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Logica matematica

La nascita della logica matematica


La nascita della logica, che potrebbe essere definita come la scienza che studia le forme e le
leggi del pensiero, coincide con la nascita del pensiero filosofico.
La storia della logica si può dividere in due fasi: la logica aristotelica e la logica moderna.
La logica aristotelica, il cui primo teorizzatore fu appunto Aristotele, si fonda prevalentemente
sul sillogismo, cioè "un ragionamento consistente di tre parti, una premessa maggiore, una
premessa minore e una conclusione", e sulla deduzione. Con logica matematica o formale si
vuole indicare quella branca della logica moderna che rappresenta i modi del pensiero con
combinazioni di stringhe di segni e, spogliate queste di ogni significato, riconduce lo studio del
pensiero allo studio di tali stringhe e alle leggi che ne regolano le trasformazioni. La differenza
fondamentale tra logica aristotelica e logica matematica (a parte l’aspetto puramente estetico:
parole nella prima, segni nella seconda) è che a differenza della seconda, la prima concepisce
una dimostrazione soprattutto come metodo di "persuasione". Cioè in essa si dà molto peso
alla psicologia che, al contrario, è totalmente assente nella logica matematica. Così si esprime
Chaïm Perelman:
"La verità è che per Aristotele il ragionamento è a un tempo una struttura espressa in formule
determinate e un discorso interiore dell’anima.[...] La logica moderna, al contrario, dopo Frege
e la sua lotta contro lo psicologismo [...], ha cercato di eliminare ogni traccia di psicologia dalla
logica, alla quale la nozione stessa di mente sarebbe, come dice Russell [...], totalmente
estranea (irrelevant)".
Il precursore della logica matematica fu Gottfried Wilhelm Leibniz (1646- 1716) che nel 1666
espresse, nel suo primo lavoro matematico, l’idea-utopia di creare un alfabeto universale di
segni tale che tutti i possibili pensieri potessero essere espressi tramite stringhe di tali segni,
così che "lo stesso sillogismo avrebbe dovuto essere ridotto a una sorta di calcolo espresso
in un simbolismo universale comprensibile in tutte le lingue. La verità e l’errore si sarebbero
ridotti allora semplicemente a una questione di calcoli esatti o errati all’interno del sistema, e
si sarebbe posto fine a tutte le controversie filosofiche"27. Nonostante quella di Leibniz fosse
un’idea pionieristica di grande portata, essa fu accolta con scarsissimo entusiasmo dai suoi
contemporanei e la logica matematica dovette rimandare la sua nascita di circa due secoli.
L’anno che di solito si sceglie per datare la nascita della logica matematica è il 1847, anno di
pubblicazione di The mathematical Analysis of Logic (L’analisi matematica della logica) di
Gorge Boole (1815-1864), anche se forse sarebbe più giusto scegliere l’anno 1854, in cui uscì
l’Investigation of the Laws of Tought (Investigazione sulle leggi del pensiero) sempre di Boole.
In ogni caso tutti sono concordi nel considerare Boole il padre della logica moderna. Dice E.
Agazzi: "È noto che questa idea leibniziana trovò in certo senso la sua prima forma di
realizzazione effettiva nell’opera di Gorge Boole, [...] nella quale si forniva con una certa
ricchezza di sviluppi lo strumento simbolico che avrebbe permesso l’effettiva formulazione
della deduzione logica come «calcolo»".

L’aritmetizzazione dell’analisi e la nascita della teoria degli insiemi


La matematica classica si divideva in aritmetica e geometria che erano state concepite come
lo studio della quantità e lo studio della misura, ovvero del discreto e del continuo, del numero
e della figura, del tempo e dello spazio.
Questo dualismo intuitivo era sempre esistito, ma le due parti che lo generano sono sempre
state strettamente legate come se fossero l’una il completamento dell’altra, imperfette da sole
e armoniose insieme. Per usare un’immagine letteraria, si può dire che la matematica è nata
da un parto gemellare, e che i gemelli sono siamesi, con un unico cuore.
Naturalmente l’aritmetica e la geometria, nella prassi matematica, sono sempre state
interdipendenti. Un esempio emblematico di questa commistione è fornito dall’algebra. Con il
termine Algebra si intende lo studio (e la risoluzione) di problemi che consistono nel
determinare una o più quantità incognite. L’algebra nell’antichità era espressa in modo retorico
(discorsivo); nel Rinascimento diviene arte cossica; con Viète viene parametrizzata,
fino a dividersi nel XIX secolo in algebra astratta (con Boole, De Morgan e Peacock) e teoria
dei numeri. I metodi adoperati dall’algebra possono essere di vario genere, anche geometrici.

La logicizzazione dell’aritmetica

Quella che abbiamo chiamato logicizzazione dell’aritmetica è la riformulazione di tutta


l’aritmetica classica, cioè la teoria dei numeri interi, in modo assiomatico formale. Il che è una
novità assoluta. Infatti, mentre la geometria era sempre stata concepita come un sistema
assiomatico, anche se non formale (per essere precisi dovremmo dire da Euclide in poi),
l’aritmetica era rimasta intuitiva e non formale, senza nessuna definizione per il concetto di
numero e soprattutto senza che nessuna delle proprietà riconosciute ai numeri venisse scelta
come punto di partenza, cioè come assioma, da cui dedurre le altre.
I matematici che realizzarono la logicizzazione sono Friedrich Ludwig Gottlab Frege (1848-
1925), Giuseppe Peano (1858-1932) e Julius Wilhem Richard Dedekind (1831-1916).

La crisi dei fondamenti della matematica


La crisi dei fondamenti della matematica è il fallimento del tentativo di dare una rigorosa
giustificazione formale all'insieme di definizioni e deduzioni su cui si basa l'aritmetica (e
conseguentemente anche la matematica nella sua interezza), il quale fu seguito all'inizio del
Novecento da una radicale revisione dei concetti fondamentali della disciplina.
In seguito al grande impulso ricevuto dalla formalizzazione nel corso dell'Ottocento grazie al lavoro
di matematici come George Boole, Giuseppe Peano e Richard Dedekind, tra la fine del XIX e
l'inizio del XX secolo un nutrito gruppo di studiosi si impegnò nel tentativo di dare una rigorosa
fondazione logica ai contenuti delle proposizioni matematiche, con l'obiettivo di produrre una
giustificazione assoluta della loro validità (in ciò fu importante specialmente il lavoro di Gottlob
Frege); tuttavia l'insorgenza di difficoltà inaspettate (in particolare una serie di paradossi portati
alle loro estreme conseguenze da Kurt Gödel nel 1931), finì per dimostrare l'incompletezza di tutta
la matematica.
È in generale riconosciuto il ruolo che la crisi dei fondamenti della matematica rivestì nella più
ampia crisi che all'inizio del Novecento investì anche la fisica, la psicologia e la filosofia,
provocando una perdita di certezze nel campo dell'epistemologia e della filosofia della scienza che
portò in ultima analisi al crollo delle teorie filosofiche positiviste.

Il Logicismo è il tentativo di ridurre la matematica ai concetti ed alle regole della logica. Secondo
le posizioni logiciste per lo sviluppo dell'aritmetica (e conseguentemente, della matematica stessa)
non sarebbero necessari altri concetti che quelli della logica, essendo la matematica
fondamentalmente un'applicazione specifica delle leggi universali della logica. Ogni concetto,
teorema e legge della matematica può essere quindi dedotto e dimostrato partendo dagli assiomi
fondamentali della logica. Questo pensiero si trova già in Gottfried Leibniz che cercava una
characteristica universalis, una scienza universale, da cui potessero essere dedotte tutte le altre
scienze come istanze specifiche. Comunemente il Logicismo viene associato soprattutto con
Gottlob Frege e Bertrand Russell e Alfred North Whitehead.
Il Formalismo sostiene che gli enunciati matematici possono essere pensati come affermazioni
intorno alle conseguenze di certe regole di manipolazione di stringhe. L'idea base del formalismo
è che i numeri non sono entità né astratte né di altro genere. Non ci dobbiamo impegnare
ontologicamente nei loro confronti. Essi sono segni di gesso su una lavagna o simboli che
tracciamo con la penna. Ciò che importa al formalista è il sistema formale della logica che si usa
in matematica e la teoria che si sta studiando. In base alle regole logiche si possono derivare
teoremi dagli assiomi e, di conseguenza, scoprire nuove proposizioni aritmetiche. Non c'è
alcunché che, però, ci porti a considerare "vere" nei termini di una corrispondenza metafisica con
qualcosa tali enunciati. In questo o, dalle forme più estreme di formalismo, la matematica viene
considerata un "gioco". Questo fu principalmente il nucleo del programma di David Hilbert, il
fautore del formalismo, volto a dimostrare la consistenza dell'aritmetica e la sua completezza
proprio usando il sistema assiomatico e studiando i modelli di tale teoria.
David Hilbert (Formalismo)
Il programma di Hilbert era una completa e consistente assiomatizzazione di tutta la matematica.
("Consistente" qui significa che dal sistema non si può derivare alcuna contraddizione.) Hilbert
intendeva mostrare la consistenza dei sistemi matematici a partire dall'assunzione che fosse
consistente la cosiddetta "aritmetica finitaria", un sottosistema della usuale aritmetica degli interi
naturali, scelta in quanto non soggetta a controversie filosofiche.
Assiomatizzazione della geometria. Il testo Fondamenti della Geometria, pubblicato da Hilbert nel
1899, sostituisce agli assiomi di Euclide un insieme formale, composto di 20 assiomi, che evitano
le contraddizioni derivanti da quello di Euclide. Hilbert utilizza concetti indefiniti e specifica le loro
proprietà esclusivamente tramite gli assiomi; non è necessario assegnare alcun significato
esplicito ai concetti indefiniti. Questi elementi, punto, retta, piano e altri, potrebbero essere
sostituiti, come dice Hilbert, da tavoli, sedie, boccali da birra e altri oggetti. Naturalmente, se la
geometria tratta di "cose", gli assiomi non sono certo verità evidenti in sé, ma devono essere
considerati arbitrari. Hilbert dapprima enumera i concetti indefiniti; essi sono: punto, retta, piano,
giacere su (una relazione fra punto e piano), stare fra, congruenza di coppie di punti, e congruenza
di angoli. Il sistema di assiomi riunisce in un solo insieme la geometria euclidea piana e solida.
Assiomatizzazione della matematica. Dopo avere brillantemente riorganizzato i fondamenti della
geometria, Hilbert si accinse a fare lo stesso per l'intera matematica.
Bertrand Russell (Logicismo)
«La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli
intelligenti sono pieni di dubbi.»
Russell fissò il paradosso che successivamente prese da lui il nome di paradosso di Russell, una
delle antinomie più importanti della storia della filosofia e della logica che può essere enunciato
così:
«L'insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene a se stesso se e solo se
non appartiene a se stesso.»
Il paradosso minava irrimediabilmente il progetto di Gottlob Frege di ridurre la matematica alla
logica. Nondimeno, Russell difese la teoria del logicismo e tentò in prima persona di realizzare la
riduzione logicista assieme a Alfred North Whitehead, nei Principia Mathematica, un sistema
assiomatico con cui tutte le affermazioni della matematica potevano essere costruite, ma che
restarono incompleti. Nemmeno i Principia Mathematica, che pure si sottraevano alle aporie contro
le quali si era infranto il sogno di Frege, poterono resistere ai teoremi di incompletezza di Kurt
Gödel che provavano che nessun sistema logico finito poteva risolvere dentro di sé tutte le verità
della matematica.
Gödel
Gödel pubblicò il suo più famoso risultato nel 1931 a venticinque anni - dopo averlo presentato al
pubblico l'anno precedente al "Secondo Congresso di Epistemologia delle Scienze Esatte" di
Königsberg. Questo lavoro conteneva i famosi due teoremi di incompletezza che da lui presero il
nome, che stabiliscono che ogni sistema assiomatico consistente e in grado di descrivere
l'aritmetica dei numeri interi è dotato di proposizioni che non possono essere dimostrate né
confutate sulla base degli assiomi di partenza. I teoremi di incompletezza di Gödel sono due
teoremi di logica matematica che si occupano dei limiti della dimostrabilità nelle teorie
assiomatiche formali. Questi risultati, pubblicati da Kurt Gödel nel 1931, sono importanti sia per la
logica matematica che per la filosofia della matematica. I teoremi sono ampiamente, ma non
universalmente, interpretati come una dimostrazione che il programma di Hilbert per trovare un
insieme completo e coerente di assiomi per tutta la matematica è impossibile.

Il primo teorema di incompletezza afferma che nessun sistema coerente di assiomi i cui teoremi
possono essere elencati da una procedura efficace (cioè un algoritmo) è in grado di provare tutte
le verità sull'aritmetica dei numeri naturali. Per qualsiasi sistema formale coerente, ci saranno
sempre affermazioni sui numeri naturali che sono vere, ma non dimostrabili all'interno del sistema.
Il secondo teorema di incompletezza, un'estensione del primo, mostra che il sistema non può
dimostrare la propria consistenza.
Alan Turing
Turing voleva dimostrare un’ulteriore affermazione sui sistemi formali che non era stata
esplicitamente dichiarata dalle tesi di Godel, ovvero l'esistenza di un enunciato indecidibile
all'interno di un sistema formale. Inventò allo scopo una macchina teorica universale che
potesse risolvere tutti i problemi affrontabili dalla mente umana, arrivando a dimostrare la non-
decidibilità di talune affermazioni. Anche queste affermazioni non-decidibili erano riconducibili
ad situazioni auto-referenziali paradossali (come già era stato per il paradosso di Russel).
Questo risultato rendeva finalmente esaustivo e coerente il sistema delle tesi di Godel. Altri
studiosi (diffidenti sul fatto che la macchina di Turing rappresentasse bene il modo di
procedere della mente umana) proposero altre macchine universali che si dimostrarono alla
fine equivalenti e riconducibili a quella di Turing, che fu quindi accettata come universale (e
realizzata con il computer).
Nacque allora la necessità di definire se una macchina potesse superare il test di Turing
(l’Imitation game) ossia essere indistinguibile da un umano, per un umano che si relazionasse
ad essa sono attraverso uno schermo (oggi diremmo via chat o email).
Allora si riteneva ancora che, come diceva Cartesio, la mente umana fosse costituita di facoltà
razionali (come il calcolo e la logica) e altre animali (come riconoscere una forma, un suono,
ecc) e che le macchine avrebbero potuto imitare solo la parte animale. Con grande stupore,
per decenni le macchine eguagliarono e superarono l’uomo nelle capacità logiche e di calcolo,
ma non erano in grado di riconoscere forme o fare altro. Era più facile cioè riprodurre la parte
razionale dell’uomo (ciò che lo distingue dall’animale) che quella animale! PS: Oggi invece
l’IA è in grado di riconoscere forme, suoni e imitare moltissime altre capacità umane o animali,
rischiando così di superare il test di Turing.

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