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LA GERMANIA DI WEIMAR E L'ASCESA DEL NAZISMO

IL DOPOGUERRA NELL'EX IMPERO ASBURGICO: L'AUSTRIA

La crisi del dopoguerra fu lacerante nell'Europa centrale. Con il crollo dei due grandi imper, l'austro-
ungarico e il Reich tedesco, si accavallarono i tentativi rivoluzionari del movimento socialista e la volontà
delle vecchie classi dirigenti di ristabilire il loro dominio. L'imperatore asburgico Francesco Giuseppe,
morto nel 1916, aveva determinato l'abdicazione del suo successore Carlo I. In Austria un'assemblea
costituente proclamò la repubblica (12 novembre 1918), che si diede una Costituzione democratica;
intanto, il Partito socialdemocratico, raccoglieva gran parte dei suoi consensi nella capitale; la Vienna
rossa, dov'era presente un esteso nucleo di classe operaia. Nelle campagne invece dominava una
mentalità più conservatrice e tradizionalista, roccaforte del Partito cristiano-sociale. Dopo una fase
iniziale di alleanza, il conflitto tra i due partiti emerse con forza e incominciarono a diffondersi movimenti
squadristici sul modello del fascismo italiano.

IL FALLIMENTO DELLA RIVOLUZIONE IN UNGHERIA

In Ungheria il dopoguerra fu caratterizzato da grande instabilità, determinata sia dalla forza del
movimento rivoluzionario comunista, sia dall'aggressività del vicino governo rumeno, che si era
impadronito della Transilvania. Socialdemocratici e comunisti si allearono per dare vita ad una repubblica
sovietica, fondata sui soviet, proclamata il 21 marzo 1919 sotto la guida del comunista Bela Kun. Nel
frattempo repubbliche socialiste andavano formandosi e sembrò che l'Ungheria fosse l'avamposto di una
rivoluzione europea. Una percezione destinata a dissolversi. La repubblica ungherese ebbe vita breve,
nell'agosto 1919 il paese fu invaso da truppe rumene al comando del ammiraglio Horthy, che vi instaurò
una regime autoritario destinato a durare sino alla Seconda guerra mondiale

LA REPUBBLICA TEDESCA

Fu la Germania il paese che subì le conseguenze più gravi del dopoguerra. Nell'ottobre del 1918 interi
reparti della marina e dell'esercito ammutinarono, chidendo la pace e le dimissioni del Kaiser Guglielmo
II. Si formarono migliaia di consigli di operai soldari marinai, che controllavano in armi i centri nevralgici
del paese. In Baviera venne proclamata una repubblica socialista. Il 9 novembre del 1918 Guglielmo II
fuggì nei Paesi bassi e Berlino venne proclamata repubblica. In attesa dell'elezione di un Assemblea
costituente fu istituito un governo provvisorio affidato al social democratico Ebert che firmò l'armistizio
con Gran bretagna e Francia l'11 novembre 1918

LE DIVISIONI DEL MOVIMENTO SOCIALISTA

L'iniziativa politica era nelle mani dei socialisti che disponevano del consenso popolare, ma profonde
divergenze dividevano la sinistra tedesca. La maggioranza, costituita dal Partito socialdemocratico, era
favorevole a una soluzione parlamentare della crisi e ostile a uno sviluppo dei consigli in senso
rivoluzionario. Vi erano poi i socialisti indipendenti, usciti dal Partito socialdemocratico perchè contrari
alla guerra, che proponevano riforme economiche come la nazionalizzazione dell industrie più
importanti. All'estrema sinistra si collocavano gli spartachisti, guidati da Rosa Luxemburg e Karl Liebnec,
che il 30 dicembre 1918 assunse il nome di Partito comunista tedesco; avevano come programma la
rivoluzione socialista da attuarsi secondo la presa del potere da parte dei consigli operai e dei soldati

MILITARI E FREIKORPS

Un altro centro di potere era però rimasto in vita nella disgregazione generale dello stato: le alte gerarchi
militari dominati da Paul von Hindenburg. Eredi del militarismo e del conservatorismo prussiano, queste
forze si sentivano investite di una missione storica nei confronti della nazione tedesca: riempire il vuoto
di potere generatosi dal crollo della dinastia, riportare l'ordine nel pase e constrastaee il predominio
delle sinistre. Uno strumento utilizzabile a questo fine erano i Corpi Franchi, comunità combattente
aggregata a codici d'onore militare e dalla volontà di continuare la loro guerra, sia all'esterno del paese
sia al suo interno, contro i rossi e i loro alleati

LA SETTIMANA DI SANGUE DEL GENNAIO 1919

Il dopoguerra tedesco ebbe una tragica svolta il 5 e il 6 gennaio 1919, quando gli spartachisti berlinesi
tentarono un'insurrezione. Il governo provvisorio socialdemocratico, reagì invocando e ottenendo
l'intervento dei militari e dei Corpi Franchi. Lo scontro fratricida durò 6 giorni e la settimana di sangue fu
stroncata, il movimento comunista messo in ginocchio. I dirigenti spartachisti vennero trucidati dai Corpi
Franchi

VIOLENZA E NAZIONALISMO

Il gennaio 1919 si tennero le elezioni per l'Assemblea costituente: i socialdemocratici raggiunsero la


maggioranza (38%). Fu costituito un governo di coalizione formato dalla Spd, dai cattolici del Zentrum e
dai liberal-democratici, presieduto dal socialdemocratico Philipp Scheidemann. A capo dello stato fu
posto Ebert. All'opposizione: da un lato i socialisiti indipendenti e i comunisti e dall'altro la destra
conservatrice. Il nuovo governo introdusse riforme sociali come la giornata lavorativa di otto ore e il
potenziamento del sistema di assicurazioni sociali, e cercò di assicurare stabilità nel paese ma lo scontro
fra la sinistra e la destra divenne sempre più acceso. La firma del trattato di Versailles (imponeva la
cessione dell'Alsazia-Lorena e la smilitarizzazione e il pagamento di un enorme somma per danni di
guerra) del 1919 diede fiato alla propaganda nazionalista e militarista contro il governo repubblicano. La
pratica della violenza si diffondeva a macchia d'olio: nel 1920 un tentativo di colpo di stato attuato dai
Corpi franchi fu bloccato grazie alle forze democratiche

UNA SOCIETA DISREGATA

Nell'agosto 1919 fu approvata la Costituzione di Weimar, una raffinata costruzione giuridico-politica,


destinata a essere travolta nel giro di un decennio. I primi anni della Repubblica di Weimar furono
estremamente difficili. Proseguivano i disordini e gli assasini politici, a opera della destra e dei Corpi
Franchi; nel 1921 fu assassinato il cattolico Erzberger, perchè favorevole al trattato di Versailles; l'anno
dopo venne assasinato il ministro degl'esteri Rathenau poichè sottoscrisse il trattato di Rapallo, un
accordo di collaborazione economica e politica con l'Urss. Nel 1923 fallì il colpo di stato tentato a
Monaco da Hitler, capo di un piccolo partito di estrema destra, il Partito nazionalsocialista tedesco dei
lavoratori. In quello stesso anno l'occupazione della Ruhr, la maggiore zona industriale tedesca ad opera
di Francia e Belgio, contribuì a esasperare ulteriormente gli animi.

L'INFLAZIONE GALOPPANTE

L'altissima conflittualità e la disgregazione sociale erano alimentate da una gravissima situazione


economica. L'inflazione e la svalutazione della moneta raggiunsero livelli impressionanti: nel gennaio '21
un dollaro valeva 65 marchi; nel giugno del '23 100 000 marchi; nel novembre del '23 4000 miliardi di
marchi. L'inflazione in Europa era elevata ma in Germania era abnorme; un inflazione che sia pesante
come quella della Germania o no, danneggia sempre i titolari di redditi fissi e favorisce i proprietari di
immobili, terreni. Quindi mentre una parte della popolazione diveniva sempre più povera, un'altra
concentrava sempre maggiore ricchezza nelle proprie mani. Il malcontento era altissimo, soprattutto
negli strati intermedi della società

LA STABILIZZAZIONE WEIMERIANA

La situazione migliorò provvisoriamente solo nel '24. Sul piano economico fu decisivo l'intervento delle
potenze occidentali, in particolare degli Usa. Nell'estate del 1924 venne varato il piano Dawes, che
assicurava ampi finanziamenti all'industria tedesca. Quest'ultima ricominciò a produrre a ritmi altissimi,
addirittura superiori a quelli dell'anteguerra. Il vecchio marco fu sostituito dal Rentenmark. La Germania
rientrava a pieno titolo nella comunità internazionale grazie all'iniziativa del ministro degli Esteri della
repubblica Stresemann. Nell'ottobre del 1925 Stresemann stipulò con la Francia il trattato di Locarno,
che impegnava i due paesi a rispettare i confini. L'anno seguente la Germania venne ammessa nella
Società delle nazioni. Nello stesso 1925 alla morte di Ebert (presidente della repubblica) fu eletto
Hindeburg e testimoniava che l'elettorato tedesco si stava orientando in senso conservatore e che i
socialisti perdevano via via terreno

IL PRECARIO EQUILIBRIO WEIMARIANO

La Germania weimariana si fondava su un compromesso fra la socialdemocrazia, che mirava a ottenere


una politica di riforme, fra l'esercito il quale era disposto a sostenere la repubblica purchè venisse
abbandonata ogni ipotesi rivoluzionaria, e fra i grandi gruppi capitalistici, convinti della necessità di
coinvolgere i sindacati nella gestione del sistema economico e sociale. Questo equilibrio rivelò tutta la
sua precarietà quando le conseguenze della crisi economica internazionale apertasi nel 1929 si
abbatterono con violenza sul paese: l'economia tedesca, legata ai finanziamenti statunitensi , soffrì più
delle altre le conseguenze del crollo di Wall Street. Nel giro di pochi anni la produzione industriale si
dimezzò e disoccupati raggiunsero i 6 milioni.

L'ESORDIO DI HITLER E IL PUTSCH DI MONACO

Hitler si era arruolato volontario nella Prima guerra mondiale e aveva risentito profondamente della
sconfitta e dell'umiliazione per i trattati di pace, attribuendo la responsabilità ai "traditori di novembre",
cioè agli esponenti del governo socialdemocratico repubblicano che avevano accettato i trattati di
Versailles. Nel 1920 aderendo ad un piccolo partito di estrema destra, fonderà il Partito nazionalsocialista
tedesco dei lavoratori. Il partito disponeva di squadre militari, le SA, per colpire i militanti di sinistra. Con
le SA Hitler tentò nel novembre del 1923 un colpo di stato in Baviera; fu un fallimento e Hitler venne
arrestato e condannato a 5 anni di reclusione, dei quali ne scontò solo uno. Il processo gli diede modo di
farsi conoscere ulteriormente e le sue idee furono raccolte nel suo libro, il Mein Kampf (la mia battaglia),
scritto appunto durante il periodo di reclusione. Nel 1925 il Partito nazionalsocialista aveva 500 iscritti,
alle elezioni del '28 raccolse il 3% dei voti e nel 1933 arrivò a registrare un milione e mezzo di aderenti.

L'IDEOLOGIA NAZIONALSOCIALISTA

Come fu possibile questa rapidissima ascesa ? Occore analizzare diversi elementi: il primo è il successo
che le parole d'ordine lanciate da Hitler ottennero una società profondamente lacerata dalle
conseguenze della guerra e della crisi economica. L'ideologia hitleriana mescolava ingredienti capaci di
attirare gli strati più diversi della società. Non a caso, la stessa denominazione di "nazionalsocialista"
fondeva il riferimento alle due più diffuse ideologie di massa del '900 , quella nazionalista e quella
socialista. In quanto nazionalista, il partito di Hitler soffiava soffiava sul fuoco del risentimento per la
sconfitta subita e predicava la revisione degli ingiusti trattati di pace; proponeva un'espansione della
Germania come grande potenza, riallacciandosi alla tradizione del pangermanesimo (riunione in un
unico stato di tutte le genti di lingua tedesca). Hitler predicava inoltre l'instaurazione di un "socialismo",
violentemente antimarxista, basato sui valori della comunità del popolo tedesco e sul potere di uno stato
forte, che avrebbe garantito giustizia sociale.

LE RADICI DELL'IDEOLOGIA HITLERIANA

Molti temi dell'ideologia hitleriana erano già ampiamente presenti nella mentalità della Germania
d'anteguerra. Un esempio è la parola d'ordine Lebensraum, lo "spazio vitale". Essa costituì per il nazismo
un'idea-forza mai abbandonata e portata alle estreme conseguenze della catastrofe militare. Questo
concetto rifletteva una visione del mondo extraeuropeo come spazio "colonizzabile" da popoli
"biologicamente" e culturalmente superiori, assai diffusa nell'età dell'imperialismo. Egualmente diffusa
era la visioni "socialdarwinista", da cui derivava la giustificazione della violenza, ma anche l'esaltazione
della lotta come segno del diritto dei popoli più forti ad affermarsi. Altre parole d'ordine centrali
nell'ideologia nazista furono: l'antimarxismo e l'antibolscevismo, oppure la polemica antidemocratica,
comune a tutti i movimenti di orientamento nazionalista.

UN SOGNO PER LA SOCIETA IN CRISI

Hitler seppe propagandare questi temi con una violenza inedita, per proporli ad una società che
attraversava una profonda crisi materiale e spirituale. Hitler offrì ai tedeschi una prospettiva di radicale
mutamento e di redenzione: il sogno di un risorgimento della Germania e dell'edificazione di una
comunità nazionale, il tutto unito dall'odio conclamato verso i nemici di questo progetto. Questi temi
fecero larga presa sull'elettorato, un elettorato più maschile che femminile, più protestante che cattolico,
diffuso più nelle campagne che nei grandi centri. Alla base di questo elettorato vi erano i ceti medi:
lavoratori autonomi, impiegati, commercianti che con la crisi si vedevano di nuovo in ginocchio

LA FORZA DEL PARTITO NAZISTA


Contemporaneamente, Hitler otteneva cresciente consenso presso le elite economico-finanziarie e
militari. Hitler analogamente a quanto aveva fatto Mussolini, riuscì a proporsi alla classe dirigente della
Repubblica di Weimar come l'uomo che avrebbe potuto stabilizzare in senso autoritario il governo del
paese, preservandole da avventure rivoluzionarie. Ciò fu possibile anche perchè egli seppe conquistare
un assoluta egemonia all'interno del Partito nazista, trasformandola in un organizzazione gerarchica,
dotato di struttre paramilitari forti e aggressive quali le SA e dal '26 le SS, reparti scelti di assoluta fedeltà
a Hitler, che sotto la guida di Himmler, semineranno il terrore in Germania e in Europa

RAZZISMO, ANTISEMITISMO, ANTIBOLSCEVISMO

Un ruolo fondamentale fu svolto dall'antisemitismo e dal razzismo, propagandati dall'inizio da Hitler. Egli
unì antisemitismo e antibolscevismo poichè con il primo voleva catturare il consenso delle masse e con il
secondo il consenso dei borghesi, il tutto alternato con grande abilità. Gli ebrei divennero il capro
espiatorio della situazione in crisi; un fantomatico "complotto giudaico-bolscevico internazionale" venne
invocato per spiegare le sconfitte e le difficoltà dell Germania; il successo di molti ebrei nelle professioni
e nella finanza venne sbandierato di fronte a milioni di disoccupati per aizzarne il risentimento.
L'antisemitismo divenne l'arma politica di Hitler

LA CRISI DI WEIMAR

Il progetto nazionalsocialista ebbe successo perchè si inserì nella profonda crisi in cui precipitò la
Repubblica di Weimar dopo il '29. Il governo si reggeva su precarie coalizioni fra socialdemocratici,
liberali e cattolici, e il frequente ricorso a elezioni (28, 30, 32, 33), alla ricerca di maggioranza stabili,
aggravava la situazione; gli unici partiti che aumentavano i loro suffragi erano quello nazista e in
minoranza i comunisti. Ebbe quindi buon gioco la propaganda di Hitler contro la repubblica democratica,
bollata come inefficente, incapace di risolvere la crisi del paese. La svolta decisiva si ebbe nel 1930 e
1932, anni caratterizzati dal debole governo del cattolico Bruning; egli fu costretto a ricorrere
alternativamente all'appoggio della destra e della sinistra e a legiferare con decreti di emergenza
(emenate quindi senza l'appoggio parlamentare). Nel frattempo Hitler veniva tessendo rapporti sempre
più stretti con le elite economiche e militari tanto che nel 1932 un gruppo di importanti uomini d'affari
inviò a Hindenburg un appello perchè nominasse Hitler cancelliere. Hindenburg rifiutò, ma Hitler alle
elezioni presidenziali dell'aprile 1931 ottenne il 36% dei voti.

L'ASCESA ELETTORALE DI HITLER

Nel giugno del 1932 divenne cancelliere Franz Von Papen, il quale si orientò a portare Hitler nell'area di
governo. Nel luglio del '32 il Partito nazista contava il 38% dei voti e Hitler pretese che gli venisse affidato
il governo ma Hindeburg rifiutò nuovamente. Le elezioni di novembre del medesimo anno, segnarono
una battuta di arresto per il Partito nazista che perse due milioni di voti. Il paese era ormai ingovernabile
e contava quasi 6 milioni di disoccupati; le SA creavano un clima da vera e propria guerra civile; il
parlamento traboccava di partiti; le sinistre profondamente divise tra socialdemocratici e comunisti. Nel
gennaio del 1933 Von Papen convinse Hindeburg ad affidare ad Hitler la carica di cancelliere, cioè capo
del governo, per riportare l'ordine nel paese

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