INTRODUZIONE
Ragazze, osterie, libri mal capiti ma letti, famiglie preoccupate, spesso politicamente divise, come
quella di Mario Gionfrida, il Gatto che ci aveva rimesso un braccio nellassalto con bomba carta a
via Botteghe Oscure e la cui sorella era una decorata della Resistenza.
Mescolanze di ceti: borghesi, piccolo borghesi, proletari, aristocratici, lavoratori e nulla facenti.
E soprattutto scuole. Di ogni ordine e grado.
Giovani e ancora giovani, giovani reduci reintrodotti in una vita che non poteva essere, non
volevamo che fosse, normale.
A Milano a mezzanotte frequentatori dei capannelli che, in piazza del Duomo, discutevano di
politica. Comizi improvvisati con dibattiti al caldo o al freddo con gli agit prop. Urla, spintoni,
sberle e cazzotti.
Poi allo Scoffone, nostra osteria accanto a via Torino, a trovare con un bicchiere di vino scadente
sedicenti collaboratoristi di Vichy e improbabili seguaci di Codreanu.
Ma anche locali alla moda dove imperavano gaudenti signorotti usciti dalle traversie della guerra,
come Bubi Matalon, ebreo e fascista dichiarato, e compiacenti ragazze pronte, anni dopo, ad aprire
affollati e rinomati salotti romani.
Primi comizi. Sudore e entusiasmo. Culto dellessere in minoranza. Attesa prudente e impaziente
dellora delle botte.
I comunisti li odiavamo. Con amore. Botte e rispetto. Portavano, incoscienti come noi, una visione
del mondo.
Viva il Duce e il resto merda. Lo difendevamo anche se, a taluni tra noi, non piacevano le pose
ieratiche, le mani sui fianchi, il 25 luglio subto come un qualsiasi Presidente del Consiglio, la fuga
col cappotto tedesco lungo il budello del lago di Como.
In realt, del fascismo come regime potevamo buttare molto, forse quasi tutto. Limpero
rivendicato, gli orbace dei gerarchi impettiti, le adunate oceaniche, larroganza del potere, i tributi a
un re antifascista.
Eravamo fuori e dentro il tempo, occupavamo la realt con le nostre convenienze.
Gli americani? Invasori e non liberatori.
La democrazia? Un inganno.
La guerra? Lavevamo persa (male) e non vinta.
La Resistenza? Epopea finta, costruita.
Polizia e carabinieri? Servitori di uno Stato che non era nostro.
Solo quarantanni dopo avremmo scoperto che, al contrario, molti, troppi, anche a livello elevato,
avevano amoreggiato con poliziotti, carabinieri, servizi pi o meno segreti e mai deviati, per
difendere lo Stato dei partiti, loccidente del consumismo materialistico contro la presunta minaccia
dei cosacchi a San Pietro.
Il mal sottile del golpe. Dei militari al potere. Del governo autoritario. Di quello che Adriano
Romualdi chiamava paternalismo il cui fine quello di mandare a letto presto i giovani onde
evitare che facciano politica. Della conservazione cattolica, apostolica e romana. Delle trame
NATO predisposte nella basi USA in Italia.
Romualdi e Nicolai, pur cos diversi, non credevano a queste cose. Rauti diceva di non crederci ma,
sotto sotto, agiva (doveva agire, come avremmo scoperto dopo) per esse.
Quanto ad Almirante oramai non era pi il profeta macilento (definizione di Alfredo Cucco) ma,
dopo lincontro con la Stramandinoli (in arte Donna Assunta) era divenuto un damerino azzimato,
profumato e benestante.
Ma noi, nonostante tutto, credevamo ancora di essere diversi.
Se, per un miracolo andassimo al potere, ci dicevamo, faremmo ben vedere a tutti di che altra pasta
siamo fatti.
Lesempio conta pi di mille discorsi. Potremmo essere ministri e assessori senza rubare, senza
diventare arroganti, saremmo i degni rappresentanti di quellItalia umile e dignitosa che amiamo.
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IO LI CONOSCEVO,
E LI CONOSCO BENE
Lo posso dire con certezza: io li conoscevo bene. E, ancora, li conosco bene.
Di tutto quello che accaduto nel mondo della Destra, del Movimento Sociale prima e del
trasloco non certo il mio in Alleanza nazionale poi, ho una conoscenza diretta. Fino al giugno
del 1991. Quando fui cacciato da Gianfranco Fini, che pochi giorni dopo sarebbe tornato a occupare
la carica di segretario del MSI. Gli bast una telefonata di tre minuti. Ricordo bene quel momento e
quelle parole.
Insieme a me uscirono dal Movimento Sociale altri tredici componenti di quella che era la
Direzione Nazionale del partito. Tra loro, alcuni nomi divenuti poi famosi per varie ragioni, ma
soprattutto, almeno i primi due o tre, per colpa delle trasmissioni tv: Fabio Granata, Carmelo
Briguglio, Umberto Croppi, Beppe Nanni, Marco Valle, Beniamino Donnici.
Uscimmo perch Fini sosteneva posizioni opposte a quelle che sostiene oggi.
Fini, il giorno prima, era tornato a fare il segretario. Alla fine di quel Comitato centrale, io e altri
componenti la Direzione nazionale, tra cui i nomi appena ricordati, stilammo un durissimo
comunicato con il quale attaccammo frontalmente le posizioni di Fini. E cio: il perdurante pigro
nostalgismo, la mancanza di ogni previsione sulla imminente tangentopoli, lassenza di un
progetto politico nuovo, la inadeguata comprensione di ci che nel mondo sarebbe accaduto col
crollo del Muro di Berlino, lincapacit di sposare un originale progetto culturale che ci permettesse
di dialogare con una parte della societ italiana.
Tornato a Milano, il luned successivo fui invitato a chiamare Fini. Mi disse che ero di fronte alla
scelta di smentire ufficialmente il comunicato, lasciando gli altri firmatari al loro destino, oppure di
fargli pervenire le mie dimissioni. Gli risposi che entro cinque minuti le avrebbe avute. Via fax.
Negli anni successivi, la mia conoscenza degli uomini e delle situazioni meno diretta. Ma, avendo
contezza di coloro che sarebbe diventati protagonisti della povera politica italiana degli ultimi
ventanni anni dal momento, cio, in cui sceso in campo Silvio Berlusconi posso capire,
meglio di chiunque altro, le loro recondite e vere intenzioni, e quindi le ragioni e le motivazioni che
stanno alla base di molti dei loro comportamenti. Che si riassumono in tre semplici parole: Potere,
Posti, Soldi.
Io ritengo che la storia di un partito sia determinata in gran parte dagli uomini, dai dirigenti, dai
responsabili che ne hanno fatto e ne fanno parte. E quindi occorre partire proprio dagli uomini per
raccontare ci che avvenuto.
Comincio da Pinuccio Tatarella. Egli stato linventore della politica della alleabilit. Questo
brutto termine significa - allora e oggi che non lo si usa pi ma che viene ancora applicato su vasta
scala - che non bisogna mai rompere con chi poteva, potrebbe, pu diventare tuo alleato. Questa
linea di condotta vale sia allinterno del partito che fuori.
Se si leggono molti degli avvenimenti e delle scelte di un recente e recentissimo passato operate da
Gianfranco Fini o da chi lo ha lasciato o anche da quei pochi che sono rimasti con lui -, si potr
facilmente comprendere chi ha continuato a seguire quella linea di Tatarella e chi invece lha
abbandonata. Cos come possibile farlo di fronte ai comportamenti dei cosiddetti ex-AN che nel
dicembre 2012 hanno lasciato Berlusconi e la Pdl.
E difficile dire che cosa avrebbe o non avrebbe fatto Fini se Tatarella fosse stato ancora vivo.
Avrebbe o no rotto con Berlusconi? E, prima di questo, avrebbe o no, fatto scomparire e sepolto
Alleanza nazionale, il proprio simbolo, la storia che bene o male rappresentava? Far parlare i morti
o, ancor peggio, farli decidere, esercizio spiacevole.
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Posso dire che Tatarella non aveva il feticcio del partito e dei simboli e che la famiglia Tatarella, nel
senso dei suoi superstiti, ha seguito Fini dopo la rottura con Berlusconi.
Pinuccio non amava sicuramente Berlusconi e, quando poteva, lo faceva anche capire. Essendo un
politico puro non poteva di sicuro apprezzare lantipolitica di B. Era un conservatore di matrice
culturale meridionale e immaginava che, se qualcosa doveva cambiare, ci dovesse avvenire molto
lentamente e, naturalmente, a vantaggio suo e della sua visione politica. Meridionale e
conservatrice.
Tatarella era un politico puro. Intellettuale della Magna Grecia, secondo la famosa definizione
che Gianni Agnelli diede di Ciriaco De Mita, Pinuccio, o Pin come lo chiamavano dalle sue parti
in Puglia, allinizio era stato seguace di Ernesto De Marzio. Il quale, a mano a mano che quel suo
poulain salire i gradini della politica, malignamente ricordava a tutti: Quello era il ragazzino che
nella Federazione di Bari mi andava a comperare le sigarette.
Sotto la guida e lala protettrice di De Marzio classe 1910, tra i fondatori del Movimento Sociale,
vicesegretario del partito, per dieci anni capogruppo alla Camera dal 1969 al 1979, personalit di
spicco fino alla nascita di Democrazia Nazionale, sei volte deputato nel collegio Bari-Foggia -,
Tatarella aveva percorso tutte le tappe dellattivismo e della militanza missina. Era diventato
consigliere regionale e poi, com naturale, aveva pensato di compiere il salto verso Montecitorio
conquistando un seggio alla Camera dei Deputati. Era il 1976. Per la campagna elettorale aveva
inventato un colpo a sorpresa convinto che quella mossa lo avrebbe aiutato a vincere con quasi
assoluta certezza la concorrenza di altri potenti candidati. Si era fatto sponsor della candidatura di
un sacerdote, don Olindo Del Donno, un prete che per tutta la vita era stato fedele mussoliniano e
difensore della memoria della destra dopo lo scempio di Piazzale Loreto. Nella seconda guerra
mondiale, come cappellano militare, Del Donno fu presente sui fronti di Albania, Jugoslavia e
Russia. Venne decorato con la medaglia dargento al valore militare sul campo nel fronte dellEst,
la croce di guerra al valor militare in Albania e tre encomi dal Comando darmata. Dopo l8
settembre aveva aderito alla RSI e nel dopoguerra fu tra i primi sostenitori del nascente Msi.
La scelta di candidare quel sacerdote, ma pi ancora la sua decisione di accettare di mettersi in lista,
fece scalpore, proprio perch si trattava del Msi. Aldo Moro - raccont lo stesso Del Donno nel
suo libro Tre peccati e un deputato - mi disse: Perch non vieni nella Dc? Diventi il don Sturzo
secondo. E io gli risposi: Guardi che io sono nato cos. Era nato fascista, lo era rimasto, non
aveva rinnegato la sua ideologia e il suo credo politco.
Per quanto riguarda il clamore mediatico, Tatarella aveva visto giusto. Ad ampliare leco della
notizia arriv la sospensione a divinis del Vaticano contro don Olindo. Anche per questo la gente
riempiva le piazze incuriosita, per vederlo e ascoltarlo. Tatarella si portava appresso in tutti i comizi
quel prete nero, come lo avevano ribattezzato i giornali, ed era convinto che molta di quella eco si
riverberasse su di s. Risultato? Il sacerdote fu eletto - e rest deputato per undici anni, per quattro
legislature -, Tatarella no. Ma si tratt solo di una pausa.
In quello stesso 1976, in occasione delle elezioni anticipate, Pin dopo aver sbagliato i calcoli su
Del Donno diede prova della sua intatta intelligenza, evitando saggiamente di suicidarsi con
lavventura di Democrazia nazionale. Fu la prima volta in cui disubbidi a De Marzio, il quale
invece era uscito dal Msi insieme ad Alfredo Covelli, Raffaele Delfino, Mario Tedeschi, Enzo
Giacchero, Giulio Cesare Graziani e Pietro Cerullo. Fu proprio De Marzio a capeggiare la scissione:
giustific quella scelta dicendo che era sempre stato sostenitore di una destra democratica.
Tatarella, pur essendo perfettamente in linea con le posizioni di Democrazia nazionale, aveva
capito che quella volta il suo padrino e referente politico stava commettendo un grave errore e si
sganci. Lallievo aveva visto giusto: lesperienza di Democrazia nazionale si chiuse meno di tre
anni dopo, nel 1979. Inevitabilmente quei fuorusciti confluirono nella DC e sparirono di scena.
Tatarella, intelligenza politica a parte, aveva una grande dote: era un profondo conoscitore di tutta
la geografia politica italiana del vecchio Msi. Abilissimo, non tralasciava alcun dettaglio per
continuare a far accrescere in ogni angolo del partito simpatia e consenso nei suoi confronti. Ad
esempio, quando interveniva a un convegno di questa o quella corrente, estraeva dalla borsa
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sformata e consunta che portava sempre con s, giornaletti e riviste su cui aveva pubblicato qualche
articolo. Leggeva, mostrava e diceva: Vedete, questa la prova che io ho sempre condiviso le
vostre posizioni. In tal modo dimostrava la sua vicinanza alle tesi di quella corrente.
Lo spazio lasciato libero da De Marzio, port Tatarella a diventare il punto di riferimento di Destra
in movimento. Noi cattivi, la chiamavamo Mamma e pensiero. Mamma era Donna Assunta,
Pensiero era suo marito Giorgio Almirante. La corrente era vicina alla maggioranza interna del
partito e si mostrava abilissima nel conquistare posizioni nel Comitato Centrale, nelle Federazioni e
nel mondo giovanile. Anche per la sua capacit di controllarefisicamente i congressi.
Tutto sommato non era difficile. Cerano le delegazioni (provinciali e regionali) e i capi
delegazione. Bastava distribuire nei vari seggi elettorali personale capace. Il controllo era facile
sui voti per il segretario: il foglietto col voto, prima di essere piegato per intrudurlo nellurna,
veniva lasciato sbirciare agli osservatori
Ognuna delle correnti che sostenevano Almirante, convintamente o per i vantaggi che ne potevano
derivare, aveva un certo numero di scrutatori e osservatori che, uniti tra loro, facevano numero e
quindi potevano controllare anche fisicamente i loro delegati.
Ancora pi facile era controllare il voto per le liste. I vari rappresentanti si occupavano delle loro
liste e dei loro candidati protetti, quelli cio che venivano prescelti e fatti eleggere poich
assicuravano fedelt assoluta.
Poteva anche accadere che i designati vedessero aumentare a dismisura i loro voti nei conteggi
riportati nei fogli finali degli scrutini. Aggiungere un 2 davanti a un 5 significava moltiplicare per
cinque volte i voti effettivi. Come noto la democrazia va aiutata!
Forte di questi spazi Destra in movimento o se preferite - Mamma e Pensiero, in una certa
misura riusciva a condizionare Almirante.
Dal punto di vista umano trovavo, non solo io, che Tatarella fosse simpatico. Era impossibile
litigare con lui. Era anche leale e si poteva star certi che, se stipulava un accordo, anche il pi
scellerato, lo avrebbe comunque onorato. Fino in fondo, ad ogni costo.
Tatarella divent deputato nel 1979, e lo rimase per diciassette anni, fino al momento della sua
morte, prematura, avvenuta nel 1996 quando aveva sessantatre anni. Da qualche anno era diventato
anche un lader. Nel breve periodo del primo governo Berlusconi, nel 1994, era stato nominato
vicepresidente del consiglio e ministro delle poste e telecomunicazioni. Ricordo la sera del 7
dicembre 1994, festa di SantAmbrogio patrono di Milano. Ero tornato a casa per assistere in TV
alla prima della Scala. Vidi Tatarella in smoking assiso nel Palco Reale, scoppiai a ridere e quasi
caddi a terra per il divertimento e lincredulit.
Oltre ad essere il capo della delegazione di AN nel governo, Tatarella aveva un ruolo determinante
e decisivo nel partito. In fondo Fini e la corrente che a lui faceva capo era stata ed era una
invenzione politica di Pin. Le correnti e i gruppi che egli era riuscito a organizzare avevano grande
peso allinterno degli organi del partito (Direzione Nazionale, Comitato Centrale, Federazioni,
gruppi dirigenti giovanili). La corrente era potente ma non aveva leader presentabili, anche dal
punto di vista delfisico.
Pinuccio era troppo intelligente per non sapere che il suo modo di essere (fisico, modo di vestire,
accento pugliese, eterne impataccate di cibo su giacca, camicia e cravatta) non poteva essere quello
di un leader. Trov in Fini, che oltretutto era gradito a Giorgio Almirante, tutto quanto serviva, e lo
impose agli altri. Era tuttavia lui a dettare i tempio della politica, dentro e fuori il partito. Per lui
alleabilit termine che non mi mai piaciuto tuttavia non si sposava con servilismo. Credo
che per questa ragione tent, prima di morire, di indicare il progetto di Oltre il Polo. In pi
vedeva il pericolo della Lega. Gli altri invece pensavano solo ai posti e agli onori.
Proprio per questo la sua morte improvvisa cre un grande caos dentro AN: si trov dal mattino alla
sera priva del vero punto di riferimento, fino ad allora rappresentato da Pinuccio e non da Fini.
Credo che quello fu un momento di svolta anche per Gianfranco. Il periodo successivo alla
scomparsa di Tatarella e i problemi venuti a galla per lassenza di una figura come la sua, insieme a
tutte le contraddizioni e agli appetiti personali che si erano scatenati, fecero maturare in Fini la
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convinzione che quel partito fosse un peso troppo ingombrante, la cui gestione richiedeva sforzi e
continua dedizione. Quindi era meglio liberarsene. Soprattutto per non faticare
Credo che Fini si portasse dietro il partito, i suoi rituali, le inevitabili beghe interne, gli appetiti, le
lotte personali, sentendolo come un pesante fardello. Che cresceva e rendeva laria irrespirabile a
causa dei problemi moltiplicati dal numero delle province e delle regioni, dei colonnelli, dei sottocolonnelli e dei sergenti, e dei loro famelici e crescenti appetiti.
Il primo cenno ci fu quando Fini pretese che il tesseramento fosse fatto direttamente da Roma.
Lasciava ai vari capetti lonore delle cariche e delle passerelle, ma faceva capire che il partito era
il suo, ed era solo lui a decidere come dovesse essere.
In parte sbagli poioch, per esempio a Milano, la famiglia La Russa occupogni spazio. E ogni
possibile posto di governo e sottogoverno. E a Milano cera anche Salvatore Ligresti e i suoi
capitali.
Cos fu chiaro che, qualche tempo dopo, Fini non poteva pi sottrarsi al colpo del predellino di
Berlusconi: la maggioranza di AN infatti era gi, da tempo, ad Arcore. Anche questo spiega, da quel
momento in poi, le ragioni del progressivo svuotamento della funzione politica di Alleanza
Nazionale. La linea era diventata solo questa: Posti & Potere.
Nel frattempo, a poco a poco - e limpresa sarebbe durata nove anni - Fini aveva cominciato a
liberarsi, progressivamente e molto lentamente com nel suo carattere, del condizionamento di
Silvio Berlusconi. Anche quelle che allora sembravano solo banali punture di spillo, nella mente e
nella strategia di Fini miravano a creare, a piccoli passi, un clima.
La parte finale di questo cammino coincise col primo vero splash-down avvenuto in modo diretto e
palpabile, in diretta televisiva, nellaula del Parlamento europeo, il primo luglio del 2003. Quel
giorno Berlusconi, nelle sue vesti di presidente del consiglio, pronunci il famoso intervento contro
il parlamentare europeo Martin Schultz della SPD, il partito socialista tedesco, reo di aver criticato
il conflitto di interessi del premier italiano e i suoi ripetuti attacchi ai magistrati. Berlusconi aveva
reagito in modo stizzito e, rivolto a Schultz, aveva detto: So che in Italia stanno girando un film sui
lager nazisti. La proporr per il ruolo di kap.
Fini, nelle sue vesti di vicepresidente del Consiglio, era seduto proprio accanto a Berlusconi. La sua
espressione di disgusto e di imbarazzo, col suo volto che si allontanava palpabilmente dal capo del
governo, illustr la situazione meglio di qualsiasi ragione politica. Anche perch Gianfranco era gi
in rampa di lancio per diventare ministro degli esteri al posto di Franco Frattini, che aveva preso il
posto del tecnico Renato Ruggiero, un uomo che Berlusconi aveva voluto al governo in quota
Fiat, e che aveva le ore contate proprio perch tutelava pi gli interessi di Torino che non quelli del
paese. Per Fini, dunque, in quella circostanza a Strasburgo e con la situazione che si era venuta a
creare, diventava molto controproducente trovarsi di fianco a Berlusconi e rischiava di riverberare
negativamente anche su lui la perdita di credibilit internazionale che quella estemporanea e
improvvisa uscita del premier aveva determinato.
Dopo la sua eloquente espressione a caldo e in diretta tv, Fini accentu la sua presa di distanza
con questa dichiarazione: Nessuna accusa, per quanto faziosa, pu giustificare lepiteto di kap
nazista per un avversario politico. Umanamente capisco, ma non condivido, lostinazione con cui il
presidente Berlusconi ha difeso le sue parole che certamente volevano essere ironiche. Era meglio
chiedere scusa. Il premier mastic amaro e se la leg al dito. Dal canto suo Schultz assurse a
improvvisa notoriet grazie a quella gaffe di Berlusconi. Credo che anche quellepisodio abbia in
qualche misura determinato, nel gennaio 2012, la sua nomina a presidente del Parlamento Europeo.
Proprio pochi mesi dopo che Berlusconi aveva lasciato palazzo Chigi.
Per ragioni diverse, molto diverse da quelle che riguardano Tatarella, unaltra figura di spicco del
vecchio MSI quella di Ignazio La Russa, ma su di lui mi soffermer a lungo tra poco. Le altre
figurine del Presepe, e questo fa rifulgere ancora di pi la luce di Pinuccio Tatarella,
comprendono personaggi che non meriterebbero nemmeno una citazione ma che, di questi tempi
diventa necessaria per far capire, e confermare, per quali ragioni si giunti a un cos infimo livello
di degrado della politica e, conseguentemente, di sfiducia e ripulsa da parte dei cittadini.
La mia personalissima galleria dei busti di questo Pantheon scusate il termine fuori luogo ed
esagerato - della cosiddetta Destra italiana, comincia da Maurizio Gasparri. Il suo DNA quello
dellinformatore dei carabinieri. Occhio a palla storto e liquido, labbro inferiore pendulo. Non ha
mai fatto lattivista. Al contrario, molti attivisti negli anni 80 lo cercavano per menarlo,
attribuendogli, a torto o a ragione, responsabilit per i loro guai. Diventa presidente nazionale del
FUAN e poi giornalista, dopo un praticantato pi o meno fasullo al Secolo dItalia. Giornalista
stipendiato, ovviamente. Sposa Amina Fiorillo di Milano, una protetta di Ignazio La Russa.
Collabora con lei allAssociazione sportiva Fiamma, nel periodo in cui era presidente un tizio che
si rubava i contributi del CONI.
Ogni volta in cui parlo di Gasparri mi torna alla mente lo stesso aggettivo che, fin dal primo
momento in cui lho incontrato, trovo abbia ben descritto la mia sensazione, e considerazione, nei
suoi confronti: viscido. Quando mor Giorgio Almirante, appena due giorni dopo la morte di Pino
Romualdi, Gasparri tent di farmi aggredire fuori dalla camera ardente allestita a Roma in via della
Scrofa, da due pugili della palestra foraggiata e mantenuta da Peppino Ciarrapico. Quando in
Afghanistan furono arrestati due operatori di Emergency, Gasparri dichiar che erano dei
terroristi. Una cialtronata. Quando stato ministro delle poste e telecomunicazioni, ha fatto da
passacarte a Fedele Confalonieri per la legge sulle TV e la famigerata introduzione del digitale
terrestre, la norma che ha dato il colpa di grazia a tutte le televisioni locali italiane a solo vantaggio
del Biscione.
Voltiamo pagina. Un altro statista, o sedicente tale, Altero Matteoli. Il suo assillo sempre
stato: Come far a mantenere la famiglia, se non sar pi rieletto?. Il ritratto che ho scritto
qualche anno fa, e che troverete qualche pagina pi avanti, parla da solo. Ho limpressione che,
prima o poi, si trover in qualche grosso casino. Non a caso, gli uomini della cricca erano amici
suoi.
Tra le altre figure di spicco, non pu mancare Alfredo Mantica, per me un tasto dolente.
Intelligente ma spregiudicato, studente-lavoratore (si laureato alla Cattolica in un corso serale), ha
sempre terribilmente sentito il peso della sua estrazione sociale. Ha trovato posti di lavoro da cui ha
dovuto allontanarsi per la sua innata propensione al pettegolezzo e allintrigo. Un posto (da
assistente alla presidenza della San Pellegrino) glielo trovai io. Anche quello non dur. Per crearsi
un gruppetto di seguaci, ai tempi del MSI, invitava di sera a casa sua dei giovani per parlare della
battaglia di Berlino e delle Waffen SS. Uno di questi ospiti gli scop la moglie. Ha lavorato anche
con Ciarrapico. Non so perch negli ultimi anni lo hanno ribattezzato Sen. Mastica. Da quando
ho lasciato il MSI non si pi fatto vivo con me neppure una volta.
Nel maggio 1972, alla vigilia delle elezioni, dopo un comizio di Almirante in piazza Duomo a
Milano, ci furono dei duri scontri con la polizia. Mantica fu mandato a vedere cosa stesse
accadendo. Si trov tra i piedi un candelotto che allontan con un calcio. Fotografato, fu colpito da
un mandato di cattura. Si rese latitante a Rimini dove, ogni sera, con la sua auto andava a prendere
laperitivo a un bar, sempre lo stesso. Inevitabilmente fu arrestato e trascorse un mese a San Vittore.
Le lettere dal carcere inviate alla comune amica Carla Depaoli, testimoniano una sua fragilit che lo
avrebbe portato a fare qualunque cosa pur di uscire. Si messo a disposizione di La Russa. Voleva
arrivare. Negli anni 80 era con me in consiglio comunale a Milano. Io ero il capogruppo e lui,
allinsaputa di tutti, tratt direttamente con il sindaco Tognoli per avere la presidenza di una
commissione comunale. Successivamente, non sentendosi valorizzato (non era stato rieletto
senatore) voleva passare al PSI. Lo scongiurai per una intera notte nel mio ufficio di corso
Matteotti. Era presente anche Dario Vermi, consigliere provinciale che, pi dignitosamente, voleva
ritirarsi a vita privata. Riuscii a convincere Mantica e feci la su fortuna.
E stato cinque volte senatore, e due volte sottosegretario agli esteri nei governi Berrlusconi. Le
Waffen SS, la lotta al sistema, la guerra alla concezione americana della vita, sono in soffitta.
Lunica traccia di una sua iniziativa riguarda il caso-Battisti, il terrorista dei proletari Armati per il
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comunismo latitante prima a Parigi e poi in Brasile, condannato a due ergastoli per quattro
omicidi, tra cui quello dellorefice Pierluigi Torregiani e per il ferimento di suo figlio Alberto, che
allora aveva solo quindici anni. Mantica in questa occasione ha mostrato gli attributi: ha ventilato
lipotesi di cancellare una partita di calcio contro la nazionale verde-oro! Naturalmente nessuno gli
ha dato ascolto. La partita si svolta regolarmente. Cesare Battisti si gode indisturbato il sole di
Copacabana. Alberto Torregiani da trentaquattro anni costretto su una sedia a rotelle per la
pallottola di Battisti che lo colp alla spina dorsale.
Un altro busto del Pantheon indubbiamente quello di Riccardo De Corato, detto Vostro Odore
per lo scarso uso di acqua e sapone. Posso fornire una testimonianza diretta: in consiglio comunale
infatti sedeva accanto a me. Ogni mezzora me ne andavo alla buvette per prendere aria.
Completamente analfabeta, faceva interpellanze e interrogazioni con errori di grammatica, sintassi e
ortografia. Le doveva sottoporre a me, in quanto capogruppo, e io cercavo di correggere senza
offenderlo. Non avendo nullaltro da fare e disponendo dellufficio del gruppo alla Regione,
divenne linterlocutore privilegiato di tutti i giornalisti di tutti i giornali milanesi. Culo di piombo,
leggeva tutte le delibere e faceva le pulci anche per le risme di carta consumate nei vari assessorati.
Durante Mani Pulite piazz praticamente una tenda in procura. Antonio Di Pietro era il suo idolo.
In quel periodo parecchie volte lo cerc al telefono un iscritto del MSI, di nome Antonio Di Pietro,
impiegato allIstituto Case Popolari, che voleva segnalare e documentare una strana storia sulla casa
di Francesco Saverio Borrelli. De Corato rispose al telefono solo la prima volta, credendo fosse il
vero Di Pietro a cercarlo. Ma, dopo aver capito di che si trattava, evit in tutti i modi quel missino
che aveva davvero creduto nella vocazione giustizialista di De Corato.
Uomo di La Russa a tutti gli effetti, durante Tangentopoli n in consiglio comunale n fuori, disse
mai qualcosa contro Salvatore Ligresti. E stato ampiamente ricompensato. Quattro volte senatore,
contemporaneamente vicesindaco di Milano e poi deputato. Non so dove adesso abiti. Certo non pi
nel sottoscala della federazione del MSI di via Mancini. Ha sposato Silvia Ferretto-Clementi,
divenuta due volte consigliera regionale e poi emarginata. La signora De Corato, ora sono separati,
ha lamentato di essere stata vittima di un complotto ordito dai fratelli La Russa. Lhanno espulsa dal
partito nel 2003 dopo una guerra durata anni. Da quando, diceva lei, aveva preso le distanze dai
saluti romani e dal s del suo partito alla pena di morte, attaccando frontalmente Romano La Russa,
fratello di Ignazio, europarlamentare e assessore allindustria della giunta Formigoni. Il primo atto
da reggente di Ignazio La Russa disse nelle prime ore dopo lespulsione - stata la difesa di suo
fratello. E pensare che non avevano preso un provvedimento del genere nemmeno contro Guido
Bombarda, l'ex assessore regionale di An, che ha patteggiato per corruzione. Sono stata punita
perch ho battuto due volte il fratello del reggente in un partito dove il requisito fondamentale la
capacit di inginocchiarsi allarroganza dei La Russa. In questo caso, Ignazio, che la Ferretto ha
accusato di gestione familistica di An e che si sarebbe fatto dare un mandato in bianco dall'
assemblea nazionale per cacciare lei, che non ha mai rinnegato il partito. Di pi: Senza la
possibilit di difendermi. In Unione Sovietica ai dissidenti si faceva almeno un processo farsa.
Sarebbe interessante indagare sui rapporti tra i La Russa e il costruttore Ligresti, che non credo
siano solo di amicizia. I maligni sostenevano che con quelle parole si era giocata per sempre la
protezione dellex marito Riccardo De Corato, dal quale si era pochi mesi prima separata. La
Ferretto aveva replicato: Ho sempre fatto politica col mio nome, a differenza di Romano La Russa,
che prese i voti usando il cognome del fratello. Con mio marito andavo solo alle prime della Scala.
Altri invece propendevano per la tesi secondo cui De Corato aveva deciso di separarsi subito dopo
che la moglie si era scontrata coi La Russa, mostrando che tra Silvia e la famigghia preferiva la
seconda. La cosa buffa fu che, pur essendo stata espulsa da AN a Milano, la Ferretto continu a far
parte dellassemblea nazionale del partito. Prima di passare, senza fortuna, allUDC senza pi
essere eletta. I De Corato non si sono mai pi rimessi insieme e lei in forte crisi di astinenza di
cariche politiche. Un po come Tiziana Majolo con Giorgio Stracquadanio.
Unaltra donna, politicamente di diversa levatura, Cristiana Muscardini. Bravissima! E passata
attraverso tutte le vicende della Destra e in tutte le sue correnti. Si adatta come il silicone nelle
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fessure. Una legislatura alla Camera e quattro al Parlamento Europeo. Ora in FLI (fino a quando?).
Doveva, stando alle intenzioni di Fini, contrastare La Russa a Milano dopo lepisodio della
Caffetteria. Comera ovvio, non c riuscita.
Come dimenticare Alessandra Mussolini? Politicamente nasce da uno scherzo elaborato nellufficio
di Domenico Mennitti, due volte deputato del MSI, ex vicesegretario nazionale del MSI ai tempi di
Pino Rauti, poi passato a Forza Italia ed eletto europarlamentare e per due volte sindaco di Brindisi.
Quando dirigeva il Roma di Napoli, Mennitti insieme col deputato napoletano Antonio
Mazzone - studi a lungo qual era il modo migliore per mettere in difficolt Fini nel 1993, allorch
si candid alle comunali di Napoli. Lanciarono sul giornale la candidatura di Alessandra a sindaco.
Fini non si scompose e accett. Da l cominciata lascesa di Alessandra, che da un anno era stata
eletta deputato ma non aveva spazio. E non ha n arte n parte. Fino ad allora aveva frequentato gli
pseudo salotti socialisti di Roma in cerca di una collocazione artistica(!). Divenne a quel punto la
nipotina e la nostalgia fece il resto. Populista e popolana (da mercato del pesce di Napoli), non
capisce nulla di politica ma, urlando e gesticolando, sembra avere ragione. E sensibilissima al
denaro. Cos come il marito, Mauro Floriani, ex capitano della Guardia di Finanza. Il signor
Mussolini fece clamore allorch si dimise dalle Fiamme Gialle per diventare manager di rilievo di
Metropolis la societ che cura il patrimonio immobiliare di Ferrovie dello Stato. Niente di strano,
se non fosse stato che al vertice di quellazienda di trasporti sedeva Lorenzo Necci, presidente
dellEnimont proprio all'epoca in cui Floriani indagava in stretta collaborazione e per conto di
Antonio Di Pietro sulla maxitangente del colosso chimico. Ma non basta. Lex capitano, indossate
le nuove mostrine da manager, era passato alle dirette dipendenze di Mario Alberto Zamorani, uno
dei protagonisti di Tangentopoli, che aveva traslocato dallItalstat a Metropolis. "Embe, che
ccentra?, era sbottata Alessandra: Mauro stato assunto dalle Ferrovie due anni dopo la fine del
processo Enimont. E inoltre, se uno non dovesse pi avere a che fare con tutte le imprese coinvolte
in Mani pulite, smetterebbe di lavorare. S, ma lui un lavoro ce laveva gi: alle Fiamme Gialle,
appunto.
Alessandra diventata un personaggio fisso (talvolta anche con la madre, Anna Maria Scicolone,
sorella di Sophia Loren e moglie di Romano Mussolini) dei programmi televisivi (RAI e Mediaset).
Le due parlano di tutto. Lei ha certificato (?) lautenticit dei diari di Mussolini scovati (la terza
volta nel corso degli ultimi sessantanni) da Marcello DellUtri. Qualche ricompensa lha
certamente avuta. Quando una, senza colpa ma anche senza merito, si trova a portare un nome per il
quale, da una parte e dallaltra, centinaia di migliaia di italiani sono andati a morire, dovrebbe avere
il pudore e la responsabilit di sentirne il peso. A lei non mai accaduto. Vajassa.
Mi vergognai quando, avendola accompagnata ad una trasmissione televisiva per le Europee del
2004, alluscita fummo avvicinati da un gruppo di ragazzi che le chiesero un autografo. Su una
cartolina dove lei compariva con le tette al vento!
Spero tanto che un briciolo di sobriet consenta allItalia di rimandarla a casa.
Tra le new entry femminili della Destra c Giorgia Meloni. E una modesta modista della
Garbatella con lo sguardo perennemente stupefatto. In continuazione sembra domandare a se stessa:
Ma come ho fatto a diventare Ministro della Repubblica?. Nessuno stato ancora in grado di
trovare la risposta.
Torniamo ai maschietti. Una figura maschia certamente quella di.Gianni Alemanno. Un
tempo rivoluzionario duro e puro, rautiano di ferro, si fidanza proprio con la figlia di Rauti, Isabella,
secredente nuova Pulzella dOrleans. In virt di questo curriculum, Alemanno viene piazzato dal
futuro suocero come capolista alle regionali nel Lazio del 1990. Rauti, per imporlo, sacrifica il
vecchio amico Paolo Andriani, ordinovista della prima ora.
Ma, quando Rauti si dimette da segretario nel 1991, il genero abbandona il suocero e si avvicina a
Fini. Rauti, nel frattempo, ottiene dal nuovo padrone del partito il posto di parlamentare europeo.
Dopo Fiuggi, Alemanno resta con Fini. Si separa dalla moglie, che va a consolarsi con Luca
Romagnoli, nuovo pupillo di Rauti dato che gli fa da segretario e portaborse. Ma, colpo di scena,
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si nasconde dietro il simbolo del PdL, AN muore. Fini aveva paura di misurarsi col voto,
sciogliendo AN dentro il PDL voleva evitare che lo contassero e che Berlusconi dimostrasse qual
era la sua forza rispetto agli altri. Allinterno del partito la cancellazione pass grazie al famoso
70-30: ogni dieci collegi sicuri, sette sarebbero toccati a Forza Italia e tre ad AN. In questo modo la
poltrona era garantita.
Fini arriv a quella decisione sciagurata poich non sopportava pi il partito. Troppi appetiti, troppi
galli o capponi, troppo finto unanimismo. Lo adulavano ma tentavano di condizionarlo con ogni
mezzo. Inoltre quasi tutti i colonnelli erano gi sul libro-paga di Berlusconi. Anche il fallito
tentativo con lelefantino di Segni si spiega in tale ottica. Fini, nelle elezioni del 2008, fu in parte
carnefice e in parte vittima della scomparsa del simbolo di AN dalla scheda. Fu costretto ad
accettare. E non a caso rifiut di fare il ministro, preferendo la presidenza della Camera per avere
pi spazio di manovra, dato che non sopportava pi Berlusconi. Ma, al tempo stesso, non aveva
avuto il coraggio di fare come Pierferdinando Casini: mollare il cavaliere e rischiare lazzardo
presentandosi da solo alle elezioni col simbolo dellUDC.
Dopo il siamo alle comiche finali, in occasione della nascita del partito del predellino, Berlusconi
mise Fini di fronte al fatto compiuto. Inoltre, aveva gi pronta la carta Storace-Santanch. Fini tent
lultima mossa: pose come condizione la non alleanza con La Destra. Fu una vittoria facile da
ottenere, e inutile.
In realt Fini a quel punto poteva fare poco. Altro discorso quello che poteva fare prima. Ad
esempio lanciare pubbliche dichiarazioni contro Berlusconi e il berlusconismo come fenomeno
sotto-culturale che aveva cambiato lessenza stessa degli italiani. Le alleanze si possono anche fare
parlando chiaramente. Ma ci vuole una schiena molto dritta
Ma, soprattutto, come conseguenza e coerenza, Fini non doveva accettare il 70-30, cio la
manifestazione pi evidente della partitocrazia inserita nel sistema monarchico e monocratico di
Berlusconi. Anche nellex-AN passava e vinceva il sistema-Berlusconi: non contava pi il merito e
il valore, ma la fedelt al capo. Sia che il suo nome sia Berlusconi, sia che si tratti di Fini.
Nel partito del predellino, La Russa divent vice-coordinatore nazionale con Verdini e Bondi sopra
di lui. La Russa si sentiva ormai forte. Aveva Milano, la Lombardia e tutto il resto. Poteva dedicarsi
a Roma e tentare di fare il salto di qualit. Per questo volle il ministero della difesa. Sulla base di
questo calcolo: al partito Bondi contava ben poco, mentre Verdini era ed pi bandito di lui. Ma lo
si sarebbe scoperto dopo.
Fini vinse solo su un fronte, irrilevante: ottenne che la Santanch venisse messa fuori, anche La
Russa laveva scaricata. Fini, tra laltro, non la voleva e non la sopportava pi. Lei invadente, non
capisce nulla di politica ma usa la politica per campare. La Santanch si rassegn sulla base di una
serie di elementi. Dopo la cacciata venne mandata, insieme con Storace, da Berlusconi. Il
Cavaliere laveva assicurata che avrebbe fatto lalleanza elettorale con La Destra e che lei sarebbe
diventata certamente ministra (possibilmente alla Difesa, come lei desiderava e gi diceva in giro).
Fini si oppose al progetto e Berlusconi si rimangi tutto. La Santanch strepit, ma inutilmente. La
Russa non fece nulla. Aveva i suoi progetti, pensava gi al ministero pi interessante sa scegliere
Santanch e Storace vennero messi alla porta, anche da Berlusconi. Si presentarono da soli alle
elezioni del 2008, Daniela era addirittura candidato premier. Us la campagna elettorale per avere la
maggiore visibilit possibile. Pensava gi al dopo. Alla faccia di chi lha sostenuta. Obbediva, come
ha sempre fatto, a Gigi Bisignani, suo ex-amante e suo inventore sul piano politico.
Dopo quella vittoria elettorale, qualcuno sostiene che Berlusconi commise un errore mandando Fini
alla presidenza della Camera anzich tenerlo nel governo e tenerlo sotto ricatto costante, dato che
avrebbe potuto dimissionarlo in caso di ribellione. In realt era Fini che voleva la presidenza di
Montecitorio. Solo quello. La vittoria elettorale era sicura e gli accordi vennero sottoscritti prima. In
quel governo entrarono La Russa, Matteoli, Ronchi, Meloni. Viceministro: Urso. Sottosegretari:
Mantica, Mantovano, Menia, Buonfiglio, Giorgetti.
Di La Russas detto, di Matteoli anche. Eccoci a Ronch e Urso. Il primo, da giornalistino di una
TV privata romana, divenne prima deputato poi ministro. Me lo ricordo negli anni 80 quando
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veniva a Montecitorio cercando di risultare simpatico. Urso invece era stato laddetto stampa di
Rauti (in quota Mennitti) nel 1990. Intelligente, anche se parlava con tono di voce cos basso che
era difficile capirlo. Diceva tera, guera, bira, etc. etc.
Dopo la vittoria di Berlusconi alle politiche del 2008 solo a Storace non tocc niente. Per La Destra,
di cui non le fregava niente, solo la Santanch, qualche tempo dopo, pass allincasso con
Berlusconi diventando sottosegretario. Dopo averlo accusato di volere tutte le donne solo in
posizione orizzontale, dopo le elezioni si riavvicinata al Cavaliere fin dal giorno dopo il voto.
Bisignani ha molto brigato per lei. Poi arrivato Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale: si
dato completamente a quella mangiatrice di uomini con lhobby delle famiglie. Basta guardare
com sempre pi pallido, ogni giorno che passa. Storace ha approfittato del ritorno della
pecorella Daniela nellovile di Arcore per riempire con uno dei suoi almeno una casella negli
ultimi mesi di vita del governo Berlusconi: Nello Musumeci stato nominato sottosegretario. E
uno che come una meteora. Se non guardi il cielo, non la vedi.
E torniamo ai La Russa. Per le pi diverse circostanze, in questi anni ho avuto pi volte loccasione
di scrivere sulla Famiglia, anzi, sulla Famigghia. Il capostipite Antonino La Russa. Dalla
sua unione con Concettina Maria, avvenuto nella nata Patern, provincia di Catania, il 6 ottobre
1937, sono nati quattro figli: a luglio 1938 arriv il primogenito, Vincenzo, dieci anni dopo tocc a
Ignazio Benito Maria, poi a Emilia e infine a Romano Maria.
A darmi lo spunto a scrivere di loro sono stati alcuni singolari episodi, come ad esempio la storia
del necrologio dedicato alla madre del futuro ministro della difesa. Quando la signora venne a
mancare, 6 maggio 2004, pochi mesi prima del marito, sul Giornale fu pubblicato tra gli altri una
partecipazione al lutto a pagamento che abbinava il nome di Concettina Maria Oliveri in La Russa a
un cognome che la defunta in realt non aveva, ma che risultava essere molto pesante e scomodo
e fece andare su tutte le furie gli esponenti del clan. Si trattava di un errore, probabilmente voluto, o
forse no. Il cognome aggiunto era: Virgillito. Lignoto autore (mancava qualsiasi indicazione della
firma) ricordava, commosso, la defunta Concettina Maria Virgillito in La Russa. A molti,
soprattutto della famiglia, quel richiamo al cognome Virgillito suon come una sorta di
messaggio trasversale ai La Russa e un modo per segnalare pubblicamente i legami, che per
lunghi anni si era cercato di cancellare, con quel cognome evidentemente ritenuto ingombrante
perfino dai figli della defunta e anche dal consorte rimasto vedovo. Tutti loro non mancarono di
manifestare il gradimento allautore, forse in assoluta buona fede ma che fu rintracciato attraverso
gli uffici amministrativi del Giornale - di quel necrologio che la Famiglia evidentemente riteneva
cos fastidioso. Ho saputo da fonte certa che Ignazio era furibondo per questa iniziativa (voluta?
casuale?) che collegava la sua famiglia al disinvolto finanziere degli anni 40.
In realt era tutto vero, non cera niente da nascondere. Michelangelo Virgillito, un controverso
personaggio che a ventanni aveva lasciato la nata Patern per fare fortuna a Milano, va
considerato a tutti gli effetti il fondatore della dinastia dei La Russa, lartefice delle loro fortune
economiche e della loro rete di relazioni di potere. E quindi un minimo di gratitudine postuma
lavrebbe certo meritata invece di tanta irritazione.
A parte quellepisodio curioso, per capire fino in fondo gli atteggiamenti di Ignazio La Russa,
bisogna sempre fare riferimento agli interessi del suo clan. La Famiglia (Virgillito-La Russa)
nasce a Patern, ma il centro dei suoi interessi si sposta e si ramifica nel capoluogo lombardo.
Virgillito, nato a Patern nel 1901 e morto a 76 anni a Milano, stato ed definito imprenditore e
filantropo. Figlio di Domenico e Provvidenza Bonaccorsi dunque, i nonni materni di Ignazio La
Russa e dei suoi fratelli -, Michelangelo fin da ragazzo mostr ingegno e inventiva. Qualche anno
dopo la fine della prima guerra mondiale lasci la provincia di Catania per emigrare a Milano.
Cominci a lavorare nel commercio di materiali ferrosi e scarti di rottami. I guadagni erano buoni e,
insieme ad altri finanziamenti, venivano subito reinvestiti nellacquisto di immobili, soprattutto
cinematografi: prima la sala di via Cimarosa poi nel 1925 un altro locale in via Farini, due anni
dopo il cinema Principe di viale Bligny.
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Gli affari andavano sempre meglio ma non sempre le leggi venivano rispettate da quello sveglio
giovane di Patern. Aveva solo 28 anni quando venne dichiarato fallito dal Tribunale di Milano e
condannato a un anno, nove mesi e quindici giorni di carcere per appropriazione indebita, truffa e
bancarotta semplice. Questo incidente di percorso non gli imped di continuare ad accumulare
profitti grazie ad oculati investimenti immobiliari. Tutto venne reinvestito nellacquisto di altri due
cinematografi: lUmbria, nel 1930, e il Susa, due anni dopo.
Sul finire degli anni 30, Virgillito chiam a Milano il cognato Antonino La Russa che ne divenne il
consigliori e cominci a capire bene il meccanismo. Appena cominci la guerra, Virgillito
cominci a comprare immobili non pi in periferia ma nel centro di Milano, in particolare nella
zona di Galleria del Corso, dove erano concentrati molti cinematografi, a cominciare dal Corso e
dallAriston. Nel 1942 decise di recuperare i sotterranei della Galleria e li affitt a caro prezzo al
Banco Ambrosiano e alla Fondiaria Assicurazioni. Con quel denaro compr il suo primo albergo:
lHotel Ambasciatori, lunico grande immobile che gli mancava in galleria. Nonostante la guerra le
cose andavano a gonfie vele al punto che Virgillito aggiunse alla sua collezione una Villa in Piazza
Ferravilla a Milano. Diventer la sede milanese dellorganizzazione nazista Todt.
Molto religioso, sempre legato alla sua Patern e soprattutto ai frati cappuccini della sua citt,
Virgillito ha sempre brillato per la sue generose forme di beneficenza. Appena finita la guerra,
aveva regalato la sua villa a un gruppo di suore aiutandole a realizzare, nel 1952, la Casa dei
Bambini Virgillito di Piazza Ferravilla. Numerose anche le sue elargizioni allOspedale Maggiore
di Milano. Nel corso del tempo la sua munificenza si era ampliata in modo sempre pi cospicuo
sempre a favore di enti e congregazioni religiose. In tal modo sembrava volesse ringraziare il
Padreterno, o forse farsi perdonare, la grande fortuna negli affari, o anche qualcosaltro.
Probabilmente era tormentato da sensi di colpa opprimenti, quasi si vergognasse di meritare tanta
fortuna di fronte alla grande miseria che cera in giro. La sua vita era priva di qualunque comodit,
rifuggiva il lusso e lostentazione, era molto parsimonioso, si diceva dormisse su un tavolaccio con
quattro candelabri intorno, come se si trattasse di una forma di espiazione. Fortemente legato agli
ambienti cattolici, era definito il commendatore pi pio dItalia.
Negli affari il suo modo di operare era improntato a una regola: prima di ogni operazione
finanziaria era necessario un voto alla Madonna o ai Santi. Poi, per ogni successo, puntualmente il
voto veniva esaudito con unopera di beneficenza.
Sotto lalta protezione del Cielo, e non solo, il periodo doro di Virgillito non ha mai avuto
momenti di appannamento. Con la sua abilit, per tutti gli anni 50 e per una parte del decennio
successivo domin la scena finanzaria italiana. Tutto gli andava bene, sempre. Dagli oculati
investimenti immobiliari, alle speculazioni durante e dopo la guerra, fino alla scoperta della Borsa
nel periodo della ricostruzione e del boom, Virgillito riusciva a moltiplicare in modo esponenziale
non i pani e i pesci, ma il denaro. A Piazza Affari si mise in luce come uno dei pi spericolati
rialzisti. Non si poneva limiti, aveva disponibilit finanziarie illimitate. Il suo sogno era quello di
entrare nel salotto buono e di essere accettato fra i grandi che invece lo tenevano a debita distanza
fidandosi poco della reale provenienza di tutta quella liquidit. Dopo aver tentato senza successo di
scalare la Pirelli, fece prendere una gran paura a Carlo Pesenti rastrellando azioni della sua
Assicuratrice Italiana. Venne fermato solo dalla clausola di gradimento che gli imped di essere
iscritto al libro soci.
In quelle operazioni era sempre e pi che mai affiancato da suo cognato Antonino La Russa. Dopo
alcune iniziali avversit, raggiunsero un grosso successo riuscendo a impadronirsi della Lanerossi
e poi della Monte Amiata, sfruttando il business del mercurio. La marcia trionfale culmin fra il
1955 e il 1958 con la conquista della Liquigas, che Virgillito gir prontamente al suo delfino
Raffaele Ursini. Allimprovviso quella che era una modesta ditta di bombole di gas liquefatto
sembr essere stata toccata da una bacchetta magica. In quella occasione Virgillito fece le cose in
grande: don alla Beata Vergine della Consolazione di Patern una corona con un diadema di nove
chili e mezzo doro che portava incastonati cinquemila brillanti, dieci zaffiri, sei smeraldi, cinque
rubini e un numero imprecisato di altre gemme. Laveva pagata mezzo miliardo ed era riuscito a
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farla benedire a Roma da Papa Giovanni XXIII. Nel Santuario della Consolazione della sua citt, fu
lo stesso Virgillito a incoronare la statua della Madonna.
Al momento della morte, nel 1977, formalmente lasci il suo immenso patrimonio alla Fondazione
Opera Michelangelo Virgillito con la finalit di distribuirlo ai poveri e ai bisognosi nati o residenti
a Patern e di elargire contributi a favore di enti religiosi, parrocchie e chiese della sua citt. In
realt, il controllo effettivo dellimpero pass ai La Russa. Tutti i palazzi intorno alla Galleria del
Corso erano direttamente o indirettamente di propriet della famiglia. Le volont di Virgillito
vennero rispettate, e tutto venne schermato attraverso la Fondazione, la cui sede tuttora a Milano
in galleria Passerella. Ufficialmente a capo della fondazione siedono quattro ecclesiastici: il
Vescovo di Catania, il prevosto della Parrocchia di Santa Maria dellAlto di Patern, il rettore del
Santuario della Madonna della Consolazione, il Padre Guardiano del locale Convento dei
Cappuccini. Ci sono anche quattro laici, due nipoti del testatore e altri due amministratori.
La maggior parte del denaro della Fondazione arriva dalla gestione di un immenso patrimonio
immobiliare. Chi lo amministra non sempre ha osservato le volont del defunto. Ad esempio
nellautunno del 1992 Striscia la Notizia scopr che uno degli immobili di propriet dellente
benefico, il teatrino di Largo Corsia dei Servi, ospitava spettacoli a luci rosse con le pi famose
pornostar del momento, tra cui Moana Pozzi e Ilona Staller. Lo scandalo che ne deriv costrinse
larcivescovo di Catania, Luigi Bonmarito, a dimettersi dal Comitato direttivo della Fondazione
Virgillito.
Dopo la morte di Michelangelo, lamministrazione dei beni pi consistenti - tra cui la Liquigas
venne affidata a Raffaele Ursini. Nativo di Roccella Jonica in Calabria, ragioniere, entrato alle
dipendenze della Liquigas nel 1955, all'et di 29 anni come impiegato di terza categoria, Ursini fece
una rapida carriera, propiziata dalle fortune del suo mentore siciliano. Dopo soli cinque anni
conquist il controllo della societ per sei miliardi di lire, misteriosamente trovati (Chi me li
diede? Provate a indovinare!, era solito ripetere). Grazie ai soldi di Virgillito, la Liquigas,
ampiamente ricapitalizzata, divenne la finanziaria capogruppo di numerose societ operanti in Italia
e allestero in una pluralit di settori. Tale espansione fu facilitata da miliardi di crediti agevolati
elargiti dalla Cassa per il Mezzogiorno e dallICIPU, un altro baraccone di Stato. Tra il 60 e il 77,
anno della sua crisi, la Liquigas pass da dodici a 600 miliardi di fatturato e limpero di Ursini
singigant fino a comprendere grosse quote di Bastogi (e quindi di Montedison), Pirelli e
addirittura Fiat. La grandeur del finanziere calabrese lo port a rilevare la Pozzi e la Richard
Ginori, e poi la SAI Assicurazioni dalla famiglia Agnelli. Fu lapoteosi. Dentro i vari CdA sedevano
sempre i La Russa.
Ma, raggiunta lapparente apoteosi, la strada per Ursini cominci a diventare una impervia salita. Le
porte che serano sempre aperte si chiusero, le banche reclamarono i propri crediti e i politici che
erano sembrati per anni agli ordini di Liquigas cambiarono atteggiamento. Nonostante tutto, Ursini
volle ampliarsi ancora di pi, si dedic al settore zootecnico e concep un folle progetto: le bioproteine, cio proteine prodotte dalla fermentazione di idrocarburi, cio mangime per animali da
carne commestibile, e in seguito per conigli da pelliccia. Il progetto venne sintetizzato in questo
modo: come ricavare bistecche dal petrolio.
Costru uno stabilimento a Gioiosa Jonica. Un enorme investimento di circa 200 miliardi, pur
essendo stato in gran parte finanziato dagli stessi istituti di credito speciale per il Mezzogiorno, fu
vanificato dal ministero della Sanit che, smentendo peraltro una precedente delibera del Cipe,
proib quel genere di produzioni. Per Ursini fu la fine. Scoppi uno scandalo visto che lo Stato
aveva finanziato in modo massiccio simili utopie. Ursini fu costretto ad allontanarsi dallItalia
inseguito da un mandato di cattura.
Prima della fuga, Antonino La Russa sistem la situazione. Il controllo del patrimonio
formalmente pass a don Salvatore Ligresti, ingegnere di Patern. Con lintesa tra gentiluomini
che, non appena risolti i suoi guai giudiziari, Raffaele Ursini avrebbe riavuto il suo. Quello delling.
Ligresti era un nome non ancora conosciuto, anche si trattava di un tipo ben introdotto nel comune
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di Milano. Aveva sposato la figlia di un funzionario ben addentro alle cose edilizie del Comune. Nel
giro di pochi anni, sarebbe diventato il padrone delledilizia milanese.
La latitanza in Brasile di Ursini fu pi lunga del previsto e Ligresti ampli il suo raggio dazione.
Sempre con la presenza dei La Russa.
Lo scoppio di Tangentopoli fece finire Ligresti a San Vittore. Sembrava linizio della fine. Ma,
quando Ligresti usc, Antonino La Russa lo port da Enrico Cuccia in Mediobanca: il banchiere
cominci misteriosamente a risolvergli i problemi. Lepisodio raccontato nel libro Un siciliano a
Milano di Fabio Tamburini scritto nel 1992. Nel frattempo Ursini torn in Italia e tent di far
valere laccordo tra gentlemen stipulato anni prima. Ma si trov contro Antonino e decise di
rivolgersi allavv. Piero Schlesinger. Nulla da fare. Abbandon la partita e si ritir a Losanna.
A quel punto divenne chiaro anche ai pi scettici che il centro nevralgico dellOperazione
Virgillito era a Milano, con agganci affettivi, e non, a Patern! Anche se Antonino La Russa ha
sempre avuto dal MSI un collegio senatoriale sicuro a Catania.
A Milano i La Russa sono diventati sempre pi importanti. Ignazio entra in consiglio regionale. Il
padre ottiene per lui da Almirante il posto di capolista alla Camera a Milano. Il motto dei La Russa
: Partecipare solo quando si sicuri di vincere.
Lanziano senatore dirige la campagna elettorale del figlio: decine di migliaia di manifesti, spot
televisivi (Ligresti aveva acquistato Telelombardia) e quantaltro. Fa assumere al gruppo regionale
De Corato, segretario provinciale del Fronte della Giovent e baby-sitter del figlio di Ignazio,
Geronimo. Dopo poco tempo De Corato vince un concorso (!) alla Regione e diventa funzionario.
Ancor oggi in aspettativa e tiene occupato quel posto da pi di ventanni.
Ignazio La Russa a poco a poco estende capillarmente il suo controllo su Milano. Assomma cariche
e distribuisce posti. Nel 1992 diventa deputato. Ligresti, nel frattempo, dopo Tangentopoli ridiventa
importante.
Ogni opposizione ai La Russa viene eliminata o comperata. Terminata loperazione-controllo di
Milano viene il momento di dedicarsi a Roma. Per essere introdotto nei salotti della Capitale, farsi
accettare e sdoganare e iniziare la sua ascesa al potere che conta, ha bisogno per di togliersi di
dosso quellaria lugubre e di qualcuno che lo faccia invitare. Assume Daniela Santanch e lei onora
ampiamente il compito, contrattualmente stabilito, alla perfezione. La Russa riesce a diventare
capogruppo alla Camera. Resta fuori dal governo per prudenza nel 1994: c un rapporto con la
Lega instabile. Ma nel 2001, quando lui a voler fare ingresso nel governo, una sotterranea
opposizione di Fini glielo impedisce. Nel 2008, finalmente, corona il suo sogno e diventa ministro.
Della Difesa. Tra le tante sue colpe ai danni della destra italiana c anche quella di aver creato la
Santanch. Con tutto il seguito e le nefaste conseguenze che ci ha comportato.
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PARTE I
Gli articoli sull Indipendente(1992-1994)
1 - MA GUARDA UN PO
CHI SCAGLIA LA PRIMA PIETRA.
Da qualche tempo, di tanto in tanto, mi sorprendo (Dio mi perdoni!) a provare, non dico simpatia,
ma un po di umana comprensione per il povero Bettino. La Tigre ha abbondantemente
dimostrato di essere di carta con i suoi maldestri bluff, le sue pesanti e spericolate allusioni, i suoi
corsivi sullAvanti!, le sue annaspanti battute a vuoto e, da quel preciso momento, una canizza di
botoli ringhiosi si avventata sul suo simulacro disputandosi i brandelli di carne e cimentandosi in
quello sport tipicamente italiano che consiste nellinfierire sul tiranno vinto e morente.
Il solo ad avere qualche giustificazione lex-delfino Martelli, sempre accuratamente tenuto
lontano dalla sua Milano anche se, questo ostracismo, lo ha miracolosamente preservato dai rischi
di Tangentopoli, perennemente guardato con sospetto dal Capo, molto attento a non far
crescere troppo intorno a s possibili antagonisti, e spesso umiliato con battute sferzanti e
ingenerose.
Ma gli altri? Dovera lex-piduista Manca, punito con la presidenza della Rai, dovera il
ministeriale Formica, dovera il ferroviario Signorile, dove stava lonesto (!?) ex-sindaco di
Milano Aniasi, dove stavano i contestatori di oggi, quando lex-Tigre si faceva acclamare ai
congressi, regnava come un satrapo orientale sul partito, distribuiva i posti nelle Partecipazioni
statali, nelle banche, nelle amministrazioni locali, dentro le redazioni del giornale e nelle Tv
pubbliche e private? Facile, troppo facile e vile rispondere che allora non si poteva parlare, che il
Psi vinceva, che tutto sembrava andare per il meglio, sempre, comunque, allinfinito. Il carattere e
la moralit politica degli uomini si misurano proprio dalla capacit, dalla forza di sostenere
ostinatamente le proprie idee anche quando non conveniente farlo. Pensate, persino il simpatico
Pilli ha cercato di addossare al partito (e quindi a Bettino) la responsabilit delle mazzette che
ha riscosso in nome dellefficientissimo socialista di rito ambrosiano, trascurando il modesto
particolare che i magistrati stanno indagando anche sui patrimoni delle mogli, dei fratelli, delle
sorelle e di tutti i prestanome che costituivano la variegata fauna che il socialismo affarista degli
anni 80 ha fatto proliferare in tutta Italia. Daccordo, non c proprio molto da salvare di Craxi,
della sua disinvolta famiglia, dei suoi portavoce dallaria ebete, delle sue sputtanatissime teste
duovo, dei suoi replicanti in odor di manette, ma la denuncia del clima da basso impero da lui
instaurato non spetta a lor signori.
Laccusa, lordinanza di rinvio a giudizio davanti al Tribunale della Storia (ma ci accontenteremmo
anche solo di quello di Milano) la possono e la debbono sostenere tutti coloro che, in buonissima
fede, avevano creduto al progetto socialista, a coloro che avevano sperato, con Craxi e attraverso
Craxi, di poter mettere in crisi il fetido sistema di potere democristiano, quello, per intenderci, che
ci ha portato allattuale disastro. E poich, come diceva il buon vecchio Marx, la prima volta la
storia si manifesta con il dramma e quando si ripete diventa farsa, la smettano gli avversari interni
di Craxi di scimmiottare Forattini, - al quale, come sarcastico e sferzante osservatore delle vicende
italiane tutto consentito -, la smettano, dicevamo, di paragonare Bettino a Bettino con allusioni a
P.za Venezia, al 25 luglio, a Sal e a Piazzale Loreto. Ci obbligheranno, altrimenti, a vigilare
affinch, questa volta, lOro di Dongo non sparisca nuovamente. (16 ottobre 1992)
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Sappiamo tutti che, giunti a questo punto, forse indispensabile continuare a finanziare i
bancarottieri, ma perlomeno non si pretenda che sia fatto in nome dei santi principi della
democrazia e dei sacri valori della nazione. Questo, solo questo, pensiamo di poterlo pretendere. (20
ottobre 1992)
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volte macchiata, oltre che con la melma maleodorante del denaro, anche con il rosso colore del
sangue.
Se tu, come pare, sei dentro allaffare del Conto Protezione, allora la faccenda si fa spessa.
Il Conto Protezione chiama in causa Calvi, Gelli, forse Sindona, la Massoneria internazionale, i
Servizi, i tentativi di conquistare il controllo dei mezzi di informazione, il petrolio di EniPetromin e cento altre cose che sono dannatamente pericolose.
Certo, Turatello morto. Epaminonda un desaparecido, altri personaggi che vivevano nella
zona grigia formatasi a Milano per il contatto tra la politica e la malavita sembrano spariti, ma gli
interessi che sono in gioco sono talmente importanti da suscitare apprensione e sospetto.
Per questo, se fossi nei tuoi panni e, soprattutto, se fossi ancora vivo, sarei infinitamente meno
preoccupato dai Di Pietro, Colombo, Ghitti e Davigo, di quanto lo potrei essere per le reazioni di
altri, che non sono sicuramente garantisti quanto i giudici milanesi, alla faccia di quanto pensa, o
finge di pensare, il tuo amico Bettino. Se posso permettermi di darti un consiglio, caro Silvano,
affrettati, se ancora lo puoi fare, a presentarti al pi vicino posto di frontiera per consegnarti alla
giustizia preferibilmente tramite i carabinieri. Perderesti la tua libert, ma, ne sono convinto,
acquisteresti la tranquillit sulla tua vita. E anche noi, interessati come siamo a conoscere la verit,
saremmo pi sereni. Pensaci e decidi in fretta, Silvano. (30 gennaio 1993)
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possono rendere direttamente con i compensi o, indirettamente, con le tangenti, a Roma come in
qualsiasi comunello dItalia. Cambiano nome, ragione sociale (come le ditte, appunto),
organigrammi, si trasformano come fazzoletti colorati nelle mani di un prestigiatore.
Fingono di esistere e, purtroppo, finiscono per esistere davvero.
Hanno capi carismatici (?) che nominano senatori, deputati, consiglieri regionali (i listini bloccati
per far posto alle Minetti), componenti dei Cda, consulenti, affaristi, membri delle fondazioni
bancarie e coltivano mediati rapporti con le mafie di tutti i generi.
Che diritti hanno gli iscritti? Nessuno. Chi rispetta gli statuti? E i congressi (quando si fanno) sono
liberi?Inutile chiederselo: tutto predisposto prima, dagli interventi addomesticati alla scontata
acclamazione del leader.
Nellindifferenza generale, con la complicit dei media, e nella scontata disistima della stragrande
maggioranza degli italiani che pensano che la politica sia una cosa sporca, inutile in cui emergono
solo i leccaculo, i parenti, i parenti dei parenti, i furbetti e gli arrivisti.
Eppure! Eppure basterebbe poco, anzi pochissimo. Una minuscola aggiunta allart. 49 della
Costituzione che testualmente recita: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in
partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Ecco laggiunta: I partiti devono registrarsi presso lapposito ufficio centrale, secondo le norme
di legge. E condizione per la registrazione che gli statuti dei partiti sanciscano un ordinamento
interno a base democratica. I partiti registrati hanno personalit giuridica, condizione essenziale
per la partecipazione alle campagne elettorali. Punto.
Prevengo la naturale obiezione. Lo so che norma analoga prevista dalla Costituzione per i
sindacati allart. 39 e non mai stata attuata con la complicit di tutti, anche di coloro che urlano
a difesa della Costituzione. Non sarebbe questa una battaglia di vera civilt e di consapevole
partecipazione?Si potrebbero trascinare i dirigenti di un partito (o di un sindacato) in tribunale per
violazione dello statuto, per mancanza di libert interna, per chiedere che i bilanci siano autentici e
documentati. E, per i sindacati, si potrebbe poi anche invocare lattuazione dellart. 46 per il
coinvolgimento dei lavoratori nella gestione aziendale. Pensate che rivoluzione! Vera, seria,
democratica e costituzionale. Altro che rivolte, insurrezioni, e sollevamenti inconcludenti. Proprio
per questo, partiti e sindacati non lhanno mai voluta e mai la vorranno. Amen!
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Il nostro stato per cinquantanni un Paese a sovranit limitata, crocevia dei peggiori intrighi dei
servizi segreti di tutto il mondo. E cos peregrino immaginare che lultima difesa del ridotto della
partitocrazia si combatter proprio nel Meridione dItalia? (1 marzo 1993)
Pavia 1963 Con Franco Petronio e Lello Della Bona, uno degli inventori del Bagaglino, quello vero.
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7 - SCIOGLIETE LE VOSTRE
ASSOCIAZIONI A DELINQUERE
Se Bonjour Tristesse Martinazzoli e il dottor Benvenuto (a Santo Domingo), possedessero ancora
un briciolo di buon gusto e, soprattutto, una parvenza di amore verso questo Paese, chiederebbero
alle reti Rai di loro rispettiva spettanza un quarto dora di tempo per annunciare agli italiani la
decisione di autosciogliere i loro partiti.
Qualche anno fa, lallora deputato radicale Gianluigi Melega, si fece espellere dallaula di
Montecitorio per avere urlato che si doveva mettere sotto processo la Dc perch era una
associazione per delinquere. Fu presa come la solita becera provocazione radicale.
Ora sappiamo che Melega era rimasto abbondantemente al di sotto della realt, non contestando al
partito di maggioranza relativa il 416 bis del Codice penale che contempla, appunto, lassociazione
per delinquere di stampo mafioso. Facciamo un po di conti.
Andreotti, luomo simbolo di cinquantanni di potere, indagato per collusioni mafiose, Gava, ex
ministro dellInterno indagato per associazione camorristica nonostante i numerosi by-pass fatti a
Houston (Texas, Usa), Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio idem come sopra, il vice
presidente della Camera DAcquisto, sospettato di collegamenti mafiosi, e potremmo proseguire
allinfinito, per non parlare di quel rottame politico che diventato il Psi dellex lider maximo
Bettino (Turatello, Epaminonda e compagnia cantante non vi dicono nulla compagni socialisti?) e di
quelle cacchette di mosca che sono Pli, Pri e Psdi. Avevamo netta la sensazione che i nostri (si fa
per dire!) rappresentanti a Montecitorio soffrissero della famosa sindrome della moglie cinese che,
come noto, devi picchiare appena arrivi a casa dato che tu non sai perch la stai menando ma lei
sicuramente s, ma mai avremmo pensato che gli strilli che avevano lanciato per linchiesta sul
cosiddetto voto di scambio servissero, in realt, a tentare di impedire che si facesse un po di luce su
altre pi sostanziose vicende. Intendiamoci bene: non che noi riusciamo a immaginare Andreotti
che si fa pungere il dito da qualche mafioso per il giuramento di sangue (con il rischio Aids, poi!)
o che bacia sulla bocca (che schifo...!) qualche altro coppoluto, ma che lex divino Giulio possa
essere stato il supremo garante di quel patto tra spezzoni di Stato, mondo politico e mafia che ha
contrassegnato 50 anni di vita italiana e le cui radici affondano negli accordi presi ai tempi dello
sbarco alleato in Sicilia, questo non soltanto credibile ma del tutto evidente. Ci viene alla mente il
volto teso, grigio, livido di Andreotti al funerale di Lima. Non cera commozione, come qualcuno,
frettolosamente scrisse in quella occasione, bens paura e preoccupazione. Il messaggio contenuto
nella morte di Lima era arrivato a destinazione e chi doveva capire aveva capito. Quando Andreotti
elenca i meriti suoi e del suo governo nella cosiddetta lotta alla mafia, altro non fa se non spiegare
le ragioni vere della morte di Lima. Lui e il suo governo non erano pi nelle condizioni di
assicurare impunit alle cosche. Il clima stava cambiando. Carnevale non poteva pi fare il bello e il
cattivo tempo alla Cassazione, si stava manifestando un cambiamento di clima in Sicilia e in tutta
Italia, gli equilibri internazionali (il cui garante era stato per decenni proprio lui) stavano saltando.
Ma quelli non vollero o non poterono capire e gli buttarono tra i piedi il cadavere di Lima e poi,
tanto per far comprendere che facevano proprio sul serio, arrivarono le uccisioni di Falcone e
Borsellino, Non basteranno i patetici ritrattini sulla sua devozione religiosa, sulle Pie Suore di
Cortina, sulla sua frugalit (a tavola), sulle sue battute di spirito, ad allontanare dal suo capo e dalla
sua schiena curva il peso dei segreti, le ombre del sospetto.
Ragazzi miei, qui si tratta dei pi sanguinosi misteri dItalia, da Sindona a Calvi, da Pecorelli a
Dalla Chiesa, dalluso dei servizi segreti nelle stragi ai tanti fantomatici golpes agitati come
spauracchio, dal ruolo della massoneria alle grandi operazioni finanziarie internazionali.
Siamo stati governati da bande di ladri e di assassini che si sono riunite in associazioni denominate
partiti politici e che hanno dettato le leggi in questo nostro povero Paese a loro piacimento e senza
rischiare nulla. Adesso se ne vadano tutti a casa e, magari, qualcuno in galera. Ci liberino della loro
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presenza, non ci importunino pi con le loro dichiarazioni, con i loro grugni, con la loro finta
pensosit. Non ci facciano pi sapere se vanno a messa allalba o se sono premurosi con la famiglia
(anche i padrini lo erano), se leggono gli Atti del Concilio di Trento o se tifano per la Roma.
Sciolgano le loro Associazioni per delinquere denominate partiti politici e lascino che
spontaneamente, autonomamente i cittadini si organizzino per governarsi e per rifondare lo Stato.
(31 marzo 1993)
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disposizione della Dc e del Psi. Potrebbe essere persino una buona notizia per Martelli, il quale,
unaltra volta, guardi un po pi in l delle, magari appetitose, chiappette di una Kollbrunner
qualsiasi. (22 aprile 1993)
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giovani a muoversi per scaricarli non appena si muovevano. Si inveiva contro lo Stato e ci si
metteva mentalmente sullattenti alla parola questore o prefetto. I generali? Sempre valorosi,
anche se oramai ridotti a impiegati dello Stato che aspettavano il 27 del mese per lo stipendio. E
poi, pena di morte per tutti! Semplici, doppie, triple. Adesso il giovane Fini si accorge che il suo
partitello chiesa rischia di scomparire. Vorrebbe fare qualcosa, ma non sa bene cosa, come e con
chi. Sono disposto a giocarmi un paio di cose che mi sono estremamente care che non potr fare
nulla, Sono gi insorte le vestali: la signora Raffaella Stramandinoli, in arte donna Assunta vedova
Almirante, le venerande e inutili cariatidi e la giovane Mussolini, approdata recentemente alla
politica, alla quale vorremmo rammentare che, nonostante tutto o nonostante tette, per la trebbiatura
del grano a torso nudo, riuscirebbe a suscitare maggior entusiasmo il nonno. Lautoghettizzazione
ha sempre costituito un comodo alibi per questo strano partito, nel quale hanno malamente
convissuto e continuano a convivere programmi e idee completamente opposti che si paralizzano a
vicenda. I comodi alibi e i sicuri rifugi adesso non ci sono pi, cos come non c pi il ruolo di
fiancheggiamento (per essere buoni) della Dc. Se, dopo 50 anni, lunico obiettivo quello della
pura sopravvivenza di una piccola nomenklatura, francamente mi sembra poco, troppo poco.
Requiescat in pace! (28 aprile 1993)
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10 - LORO DI CIAMPI,
UNA PATACCA LUCCICANTE
Caro direttore, ammettilo: in un primo tempo anche tu ti sei lasciato affascinare dalla cosiddetta
novit dellesperimento Ciampi. La grancassa dei mezzi dinformazione, quasi tutti controllati dai
gruppi di potere economico che, fino a ieri, avevano formato un blocco unico col sistema politico
della tangente, dellillegalit e del furto di giustizia e di verit, aveva finito per assordare un po
tutti anche coloro che solitamente hanno gli occhi e le orecchie ben aperti. Ho visto che non hai
tardato ad accorgerti che non era oro quello che riluceva, ma che si
trattava,
pi
semplicemente, dei luccichii di una patacca di oro matto. Si trattava - speriamo che il tentativo sia
naufragato o stia per naufragare - di unabilissima mossa orchestrata dal campanaro, con il
consenso di fortissimi settori economici, preoccupati di difendere i loro sporchi interessi, e con la
complicit colpevole o colposa del Pds, abbagliato dalla possibilit di arrivare, finalmente, nella
stanza dei bottoni. Se loperazione fosse arrivata in porto ci saremmo sorbiti questo Parlamento,
questi partiti vecchi o riciclati, non so poi quanto tempo ancora. Ciampi fuori dalle logiche dei
partiti? Ma quando mai! Anche un bambino sa che non si diventa governatore della Banca dItalia,
(unica carica che, tra laltro, a vita), se non si corrivi con il sistema politico. Ciampi strenuo
difensore della lira? Ma se ha bruciato in pochi giorni le nostre riserve valutarie non rendendosi
conto che la svalutazione era inevitabile, opportuna e, se mai, doveva essere fatta prima. Ciampi
uomo inflessibile e severo nei confronti del sistema di potere politico bancario? Quante banche,
casse di risparmio, casse rurali, autentici santuari del potere politico criminal-mafioso, sono state
commissariate dal suddetto, anche in presenza di scandali che gridavano vendetta al cospetto di dio,
seppur soltanto del dio danaro? Proprio in questi giorni, osservando i salti di gioia dei tanti che in
Italia si esibivano in glorificazioni entusiastiche del grigio signore di via Nazionale, mi sono
ricordato di un episodio, significativo, anche se apparentemente, ma solo apparentemente, poco
rilevante, venuto fuori al tempo dello scandalo della Bnl di Atlanta (ma lo scandalo era com noto
di tutta la Bnl). Venne fuori, e ne feci oggetto di una interrogazione parlamentare (com ingrato,
caro Vittorio, il ruolo di Cassandra!), che la sede della Bnl di New York, era diventata una specie di
rifugio dorato e confortevolissimo per parenti illustri di personaggi illustri o presunti tali. Cera un
parente di Cossiga, ce nera uno, udite, udite! di Misasi e cera pure il rampollo di Carlo Azeglio
Ciampi. Fin qui nulla di male. E legittimo, comprensibile, persino giusto che un figlio voglia
seguire le orme paterne anche se la storia piena di esempi contrari, di figli, cio che pur di fare
quello che desideravano, hanno rinunciato a vite confortevoli e si sono fatto un culo tanto. Un
pochino pi sospetto che il rampollo Ciampi si sia scelto una banca tanto cara ai socialisti e agli
imprenditori (o prenditori?) loro amici. Ma passi anche questo: non si tratta certo di un delitto.
Ma che faceva Ciampi junior a New York? Ogni tanto saliva su un aereo e, dopo un volo di poco
pi di unora, sbarcava nellisola di St. Marteen nei Caraibi. Non per una meritata vacanza dopo lo
stress newyorkese, ma per trasferirsi immediatamente sullo yacht di Rosario Spadaro. E chi c...o
questo Spadaro? Un cliente di rispetto della Bnl? Un imprenditore dai molti interessi? Sicuramente
s, visto che da piccolo imprenditore messinese, si trasformato in un imperatore di alberghi e
casin. Ma anche conoscente e amico di personaggi quali Tano Corallo (arrestato per traffico di
stupefacenti nel 1988 e legato alla mafia dei casin), Edoardo Collini, la cui famiglia controlla i
casin di Atlantic City, e gli scomparsi (uno dei quali per lupara), cugini Salvo, uomini donore
amici di Salvo Lima e andreottiani di sicura fede.
Ciampi junior prima neg, poi, di fronte allevidenza, fu costretto ad ammettere e, naturalmente,
parl di una macchinazione, di un complotto (anche lui) contro il padre. Ma se Spadaro era una
persona al di sopra di ogni sospetto (in rapporti, tra laltro anche con Ligresti e Prandini), perch
ostinatamente negare una innocente crociera? Tutto questo per dire che il signor Ciampi, con tutti i
suoi tecnici (attenzione a esaltare il governo dei tecnici, i quali non possono e non potranno mai
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surrogare la politica ma, semmai, supportarla), era soltanto lalibi, lo strumento per traghettate il
vecchio nel nuovo salvandone tutte le prerogative, i poteri o la forza di conservazione. Per fortuna
arrivato il Craxi day che non stata una tragedia ma solo una farsa, a far scoprire i giochi infami
che, dietro il paravento dei signori in grigio, stavano per essere attuati. Adesso altre mascalzonate
non possono essere tentate. La sacrosanta indignazione popolare non lo consentirebbe. (8 maggio
1993)
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11 GIULIO ANDREOTTI,
LA SALAMANDRA DELLA REPUBBLICA
Adesso finalmente lo sappiamo! Avevamo un bel dannarci lanima per cercare di capire perch
Andreotti si sia dato tanto da fare, durante questi cinquantanni, per stare sempre e comunque al
governo. Fame o sete di potere? Ingordigia di onori e privilegi? Voglia smodata di benessere
materiale? Femmine e champagne? Nemmeno per sogno! E sbaglierebbe anche chi pensasse che lo
ha fatto, come si usa dire, per essere utile al suo Paese, che poi anche il nostro, o perch si sentiva
investito di una missione, ovviamente divina. Niente di tutto ci. Si trattato pi semplicemente del
tentativo di battere un record. Lo diciamo noi? Nossignore, lo confessa proprio lui, il gobbo in
persona, nel suo Block Notes su LEuropeo di questa settimana. Sentite: Sono al sesto posto
nella classifica di durata dei presidenti italiani. Ma se passer alla storia, voglio evitare che la mia
biografia si concluda con una gravissima patente negativa. Che sarebbe quella di referente politico
dellOnorata Societ. Ecco allora quale era la molla della perenne, frenetica agitazione andreottiana
per entrare in ogni ministero. Voleva arrivare al podio: al terzo o al secondo posto e, magari a Dio
piacendo, anche al primo. Ora possiamo apprezzare appieno e fino in fondo la sua filosofia.
Ricordate? Limportante era tirare a campare, durare per durare. A qualunque costo. Questa sua
semplice e brutale filosofia labbiamo purtroppo provata sulla nostra pelle per decenni. Andreotti
riusciva ad andare daccordo con tutti: comunisti, fascisti, moderati, estremisti, galantuomini,
lestofanti, marchettari, preti, asceti e puttane. Facendo sponda tra Usa e Urss, facendo lo slalom
speciale tra arabi e israeliani, barcamenandosi tra i servizi segreti di mezzo mondo che avevano
fatto dellItalia il terreno di scontro delle loro sporche manovre, questo tipico prodotto da seminario,
senzaltra vocazione che lesercizio del potere fine a se stesso, riuscito, come una salamandra, ad
attraversare tutte le stagioni della prima Repubblica. Se fosse il personaggio di una spy story,
sarebbe senzaltro un agente doppio, o anche triplo. E forse lo stato per davvero. Ha lasciato fare
ai suoi uomini: Lima, Ciancimino, Vitalone, Cirino Pomicino, Sbardella, Ciarrapico. I suoi
portaborse, i suoi banchieri, i suoi famigli te li trovavi dappertutto, implacabili come le tasse o
linfluenza. E tutti a fare le peggiori puttanate. E lui, zitto, senza mai porsi una domanda, senza
cercare di sapere se tra le mille cose che si dicevano sui suoi chiacchieratissimi amici, ve ne fosse
una, una soltanto che fosse vera. Se ci troviamo nella cacca fino al collo, se siamo allo schifo che
conosciamo, gran parte della responsabilit sta proprio in questo modo andreottiano di concepire la
politica. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Uno allEst e uno allOvest. Uno a destra e uno a
sinistra. Uno alla mafia e un altro allantimafia. E magari qualche colpo daltro tipo, qualche
botto e na tazzulella e caf. Oggi si preoccupa di poter passare alla storia come amico dei
mafiosi. Lo dir lindagine che sta per cominciare. O forse non arriver a nulla: si sa come possono
andare a finire queste cose.
Ma, per fortuna nostra e di tutto quanto il popolo italiano, il senatore a vita Giulio Andreotti ,
politicamente, morto. Poi, se la vedr con la storia. Quella con la maiuscola. Ma dubitiamo che il
giudizio complessivo sulla sua persona possa, per lui, essere gratificante. Le vie del Signore sono
infinite. Proprio come dice Tot Riina. (14 maggio 1993)
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dovremo rimanere. Da protagonisti, per, in grado, cio, di far pesare il nostro parere e la nostra
sensibilit europea e mediterranea. Per aiutare i Somali e per aiutare noi stessi. Per dare un esempio
di moderna solidariet a tutti i popoli del Corno dAfrica. Per spingerli ad essere veramente liberi;
liberi dalla fame, dal sottosviluppo e dalla carit pelosa. E per liberarci, finalmente, dal complesso
della sconfitta e dalla cupidigia di servilismo che hanno contraddistinto cinquantanni di politica
estera italiana. (17 luglio 1993)
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14 - QUEL GENERALE
FEDELE. AI PARTITI
Mancavano. Adesso, finalmente, sono arrivati. Ad infoltire la schiera di Bossi. Lara Cardella,
scrittrice, e Goffredo Canino, capo di Stato maggiore dellEsercito. La prima con unintervista al
Corriere della Sera, laltro con le note dichiarazioni di Aviano. Tutti e due, a modo loro, in
rappresentanza del vecchio che non vuole morire. Non ho letto il libro della Cardella, mi pare
lunico che abbia scritto, e non mi azzarder a contestarne il valore letterario. Penso, tuttavia, di non
sbagliare se dico che non credo di trovarmi di fronte ad un nuovo Verga, ad un nuovo Brancati, ad
un nuovo Sciascia, sia pure in gonnella, visto che i pantaloni 1a Cardella li voleva ma non li aveva.
In sintesi la Cardella sostiene: a) che ama Tony (Antonio Di Pietro), b) che odia Bossi e vorrebbe
dedicargli un monumento di cacchine duccello, c) che Sgarbi le ha suggerito di fondare la Lega
meridionale. La ragazzotta, dopo aver gustato il sapore della notoriet, era sprofondata nuovamente
nellanonimato. Poi, allinsegna del raccontiamo i fatti nostri ci ha fatto sapere da tutti i
teleschermi che ha avuto un amore infelice e condito con la droga. Cose che meritano rispetto ed
umana comprensione fino a quando non vengono esibite per tornare alla ribalta. La poverina dice di
amare Di Pietro (Tony) e non si accorge che, se Di Pietro ha potuto agire, ci avvenuto perch un
tale Bossi, al di l della sua volont e delle sue stesse speranze, ha contribuito a creare un clima tale
per cui Di Pietro ha potuto operare. E da siciliano orgoglioso di esserlo, ringrazia Bossi perch sta
obbligando il Sud a fare i conti con se stesso, con la propria classe dirigente, con la propria storia e
la propria cultura. Non dir con Nietzsche che la donna fu il secondo errore di Dio, preferisco
ritenere, con Simone de Beauvoir, che donna non si nasce: si diventa. Cerchi la Cardella di
diventarlo senza prendere troppo sul serio quello che dice Sgarbi alle cinque del mattino. A
quellora Vittorio sempre molto gentile con tutti ed ha il diritto sacrosanto di dire qualche
sciocchezza. E si metta a dieta: cos, potr, finalmente, indossare i pantaloni.
Ma veniamo alle cose pi serie, perch, anche in un Paese da operetta come lItalia, quello che dice
un capo di Stato maggiore dellEsercito non pu non trovare una risposta chiara anche se
necessariamente dura. Infatti il generale bara. Bara perch non c nessuno in Italia che vuole la
secessione. Neppure Bossi. Che ai suoi avversari politici, espressione di Tangentopoli e di
Criminalopoli, faccia comodo attribuirgliene lintenzione, col chiaro intento di riportare le pecorelle
elettrici allovile dei partiti, passi. Ma che il capo dellEsercito, che non ha detto una sola parola
quando i nostri paracadutisti in Somalia venivano accusati di vigliaccheria, intervenga nel dibattito
politico, ebbene questo non si pu consentire. Specie se si tratta di uno che aveva labitudine di farsi
fotografare con boss mafiosi. Se diventato capo di Stato maggiore dellEsercito non certo per
meriti guerreschi. Quali guerre ha vinto? Quante battaglie ha combattuto? Non si arriva a
quellincarico se non si gode di protezioni politiche, se non si affidabili, fedeli. Non alla
Costituzione della Repubblica, non alla Patria, ma ai propri padrini politici. Da chi stato
nominato? Da quale governo? Quello di Andreotti. Da un soldato non mi aspetto mai che pensi
(G.B. Shaw). Daccordo! Ma che almeno stia zitto, questo s. Altrimenti corre il rischio di vedersi
fare le pulci, di diventare oggetto di inquietanti interrogativi. Specie in un Paese nel quale tra finti
golpes, vere stragi e misteri di vario genere, si sempre intravista la presenza di qualche settore
delle forze armate. Non per destabilizzare le istituzioni, ma per stabilizzare il quadro politico, per
riportare gli italiani al maleodorante centro che ci ha sgovernato per quarantanni. Regalandoci
anche unItalia divisa. Divisa nella realt socio-economica, nello sviluppo culturale, nella
coscienza, nella realt politica nel suo modo di essere. La sola speranza di tenere unito questo Paese
sta nel rendere responsabili del proprio destino, del proprio sviluppo, della propria capacit di
affermazione le grandi e differenziate realt italiane.
Lo dico da siciliano stufo dei piagnistei, del clientelismo, dellassistenzialismo peloso, del malaffare
criminale che nelle classi
dirigenti negative delle regioni del Sud ha trovato la sua pi alta
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espressione Perch il Sud ritrovi lorgoglio, la capacit, la volont di ribellarsi allo stato di
soggezione nel quale stato tenuto, non dal Nord, ma dalla classe politica e da alcuni gruppi
industriali ad essa strettamente legati. Stiano tranquilli la Cardella e Canino. Nel Sud stanno
nascendo ed affermandosi movimenti per la sua autentica liberazione. Movimenti non di Bossi, ma
nemmeno contro Bossi. Per un nuovo ordinamento costituzionale, attuato con il metodo del
consenso, che riconosca ed esalti le diversit in un quadro autenticamente unitario. Nel quale le
Cardella e i Canino contino per quello che valgono. Cio poco. (12 ottobre 1993)
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della Patria. Che non deve essere di tutti solo quando ci sono i sacrifici da fare. Altrimenti mi
verrebbe da pensare che questa Italia che continuo ostinatamente ad amare anche se diventata un
po puttana incomincia a costarmi troppo. Per i quattrini che tutti, proprio tutti, si sono messi in
tasca. (6 novembre 1993)
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con pochi voti, mobilitando tutti i gruppi terroristici clandestini che volevano il sesso libero e che di
notte affiggevano sui muri delle citt italiane, ed in particolar modo su quelli delle fabbriche,
manifesti con donne nude. Il detenuto cit i nomi di parecchi testimoni, tutti suoi ex colleghi. Scatt
allora una gigantesca operazione poliziesca che, nel volgere di pochi mesi, port a centinaia di
arresti ed alla riapertura di moltissime carceri italiane gi chiuse per assoluta mancanza di detenuti.
Innumerevoli furono i pentimenti e le confessioni estorte utilizzando la custodia cautelare, un
istituto che nessuno aveva pensato di abolire vista la scarsissima applicazione che fino ad allora
aveva avuto. I riscontri incrociati, le testimonianze convergenti, le moltissime ammissioni
scatenarono un autentico finimondo. Finirono nellocchio del ciclone il purissimo Bettino Craxi
(pratiche sessuali orali a Palazzo Chigi, nelle toilettes di Montecitorio e nella sua villetta bifamiliare
di Varazze acquistata con un mutuo quarantennale); Gianni De Michelis (incontri con un viado
brasiliano clandestino nella pensioncina romana nella quale il ministro viveva); Paolo Cirino
Pomicino (orgasmi multipli con una cinquantenne su una spiaggia del litorale campano); Arnaldo
Forlani (visioni notturne di pornocassette in un cinemino della periferia di Ascoli); Achille Occhetto
(congressi carnali con una non meglio identificata componente della famiglia Ferruzzi su una barca
a vela di 4 metri a Livorno); Francesco de Lorenzo (orge con femminielli e psicofarmaci in
compagnia di Poggiolini). Si scopr inoltre che Antonio Gava era a capo di una organizzazione
denominata Sodoma e Camorra. Senza contare le reputazioni completamente sputtanate.
Linchiesta assod che Vittorio Sgarbi, sedicente irrefrenabile libertino, era, in realt, impotente,
come confermarono molte sue accompagnatrici notturne, intrattenute fino allalba con declamazioni
di poesie o illustrazioni di quadri religiosi del 400. Sconvolto, Sgarbi si ritir in un convento nel
quale vigeva la regola del silenzio. Impazz qualche anno pi tardi. Si appur anche che Formigoni,
insomma come dire, non era proprio vergine. O meglio, lo era a met. Venne fuori che Rosa Russo
Jervolino era socia di unazienda straniera che produceva preservativi e che Fini (Gianfranco)
adescava ragazzine a Villa Borghese travestito da seminarista.
Il sistema politico era sullorlo del collasso. I mezzi di informazione riversavano ogni giorno sugli
italiani notizie e notizie sullo scandalo nazionale. I programmi televisivi (tutti improntati ad un
rigoroso moralismo, con la Fininvest che contendeva alla Rai il primato per le presentatrici pi
accollate e le ballerine pi piatte) sfornavano inchieste su inchieste con le quali si mettevano a nudo
le debolezze sessuali della classe dirigente. Ma, a questo punto, gli italiani si ribellarono. Sobillati
da Marco Pannella, del quale si era scoperto che era rigidamente monogamo, scesero in piazza
riscoprendo le ataviche inclinazioni al sesso. Di Pietro divent luomo pi odiato dItalia. Costretto
a vivere barricato nel suo ufficio al Palazzo di Giustizia di Milano, veniva accuratamente evitato
persino dai suoi colleghi. Sui muri comparvero scritte quali viva la fa ed il pene a cinque punte.
Persino qualche abbasso il Papa. A questo punto mi sono svegliato. Buon anno! (3 gennaio 1994)
Bella Italia! Riesce a tenere assieme le doppie o triple famiglie con i Family Days, i Gay
Pride e le comunioni vietate esibite in TV, le olgettine e le cene eleganti, le barzellette sconce, ma
soprattutto sceme, con la difesa appassionata della vita. Anche quando non c pi.
Peccato e trasgressione: due componenti essenziali per il piacere. Che non si accordano con la
valanga di tette, culi, cosce, farfalline da audience, labbroni fintamente promettenti che hanno
ridotto il sesso a consumismo esibito, a oggetto di un desiderio finto.
Il sesso ormai lo si pratica poco e male, non si rischia pi la seducente dannazione. Lo si fa per lo
pi a tassametro. Con le escort, i trans e le pillole azzurre.
Ridateci i divieti e il sottile piacere di poterli violare.
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1983 In volo
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19 - DOPO LE ELEZIONI
RESTA SEMPRE TUTTO COME PRIMA
Su LIndipendente dellaltro giorno Valter Vecellio ha cercato di contrastare e mitigare il
pessimismo cosmico di Massimo Fini. Io invece sono completamente daccordo con Fini che ha
lucidamente profetizzato e descritto la Nuova Italia che ci apprestiamo a benedire con il voto del
27 marzo. Non sar, caro Vecellio, unItalia di guelfi e ghibellini. Magari fosse cos! Quelle erano
contese serie, contrasti tra due visioni del mondo, tra diverse interpretazioni della storia; tra
significati opposti delle funzioni e delle prerogative dellImpero e del Papato. Cera gente,
insomma, che si batteva per dei principi solidi, seri, veri; per dei valori autentici, profondamente
radicati nelle coscienze. Dalluna e dallaltra parte. Dove sarebbero adesso i nuovi guelfi e i nuovi
ghibellini? Dalla parte di Agnelli, De Benedetti, Scalfari e Occhetto con aggiunta di un po di
religione mondialista alla Trilateral? O da quelle, tutta in carta patinata, di Berlusconi, della
Fininvest e ammennicoli con spolveratina di massoneria nostrana? Via, siamo seri! Si tratta solo (!)
di uno scontro di interessi molto materiali, a volte legittimi, spesso torbidi e maleodoranti. Ma che
razza di Nuova Italia pu nascere da questo tipo di scontro che non ha pi nulla di politico? E, in
fondo, la vecchia storia gattopardesca del nostro Paese. E degli italiani. Pronti i credere che sia
sufficiente una mano di vernice fresca sulla vecchia carrozzeria per illudersi di avere una vettura
nuova. E il solito scontro tra lessere e lapparire. Daltronde questo mostriciattolo deforme che
la nuova legge elettorale non poteva che produrre i risultati che sono sotto i nostri occhi. Una legge
che servita a mantenere in vita i vecchi apparati dei vecchi partiti. Magari con il nome cambiato.
Avevano tutti paura di dover scomparire sotto le mazzate della magistratura, travolti dal disprezzo
dei cittadini e, cos, si sono inventati questo salvagente. Tutti daccordo. Con la vecchia legge il
mercato delle vacche si aveva dopo il risultato elettorale, adesso di mercati ne abbiamo due. Uno
quello al quale abbiamo assistito in queste settimane per la spartizione dei collegi allinterno delle
coalizioni; il secondo lo avremo dopo il voto. Per formare uno straccio di governo. Quando il Ppi,
il Ccd, i Verdi, Rifondazione, i Pattisti, il Msi, il Pli, il Pri, il Pds, la Rete, la Lega, i Berlusconiani e
via dicendo avranno formato i nuovi gruppi parlamentari saremo al punto di partenza. Altro che
seconda Repubblica! E sicuramente importante che De Mita, Craxi, Gava, Andreotti, De Lorenzo,
Pomicino, De Michelis e tanti altri se ne vadano a casa. Ma non decisivo. Sono disposto a
scommettermi la camicia e le mutande che i nuovi parlamentari vareranno delle leggi per sanare il
contenzioso delle vecchie ruberie e per assicurarsi limpunit su quelle nuove prossime venture.
Una classe politica che si dedicher (Fini ha perfettamente ragione) al vecchio tradizionale esercizio
di tosare quelli che sono pi facilmente tosabili. Vale a dire i ceti medi produttivi, i lavoratori
dipendenti, i professionisti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i commercianti. Quelli che hanno
votato o votano Lega perch credono nella rivoluzione della riforma della struttura dello Stato, nel
Federalismo come modo di tenere insieme quel che rimane dellItalia del quarantennio
partitocratico. Cos verr ingabbiata la Lega. Cos si taglieranno le palle al celodurismo.
Operazione che non si sarebbe potuta tentare se i leghisti avessero capito per tempo che bisognava
favorire nel Centro-Sud la nascita di movimenti localistici, federalisti e autonomisti, non fatti dalla
Lega anche se non contro la Lega. Senza far fare a Napoli, a Palermo o a Catania inutili e
controproducenti apparizioni a esponenti veneti, lombardi e piemontesi. Ma questo tutto un altro
discorso che prima o poi dovremo fare. Per ora godiamoci questa bella campagna elettorale finta
nuova. (22 febbraio1994)
Sar, comunque la si voglia vedere, la fine certificata del ventennio berlusconiano e di quello
leghista. Ogni venti anni in Italia sembra cambiare tutto, anche se poi ci si accorge che non cambia
mai nulla. Si rubava, si ruba e si ruber; con nuove leggi e solenni proclami destinati a prendere in
giro gli italiani che ancora ci credono.
Finti scontri, presunte visioni del mondo opposte che poi, giorno dopo giorno, trovano punti
dintesa, compromessi, convivenze obbligate allinsegna del democratico reciproco rispetto.
Guelfi e ghibellini convivono pacificamente. Allitaliana.
Celebrazioni storiche e messe pasquali. Il ramoscello dulivo il vero stemma di una Italia che le
rivoluzioni le vuole vedere, solo e soltanto dopo, nelle fiction televisive. E i bagni di sangue li vuole
leggere soltanto nei libri di storia di altri Paesi. Sempre che li si voglia, e li si sappia, leggere.
Drammi veri? Mutazioni sociali violente? Teste mozzate?
Andiamo! Noi siamo fatti per la politica del Bagaglino, i rutti di Bossi e le labbra plasticate
della Santanch. I miti della domenica! Finti, inventati, praticati col tempo buono, le scampagnate,
le salsicce (leghiste o comuniste) sulla brace.
Il presidente Mao diceva che le masse non devono conoscere ma credere. Per credere occorrono
i miti e quando si vivono tempi senza miti come questi, i miti si possono anche inventare.
Limportante non crederci e sapere che, di solito, gli inventori di miti sono degli imbroglioni.
Altrimenti si ottiene il risultato che anche gli imbroglioni finiscano per crederci davvero ai loro
miti. E allora sono guai seri.
Milano 1984 Con Franco Petronio e Gianfranco Fini (quello con la pipa)
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combattenti e gli imboscati. I preti schierati da una parte o dallaltra. Le ausiliarie e poi le staffette
partigiane. Ricordo il discorso di Mussolini al Lirico trasmesso dalla radio. E poi il crollo:
definitivo, assoluto senza appello, senza speranza. La fucilazione di un fascista che con un amico,
con la incosciente curiosit tipica delladolescenza, andai a vedere di nascosto.
Forse per questo non sopporto chi scherza con la storia delle pene di morte. Gli americani con la
cioccolata e le sigarette e una stanza di casa mia requisita da un loro colonnello che disprezzava gli
italiani perch prima essere tutti con Mussolini e dopo ammazzare. I fascisti clandestini come
quel tal Buddetta di Milano detto Orso grigio che di tanto in tanto capitava a casa nostra. O la
principessa Pignatelli che dopo aver organizzato con il marito la resistenza fascista al sud tentava,
con mia madre, di aiutare quelli che erano latitanti o in galera. I viva il duce scritti sui muri di
nascosto. Le notizie che arrivavano attraverso i canali pi strani. Leccisi che trafuga la salma di
Mussolini da Musocco e rid orgoglio e dignit agli sconfitti. Ecco il mio personalissimo Combat
film impresso indelebilmente nella mia memoria. Perci quello che ho visto in televisione non mi
ha colpito pi di tanto. Immensa piet, questo s, per tutti. Per la tragica, sublime liricit del corpo di
Mussolini vilipeso da quello stesso popolo che lo aveva osannato. Per i giovani fascisti fucilati al
sud, per le Fosse Ardeatine, per tutti i morti, insomma. Anche se, come ha voluto sottolineare
Fassino, senza capire che dicendo quello che ha detto stava spiegando i motivi dellennesima
sconfitta delle sinistre, le ragioni delle morti erano diverse. Le une legate alla guerra perduta, ai
lager nazisti, alle rappresaglie, al soffocamento delle libert. Le altre alla democrazia, alla giustizia
sociale, alla pacifica convivenza civile. E magari alle decine di milioni di morti dovuti a Stalin e al
comunismo, a Hiroshima o alla notte di Dresda. O al libero mercato che, lo spero vivamente anche
se nutro qualche dubbio, sar diverso da quello che abbiamo conosciuto in Italia fino al giorno
doggi. La sconfitta del 46 stata immensa, definitiva. Anche se, almeno io ho potuto constatarne
la vastit e la portata solo trentanni dopo. I vincitori hanno avuto, nella storia, sempre ragione. E i
vinti sempre torto. Anche in questo caso, ed giusto cos. Per questo non credo alla pacificazione
per decreto. Credo, invece, che i morti, tutti i morti ovunque si trovino, si siano gi pacificati. Ed
questo quello che importa veramente. O che, per lo meno, importa a me, che non sono pi fascista
ma non intendo rinnegare o pentirmi del mio passato. Vista la mia insopprimibile tendenza a
schierarmi dalla parte degli sconfitti. Quelli di ieri, di oggi e, chiss, di domani. (16 aprile 1994)
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21 IL CAVALIERE
ERA GIA UNA MUMMIA NEL 94
Che Silvio Berlusconi sia uno di quelli nati con la camicia fuori discussione. Che sia uno che sa
vedere tutti gli aspetti della vita con inguaribile ottimismo altrettanto certo. Di ottimismo, anzi, ne
ha fin troppo. Il che lo porta inesorabilmente a sottovalutare gli ostacoli e le difficolt. Il
pragmatismo esasperato ed esagerato, che lo ha portato a mietere successi in ogni settore in cui ha
operato, lo porta a credere che, volendo fortemente una cosa, questa sia condannata a cadergli tra le
braccia. Finora stato cos. Nelledilizia, nella televisione commerciale, nel calcio, nella grande
distribuzione, e ora, a quanto sembra, anche in politica. Pu darsi che ce la faccia. Le stelle, a
quanto pare, gli sono favorevoli, gli avversari troppo stupidi per poter mettere insieme qualcosa che
assomigli a un vero progetto in grado di far sognare gli italiani e di coniugare col sogno la realt,
fatta di interessi materiali e di aspirazione alle comodit della vita. Fatte di automobili con decine di
optional, di televisioni supersofisticate e superluccicanti, di week end in coda sulle autostrade, di
ragazze ipertettute, di vacanze alle Maldive, di ostriche surgelate e di giacche fintoarmani. Queste
cose Berlusconi riuscir senzaltro a darle. Baster lasciare andare un po il freno dellinflazione,
aumentare la produttivit e il consumismo, presentare unimmagine in carta patinata e in dodici
colori. In fondo gli italiani vogliono questo. E che diamine, la quaresima durata anche troppo. Le
indagini su Tangentopoli hanno decisamente stufato e non si pu continuare a cospargersi il capo
con la cenere. Daltra parte la coscienza collettiva ormai lavata. I protagonisti della prima
Repubblica, quegli stessi che gli italiani seppellivano sotto decine di milioni di voti, sotto montagne
di salamelecchi, di rispettosissimi vossignoria, di onori e gloria, non sono forse fuori dai piedi?
Eliminati, kaputt, sputtanati e qualcuno anche in galera. Tanto per dare qualche esempio. Gli italiani
si sono autoassolti. Cos va il mondo. Da sempre. Inutile scandalizzarsi. No, non verranno da queste
cose le difficolt per il Berlusca. E nemmeno dalla impossibilit materiale di mantenere le promesse
elettorali. Quelle dei milioni di posti di lavoro o della riduzione delle tasse. La situazione quella
che e in politica, come si sa, le giustificazioni costano una lira alla tonnellata. E poi, non li vedete
i vari Formigoni, Buttiglione, Michelini gi pronti a saltare sul carro del vincitore? Pronti a
raggiungere i fratelli separati Beautiful Casini, Nonna di Barbie Ombretta e Sempreinpiedi
Mastella. Bossi lunico che continua a tirargli calci nelle palle, consapevole com che il
Cavaliere lo vuole cucinare a fuoco lento, ma se per avventura le elezioni europee dovessero andare
bene per Forza Italia o maluccio per la Lega, anche la forza contrattuale dellUmberto ne uscirebbe
ridimensionata. Con tanti saluti alla riforma della struttura dello Stato, cio al federalismo. Tanto,
per Berlusconi, centralismo, federalismo, nazionalismo, doppio turno, turno unico sono la stessa
cosa. La sola cosa che vuole Palazzo Chigi. E nel suo carattere; nella sua storia personale. E
allora cos sia. Ma se posso permettermi di dare un consiglio al futuro premier, anche se so
benissimo che di consiglieri ne ha gi molti, forse troppi, vorrei dirgli di stare attento alle
scorciatoie. Io so che le ama e che in passato gli hanno dato dei risultati esaltanti. Ma la politica
unaltra cosa. Non solo diagrammi, sondaggi, bilanci, marketing, indagini demoscopiche,
autoesaltazione o Fede (con la maiuscola, proto) in se stesso. E anche sentimento, passionalit,
sangue, viscere, altruismo, emozione, dedizione irrazionalit. Ed esempio. Ecco, lesempio quello
che Berlusconi deve dare. E il migliore che possa fornire quello di una bella legge antitrust. Che
tagli le unghie al suo impero editoriale o televisivo. E non soltanto al suo, tra laltro. Anche a quello
di Agnelli e di De Benedetti. Per un vero libero mercato quale non abbiamo ancora conosciuto in
Italia fino a oggi. Visto che ci siamo trovati davanti a monopoli od oligopoli pubblici e privati. Che
si spartivano tutto. Con la corruzione, le tangenti e il malaffare. E non solo per colpa dei politici.
Con la magistratura che per trentanni ha guardato dallaltra parte. Lo faccia con la sola Politica,
quella con la maiuscola. Senza chiedere aiuto a quella dimenticanza del Padreterno che si chiama
Cuccia o alle sacre famiglie della finanza nostrana o internazionale. Chieda aiuto alla sua buona
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stella e si rimbocchi le maniche. Se riuscir a farlo dimostrer di essere un vero statista. Altrimenti
avranno ragione quelli che lo considerano solo un affarista. La qual cosa era perfettamente legittima
ieri. Molto meno oggi. (26 aprile 1994)
Non era vero e lo abbiamo visto: sono arrivati quelli pi grandi e bravi di lui.
Ci fregano con il nostro consenso. Tra gli applausi.
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22 - QUELLEUROPARLAMENTO
SERVO DELLE LOBBY AFFARISTICHE
Prima Modigliani, adesso il Parlamento europeo. In articulo mortis. Anche senza laggiunta della
furbizia allitaliana, del richiamo agli orrori del fascismo e del nazismo, la sostanza comunque la
stessa. Si tratta di una pesante e inammissibile interferenza nelle cose di casa nostra. O, peggio, di
un avvertimento in puro stile mafioso. Che tradotto in soldoni vuol dire: attenti italiani a quello che
fate. Altrimenti vi rovesciamo addosso il peso intero di tutti gli internazionalismi presenti e operanti
sulla scena mondiale. Quelli politici e quelli finanziari e affaristici. Che non sono mai riusciti a
risolvere nessun problema del pianeta, n politico n economico, ma pretendono di continuare a
imbrogliarci e di essere persino ringraziati. E che non esitano a valersi dei nullafacenti pensionati
doro di Strasburgo pur di ficcare il naso nelle nostre faccende. Pensassero invece a quello che
accade nella ex Jugoslavia, o nel Ruanda, o nello Zaire, o in Iraq, o nelle repubbliche della ex
Unione Sovietica. Mai che si siano occupati delle catastrofiche conseguenze che hanno sul pianeta
le ciniche e pianificate decisioni della Trilateral Commission e del Bilderberg Club o delle
multinazionali planetarie per le quali culture, civilt, tradizioni, popoli altro non sono che mercati
da sfruttare o da omologare. Per questi cinici mercanti di morte lItalia degli Andreotti, dei
Cirino-Pomicino, dei Gava, della mafia o di Cuccia, andava benissimo. Sarebbe persino andata bene
unItalia nelle mani di Occhetto e di compagnia cantante. Mi verrebbe provocatoriamente da dire:
magari ci fossero nel prossimo governo dei ministri fascisti. Ministri come Di Crollalanza o De
Stefani. Purtroppo, invece, ci saranno soltanto ministri missini. E scusate la differenza. Ma questo
quello che passa il governo. Ministri tuttavia perfettamente legittimati da un voto popolare, Che, per
la prima volta in cinquantanni, ha anche espresso una indicazione di governo. La quale pu piacere
o meno, e a me personalmente poco piace, ma deve essere democraticamente accettata.
Incominciando a lavorare per creare una vera e seria opposizione. Vera e seria, senza il ricorso a
giochetti e trucchi che si ritorcono fatalmente contro chi li ha inventati. Perch questo ultimo fatto
ricorda da vicino lautogol elettorale di Violante contro Berlusconi. Se vogliamo essere cinici, come
purtroppo cinica la politica, sarei persino riuscito a comprendere, anche se non a giustificare, il
colpo da ko. E cio Berlusconi in manette a dieci giorni dal voto. La punzecchiatura ha ottenuto
leffetto contrario. Cos come sta accadendo oggi. Berlusconi si trovava in obiettiva difficolt per la
formazione del governo. Questa eurocazzata lo favorir. Lo aiuter, anzi lo ha gi aiutato, a
superare le ultime difficolt. Costringendo persino Scalfaro, sia pure con qualche cattolica
ambiguit, a prendere posizione. E a crearsi qualche benemerenza nei confronti della maggioranza e
dellopinione pubblica. Che gli potr essere utile in altri campi. Per esempio nel pasticciaccio del
Sisde. Perch tutto possa finire in gloria. Con buona pace delle esigenze di rinnovamento di questo
decrepito, inefficiente e corrotto Stato centralista. Cretini di tutto il mondo unitevi. (8 maggio 1994)
Soprattutto quando, invece di occuparsi della lunghezza dei fagiolini o della circonferenza dei
meloni, con le sue risoluzioni tanto pompose quanto perfettamente inutili, pretende anche di
occuparsi di politica.
Non ne ha mai azzeccata una. Di solito accade lesatto contrario di quanto ha previsto.
Qualche titoletto in settima pagina sui giornali, con qualche convegno dove leuroparlamentare di
turno si mette in mostra, ovviamente con rimborso, e basta.
Giusto cos, per un organismo che ha la stessa funzione e importanza di un circolo per nobili
decaduti.
Qualche pranzo, qualche ricevimento di gala, qualche partita a bridge.
Poi tutti a letto. Presto. Con una bella tisana calda.
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23 PERCHE SOLIDARIZZO
COL FIGLIO DI CRAXI
Caro Bobo, non ti stupisca questa attestazione di solidariet da parte di un nemico. Un nemico
vero, un nemico dei tempi nei quali tuo padre e tutta la tua famiglia contavano veramente in Italia e
a Milano. Erano i tempi nei quali non cera manifestazione mondana, non cera vernissage, non
cera sfilata di moda, prima teatrale o cinematografica che non si contendessero lonore della vostra
ambita presenza. Gli stilisti facevano a gara per pregare tua madre di esibire i loro modelli, i registi
si sentivano orgogliosi di parlare di qualsiasi sciocchezza con tua sorella Stefania, le pi prestigiose
penne del giornalismo italiano discutevano di politica, letteratura, arte o calcio con te. Magari
sperando che qualcuno mettesse una buona parola con il simpatico Pilli per una casa in via
Bagutta o a Brera. Ricorderai certamente i miei attacchi al Psi del tempo e alla tua famiglia nelle
sedute del consiglio comunale di Milano quando mi pareva che tu dicessi delle stupidaggini e
quando mostravi troppa arroganza. Mai che uscisse una riga sui giornali per, gli attacchi al Capo e
alla sua Augusta Famiglia erano rigorosamente censurati. Cos andava e va il mondo. Avete fatto
parte di un sistema di potere che si riteneva eterno, immobile. immutabile.
Non vi eravate resi conto che vi stavate scavando la fossa sotto i piedi, non vi sfiorava neppure
lidea che il regime, perch di un autentico regime si trattava, potesse crollare da un momento
allaltro. Nel consiglio comunale di Milano larroganza del Cognato assumeva aspetti veramente
intollerabili e che io, infatti, non tolleravo. In una circostanza venni quasi alle mani con il
sindaco. In unaltra dovetti ricordarti, davanti ad una tua uscita un po imprudente, la Somalia e gli
affari che in quella disgraziata terra avevate fatto. Per tutto questo adesso io posso esprimerti la mia
solidariet. Per quello che vale. Da parte di uno che non ricopre pi alcun incarico. Da uomo libero
quale sempre sono stato. Il volantino che hai trovato davanti a casa ignobile, infame e, per di pi,
stupido. Infame perch coinvolge persone che hanno, a loro volta, una famiglia che non deve
sopportare cose simili. Ignobile perch lestensore non ha il coraggio di firmare e di assumersi la
responsabilit di quello che dice. Stupido perch (queste mie righe ne sono una dimostrazione)
finisce per ottenere leffetto opposto a quello sperato. Almeno da parte di chi abituato a
combattere le battaglie in prima persona e preferisce scontrarsi con i potenti piuttosto che infierire
sui vinti. E poi perch ricordo, come se fosse ieri, quello che mi accadeva durante gli anni 70
quando ero subissato di telefonate e di lettere che, manco a dirlo, mi promettevano una nuova
piazzale Loreto. Cercavo di infischiarmene anche se, avendo una moglie e una figlia, non potevo
fare a meno di pensare che quando uno vigliacco, lo pu essere fino in fondo. E dovevo stare
attento a quando uscivo e rientravo a casa, specie se non da solo. Credo perci che a quelli che si
sono resi autori di una simile bravata non spetti la definizione di nemici ma, pi semplicemente,
quella di vigliacchi. Dei vigliacchi che, magari, quando eravate potenti e riveriti, vi riverivano e vi
votavano. E che oggi, ne sono sicuro, riveriscono e votano o voteranno per i nuovi potenti. Con i
quali, da sconfitto ma non da vinto, mi trover anche io a scontrarmi. Perci, caro Bobo, non dare
troppa importanza a simili manifestazioni di imbecillit e di vigliaccheria tipiche della pi pura e
inossidabile tradizione italiana. Bevi fino in fondo lamaro ma corroborante calice (per la
formazione del carattere) della sconfitta e dellemarginazione. E, se ti pu essere di conforto e di
aiuto, sappi che sono pronto a passeggiare insieme a te, per le vie di Milano. Sono proprio curioso
di vedere se qualcuno avr qualche cosa da dire. (12 maggio 1994)
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25 - LA MIA DROGA
SI CHIAMA FEDE (EMILIO)
Ogni sera alle sette, cascasse il mondo, mi precipito a casa. Mi incollo davanti al televisore e
attendo con impazienza, sintonizzato su Rete 4, il telegiornale di Fede. Qualche volta resto deluso:
Fede non c. Forse a Montecarlo o Sanremo o, che so, a Campione. Il pi delle volte, tuttavia, la
mia attesa e la mia fedelt vengono ricompensate. Finalmente appare. Il capello sapientemente tinto,
labbronzatura Uva perfetta, labito doppiopetto rigorosamente fumo di Londra. E incomincia a
parlare.
Di colpo dimentico tutti i miei problemi, le incazzature della giornata, gli acciacchi, la mancanza di
quattrini, i piccoli e grandi dolori della vita. Mi sorprendo ad abbozzare un sorriso che si trasforma
ben presto in una sonora e liberatoria sghignazzata. E uniniezione di buonumore e di irrefrenabile
allegria. Lo confesso: sono Fededipendente. Ho bisogno di lui come il tossico della dose media
giornaliera, il tabagista del pacchetto di bionde, lalcoolista del mezzo litro di barbera. Come fare
a meno del bagliore estasiato del suo sguardo quando parla di Berlusconi? Come essere privo dei
gorgoglii caramellosi della sua voce quando pronuncia le fatidiche tre parole presidente del
Consiglio? Come rinunciare ai suoi sapienti o svolazzanti cinguettii quando ci deve dimostrare che
viviamo nel migliore dei mondi possibili e terribili ingrati noi che non ce ne accorgiamo? Lui,
quello con la elle maiuscola, lavora venti ore al giorno per il nostro benessere, la nostra felicit e il
nostro avvenire, sacrificando salute, affetti e comodit e se non ci fosse lui (con la elle minuscola),
cio Fede, a farcelo sapere, tutti lo ignorerebbero? Emilio di una dedizione commovente. Anche
se ricompensata a suon di centinaia di milioni.
Questo un particolare insignificante. Che diamine! C forse qualcuno che osi pensare che
lEmilio ci abbia il suo bravo tornaconto a fare lo zelota? Per carit! Lui un professionista coi
controcazzi! Certo, or qualche decennio, aveva impalmato Diana De Feo, figlia di un consigliere
Psdi della Rai. Se non sbaglio la moglie lavora ancora alla Rai. Tanto per arrotondare il bilancio
domestico. Ma chi oserebbe pensare che ne ha tratto vantaggi per la carriera? Poi c stato loscuro
episodio del poker taroccato e delle bische. Ma via! Ognuno di noi ha i suoi vizietti, e poi lui faceva
il pollo. Adesso che approdato alla Fininvest, non vuole pi correre rischi. Gli piovuta la manna
dal cielo. Sa che non potr avere unaltra occasione. E pronto a tutto. E persino diventato
milanista.
Eppure io lo voglio, lo esigo, non posso pi farne a meno. Mi scompiscio per le sue freddure, mi
stravolgo per la sua finta e studiata meraviglia quando deve dare una notizia che non gli garba, vado
fuori di testa per gli storpiamenti dei nomi di chi gli sta antipatico, mi masturbo per i suoi duetti con
il povero Brosio, raggiungo lestasi per laria candida e innocente che assume quando sta per
spararla grossa. Proprio come i ragazzini quando stanno per fare una marachella.
Tutti si rendono conto che pi dannoso per Berlusconi di DAlema, Bossi e Borrelli messi insieme
e, forse, meglio di ogni altro lo sa lo stesso Berlusconi.
Per cui tremo al pensiero che un bel giorno il Cavaliere decida di togliersi di torno questo
appiccicoso e micidiale amico. Per favore, Cavaliere, non lo faccia! Gli faccia dare un contratto a
vita! Anzi, se posso permettermi di esprimere un mio desiderio, di confessare un mio sogno segreto,
vorrei suggerire un bel telegiornale tutto nuovo.
Pensate un po: un telegiornale con Fede e con Paolino Semprinpiedi Liguori, ex lottacontinuista,
ex montanelliano, ex sbardellian-andreottiano, ex Eni. Con la partecipazione fissa di Gianni
Cicisbeo Letta. Sarebbe una cosa, per dirla con Ezio Greggio, da leccarsi le orecchie. (5
novembre 1994)
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PARTE II
A partire dal luglio 2003, uscito qualche numero del periodico politico culturale
Intervento, di cui ero direttore politico (direttore responsabile era Adriano Rebecchi).
Con pochissimi mezzi e una periodicit semestrale, Interventi uscito fino al febbraio
2005, per un totale di 11 numeri (uno nel 2003, due nel 2004, quattro nel 2005, tre nel
2006). A Intervento hanno collaborato: Maurizio Cabona, Enzo Erra, StefanoVaj,
Massimo Fini, Benito Bollati, Alberto Pasolini-Zanelli, Umberto Croppi, Walter Jeder,
Enrico Landolfi, Stenio Solinas, Alberto Rosselli, Sergio Pessot, Jean Toschi-Visconti, Nico
Perrone. Dunque, destra e sinistra, con voci fuori dai cori.
Almirante, mi potr andare bene anche con Berlusconi, deve aver pensato il giovane aspirante
Forlani degli anni 2000!
Tranne che Berlusconi non pareva e non pare avere alcuna intenzione di scomparire o, quantomeno,
di farsi da parte. Anzi, ha occupato e continua ad occupare il palcoscenico, accentrando sulla sua
persona i riflettori, spiazzando continuamente alcuni dei suoi alleati con colpi di teatro che, al di l
dello spessore politico e culturale e spesso del buon gusto, finiscono per esaltarne la indispensabilit
e lineluttabilit. E pensare che lex giovane Gianfranco credeva di averlo svolto proprio bene il
compitino! Sempre a modino, sempre composto, sempre uomo in Lebole, quasi sempre silenzioso
ed annuente, sempre con laria di chi ha pensieri profondi nella zucca, sembrava, come dicono a
Roma nato con il fiore nel culo come le zucchine!.
Dopo Fiuggi pareva che tutto dovesse andargli per il verso giusto. Era passato da Mussolini a
Giolitti, dal Fascismo degli anni 2000 al moderatismo liberista, qualunquista e tecnocratico delle
cosiddette destre europee. Era passato dalla guerra culturale antimondialista al filoamericanismo pi
becero, con i pellegrinaggi non pi a Predappio, ma alla City di Londra, a Wall Street, alle Fosse
Ardeatine e a Dachau, e con miraggio, non ancora realizzato, ma, vedrete che ce la far, del viaggio
a Gerusalemme. Aveva chiesto scusa, a nome del popolo italiano (e perch?), a destra e a manca.
Sposando i valori della resistenza e dellantifascismo e ringraziando gli americani per averci
liberati. Sempre con laria compunta di chi crede in quello che dice anche se - chi lo conosce lo sa
bene -, in quel momento sta pensando ad altro.
In realt Fini come lombrello: necessario quando piove, ma utile anche per proteggersi dal
solleone! A patto che ci sia qualcuno a suggerirgli quando bisogna aprirlo e quando chiuderlo.
Come aveva, appunto fatto fino al febbraio del 99, Pinuccio Tatarella.
La crisi di Fini e di A.N., cominciata da l.Il curioso sistema elettorale italiano cosiddetto
maggioritario ha, per molti anni, impedito di vederla questa crisi, ma essa covava sotto cenere. La
cenere lasciata dallincendio autodoloso che aveva bruciato lidentit del partito.
Il sistema elettorale, dicevamo, ha consentito a Fini di godere di una cospicua rendita di posizione,
facendogli sapere in anticipo su quanti deputati e senatori avrebbe potuto contare in caso di vittoria
o di sconfitta della coalizione, con laggiunta, nel primo caso, di un discreto numero di ministri,
sottosegretari e via lottizzando. In questa guisa diventato vicepresidente del Consiglio, ascoltato,
con le orecchie e solo con quelle, dallamico Silvio", riverito nei talk-show di Bruno Vespa, preso
sul serio quasi da tutti e quasi dappertutto. Persino a Bruxelles dove si impegnato, da diligente
studentino, a dare il suo ponderoso contributo alla stesura di quell'inutile aborto che viene
pomposamente chiamato Costituzione Europea e che, alla faccia della Democrazia, non verr
neanche sottoposta al voto dei popoli europei. Cos aveva pensato di accreditarsi come aspirante
statista, i cui silenzi - come quelli del celebre giardiniere interpretato da Peter Sellers nel film Oltre
il giardino - potevano essere scambiati per pensose, caute ed intelligenti meditazioni.
Allo stesso modo non ha fiatato sulle leggi berlusconiane votate a ranghi compatti ed a tamburo
battente in Parlamento: dallabolizione delle tasse di successione alla legge sulle rogatorie, dalla
cancellazione del falso in bilancio alla Cirami, dal lodo dellimpunit alla legge Gasparri. Per
non dire del vergognoso voto sullaggressione all'Iraq e di tutti quei provvedimenti che, di fatto,
stanno cancellando quel poco che rimasto dell'imponente eredit sociale costruita negli anni 30.
Intendiamoci bene: cinicamente (e come ben si sa il cinismo in politica di casa), avremmo potuto
persino capire che la destra italiana volesse lasciare nel deposito bagagli della storia tutto
quellarmamentario del folclore fascista e neofascista che minacciava di renderne inutile la
potenzialit politica, ma allo scopo di poter essere meglio s stessa, per poter affermare meglio nel
mondo di oggi, sui problemi di oggi, la propria identit. E non per passare armi e bagagli dallaltra
parte, con un trasbordo ideologico consapevole che, al pari del Mito incapacitante, cio del
nostalgismo comodo, sicuro, autoreferenziale, ma politicamente sterile degli anni 70 e 80, finisce
per renderla sostanzialmente inutile. Bisognava lasciare ci che era superfluo ed insignificante per
andare oltre il Fascismo e il neo fascismo, non per tornare all800!
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Fotocopia sbiadita di Forza Italia per alcuni versi, del neo-democristianismo dellUDC per altri,
sballottata dalla Lega che la spiazza su tanti argomenti costringendola costantemente a giocare di
rimessa sulla devoluzione, sullunit nazionale, sullimmigrazione e financo sulle pensioni, A.N.
non ha pi una identit forte, precisa, immediatamente riconoscibile. Non pi lAlternativa al
Sistema, ma non riesce neppure ad essere lalternativa nel Sistema.
E dire che la tremebonda indecisione dei partiti del centro-sinistra, linadeguatezza, persino
patetica, dei suoi dirigenti, avrebbe consentito ad un partito dalle forti connotazioni nazionali,
sociali, anticonsumistiche ed antiamericane, culturalmente ben radicato nella tradizione italiana ed
europea, di giocare a tutto campo su tanti problemi e tanti temi. Costringendo Berlusconi a fare i
conti con le sue enormi contraddizioni, con i suoi mastodontici conflitti di interesse, con il suo
insopportabile narcisismo da venditore di fumo, anche se di successo. Si abbandonato Evola per
Baget-Bozzo, Gentile per Roberto Gervaso, Grazia Deledda per la Santanch, Pirandello per Lando
Buzzanca!
La crisi di A.N. nasce da tutto questo: dalla neghittosit del suo leader; dalla vociante incapacit dei
suoi cosiddetti colonnelli, dalla perdita di ogni decenza politica di cui, il neocoordinatore La
Russa, la pi palmare dimostrazione. La crisi era gi presente, prima ancora dellevidenza
elettorale, mascherata dalla finta baldanza, dal finto ottimismo, dal fastidioso presenzialismo dei
vari La Russa,Gasparri e compagnia ghignante. Levis est fortuna: cito reposcit quod dedit,
dicevano i saggi latini. La Fortuna leggera: presto chiede indietro ci che ha dato!
Cos sta arrivando il tempo della resa dei conti. Oramai evanescente sul terreno dellimmagine,
inutile ed addirittura dannosa per la difesa dei valori fondanti della nostra storia, di tutta la nostra
storia, e delle passioni che ci hanno bruciato nel corso del 900, ridotta all'amministrazione di
piccole clientele, incapace di difendere la nostra identit e sovranit nazionale, ligia agli ordini
dellimpero statunitense, la cosiddetta destra ha giocato la carta della disperazione. Lo avrebbe
potuto fare su mille argomenti. SullEuro che ci ha impoverito tutti. Sulla difesa del principio di
legalit ed uguaglianza per tutti davanti alla Legge contro le interpretazioni berlusconiane. Sulla
devastante dissoluzione del nostro tessuto sociale. Sulla rivalutazione della componente
anticonsumistica, antimonopolistica, antimondialista contro il pensiero unico globale, questo
totalitarismo dolce, ma ancor pi assoluto dei totalitarismi del 900 perch ruba l'anima dei
popoli. E invece, prima ha tentato alcune deboli sortite: la banale e scontata difesa di Roma capitale
( scritto nella Costituzione), la cosiddetta lotta alla droga, nobile ed inutile enunciazione che non
porta un voto in pi, a meno che non si pongano in discussione le stesse ragioni fondanti del mondo
moderno nel quale siamo immersi. E poi, dulcis in fundo, la stravagante proposta del voto
amministrativo agli immigrati.
Anche in questo caso bisogna conoscere Fini per cercare di capire perch lo ha fatto, spiazzando il
suo partito, il suo elettorato e, forse, anche se stesso. Come per tutto il resto che non riguarda
direttamente la sua persona, al problema del voto Fini non pi di tanto interessato: solo un
argomento che pensa di utilizzare per obbiettivi politici. Non alti, non nobili, non di grande respiro,
ma esclusivamente interni alla maggioranza ed alla crisi che la investe da molti mesi; E un
espediente per cercare di smarcarsi da Berlusconi, di fermare Bossi, di entrare nel PPE,come sta
cercando di fare da Fiuggi in poi, nella costante ricerca di dare vita ad una edizione riveduta e
corretta della vecchia DC. Qualcuno deve avergli detto (non c pi Tatarella), che cos si sarebbe
ingraziato la CEI, gli industriali che vogliono gli immigrati per mettere in concorrenza al ribasso tra
di loro i lavoratori, e persino i sindacati che cercano masse da manovrare. Probabilmente anche un
modo per provare a s stesso di esistere, di esserci, visto che fino ad ora erano stati gli altri a
pensare per lui, a faticare per lui, ad inventarlo, insomma. Fin da quando sbarc a Roma alla
sezione di Teodoro Buontempo che lo introdusse nel partito. Fin da quando Almirante lo impose
alla conduzione del mondo giovanile. Fin da quando lo impiegarono al Secolo d'Italia per
assicurargli uno stipendio. Fin da quando lo fecero eleggere deputato per dare una lezione elettorale
a Rauti. Fin da quando, sempre Giorgio Almirante lo colloc alla segreteria del partito anche a costo
di appannare pesantemente la propria immagine. Il tutto inframmezzato da insulti e botte prese, non
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dagli avversari politici, ma dai giovani camerati che proprio non lo potevano soffrire. A Roma,
Milano, Cosenza, Reggio Calabria, Padova ed un po in tutta Italia.
Poi arrivato Berlusconi a sdoganarlo e la crisi della Prima Repubblica a dargli una valanga di
inaspettati suffragi. E quasi tutti a pensare che dietro quegli occhiali si celasse una grande
intelligenza politica. Mentre invece, come aveva intuito Bettino buonanima, cera solo il nulla. Un
nulla che oggi produce questa formidabile e pericolosa sciocchezza.
Perch in questo caso non si tratta soltanto di una provocazione politica, ma di qualcosa che finisce
per avere implicazioni in vari settori della nostra vita e tocca un nervo scoperto della nostra
sensibilit di popolo. Non si tratta, infatti, solo di quello che accadrebbe oggi se il voto
amministrativo agli immigrati fosse attuato, ma di quello che finirebbe per succedere in un futuro
non tanto lontano. Oggi gli immigrati si darebbero soltanto alla pratica del voto di scambio,
votiamo per chi ci offre di pi. E non sappiamo quanti partiti saprebbero sottrarsi a questo
maneggio. Ma domani, viste le periodiche e ricorrenti sanatorie, finirebbero per volersi mettere in
proprio, senza neanche lobbligo di voler, quanto meno, manifestare lintenzione di essere cittadini
italiani a tutti gli effetti restando in Italia solo il tempo che vogliono, contribuendo per a decidere il
destino delle nostre citt. Le nostre citt non sono come le neometropoli dellAustralia o degli USA:
sono il risultato di millenni di tradizione, cultura e civilt. Ed hanno gi subito la devastazione di
mezzo secolo di malgoverno affaristico-speculatvo dei partiti, per poter sopportare anche le
eventuali scelte etnico-religiose delle diverse immigrazioni. In tutti questi anni non abbiamo
governato i flussi migratori, ma li abbiamo subiti lasciando che fossero gli altri ad imporceli. La
filosofia stata sempre la stessa: clandestini che arrivano, scompaiono per qualche anno facendo
un po di tutto, dal lavoro nero, alla manovalanza malavitosa, per riemergere grazie alla ineluttabile
ed immancabile sanatoria. Ci spiega anche perch, alla faccia delle varie leggi anti-immigrazione,
ci sono costantemente migliaia di disperati pronti a rischiare la vita in condizioni indegne di un
briciolo di umanit, pur di arrivare da noi. La responsabilit di queste immani tragedie del mare
anche di tutti coloro che, con la scusa di un malinteso universalismo e di un antirazzismo da salotto,
hanno di fatto reso ineluttabile ed incontrastabile questo fenomeno. Chi, come noi, ama le
differenze, le identit etniche, culturali, religiose dei diversi popoli della Terra, non pu che opporsi
con tutte le sue forze e gli strumenti a disposizione, a questa conseguenza del Libero Mercato
Globale, che si tradotto in libero mercimonio di ogni valore e di ogni sentimento profondo quali
il legame con la propria terra ed il proprio sangue.
Fini, luomo che non cera e che finge di esserci, pu pure continuare ad immaginare la Politica
come una carriera bancaria: tot anni, tot scatti, tot anzianit, tot aumenti di stipendio. Ma abbiamo la
netta sensazione che, questa volta, i suoi calcoli siano completamente sbagliati. La destra da lui
incarnata non serve a nulla, non rappresenta pi nulla, non conta nulla. Chi senza passato e senza
memoria, pu anche avere un presente, ma, di certo, non avr un futuro. (luglio-dicembre 2003)
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CI VORREBBE UN MOVIMENTO
DI LIBERAZIONE NAZIONALE
E NON UN KU-KLUX-KLAN DEI POVERI
Mancheremmo ai nostri compiti se non parlassimo anche delle cose, ahim piccole o piccolissime,
che sono accadute o, meglio, non sono accadute, nella nostra area.
Daccordo, una area marginale che non pu incidere in modo rilevante sugli eventi e sulla politica,
la piccola politica, di questo paese. Ma, purtroppo ci venuto il sospetto che non ci sia neppure la
volont di contare qualcosa da parte di coloro che si sono autoproclamati rappresentanti dellintero
ambiente.
Avevamo salutato con entusiasmo lannuncio della possibilit di dare vita ad una unica lista per le
elezioni europee dello scorso giugno. Non ci sfuggivano le difficolt, la dovuta gradualit nel
processo, le necessarie tappe intermedie, le resistenze e le diffidenze di chi, abituato da troppo
tempo a guardare piccole realt al microscopio, si illudeva di vedere una montagna dove invece
cera un sassolino ed una foresta dove cera solo un arbusto.
Ma sapevamo anche che quella era la strada, lunica e forse l'ultima, per ridare dignit e futuro alla
nostra storia.
Ci siamo impegnati anche al di l delle nostre possibilit umane, fisiche e politiche. Abbiamo finto
di non vedere ci che ci veniva sbattuto davanti agli occhi. Abbiamo ingoiato rospi come se fossero
squisite tartine. Ma alla fine abbiamo dovuto arrenderei e ritirarci.
Cercavamo di dare vita e spinta ad una forza politica che non si rifugiasse nei comodi e pigri
nostalgismi, nel folklore, nel reducismo, nel commemorazionismo, nel ritualismo, ma volesse essere
partecipe ed attiva nel presente sui temi politici e sociali di oggi, nella grande politica, insomma.
Tutto questo ci scivolato tra le dita come sabbia. Difficile far pensare in grande chi abituato al
piccolo!
Risultato? L'unificazione non c stata, moltissimi non sono andati a votare o hanno votato a caso,
ed ora abbiamo due signori che hanno risolto i loro problemi per i prossimi cinque anni,
approdando, pi o meno per il rotto della cuffia, al parlamento europeo.
Ma, si provi ad immaginare che cosa sarebbe accaduto se una lista unitaria avesse superato, come
tutti i sondaggi indicavano, la soglia del tre per cento. I riflessi sulla situazione italiana, sui due poli,
sulle forze interne ad essi, sarebbero stati immediati e devastanti. Invece ci hanno costretto a fare il
tifo per Follini, Dio ci perdoni!
Le cose sono andate come sono andate, e i rimpianti e le recriminazioni a questo punto non servono
a nulla. Per fortuna in politica non esiste lultima spiaggia e ci che oggi sembra impossibile,
domani pu diventare possibile e dopo domani probabile.
Cosa fare allora? E loccasione potrebbe esserci abbastanza presto. S, proprio dopo le elezioni
suppletive dello scorso ottobre che a Milano hanno registrato il nostro personale disastro per il
quale ci assumiamo tutte intere le nostre responsabilit senza invocare alcuna attenuante.
Lormai famoso sette a zero, tuttavia, dovrebbe insegnare qualcosa.
Oltre alla crisi ormai cronica della Casa delle Libert, oltre allennesima vittoria del centro-sinistra,
oltre al fallimento di questa democrazia che lascia a casa il 60% degli elettori, sono evidenti due
dati.
Il primo: sei candidati a Milano fuori degli schieramenti sono forse troppi ma sono anche la palese
prova di un malessere che corrode il sistema politico italiano.
I Movimenti, alcuni dei quali monotematici o quasi, manifestano esigenze e realt che il
bipolarismo non riesce a soddisfare e che, anzi, con le sue scelte, manda di fatto allopposizione del
sistema milioni di Italiani.
Questo Fronte del No ha raccolto, dove era presente, percentuali ragguardevoli che potrebbero
indicare nuove vie da battere.
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Il secondo dato: nella cosiddetta area il nome Mussolini ha occupato quasi tutto lo spazio
disponibile.
Probabilmente a questa occupazione non corrisponde una reale rappresentanza di un vero unico e
grande soggetto politico. Tuttavia la realt che pochi resistono alla tentazione di mettere un segno
su quel nome al di l della consistenza, delle credibilit e dello spessore del candidato.
E questo un male? Non lo crediamo. Ogni Movimento pu e deve cercare di raccogliere consensi
nel modo che pi ritiene opportuno. Quello che importa luso che di questi consensi viene fatto.
Se esiste la volont di dare vita a qualcosa di serio, se si possiede lumilt di sacrificarsi e di
lavorare, di imparare e di dare lesempio, allora il fenomeno pu rivelarsi positivo!
Ci sono scadenze ed appuntamenti molto significativi: la Devastazione Costituzionale che porta
un ulteriore colpo di piccone all'unit dell'Italia, la cosiddetta Costituzione Europea che cede altre
quote di sovranit nazionale ad organismi anonimi e senza legittimazione, la crisi economica e
sociale a cui il governo finger di rispondere con una improvvisata riduzione fiscale che premier i
ricchi e castigher i vecchi ed i nuovi poveri. Sono temi che potrebbero e dovrebbero suggerire una
grande iniziativa politica per mettere assieme tutti coloro (e sono tanti), che non ci stanno pi e
cominciano a percepire linganno che si cela dietro le solenni enunciazioni ed i proclamati
principi del pensiero unico globale. Una grande possibile battaglia dunque, per contare davvero e
non per vendersi al miglior offerente. Per dare vita ad un grande "Movimento di Liberazione
Nazionale" e non ad una sorta di Ku Kluk Klan dei poveri.
Auguriamoci buona fortuna. (marzo-dicembre 2004)
Men che meno vogliamo fingere di non vedere quanto accaduto dallaltra parte, dalla parte dei
neri, dei fascisti, dei maledetti.
Perci vorremmo finalmente capire quello che successo e come ci si arrivati, attraverso quali
percorsi politici, psicologici, esistenziali. Vorremmo capire come si coagulata una atmosfera,
attraverso quali canali si manifestata. Chi lha voluta creare e perch, lo sappiamo benissimo e
crediamo che sia giunto il momento di scriverlo a tutte maiuscole.
Ripercorriamola brevemente, allora, questa storia.
Dal 1948 al luglio del 1960 i fascisti del M.S.I. furono democraticamente eletti nel Parlamento
nazionale, nei consigli comunali e provinciali di tutta Italia, concorsero a tenere in piedi o a far
cadere governi, amministrazioni locali di tutte le tinte. I loro voti venivano sollecitati, dati o negati
senza scandalo alcuno. Importanti leggi o storici trattati internazionali venivano approvati con il
loro appoggio determinante. Erano, insomma, protagonisti o comprimari politici a pieno titolo.
E dire che eravamo a pochi anni dalla fine della seconda guerra mondiale e della guerra civile. Poi
vennero il governo Tambroni ed il congresso di Genova del M.S.I. per i quali si mobilit la piazza
in tutta Italia. Lorganizzazione della rivolta fu del P.C.I., ma lorchestrazione fu tutta della D.C.
per una precisa manovra politica: la svolta a sinistra. I fascisti, che fino a pochi anni prima
avevano lassoluto monopolio delle piazze con le loro organizzazioni giovanili, che dominavano
nelle scuole e nelle universit, arrivarono a quellappuntamento assolutamente impreparati.
Laccettazione del metodo democratico, gi ampiamente applicata nei comportamenti ben prima del
mancato congresso che lavrebbe dovuta solennemente sancire, aveva imbrigliato i fermenti
attivistici, intorpidito gli slanci rivoluzionari e, di fatto, addormentato qualsiasi volont di reazione.
Il M.S.I., in definitiva, era divenuto un partito come gli altri: faceva politica anche a costo di
privarsi di quella carica volontaristica e spiritualistica che aveva caratterizzato i primi dieci anni
della sua storia.
Il killer aggio attuato dai portuali comunisti di Genova e benedetto dalla successiva assoluzione
pronunciata dagli schermi televisivi da Fanfani aveva ottenuto leffetto desiderato e tenacemente
perseguito.
Per i seguenti dieci anni il M.S.I. veget anonimamente nella societ politica italiana mentre le
manovre, tutte le manovre - dal Piano Solo al tintinnar di sciabole, dagli opposti maneggi di
Segni e di Moro, dalla consegna alla sinistra del mondo della scuola e della cultura in cambio del
clientelismo mafioso nel sud - vedevano come protagonista la vecchia megera democristiana.
Poi arriv il 1972. Le aspettative che il centro-sinistra aveva suscitato senza poterle soddisfare,
lautunno caldo, la ribellione giovanile del 68, le tensioni culturali, la crisi economica, offrirono al
M.S.I., pur privo di un vero progetto politico, loccasione di riaffacciarsi alla ribalta della scena
politica italiana, prima con le elezioni regionali in Sicilia, poi con le politiche del 72.
Il successo, pur notevole, fu tuttavia inferiore alle attese ed alle previsioni e non tale da determinare
una vera svolta. Costitu per un campanello di allarme e preoccupazione nel maledetto mondo del
moderatismo italiano egemonizzato dalla D.C.. Per arginare il pericolo furono mobilitate le migliori
energie del sistema. Dai sapienti inventori delle trame nere, coadiuvati (involontariamente?) da un
gruppetto di presunti rivoluzionari intellettuali di destra stazionanti prevalentemente nella redazione
di un quotidiano di Roma ed a libro paga dei Servizi, dei concettosi pensatori di sinistra in servizio
permanente, pronti a firmare qualsiasi cosa che assicurasse loro notoriet ed ingaggi remunerati;
inaspettatamente aiutati dai cretini della nostra parte che si misero a sognare ed a invocare i
colonnelli che, come i capi di stato-maggiore erano e sono dei dipendenti statali che pensano alla
carriera ed al 27 del mese.
E non potevano mancare gli anticomunisti viscerali che, in nome di un atlantismo sbracato e servile,
si misero agli ordini della CIA e degli interessi americani. Nacque cos la teoria degli opposti
estremismi la cui funzione, al di quanto potevano credere i presunti rivoluzionari delle due parti, era
quella di riportare i moderati nella caserma del centrismo con il consapevole appoggio del P.C.I.
teso al conseguimento del compromesso storico. Chi laveva inventata sapeva perfettamente che
spingendo sulla leva dellantifascismo militante, avrebbe fatalmente prima o poi, ottenuto il
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risultato della reazione di chi non poteva accettare di continuare a porgere laltra guancia. E vennero
cos gli anni di piombo con lo stillicidio di atti di violenza, di discriminazione, di persecuzione, di
sangue e di morte. Da una parte un lucido, preciso disegno politico; dallaltra un disperato
spontaneismo e la voglia di dimostrare la propria esistenza anche attraverso gli atti pi efferati.
Una intera generazione si condann allautodistruzione pretendendo di distruggere il nemico.
Grandi energie si consumarono nella illusione di conquistare il cielo, mentre invece finivano per
contribuire a consolidare il sistema di potere partitocratico.
Arco costituzionale, tentativo di messa fuori legge del M.S.I., inchieste contro tutto il Comitato
Centrale del partito per ricostituzione del P.N.F., fornirono la base, la giustificazione dei partiti
costituzionali, allantifascismo militante per espellere una forza politica dalla societ civile italiana.
Ha scarso significato perci che, ora, invochino giustizia coloro che allora di fatto proteggevano i
violenti e gli assassini e li armavano politicamente e ideologicamente, regalando loro il retroterra di
un giustificazionismo morale di netto stampo razzistico. Oggi questi maitres penser sono in
massima parte passati nel campo avversario e, coccolati e ben pasciuti, impartiscono lezioni a destra
e a manca. Come facevano trentanni or sono. Pretendevano di avere ragione a quei tempi e
pretendono di averla oggi. Sostenendo cose radicalmente opposte. Marxisti-leninisti ieri,
liberaldemocratici oggi.
Costoro fanno solo schifo. Le vere responsabilit sono di coloro che - Presidenti del Consiglio,
Ministri degli interni, Capi degli apparati di sicurezza - hanno utilizzato le disperate passioni di una
generazione per una sporca manovra politica. E questo andato avanti fino a quando le BR
(ricordate quando erano presunte?) non hanno deciso di puntare in alto, al cuore della D.C.
Cos, da un giorno all'altro, si scoperto ci che gi si sapeva e che fino a quel momento faceva
comodo fingere di non sapere. In quattro e quattrotto sono diventati tutti efficienti: Presidenti del
consiglio, ministri degli interni, capi piduisti dei servizi, responsabili degli apparati dello Stato. E
chi aveva avuto aveva avuto, e chi aveva dato, si fottesse.
Poi, qualche anno pi tardi, arriv Tangentopoli. Ma questa una altra storia.
Ultima cosa.
In occasione di questa orgia sugli anni 70, anche i postfascisti (che sono solo i fascisti in cerca di
un posto) hanno detto la loro.
Chi sa, anche a destra, parli!, ha proclamato con il labbro pendulo e locchio acquoso e sfuggente,
il ministro Gasparri. Proprio sicuro e convinto signor ministro? Vuole davvero tutta la verit? Di
Sopra e Di Sotto? E che cosa questo tentativo di recuperare gli attivisti e gli extra-parlamentari
degli anni 70 e 80? Un salto nel passato o una squallida manovrina elettorale? O lo sforzo di
ritrovare una sorta di anima nostalgica di quegli anni dopo che si sono definitivamente tagliati tutti i
ponti, storici, politici e culturali con il Fascismo avendolo spremuto fino in fondo?
Stupisce che a questa manovra offrano ingenuamente il loro aiuto persone che dovrebbero scappare
come lepri al sol sentir nominare Fini, Gasparri, o La Russa. Spiace che chi ha sofferto e pagato, chi
stato sputtanato in quegli anni proprio da questi signori, non riesca a capire che si tratta solo di
provare ad acchiappare qualche manciata di voti in pi. Ma questo riguarda soltanto loro e la loro
storia politica personale. Quello che non si pu accettare che iena ridens La Russa, mentre da
una parte dirige questa operazione, dallaltra, parlando della Mussolini e dei suoi alleati, dica che si
tratta di soggetti che sono per Saddam, negano lolocausto ed approvano le leggi razziali del 38.
Una vera e propria delazione, un invito al Ministro degli interni, alle forze della polizia ed alla
magistratura a fare qualcosa. C o non c la legge Mancino che, com noto, si applica solo a
qualche sprovveduto ragazzino e non allicona del politicamente finto scorretto, prossimo senatore a
vita Oriana Fallaci?
Che squallore! (gennaio-febbraio 2005)
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che solo il due per cento usa il treno e solo il tre la metropolitana per spostarsi, si appassionano alle
scalate delle banche e del maggior quotidiano italiano. E se incontrano nei mezzanini delle
metropolitane o fuori dalle stazioni qualcuno con un tavolino e tre carte coperte, lo salutano con
deferenza. Potrebbe essere il Governatore della Banca dItalia.
In mezzo a tutte queste quisquilie c, per fortuna, qualcuno che si occupa di cose serie ed
importanti. E Francesco Damato, ex direttore di quotidiani, ex notista politico e forse anche ex
giornalista che, dalle colonne de il Giornale di gioved l settembre affronta con fiero cipiglio una
questione di vitale importanza.
Riassumiamo per chi si fosse persa la vicenda. Pare che Piero Ottone, ex direttore del Corriere
della Sera negli anni settanta, ed oggi penna di punta della Repubblica, si sia macchiato di un
delitto gravissimo: ha parlato bene di Mussolini. Ha confessato di essersi emozionato nel vedere, in
una trasmissione televisiva, le immagini di Mussolini allinaugurazione di Aprilia. Ed andato
ancora pi in l, definendo bella impresa quella di aver creato comuni dove cerano prima le paludi
pontine. Ha inoltre aggiunto che Mussolini parlava e scriveva bene e, soprattutto, manteneva le
promesse. Lo ha detto a Repubblica che ha cos commentato: Nel ventennio lItalia si era
industrializzata, lIRI nei primi anni era una cosa seria, la bonifica delle paludi fu unopera
meritoria ed i treni, se non altro, erano puntuali.
Noi, se non temessimo di turbare i sonni di Francesco Damato, potremmo aggiungere allelenco
anche lEnciclopedia Italiana, lAccademia dItalia, il CNR, Cinecitt, lEiar, la Mostra di Venezia,
il Codice Rocco, la Previdenza sociale, le Colonie ed i treni popolari, lEUR, le Autostrade, lAgip,
la Flotta Aerea e quella Navale.
Ma la pi grande colpa di Ottone e di Repubblica agli occhi di Damato stata quella di aver
paragonato le realizzazioni di Mussolini a quelle di Berlusconi, concludendo che non cera partita.
Ci mancherebbe altro, aggiungiamo noi: sarebbe come paragonare Maria Goretti a Ilona Staller!
Non vogliamo fare altri commenti. Nostalgico dellantifascismo, Damato si deve guadagnare la
pagnotta e lo fa nel modo che pi gli congeniale, da ex craxiano (quando Craxi era potente,
sintende) e da attuale lacch, con una leccatina da una parte (a Fedele Confalonieri) ed una
dall'altra, a Egidio Sterpa. Da lui citato come luminoso esempio di vero liberale.
Qui per Damato prende un abbaglio clamoroso. Egidio Sterpa non stato sempre liberale. Negli
anni giovanili era un purissimo fascista che apparteneva ai FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria).
Fin anche in galera e solo quando ne usc si scopr liberale. Probabilmente anche lui teneva,
longanesianamente, famiglia.
P.S. Non vorremmo provocare un altro sturbo a Damato, ma proprio su il Giornale di sabato
10 settembre, Francesco Cossiga dice che ci sono stati quattro grandi uomini di Stato della Storia
Italiana: Cavour, Giolitti, De Gasperi e Mussolini. Prosit! (luglio-ottobre 2005)
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vera, non esiste pi e nessuno dei protagonisti che si muovono nel cabaret della vita pubblica
Italiana possiede un sia pur tenue senso di quella che dovrebbe essere la sua missione.
LItalia divenuta un condominio di propriet del Vaticano e degli USA. Letica dettata dal
primo, la politica dai secondi.
Siamo una nazione serva e contenta di esserlo. Giorni orsono ho assistito, da uno dei canali
satellitari, al dibattito parlamentare sulle interpellanze ed interrogazioni sulluso del fosforo bianco
a Falluja. Do You Remember Dresda? Al banco del governo, in solitudine, quel massoncello di
Filippo Berselli in rappresentanza del ministro della difesa Antonio Martino, autore, ai tempi della
P2, di una ributtante e umiliante lettera a Licio Gelli, agli atti della Commissione parlamentare
dinchiesta sulla loggia P2.
Berselli ha sostenuto che il governo non ne sapeva niente e, che quindi, non poteva dire niente.
Credo che, per una volta, abbia detto la verit. Si deve forse informare un servo su quello che fa il
padrone? Il servo deve obbedire. Punto. In nome della democrazia, della libert e degli
interessi americani nel mondo. E cos sia. (novembre-dicembre 2005)
Due ultime notazioni. Gli inutili idioti dello pseudo-estremismo folcloristico neofascista hanno
portato al cavaliere trecentomila voti senza ottenere (almeno ufficialmente) nulla. Speriamo che
lequivoco rappresentato dalla loro inutile, anzi dannosa, presenza sia definitivamente sciolto.
Secondo. Il bluff Tremaglia si finalmente manifestato nella sua inconsistenza.
Per oltre trentanni questo autenticocoglionaccio ha pompato soldi dalle casse del vecchio MSI,
per la sua organizzazione. Affidata, in ogni parte del mondo, ai suoi pochi amici personali senza
alcun seguito, che dovevano garantirgli ottanta o novanta delegati di diritto ai congressi nazionali
del partito. Una vera e propria correntino con la quale si assicurava, presso i missini di bocca
buona, una fama ed una notoriet assolutamente ingiustificate. Anche questo nodo finalmente
venuto al pettine. A volte basta saper aspettare. (gennaio-febbraio 2006)
oramai cronica, giustizia ridotta a parola senza significato, partitocrazia giunta a tale punto di
arroganza da nominare i parlamentari in luogo di farli eleggere, affarismo ributtante in ogni angolo,
mignotte che diventano signore della repubblica, conti pubblici alla deriva: questo il meraviglioso
quadro azzurro lasciato dal cavaliere e dai suoi nobili alleati!
Ecco le ragioni del mio entusiasmo per la loro sconfitta.
Vedere gli ex fascisti diventare anche ex ministri, ex sottosegretari, ex maneggioni, ex conquistatori
di troiette televisive, per me motivo di grande soddisfazione.
Il disegno politico che immagino, che sogno, passa inevitabilmente per questa strada: la strada della
definitiva sconfitta di questo schieramento e della successiva disgregazione.
Per rimescolare le carte, per mettere in crisi anche laltro polo che, tra laltro, si sta gi mettendo in
crisi da solo, a giudicare dalle tante sciocchezze che vengono dette ogni giorno, questa una strada
obbligata. La fine del berlusconismo avr, come conseguenza, anche la crisi del prodismo.
Quello che avverr dopo non facilmente prevedibile, ma tuttavia sar comunque meglio di questo
sostanziale immobilismo da politicamente corretto che dura da oltre dieci anni.
Immagino, sogno, spero, sono disposto a spendere le mie residue energie per contribuire alla nascita
di una giovane classe dirigente libera dalle ipoteche del passato, spregiudicata nelle analisi e nelle
sintesi, coraggiosa nelle decisioni, che osi avventurarsi in quella terra di nessuno dove la conquista
di nuove appartenenze possa diventare la bandiera di una nuova, autentica rivoluzione. Prima
intellettuale e culturale e dopo, inevitabilmente, politica. (maggio-giugno 2006)
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PARTE III
DESTRA, OLTRE IL CAPOLINEA
QUALCHE RIFLESSIONE (CATTIVA)
SU UN ARTICOLO DI BUTTAFUOCO
Pietrangelo Buttafuoco, il 29 marzo 2010, pubblica sul quotidiano Il Foglio un
articolo intitolato: Destra, ultima fermata. Il sottotitolo dice: Limpossibilit di fare
futuro oltre il berlusconismo. Mentre la Lega vince imponendo la sua prassi. Larticolo
crea un grande dibattito in rete, e mi induce a scrivere una risposta, cheIl Foglio
pubblica tre giorni dopo, il primo aprile. Cominciamo dallarticolo di Buttafuoco.
E fin qui ce la caviamo con i modi del prologo. Le cose della teoria hanno i piedi per camminare e
siccome tempo n passato da allora, il filo si riannoda a partire dallattualit. Ecco: comunque
vadano le elezioni, la destra per come ha cristallizzato la propria fisionomia arrivata alla sua
ultima fermata, e latto finale si rivela gi nellimpossibilit di fare futuro (e non un gioco di
parole) oltre lombrello del berlusconismo. La destra-destra, qui sintende. E quella derivata dalla
doppia mutazione da Alleanza nazionale in Pdl e, da questo, poi, in quel che diventato il
laboratorio della fronda finiana. Domanda delle domande, per: perch, facciamo ad esempio, la
Lega di Umberto Bossi cresciuta e si evoluta senza farsi vampirizzare da Silvio Berlusconi
anzi, sovrastandolo ma aiutandolo non poco mentre al contrario la destra risultata solo un
inciampo e si dissolta nellabbraccio con Forza Italia, anzi, creando non pochissimi disastri per
sparire senza resti e senza eserciti? La destra-destra non avr futuro fuori dellepoca berlusconiana.
Magari esister la parola sar una qualsiasi immondezza di tipo nevrastenico pop (esempi,
purtroppo, non ne mancano a furia di isterie xenofobe e occidentaliste) ma la destra derivata dalla
tradizione culturale della vena ghibellina, quella della Tradizione, quella, insomma, risorgimentale
del liceo classico, della caserma e di Guglielmo Marconi, non trover pi modo di essere
contemporanea al proprio tempo per manifesta incapacit di disegnare, innanzitutto, il presente.
Cerco, intanto di dare a me stesso la risposta alla domanda di prima: la Lega vince perch prassi.
Tanto per cominciare il Carroccio, che pure nasce da una comunit a guida carismatica, rende tutti
gli onori al capo ma ha messo in campo fior di campioni quali Roberto Maroni quello che
materialmente sta sfasciando la mafia e la camorra , quindi Tosi, sindaco di Verona (uno che non
teme il paragone con la celebrata tradizione amministrativa delle municipalit rosse, tanto bravo),
quindi ancora un ottimo ministro come Zaia e poi ancora curiosi e ghiotti incursori della cultura,
magari sconosciuti al pubblico altero dei grandi quotidiani, ma di solida tempra (sia consentita
lespressione) spirituale. Sono quelli di Terra Insubre. Personalmente li ho incontrati in una
tavolata degna dei banchetti di Asterix e Obelix, anzi, degna dei Campi Hobbit. Ad un certo punto
della discussione hanno iniziato a fare una sana litigata e se in quello stesso momento, a Capalbio,
qualcuno stava accalorandosi sulle Mine vaganti di Ozpetek, questi almeno se le stavano
ragionando le questioni a proposito del concetto di divenire: si dividevano tra hegeliani ed eraclitei.
Con tanti saluti allegemonia culturale.
E tanto per gradire, poi, la Lega che predica male con parole dordine ai confini del razzismo e
dellislamofobia, razzola poi benissimo se si pensa che quel fantastico Gentilini, pro sindaco di
Treviso, quello che meglio di un qualsiasi prete di frontiera ha saputo gestire limmigrazione nella
sua Alabama della Marca se vero che pi del 20 per cento delle partite Iva sono dei regolari
extracomunitari. Gentilini giusto perch la Lega sangue di popolo quello che va a prendersi
il tricolore di Cesare Battisti, la bandiera dimenticata nella tazza del cesso da Umberto Bossi, per
stringerselo al proprio collo di vecchio alpino. La Lega prassi mentre la Destra tentativo senza
essere pensiero, questa lunica risposta possibile al perch tutto quel lavoro dei Pinuccio Tatarella
e dei Beppe Niccolai (sul piano politico) e dei Domenico Fisichella e dei Marco Tarchi in illo
tempore (di questultimo, appunto, e del suo nuovo libro adesso parleremo) sia infine sfumato nel
fallimento del Pdl. E il dramma doppio perch anche a dover vincere le elezioni regionali, il Pdl, il
partito nato dalla fusione tra Forza Italia e quel che restava di An intorno alla figura di Gianfranco
Fini, crepato. Se la Lega ha approfittato dellopportunit del berlusconismo per realizzare i propri
capitoli sia esso il federalismo, limmigrazione o la conquista del Veneto la destra, al contrario,
in Silvio Berlusconi fatta salva la schiera lealista e faticatrice di Maurizio Gasparri ha avuto un
padrone cui riservare solo coltellate. Non a caso Bossi, dal palco di piazza S. Giovanni, indicando il
Cavaliere ha detto: A lui io non ho mai chiesto una lira. Se la Lega rimasta fedele a se stessa, la
destra, a partire dalla svolta di Fiuggi, ha sistematicamente distrutto il partito. E questo non lha
fatto per veicolare libert tra i propri aderenti ma per cinturare un leader e scimmiottare una
contraffazione della societ civile ritenendo ogni militante un pezzo di mondo da lasciare alla
deriva. Perpetuando cos un senso di inferiorit, cos diceva Beppe Niccolai, che ha fatto s di
90
non cercare risorse al proprio interno ma fuori dai confini. Da Fiuggi in poi, sempre con leroica
eccezione della sim telefonica di Gasparri dove ancora vive un sano nocciolo identitario, venuto
meno il contatto carnale con il territorio, con lattivismo, con la base, con qualsiasi cosa che abbia a
che fare con la selezione di una classe dirigente, con la convocazione di un congresso, meno che
mai con il movimentismo creativo e comunitario di un Campo Hobbit. E, dicendo questo, la prendo
alla larga per arrivare al punto.
Se la Lega ha incoraggiato al proprio interno la crescita di figure autonome (anche al costo di
oscurare il capo), la Destra, oltre alla buona volont di guastatori intercettati dalla polemica
giornalista, ha seminato questa malinconica stagione del berlusconismo in crisi di grigi proconsoli
fedelissimi al co-capo, ovvero quel Fini, altrettanto capo carismatico ma che a differenza del
senatore Bossi, non ha ancora attratto a s uomini autonomi, progetti e un fare presente che non sia
la generica adesione alla Costituzione, al patriottismo repubblicano e alla corrente elencazione dei
propositi assai in voga nellantiberlusconismo cos da guadagnare buona stampa e niente pi. Un
dato, questo dellaver buona stampa, con il quale si rivela labolizione della passione senza
sostituirla con lintelligenza. Machiavellica va da s. Ecco, parliamo di Tarchi. Politologo estraneo
a qualsivoglia destra, ieri ideatore della pi entusiasmante stagione della destra-destra (tanto da
averla fatta nuova e soprattutto disarmante rispetto agli anatemi e ai luoghi comuni del
patriottismo costituzionale di allora immutato rispetto a quello di adesso), Marco Tarchi che uno
studioso di provato spessore ha saputo scrivere un libro con la seriet propria di chi vive con
distacco una stagione di cui fu il principale attore. Fu lui, infatti, a vincere un congresso contro
Gianfranco Fini che dovette ricorrere a Giorgio Almirante per farsi nominare comunque alla guida
del Fronte della giovent. Poich la storia non si fa con i se, non perdiamo di certo tempo ad
immaginare cosa sarebbe diventata la destra-destra se, giusto in quel frangente, con la leadership di
un Tarchi non si sarebbe certo attardata con il vecchio armamentario: perfino il Fascismo del
2000!.
E per, il capire cosa potesse spingere i ragazzi che frequentavano le sezioni missine a intestare un
loro raduno nazionale a un personaggio fiabesco, unoperazione di analisi culturale urgente
specie se quasi tutta la schiera di chi era giovane allora, al fianco di Tarchi, adesso stia con Fini, su
posizioni che lattuale presidente della Camera ieri osteggiava e che oggi, al contrario, sostiene. E
lultimo libro di Tarchi, La Rivoluzione impossibile. Dai Campi Hobbit alla Nuova Destra
(edizioni Vallecchi, euro 18,00), un perfetto scandaglio per rischiarare una stagione altrimenti
dimenticata, specie se solo attraverso questa si pu capire il come, il perch e il come mai la destradestra di oggi al governo pur con tutti quei protagonisti, Alessandro Campi, Luciano Lanna,
Flavia Perina, Umberto Croppi, Adolfo Urso e gli altri rautiani derivati da quella stagione abbia
esaurite tutte le sue potenzialit. Era un giocattolo che doveva entrare per forza nella storia della
destra, quello della Nuova Destra e con i Campi Hobbit a far da sfondo non c un dettaglio da
scapestrati, ma la strategia comunitaristica lunica che potrebbe definitivamente forgiare la destra
senza per questo sfinire dagguati un Berlusconi che il merito fondamentale lo ebbe: porgere
lombrello alla cui ombra rendere fresca lassolata solitudine di tanti. Sarebbe opportuno che, in
sede di analisi e di confronto, si ricominciasse da quella stagione. Scrive Tarchi: Le eredit
ideologiche sono sempre pi frequentemente rifiutate dai beneficiari e i segni delle identit
originarie vengono cancellate per non creare imbarazzi negli interlocutori. Non il caso degli
Hobbit. Nessun imbarazzo deriva dai giorni di Castel Camponeschi e di Montesarchio (alcuni dei
luoghi che videro i raduni), tanto meno possono essere dimenticati i convegni della ND dove
arrivavano anche intellettuali fuori area come Massimo Cacciari. Sarebbe, appunto, opportuno che
si riprendesse quel filo. E che i temi proposti allora comunit solidale, critica al liberalismo,
identit plurale, la paganitas perfino trovassero finalmente i propri tempi, questi nostri. Altrimenti
ci sarebbe unulteriore domanda, questa: perch il partito democratico nato e laltra cosa l, una
destra-destra, invece, no?
91
corrente lottizzatrice di posti dentro il partito dei Gasparri, della premiata antica famiglia La
Russa e di quelli che squittivano e si spellavano le mani per ogni dittongo del capo.
Proprio come oggi per il Dapporto di Arcore. Sono stato vaccinato da Pino Romualdi contro il
culto della personalit. Davanti alle piazze del Popolo stracolme e osannanti, riempite, come
sussurrava sottovoce Giorgio, senza nemmeno le cartoline precetto come faceva LUI.
Continuava a dirmi che gli era largamente bastato averne seguito uno solo di uomo nella sua vita.
Che di piazze ne aveva riempite molte, ma non aveva avuto sempre ragione, anzi!
Prima o poi, per fortuna, il berlusconismo finir, senza bisogno dellintervento di qualche pronipote
di Bresci; o, forse, visti i risultati elettorali di oggi, perch stiamo per entrare nella fase jugoslava
del nostro destino di popolo; una fase pericolosa ma, temo, necessaria per una societ che si
invigliacchita nellegoismo sociale pi indecente. Per questo non stupisco a sentire la definizione
Destra-Destra.
Dov, dove si annida, dove pensa, dove scrive, quali segnali di vita manifesta?
Dentro il Pdl? Con Bondi, Verdini, Cicchitto e La Russa? O con Capezzolone? In Sicilia? Nel
Lazio? In Calabria? In Campania? O in Lombardia con la nota associazione per delinquere di
stampo cattolico? E nemmeno, caro Pietrangelo, mi commuovo per qualche conato comunitaristico
di qualche bravo e colto (lo so che ce ne sono) ragazzo della Lega. Non butto una patria, per quanto
sputtanata e sbrindellata, per costruirne una bonsai neppure troppo pulita.
Sono troppo convintamente ateo-spiritualista per prendermela con le religioni degli altri, n
desidero alabame di alcun tipo. Per fare futuro, paradossalmente, bisognerebbe prima fare
passato; quello di Tarchi e dei suoi amici degli anni 70, appunto. Io lho fatta finalmente finita
con questa illusione ottica, con questo fuoco fatuo, con questa finzione televisiva che la destra,
espressione giusta dellItalia pi mediocre. Poi, terminata la sbornia berlusconiana (democrazia,
democrazia quanti crimini in tuo nome!), si vedr. Nel frattempo mi metto alla SINESTRA.
Un abbraccio.
93
No, questa non fantapolitica: la concreta prospettiva che abbiamo davanti a noi.
Centocinquantanni di contrastata storia di unit nazionale non costituiscono certo un argine valido
per scongiurare questa prospettiva.
La casualit della storia ha spesso portato a risultati apparentemente non voluti e non ipotizzabili.
Poich sarebbe inutile sperare che possa venire qualcosa di costruttivo da parte del PD, troppo
impegnato a cercare di imitare Berlusconi e che si comporta come un naufrago nelloceano che
nuota un po avanti, in po indietro, un po a destra, un po a sinistra, finendo per trovarsi sempre
allo stesso posto e ogni volta sempre pi stanco, un segnale forte non pu che giungere da chi avr
il coraggio di osare politicamente di pi ed in modo pi credibile.
Certo, caro Presidente, in passato non ti sei distinto per scelte coraggiose, ma visto che, come
dicono a Roma, sei nato con il fiore nel culo come le zucchine, perch non confidare anche in
questa occasione nella tua fortuna?
Cos com adesso lItalia non pu pi continuare; occorre un grande rimescolamento delle carte,
occorre liberarsi della presente ipoteca berlusconiana che ha condizionato tutta la societ italiana ed
ogni aspetto della sua vita.
Nella citt nella quale vivo, tutto nelle mani di un impero paramafioso e di una associazione per
delinquere di stampo cattolico: logico che, alla fine, la Lega rappresenti per molti lultima speranza.
La storia tuttavia e sempre stata fatta da uomini coraggiosi che abbiano saputo vedere oltre il
contingente per immaginare il futuro.
Ti prego, non fare in modo che la mia ultima speranza la debba riporre in un qualche pronipote di
Bresci. Il quale, oltre tutto, ha operato qui in Brianza.
Con fievole speranza. (18 luglio 2010)
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federazione di Milano. Il genero soggiorn nella capitale morale cinque giorni. Poi se ne and e
ritornarono La Russa e Decorato. Un segretario indeciso a tutto! Poi si avvicinarono le elezioni
regionali in Sicilia. Il partito continuava a perdere consensi e stampa e televisione, ci ignoravano.
Anche perch Rauti considerava le interviste una scocciatura: soprattutto se doveva rinunciare alla
dormitina pomeridiana. Ci interrogavamo su cosa inventare per accendere qualche riflettore su di
noi.
Un pomeriggio, eravamo al partito: Croppi, Urso, Marco Valle, Massimo Arlechino e il sottoscritto.
A Croppi venne un'idea. Perch non organizzare una crociera con una nave?
Itaca! Da Napoli a Tunisi e a Malta, poi nei porti siciliani. Luoghi simbolo. Emigrazione, politica
estera, questione meridionale. I giornalisti a bordo con noi per cinque giorni. Non avrebbero pi
potuto ignorarci. Arriv anche Mennitti e portammo subito la proposta a Rauti. Si mostr
entusiasta: fate, fate....! Ci mettemmo al lavoro; trovammo la nave, organizzammo tutto: rischio per
il partito 150.000.000 di allora. Cambi idea. Ne aveva parlato con Servello. Cosa avrebbero detto
Fini e Tatarella? Lo avrebbero accusato di spendere i soldi del partito per una crociera!
Qualche tempo dopo, Fini, tornato a fare il segretario, attu tranquillamente liniziativa.
Le elezioni in Sicilia furono un disastro e Rauti si dimise pensando, (ne avesse mai indovinata una),
di ricompattare con quel gesto la sua maggioranza. Met della sua corrente and con Fini e io mi
dimisi dal partito. Nel frattempo c'era stata anche la penosa vicenda della prima guerra del golfo.
La direzione nazionale doveva decidere la posizione del partito nel successivo dibattito
parlamentare.
Dopo ore di cazzeggio con Fini (che nel frattempo era andato a Bagdad con Le Pen), e dopo che 90
dei 120 membri dell'organismo se la erano filata alla chetichella, lui, l'antiamericano, si dichiar a
favore dell'intervento militare. Io mi dimisi da responsabile del settore esteri, dichiarandolo in
Parlamento.
Anche perch avevo potuto personalmente constatare che il famoso giocattolino di Tremaglia (gli
italiani all'estero), era un gigantesco bluff, che serviva al bergamasco per pompare soldi dal
partito e per avere un centinaio di delegati di diritto ai congressi nazionali. Rauti, al solito, non
aveva mosso un dito. Nel 1994 il Gramsci nero and da Fini a pietire un posto nel parlamento
europeo.
L'uomo (e la famiglia) hanno sempre vissuto di politica, non per la politica Fini, anche se non
aveva mai scritto libri, il posto glielo diede. A proposito: a parte Le idee che mossero il mondo,
vecchio ormai di sessant'anni e il libretto commissionato e pagato dal generale Aloja contro De
Lorenzo Mani rosse sulle forze armate, oltretutto scritto (forse si vergognava) con lo pseudonimo
di Flavio Messalla, cos'altro ha scritto Rauti? S, certo, ricerche sulla pianta del pastello e sulla
cicernia etica. Sublime! Gli sarebbe convenuto il silenzio, il soggiorno estivo nell'albergo la
Conchiglia a Fregene. Lo avrebbero dimenticato tutti, forse anch'io. Ha voluto parlare, gli dei lo
fulminino!
Stia pure con Berlusconi, Dell'Utri, Verdini, Scajola, Cosentino, Brancher, Gasparri, La Russa,
Flavio Carboni, la Santanch e gli altri degni compari. una buonissima compagnia culturale e
spirituale.
Ma si ricordi che lui ormai una vecchia pratica archiviata. Lo sono anch'io, naturalmente, ma
mentre la mia pu essere tranquillamente in qualsiasi momento riaperta e valutata, sarebbe meglio
che la sua fosse definitivamente dimenticata. Potrebbero scivolare via pezzi di carta imbarazzanti.
Sui colonnelli greci, sui servizi, su Giancarlo Rognoni, sui carabinieri, sui suoi uomini nel Veneto.
Parce sepulto! Si consegni all'oblio, non costringa uno come me a gridare, come in questa
occasione, per la prima, unica, e forse ultima volta Viva Fini!. E persino, Dio mi perdoni, Viva
Bocchino!. (26 luglio 2010)
97
partendo dall'Automobil Club di Milano, in cordata con il figlio del factotum finanziario di
Berlusconi, Bruno Ermolli e con il compagno del ministro autoreggente Brambilla. E poi cugini,
cognati, parenti vari, avvocati del gruppo e dipendenti promossi alla politica.
Secondo uno schema berlusconiano che a Milano, la famiglia La Russa pratica da molto tempo,
anche se una volta, il campo di esercitazione era il Comune di Milano e il piccolo MSI. Con il
contorno di uno stuolo di servi che, in queste occasioni, sono sempre presenti.
Aspettiamo allora le novit su Montecarlo e sul patrimonio di AN, che proviene, in buonissima
parte da quello del vecchio MSI.
Le aspetto anchio, visto che nel 1970, ho contribuito con tre milioni del vecchio conio allacquisto
della sede di Milano in Via Mancini, 8.
Che nessuno si azzardi a toccarla! Piuttosto la faccio saltare con il tritolo.
In questa estate semi torrida, vedo molti altri ex camerati che si agitano freneticamente.
Tra questi anche Altero Matteoli (ma da dove cazzo viene questo nome, mi chiedo da anni!),
importante ministro berlusconiano. Tra i pi fedeli.
Altero lho conosciuto trent'anni fa.
Ero stato invitato ad un convegno sulle donne a Montecatini, organizzato da una camerata tanto
brava e simpatica, quanto irrimediabilmente brutta.
Matteoli mi attacc perch, a suo dire, avevo sostenuto delle tesi femministe. Per me erano solo
femminili.
Allora il ragioniere (o geometra? o perito?), era almirantiano di ferro. E io no.
Qualche tempo dopo si avvicin a Beppe Niccolai che non aveva pi voluto fare il deputato: a
nemico che fugge.....!
Parentesi.
Caro Pietrangelo Buttafuoco, Beppe non ha mai pensato o detto che il MSI doveva farsi anche
partito degli assessori o, peggio, dei ministri. Niccolai perseguiva un alto e nobile disegno politico:
quello di contribuire a rimarginare la ferita dolorosissima tra fascismo e sinistra rivoluzionaria.
Oggi lo potremmo definire un fascio comunista.
Si ispirava a Berto Ricci e Niccol Giani, ma anche al "comunista" Romano Bilenchi. Li aveva
conosciuti personalmente tutti. Ma soprattutto non voleva che il partito e i suoi uomini avessero a
che fare con l'affarismo, le mafie o il malcostume. Alla fine, proprio per questo, ruppe con
Almirante. Definitivamente. Tanto da non partecipare neppure al suo funerale.
Di conseguenza, il benedetto pisano, non avrebbe mai, dico mai, potuto avere qualche simpatia per
Berlusconi e per il berlusconismo. N lavrebbe mai ringraziato per lo sdoganamento. Che, tra
laltro, non mai avvenuto.
Fini e la Mussolini, a Roma e a Napoli, presero percentuali da paura. Cos come, in altre citt
italiane. Votavano MSI anche se fascista. Forse, anzi, proprio per questo.
L'avvento di Berlusconi, caso mai, danneggi il MSI (io non cero gi pi), e fin per imputridirlo.
Tu, caro Pietrangelo, non avresti fatto il libraio in Sicilia: avresti sfondato perch i numeri ce li
avevi. Chiusa la parentesi.
Matteoli si faceva scrivere le interpellanze e le interrogazioni parlamentari (era diventato deputato
anche grazie a lui), da Beppe.
La relazione di minoranza per la commissione d'inchiesta sulla P2 (guarda l'ironia del destino!), fu
integralmente scritta da Niccolai. Matteoli si limit a firmarla.
Anni dopo, nel 91, nel mezzo del disastro della gestione rautiana del partito, passeggiando nel
Transatlantico di Montecitorio, mi continuava a ripetere: Vedi Tomaso, se in una famiglia entra
anche poco, si pu sopravvivere; ma se non entra pi niente, come si fa? E come far a mantenere
la famiglia, se non sar pi rieletto?.
Io me ne andai dal partito nel luglio del 91 con Granata, Briguglio, Croppi, Valle, Donnici, Peppe
Nanni e altri. Lui and con Fini. e continu a fare il deputato.
La famiglia, credo, oggi la mantiene bene.
99
Pappa e ciccia con il CAV (cialtrone ad alta velocit), e non ci tiene pi a passare per lerede
politico e morale di Beppe. Per fortuna!
Sarebbe davvero interessante scrivere la storia del MSI, di AN e del Pdl attraverso le mogli, i
fratelli, i figli, i cognati, gli amanti e le amanti.
Una storia minore dellItalia parallela e imparentata.
Forse un giorno, agli dei piacendo, mi verr voglia di scriverla.
Tutta, ma proprio tutta, con le rispettive "quote". (14 agosto 2010)
l'incarico di segretario amministrativo. C'era stato il finanziamento pubblico per il partito, vera
manna piovuta dal cielo, e le federazioni missine erano state inondate da milioni di manifesti,
depliant, opuscoli, volantini, libricini, manualetti, tutti rigorosamente stampati nella tipografia di
Ciarrapico a Cassino, e poi, in gran parte marciti nei ripostigli delle varie sedi. S, Ciarrapico,
luomo di Andreotti, quello del lodo Mondadori, del Banco Ambrosiano, di un bel po di
bancarotte e, infine, esecutore testamentario delle ultime volont di Almirante. Nencioni mi
raccont che dopo le elezioni del 1976, Almirante convoc lesecutivo del partito (lorgano pi
alto), e, pi o meno, disse: Pensate quello che volete, che sono un incapace, che ho sperperato, ma
adesso non c pi una lira!. Nencioni mi fece anche un po di conti: tre miliardi allanno di
finanziamento pubblico facevano nove miliardi; circa un miliardo laveva portato lui personalmente
da parte della Montedison per il referendum sul divorzio; poi cerano le collette, le sottoscrizioni e
tutti gli altri proventi degli iscritti. Pi di dieci miliardi che se ne erano andati. Troppi. Anche a quel
piccolo, insignificante particolare da dieci miliardi, Nencioni attribuiva la ferma volont di
Almirante di arrivare comunque, alla scissione. In fondo, aggiunse Nencioni, chiedevamo solo il
rinvio del congresso di tre mesi e norme pi garantiste per tutti. Vero? Non vero? Non lo so: certo
molto istruttivo. Secondo episodio. Qualche anno dopo, mi trovai per caso a partecipare ad una cena
da Fortunato al Pantheon, con tutti i deputati missini di Napoli. Cera anche Guido Lo Porto di
Palermo.
Quello che udi nel corso di quell'occasione mi lasci sconvolto. La gestione dellopposizione
dentro al Comune di Napoli (cera stata la campagna elettorale per Almirante sindaco), le delibere
approvate nella conferenza dei capigruppo e sottratte alla discussione dellaula, le mazzette portate
a Roma addirittura infilate nelle calze. Che bella alternativa al sistema! In seguito, lavventura
imprenditoriale di uno dei figli di donna Assunta, in societ con il figlio di Vito Miceli. Una
concessionaria di auto: un buco da un miliardo. Fu coperto con il concreto intervento del senatore
Antonino La Russa, che fece dare al figliolo dilapidatore unagenzia di assicurazioni della SAI. Da
Ligresti. Forse proprio per questo, donna Assunta, vede Gnazio come degno successore di Fini.
Che le andato bene fino a quando ha garantito finanziamenti alla Fondazione Almirante, gestita
da lei in persona. Le auguro buona e lunga vita. Della lunghezza decide Dio, della bont, il
patrimonio.
Dellaltra mezza icona con tacco 12, si sa quasi tutto, anche se, nel mondo nel quale ci troviamo,
non si scandalizza pi nessuno. Nata a Cuneo, che non so se bruci ancora, ma certo non brucia
pi lo stabilimento della Paramatti per il quale lavorava il suo amico dinfanzia e socio Briatore;
lanciatasi nel mondo della chirurgia estetica, prima come segretaria, poi come moglie del dottor
Santanch, del quale era il catalogo vivente da esibire in Costa Smeralda e a Cortina, ha avuto
lincontro che le ha cambiato la vita, a Roma con lallora neodeputato Ignazio La Russa.
Il giovinotto allora vestiva abiti comprati alla Upim (nonostante la cospicua ricchezza), ed era alla
spasmodica ricerca di un aggancio mondano. Fu amore a prima vista. Io ti introduco nel bel
mondo, ti fornisco un sarto decente e tu mi porti in politica. Cominciando da Milano.
Il centrodestra vince le elezioni comunali, AN fa nominare assessore (alla moda? Agli eventi? Non
so bene), una modesta ex segretaria che non sa nulla della materia: Serena Manzin. La GarneroSantanch lassessore vero. Riempie la sua agenda di nomi, fatti, circostanze, tesse relazioni coi
giornali, con gli Emilio Fede, i Lele Mora, le Simone Ventura, il demi monde che oggi la fa da
padrone sui rotocalchi dei pettegolezzi, e per favore non chiamateli gossip! Poi diventa consigliere
provinciale e poco dopo viene imposta come deputato dalle parti di Cremona. Gnazio finalmente
sbarca in Sardegna, si arrampica a Cortina, si esibisce nei baciamano, zampetta in discoteca, sniffa
la dolce aria della celebrit mondana. E lei intanto, incassa. Vuole scalare i vertici di AN. Le altre si
incazzano. Un poanche Fini. Cos, quando Storace - siamo ai tempi delle comiche finali - rompe
con lex uomo in Lebole, e fonda la Destra, lei, spinta dal Berlusca aderisce. Tanto, c
lassicurazione della cooptazione. La sua segreta aspirazione quella di diventare ministra della
difesa. Berlusconi, come fa con tutti, anzi con tutte, le dice s. Promettere non costa nulla.
Lei fa battaglie femministe in ritardo di 40 anni, rompe i coglioni agli islamici, affonda con i tacchi
101
a spillo nel fango dei campi Rom, si fa assegnare una scorta. E che cazzo, non uno status symbol?
Fini ci ripensa e torna a casa: impone lallontanamento di Storace e della Garnero-SantanchBisignani. Lei si arrabbia molto, attacca Silvio, gli ricorda le sue preferenze per le donne distese, si
fa candidare alle elezioni come premier. Un flop. Ho modo di conoscerla in quella occasione. Un
amico mi porta ad una sua conferenza stampa. Mi accoglie: E un onore per me, sei sempre stato il
mio mito!. Lonore non lho mai capito, il mito neanche. Qualche giorno dopo mi chiama al
telefono: Devi assolutamente essere in lista con noi!. Ci penso. Ho fatto tante stronzate nella mia
vita: una in pi o una in meno..... le ho tentate tutte, ma proprio tutte per dare vita a un progetto
politico serio. Prendo tempo, poi le rispondo: S, a una condizione. Sento il gelo dallaltra parte.
Immagino quello che pensa: Che vorr mai questo? Un capolistato?. Le dico: Voglio lultimo
posto della lista. Sento distintamente il suo sospiro di sollievo. Finisce l. Dopo le elezioni mi
accorgo che lei e Storace vogliono tornare con Berlusconi. Non sono fascisti, al massimo dei
fascistelli. Hanno bisogno del posto, del potere, degli intrallazzi romani, delle spartizioni e dei
privilegi.
Per Daniela ne va proprio della sua vita, anzi, del suo tenore di vita. Lamicizia con Feltri, persino
quella con Sallusti, lagenzia Visibilia per la pubblicit de il Giornale, Libero, e il
Riformista, i pranzi con i fotografi dei rotocalchi al seguito. Buon lavoro e buon appetito.
Qualche tempo fa ho conosciuto casualmente Rita Rusic. Quella che le ha portato via il compagno,
il padre del suo Lorenzino il magnifichino secondo la felice definizione di Gianantonio Stella.
Mi sono congratulato calorosamente con lei. Lei non sapeva perch. Io, invece, s. (30 ottobre 2010)
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l'apparato di potere che si acquistato con ogni mezzo, devi ripeterti ogni giorno, da quando ti
svegli al mattino fino a che ti corichi: Via Berlusconi!. Come un mantra o un training autogeno:
via Berlusconi, via Berlusconi, via Berlusconi, via Berlusconi.....! PS. Ho deciso di non querelarti
per avermi definito monarchico nel tuo libro. Come forse avrai capito sono anarchico. (15 settembre
2011)
voglia fare la fine della Pivetti. Sinceramente e amichevolmente il rompiballe, Tomaso Staiti
(settembre 2010)
105
BERLUSCONI
E DINTORNI
QUEL BENEDETTO GIORNO CHE GIANFRANCO,
IN DIRETTA TV, MOSTRO
CHE IL RE E NUDO. CON IL PANNOLONE..
Che spettacolo marted 22 aprile su Sky! Parlo della diretta - con telecamere del partito (!), come ci
ha ricordato una sempre pi anoressica e stupefatta Carfagna a Annozero, e regia Mediaset -,
della riunione della direzione nazionale del P.D.L. La direzione uscita dal libero, franco e serrato
confronto del primo congresso nazionale del partito. Quello del settanta - trenta. Non mi riferisco
tanto allintervento di Fini e a quello, nervoso, irato e saltabeccante di Silvio Berlusconi. il
contesto dell'avvenimento che mi interessa e quello che si potuto cogliere dai volti, dalle
espressioni, dalle smorfie di quelli che stavano sul palco o sedevano in platea. A partire dallinizio,
da quando il capo ha afferrato il microfono e forse pensando, non a torto, di essere ad una delle
solite convention di venditori di Publitalia, ha cominciato a dare ordini. State seduti. Occupate le
file. Non andate su e gi. Mettetevi in fondo... Questa macchina quaaa devi metterla laa.......c
da spostare una macchina..... un diesel...". Fantastico! E poi la scaletta della giornata. I ministri, i
coordinatori, i cofondatori (tra i quali Luciano Bonocore detto "Vesuvio"). Tutto per annacquare,
per sminuzzare, per tagliare la tensione e buttarla tutta su Fini. Bisognava vederli quelli in platea. I
laudatores in servizio permanente, i bene-ficati, quelli che se Berlusconi defecasse loro in testa,
direbbero che li ha ricoperti doro. Quelli che mai avrebbero sperato di essere l. Di tanto in tanto
inquadrature imperdibili. Come quella di Alessandra Soldini, reduce da qualche mercato del
pesce e dallaver sputtanato il nome del nonno pi di quanto ha potuto sessant'anni di antifascismo
militante. In a lei, Daniela Garnero in arte Santanch, in Visibilia per aver fatto pace con iena
ridens La Russa e, quindi, con Ligresti. Non si sono baciate solo per ragioni di compatibilit di
plastiche. E i toreador di Silvio (ma non si dice toreadores?) , come ha titolato il giorno dopo
Libero! Vediamoli. Il poeta bisessuale Bondi, lavvocaticchio finto pensoso Alfano, lo zombie
uscito dalla tomba P2 Cicchitto, Gasparri con la solita faccia da confidente dei carabinieri, lo
statista di Albenga, Scajola, e il ministro per caso Frattini. Mancava solo, ma ci sarebbe stato
benissimo, Lele Mora. Ma il partito dellamore si mostrato in tutta la sua grandezza a partire dal
giorno successivo. La cravatta rosa di Gianfranco, la gomma da masticare, la sua mancanza di stile.
Su quello di Berlusconi niente. Niente sui suoi doppiopetto con revers da 40 centimetri, niente sulle
sue giacche a due bottoni (devono essere sempre tre), niente sulle sue perenni scarpe nere (si
mettono di giorno solo per incontri ufficiali), niente sui suoi spropositati nodi di cravatta, niente
sulle sue T-shirt blu improponibili, niente sul suo cerone, sui suoi tacchi, sul lucido da scarpe in
testa, niente sulla sua assoluta mancanza di stile, di classe, di misura. Per i suoi dipendenti, in lui
tutto perfetto, persino le pettinatine pubbliche con pettinino in tasca, da gag del sud degli anni
30. In futuro ne vedremo sicuramente ancora delle belle. Per ora, da parte mia, un grazie a
Gianfranco. Per la prima volta ci ha fatto vedere il re nudo. Con il pannolone. (24 aprile 2010)
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(quasi tutti defunti) della sinistra, i comunisti come li chiama limpasticcato di Palazzo Chigi. Ci
starebbero pi attenti a demolire la patria, lo stato, a denigrare la nazione, a minare il senso di
appartenenza alla storia italiana, alle sue pagine liete come a quelle tristi; a ci insomma che aveva
faticosamente contribuito a costruire un po di orgoglio nazionale. In Russia, nelle parate ufficiali,
sfilano, insieme alle bandiere di oggi, anche quelle degli zar e dellUnione Sovietica. Pi serio il
popolo e pi seri i suoi governanti. Eppure, eppure se il nostro fosse un popolo vero, guarderebbe
con qualche attenzione a certe grandi intuizioni del nostro passato. A me non frega pi niente
dellimpero, degli otto milioni di baionette, delle sfilate lungo i Fori Imperiali, degli aquiloni, dei
salti nei cerchio di fuoco, degli orbace. Al limite non mi frega pi tanto neppure di Mussolini.
Anche se le colpe dei nipoti non debbono ricadere sui nonni. Lui ha voluto fare il dittatore e i
dittatori non possono farsi mettere in minoranza come un qualsiasi presidente del Consiglio. I
dittatori non possono essere buoni. I gerarchi del 25 luglio, li doveva far fucilare subito, l nel
cortile di Palazzo Venezia. E il 25 aprile doveva imbracciare il mitra e farsi ammazzare come
Allende in Cile, non infilarsi da fuggiasco, in quel budello di strada che porta a Giulino di
Mezzegra. Sono invece interessato e molto, allultimo atto, quello nel quale, moltissimi che non
erano mai stati fascisti, andarono a combattere una battaglia ormai perduta. Per lonore d'Italia, ma
anche per la socializzazione, la rivoluzione, e per i lavoratori nei consigli di amministrazione delle
industrie. Che spettacolo sarebbe oggi alla Fiat! Invece no. Le finanziarie internazionali con i loro
derivati, le banche con i loro denaro virtuale, i grandi, piccoli gnomi di tutto il mondo
speculano e guadagnano e, se per caso ci perdono, mettono nei guai risparmiatori, governi e stati in
tutto il mondo. Poi si fanno salvare e rincominciano da capo. Come oggi. Passata, per loro, la
buriana, il conto lo pagher sempre la povera gente. In tutto il mondo.
passata questa fase infame, che nessuno venga pi a dirci, per favore, che gli imprenditori di
successo ( lasciamo perdere come lo hanno ottenuto) sono bravi anche in politica, la politica del
fare. Sicuramente i loro interessi. Ridateci il vecchio teatrino della politica e, per piacere,
lasciate gli imbonitori nei mercatini rionali. (19 agosto 2010)
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IL RE SOLA
Il nuovo miracolo italiano.
Un milione di posti di lavoro.
Meno tasse per tutti.
Lotta all'evasione fiscale.
Citt pi sicure.
Rilancio del Mezzogiorno.
Moralit in politica.
Giustizia uguale per tutti.
Quattro centrali nucleari.
Ponte sullo Stretto.
Ripresa economica.
Soluzione del conflitto di interessi.
Abolizione delle province.
Lotta alla burocrazia.
Riforme per un'Italia moderna.
Nuovo prestigio internazionale dell'Italia.
Donne e uomini onesti in Parlamento e al Governo.
Sostegno all'Universit e alla ricerca.
Riassetto dei conti pubblici dello Stato.
Vittoria sul cancro entro tre anni............! (7 settembre 2010)
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Se, e sottolineo se, unaltra Italia possibile, si cominci dal primo indispensabile atto: via il
maniaco di Arcore. Poi si vedr! (28 novembre 2010)
LA COSTITUZIONE DI VERDINI
Caro Ambasciatore Sergio Romano, leggo sul Corriere che lon. Denis Verdini ha testualmente
dichiarato: La Costituzione riconosce ai partiti il diritto di rivendicare, anche con energia, di non
escludere da un eventuale Governo chi ha stravinto le elezioni. Potrei sapere a quale articolo della
vigente Costituzione (quella del '46, non quella di Arcore) fa riferimento il dotto Verdini? (6
dicembre 2010)
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uomo con il cuore in mano, uno che non sa resistere alle storie lacrimose, alle orfanelle bisognose di
aiuto, alle derelitte ridotte in minigonna e tacco 12, ai vecchi che, come Emilio, cercano di campare
dopo una vita di stenti e di tavoli da gioco con Flavio Briatore. Io so che Lei buono, che insieme a
quel santuomo di Don Verz sta cercando di debellare il cancro, di allungare a 120 anni la vita
media, di eliminare lincontinenza e di sconfiggere le emorroidi. Lei si dedicato totalmente e in
maniera disinteressata allItalia, alle Sue famiglie, ai figli - tutti rigorosamente eterosessuali e
immuni da interventi di chirurgia estetica - e ai bellissimi nipoti, tirati su in modo spartano. Per
questo mi rivolgo fiducioso e trepidante a Lei.
Ha dato soldi a tutti: vecchi, ragazze, ragazzine, madri, suocere. Ora, per favore, aiuti anche me.
Avrei bisogno di un milione e mezzo di euro. Vorrei fare qualche viaggio esotico o magari anche
solo a Mosca. Cenare a ostriche, caviale e champagne. Possedere qualche decina di T-shirt blu
scollate come le Sue. Affittare un elicottero per un volo sul Lago Maggiore. Farmi togliere le borse
sotto gli occhi. E, magari, conoscere il Prof. Scapagnini, Ne parla Lei al rag. Spinaus? Andrebbe
benissimo anche un bonifico. Poi, quando e se potr, glielo restituir. Attendo fiducioso. E se la
vede, mi SALUSTI la Santanch.
Post Scriptum: Pare che nei locali milanesi si aggiri una giovane brasiliana, forse diciottenne, di
nome Lula. Mi permetto metterLa in guardia: non la nipote dell'ex presidente del Brasile (19
febbraio 2011)
deboscia e consunzione. Ma, nel frattempo, sar consunta e debosciata anche l'Italia.
Tra gli applausi dei benpensanti settantenni. (8 marzo 2011)
L'AUTOAMBULANZA
Sono le cinque del pomeriggio del 25 luglio 1943. Un'Alfa Romeo entra nel giardino di Villa
Savoia. A bordo Benito Mussolini, "sfiduciato" nella notte dal Gran Consiglio del fascismo. stato
convocato da Vittorio Emanuele III che vuole le sue dimissioni. La prassi statutaria, anche se "in
sonno" da quasi vent'anni, prevede questo passaggio. Il colloquio breve, Mussolini accetta. Quasi
di buon grado. Esce e si mette a disposizione dei arabinieri armati che stazionano nel piazzale.
Viene invitato a entrare nell'autoambulanza che stata approntata per la bisogna. "Per la Sua
sicurezza Eccellenza". Mussolini, spalle curve e occhi cerchiati, entra docilmente. Tutto gi
conosciuto; tutto arcinoto. Quello che meno noto che il Re, non potendo prevedere come il
Duce avrebbe reagito, si era preparato. L'esito del colloquio non era per nulla scontato. E se
Mussolini non avesse accettato? Se si fosse ribellato? Se, da ex-rivoluzionario, avesse tentato di
uccidere il Sovrano con un' arma che poteva avere con s? Poteva accadere e, per prevenirlo, il
Generale Conte Carlo Calvi di Bergolo, marito di Jolanda di Savoia, si era nascosto dietro una tenda
della stanza, in pugno la pistola d'ordinanza con il colpo in canna. Non ce ne fu bisogno e. da quel
momento, la storia prese la piega che conosciamo. Badoglio, la "Guerra che continua", l'armistizio,
la fuga a Pescara, la liberazione di Mussolini, la Repubblica Sociale, i tedeschi, la guerra civile, le
uccisioni, le rappresaglie, il 25 aprile, piazzale Loreto e le stragi dei "repubblichini". La storia,
arcinoto, non si fa con i se, ma nessuno pu impedirci di viaggiare con la fantasia: e se le cose
fossero andate in modo diverso?
Vediamo.
Mussolini rifiuta di dimettersi. Si gi pentito di non aver fatto passare per le armi i gerarchi
congiurati nel cortile di Palazzo Venezia. o non un dittatore? Si rende conto che il copione era
gi stato scritto. Cerca di reagire. Il colloquio diventa tempestoso; il Re dice che, giunti a quel
punto, non gli rimane che farlo arrestare e si alza per chiamare il Generale Puntoni che origlia da
un salottino attiguo. Si alza di scatto anche Mussolini; estrae rapidamente una pistola e fulmina con
due colpi Vittorio Emanuele; solo un attimo prima che Calvi di Bergolo, balzato fuori da dietro la
tenda, faccia fuoco su di lui freddandolo. I due copi giacciono l'uno accanto all'altro: il Re
Imperatore e il Duce del fascismo. i cadaveri vengono rimossi in fretta. Un primo impacciato
comunicato parla di un non meglio precisato incidente; un secondo di un misterioso attentato; infine
si impone il parere imperioso di Jolanda (la pi decisa tra tutti i Savoia) che fa rivelare la verit. Il
Principe di Piemonte sale al trono. Come il padre, a seguito di un regicidio. Umberto I ucciso per
mano dell'anarchico Bresci e Vittorio Emanuele dall'ex-socialista rivoluzionario Mussolini. Non
accade nulla. I fascisti, educati per vent'anni all'obbedienza al re e al rispetto per lo Stato. se ne
stanno tranquilli. Solo due segretari del fascio locale, uno in provincia di Forl e l'altro a Pordenone,
si asserragliano nella casa del fascio, sparano sui carabinieri e vengono eliminati. Ettore Muti muore
nella pineta di Fregene, sparato dai carabinieri: qui verit e fantasia coincidono. Si forma un
governo di salute pubblica guidato da Dino Grandi, con Badoglio al Ministero della Guerra, Ciano
agli Esteri, Bottai al Tesoro e Alcide de Garsperi agli Interni. Edda Ciano viene prelevata da un
commando di Otto Skorzeny e portata a Berlino. Un po ospite e un po prigioniera. il Governo
firma l'armistizio con gli alleati. I tedeschi, colti di sorpresa, non mandano le divisioni che avevano
in animo di far affluire in Italia. L'Italia, comunque, non dichiara la cobelligeranza. La Germania si
concentra sui fronti occidentale e orientale e riesce a resistere fino al dicembre del 1947. Nel fosco
crepuscolo del bunker della cancelleria muore anche Edda Ciano. Probabilmente suicida. Finita la
guerra, l'Italia gode di un periodo di prosperit. La monarchia sembra solida, anche se un giovane
giornalista ex-fascista, diventato capo del partito comunista, Giorgio Almirante, ne invoca la caduta
e la proclamazione di un regime repubblicano. I figli di Mussolini sono fatti discretamente
117
espatriare nel sud America, ma uno di loro, Romano, rientra in Italia negli anni 50 e si sposa. Una
sua figlia, divenuta successivamente cantante famosa e attrice del cinema impegnato, lascia la sua
carriera per aprire un banco al mercato del pesce di Napoli. Invece non andata cos: lo vediamo
ogni giorno coi nostri occhi, anche se, solo ventanni fa, nessuno avrebbe osato immaginare nei suoi
pi spaventosi incubi notturni, le cose che uotidianamente viviamo. Secondo una abusata e ormai
frusta citazione "la prima volta la storia si manifesta con una tragedia e, quando si ripete, una
farsa". Meglio, nel nostro caso, una pochade. E allora viviamola fino in fondo questa farsapochade. Ritiriamo fuori la vecchia autoambulanza, facciamola parcheggiare negli ampi cortili del
Quirinale. Discretamente. Poi, una convocazione al Colle, una decina di corazzieri, che sono alti e
quando stanno attorno a qualcuno, non lo si vede pi e un po di determinata convinzione. Si
accomodi cavaliere! per il Suo bene e, per favore, ci consegni il cellulare. Nell'autoambulanza
Vittorio Andreoli, Paolo Crepet e tre infermiere ukraine. Con le autoreggenti. (26 aprile 2011)
convegno aveva giurato sui suoi figli e nipoti, che entro tre giorni i rifiuti sarebbero spariti dalla
citt. Aveva fatto recapitare una cravatta di Marinella a Rotondi che, con questa, ne aveva
ricevute 364. A Milano, dopo una barzelletta sulle mogli dei carabinieri, aveva cantato una canzone
la vie en rose e aveva lanciato un nuovo slogan: Magistrati, carogne, tornate nelle fogne. Alla
fine il solito inno meno male che Silvio c'. Cose da normale dibattito politico. Il giorno dopo si
era ricoverato in una clinica di Forl per lannuale rinfoltimento dei capelli. Per tutti questi motivi,
quel venerd 23 settembre, sembrava essere un giorno come gli altri. A parte le condizioni
climatiche che, per sul finire del giorno, presero a migliorare.
Strani fatti incominciarono a accadere verso le otto di sera. I cellulari andarono in tilt; impossibile
persino scambiare messaggini. I computer smisero di funzionare e le diverse emittenti televisive
cominciarono a fare i capricci. Strisce multicolorate, quadrettini variopinti sullo schermo, audio del
tutto incomprensibile. Cera attesa per la nuova trasmissione su Canale 5 che aveva come conduttori
Ruby rubacuori e Alfonso Signorini, dal promettente titolo Come spennare un milionario, mentre
il luned successivo, sarebbe stata trasmessa, su Forum di Retequattro lunica udienza del processo
a Berlusconi che lastuto on. Maurizio Paniz, aveva fatto trasferire, con il voto responsabile del
Parlamento, al suo giudice naturale. La tv non funzionava pi e tutti pensarono che fosse il solito
digitale terrestre. Il Presidente Napolitano si trovava in visita di Stato in Norvegia e aveva, nei
comunicati alle agenzie, rimarcato per ben tre volte, la sua lontananza dallItalia. A pensarci dopo,
era proprio strano. Fini se ne stava a Montecarlo a godersi lultimo sole, mentre Schifani passava,
come al solito il fine settimana a domandarsi come avesse fatto a diventare la seconda carica dello
Stato e a studiare per s un nuovo taglio di capelli. Allo scoccar della mezzanotte, una squadra di
fascio comunisti di Latina, guidata da Antonio Pennacchi con il suo immancabile berretto alla
Lenin e con una piantina del luogo fornita da Stefano delle Chiaie, era penetrata nellAccademia
Militare della Nunziatella. Le guardie, obbedendo agli ordini ricevuti unora prima tramite
pizzino recapitato con mototaxi dallo Stato Maggiore dellesercito, li avevano fatti passare. Si
erano diretti alla foresteria dove il ministro della difesa aveva preteso di alloggiare quando si
trovava a Roma e avevano tirato gi dal letto uno stupefatto Ignazio La Russa, che notoriamente, si
ritirava prestissimo. Lo obbligarono a seguirli cos come si trovava, in pigiama mimetico. Il
ministro si tranquillizz quando Pennacchi, col suo solito modo di parlare, gli disse: Mo te
portiamo alla pista..., e intendeva quella dellaeroporto di Ciampino. I carabinieri guardavano
indifferenti la scena. Nello stesso momento un centinaio di energumeni con le maglie del Milan si
presentarono ai cancelli della villa di Arcore. Innalzavano striscioni con la scritta: Silvio, compraci
Cristiano Ronaldo e Messi!. L'illustre pluripresidente, ingannato dal termine Brigate rossonere
riferitogli dalla scorta, aveva pensato di andare loro incontro sfoggiando il suo sorriso pi
smagliante appena rivitalizzato da unoscura igienista dentale. Fu subito catturato. La banda era
guidata da Massimo Fini e Gino Strada. Tale Staiti, un vecchierello bizzoso anarcofascista, tir
fuori dal doppiopetto una pistola e la punt alla testa di Silvio. Fu bloccato da Strada che gli strapp
larma dalle mani: Fermo, noi siamo contro la violenza. Cazzo!, pens lo Staiti, mi ero gi
preparato la frase storica: questo un atto di altissima generosa e umana piet. Silvio fu
consegnato a due illustri psichiatri e tradotto con il suo elicottero e sotto strettissima sorveglianza, al
centro di prima accoglienza di Lampedusa. Perch a Lampedusa, si era deciso di mandare tutti gli
arrestati affidandone al sorveglianza a una squadra di musulmani appositamente reclutati da
Pietrangelo Buttafuoco. Pietrangelo aveva tergiversato a lungo quando era stato messo al corrente
del piano. La politica non gli interessava pi da tempo. Poi si era detto: Dove c casino, c vita"
e si era buttato nellavventura. Siculo-araba. Alla mezzanotte e trenta tutto era praticamente
concluso, i ministeri ccupati da carabinieri, paracadutisti e forestali. Alluna le televisioni ripresero
le trasmissioni e fu letto un comunicato del nuovo governo provvisorio guidato da Beppe Pisanu. Le
camere erano state sciolte da Napolitano con firma (digitale) fatta arrivare dalla Norvegia. Il
governo era cos composto: Pisanu alla presidenza del Consiglio, Asor Rosa agli interni, Rosi Bindi
agli esteri, Beppe Grillo alle finanze, Veronica Lario alla giustizia, Ilda Boccassini alla scuola,
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Pierferdinando Casini alle telecomunicazioni, Umberto Croppi ai rapporti con il Vaticato, Flavia
Perina alle pari opportunit e Walter Veltroni alla cultura.
Veniva altres proclamata la Repubblica Sociale Democratica Italiana
Entro sei mesi si sarebbero svolte le elezioni per lAssemblea Costituente composta da 150 membri
eletti direttamente dal popolo
Immediatamente istituito un tribunale speciale dello stato presieduto da Marco Travaglio, le cui
prime decisioni furono
1 - Privazione per indegnit del cognome a Alessandra Mussolini
2 - Confisca delle reti Mediaset e loro vendita per la cifra simbolica di un euro all'ing. De
Benedetti, quale risarcimento per il mancato pagamento della pena pecunaria per il lodo Mondadori
3 - Confisca di tutte le ville di Berlusconi in Italia e loro trasformazione in centri di prima
accoglienza per migranti
4 - Reintroduzione del codice Rocco
5 - Nazionalizzazione della Fiat
6 - Stato giuridico obbligatorio per i partiti politici con iscrizione ad apposito albo
7 - Abolizione per legge della figura del leader carismatico
8 - Introduzione di una tassa sui patrimoni dei petrolieri
9 - Istituzione di un alto commissariato per i profitti di regime arcoriano
10 - Varie e eventuali.
Comera potuto accadere tutto questo? Come mai nessuno si era accorto di nulla? Perch esercito,
carabinieri, servizi segreti, forze di polizia, forestali e vigili del fuoco non ne sapevano nulla?
Semplice: tutti avevano partecipato attivamente al complotto messo in atto da Napolitano, Fini,
Bruti-Liberati, Palamara e DAlema.
Erano tutti stufi di B. e si annoiavano a morte ogni volta che apriva bocca.
Su preciso consiglio del congiurato Gioacchino Genchi, si era stabilito di non utilizzare per i
contatti telefoni fissi, cellulari, computer, ma solo esclusivamente pizzini fatti recapitare ai diretti
interessati con pony express di una compagnia di propriet di un amico fidato dellon. Bocchino.
Cos, per la prima volta nella storia d'Italia, il segreto era stato mantenuto.
Immediatamente spiccata anche una serie di mandati di cattura per i principali esponenti del
governo, del Popolo della libert, della Lega e di tutti i personaggi legati alla maggioranza
parlamentare.
Giuliano Ferrara arrestato da Fortunato al Pantheon mentre divora un gigantesco piatto di
paiata in compagnia di Lino Januzzi.
In considerazione delle sue condizioni, viene messo agli arresti domiciliari.
Essere costretto a vivere 24 ore su 24 accanto a Anselma, viene considerata una pena pi che
sufficiente.
Cicchitto viene preso mentre, con un cappuccio nero in testa, attraversa Roma su un motorino.
Frattini, che si trovava in vacanza diplomatica a Jerba, si rifugia a Tripoli ospite di Gheddafi che
ormai aveva ripreso il pieno controllo della Libia.
Umberto Bossi tenta di varcare la frontiera con la Svizzera, accompagnato dalla sua abbondante
badante privata Rosy Mauro, ma viene respinto dai gendarmi elvetici.
Il ministro Brunetta cerca di raggiungere la Slovenia chiuso in una 24 ore portata con eleganza da
una bionda alta 1,85.
Maurizio Gasparri pensa di fare il furbo; si consegna al fratello generale dei carabinieri, ma questi,
uso obbedir tacendo, lo fa ammanettare.
Il sindaco di Roma Alemanno, fugge a piedi dal Campidoglio, inciampa nella sciarpa tricolore,
rotola per tutta la scalinata e si frattura un femore. Viene trasferito all'ospedale militare del Celio e
piantonato nella stanza occupata molti anni prima da Kappler.
La moglie Isabella strilla la sua antica simpatia per la sinistra. Viene accompagnata nella casa del
padre.
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Giulio Tremonti riconosciuto a Sondrio da un pensionato nella farmacia del fratello Pigi; con
indosso un camice bianco, cercava di farsi passare per apprendista.
Maria Stella Gelmini viene indicata alle forze dell'ordine da alcune mamme all'interno di una scuola
di Catanzaro, mentre, vestita da bidella, pulisce il pavimento.
Quagliariello bloccato da una pattuglia di vigili urbani. Si tradisce perche, quando il capo
pattuglia gli chiede se il senatore Quagliarello, urla Quagliariello!....Quagliariello!.... Con la i....!
Con la i....!.
Ghedini si avvale della facolt di non rispondere e nomina come avvocato difensore di fiducia,
Antonio Di Pietro.
Scilipoti ingerisce 30 capsule di medicine omeopatiche. Viene sottoposto a lavanda gastrica e
rinchiuso in una lettiera per gatti.
Mara Carfagna trova ospitalit nella casa della famiglia Bocchino.
Daniela Garnero-Santanch barricata nella toilette del Billionaire di Porto Cervo. Sostiene di
essere Sarah Palin. Con lei c' un tizio di nome Bisignani.
Micaela Vittoria Brambilla, camuffata con un caschetto nero alla Valentina di Crepax, cerca di
conquistare i due carabinieri mostrando le autoreggenti. Purtroppo per lei i due sono gay.
Roberto Calderoli semplifica le cose consegnandosi spontaneamente ai guardiani dello zoo di
Roma.
Non si hanno invece notizie di Alfano, Giovanardi, Bonaiuti, Matteoli, tale Moffa e Formigoni.
Feltri e Sallusti vengono avvistati per l'ultima volta nell'anticamera del fratello di De Benedetti.
Sono l per presentare un piano editoriale: l'uscita di un nuovo quotidiano che vorrebbero chiamare
Schiavo.
Chavez, contattato e convinto da Aida Yespica, fa sapere che disposto a accogliere Silvio in
Venezuela.
Ha anche pronto per lui un nuovo lavoro: la televendita di appartamenti e ville bifamiliari nel
nuovo villaggio satellite Caracas 2.
Il golpe rossonero riuscito. All'italiana, senza spargimento di sangue.
Tutti sono consapevoli che, fra qualche settimana, i congiurati cominceranno a litigare fra loro.
Normalmente; come ai bei tempi.
Finalmente per, senza Berlusconi e magari, dopo aver ristabilito i fondamentali di qualche cosa
che assomigli a uno Stato.
Adesso ho solo paura di svegliarmi. (1 agosto 2011)
lusso a noleggio, orologi di marca, vacanze esotiche, affitti di case a costo zero. Non rubano pi per
il partito come ai bei tempi andati; lo fanno in proprio, per gli status symbol luccicanti, per le loro
famiglie fameliche e allargate, per il futuro dei poveri figli, per la tranquillit delle mignotte che li
circondano. Fa quasi tenerezza leggere tra i capi d'imputazione anche quello di finanziamento
illecito dei partiti. Ma quando mai! Qualcosa pu arrivare alle cosiddette "fondazioni" che, nella
stragrande maggioranza dei casi sono solo strumenti al servizio di questo o di quello, per acquisire
forza e rispetto. Un rispetto stretto parente di quello mafioso. In questo contesto criminogeno, ci
che suscita il maggior disgusto il continuo comparire di nomi del tutto nuovi, per lo pi
sconosciuti a tutti. Architetti, commercialisti, avvocaticchi, mediatori, finanzieri (nei due
significati), assessorini, Bisignani in sedicesimo che ricevono finti incarichi, consulenze farlocche,
contratti "ad hoc" per "interfacciarsi" con amministrazioni locali, enti pubblici, faccendieri vari, al
fine di edificare, cementificare, asfaltare, bonificare per finta aree pi o meno dismesse e appaltare
tutto ci che appaltabile. Una gigantesca macchina del crimine per ammorbidire coscienze, oliare
ingranaggi, far putrefare ogni traccia di moralit e legalit. Di fronte a tutto questo l'indignazione
non basta pi; ci vuole la rivolta. E non solo quella morale. Invadiamo le strade e le piazze delle
citt, assediamo i palazzi di tutti i poteri, mobilitiamo gli italiani giovani e anziani, di sinistra, di
destra o senza opinione, insomma, tutti quelli che, anche questa volta, sono chiamati a pagare il
prezzo pi pesante di una crisi che non hanno determinato e che il portato di un sistema che non
poteva non creare i mostri che ci stanno divorando. Nessuna violenza, intendiamoci, ma sane uova
marce, santi pomodori fradici, sublimi sacchi di letame, sacrosanti sputi e pernacchie. Per rendere
concreto tangibile e visibile il disprezzo nei confronti dei ladroni, da parte dei "fessi" e dei
"coglioni" che faticano, soffrono, cercano di lavorare, creano famiglie, benedette e non, e pagano
le tasse. Subito e prima degli altri. Perch prima della fine delle inchieste, degli improbabili o
impossibili processi, prima delle chimeriche sentenze, una cosa vorremmo sapere subito. Magari dal
ministro delle tasse Tremonti. Questi architetti, questi commercialisti, questi avvocati, questi
consulenti quanto hanno dichiarato al fisco? Quanto pagano di tasse? Che tenore di vita hanno? Ma
forse chiedere troppo.
da Pavia e altri personaggi di chiarissima (?) fama. Ha, purtroppo, dovuto fare a meno di quel
gigante del pensiero che risponde al nome di Piergianni Prosperini. Troppo occupato ad
amministrare gli affari della regione pi ricca e importante dtalia e a farsi confezionare dal suo
sarto di fiducia giacche variopinte in stile vagamente omo, non si accorto che il Pirellone era
stato circondato dagli ndranghetisti. In ci confortato dall'autorevole parere del prefetto di
Milano che, tra una visita in prefettura dellolgettina Maristel Polanco e l'altra, aveva
solennemente assicurato che di mafia al nord non se ne vedeva nemmeno lombra. Il ragazzo di
bottega del governatore, tale Maurizio Lupi fa il vicepresidente della Camera a Roma e partecipa
urlando a tutti i talk show televisivi come uno Stracquadanio qualsiasi. Gettando, di tanto in tanto,
unocchiata a uno degli orologi regalatogli dal mago delle bonifiche Grossi.
Provincia. Il presidente Guido Podest. Ex impiegato di Berlusconi. Del resto lo sono quasi tutti.
Le sue societ ( di lui e della moglie) sono praticamente in mano ai Cabassi molto interessati ai
terreni per lExpo. Conflitto d'interessi? No, pi semplicemente interesse nel conflitto: quello tra gli
affaristi.
Nella sua giunta, per dare un tocco di classe, siede anche la cugina di Daniela Garnero Santanch,
da sempre molto interessata agli eventi. Che se poi diventano e trenta, e quaranta o magari
e cinquanta solo per caso. Podest quasi identico all'ispettore Clouseau e come lui dice sempre
divertenti scemenze. Riprese dai media come cose serie. Comune. Il sindaco si chiama Letizia
Bricchetto Moratti. Cinque anni fa si comperata la carica buttando sul tavolo una paccata di
milioni (del marito). Il suo problema che, qualunque cosa dica o faccia, sembra sempre una
sogliola surgelata. Ora vuole fare il bis e i milioni saranno almeno trenta. Ha vari consulenti per
limmagine e la comunicazione, riempie da mesi le televisioni con i suoi spot e, ora, ha inondato la
citt di manifesti pieni di bimbi innocenti, vecchietti rincoglioniti, comparse a pagamento,
extracomunitari inconsapevoli, veline fallite e animali indifesi. I manifesti sono appiccicati su tutti i
tabelloni anche negli spazi riservati agli altri candidati; esempio questo di altissima moralit
politica.
I suoi consulenti sono stremati dai tentativi di rendere la sua algida immagine meno ingessata, pi
umana. Niente da fare. Hanno persino tentato di farle dire che lei, nei primi anni 70, ballava il twist
a Saint Tropez con Gigi Rizzi, Alain Delon e BB. Gigi non se la ricorda proprio, Delon non ha mai
ballato in vita sua e BB aveva di meglio da fare. La signora, che tra laltro, madre di Batman, ha
scoperto nellet della menopausa la sua vocazione per la politica. Da buona ricca ha pensato di
comprarsela.
Come si fa con una pelliccia. Il suo inamovibile vice Riccardo De Corato da Andria. Pinuccio
Tatarella, pugliese come lui, avendo scoperto molti anni or sono, che a Milano Riccardino stava
facendo una sua bella carriera, se ne usc con una delle sue battute: Non sapevo che la nebbia
facesse diventare intelligenti. Da molti anni ha smontato la tenda che aveva piazzato davanti
allufficio di Di Pietro ai tempi di mani pulite. In Consiglio Comunale vuole tornare anche tale
Osnato, vice coordinatore del Pdl, il cui merito principale consiste nellaver sposato la figlia di
Romano La Russa (dellomonima grande famiglia). Dichiara come professione di essere impiegato
allAler.
Questi sono alcuni dei personaggi che comandano a Milano. Sullo sfondo gli interessi dei Cabassi,
del Ligresti (dellomonima famiglia), dei Bracco, dei Moratti, dei Tronchetti Provera, della
Compagnia delle Opere e di tutti gli altri (mafiosi e non), che ronzano loro intorno come mosche
sulle cacche dei cani. Perch per un posto in Consiglio comunale che ufficialmente rende circa 800
euro al mese, stanno facendo campagne elettorali milionarie? Solo per legittima ambizione?
Mah! (18 aprile 2011)
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preventivo o la finta repressione? Meglio pochi e seri interventi per il rilancio delle attivit
economiche o i mega convegni con le solite passerelle? E l'Expo? Quale idea di una Milano del
futuro c dietro questo pompatissimo evento? Ahim; solo gli affari di Ligresti, Cabassi, Bracco,
della Compagnia delle Opere, delle banche e dei solitissimi noti. E gli interessi veri dei milanesi, di
tutti i milanesi? Fino a qualche decennio fa vivevano tutti insieme, in tutta la citt, con una
mescolanza che metteva luno accanto allaltro, il ricco e il povero, lartigiano e loperaio, il
commerciante e il professionista, il lavoratore e lo sfaccendato, lartista e il mariuolo, il nonno e il
bambino: una mirabile, variopinta e vitale stratificazione sociale che si era spontaneamente creata
nel corso dei secoli. Una citt vera, con una sua anima. Tutto scomparso, sconvolto, desertificato,
insozzato.
Adesso, nellattesa di qualche altra patetica trovata finale, aspettiamo lesito elettorale. Persino la
famosa, illuminata borghesia meneghina si accorta che con questo guittismo, sia pure
miliardario, non si va da nessuna parte. Voter convintamente anche se non entusiasticamente, per
Pisapia.
Lo faccio per Milano e per lItalia, per cercare di liberarla dalla soffocante e indecente presenza del
berlusconismo.
Con Pisapia, qualche decennio fa ci saremmo sicuramente scontrati e, forse, anche menati. Eravamo
animati da passioni vere e forti; quelle che la Moratti, questa lady di fil di ferro, non ha mai
vissuto e provato. Quelli che hanno davvero combattuto, conoscono anche il rispetto reciproco. Lo
voter e, se qualcuno salter su a ricordarmi il mio passato e la mia storia, che rivendico
orgogliosamente e senza pentimenti, rispondo che, appunto, la mia una storia politica autentica,
non una delle storielle di Berlusconi. (24 maggio 2011)
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cagnolino scodinzolante ai piedi degli Stati Uniti. Chi ricorda latteggiamento servile del tuo amico
Berlusconi durante la sua prima visita a Bush, pu capirmi benissimo. Per me gli americani non
sono stati dei liberatori ma degli occupanti! Le guerre si possono vincere o perdere, ma se si
perdono, occorre farlo con dignit e senza fingere di averle vinte. Io non credo che lItalia debba
gratitudine agli americani, ma, anche se cos fosse, la gratitudine non un sentimento eterno; specie
in politica estera, con gli scenari che, soprattutto ora, cambiano rapidamente. Allo stesso modo
credo che quella americana allIrak, con le menzogne che lhanno preceduta, sia stata una vile
aggressione che ha provocato danni (vittime, distruzioni, scollamento di una nazione, pulizie
etniche e religiose, reazioni a catena nel mondo e nel Medio Oriente in particolare), enormemente
superiori a quelli attribuibili a Saddam (morto, tra laltro, con fierezza, come Jos Antonio Primo
De Rivera, come il Che, come Allende). Saddam aveva tenuto unito il paese, era riuscito a
contenere linfluenza dellIran e aveva garantito (certo da dittatore) la laicit e la libert religiosa.
Te la senti, Daniela, di lottare contro la condanna a morte di Tareq Aziz? LAmerica e
lamericanismo ci hanno inquinato culturalmente, hanno ucciso le nostre pi autentiche tradizioni,
ci hanno offerto e imposto i loro modelli e la loro visione economicistica della vita. Gli Stati Uniti
si comportano con larroganza di un impero che tuttavia non possiede una superiore visione del
mondo e della vita che non comprende la ricchezza feconda delle differenze. E inoltre, adesso, ci
scarica addosso il prezzo di una gigantesca crisi economica, dovuta alla sua finanza virtuale, al
suo liberismo sfrenato, alla sua globalizzazione, figlia di un progetto politico, il mondialismo,
che richiede un pensiero unico e che non solo non assicura libert e progresso al pianeta, ma lo sta
portando alla povert, alla fame e al declino.
2 - Riaffermazione della necessit di uno stato forte e autorevole. La progressiva distruzione dello
stato italiano ci ha regalato lattuale societ, una sorta di poltiglia indistinta fondata sugli egoismi
individuali. Finito lo spirito del risorgimento con la sua aspirazione allItalia unita, finito il
Fascismo che rivendicava una missione per la nazione italiana, finito anche lo Stato, ucciso dai
partiti antinazionali e dal liberismo da giungla nel quale viviamo da qualche decennio. Come diceva
Prezzolini, lo Stato nasce da un contratto tra briganti - tali sono gli uomini nella loro pi intima
essenza - che, stanchi di ammazzarsi tra loro, decidono di darsi delle regole per poter stare insieme.
Lo Stato deve perci essere omnia potens anche se non omnia facens e la sua eticit dovrebbe
essere patrimonio di tutti. Essere contro lo Stato in nome di non si sa quali libert dalle regole (e qui
il tuo amico Berlusconi un maestro), equivale ad affermare che poich si contro le malattie, si
contro gli ospedali che, com noto, sono pieni di malattie. E vero esattamente il contrario: chi
contro le malattie vuole ospedali efficienti e ben organizzati per meglio combatterle, pur nella
consapevolezza che impossibile eliminarle. Fin qui Prezzolini. Lo Stato deve essere quindi forte e
unito per imporre a tutti il rispetto delle leggi (a tutti, Daniela, a tutti), potenti e comuni cittadini,
al nord come al sud dove, nel 1943, gli Stati Uniti, oltre alla loro democrazia, ci hanno anche
imposto il ritorno della mafia.
3 - Politica Sociale. Lo Stato ed una buona politica devono tendere a realizzare il maggior grado
possibile di giustizia sociale per avere il massimo possibile di pace sociale. E questo non per
adeguarsi a un astratto principio di uguaglianza che non esiste in natura e nemmeno tra gli uomini,
ma per perseguire fini alti e nobili che sono quelli dellelevazione morale e culturale di tutto un
popolo. I lavoratori devono partecipare alla vita delle imprese (pubbliche e private) con lingresso
dei loro rappresentanti nei consigli di amministrazione e negli organi di controllo. Forse, se questo
fosse accaduto per Alitalia, oggi non ci troveremmo nella presente situazione che, grazie a
Berlusconi, finiremo per pagare tutti quanti. Anche la finanza e il capitalismo devono trovare dei
confini invalicabili e devono essere richiamati alla loro funzione sociale. Oggi siamo al capitalismo
e alla finanza senza patria n regole, i cui padroni sono i moderni usurai. Quindi la necessit della
rappresentanza della realt sociale italiana - lavoro, cultura, impresa autentica, arte, scienza,
professioni e mestieri - nelle sedi istituzionali repubblicane. Altro che ridicolo e dannoso Senato
delle Regioni!
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Ti sembra, cara Daniela, che con Berlusconi si possa concorrere alla realizzazione di questo
progetto politico? Via, non facciamo ridere!
Berlusconi un bugiardo che finisce per credere alle balle che racconta, un vecchio che si illude di
sembrare giovane, un uomo senza stile e classe, un piazzista di se stesso, uno che ha come unica
stella polare, la difesa dei suoi molteplici e non sempre limpidi interessi. Uno che definisce eroe
un mafioso e si dimentica di Paolo Borsellino, che si immolato per uno Stato che non cera pi, e
che - lo ricordo con orgoglio - era stato iscritto al FUAN.
Ma che cosa significa allora essere di Destra? Te lo dico con le parole di Adriano Romualdi, uno
dei pi acuti ed intelligenti uomini di cultura (e di azione) della Destra italiana, scomparso
giovanissimo nel 1973 e figlio di Pino, linventore nel 1946, del MSI:
Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti
scaturiti dalla Rivoluzione Francese, siano essi il liberismo o la democrazia o il socialismo.
Essere di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici,
progressisti, materialistici che preparano lavvento della societ plebea, il regno della quantit, la
tirannia delle masse anonime e mostruose.
Essere di Destra significa, in terzo luogo, concepire lo Stato come una comunit organica dove i
valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto a ciascuno il suo non
significa uguaglianza ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine essere di Destra, significa accettare come propria quella spiritualit aristocratica, religiosa e
guerriera che ha improntato di s la civilt europea e - in nome di questa spiritualit e dei suoi valori
- accettare la lotta contro la decadenza dellEuropa.
Ti pare che questa Destra possa essere compatibile con il berlusconismo?
Da una vita cerco di navigare evitando gli scogli del becero destrismo e del luogo comunismo.
Il pi autorevole rappresentante del primo Vittorio Feltri con il suo Libero, vera bibbia degli
ultras del moderatismo italiano assetato di sangue, purch a sporcarsi le mani siano gli altri. I pi
recenti portatori del secondo, sono quei sanculotti (se avessero le mutande sarebbero comunque
firmate D&G) che hanno contestato il libro Gli orfani di Sal nel nome di un antifascismo di
maniera che vede in quella esperienza il male assoluto, in ci, per la verit, confortati dal
neoimmune Presidente della Camera, Gianfranco Fini.
In apparenza opposti (Feltri e i sanculotti), ma in realt eguali nella loro povera obbedienza al
pensiero unico globale.
La Destra che stata propinata agli italiani negli ultimi quindici anni quella cui fa riferimento con
splendide parole sempre Adriano Romualdi:
La Destra non sarebbe una ideologia, un partito e neppure unideologia politica: essa
semplicemente la maggioranza dei cittadini che desiderano che i treni arrivino in orario, che le balie
allattino i bambini, che i becchini seppelliscano i morti senza scioperi, contestazioni e altre cause di
perturbazione dellordine pubblico. La Destra la societ che funziona, il governo dei
competenti, oltre tutte le ideologie, lo Stato veramente ordinato dove gli studenti non marinano la
scuola e i cani non fanno pip nelle aiuole.
Aggiungici un cenno ai rifiuti di Napoli e tutto diventa di una sorprendente attualit!
Un po poco? Si chiedeva retoricamente Adriano Romualdi: poco, anzi pochissimo.
La Destra slancio vitale, volont di potenza, spiritualismo laico, estetica della politica, saldezza
morale, lealt, onore, fedelt alla parola data, coerenza con i propri ideali, amore verso il proprio
popolo, capacit di sacrificio.
Esattamente il contrario, insomma, di quanto incarnato da Berlusconi.
Quando ho accettato di entrare in lista (allultimo posto: questione di stile), lho fatto con lo stesso
spirito con il quale, di tanto in tanto, gioco un euro al Superenalotto: se mi va bene (ma so che
difficilissimo), divento ricco, se va male, ho perso solo un euro.
Una piccola speranza, per, ce lavevo. Chiss mai, mi dicevo, che attraverso le vie misteriose e
tortuose si possa arrivare ad un risultato importante: quello di tenere in vita una storia politica, di
ridare entusiasmo e speranza a chi li aveva perduti nei tanti tentativi falliti per la pochezza e la
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Forse, ripensandoci ora, era un tentativo di bunga bunga con trentanni di anticipo.
L'esibizione dura una ventina di minuti, poi il ministro si ritira tra gli applausi di alcuni tra i
presenti.
Il numero finito. E l finisce anche la mia simpatia per Gheddafi, la Jamahiria, la Libia e
lanticolonialismo dei petrodollari e degli affari.
Se oggi, anche uno come Jalloud pu aspirare ad avere un ruolo nella nuova Libia, che Dio, anzi,
Allah, gliela mandi buona. Ai libici, naturalmente.
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lo potevamo sapere. Tu volevi restare fedele a tuo fratello e io a mio padre, epurato e fatto arrestare
dal democristiano di turno e sottratto alla morte dai suoi dipendenti comunisti che dissero: Era ed
una persona perbene. Al suo processo lunico che venne a testimoniare a suo favore, fu un ebreo
di nome Jesi, che mio padre aveva aiutato ai tempi delle leggi razziali. Da quei giorni non
ceravamo pi rivisti: io avevo dovuto cambiare citt e tu avevi seguito la tua vita. Come capita a
tutti.
Seguire la vita vuol dire anche inseguire la morte; fin dallistante in cui si viene al mondo. Strana la
vita! Fino allaltro giorno non avevo pi saputo nulla di te. Non sapevo neppure che tu fossi un
paracadutista. Lho fatto anchio. Ma tu avevi oltre duemila lanci, io molti di meno. Ho saputo
anche che venivi a saltare nei campi dove saltavo anchio e dove, qualche volta, si vedeva anche
Philippe Leroy, splendido vecchio giovane. Noi non ci siamo pi incontrati. Sessantasei anni sono
una vita e, in un certo modo, le nostre sono state vite parallele. Ho appreso che anche tu avevi avuto
un cancro e il paracadutismo ti ha aiutato a tenerlo a bada sublimando la vita come pu sapere solo
chi lo ha fatto. Quel prato verde sul quale sei caduto stato il punto darrivo della tua vita.
Splendida, come eri stato uno splendido ragazzino coraggioso, strafottente e incosciente. Ciao
Pierre, vuoi sapere una cosa? Ecco: un po ti invidio. Addio.
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PRIMERO EL BANCO!
Era il grido di battaglia dei vecchi, onesti banditi messicani reinventatisi rivoluzionari, quando
occupavano qualche cittadina. Primero el Banco!.
Il Banco era necessario per rendere felici i propri uomini, pistoleros, rubabestiame, campesinos e
tagliagole che si illudevano di diventare ricchi di colpo, come i proprietari delle fazendas
lussuosamente arredate, magari violentando le mogli dei fazenderos lavate, profumate e ben
vestite.
In Italia quel grido divenuto il motto nobiliare di una classe di nuovi banditi fattisi politici,
imprenditori, alti manager, consulenti e via rubando.
E il Banco, beninteso, non pi solo una banca da far saltare con la dinamite.
Le banche, anzi, se le sono gi prese tutte. Fin dai tempi in cui quattro di esse erano dichiarate di
interesse nazionale. Cio dello Stato e, quindi, dei partiti che amministravano lo Stato.
Erano i tempi dei prestiti facili ai palazzinari romani e/o milanesi, delle garanzie fasulle o
inesistenti, dei consigli damministrazione nominati dai partiti.
Poi sono arrivate le finte privatizzazioni, controlli tramite le Fondazioni in mano ai partiti, ingresso
nei CdA di intraprendenti imprenditori (prenditori) che si auto-concedevano mutui, fidi e prestiti,
pudicamente assentandosi nel momento nel quale la delibera veniva votata.
Cos ora abbiamo anche banche possedute da scarpari e che, di fatto, sono socie di scarpari che poi,
tramite le banche, siedono nei salotti buoni della finanza italiana o del pi grande quotidiano
italiano. Insieme a banchieri, nuovi palazzinari, benefattori nel campo della sanit privata e via
confliggendo di interessi.
La loro economia va bene, anzi, benissimo. Leconomia dei Fazio, Geronzi, Ponzellini,
Palenzona, Profumo, Passera, e degli altri meno noti al pubblico.
Altro Banco delle meraviglie quello costituito dalle societ con la golden share in mano allo
Stato, tramite il ministro del tesoro.
A cominciare da Finmeccanica.
Una galassia di aziende partecipate. Ansaldo, Ansaldo Energia, Ansaldo-Breda, Oto Melara, Selex,
Enav, Agusta, Optomatica, Wass e molte, molte altre.
Ciascuna con il suo CdA regolarmente e lautamente retribuito e altrettanto regolarmente composto
da uomini dei partiti.
A capo di tutto Pierfrancesco Guarguaglini, appena dimesso dopo una estenuante trattativa conclusa
a suon di milioni. Aveva uno stipendio doro e avr una liquidazione di platino. Come la moglie,
Marina Grossi. Anche lei sta trattando la sua uscita. Buona, si prevede.
Uomini (e donne) messi l dai soliti: Matteoli, linaffondabile Bonferroni, lincomparabile
Giovanardi, lirresistibile La Russa, il simpatico Milanese e i soliti noti. Ignazio aveva segnalato
persino Gianni Plinio, unanimemente considerato il pi coglione esponente del MSI prima, di AN
poi e del Pdl genovese, di tutti i tempi.
Cos, tra un pranzo allHarrys Bar, un convegno in qualche posto di villeggiatura, un appalto
pilotato, qualche gita in barca (sopra i venti metri), tracciavano le rotte della loro economia di
Stato.
E gli altri? Tutti zitti, dal SEL allIDV, dal PD allUDC, dalla Lega di lotta (poca) e di sottogoverno
(tanto). Del Pdl inutile chiedere.
Che far questo governo di professori e banchieri venuti al seguito del Podest Straniero?
Credo poco, anche se spero di sbagliare. (1 dicembre 2011)
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I La Russa sono al tempo stesso post-fascisti, a-fascisti, persino anti-fascisti quando serve, e fascisti,
anzi fascistissimi quando si tratta di cercare voti e quando serve mano dopera.
I picciotti servono. I piccioli pure. (2 dicembre 2011)
Post Scriptum del 18 gennaio 2012: Pare proprio che le COOP comprino la SAI di Ligresti.
Traduciamo: i comunisti comperano La Russa.
cavare con 140 euro di taxi a settimana, vale a dire 560 euro al mese che, moltiplicati per dodici,
fanno 6.720 euro lanno.
Dunque, vengono incassati 15.972 euro, meno 6.720: si arriva a un guadagno di 9.252 allanno.
Sempre esentasse.
SPESE DI RAPPRESENTANZA E DI SEGRETERIA (PORTABORSE) - Euro 3.690. Circa
quattrocento deputati intascano tutto. Altri solo qualcosa. Calcoliamo la met?
Si tratta di 1.800 euro per dodici mesi, per un totale di 21.600 euro allanno. Superesentasse.
SPESE TELEFONICHE - Euro 258,2 (ci risiamo col mistero degli spiccioli). Passiamoglieli,
sembrano sufficienti. A meno che uno non sia sempre al telefono con Bisignani.
In definitiva, il deputato di oggi (quello nominato dallalto, per intenderci, e non scelto dagli
elettori) riesce a portare a casa, anche se abita a Roma, 54.000 euro puliti, oltre allindennit.
Limbroglio ha aiutato e continua ad aiutare. Nel migliore stile italiano.
Io credo che i parlamentari debbano essere ben ricompensati. Anche quelli che non sanno dove si
trova il Darfur o che cosa lo spread.
Ma nella pi assoluta trasparenza e chiarezza. Se c laggancio agli stipendi dei magistrati, che
aggancio sia. Totale, senza trucchetti da morti di fame nello spirito o creste da servette al
mercato. Sia fatto arrosto chi si messo a posto, diceva molto tempo fa Mino Maccari.
Visto quello che sta succedendo, mi sa che non cambiato niente. (6 gennaio 2012)
QUANDO LA LEGA
NON AVEVA ANCORA I CERCHI MAGICI
Alla luce di quello che diventata oggi la Lega - con i suoi cerchi magici, con la volgarit oramai
non pi spontanea di un Bossi diventato macchietta di se stesso, con il panzone di un Borghezio
sempre pi imbolsito, con la cantilenante gnagnera di un Castelli sempre pi simile alla vecchina
del cacao Talmone, con il faccione da ascesso di un Calderoli scagliato dal Bar Sport della
periferia di Bergamo alla poltrona di ministro -, mi sono chiesto se valesse la pena di ripubblicare
larticolo che segue.
Poi mi sono detto che ne valeva la pena, perch la Lega non sempre stata questo.
E stata anche altro, soprattutto altro, ai suoi inizi.
Sono stato lunico deputato ad assistere al primo congresso della Lega Lombarda nei primi anni
80, quando Bossi e i suoi venivano considerati dei pittoreschi prodotti delle pi sperdute valli del
bergamasco.
Mi interessava il loro metodo.
Mentre tutti i partiti tradizionali avevano abbandonato e buttato nella spazzatura i tradizionali mezzi
di propaganda (manifesti, volantini, visite casa per casa, comizi e comizietti) scegliendo la TV, le
grandi manifestazioni, le convention pagate dalle societ a partecipazione statale, la Lega, quella
Lega, li aveva raccattati e usati. E, partendo da paesi e paesini, li utilizzava con un accerchiamento
delle citt che partiva dalle campagne. Quei barbari non erano ancora sognanti, come da recente
slogan del musicista Maroni.
Non ero e non sono un federalista, tanto meno un secessionista. Ma capivo, sentivo che la
possibilit di un cambiamento passava necessariamente attraverso laffermazione politica di un
movimento assolutamente nuovo, genuino, non compromesso con le manovre romane, con la
palude parlamentare, con le mediazioni con i poteri forti.
E, allora, la Lega era questo.
Daltra parte noto che Mani Pulite non sarebbe partita senza la caduta del Muro di Berlino e
laffermazione elettorale e politica di Bossi.
Nel difendere alcune delle loro posizioni, difendevo anche la mia volont di poter arrivare ad un
cambiamento. Vero e non solo apparente.
Poi, come si sa, tutto and diversamente.
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I barbari, sbarcati a Roma, furono piacevolmente trasportati e trasformati dal ponentino. Potere,
mignotte, posti, ristoranti, poltrone ministeriali, compromessi di ogni tipo.
I barbari si trasformarono in folklore. Come i finti centurioni al Colosseo. Posano per le foto
con i turisti, biascicano stancamente trite tiritere - Federalismo fiscale, Roma ladrona, Napoli
zozzona -, alzano il dito medio, pernacchiano, ruttano, e non fanno pi politica. Anestetizzati dalla
cene di Arcore, dalle ville di Bagonghi, dagli aerei privati, dal profumo, anzi dal lezzo del potere.
Ma allora non era cos e valeva la pena difenderli. Anche se non si poteva prevedere che si
sarebbero rapidamente adeguati al peggio del pi italico malcostume. Peccato!
LEURO E LITALO
Degli inglesi possiamo dire tutto il male possibile.
Che non conoscono il bidet, che solitamente sembrano straccioni, che il loro cibo schifoso, a
cominciare dal Christmas pudding.
Tuttavia sono tosti, molto tosti.
Qualcuno disse una volta che gli inglesi quando fanno una guerra, non si accorgono di averla persa
e continuano a combatterla fino a che non la vincono. Sempre senza accorgersene.
Sono inglesi, appunto.
Ora che hanno praticamente ufficializzato la loro decisione di lasciare andare leuro al suo destino
(in realt non lhanno mai voluto), nessuno venga a ritirare fuori la teoria della perfida Albione o,
peggio, del Dio stramaledica gli inglesi di Mario Appelius.
Abbiamo gi dato.
Gli inglesi, a distanza di settantanni, non hanno ancora digerito il fatto di non essere pi gli
azionisti di maggioranza della Mondo S.p.A..
Dal 45 la maggioranza nelle mani degli americani ma gli inglesi non riescono ad accettarlo.
E non hanno tutti i torti. E vero, hanno perso lImpero, non dominano pi i traffici del pianeta, la
loro monarchia un simpatico reperto della tradizione passata che finisce periodicamente sui
rotocalchi come un qualsiasi Principato di Monaco, ma il modello mondiale quello anglosassone:
nella lingua, nella finanza, nel concetto stesso di capitalismo senza frontiere e della democrazia
come valore assoluto da esportare e imporre agli altri come una merce.
Il consumismo lhanno inventato loro, poi arrivato negli Stati Uniti e dagli USA si imposto in
tutto il pianeta. Se non consumi non sei nessuno. Anzi, se non consumi non sei progredito,
moderno, civile.
E, se vera questa filosofia di vita, hanno ragione gli inglesi a domandarsi che cosa sia questa
Europa di cui si parla da cinquantanni.
Ogni tentativo di definirla politicamente si rivelato vano.
Aldo Giannuli, studioso e ricercatore di sinistra, acuto, libero, onesto e sincero fino alla brutalit, ha
dato una risposta illuminante.
Dice Giannuli: LEuropa non sa che cos. Ma sicura di ci che non e non vuole essere. E cio:
- una frande potenza
- uno Stato unitario
- uno Stato federale
- una Confederazione
- una alleanza politico-militare fra Stati sovrani
- una cultura unitaria
- una semplice area di mercatoE una fotografia nitida della situazione e ho paura che il film sia anche peggiore.
LEuropa non pu diventare qualcosa di diverso da una serie di organismi dominati da burocrazie e
da banchieri perch questo e solo questo diventato il suo D.N.A.
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Tutto ci casuale? Dovuto alla sola incapacit politica dei governanti europei? Al predominare
di interessi materiali?
Facile ma anche riduttivo rispondere affermativamente a simili quesiti. Soprattutto auto-assolutorio.
In politica quello che veramente conta la volont di potenza e in Europa, nel secondo dopoguerra,
a parte la Francia di De Gaulle non c stata alcuna volont di potenza. In Europa, dico, e quindi
senza considerare lInghilterra.
Durante la Guerra Fredda lombrello americano, la NATO, le basi missilistiche, le guerre di spie,
gli avvertimenti reciproci: tutte cose che consentivano agli Stati europei di fare affari, pagando un
prezzo relativamente modesto.
Poi la Guerra Fredda ufficialmente finita, la Germania si riunificata ma lEuropa ha continuato a
sentirsi uno Stato in inferiorit psicologica nei confronti del potente alleato atlantico e della sua
inarrestabile vocazione imperialistica.
Nessun esercito europeo, nessuna politica mediterranea, nessuna presa datto dei nuovi soggetti
(Cina e India e, in parte, America Latina) che si facevano largo sulla scena mondiale: il nulla
finanziarizzato, lusura legalizzata e protetta, lumiliazione dei popoli elevata a progetto comune e
condiviso.
Si mai visto, nellintera storia (conosciuta) del mondo uno Stato, un Impero, qualcosa che avesse
le sembianze di una unit costituita, prendere forma sulla sola base di una moneta unica?
Limitiamoci allesempio italiano.
Se 150 anni orsono il Regno di Piemonte e Sardegna, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio,
il Regno delle Due Sicilie e qualche altro staterello avessero deciso dopo negoziati e solenni trattati
di formare una unit italiana sulla base delladozione di una moneta unica (poniamo lItalo), pur
mantenendo assetti istituzionali, politici e militari diversi e autonomi, quanto sarebbe durata una
costituzione cos palesemente posticcia? Poco o nulla. Nonostante lItalo.
Fuor di paragoni solo apparentemente forzati, quello che sta avvenendo con leuro.
Governo europeo? Assente. Alla faccia della democrazia.
Leggi comuni? Assenti. A parte quella sulla misura delle zucchine.
Esercito europeo? Neanche a parlarne: c la NATO (il cui comando vero appartiene agli Stati
Uniti), al massimo lONU, cio il nulla.
In compenso abbiamo la legge dei mercati, anzi del dio mercato, imperante e dominante.
Implacabile, anti-democratica, inappellabile.
Banchieri, burocrati, sedicenti economisti, studiosi di statistiche, untuosi leccatori del pene del
progresso, immersi nelle loro carte, nei loro dati, nei loro diagrammi, negli attivi e nei passivi da
tagliare, da limare.
Vampiri alla ricerca di sangue, di stato sociale da eliminare, ridurre, spezzettare per adeguarlo alla
globalizzazione, al debito da trasformare in sofisticato prodotto finanziario che schiacci le economie
nazionali. Sempre meno autosufficienti, cio libere, adatte ai propri popoli.
La democrazia la citano ma non ci credono.
Appena la Grecia ha timidamente detto di voler considerare la possibilit di sottoporre le misure
europee a un referendum, stata immediatamente ricattata: o fai quello che diciamo noi o vai in
malora. Subito, immediatamente e prima che decidiamo noi quando e come ci andrai.
Tutto ci congiura, complotto? Chiamatelo come volete, studio di scenari, immaginazione del
futuro. Sta di fatto che esistono entit la Trilateral Commission, la Bilderberg Foundation, il
Fondo Monetario Internazionale, la immancabile Goldmann Sachs) che studiano gli scenari
mondiali a trenta o quarantanni, che non sono obbligate a fare i conti con le elezioni (sempre un
po finte) a qualche mese come i politici in attivit di servizio.
Lavorano sui tempi lunghi e intanto, a causa delle schifezze della politica, occupano posizioni.
Guardate in Grecia, guardate in Bulgaria, guardate in Italia, guardate in Francia, guardate in
Germania e, soprattutto, guardate a Bruxelles.
Tutti parlano un fluente inglese, la lingua dellImpero, ma, e questo limportante, pensano in
inglese, o meglio, in anglo-americano.
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Per loro lEuropa una costruzione, anzi una fredda e asettica costruzione che non solo non pu,
ma soprattutto non deve scaldare cuori e svegliare coscienze. Un Lego da montare e smontare a
piacimento.
Sempre allinsegna della democrazia, quella finta e fasulla che subiamo sulla nostra pelle e che non
rappresenta nulla e nessuno. Tanto che nessuno di loro ci crede veramente.
Immaginare una tri-articolazione della rappresentanza dellorganismo sociale alla Steiner - cio una
politica, una economia e una culturale, intellettuale e religiosa (di tutte le religioni esistenti negli
Stati) - per loro una bestemmia.
Per loro lEuropa per 1945 anni non mai esistita, esiste solo quella ridotta a colonia della stirpe
anglosassone del secondo dopoguerra.
Se la possono tenere tutta, con la loro finta democrazia, le loro regole economiche, la loro algida
concretezza finanziaria. E con il loro euro che, probabilmente, riempie alcuni portafogli
europeisti ma tiene vuote le pance e i freddi cuori degli europei. (12 gennaio 2012)
durante la battaglia di Anzio. Gianni la Roccia trascorse alcuni giorni in galera che non giovarono
alla sua carriera scolastica ma sicuramente alla sua carriera politica.
Altra impresa (quasi) eroica fu il suo matrimonio con Isabella Rauti, matrimonio ripetuto qualche
anno dopo visto che la prima versione non era venuta troppo bene.
Lapprendistato politico istituzionale lha esercitato alla Regione Lazio, cui era stato eletto dopo
essere stato imposto come capolista del MSI dal segretario-suocero che laveva preferito al suo
vecchio camerata di Ordine Nuovo Paolo Andriani, che non resse allumiliazione e di l a poco
mor.
Gianni era certamente furbetto e forse anche bravino. Parlava poco e non brillava certo per la
personalit, ma si dimostr abile a calcolare bene le sue mosse. Da scacchista. Dopo la svolta di
Fiuggi abbandon al suo (triste) destino Rauti e si accord con Fini, garantendosi un posto in
Parlamento. Lasciando credere di essere lerede del fascismo di sinistra contribu a dare vita alla
componente di Destra Sociale, apparentemente molto attenta ai lavoratori ed ai loro problemi, ma
ancor pi attenta, anzi attentissima, a occupare posti di governo e sottogoverno. Con quel
rivoluzionario di Berlusconi.
Poi Gianni si messo a lavorare per costruire la sua candidatura a primo cittadino della Capitale.
Senza scordarsi per di piazzare la moglie come consulente in qualche ministero. Nel nome di Dio,
della Patria e, naturalmente, della Famiglia. La sua.
Loccasione si present nel 2008 con il boom del berlusconismo e del Partito delle (loro) Libert.
Cavalc egregiamente (disponeva di buoni creatori di immagine) il disastro del centro-sinistra
capitolino e londata di sdegno seguita allassassinio di una povera signora romana da parte di un
rom. Fu eletto a furor di popolo. E di taxisti.
Subito cominci a riempire il Comune e le aziende partecipate che dal esso dipendono, di amici,
parenti, ex camerati e simili che avevano tutti un passato ma, soprattutto, un sicuro avvenire. Anche
se non giustificato da qualche competenza.
Cominci a governare, si fa per dire, la Citt Eterna, fascia tricolore a tracolla e moglie al fianco.
Di ricevimento in ricevimento. Di cerimonia in cerimonia.
La Citt Eterna, essendo per lappunto eterna, stava l, immobile se non per il traffico sempre pi
caotico, con le nuove municipalit piene di orrendi palazzi senza attrezzature ma con immense
colate di cemento palazzinaro.
Senza contare la criminalit che dominava le desolate periferie e qualche scaldaletto di ordinaria
amministrazione.
Lui sempre l, immobile, ben piantato in Campidoglio, con la sua bella fascia tricolore a tracolla.
Poi, allimprovviso, arrivato il grande gelo.
E la neve; in millimetri e/o centimetri.
Il caos, nessun piano neve approntato dal Comune. A Roma c, deve esserci per contratto,
sempre il sole.
Gianni perse la testa, pass quarantotto ore dinferno scarponando con lautoblu tra uno studio
televisivo e laltro, litigando con i giornalisti, facendosi fotografare con una improbabile pala in
mano e un buffo berrettone in testa quasi si trovasse sul K2, urlando e strepitando contro tutti,
Protezione Civile, cittadini che non si arrangiavano, dando lezioni di botanica, invocando il governo
tecnico.
Lunico con cui non se la prese fu il Papa, lunico responsabile, se vogliamo, di tutto visto il suo
filo diretto con il Padreterno.
Ma Gianni cattolico, apostolico e, soprattutto, romano.
Come se tutto questo non bastasse, in ultimo arrivato Monti che, con un gelo uguale a quello della
neve, gli ha freddamente comunicato il suo no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020.
Addio sogni di gloria, addio castelli in aria (anzi, ben piantati sul suolo di Roma), addio tagli di
nastri, cerimonie, convegni con Letta, Carraro, Petrucci, Malag e successivi pranzi e ricevimenti.
Addio anche alla riconferma come sindaco. Speriamo.
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Forse, se far il bravo, potr farsi regalare un paio di scarponcini da neve da Diego Della Valle.
Naturalmente anche un paio per la First Sra. (13 febbraio 2012)
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la Nato e i patti non dichiarati o sottoscritti, ma sempre rispettati dai due Imperi. Certo, frizioni
continue, guerricciole (magari anche sanguinose) nelle province periferiche, guerre non ortodosse,
scontri di spionaggio, avvertimenti, provocazioni, ma mai uno scontro frontale. Impossibile. Lo
status quo doveva essere mantenuto. Sempre. Per questo, chi allora militava a destra, doveva
ritenere non soltanto criminoso entrare in iniziative coperte o parallele, ma anche e soprattutto,
politicamente inutile, stupido e dannoso. Giudicandole adesso, alcune conseguenze le paghiamo
ancora oggi a caro prezzo. E poi, eravamo o no gli esuli in patria, quelli fuori dallarco
costituzionale, gli esclusi, gli emarginati? Da tali, allora, dovevamo comportarci e aspettare sulla
sponda del fiume, aspettare che le contraddizioni saltassero fuori, che i problemi esplodessero, che
sistema della corruzione morale e materiale esplodesse da solo. Avremmo dovuto apprestare
soluzioni politiche, indicare strade, offrire esempi di comportamenti e di onest e non limitarci e
lisciare il pelo del nostalgismo e del folklore pi ottuso. I carabinieri, i poliziotti e i Servizi a fare
il loro mestiere e noi il nostro; cio la politica senza commistioni o ambigue convergenze. Senza
distinguere tra poliziotti e carabinieri, anche perch - come ebbe a dire Pietrangelo Buttafuoco
oltre tutto i carabinieri hanno ammazzato Ettore Muti e messo in galera Pinocchio. Sono stati
tanti, troppi, tra i cosiddetti nostri a partecipare a un gioco che non era nostro.
Molti di loro sono morti (alcuni in circostanze oscure); altri sono ancora in vita ma ormai in preda
dellorrenda vecchiaia, altri ancora sono finiti in galera e da l hanno strillato contro i Servizi. Pi
o meno deviati. E avevano pure ragione, visto che, in qualche modo, essi stessi ne avevano fatto
parte. Urlavano frammenti di verit, ma solo frammenti. Tutta intera la verit non la potevano dire
perch avrebbero compromesso la loro reputazione di perseguitati con la quale, alcuni di loro,
hanno costruito strane carriere. A volte anche proficue. Loro non parleranno mai e si porteranno
nella tomba ogni segreto. Mi rivolgo agli altri, sicuramente innocenti, che hanno inconsapevolmente
vissuto episodi, visto cose allora apparentemente normali, conosciuto particolari giudicati allora
insignificanti ma che, a posteriori, sono collegabili a quelle storie. Prevengo lobiezione. Perch far
rivivere il passato? Perch rimestare dentro a storie vecchie e quasi dimenticate che non interessano
pi? Perch farci ancora del male? Il tempo tritura tutto, tutto sminuzza buttandolo nel
dimenticatoio della discarica della storia. Insieme, aggiungo io, alle cosiddette avanguardie che,
anche in caso di successo di quelli a cui hanno aperto la strada, sono le prime ad essere eliminate.
Rispondo. I processi per strage non vanno mai in prescrizione. Processo lungo o breve che sia.
Prima o poi gli archivi si apriranno e molte inchieste ripartiranno (alcune sono gi ripartite), molte
prove dimenticate verranno a galla, molti documenti verranno riletti. A destra come a sinistra. Ci
sono, ancor oggi, ambigui personaggi che hanno attraversato inchieste e processi, che non
tralasciano occasione per esibirsi a raduni, manifestazioni, conferenze, dibattiti, commemorazioni.
Ebbene: sono collocati a riposo o sono ancora in servizio? Non vi sembra poi, che sia venuto il
momento di ridare nobilt a una storia collettiva che, altrimenti, nulla avrebbe di politico? C
bisogno di riscriverle le vicende di quegli anni; non per creare una storia condivisa, cosa alla quale
non ho mai creduto e che poco mi interessa, ma per avere, finalmente, una storia compresa, cio
capita e tenuta assieme. Se questo non avverr, domani, quando si scriver la vicenda della destra
politica italiana di quei tempi, si finir per descrivere, o scrivere, la storia dei Servizi Segreti. De
Lorenzo e Miceli compresi. E allora, c qualcuno che ricorda qualcosa di una sede degli studenti
greci a Milano nel 69 in un abbaino di una stradina accanto alla Scala? Chi disponeva di ben
cinque numeri telefonici (parliamo degli anni 70) di un comandante dei carabinieri?
C qualcuno che ricorda qualcosa dell'attivit di Giancarlo Esposti come sommozzatore su una
nave dei Servizi? Chi ricorda storie su traffici di armi e esplosivi tra Italia, Austria e Jugoslavia?
Chi sa dire qualcosa sulle visite, tra il 70 e il 74, di ufficiali e sottufficiali dei carabinieri a
militanti di destra, con proposte di conservare armi in vista di un golpe? Qualcuno ha avuto
direttamente o indirettamente proposte di collaborazione con i Servizi? Chi ha avuto contatti con
quei cosiddetti partigiani bianchi che, visto che le cose erano andate loro bene nel '45, pensavano
di fare lo stesso negli anni 70 per una resa dei conti con i comunisti? Qualcuno stato contattato
per un eventuale reclutamento in una delle tante Gladio esistenti nel nostro Paese? Chi sa parli, se
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davvero vuole provare a chiudere questa terribile vicenda che ha spezzato vite, tormentato
coscienze e ucciso speranze e illusioni.
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EPILOGO
Di solito questo il momento dei ringraziamenti. Li far a modo mio.
Un libro, bello o brutto, nasce da un insieme di impulsi. Il desiderio di dire quello che si pensa. Un
pizzico di ambizione personale. La tenerezza verso i ricordi della propria vita. La nostalgia
struggente per gli amici scomparsi. La voglia di mostrare nella loro vera luce persone camuffate da
personaggio e fatti ignorati nella loro verit. Il tutto condito, in maniera sacrosanta e umana, da
risentimenti e umanissima cattiveria.
La cattiveria! Fondamentale, essenziale per vivere, per amare e per odiare. E il pepe nella pietanza
dellesistenza.
Come fai a non essere cattivo nei confronti di quelli che hai conosciuto e che vogliono sembrare
diversi anche quando non sono altro che cialtroni? La loro finta pensosit nasconde il vuoto. Il loro
attivismo maschera la loro stupidit. La proclamazione solenne di valori, ai quali per primi non
credono, copre la loro meschinit.
Abbiamo vissuto un lungo periodo durante il quale sbiadite comparse sono diventate protagoniste.
Non solo in politica. Ex-bari al tavolo da gioco (quello vero e quello della vita), elevati al ruolo di
giganti della finanza e del bon ton. Sciacquette da discoteca trasformate in pulzelle dOrleans.
Cacciaballe diventati, non si sa some, ricchissimi e, per di pi, leader ascoltati come oracoli.
Il paese (chiamarlo Patria o Nazione mi sembra francamente eccessivo) ha vissuto dentro una
sbornia collettiva durata venti anni e dalla quale non si ancora ripreso. Gli spacciatori di alcool
adulterato girano ancora tra noi, si affacciano dagli schermi televisivi, blaterano dal parlamento,
insinuano la loro nullaggine nelle coscienze.
Il fatto decisivo che li ho conosciuti personalmente quasi tutti e quindi ho avuto modo di
verificarne il vuoto morale. Li trovo dei remisiers di affari di cui raccolgono briciole appetitose, gli
autocertificatori di una loro impossibile onest.
Della mia esperienza politica, dico di quella del MSI - autoproclamatosi destra e che, pi o meno
consapevolmente ha cos aperto la strada al berlusconismo bottegaio, cialtrone e volgare - riesco a
salvare solo alcuni personaggi. Autentici giganti, se confrontati con gli altri.
Pino Romualdi, sempre troppo solo e autonomo per diventare segretario. Franco Petronio,
intelligente e preparato, dotato del phisique du role, futuro segretario ideale ma vittima di se
stesso e dellalcool. Enzo Erra, un uomo tutto dun pezzo dallacume politico incredibile. Beppe
Niccolai, umanissima coscienza critica ed espressione di quello che con notevole approssimazione
veniva sbrigativamente definito fascismo di sinistra.
Nessun altro. O, meglio, solo alcuni, allora non di primissimo piano, che mi sono rimasti amici
anche dopo la mia uscita dal partito: Umberto Croppi, Fabio Granata, Flavia Perina, Peppe Nanni,
tutti coinvolti nella disastrosa avventura di FLI. E poi, Duilio Vitali e Gianluca Bonazzi, i quali
nutrono ancora la speranza di recuperare un clima politico che non c pi e mai pi potr esserci.
Il berlusconismo, prontamente accettato da quelli che si definivano fascisti duri e puri o da terzo
millennio, in nome del potere e dei posti ha offerto un modello di vita, prima antropologico e poi
politico, al quale costoro si sono adeguati con felina prontezza. Solo chi non li conosceva bene ha
potuto pensare che potessero essere diversi e meravigliarsi oggi per quello che le cronache, pi
giudiziarie e di costume che politiche, raccontano ogni giorno.
Il fatto che questi, al di l dei soldi e dello stile di vita, sono rimasti dei morti di fame nellanimo.
Puoi non avere una lira ed essere un gran signore. Oppure avere una montagna di quattrini e
rimanere un pezzente.
E cambiata lantropologia italiana. Lha cambiata Berlusconi prima attraverso i suoi modelli
televisivi e poi con la sua politica. Pacchiana, volgare, urlata, esibizionista, sloganata, epidermica,
verbosa, furfantesca, furbesca, smodata e, sostanzialmente, ributtante.
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Nel corso della mia ormai lunga vita ho conosciuto una umanit in taluni casi splendidamente
diversa e variegata. Sono passato attraverso esperienze di ogni tipo come una salamandra attraverso
il fuoco. Sono rimasto indenne. O quasi.
Ho conosciuto uomini veri e tromboni, truffatori e artisti, principesse puttane e puttane che si
comportavano da principesse, avventurieri gentiluomini e presunti gentiluomini in realt autentici
banditi, ignoranrti sapienti e uomini di cultura inverdiniti, il cosiddetto belmondo, spesso squallido,
ricchi e poveri disgustosi o dignitosi. Ho girato il mondo, annusato culture, ho amato e odiato o
disprezzato, ho sbagliato e risbagliato cercando, al di l dei giudizi morali che non mi appartengono,
la coerenza dellesempio.
Quasi mai lho trovata. Quelli che sembravano possederla, col tempo hanno dimostrato di non
averla.
Mi sforzavo di credere in unItalia diversa. Invece era sempre la solita: cialtrona, opportunista,
incapace di pensare in grande, serva per attitudine spirituale, pronta a sentirsi vittoriosa anche
quando aveva perso.
Il mio dichiararmi fascista forse era tutto l. Negavo levidenza, mi ero costruito un mondo
immaginario, avevo sognato unItalia che non cera mai stata.
Per me gli americani non erano (e continuano a non essere) i liberatori. Erano e sono gli invasori
che hanno vinto. E, pertanto, hanno il pieno diritto di comportarsi di conseguenza. Lecito, legittimo,
naturale. Ma, per favore, la gratitudine, quella no!
Intuivo, sapevo che la commistione, lintreccio tra mafia, politica e Stato, nasceva da quegli
avvenimenti, dallo sbarco in Sicilia, con la cambiale firmata allora che stiamo ancora onorando. I
cosiddetti misteri italiani, le vicende tormentate e ancora segrete della storia italiana degli ultimi
settantanni nascono da l, da quei patti segreti rimasti tali fino a oggi e chiss per quanto tempo
ancora. D allora fortune politiche, fortune industriali, fortune finanziarie si sono fondate e si
fondano su quel castello di carte, di ricatti e contro ricatti che si tengono in precario ma solidissimo
equilibrio.
Non riuscivo e ancora non riesco ad accettare la subordinazione politica, militare, culturale, di
costumi e di mode alloccidentalismo americano. Per non parlare di quella economica e finanziaria
evidentissima, specie negli ultimi anni. Che ci facciamo nella NATO? E a che cosa serve oggi la
NATO? Perch abbiamo dato e continuiamo a dare basi, mezzi, uomini e culture alla cosiddetta
civilt occidentale? Proprio noi italiani che siamo il risultato di una sorprendente e vivida fusione
di culture, civilt, etnie e costumi? Quali clausole segrete abbiamo sottoscritto al tavolo del trattato
di pace? E la gratitudine nei confronti del liberatore, dellalleato anche da parte di chi sente e
crede di doverla avere, una condizione, un sentimento eterno? Sono meglio gli ennesimi, inutili
cacciabombardieri che periodicamente ci impegniamo a comperare, o i Canadair per spegnere i
nostri domestici incendi?
Il fascismo stato solo stupore e ferocia, riti ridicoli e apparenza o anche sostanza sociale, tentativo
di diversa e pi incisiva partecipazione? Meglio lOpera Maternit e Infanzia o il pranzo per i
duecento barboni milanesi al Principe di Savoia avvenuto lultimo ferragosto con limbarazzata
presenza dei veri barboni e di qualche deputato, o deputata, trombone in cerca di pubblicit?
Meglio Achille Starace che muore con dignit davanti al cadavere di Mussolini che lo aveva
scaricato o Flavio Briatore elevato a simulacro di vita?
Meglio Alessandro Pavolini con la sua amante o Roberto Formigoni con il suo convivente? Meglio
lo Stato etico dei comportamenti o quello delle gassose?
S, lo so, il mondo va avanti, si dice. Non ci sono pi visioni del mondo, ideologie risolutive, non
ci sono pi massacri e guerre planetarie, genocidi orrendi e rivoltanti, il razzismo ufficialmente
scomparso e universalmente condannato. Al massimo si lanciano manciate di noccioline negli stadi
ai calciatori di colore.
In giro regna una grande confusione. Guardate la politica. Siete ancora riusciti a capire quel che
vogliono? La repubblica presidenziale? La socialdemocrazia? Il liberismo? La globalizzazione? Il
ritorno a come prima? Il sol dellavvenire? La tecnocrazia? La guerra civile elettorale? Mario
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