bianco; oppure: nessun uomo
bianco, qualche uomo bianco). La loro opposizione massima perch differiscono sia per la qualit (, non ) che per la
quantit (tutti, qualche). Le proposizioni contraddittorie non possono mai essere entrambe vere o entrambe false; da cui la
regola:
se una contraddittoria vera laltra falsa
se una contraddittoria falsa laltra vera.

2) Le proposizioni contrarie rappresentano un grado medio di opposizione; sono quelle proposizioni delle quali una nega pi di
quanto laltra afferma (es., tutti gli uomini sono bianchi, nessun uomo bianco; infatti, per negare che tutti gli uomini siano
bianchi non necessario affermare che nessun uomo bianco, basta dire che qualche uomo non bianco). La loro opposizione
media perch differiscono solo per la qualit (, non ) e non per la quantit. Le proposizioni contrarie non possono mai essere
entrambe vere ma possono essere entrambe false (ad es., se qualche uomo bianco le proposizioni contrarie tutti gli uomini sono
bianchi e nessun uomo bianco sono entrambe false); da cui la regola:
se una contraria vera laltra falsa
se una contraria falsa laltra indeterminata.

3) Le proposizioni subcontrarie rappresentano il grado minimo di opposizione; sono quelle delle quali una nega e laltra
afferma, semplicemente (es., qualche uomo bianco , qualche uomo non bianco). La loro opposizione minima perch
differiscono solo per la qualit (, non ) ma la quantit sempre particolare. Le proposizioni subcontrarie possono essere
entrambe vere ma non possono mai essere entrambe false (infatti, o almeno un uomo bianco o almeno un uomo non bianco: le
due proposizioni non possono essere contemporaneamente negate, mentre pu essere contemporaneamente vero che qualche uomo
sia bianco e che qualche uomo non sia bianco); da cui la regola:
se una subcontraria vera laltra indeterminata
se una subcontraria falsa laltra vera.

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4) Le proposizioni subalterne non sono propriamente proposizioni opposte perch sono proposizioni entrambe affermative o
entrambe negative, delle quali una universale e laltra particolare (es., tutti gli uomini sono bianchi , qualche uomo bianco ,
oppure: nessun uomo bianco , qualche uomo non bianco); differiscono solo per la quantit (tutti, qualche) ma non per la
qualit. Delle proposizioni subalterne, quella universale si chiama subalternante e quella particolare subalternata. Ora, dalla verit
della subalternante si inferisce la verit della subalternata (ad es., se vero che tutti gli uomini sono bianchi allora vero anche
che qualche uomo bianco) ma non viceversa (ad es., se vero che qualche uomo bianco non detto che sia vero che tutti gli
uomini sono bianchi); inoltre dalla falsit della subalternata si inferisce la falsit della subalternante (ad es., se falso che
qualche uomo bianco allora sicuramente falso che tutti gli uomini sono bianchi) ma non viceversa (ad es., se falso che tutti
gli uomini sono bianchi non detto che sia falso che qualche uomo bianco). Da cui la regola:
se una subalternante (= pr. universale) vera la subalternata (= pr. particolare) vera
se una subalternata (= pr. particolare) falsa la subalternante (= pr. universale) falsa
gli altri due casi (subalternante falsa e subalternata vera) sono indeterminati.

9. Primo tipo di Inferenze immediate

Linferenza il processo mediante il quale si trae una conclusione da una o pi premesse. Quando le premesse sono pi di una
linferenza si dice mediata, perch si suppone che la conclusione sia tratta dalla prima premessa attraverso la mediazione della
seconda. Quando la conclusione tratta da una sola premessa, linferenza si dice immediata.
Il quadrato delle opposizioni, coi suoi rapporti di verit e falsit che sussistono tra le proposizioni, ci offre la base logica per le
principali inferenze immediate: ciascuna delle quattro proposizioni viene assunta come premessa vera o falsa, e da essa se ne pu
immediatamente inferire - in base alle regole date precedentemente - la verit o la falsit delle altre tre (alcune proposizioni
rimarranno per indeterminate). Ad es., se la proposizione A assunta come premessa vera, allora la proposizione O corrispondente
(cio che ha lo stesso soggetto e predicato), in quanto contraddittoria, sar falsa, la proposizione E sar pure falsa, in quanto
contraria, mentre la proposizione I sar vera, in quanto subalternata. Naturalmente, dalla verit di una proposizione I, non si potr
inferire la verit della corrispondente proposizione A (subalternante), n quella della corrispondente proposizione O (subcontraria),
ma si potr solo inferire la falsit della proposizione E (contraddittoria).
Diamo qui di seguito lelenco di tutte le inferenze immediate basate sul quadrato dellopposizione:

premessa vera premessa falsa

Se A vera O falsa, E falsa, I vera. Se A falsa O vera, E e I sono indeterminate.


Se E vera I falsa, A falsa, O vera. Se E falsa I vera, A e O sono indeterminate.
Se I vera E falsa, O e A sono indeterminate. Se I falsa E vera, O vera, A falsa.
Se O vera A falsa, I e E sono indeterminate. Se O falsa A vera, I vera, E falsa.

10. Conversione, contrapposizione e obversione


(secondo tipo di inferenze immediate)

C un secondo tipo di inferenze immediate, non pi basate sul quadrato dellopposizione, che permettono di ricavare da una
proposizione categorica vera unaltra ugualmente vera o, viceversa, da una proposizione categorica falsa unaltra ugualmente falsa.
Tre sono le tecniche che permettono questo secondo tipo di inferenze immediate: la conversione, la contrapposizione e
lobversione.
1) La conversione consiste nello scambio di soggetto e predicato, mantenendo invariata la qualit e la quantit della
proposizione. Questo tipo di inferenza perfettamente valido nel caso delle proposizioni E e I. chiaro infatti che la proposizione
E: Nessun S P logicamente equivalente a Nessun P S (es. nessun uomo un angelo equivale a nessun angelo un
uomo). Cos anche la proposizione I: Qualche S P identica a Qualche P S (es., qualche scrittore una donna equivale a
qualche donna uno scrittore). La conversione della proposizione A non per altrettanto valida: Tutti gli S sono P non equivale
a Tutti i P sono S (es., Tutti i gatti sono animali non equivale a tutti gli animali sono gatti). comunque possibile convertire
ugualmente la proposizione A cambiando la sua qualit da universale a particolare, per cui la proposizione conversa di A: Tutti gli
S sono P diventa Qualche P S (es., Tutti i gatti sono animali diventa qualche animale un gatto); questo tipo particolare di
conversione si chiama conversione per accidens = scambio di soggetto e predicato della proposizione e trasposizione della sua
quantit da universale a particolare. Infine, la proposizione O non si pu assolutamente convertire: Qualche S non P non
equivale a Qualche P non S (es., qualche uomo non ministro non equivale a qualche ministro non un uomo).
Riassumendo:

E: Nessun S P E: Nessun P S
semplice (scambio di S e P)..................................................
I: Qualche S P I: Qualche P S
conversione

per accidens (scambio di S e P e limitazione della ................ A: Tutti gli S sono P I: Qualche P S
quantit da universale a particolare)

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2) La contrapposizione una conversione in cui soggetto e predicato vengono sostituiti dai loro complementi (cio dallinsieme di
tutte le cose che non sono designate dal termine: il complemento di S non-S, il complemento di P non-P); pi precisamente essa
consiste nello scambio del soggetto col complemento del predicato e del predicato col complemento del soggetto, mantenendo
invariate qualit e quantit della proposizione. La contrapposizione semplice possibile per tutte quelle proposizioni per le quali
non possibile la conversione semplice, cio per la A e per la O. La contrapposta della proposizione A: Tutti gli S sono P quindi:
Tutti i non-P sono non-S (es., tutti i votanti sono cittadini equivale a tutti i non-cittadini sono non-votanti). La contrapposta
della proposizione O: Qualche S non P : Qualche non-P non non-S (es., qualche uomo non contadino equivale a
qualche non-contadino non non-uomo). La proposizione E non si pu invece contrapporre semplicemente, infatti Nessun S P
non equivale a Nessun non-P non-S (es., nessun gatto un cane non equivale a nessun non-cane un non-gatto; ci sono
infatti non-cani che sono animali diversi dai gatti). Bisogner ricorrere, in questo caso, alla contrapposizione per accidens =
scambio di soggetto col complemento del predicato e del predicato col complemento del soggetto, limitando la quantit da
universale a particolare. La contrapposta della proposizione E: Nessun S P sar quindi la proposizione O: Qualche non-P non
non S (es., nessun gatto un cane equivale a qualche non-cane non un non-gatto). La proposizione I, infine, non pu avere
mai contrapposizione: Qualche S P non equivale infatti a: Qualche non-P non-S (es., qualche numero divisibile per due
non equivale a qualche non-divisibile per due un non-numero). Riassumendo:

A: Tutti gli S sono P A: Tutti i non-P sono non-S


semplice (scambio di S con ~P e di P con ~S)
O: Qualche S non P O: Qualche non-P non non-S
contrapposizione

per accidens (scambio di S con ~P e di P con ...... E: Nessun S P O: Qualche non-P non non-S
~S ma limitazione della quantit
da universale a particolare)

3) Lobversione non converte pi la proposizione; essa consiste nello scambio del predicato col suo complemento, scambiando
anche la qualit della proposizione ma mantenendo invariata la quantit. possibile per tutte e quattro le proposizioni, tenendo
conto che la A diventa una E e viceversa, analogamente la I diventa una O e viceversa (es., la A tutti gli uomini sono animali
equivale alla E nessun uomo non-animale; la E nessun triangolo rotondo equivale alla A tutti i triangoli sono non-rotondi;
la I qualche metallo un conduttore equivale alla O qualche metallo non un non-conduttore; la O qualche numero non
primo equivale alla I qualche numero non-primo). Riassumendo:

A: Tutti gli S sono P E: Nessun S non-P

E: Nessun S P A: Tutti gli S sono non-P


obversione (scambio di P con ~P, scambio della
qualit ma non della quantit) I: Qualche S P O: Qualche S non non-P

O: Qualche S non P I: Qualche S non-P

Cap. III
IL RAGIONAMENTO E LARGOMENTAZIONE
1.
LA NATURA DEL RAGIONAMENTO
E DELLARGOMENTAZIONE

1. Definizione del Ragionamento (Ratiocinium)

I Giudizi possono essere immediati o mediati. Nei giudizi immediati la convenienza o la non convenienza del predicato col
soggetto risulta evidente di per s , non appena viene compreso il significato dei termini; nei giudizi mediati la convenienza o la non
convenienza del predicato col soggetto non risulta di per s evidente; in questo secondo caso necessario utilizzare altri giudizi da
cui sia possibile ricavare il giudizio in questione.
Definiamo perci il Ragionamento come latto per cui lintelletto inferisce un certo giudizio in base ad altri giudizi. Il
ragionamento quindi un procedere dellintelletto dalle cose conosciute alle cose non conosciute, le quali diventano, in questo modo,
anchesse conosciute.
2. Definizione dellArgomentazione
LArgomentazione, che lespressione verbale del Ragionamento, si pu definire come il discorso in cui una proposizione
(detta conclusione) inferita a partire da altre proposizioni (dette premesse). Linferenza che avviene nellArgomentazione
quindi uninferenza mediata (perch avviene per mezzo di altre proposizioni).

3. Argomentazione deduttiva e induttiva


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Esistono due tipi fondamentali di argomentazione: deduttiva e induttiva.
1) LArgomentazione deduttiva quella che deduce una parte dal tutto, cio quella in cui una conclusione meno universale
dedotta da premesse pi universali.
2) LArgomentazione induttiva quella che induce il tutto da una parte, cio quella in cui una conclusione pi universale
indotta a partire da premesse meno universali.
Esempio:
Argomentazione deduttiva Argomentazione induttiva

(Premessa pi universale:) (Premessa meno universale:)


Tutti gli organismi viventi muovono se stessi Le piante, gli animali, gli uomini muovono se stessi
Le piante, gli animali, gli uomini sono organismi viventi Le piante, gli animali, gli uomini sono organismi viventi
-------------------------------------------------------------------- --------------------------------------------------------------------
(Conclusione meno universale:) (Conclusione pi universale)
Le piante, gli animali, gli uomini muovono se stessi Tutti gli organismi viventi muovono se stessi

2.
LARGOMENTAZIONE DEDUTTIVA
(IL SILLOGISMO)

1. Definizione del sillogismo

Il Sillogismo unargomentazione deduttiva in cui, da due proposizioni date (= premesse) se ne deduce necessariamente
una terza (= conclusione).
Il sillogismo pu essere di due tipi:
1) perfetto, quando composto da tre proposizioni;
2) imperfetto, quando composto da pi o meno di tre proposizioni (ci avviene quando una premessa sottintesa oppure quando
pi sillogismi vengono concatenati).
A sua volta, il sillogismo perfetto pu essere:
1) categorico, quando la prima premessa una proposizione di forma normale o categorica
(es., Tutti i corpi sono estesi
Ogni esteso divisibile
-----------------------------
Tutti i corpi sono divisibili)

2) ipotetico, quando la prima premessa una proposizione ipotetica (es., Se i corpi sono estesi, sono divisibili
I corpi sono estesi
---------------------------------------------
I corpi sono divisibili).

Sia i sillogismi imperfetti che quelli perfetti di tipo ipotetico possono sempre essere ricondotti ai sillogismi categorici, che sono
quindi i pi importanti. Per questo motivo, ci occuperemo qui di seguito solamente dello studio dei sillogismi categorici.

2. Struttura del sillogismo

Ogni sillogismo categorico composto da tre termini, che vengono collegati a due a due nelle tre proposizioni: il termine medio, il
termine estremo maggiore e il termine estremo minore.
1) Il termine medio (indicato con M) quello che compare in entrambe le premesse ma mai nella conclusione.
2) Il termine estremo maggiore il predicato della conclusione (per questo viene indicato con P) e compare solitamente nella
prima premessa, chiamata premessa maggiore.
3) Il termine estremo minore il soggetto della conclusione (per questo viene indicato con S) e compare solitamente nella
seconda premessa, chiamata premessa minore.
Nella sua forma perfetta (chiamata prima figura) il sillogismo categorico avr quindi la seguente struttura:

Premessa maggiore: M - P
Premessa minore: S - M
-----------
Conclusione: S - P

Il termine medio, come dice il suo stesso nome, ha la funzione di mediare tra i due estremi, cio di permettere il collegamento tra il
soggetto e il predicato della conclusione.
I nomi di estremo maggiore e di estremo minore dati rispettivamente al predicato e al soggetto della conclusione derivano dalla
considerazione della loro estensione: sappiamo infatti che, in una qualsiasi proposizione, il predicato sempre pi esteso del
soggetto. Ora, lestremo maggiore (P), in quanto compare due volte come predicato (nella conclusione e nella prima premessa) , sar
necessariamente il termine che ha maggiore estensione; al contrario, lestremo minore (S), in quanto compare due volte come
soggetto (nella conclusione e nella seconda premessa), sar necessariamente il termine che ha minore estensione. Il termine medio
(M) avr invece unestensione intermedia tra quella dellestremo maggiore e dellestremo minore, in quanto compare una volta come
soggetto e una volta come predicato (rispettivamente nella prima e nella seconda premessa).
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In sintesi, possiamo dire che il sillogismo procede formalmente da un termine che ha maggiore estensione (P) ad uno che ha
minore estensione (S) per mezzo di un termine che ha un estensione intermedia tra i due (M), come risulta dal seguente
schema:

P > M > S
estremo maggiore medio estremo minore

Il seguente esempio chiarisce quanto abbiamo detto. Nel sillogismo : Tutti gli animali (M) sono esseri viventi (P)
Tutti gli uomini (S) sono animali (M)
--------------------------------------------------------
Tutti gli uomini (S) sono esseri viventi (P)

si procede 1) dal termine maggiormente esteso (P) esseri viventi al termine mediamente esteso (M) animali (infatti animali
incluso in esseri viventi ma non tutti gli esseri viventi sono animali); poi 2) dal termine mediamente esteso (M) animali al
termine meno esteso (S) uomini (infatti uomini incluso in animali ma non tutti gli animali sono uomini). Grazie al termine
con estensione intermedia (M) animali stato possibile includere il termine meno esteso (S) uomini nel termine pi esteso (P)
animali. In un diagramma lo rappresenteremmo cos:
P esseri viventi
M
uomini S
animali

(N.B. Questo rapporto di estensione maggiore - media - minore tra i tre termini si verifica solo se la struttura del sillogismo
quella illustrata sopra, cio se il sillogismo nella sua prima figura. Nelle altre figure, come vedremo meglio in seguito, il
predicato e il soggetto della conclusione non sono sempre i termini che hanno rispettivamente la maggiore e la minore estensione; la
denominazione di estremo maggiore e estremo minore viene tuttavia mantenuta anche in questi casi per analogia con la prima figura.)

3. Principi del sillogismo

Un sillogismo viene costruito allo scopo di dimostrare che un certo predicato conviene o non conviene ad un certo soggetto; per
giungere a tale conclusione si utilizza un termine medio che, come abbiamo visto, mette in rapporto tra loro il soggetto e il predicato
che ci interessano. Ora, chiaro che, nella conclusione, si potr affermare la convenienza del predicato al soggetto solo se il termine
medio converr ad entrambi i termini; nel caso che il termine medio convenga solo ad uno dei termini ma non allaltro, la
convenienza del predicato al soggetto della conclusione dovr essere negata.
Due sono quindi i principi sui quali si fonda il sillogismo: il principio di identit e il principio di diversit. Essi possono essere
cos formulati:
1) Principio di identit = due termini che sono uguali ad un terzo sono uguali tra loro (se P = M = S, allora P = S). il
principio in base al quale vengono formulati tutti i sillogismi affermativi (= con conclusione affermativa) che avranno quindi la
struttura:
M = P M P P esempio: Tutti gli uomini sono razionali
S = M S M M Tutti i filosofi sono uomini
---------------- cio -------------- in diagramma: S -------------------------------------
S = P S P Tutti i filosofi sono razionali

2) Principio di diversit = due termini, dei quali uno uguale ad un terzo ma laltro no, non sono uguali tra loro (se P M =
S, allora P S). il principio in base al quale vengono formulati tutti i sillogismi negativi (= con conclusione negativa) che avranno
quindi la struttura:
M P M non P M esempio: Nessun uomo immortale
S = M S M S Tutti i filosofi sono uomini
---------------- cio ------------------ in diagramma P -----------------------------------------
S P S non P Nessun filosofo immortale.

4. Figure e Modi del sillogismo

Nelle premesse, i tre termini che compongono il sillogismo possono essere disposti anche secondo un ordine differente da quello
che abbiamo visto finora.
Si definiscono figure del sillogismo le differenti forme che esso pu assumere in base alla posizione del termine medio nelle
premesse.
Secondo Aristotele, tre sono le figure possibili del sillogismo:
1) nella prima figura il medio soggetto della premessa maggiore e predicato della premessa minore (= figura in sub-prae);
2) nella seconda figura il medio predicato della premessa maggiore e predicato della premessa minore (= figura in prae-prae);

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3) nella terza figura il medio soggetto della premessa maggiore e soggetto della premessa minore (= figura in sub-sub).

Prima figura Seconda figura Terza figura


( sub-prae ) ( prae-prae ) ( sub-sub)

M - P P - M M - P
S - M S - M M - S
-------------- --------------- --------------
S - P S - P S - P

Osserviamo che:
1) nella prima figura il medio anche il termine mediamente esteso, essendo in una premessa soggetto e nellaltra predicato;
2) nella seconda figura il medio il termine pi esteso , essendo due volte predicato;
3) nella terza figura il medio il termine meno esteso, essendo due volte soggetto.
Per questo motivo, la prima figura chiamata figura perfetta, in quanto procede perfettamente dal termine pi esteso (P) al
termine meno esteso (S) passando attraverso il termine mediamente esteso (M); al contrario, le altre due figure sono chiamate figure
imperfette perch non seguono questa successione regolare dal pi esteso al meno esteso, infatti:
- nella seconda figura si procede dal termine mediamente esteso (P) al termine meno esteso (S) passando attraverso il termine pi
esteso (M);
- nella terza figura si procede dal termine pi esteso (P) al termine mediamente esteso (S) passando attraverso il termine meno
esteso (M).
Possiamo schematizzare cos i rapporti di estensione tra i termini nelle tre figure (i numeri e le frecce indicano lordine logico di
successione dei termini nel sillogismo, che necessariamente sempre: P M S):

Prima figura Seconda figura Terza figura


1 2 2 1 1 2
P > M > S M > P > S P > S > M
2 3 2 3 3 2

Oltre alle tre figure aristoteliche, furono introdotte successivamente altre due figure del sillogismo: la quarta figura (chiamata
figura galenica, dal medico filosofo Galeno che la introdusse) e la prima figura indiretta.
- Nella quarta figura il medio predicato della premessa maggiore e soggetto della premessa minore (= figura in prae-sub).
- Nella prima figura indiretta il medio soggetto della prima premessa e predicato della seconda, esattamente come nella prima
figura, ma lordine delle premesse scambiato: la prima premessa quella minore, in quanto contiene il soggetto della conclusione,
la seconda premessa quella maggiore in quanto contiene il predicato della conclusione (= figura in sub-prae indiretta).

Quarta figura Prima figura indiretta


( prae-sub) ( sub-prae indiretta )

P - M M - S (premessa minore)
M - S P - M (premessa maggiore)
-------------- --------------
S - P S - P

Come si pu vedere, la prima figura indiretta consiste semplicemente in un capovolgimento delle premesse della quarta figura.
Naturalmente, anche la quarta figura e la prima figura indiretta sono figure imperfette, infatti:
- sia nella quarta figura che nella prima indiretta tutti e tre i termini hanno la medesima estensione, in quanto compaiono tutti una
volta come soggetto e una volta come predicato.

Ciascuna delle cinque figure che abbiamo visto pu presentarsi concretamente in molteplici modi, a seconda del tipo di
proposizioni categoriche che collegano i tre termini del sillogismo.
Il modo di un sillogismo si pu quindi definire come la disposizione delle proposizioni nella figura secondo la loro qualit e
quantit.
Per indicare il modo di un sillogismo si utilizzano le lettere A, E, I, O, corrispondenti alle quattro proposizioni, disposte
nellordine secondo cui le proposizioni appaiono nella figura; le prime due lettere indicheranno quindi sempre le proposizioni della
prima e della seconda premessa, mentre lultima lettera indicher la proposizione che costituisce la conclusione. Cos, ad es., il modo
E A O - III figura indicher un sillogismo con questa forma: Nessun M P (proposizione E)
Tutti gli M sono S (proposizione A)
-----------------------
Qualche S non P (proposizione O)
Dato che le proposizioni possono essere di quattro tipi e ciascuna figura contiene sempre tre proposizioni, in ogni figura sono
possibili (4 x 4 x 4 =) 64 modi del sillogismo. Tenendo conto che le figure sono 5, i modi possibili del sillogismo sono in tutto (64 x
5 =) 320.
In realt, molti di questi modi sono invalidi, cio non danno luogo ad un sillogismo corretto dal punto di vista formale. Per stabilire
quali modi siano validi e quali no, bisogna fare riferimento alle otto regole del sillogismo che ora tratteremo.

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5. Regole di validit del sillogismo

Delle otto regole di validit del sillogismo, le prime quattro riguardano i termin, le rimanenti quattro riguardano le proposizioni.
Se un sillogismo, di qualsiasi modo e di qualsiasi figura, rispetta tutte le otto regole seguenti, allora sicuramente un sillogismo
valido.

a) Regole per i termini

I regola = Nessun sillogismo deve avere pi o meno di tre termini.


In altre parole, i termini del sillogismo non devono essere equivoci, perch un termine equivoco, avendo un doppio significato,
corrisponde in realt a due termini; in questo caso, i termini del sillogismo verrebbero ad essere quattro e non pi tre (fallacia
quaternio terminorum).
Esempio: (I figura, modo A A A) Tutte le azioni criminali sono atti malvagi
Tutti i processi per assassinio sono azioni criminali
----------------------------------------------------------------
Tutti i processi per assassinio sono atti malvagi

Qui, il termine medio azioni criminali chiaramente un termine equivoco: nella premessa maggiore inteso nel senso di azioni
fisiche, che nuocciono agli altri; nella premessa minore inteso nel senso di azioni penali, di procedimenti giudiziari. I termini di
questo sillogismo sono quindi, in realt, quattro: atti malvagi,azioni criminali come atti fisici, azioni criminali come
procedimenti giudiziari, processi per assassinio.

II regola = I termini estremi non possono avere, nella conclusione, una quantit (di estensione) maggiore di quella che
hanno nelle premesse.
La quantit di ciascun termine della conclusione (S e P) pu essere uguale o minore, ma mai maggiore della quantit che lo stesso
termine ha nelle premesse; in caso contrario, la conclusione andrebbe al di l o asserirebbe qualche cosa di pi di ci che
implicitamente contenuto nelle premesse.
Esempio: (I figura, modo A E E) Tutti i cani sono mammiferi quantit particolare
Nessun gatto cane
--------------------------------------
Nessun gatto mammifero quantit universale

Qui, il termine mammifero appare nella prima premessa con una quantit particolare (infatti in tutte le proposizioni A il
predicato sempre particolare, come spiegato a p. 4), mentre nella conclusione la sua quantit universale (infatti in tutte le
proposizioni E il predicato sempre universale). In altre parole, la conclusione fa unasserzione su tutti i mammiferi, dicendo che
tutti i mammiferi sono esclusi dalla classe dei gatti; ma le premesse non fanno unasserzione su tutti i mammiferi, in quanto la
proposizione tutti i cani sono mammiferi dice solo che tutti i cani rientrano nella classe dei mammiferi, senza prendere la classe dei
mammiferi in tutta la sua estensione. Perci la conclusione va illecitamente al di l di ci che le premesse asseriscono.

Secondo esempio: (III figura, modo A A A) Tutti i filosofi sono sapienti


quantit particolare
Tutti i filosofi sono uomini
-----------------------------------
Tutti gli uomini sono sapienti quantit universale

Qui, uomini particolare nella seconda premessa (in quanto predicato di una proposizione A), ma universale nella conclusione
(in quanto soggetto di una proposizione A). La vera conclusione avrebbe dovuto mantenere il termine uomini nella sua quantit
particolare, cio avrebbe dovuto essere qualche uomo sapiente (= modo A A I).

III regola = Il termine medio non deve apparire nella conclusione.


una regola ovvia: il termine medio serve per mettere in relazione i due estremi e quindi non pu comparire anche nella
conclusione, in caso contrario si confonderebbe con i due estremi.
Ad es., in riferimento al sillogismo mostrato sopra, non si pu concludere tutti gli uomini filosofi sono sapienti (pu essere una
conclusione materialmente vera ma formalmente non si pu inferire dalle due premesse date) o anche qualche uomo filosofo
sapiente, perch il termine filosofo il termine medio.

IV regola = Il termine medio deve essere universale in almeno una premessa.


Se il termine medio avesse sempre quantit particolare nelle due premesse, cio se fosse preso sempre in una parte della sua
estensione, si avrebbero, in realt, due termini medi: M preso in una parte della sua estensione (M1 ) e M preso in unaltra parte della
sua estensione (M2). Mancherebbe quindi il necessario collegamento tra i due termini estremi.

quantit particolare
Esempio: (II figura, modo A A A) Tutti i tedeschi sono europei
Tutti i francesi sono europei quantit particolare
-------------------------------------
Tutti i francesi sono tedeschi

Il termine medio europei due volte particolare (in quanto predicato di due proposizioni A), quindi equivale a due termini medi:
europei1 (= quella parte di europei che sono tedeschi) e europei2 (= quella parte di europei che sono francesi). quindi

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impossibile collegare tra loro, nella conclusione, i termini estremi tedeschi e francesi perch non sono collegati ad un unico
termine medio.
In un diagramma lo rappresenteremmo cos:
tedeschi
francesi M2 M1

europei

b) Regole per le proposizioni

V regola = Due premesse negative non danno alcuna conclusione.


Se affermiamo che P M e M S non possiamo concludere n P = S n P S, perch negando luguaglianza sia di P che di S col
termine medio M abbiamo escluso lunico mezzo che ci avrebbe permesso di inferire qualcosa sul rapporto di P con S.

Esempio: (I figura, modo E E E) Nessun triangolo una figura con quattro lati
Nessuna figura con quattro angoli un triangolo
-------------------------------------------------------------
Nessuna figura con quattro angoli una figura con quattro lati (?)

(Non posso concludere nemmeno Tutte le figure con quattro angoli sono figure con quattro lati; anche se questa una
conclusione vera materialmente, non pu essere inferita da due premesse negative).

VI regola = Due premesse affermative non possono dare una conclusione negativa.
La regola non dice che da due premesse affermative derivi necessariamente una conclusione affermativa: in certi casi, se non
vengono rispettate le altre regole, non si pu trarre alcuna conclusione. comunque certo che da due premesse affermative non pu
derivare una conclusione negativa, e ci in base al principio di identit: se P = M e M = S non si pu concludere P S.

VII regola = La conclusione segue sempre la parte peggiore delle premesse.


Per parte peggiore di una premessa si intende: a) dal punto di vista della qualit lessere negativa, b) dal punto di vista della
quantit lessere particolare. La regola dice che, quando le due premesse sono una diversa dallaltra come qualit e/o come quantit,
la conclusione avr sempre la qualit e la quantit peggiore che compare nelle premesse.
In particolare, sono possibili tre casi:
1) Se le premesse sono entrambe affermative, ma una universale (A) e una particolare (I), la conclusione deve essere affermativa
particolare (I).

Esempio: (I figura) A Tutti gli uomini sono razionali


I Qualche essere vivente un uomo
-------------------------------------------
I Qualche essere vivente razionale

2) Se le premesse sono entrambe universali, ma una affermativa (A) e una negativa (E), la conclusione deve essere negativa;
solitamente universale (E), ma talvolta anche particolare (O) .

Esempio: (II figura) A Tutti i cani sono animali (III figura) E Nessun triangolo un quadrilatero
E Nessuna pianta un animale A Tutti i triangoli sono figure piane
-------------------------------------- ------------------------------------------
E Nessuna pianta un cane O Qualche figura piana non un quadrilatero.

3) Se le premesse sono una affermativa e una negativa, di cui una universale e una particolare (A e O, oppure E e I), la
conclusione deve essere negativa particolare (O).

Esempio: (II figura) A Tutti gli uomini sono razionali (I figura) E Nessun uomo una pianta
O Qualche essere vivente non razionale I Qualche essere vivente un uomo
------------------------------------------------- --------------------------------------------
O Qualche essere vivente non un uomo O Qualche essere vivente non una pianta.

VIII regola = Due premesse particolari non danno alcuna conclusione.


Infatti, almeno una premessa deve essere universale per poter affermare o negare totalmente il collegamento del medio con uno dei
termini estremi; in caso contrario, ci sarebbero solo collegamenti parziali tra i tre termini e non si potrebbe affermare nulla riguardo
al rapporto tra i termini estremi.

Esempio: (IV figura, modo I I I) Qualche chirurgo un musicista


Qualche musicista cieco
-------------------------------------------
Qualche cieco un chirurgo (?).

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6. Elenco dei modi validi

Si definisce modo valido del sillogismo quello che rispetta tutte le otto regole date precedentemente.
Applicando opportunamente queste regole, risulta che, dei 320 modi possibili, solo 24 sono modi validi, cio modi che danno
luogo a sillogismi corretti dal punto di vista formale. Questi modi vengono tradizionalmente indicati da parole mnemoniche in cui le
prime tre vocali indicano, nellordine, le tre proposizioni corrispondenti alla premessa maggiore, alla premessa minore e alla
conclusione.
Diamo qui di seguito lelenco dei 24 modi validi

I figura (sub-prae) Barbara Celarent Darii Ferio


II figura (prae-prae) Cesare Camestres Festino Baroco
III figura (sub-sub) Darapti Felapton Disamis Datisi Bocardo Ferison
IV figura (prae-sub) Bramantip Camenes Dimaris Fesapo Fresison
I figura ind. (sub-prae) Baralipton Celantes Dabitis Fapesmo Frisesomorum

7. Caratteristiche delle figure

Osservando lelenco dei modi validi, possiamo notare che ciascuna figura presenta le seguenti caratteristiche:
1) La prima figura pu concludere con tutti i quattro tipi di proposizioni (A E I O).
2) La seconda figura ha solo conclusioni negative (E O).
3) La terza figura ha solo conclusioni particolari (I O).
4) La quarta figura e la prima indiretta non possono mai concludere con una proposizione A.

8. Riduzione dei modi alla prima figura

Abbiamo visto come la prima figura sia chiamata figura perfetta in quanto solamente in essa rispettata la naturale progressione
dal termine pi esteso (P) al termine meno esteso (S), passando attraverso il termine mediamente esteso (M) (vedi p. 11).
Unaltra prova della perfezione della prima figura consiste nel fatto che ciascun modo delle figure imperfette (II, III, IV e I
indiretta) pu sempre essere ridotto ad un modo equivalente della prima figura. La riduzione consiste nel trasformare un sillogismo
imperfetto (cio un sillogismo appartenente ad uno dei modi delle figure imperfette) in un sillogismo perfetto (cio appartenente ad
uno dei quattro modi della prima figura) mantenendo invariato il suo significato e la sua validit.
Questa riduzione costituisce una prova della validit dei sillogismi imperfetti in quanto li riconduce ad un sillogismo che ha una
struttura pi regolare ed armonica, cio ad un sillogismo in cui la conclusione risulta pi evidente.
Le consonanti delle parole mnemoniche dei modi indicano il procedimento per operare questa riduzione. Vediamolo in dettaglio.

1) Le consonanti iniziali B, C, D, F indicano a quale modo della prima figura si pu ridurre ogni modo delle altre. Ovvero:

Baroco, Bocardo,Bramantip, Baralipton si riducono a Barbara


Cesare, Camestres, Camenes, Celantes si riducono a Celarent
Darapti, Disamis, Datisi, Dimaris, Dabitis si riducono a Darii
Festino, Felapton, Ferison, Fesapo, Fresison, Fapesmo, Frisesomorum si riducono a Ferio

2) Altre quattro consonanti allinterno della parola sono significative:


- m indica che bisogna invertire lordine delle premesse (mutatio premissarum), cio la premessa maggiore diventa la minore
e viceversa;
- s indica che la proposizione simboleggiata dalla vocale immediatamente precedente deve essere convertita semplicemente
(simpliciter convertenda);
- p indica che la proposizione simboleggiata dalla vocale immediatamente precedente deve essere convertita per accidens
(convertenda per accidens);
- c indica che non possibile fare una riduzione diretta alla prima figura ma solo una riduzione per assurdo (reductio per
contradictionem), dimostrando cio che se si nega la conclusione di questo sillogismo ci si contraddice perch bisogna negare anche
una delle premesse.
Vediamo un esempio di riduzione alla prima figura:
il modo Camestres della II figura si riduce a Celarent della I, in quanto inizia per C;
la seconda premessa e la conclusione vanno convertite semplicemente (scambio di soggetto e predicato senza limitare la quantit)
perch le due e che le indicano sono entrambe seguite dalla lettera s;
le premesse vanno inoltre scambiate di posto perch nella parola compare la lettera m:

CAm Tutti gli uomini sono razionali scambio delle premesse CEl Nessun razionale una pietra
Es Nessuna pietra razionale conv. semp.: Nessun razionale una pietra Ar Tutti gli uomini sono razionali
------------------------------------- ------------------------------------
-
trEs Nessuna pietra un uomo conv. semp.: Nessun uomo una pietra Ent Nessun uomo una pietra

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La riduzione per assurdo indicata dalla lettera c pi complessa. Bisogna cancellare la proposizione indicata dalla vocale che
precede la lettera c e sostituirla con la contraddittoria della conclusione. Con queste due proposizioni si forma un sillogismo in
prima figura la cui conclusione la contraddittoria della premessa cancellata. In questo modo si dimostra che, se si nega la
conclusione, ci si contraddice perch si ottiene la contraddittoria della premessa cancellata.
Vediamo un esempio con Bocardo:
il modo Bocardo della III figura si riduce per assurdo a Barbara, perch inizia con la lettera B;
per operare la riduzione per assurdo bisogna cancellare la prima premessa (perch la lettera o che la indica seguita dalla c) e
sostituirla con la contraddittoria della conclusione (la conclusione una proposizione O, la contraddittoria di una O, secondo il
quadrato dellopposizione una A);
il sillogismo che cos si forma Barbara e la sua conclusione appunto la contraddittoria della premessa cancellata:

BOc Qualche uomo non filosofo contraddittoria della conc. BAr Tutti i razionali sono filosofi
Ar Tutti gli uomini sono razionali bAr Tutti gli uomini sono razionali
---------------------------------------- --------------------------------------
dO Qualche razionale non filosofo A Tutti gli uomini sono filosofi contraddittoria
della I premessa

(dato che il sillogismo in Barbara ci d la contraddittoria della I premessa di Baroco, allora Baroco un modo valido).

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