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L' ERESIA
FELICE TOCCO
IN FIKENZE Si
G. C. SANSONI, EDITORE
1884
PKOPRIETA LETTERARIA
MIO PADRE *
AVVERTENZA
*
Giovanni Scoto Erigena nacque in Irlanda (Scotia major)
sul cominciare del secolo nono. Carlo il Calvo non molto dopo il
suo innalzamento al trono (843) lo chiamò a dirigere la scuola pa-
latina, e più tardi gif commise di tradurre dal greco le opere del
pseudo Dionigi TAreopagita. Indarno papa Niccolò I si dolse
il
artes sunt, condita. De divis. nat.^ IV, 4, pag. 310. Cito l'ediz.
del 1838 pubblicata in Mtinster.
4 INTRODUZIONE
gitari non potest, non tamen propter hoc sequitur quod intelligat id
quod significatur per nomen, esse in rerum natura sed in apprehen-
sione intellectus tantum. All'Aquinate non isfuggirono certo i pericoli
dell'identificazione del reale coli' ideale, e di quel semirazionalismo
che ne era la conseguenza, ed il meglio che potesse vi si oppose.
Valga ad esempio il confronto delle due interpretazioni del domma
della Trinità. S. A^iselmo nel Monol. cap. 47, scrive: At si ipsa sub-
stantia Patris est intelligentia, et scientia, et sapientia et veritas,
* Scoto Erio., De divis. nat., ii, 22, pag. 124. Patri dat (Theo-
logia) omnia facere, Verbo dat omnes. . . . primordiales rerum pausas
aeternaliter fieri: Spiritai dat ipsas primordiales causas in Verbo
factas in effectus suos foecundatas distribuere. v, 25, pag. 479. Ac
si aperte diceret: Si Dei sapientia in effectus
causarum, quae in
ea aeternaliter vivunt, non descenderet, causarum ratio periret;
pereuntibus enim causarum effectibus nulla causa remaneret, siculi
pereuntibus causis nulli remanerent effectus.
^ Molli scrittori distinguono il nominalismo
di Roscellino dal
concettualismo di Abelardo riferendosi al noto passo di Giovanni
8 INTRODUZIONE
* .
d' altro lato come mai quel Pontefice , che 1' anno
innanzi avea imposto silenzio all' audace Arnaldo
da Brescia, avrebbe ora dubitato di condannare
il maestro e la guida dell' abborrito novatore ? Non
eran forse questi due uomini stretti siffattamente
in un pensiero, che agli occhi del chiaravallese
l'uno paresse il gigante Golia, e l'altro il fido scu-
diero? E per fermo lo stesso ardore di libertà
scaldava i Entrambi volevano la riforma
loro petti.
della Chiesa, l'uno spogliandola dei mal tolti beni
temporali, cagion prima di scandali e corruzioni;
1' altro sciogliendola da quelle pastoie dommatiche
che impedivano la libera espansione del sentimento
religioso.
Ed entrambi sono specchio fedele di quell'età
turbinosa, in cui infranti nella lotta delle riforme
e delle investiture i vincoli dell' antica disciplina,
il prestigio della tradizione vien meno, e Papi com-
battono contro Papi, come nello scisma di Cadalo,
di Guiberto, di Anacleto; vescovi contro Papi, Im-
.peratori contro questi e quelli ; nulla di •
saldo e
durevole; ed oggi si proclama campione della Chiesa
chi domani vien condannato da eretico e fellone.
'Si comprende di leggieri come in queste lotte in-
cessanti crescesse e si dilatasse lo spirito critico,
e quale potere esercitasse sulle giovani menti uno
*
Introd. ad Theolog., Opp., ed. Cousin, Parigi 1859, II,
pag. 78. Nec quia Deus id dixerat creditur, sed quia hoc sic esse
tato De ( Ouvrages
divisione et definitione inédites d' Abélard
par V. Cousin, Paris 1836, p. 475). Sed haec quidem fides pla-
tonica ex eo erronea esse convincitur quod illam quam mundi ani-
mam vocat, non coeternam Deo sed a Deo, more creaturarnm,
originem habere concedit. Spiritùs enim Sanctus ita in perfectione
divinae Trinitatis consistit, ut tam Patri quam Filio consubstan-
tialis et coaequalis et coaeternus esse a nulla fidelium dubitetur.
Dal che il Cousin ha benissimo dedotto che questo trattato è po-
steriore alla Teologia, e scritto dopo il Concilio di Sens. Il libro
dunque della Dialettica citato nella Teologia non può essere que-
sto de divisione pubblicato dal Cousin.
' Theolog. christ.,v, pag. 566: Necessario itaque Deus mun-
dum esse voluit, nec otiosus extitit, quia eum priusquam fecit fa-
* Comm. in Epist. ad Roni., ii, pag. 207 Est : illa summa in nobis
per passionem Christi dilectio, quae non solum a servitute peccati
liberat, sed veram nobis filioruni Dei libertatem acquirit; ut amore
ejus potius quam timore cuncta impleamus.
2 TheoL ChrisL, i, 2.
' Sui fratelli Thierry e Bernardo, bretoni, nati a Moclan
presso Quimperlé, vedi Hauréau, Histoire de la Phil. scofiastique^
Première partie, Paris 1872, pag. 392, L'Hauréau ha dimostrato che
il vero autore del rinnovato realismo è Thierry, e che Bernardo
nell'opera sua, recentemente pubblicata dal Barach {^Bernardi SU-
14 INTRODUZIONE
tempo a Parigi, ove mori nel 1154. Oltre al commento del Timeo
e del De Consolatione di Boezio scrisse la PhilosojpJiia mundi,
che fu pubblicata sotto il nome di Beda nelle opere di questo padre,
Gilberto Porretano; *
dal 1142 vescovo di Poi-
tiers, costruisce una dottrina della trinità così poco
ortodossa, che vien costretto a ricredersene in-
16 INTRODUZIONE
tia, est tamen ipsorura per quaedam, quae de uno dici non pos-
sunt, ideoqui quae de diversis dici necesse est, differentia. Questa
dottrina non parve meno sospetta delle precedenti. Nel 1146 due
arcidiaconi di Gilberto Calon e Arnauld lo denunziarono come ere-
tico al Papa Eugenio III. Il quale nel suo viaggio in Francia nel 1148
tenne un concilio, ove intervenne da promotore il terribile S. Ber-
INTRODUZIONE IT
II
zug auf die hochsten Fragen durchdrungen, imraer auf das pi'akti-
sclie Gebiet der Ethilk hinuber eilte. Che Giovanni penda per la Fi-
losofia accademica V. Polio., VII, 1 e 2; 11, 22; Metal, 11, 14; IV, 20.
I
INTRODUZIONE 10
*
Le opinioni filosofiche di Averroè s'accordavano tanto poco
col dommatismo religioso, che la sua alta posizione sociale di Kadì
di Cordova, e la fama che s'era acquistata colle sue faticose opere
non lo salvarono dalle persecuzioni dei fanatici. * Il re Almancour,
del Fons vitae, che gli parvero contenere tutto il sistema. E dalla
traduzione di questo compendio, e dall'analisi del manoscritto la-
tino del Fons vitae, trovato dal Munk nella biblioteca parigina
s'attinge ora una notizia dell'Avicebronio molto più compiuta ed
esatta che non dalle citazioni dei dottori scolastici. On reconnait
dans ce systéme l'influence de la doctrine des Alessandrins et ,
gieux, il n' avait pas cherché à éviter les conséquences de ces do-
ctrines panthéistes en se réfugiant dans l'hypothèse de la volonté
(pag. 231).
22 INTRODUZIONE
'
Martène, Thesaurus, IV, 166.
* Universos haereticos, quibuscuraque nominibus censeantur,
facies quidem habentes dìversas, sed caudas ad invicem collegatas.
(Manst, 1. e).
Moneantur saeculares potestates .... prò defensione fideì
*
'
Sul valore di Vincenzo di Beauvais scrisse acute osserva-
zioni il Bartoli nei Precursori del Rinascimento, pag. 29, e nella
Storia della letteratura italiana, I, pag. 245.
^ Riscontrate il bellissimo capitolo del Fiorentino sulla sco-
lastica, nella nota opera Pietro Pompazzi, pag. 124 e segg., e
dello stesso autore Manuale di storia di Filosofia, parte II,
III
Universalia non sunt res subsistentes, sed habent esse solum in sin-
gularibus ut probatur in VII met.
' S. Tommaso, De univ. opusc. 50 ed. Parma 1864, tom. XVII,
pag. 128 b. Et tangitur in hoc duplex esse universale: unum quod
est in rebus, aliud secuudum quod est iu anima. Et quantum ad
istud esse quod est rationis, habet rationem praedicabilis; quantum
vero ad aliud esse, est quaedam natura, et non est universale actu,
sed potentia; quia potentiam habet ut talis natura fiat universali»
per actionem intellectus, .... depurantis ipsam (naturam) a con-
ditionibus quae sunt bic et nunc.
® Cito il noto passo di Alberto Magno, De natitra et orig,
animae, Tract. I, cap. ii ( Opp.^ Lugduni 1651, tom. V, pag. 186 b.):
et tunc resultant tria formarum genera; unum quidem ante rem
existens, quod est causa formativa rerum, praehabens simpliciter
INTRODUZIONE 27
dire; *
ma secondo il principio fondamentale della psi-
cologia aristotelica che le potenze inferiori sono
grado ed avviamento alle superiori, il Nous pas-
sivo dovea significare un intelletto non ancora svi-
luppato o in potenza, e l'attivo un intelletto per-
venuto al suo più alto grado di energia.^ Se non
elle i caratteri, che separano i due intelletti, sono
così spiccatamente opposti, che le loro differenze
più che di grado si dovrebbero tenere invece per
specifiche; onde quell'Essere che è fornito dell'In-
telletto attivo non potrebbe identificarsi con l' Ente
fornito di solo intelletto passivo.^ In altre parole
l'Intelletto attivo sarebbe estrinseco al passivo; e
più che il supremo grado della mente umana sa-
rebbe invece l'intelligenza divina, ovvero quella
'NÒTiOig voìiascog che nel XII della metafisica si con-
fonde col Motore immobile. Tanto vero che uno
dei più sottili e fidi interpetri della dottrina ari-
stotelica, Alessandro, che pure ha la tendenza di
eliminare ogni elemento mistico dalla filosofia peri-
patetica, mentre considera l'intelletto passivo come
il compendio e l'integrazione delle potenze infe-
Nel principio del cap. 5 del lib. Ili De anima, 430 a 10-14
*
vel hoc a quo fit manatio, cum qua conjungitur anima, est sub-
stantia intellectiva non corporea, neque in corpore; sed est exi-
stens per se: quae inhaeret vel accidit vel assistit animae rationali,
sicut inhaeret lumen visui. Verum lumen confert vel tribuit cum
semplicitate essentiae suae visui virtutem super appreheusionem
solum, et non formam apprehensam; et haec substantia confert vel
tribuitcum simplicitate essentiae suae virtuti rationali virtutem
super apprehensionem et facit in ea advenire formas apprehen-
sibiles etiam, sicut declaravinius.
30 INTRODUZIONE
roistica sicut igitur paries non videt, sed videtur ejus color, ita
videretur quod homo non intelligeret, sed quod ejus phantasraata
intelligerentur ab intellectu possibili. Come si vede S, Tommaso
combatte Averroè colle stesse immagini da lui adoperate a colo-
rire le proprie dottrine; né a torto conchiude: Impossibile est
ergo quod hic homo intelligit secundum positionem Averrois. E
INTRODUZIONE 33
soluto dualismo tra anima e corpo, che in tal caso la loro unione
34 INTRODUZIONE
conseguenza assurda dell'assoluto dualismo {S. t., I, qu. 76, art. 6):
Dicendum quod si anima uniretur corpori solum ut motor, nib.il
prohiberet, imo magis necessarium esset, esse aliquas dispositiones
medias inter animam et corpus. Contro questa separazione prote-
Ostensum est
sta pure l'esperienza psichica. Ivi, Qu. 75, art. 4:
quod sentire non animae tantum. Cum igitur sentire
est operatio
sit quaedam operatio hominis licet non propria, manifestum est
quod homo non est animo tantum, sed aliquid compositum ex anima
et corpore. Ivi, qu. 90, art. 4: Anima autem cum sit pars hu-
manae naturae non habet naturalem perfectionem nisi secundum
quod est corpori unita. Unde non fuisset conveniens animam sine
corpore creari. C. Gentes, li, 83: Animae igitur prius convenit esse
unitam corpori quam separatam.
In Plotino si trova un accenno a questa dottrina. L'anima
*
come ultimo termine della tr-iade partecipa per un verso della per-
fezione del noics che la generò, e per l'altro dell'imperfezione del
mondo sensibile da lei generato. Emi., V, 1, 7. E prima di Plotino
i gnostici aveano nello stesso modo determinata la posizione del-
l'ultimo eone, della sopliia o achanioth la quale bandita dai con-
fini del beato regno del pléroma vive in trepidazione, e dalle
lagrime sue nasce il mondo sensibile. Ireneo, 1, 4, 2 ci dà la spie-
gazione del mito.
,
INTRODUZIONE 35
mentre esso non s' attribuisce ad alcuno, che cosa s' ha a dire so-
stanza ? la materia, la forma o il sinolo di entrambe? (Z 3. 1029 a 2).
A prima giunta sembra la materia, perchè essa sarebbe il soggetto
eli tutti i predicati qualitativi e quantitativi come rosso, bianco,
alto, lungo e simili (a 18-26). Ma per un altro verso la materia non
è mai separabile dalla forma. La pura materia, destituita di ogni
forma, è una astrazione, in realtà dacché il mondo è eterno, sono
36 INTRODUZIONE
ma Se non che
l'intreccio dell'uno e dell'altro (Z. 10. 1036 a 27).
questa soluzione non é senza difficoltà. Aristotele stesso avea detto
in un altro capitolo lasciarno pure da parte la sostanza composta
:
ed. Lione 1639): Eadem materia quae est sub forma unius individui
potest esse sub forma alterius consequenter. Ergo non est illud»
quo distinguuntur duo individua et quo hoc est hoc.
INTRODUZIONE 39
accanto all' Occam. Ma la cosa non sta cosi. Scoto vive nello stesso
INTRODUZIONE 41
42 INTRODUZIONE
{Summa st, 1, qu. 46, art. 2) mundum incipisse sola fide tenetur . .
IV
aliud sit quam summi boni fruitio, et summum bonum sit supra
nos, nullus potest beatus nisi supra seipsum ascendat
effici Sed . . .
supra nos levari non possumus, nisi per virtutera superiorem nos
elevantem. Quantumcumque enim gradus inferiores disponantur
nihil fitdivinum auxilium comitetur. La via di questa visione
nisi
cia ad escir di sé. Nemo cepit nisi qui accipit, quia magis est in
experientia effectuali quam in consideratione rationali. Nel quinto si
abbraccia l'unità divina. Nel sesto le tre persone.
44 INTRODUZIONE
fidem. 98. Ille qui cognoscit per fidem ea quae sunt fìdei ,
potest
decipi; sed ille qui cognoscit per rationem non potest falli. Voglio
anche addurre l'articolo seguente 99: interficientes haereticos sunt
etc. [Directorium inquisitionis, Roma 1635,
injuriosi et vitiosi
^
Vedi la lettera di Gregorio IX a Federico II (Rieti 23 ot-
*
De regimine princip., I. 14: In lege Christi reges debent
sacerdotibus esse subjecti. Di questo opuscolo tutto il primo libro
e i quattro primi capitoli del secondo appartengono all'Aquinate;
il resto, secondoDe Rubeis, al discepolo Tolomeo di Lucca.
il
'
Vedi principalmente la terza parte del De Monarchia, ove
•discute: an autori thas monarchae dependeat a Deo immediate vel
ab alio Wegele, Dante Alighieri's Lehen
Dei ministro seu vicario.
und Werke, 3^ ediz., pag. 312: er
muss zugleich auch als einer der
ersten ahnungsvoller Verkiindiger des modernem Staats begriifen
und anerkannt werden.
^ In questo senso accetterei la nota del Prof. Del Lungo sul
ghibellinismo di Dante {Dino Compagni e la sua Cronaca, Fi-
renze 1879, II, 605). Nessuno dubita che Dante avesse a disdegno
i guelfi e i ghibellini dei suoi tempi, partiti più municipali che
54 INTRODUZIONE
*
VI
già notato: With Henry the Seventh ends the history of the Em-
pire in und Dante's hook is an epitaph instead of a pro-
Italy
phecy; con non minore acume il Wegele (op. cit. pag. 334): unter ,
Widersacher der Pàpste zur Zeit Ludwig des Baiers, pag. 145
e segg. , r attribuisce al Dubois; perchè la sveltezza di questo dia-
logo mal s'accorda colla gravità faticosa dei dialoghi autentici del-
l' Occam. Oltreché le edizioni più antiche danno il dialogo per ano-
nimo, e solo dall'edizione parigina del 1498 si cominciò ad attribuirlo
all'Occam. Una fedele esposizione del dialogo si può leggere nel libro
dello Scaduto: Stato e Chiesa, Firenze 1882, pag. 81 e segg.
INTRODUZIONE 01
vile *
oltre a questo piccolo scritto del 1342 Oc-
cam scrisse altre opere più vaste. Giova ricordare
le otto quistioni del 1339 e il dialogo del 1343, che va
diviso in tre parti, la prima distinta in sette libri
riguardava la chiesa e le eresie la seconda ripro-
;
del 1303 cosi nel trattato JDe potestate regia et papali di Gio-
vanni da Parigi (Riezler, pag. 153; Scaduto, pag. 93), come nella
Quaestio de potestate papae (Riezler, pag. 142; Scaduto, pag. 96).
hoc agite hoc pium, hoc justum, hoc sanctura, hoc minime italicum
bellum est. Lib. XVII, ep. 3, dopo la disfatta dei Genovesi (Fra-
cassetti, pag. 432): ab initio et scraper a bello italico dehortatus
eram: deinde autem de externo hoste quaesitae victoriae plause-
ram. Lib. XVIII, ep. 16, allo stesso Dandolo dopo le vittorie vene-
ziane del 1354 (Fracassetti, p. 506): Quousque enim miseri in
jugulos patria et in publicam necem barbarica circuraspiciemus
INTRODUZIONE 67
nes Italiae conducimus vastatores, pag. 510 nec : tibi persuadeas, pe-
reunte Italia, Venetiam salvam fore.
* Epist., Lib. XI, 8. A ragione il Bartoli scrive (op. cit. pag. 489):
Come il Petrarca si riconnette da un lato coli' Allighieri, dal-
l'altro sembra stendere la mano presaga al Machiavelli, il quale
coi versi di lui chiuderà il suo ritratto del Principe.
^ Il D'Ancona (opera citata, pag. 34) ricorda la famosa lettera
[De rebus familiaribus, ìli, 7J indirizzata a Dionisio di S. Sepolcro
nel 1339: Certe ut nostrarum rerum praesens status est, in hac
animorum tam implacata discordia, nulla prorsus apud nos dubi-
tatio relinquitur monarchiam esse optimam relegendis reparandis-
que viribus Italis, quas longus bellorum civilium sparsit furor.
Haec ut ego novi, fateorque regiam manum nostris morbis neces-
sariam, sic te illud credere non dubito nullum me regem malie,
quam hunc nostrum, cujus sub ditione vivimus. Si deve certo am-
mettere collo Zumbini {Saggio, pag. 84) che la speranza posta in Ro-
berto non durasse lungo tempo, perchè ben presto il re napoletano
si chiari indegno dei suoi alti destini. Epperó il Petrarca si volge
' RiEZLER, op. cit., pag. 215 e segg. Labanca, op. cit., pag. 148
e segg. Friedberg, De finium inter Ecclesiam et civiteìn regun-
dorum judicio, pag. 71 e segg.
70 INTRODUZIONE
(
INTRODUZIONE 71
LIBRO PRIMO
DALL'ERESIA ALLO SCISMA
CAPITOLO I
I CATARI
pag. 50; ScHMiDT, Eistoire des Catliares^ Paris 1849, II, 276.
74 LIBRO PRIMO
^ Anche Giovanni
di Lugio credeva quod omnes (?) animae libe-
rabuntur in poena et culpa {Su7nma, pag. 54 b).
fine a
* BoNACuRsus in
D' AcHERY, Spicilegiiim, I, 208: Sententia ta-
men omnium est illa elementa diabolum divisisse.
* Moneta, Adversus Catharos, Roma
1743, pag. 105: lUi enim
Cathari, qui duo ponunt principia dicunt populum Dei constare ex
tribus, scilicet corpore, animo et spiritu praesidente utrique. Questa
76 LIBRO PRIMO
mente esposte. Hujus rei caussa una est quia si populus Dei habe-
ret liberum arbitriumad utrumque, scilicet ad bonum et ad ma-
lum, ab eodem fonte et eadem natura esset bonum et malum, sic
ergo non esset necesse ponere duos Deos Secunda causa quia
. . .
*
V. ScHMiDT, Histoire des Cathares, II, 24.
^ Summa in Duplessis, pag. 52 a: De opinionibus Balasi-
nanza Diabolus cura suis angelis ascendit in coelum, et facto ibi
proelio cum Michaele Archangelo, extraxit tertiam partem creatura-
rum Dei et infundit eas quotidie in humanis corporibus et brutis.
^ Moneta, pag. 4: Credunt etiam quod Diabolus, invidens Altis-
Ad idem inducunt illud Apoc. VII, 2, ubi Johannes ait « vidi al-
terum angelum » si ergo fuit angelus, et non Deus.
bricatam, Dicunr, enim quod non liabuit vere corpus humanum sed
'
phaniasticnrn. Liber inquisit. tholosanae, ed. Limborch, pag. 92r
cum veruna corpus humanuna et veram carnem honoinis ex nostra
natura ipsurn (Christum) denegas assumpsisse. Il Sacconi nella
/St«m wa-attribuisce queste opinioni docetiche a Balasinanza, p. 52a:
quod Dei filius non assumpsit hutnanam naturam in veritate sed
ejus similem .... nec vero coraedit et bibit oec vere passus est
et mortuus et sepultus, nec ejus resurrectio fuit vera,- sed fuerunt
haec omnia Lugio non pare abbia avute opi-
putative. Giovanni di
nioni meno docetiche degli altri catari, perchè al passo della
Sutrima citato dalTHabn, I, 65: quod Cristus natus est secundum
carnem .... et vere passus est, crucifixus mortuus et sepultus,
segue quest'altro: putat quod omnia ista fuerunt in alio mundo su-
periori et non in isto. I Concorrezesi soltanto dicunt quod Christus
non assumpsit animara humanam; sed fere omnes credunt eum
assumpsisse carnem humanam de B. Virgine (pag. 55 a). Seconda
questa testimonianza i Concorrezesi più che docetisti sarebbero
monofisiti.
^ Anche Manes secondo Socrate, loc. cit. : Christum natum esse
non vult; illum spectrum fuisse dicit.
DALL'ERESIA ALLO SCISMA 83
fuit Angelus (pag. 55 a), ed al vescovo Balasinanza (pag. 52, B), vir-
II
cunt quod ille panis vere benedicitur. Nemo tamen ex iis credit
quod ex ilio pane conficiatur corpus Christi.
^ Vedi nel Duplessis il brano della cronaca di Rodolfo Co-
geshalense che si riferisce all'eresia dei Poplicani o Paoliciani.
. Ermengardus cap. 17 in Gretser, XII, 2, pag. 239: nec defunctos.
^- vivorum beneficiis et orationibus relevari. Eckbertus, sermo IX, in
;
Gallandi, XIV, 466: animae defunctorum vel in aeterna beatitudine
f coUocentur, vel aeternis suppliciis tradantur, atque hac ratione
j nec malis prodesse nec bonis necessarium esse ut prò eis orationes
* iìant, aut missae cele bren tur.
86 LIBRO PRIMO
Ili
rari, quia nullus adoraret furcas in qui bus pater suus fuisset su-
spensus.
<S8 LIBRO PRIMO
*
Moneta, 315: Haeretici conjunctionem istam illegitimam di-
*
cunt, idest contra Dei legem quia credunt corpus maris et foe-
. . .
gignere debent.
* Lo Schmidt osserva (II, 88) che solo i Bogomil, e i Concor-
rezesi avrebbero diritto di ammettere l'assoluto divieto del matri-
monio, perchè secondo loro colla nascita di nuovi organismi sì
aliud fuit nisi mulier .... Ex hoc probatis, omne genus humanum
.... natura esse ex fornicatione et nerainera salvari posse ni-i pur-
gatus fuerit per orationes et sanctificationes eorum, qui inter vos
perfecti vocantur. Anche T Ha.hn (op. cit., I, 86), giustamente con-
nette col principio fondamentale della mortificazione della carne
il divieto della congiunzione carnale.
* Liber inqiiisitionis iholosanae pag. 179: Item tu (Petra
.
IV
dicebat ita de eis: Quomodo fieri potest ut qui tam irrationabiliter '
7
DALL' ERESIA ALLO SCISMA 07
'
Moneta, pag. 274. Nullus Spìritum Sanctum habens potest
peccare.
Moneta, pag. 275. Notandum quod aliqui Cathari dicunt modo
^
*
Sacconi in Sutmna, 48 b: Panis benedictio est quaedam
fractio panis quam ipsi quotidie faciunt tara prandid*qnam in coena.
^ Summa, pag. 49 b. Fit etiara ista confessio publica coram
omnibus, qui ibi sunt congregati, ubi rauUoties sunt centura et plu-
res viri et mulieres et credentes eorura Cathari. Moneta, pag. 305.
Peccant autem circa confessionem arbitrantes quod non est necessa-
riura eam fieri sacerdoti et quod sutficiat si fìat Deo
Pag. 306, soli.
Episcopnm. Sum,ma, 51 a.
* Illa vero,
quae supra dicitur de Episcopo mutata est ab om-
nibus Catharis morantibus extra mare, diceniibus quod per talem
ordinationem videtur quod filius instituat patrem, quod satis ap-
pare! incongrum ; unde fit modo aliter in hac forma, scilicet quod
Episcopus ante mortem suam ordinat filium majorem in Episcopum.
Sum,m^a, loc. cit.
100 LIBRO PRIMO
*
Non sarà inutile dare in questa nota un breve cenno dei
gnostici, i più antichi precursori dei Catari. Tutti gli storici della
Chiesa s'accordano nel dividere lo gnosticismo in due grandi ca-
tegorie, l'alessandrino e l'orientale. Il primo s' inspira all' emana-
tismo delle ultime speculazioni greche, e non arriva in pratica fino
alle estreme conseguenze ascetiche, come il divieto del matrimonio.
Il secondo invece s'informa alle tradizioni orientali, e invece del mo-
nismo emanatistico pone uno spiccato dual