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Recensione “Lo scudo di 

Talos”

LO SCUDO DI TALOS

CRONOLOGIA:i fatti narrati nel romanzo si svolgono nel V secolo a.C. nel periodo di maggior tensione tra Dario
I re di Persia e la Grecia

AMBIENTAZIONE: La prima parte del romanzo è interamente ambientata sulle montagne circostanti Sparta,
nelle pianure ad essa adiacenti e nella città stessa.

PERSONAGGI:

TALOS:ultimo nato nella potente famiglia dei Kleomenidi il aristarchos


cui destino è già segnato a pochi giorni dalla nascita a causa
ISMENE
di un problema ad un piede.Suo padre
Aristarchos,seguendo le crudeli leggi di Sparta lo KRIOS
abbandona a se stesso sul monte Taigeto avvolto in alcune
pelli.Dentro di sé è affranto per la sua malformazione ma LA FIGLIA DI KRITOLAOS
con l’aiuto di Kritolaos riesce a superare questo problema.
PHILIPPIDES
KRITOLAOS:anziano e saggio pastore dal carattere nobile e
CIMONE
del cuore grande che vive con la figlia in una radura sulle
pendici dei monti vicino Sparta e che ,grazie al suo fido cane THEMISTOKLES

Krios, trova Talos da poco abbandonato dal padre,lo porta a PELIAS


casa sua, lo nutre e lo alleva come se fosse suo figlio
L’ORACCOLO DI DELFI
ANTINEA:giovane contadina su per giù coetanea di Talos
che vive poco lontano dalla capanna del giovane che di LEONIDAS
tanto in tanto aiuta lei e il vecchio Pelias nei lavori più
LEOTICHIDAS
gravosi e di cui Talos si innamora dopo averla salvata da dei
giovani spartiati che volevano abusare di lei. PAUSANIAS

KARAS:imponente uomo dalla corporatura robusta e GLI EFORI


nerboruta e dal viso barbuto che dopo la morte di Kritolaos
si occupa di Talos che sempre più spesso viene tormentato GLI ANZAINI
da quei ragazzi da cui aveva difeso la povera Antinea e che
IL GRAN RE
ormai erano diventati guerrieri.Ha un carattere deciso e
leale e ha dentro una rabbia verso gli spartiati che lascia
trasparire in alcune occasioni.

BRITHOS:fratello di Talos e suo principale persecutore in


quanto non riconosce Talos come fratello essendo convinto
della sua morte. Brithos vede infatti in Talos solo il ragazzo
Ilota che si è ribellato a lui e i suoi amici per difendere una
ragazza.Pur essendo determinato a fargliela pagare,non
vuole però uccidere Talos per qualche motivo che neanche
lui conosce.
TRAMA:

Un bambino nasce zoppo in una famiglia di spartani e secondo le leggi della città viene abbandonato sul monte
Taigeto. Questo bambino viene salvato da un vecchio ilota che viveva sulla montagne e viene allevato da sua
figlia. Crescendo gli vengono insegnati i rudimenti del tiro con l’arco e altri modi di difendersi. Il ragazzo cresce
come ilota ed è affascinato dai guerrieri con i quali ha degli incontri poco piacevoli. Si innamora di una
contadina che viveva poco distane da casa sua a cui dovrà dire addio dopo poco tempo per una partenza
improvvisa della ragazza. Cresce e dopo poco perde quello che lui chiamava nonno e viene affiancato da un
gigante barbuto di nome Karas che lo accudisce. Viene poi il tempo della guerra e gli spartiati debbono
scegliersi un ilota come attendente. Lui viene scelto da quello che non sa essere suo fratello e con cui non era
in buoni rapporti e parte per le Termopili. Prima della morte dell’intero contingente spartano, il re ordina a lui,
suo fratello e un suo compagno di portare un messaggio a Sparta salvando loro la vita. Passato per disertore,
l’amico di suo fratello si toglie la vita e poco dopo anche suo fratello tenta la stessa sorte ma viene salvato da
lui e Karas. I due fratelli partono in una guerra solitaria contro le avanguardie persiane seminando il terrore per
alcuni anni. Suo fratello muore riacquistando il suo onore a Platea e lui viene riconosciuto come figlio di
Aristarchos e non più come ilota. Dopo molte battaglie e molte avventure torna dalla sua amata e poi di nuovo
a Sparta che trova colpita prima dal terremoto e poi dagli iloti decisi a riscattare la propria libertà. Si unisce di
nuovo al popolo che lo ha cresciuto e ripristina la città di Ithome abitata anni or sono dagli iloti. Qui resiste per
anni combattendo contro Sparta prima di scomparire nel nulla senza lasciare tracce.

EPISODIO SIGNIFICATIVO:

Un episodio che a mio avviso è particolarmente significativo è un evento che subito non avevo notato ma in
seguito,terminato il libro,mi sono chiesto:”e se Talos non fosse stato trovato da Kritolaos…?come avrebbe
potuto nascere una storia di questo tipo?”.

STILE DELLA NARRAZIONE:L’autore adotta un tipo di narrazione mimetica

OPINIONI PERSONALI:

Benché non sia un grande appassionato della lettura posso dire che ho trovato questo libro molto interessante
e anche abbastanza avvincente. Tuttavia il finale aperto non mi è piaciuto affatto.

PARTE PRIMA
Capitolo I

Taigeto

CRONOLOGIA:V secolo a.C.

LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi,

-l’ambiente circostante ad essa

-le pendici del monte Taigeto

-l’ambiente attorno alla capanna di Kritolaos

-gli interni stressi della povera capanna

PERSONAGGI:-Talos

La nutrice di Talos

-Brithos

-Ismene

-Aristarchos

-Kritolaos

-La figlia di Kritolaos

-Krios

TRAMA:

in una notte in cui la luce della luna è completamente nascosta dalle nubi,e l’unica luce percepibile era quella
dei fuochi che ardevano sull’Acropoli,con il cuore pieno di amarezza, Aristarchos decide di compiere quel gesto
impostogli dalle crudeli leggi di Sparta. Stringe a se il povero Talos, nato zoppo e destinato a essere
abbandonato sul monte Taigeto e si avvia verso la sua triste meta attraversando prima le pianure e il bosco in
seguito.Sotto una pioggia battente raggiunge il punto in cui avrebbe dovuto abbandonare il pargolo e, dopo un
po’ d’esitazione, lascia il bambino avvolto in alcune pelli e torna indietro di corsa. A poca distanza da quel triste
luogo si trova Kritolaos, anziano pastore che era intento a seguire il suo gregge in compagnia del suo fidato
segugio Krios che comincia a correre in direzione del bosco sulle tracce di qualcosa. Il vecchio decide di
seguirlo nel bosco pensando che avesse fiutato una preda e quando arriva nel punto in cui il cane si era
fermato, trova con grande sorpresa un bambino affamato e infreddolito e decide di portarlo con se nella sua
capanna dove sua figlia lo avrebbe accudito e cresciuto come  se fosse suo. Il capitolo termina con Talos ormai
cresciuto che incuriosito e attirato dal frastuono dei tamburi, ne segue il suono e vede passare degli spartiati a
cavallo,armati e con pesanti armature. Talos,penserà poi durante la notte all’esperienza vissuta e alla
preoccupazione di Kritolaos per non averlo trovato.

STILE DELL’AUTORE:In questo primo capitolo l’autore utilizza un tipo di narrazione mimetico. Verso la fine del
capitolo si può notare un ampio sommario di alcuni anni dall’arrivo di Aristarchos nella sua casa e in
contemporanea di Talos nella capanna di Kritolaos fino al momento in cui troviamo Talos ormai cresciuto che
aiuta Kritolaos con il Bestiame portando le pecore al pascolo.
Capitolo II

L’arco di Kritolaos

CRONOLOGIA:V secolo a.C.

LUOGHI:-la capanna di Kritolaos

-i pascoli

-la grotta

PERSONAGGI:-Talos

-Kritolaos

-La figlia di Kritolaos

TRAMA:Kritolaos fa di tutto per rendere Talos più sicuro di se nonostante il suo problema al piede. Talos non
crede di potercela fare a sentirsi normale ma Kritolaos sapendo che Talos era affascinato dai guerrieri, decide
di fargli vedere una cosa ma gli fa giurare di non parlarne mai con nessuno, nemmeno con sua madre. Talos
incuriosito accetta e i due si avviano sulle pendici delle montagne lungo un irto sentiero dove ad un certo
punto Kritolaos si ferma e dice a Talos che erano arrivati. Talos non vedendo nulla su chiese cosa ci fosse e
Kritolaos gli disse di spostare delle pietre da un mucchio lì vicino. Talos ubbidì e dopo aver rimosso alcune
pietre rese scivolose dal muschio presente in quantità sui sassi,si accorse che dietro di essi vi era un cunicolo,
buio e stretto di cui non si vedeva la fine. Talos liberò l’ingresso abbastanza da poter entrare e da fare entrare
Kritolaos e scese lungo il cunicolo alla luce di una fiaccola che li aveva accompagnati lungo tutto il
percorso.Arrivati infondo al cunicolo,Talos vede un baule sigillato con la pece,lo apre e con sua grande
sorpresa trova delle armi e una magnifica corazza ma non notò subito un involucro di pelle contenente un arco
di corno che era appartenuto ad un grande re e per il quale Kritolaos lo aveva portato fino lì In seguito lo prese
e sigillò nuovamente il baule fondendo la pece con la fiaccola,uscì,richiuse l’ingresso della grotta con i sassi e si
avviò lungo il sentiero con Kritolaos.Dopo un sonno tormentato si svegliò e l’arco che alla sera aveva riposto
vicino al suo giaciglio,era scomparso.uscito di casa ne parlò con il nonno che, una volta lontano dalla casa se lo
levò da sotto il mantello e glielo porse dicendogli che temeva che sua madre avesse potuto vederlo e  potesse
fare domande.

Giunti finalmente ai pascoli alti,Kritolaos porse a Talos la corda che avrebbe dovuto completare l’arco e gli fece
tendere l’arco.Dopo molti sforzi Talos riuscì nell’impresa e il vecchio gli insegnò a costruire le frecce e a
scoccarle con precisione estrema.Dopo mesi di duro allenamento, Talos apprese alla perfezione tutto ciò che
con pazienza e meticolosità il nonno gli aveva insegnato e fu pronto perla grande prova…la prova finale!

STILE DELL’AUTORE:In questo capitolo l’autore conserva un tipo di narrazione mimetica.

Capitolo III

Il campione

CRONOLOGIA:V secolo a.C.

LUOGHI:-i pascoli alti

-la strada che porta a sparta


-la città

-la casa dei Kleomenidi

PERSONAGGI:-Talos

-Kritolaos

-Brithos

-amici di Brithos

-Aristarchos

-Philippides

TRAMA:il capitolo ha inizio nei pascoli allti dove Kritolaos era solito portare Talos per i consueti e ormai quasi
superflui allenamenti che compiva ormai da alcuni mesi. Kritolaos decide di vedere se Talos è in grado di
portare quell’arco appartenuto ad un grande re e per farlo , afferra la cima di un albero piuttosto piccolo,la fa
flettere e fa allontanare Talos di trenta passi dall’albero,e con l’arco avrebbe dovuto colpire il tronco in rapido
movimento. Talos vede l’albero ad una distanza immensa ma, si concentra,prende la freccia, e , dopo aver
ascoltato il vento,scocca e colpisce di striscio l’alberello. Subito è deluso , ma vedendo la faccia felice del
nonno,capisce di aver soddisfatto le sue aspettative e si rallegra. Si avvicina al nonno e cominciano a parlare
quando Kritolaos si accorge della presenza indesiderata di un uomo incappucciato,che accortosi di essere stato
visto si da alla fuga. Kritolaos dice a Talos di ucciderlo con l’arco perché avrebbe potuto metterlo in
pericolo,ma Talos esita e la misteriosa figura scompare tra gli alberi. Kritolaos era sempre più preoccupato da
quella visita indesiderata. Passarono alcuni mesi e il vecchio restava intere giornate seduto sul suo sgabello
davanti alla capanna parlando di tanto in tanto con i pastori che passavano di lì e si fermavano come se
sapessero che la fine di Kritolaos era ormai vicina. Un giorno Talos era ad un pascolo poco lontano da casa e
verso mezzogiorno vide passare un uomo che correva velocissimo. Incuriosito si affrettò verso la strada e
arrivato cominciò a parlare con il viandante che si stava rifocillando presso una fontanella. I due si
presentarono e Philippides, così si chiamava il viandante, disse di essere il vincitore delle olimpiadi e di dover
portare  importanti informazioni a Sparta a proposito di un possibile attacco da parte della flotta di Dario I.
Dopo la breve sosta parti di nuovo di corsa in direzione di Sparta. Il racconto si sposta poi a casa del nobile
Aristarchos dove i due parlano della notizia e cercano un accordo per un’alleanza tra Atene e Sparta contro i
Persiani.dopo aver dormito ospite di Aristarchos, il giovane ateniese partì di nuovo alla volta di Atene come
messaggero.Ci troviamo poi al ritorno dei soldati di Sparta dalla battaglia di maratona a cui erano arrivati in
ritardo e a cui non avevano preso parte e si apprende in fine della morte di Philippides per uno sforzo
eccessivo.

STILE DELL’AUTORE: la narrazione resta di tipo mimetico. Vi è un sommario ,dalla strada verso sparta alla casa
di Aristarchos e in fine un ellissi di alcuni giorni dalla partenza di Philippides al ritorno delle truppe spartane in
patria.

Capitolo IV

Lo scudo

CRONOLOGIA:V secolo a.C. , l’anno successivo ai fatti del capitolo precedente

LUOGHI:-la montagna
-la casa di Pelias

-i dintorni della casa di Pelias

-la città

-la capanna di Kritolaos

PERSONAGGI:-Talos

-Antinea

-Pelias

-Brithos

-compagni di Brithos

-Karas

-Kritolaos

-la figlia di Kritolaos

TRAMA:all’inizio del capitolo Talos sta scendendo con il suo gregge dalla montagna per recarsi verso la
capanna di Pelias, per aiutarlo nei lavori più gravosi. Uscito dal bosco,sente Antinea urlare e nota la ragazza
con i vestiti strappati al centro di un piccolo gruppetto di giovani spartani armati di giavellotti. Senza esitare,
Talos si getta sulla ragazza per proteggerla e ingaggia un combattimento con i giovani che,benché inizialmente
non volessero infierire su un povero ilota zoppo,si lasciano convincere del contrario dopo aver ricevuto alcune
randellate dal bastone di Talos. Brithos che era il capo della banda decide di picchiare duramente Talos ma
senza ucciderlo. Dopo essersi sfogati su Talos, i giovani partirono arrabbiati e malconci a loro volta per le
percosse subite da Talos e prontamente Antinea constatò lo stato di salute di Talos , lo portò in casa dove suo
nonno lo curò e dove rimase per alcuni giorni con Antinea al fianco. Entrando nella stanza di Talos una mattina,
Antinea trova il giaciglio vuoto e pensò che avesse fatto qualche sciocchezza e andò a cercarlo a Sparta, dove
lo trovò mentre assisteva alla cerimonia che avrebbe fatto dei suoi persecutori i nuovi guerrieri di Sparta.
Pelias lo  trova e lo riporta nella sua capanna.

STILE DELL’AUTORE:narrazione di tipo mimetico.

Capitolo V

Krypteya

CRONOLOGIA:V secolo a.C.

LUOGHI:-la casa di Aristarchos

-la capanna di Pelias

-la strada tra la capanna di Pelias e quella di Kritolaos

-la capanna di Kritolaos

-la caserma dove si trovano Brithos e i suoi compagni


PERSONAGGI:-Brithos                        -Melas

-Aristarchos                        -Karas

-Ismene                         -Kritolaos

-Pelias                        -Talos

-Antinea

TRAMA:la prima parte del capitolo è ambientata nella casa di Aristrarchos dove si sta svolgendo una festa in
onore di Brithos che è entrato a far parte dell’esercito di Sparta. Suo padre Aristarchos , per l’occasione aveva
preparato un regalo speciale per il figlio che consisteva in bellissimo esemplare di molosso lacone ,una specie
di cane tipica della Laconia una zona della Grecia. Brithos , prende il suo regalo e , dopo aver salutato tutti i
partecipanti alla festa, si appresta ad uscire quando ad un certo punto su madre lo ferma dicendogli che aveva
notato che il giorno della sua iniziazione  , era rimasto per alcuni secondi a fissare qualcuno che lei non
conosceva e Brithos rispose che era un Ilota zoppo.Dopo la partenza di Brithos, si parla subito di Talos che è
ancora a casa di Pelias e decide di tornare nella sua capanna da Kritolaos per non destare altri sospetti nel
povero vecchio. Talos si avvia verso la capanna e, da lontano vi scorge alcune persone radunate intorno ad
essa. Affretta allora il passo e purtroppo sente quello che non avrebbe mai voluto sentire: Kritolaos è in punto
di morte e vuole parlare con lui. Il giovane scioccato dalla notizia , si fece forza ed entrò nella stanza semi buia
in cui si notava Kritolaos steso su di un pagliericcio ormai quasi morto, il giovane si accosta al nonno e gli
stringe la mano. Il vecchio , con le ultime forze rimastegli gli dice di essere l’ultimo capo e custode di quella
città un tempo fiorente e delle armi del grande re. Prima di tirare l’ultimo respiro riesce ancora a dirgli che un
giorno il suo popolo di sarebbe riscattato e lui lo avrebbe capito dalla visita di un vecchio, ceco da un occhio
che avrebbe potuto togliere la maledizione dalla spada del re e lui avrebbe potuto usarla. Detto ciò spirò e
Talos uscì dalla stanza con il cuore pieno di tristezza a portate la notizia alla gente radunata davanti all’ingresso
della capanna che lo accolsero stupiti  e pieni di tristezza.

Il capitolo continua con Brithos che , divenuto ormai soldato insieme ai suoi compagni, trama un sistema per
togliere di mezzo Talos per aver osato ribellarsi alla volontà dei suoi padroni essendo un ilota, tuttavia Brithos
cerca di convincere i suoi amici a non ucciderlo ma a punirlo soltanto.La notte stessa agirono e attaccarono la
capanna di Talos picchiandolo e facendo uccidere tutto il gregge dal Molosso Lacone di Brithos. Dopo poco
arrivò Karas che, dopo averlo medicato, promise a Talos di proteggerlo da altri spiacevoli eventi simili a quelli
avvenuti poco prima.

STILE DELL’AUTORE:Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico, si notano tuttavia alcuni
cambiamenti di scena in cui l’autore racconta i fatti che succedono agli altri personaggi.

Capitolo VI

Perialla

CRONOLOGIA:V secolo a.C. ,alcuni mesi dopo la morte del vecchio Kritolaos.

LUOGHI:-la capanna di Talos

-la pianura davanti alla capanna

-la strada verso casa di Karas


-la casa di Karas

PERSONAGGI:-Talos

-Karas

-Antinea

-l’oracolo Perialla

-la figura misteriosa che spia Karas e l’oracolo

TRAMA:Talos è ancora ferito e resta nel suo pagliericcio a pensare a come in poco tempo la sua vita è
completamente cambiata quando una mattina arriva Antinea che ,appresa la notizia dell’incursione notturna a
casa di Talos, era accorsa, preoccupata per la sua salute. Talos nel vederla si riempì di gioia e i due giovani
cominciarono a parlare. Antine a decise di restare a casa di Talos finché lui non si fosse ripreso del tutto. Un
giorno, Talos è davanti alla sua capanna quando ad un certo punto vede arrivare una strana persona che lo
incuriosisce sempre di più e che , arrivata in prossimità del giovane , gli domanda dove fosse la casa di Karas.
Dopo alcuni attimi di esitazione , il giovane gli indica ciò che voleva ma le sconsiglia di avventurarsi nel bosco
da sola in quanto il sole era prossimo al tramonto e una donna non più giovane in mezzo ad un bosco di notte
è facile preda di lupi e belve feroci. Dopo aver ringraziato il giovane , la vecchia si avviò sulla strada indicatale e
Talos rientra in casa dove sua madre gli chiede chi era la persona con cui parlava poco prima. Talos rispose che
era una vecchia e che voleva sapere dove fosse casa di Karas. Durante la frugale cena , Talos non riesce a
sapere la vecchia sola nel bosco di notte e allora parte alla sua ricerca. Nel frattempo l’anziana donna era
giunta a casa di Karas che la accolse a braccia aperte in quanto oracolo di Delfi nonché sua cara amica. I due
parlarono a lungo attorno al focolare e ad un tratto udirono un rumore: era Talos , che vedendo una persona
incappucciata fuori dalla finestra che origliava tentò di prenderla ma ahimè inciampò nel bastone e cadde
rovinosamente al suolo. Rialzatosi procedette verso la porta , dove si era affacciato Karas allarmato dal rumore
con un bastone in mano.

Talos lo avvertì che una vecchia durante il pomeriggio gli aveva domandato di lui e la sua sorpresa fu grande
quando vide la stessa vecchia seduta attorno al focolare ospite di Karas.

Talos si aggiunse ai due e parlarono a lungo finché l’oracolo non gettò della polvere sul fuoco e cominciò a
scandire parole dapprima confuse e poi sempre più chiare sul destino di Talos e stremata cadde a terra,poi
l’indomani scomparve come era arrivata.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo VII

Il Gran Re

CRONOLOGIA: V secolo a.C. in un arco di circa tre anni

LUOGHI:-il palazzo di Serse

-le strade di Sparta

-aula del consiglio di Corinto

PERSONAGGI: :-Serse         -Themistokles


-Demaratos

-l’ambasciatore cartaginese

-il ciambellano

-l’interprete

-Kleomenes

-Aristarchos

-Brithos

-gli Efori

-re Leonidas

-Talos

-re Leotichidas

TRAMA: Demaratos, re di sparta cacciato con l’aiuto di Perialla, sta attendendo udienza con il gran re. Ad un
certo punto viene chiamato al cospetto del re insieme all’interprete e al ciambellano ma , nonostante i due che
lo accompagnavano si fossero inchinati di fronte al re, lui si rifiuta e fortunatamente non ci sono conseguenze.
Dopo aver parlato si scopre che Serse è intenzionato ad attaccare la Grecia. Nonostante la notizia
dell’imminente attacco dei persiani, a Sparta vi era un altro problema che turbava la quiete di tutti. Girava voce
che re Kleomenes, deposto dal trono , meditasse di attaccare la sua patria con un esercito e pertanto gli efori
decisero di farlo ritornare in patria re restituirgli i pieni poteri per tenerlo meglio sotto controllo. All’arrivo del
re per le vie della città , esso trova ad aspettarlo Aristarchos con il figlio Brithos che lo accompagnano e alcune
persone che al suo passaggio si ritiravano nelle loro abitazioni. Arrivato davanti alla sua dimora, ormai
abbandonata da tempo, vi trova davanti gli efori più anziani che lo attendono per restituirgli lo scettro che
afferra con indifferenza prima di chiudersi alle spalle il pesante portone semi scardinato. Sedutosi all’interno
della sala, sente un rumore e pensa subito a qualcuno intenzionato ad ucciderlo e, invece, con sua grande
sorpresa è suo fratello Leonidas che è felice di vederlo, ma Kleomenes lo fece allontanare per non disonorarlo
con la sua presenza di fronte alla gente .Kleomenes morì dopo poco tempo trafiggendosi con il pugnale del
soldato che lo sorvegliava alla gogna in piazza. Avendo saputo del ritorno di Kleomenes , anche Talos fu scosso
dalla speranza di rivedere Antinea, ma per quanto gli fu possibile riuscì solo a sapere che Pelias e Antinea
vivevano di fatica in Messenia servendo Kratippos.dopo tre anni, la minaccia della guerra fu sempre più
pressante e, re Leonidas e re Leotichidas, partirono con il loro seguito verso Corinto dove si incontrarono con i
rappresentanti di altre città nel tempio di Poseidone per discutere il da farsi. Dopo varie discussioni ,
Themistokles, giovane Ateniese e figlio di Neokles, riuscì a giungere ad un accordo con Leonidas per inviare il
suo esercito alle Termopili.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e vi sono tre
cambiamenti di scena.

Capitolo VIII

Il Leone di Sparta

CRONOLOGIA: V secolo a.C.


LUOGHI:-il passo delle Termopili

-le rive dell’Ellesponto

PERSONAGGI:-Leonidas

-Aristarchos

-Brithos

-i compagni di Brithos

-Talos

-Ismene

-Temisthokles

-i due eserciti

-Serse

TRAMA:sulle rive dell’Ellesponto procedono rapidamente i lavori di costruzione del ponte che avrebbe dovuto
servire per accorciare la strada all’esercito del Gran Re. Per la costruzione del ponte erano state lavorate due
funi della lunghezza di venti stadi, la prima in lino mentre la seconda in papiro che vennero tese da una costa
all’altra utilizzando prima navi, poi cavalli e buoi. Tra le funi vennero ancorate le navi che avrebbero dovuto
sorreggere la struttura del ponte che , ormai in fase di ultimazione viene abbattuto dalle correnti e dal vento.
Questo inconveniente costò caro agli architetti del re che vennero decapitati come monito ai futuri costruttori
del muovo ponte, che non ripeterono l’errore e realizzarono un solido ponte con quattro funi al posto di due
per bilanciare il peso. In poco tempo dall’ultimazione dei lavori , un esercito immenso varcò il ponte per
attaccare la Grecia. Le voci di questi preparativi giunsero ben presto alle orecchie dei re Greci che  si
organizzarono rapidamente. A Sparta, l’esercito si stava preparando e l’ordine di arruolamento arrivò fino a
casa di Talos che si vide costretto a partire al seguito di Brithos come suo servitore.  Temisthokles era
ormeggiato con la sua flotta alle spalle di Re Leonidas che con un drappello di trecento soldati tra cui Brithos ,
Talos e Aristarchos era pronto a marciare verso le Termopili per respingere i Persiani, mentre un altro gruppo
di guerrieri era appostato al valico di Anopea, l’unico passaggio obbligato oltre al passo delle Termopili.
Leonidas non dovette attendere a lungo per confrontarsi con l’esercito Persiano che riuscì a respingere varie
volte prima di soccombere sotto i continui attacchi del ben più numeroso esercito rivale che riuscì ad
accerchiarli passando dal valico di Anopea grazie all’aiuto di un traditore. Destino volle che poco prima
dell’attacco, Leonidas avendo saputo del tradimento, decise di mandare a Sparta Brithos con il suo servo e
Aghìas per portare un messaggio agli Efori e agli anziani. Poco dopo la partenza dei tre giovani verso Sparta,
l’esercito persiano attaccò il passo schiacciando “l’esercito”di sparta dopo una strenue resistenza

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico.prima si narra della
preparazione del ponte e poi si passa all’organizzazione delle truppe di Sparta.

Capitolo IX

Colui che ha tremato

CRONOLOGIA: V secolo a.C.


LUOGHI:-la via del ritorno dal passo delle Termopili verso Sparta

PERSONAGGI:-Brithos

-Talos

-Aghìas

-Ismene

-il vecchio barbuto

-gli Efori

-gli anziani

-i genitori di Aghìas

-il contingente di soldati nella zona dell’istmo

TRAMA:i tre ragazzi stanno proseguendo verso sparta per portare il messaggio affidatogli da re Leonidas prima
dell’ultimo attacco alle Termopili . ad un certo punto attraversando una città, un vecchio dal volto barbuto si
avvicina ai giovani chiedendogli chi fossero. Brithos impaurito gli disse che erano Focesi ma il vecchio
riconobbe l’accento spartano e cominciò a dar loro dei traditori per aver abbandonato i loro compatrioti a
morire alle Termopili. Brithos, umiliato fece un ceno al suo compagno e tutti e tre partirono al galoppo
lasciando il vecchio a piangere il figlio appena perso alle Termopili. Brithos turbato poco dopo si frema e si
interroga con il suo compagno sul contenuto del messaggio mentre Talos prepara un fuoco e allestisce
rapidamente un piccolo campo per passare la notte. A notte fonda , Talos è sveglio e fissa il mare seduto su
uno scoglio, quando ad un certo punto arriva alle sue spalle Brithos con cui parla a lungo prima di dormire a
sua volta. L’indomani all’alba i tre ragazzi si rimettono in marcia verso Sparta . a metà della giornata erano
ormai arrivati presso il muro che gli alleati avevano edificato per meglio difendere l’istmo, e , dalla cima del
bastione si sentirono chiamare. Appresa la loro provenienza , vennero loro aperte rapidamente le porte e
furono accolti con stupore dai soldati che avevano già saputo della strage delle Termopili. Dopo una breve
sosta, il piccolo drappello si incamminò nuovamente verso la meta che raggiunsero sul far della sera aggirando
la città di Argo. Entrarono in città nel momento di maggior affollamento tra lo stupore dei passanti che li
scortarono fino alla casa di bronzo dove vennero prontamente annunciati  al consiglio. Consegnato il
messaggio agli Efori, Brithos e Aghìas uscirono sulla piazza dove Talos teneva a fatica i due cavalli e il mulo, e ,
con loro grande sorpresa videro un gruppetto di curiosi venuti a vedere chi erano i soldati che si erano salvati.
Al loro passaggio la folla si divise ma fece poi per richiudersi attorno a quelli che cominciavano ad essere visti
come dei vigliacchi per aver abbandonato i compagni, tuttavia il provvidenziale intervento di un eforo che
smentì questi pensieri.dopo essere tornati alle loro case e aver appreso che il messaggio in realtà era vuoto, le
loro vite cambiarono e vennero visti da tutti come dei vigliacchi.  Aghìas, non riuscendo a sopportare di essere
trattato così si impiccò e alle sue esequie parteciparono solo i familiari , Brithos con la corazza a scortare il suo
amico, e Talos che con il suo flauto intonava l’inno di battaglia delle Termopili.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e l’autore segue sempre
le avventure dei tre ragazzi durante tutto il capitolo.

Capitolo X

L’oplita solitario
CRONOLOGIA: V secolo a.C. durata di vari mesi

LUOGHI:-la casa di Brithos

-la capanna di Karas

-le pendici del Taigeto

-alle falde dell’eta

-nella zona del Kallidromos

-sulle rive del lago Kopais

-il massiccio dell’Elicona

PERSONAGGI:-Talos

-Brithos

-Karas

-gli abitanti dei villaggi saccheggiati dai persiani

-parte dell’esercito dei persiani

TRAMA:Brithos, schiacciato dalla stessa umiliazione che ha da poco ucciso il suo compagno, decide di
allontanarsi da casa durante la note e di togliersi la vita. Si incammina verso il Taigeto e quando arriva
abbastanza lontano da casa mette mano al pugnale e se lo punta al cuore. Karas, che si trovava lì con Talos gli
diede una tale manata in testa da fargli perdere i sensi e lo portò nella sua capanna. Una volta entrati , fecero
bere a Brithos un farmaco per farlo dormire e Talos chiese a Karas di andare a rubare l’armatura di Aristarchos
per suo conto. Il gigante senza troppa esitazione gli comunicò che avrebbe fatto il possibile. L’indomani
mattina Talos e Brithos parlarono a lungo e Talos riuscì a distogliere l’attenzione del suo “amico” dalle idee
suicide e a far rivivere in lui la voglia di combattere ma questa volta da solo, senza nessuno…o quasi solo lui
con le armi di suo padre e Talos con l’arco donatogli da Kritolaos e così fu.

Nei mesi successivi i due giovani vagarono alla ricerca di soldati persiani a cui dare la caccia e bisogna dire che
ne trovarono alcuni sulla loro via e che quei poveri malcapitati non poterono raccontare a nessuno quello che
era loro accaduto. Non accadde lo stesso con le genti dei villaggi in cui i due “punivano”i persiani, che
cominciarono a raccontare strane storie su un oplita solitario con un grande scudo raffigurante un dragone e
un arciere con un magnifico arco di corno, che punivano i persiani.Queste voci arrivarono di bocca in bocca
fino a Sparta dove quello scudo era ben conosciuto e la notizia venne accolta con stupore. Un giorno, sul far
della sera, i due guerrieri attendevano l’arrivo di Karas che malgrado un netto ritardo arrivò comunque a
destinazione.

Karas era alla ricerca di colui che aveva tradito Sparta e tutta la Grecia guidando i Persiani oltre le Termopili, e
per quanto aveva sentito dire, il traditore non era lontano. Brithos chiese a Karas notizie di sua madre e il
gigante rispose ciò che sapeva, cioè che inizialmente lo credeva morto ma ora si era rincuorata e sperava di
vederlo tornare, per quanto avesse cercato di sapere non ne sapeva di più in quanto la donna dalla scomparsa
del figlio, conduceva una vita molto riservata e di rado parlava con altra gente. Dopo aver salutato i ragazzi,
Karas ripartì verso casa con il suo asinello.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie un
ellissi saltando da quando Brithos trova al risveglio l’armatura di suo padre a quando i due giovani attaccano
per la prima volta i Persiani.

Capitolo XI

Kleidemos

CRONOLOGIA: V secolo a.C.

LUOGHI:-la taverna del porto e gli spazi circostanti ad essa

-il campo di battaglia

PERSONAGGI:-Talos

-Brithos

-Karas

-Pausanias

-l’esercito di Sparta e degli alleati

-l’esercito persiano

-il generale Mardonios

TRAMA:all’inizio del capitolo ci troviamo nella taverna del porto dove il traditore entra e ordina cibo e
bevande. Ad un certo punto arriva un ragazzo a chiamarlo con un messaggio per lui. Il vigliacco lo segue fuori
dalla sudicia struttura dove lo attende un uomo barbuto dalla stazza imponente che, subito viene definito
come sconosciuto ma poi si scoprirà in seguito essere Karas che aveva portato a termine il suo compito. Nel
frattempo Talos e Brithos sono accampati poco distante dal quartier generale greco e osservano curiosi i
movimenti dei due schieramenti. Brithos sa che per poter tornare alla sua vita di sempre deve smentire le voci
che lo vedono come un disertore e decide di lanciarsi nella battaglia dimostrandosi determinante per la vittoria
ma purtroppo non riesce a gustarsi la gloria riacquistata perché muore sotto i colpi del nemico. A battaglia
terminata Talos aveva già recuperato il corpo dell’amico che stava lavando e componendo quando vede
arrivare Karas in groppa al suo asinello. I due preparano la pira per cremare il corpo di Brithos e, mentre il suo
corpo viene consumato dalle fiamme, il re Pausanias si avvicina a Talos e gli consegna uno scudo con il dragone
con una scritta: “Kleidemos Aristarchou Kleomenides” nominando così talos , il povero ilota zoppo , guerriero
di Sparta.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

PARTE SECONDA

Capitolo I

Il bivio

CRONOLOGIA: V secolo a.C. circa un anno dopo ai fatti del capitolo precedente in un arco di tempo di circa
ventiquattro ore
LUOGHI:-accampamento persiano

-accampamento greco

PERSONAGGI:-Kleidemos ( Talos )

-re Pausanias

-i soldati greci

-gli strateghi alleati

TRAMA:Dopo una notte tormentata da mille pensieri e incubi, Talos, o meglio Kleidemos viene svegliato
dall’adunata. Indossa con calma la sua armatura e sia avvia attraverso il campo con aria distratta e stanca. A un
certo punto la sua attenzione viene attirata da una guardia che lo chiama e gli fa sapere che re Pausanias
voleva vederlo. Kleidemos procedette fino alla tenda del re dove due guardie alzarono la stuoia che copriva
l’ingresso per poter permettere al giovane di entrare. Quando fu dentro la tenda, subito non si accorse di ciò
che lo circondava ma pio notò il re, un uomo non più giovane piccolo e dall’aspetto ben curato con una folta
barba. Dopo alcuni istanti di esitazione entrò e il re gli offrì del vino che però venne rifiutato dal giovane.
Parlando con re Pausanias, Talos scopre la sua vera identità e gli viene raccontata tuta la storia della sua vera
famiglia. Il re, dopo avergli chiesto di fare una scelta tra le due famiglie, batté con la spada sullo scudo appeso
nella tenda ed entrarono alcune donne con dell’acqua che spogliarono e massaggiarono Kleidemos mentre
altre gli preparavano un giaciglio sul quale il ragazzo esausto si adagiò prontamente e si addormentò in un
sonno profondo sotto gli occhi del re che, poco dopo uscì e diede ordine di non fare entrare nessuno nella
tenda e di controllare Kleidemos lasciandolo però libero di fare ciò che avesse voluto, poi, con le sue guardie al
seguito si avviò verso il campo persiano dove lo attendevano gli strateghi alleati per un banchetto che durò
fino a sera.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo II

Nostos

CRONOLOGIA: V secolo a.C. ventidue anni dopo l’abbandono sul Taigeto

LUOGHI:-lo spazio che divideva il campo greco dalla casa dei Kleomenidi

-la casa dei Kleomenidi

-Kleidemos immagina la montagna dove ha sempre vissuto

PERSONAGGI:          -Kleidemos

-Ismene

vengono immaginati:-Kritolaos

-Krios

-quella donna che Talos chiamava madre

-Aristarchos
TRAMA:Kleidemos sta camminando verso casa e pensando alla vita che aveva trascorso finora, quando alzando
gli occhi al cielo vede una grande nuvola e un fulmine che viaggia veloce nel cielo e traccia il disegno di un
dragone. Subito si ricorda delle parole dettegli anni prima da Kritolaos : “gli dei mandano dei segni, a volte…”e,
invece di prendere il sentiero della montagna che era a pochi passi, prosegue verso Sparta  e la casa dei
Kleomenidi dove la sua vera madre lo aspetta ansiosa. Arrivato nella piana antistante la casa, si aspetta di
sentire abbaiare Melas, ma con sua grande sorpresa lo trova sgozzato su un altare sacrificale. Si avvicina alla
porta d’ingresso e la spinge, entra nell’atrio illuminato appena da una lucerna e nota una donna vestita di nero
con le mani giunte che nel vederlo entrare si gira a guardarlo contenta. Kleidemos abbraccia la madre e parla
con lei alcuni istanti. Guardandosi attorno, nota appesa ad un gancio una veste grigia con un cappuccio e la sua
mente torna indietro di molti anni a quando lui si allenava con l’arco e Kritolaos gli disse di uccidere il
viandante…avrebbe ucciso suo padre…Abbraccia di nuovo la madre e l stringe forte a se. Sente il cuore della
donna battere sempre più veloce e più forte poi ad un certo punto non sente più nulla. Porta il corpo della
madre all’esterno, lo solleva e comincia a gridare, dapprima piano e poi via via sempre più forte come una
bestia ferita

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo III

Lahgal

CRONOLOGIA: V secolo a.C.

LUOGHI:-la città di Sparta

-le navi

-l’isola di Cipro

-il tempio

-l’alloggio del re

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Laghal

-il re

-la ragazza

-il pastore lungo il cammino

-il cvaliere

TRAMA:Pausanias mostra a Kleidemos una mappa raffigurante la costa dell’Asia rivolta a occidente e
Kleidemos comincia a porre al sovrano alcuni quesiti sugli oggetti raffigurati su quella mappa. Dopo alcuni
istanti, il re fa presente a Kleidemos che sarebbe dovuto andare a Cipro per controllare l’isola, e coglie
l’occasione per invitare il suo giovane amico a seguirlo in quell’avventura che lo avrebbe portato per la prima
volta fuori dalla Grecia. Kleidemos accatta e i due, a bordo della nave ammiraglia salpano con una discreta
quantità di navi al seguito alla volta di Cipro. Dopo alcuni giorni di viaggio, Kleidemos dimentica la nausea che
lo tormentava all’inizio del viaggio e comincia a d ammirare affascinato quel paesaggio che non aveva mai visto
prima e che era così diverso dall’ambiente in cui era cresciuto. Giunti finalmente sull’isola, si installarono
prontamente in una splendida casa dove vennero messi a loro disposizione alcuni servi. Kleidemos passò molto
tempo ad allenarsi nelle palestre e nei ginnasi dell’isola, poi un giorno, mentre si stava asciugando dopo il
bagno, gli si avvicinò uno dei tanti servi: era poco più che bambino e lo guardava incuriosito domandandogli se
fosse spartano. Kleidemos parlò a lungo con il giovane che gli raccontò la sua storia, cosa che peraltro fece
anche Kleidemos, ma il giorno successivo mentre era intento a visitare l’isola accompagnato dal ragazzo. Verso
mezzogiorno il giovanotto propose a Kleidemos di visitare il tempio di Aphrodite al quale l’accesso glie era
vietato in quanto troppo giovane..a suo dire. Kleidemos accettò quasi subito la proposta e i due si avviarono di
buona lena verso il tempio che raggiunsero a sera tarda. Lahgal, così si chiamava il fanciullo, disse a Kleidemos
di lavarsi in una fonte alle quale areno appena giunti e il guerriero accettò senza farselo dire due volte. Una
volta lavato e pronto, si avviò verso il tempio e il ragazzo lo attese fuori. All’interno vi era una strana luce e la
statua della dea era formata da due spirali che a quanto pare erano il simbolo della vita. Nel giro di un attimo,
Kleidemos si sentì strano e vide una donna che si avvicinava a lui. Per un attimo gli sembrò che fosse Antinea,
ma dopo poco si addormentò. Il mattino seguente, al suo risveglio udì un uomo parlare di lui con una donna e
volle ascoltare fingendo di dormire. La donna riferì all’uomo che la mente di Kleidemos anche nell’abbandono
più totale rimaneva impenetrabile e nemmeno la sacerdotessa era riuscita a vedervi dentro. Beh…poco dopo,
l’uomo, entrò nella tenda di re Pausanias e gli riferì tutto appena prima di ritirare il suo compenso.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo IV

Asia

CRONOLOGIA: V secolo a.C. circa tre anni e quattro anni dopo ai fatti del capitolo precedente

LUOGHI:-l’accampamento di re Pausanias

-l’accampamento di Kleidemos

-la strada fra i due accampamenti

-la strada fra l’accampamento del re e la città di Kelainai

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Lahgal

-re pausanias

-l’immortale

-il luogotenente di Kleidermos

TRAMA:Kleidemos ha ottenuto da parte del re Pausanias il controllo di un battaglione dell’esercito spartano


che sotto il suo comando è diventato il più temuto di tutto l’esercito ed è accampato con i suoi soldati poco
distante dall’esercito del re. In una fredda e grigia giornata di autunno, Kleidemos se ne sta seduto da solo
sotto un grande albero ormai completamente spoglio e pensa alla sua vita sul Taigeto, a Kritolaos, alla donna
che lo aveva cresciuto e ad Antinea e viene improvvisamente colto dalla disperazione. Sguaina la spada con la
quale aveva ucciso molti uomini e se la punta al petto quando vede sbucare all’orizzonte un cavaliere ce veniva
verso di lui velocissimo. Era Lahgal che nei quattro anni passati dal loro ultimo incontro era passato da servo a
portavoce di re Pausanias e in quel momento aveva un ordine proprio per lui. Abbandonate le idee suicide che
lo assalivano fino a poco prima, Kleidemos salì sul cavallo con Lahgal e si avviarono verso l’accampamento
dove lessero il messaggio che voleva chiaramente chiamare Kleidemos a lasciare le sue truppe e a raggiungere
il suo re per una missione molto importante dopo la quale avrebbe potuto tornare a Sparta e vivere tranquillo.
Kleidemos, affidato il comando delle truppe al suo luogotenente e l’indomani partì con Lahgal verso il campo di
re Pausanias. Giunti al campo, Kleidemos entrò nella tenda del re che gli ordinò di stipulare per suo conto un
alleanza con il gran re al fine di salvare la Grecia e di unire iloti e Spartiati. Dopo istanti di perplessità,
Kleidemos partì alla volta del palazzo del gran re per compiere la sua missione, accompagnato da Lahgal. Dopo
mesi trascorsi a cavalcare in quel paesaggio che a lui pareva così meraviglioso, Kleidemos, è ormai vicino alla
sua meta. Un giorno vede un gigantesco platano come non ne Aveva mai visti prima, e sotto gli sembrava di
vedere una delle guardie del gran re. Arrivati più vicino, si identificarono all’immortale o appresero da lui che il
gran re durante uno dei suoi viaggi si era ristorato sotto quella stessa pianta e che da allora un immortale
doveva sorvegliarla giorno e notte per evitare che le venissero arrecati danni.con una nuova storia da
raccontare si incamminarono nuovamente verso la loro destinazione.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie un
ellissi tra la consegna degli ordini da parte del re a Kleidemos a quando Kleidemos e Lahgal sono sulla via che li
condurrà verso il palazzo del gran re.

Capitolo V

Il segreto

CRONOLOGIA: V secolo a.C. una durata di poco più di due mesi

LUOGHI:-la strada verso la città di Kelainai

-la città stessa

-il palazzo del satrapo

-il villaggio

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Lahgal

-il satrapo Artabazos

-il capo villaggio

TRAMA:Kleidemos e Lahgal procedono verso la città di Kelainai ma Lahgal non riesce a reggere il viaggio e sia
ammala costringendo la spedizione ad una sosta di alcuni giorni presso un villaggio che si trovava lungo il
percorso. Kleidemos apprese dal capo villaggio che l’acqua dell’altipiano non era buona a bersi e che
probabilmente il suo compagno stava male per quel motivo. L’uomo disse anche che l’antidoto era uno strano
infuso di erbe che aiutava a mangiare e venne somministrato a Lahgal che subito si sentì meglio. Dopo questo
piccolo intoppo, i due giovani ripartirono e Kleidemos scoprì che Lahgal in realtà non era un semplice servo di
re Pausanias ma era anche il suo amante. Lahgal confesso anche al suo amico che era preoccupato dalla morte
che a suo avviso gli sarebbe stata inflitta da Kleidemos come da ordine che lui era convinto fosse scritto sul
messaggio che il re aveva affidato a Kleidemos. Purtroppo per lui, non si sbagliava ma Kleidemos lo rassicurò
dicendogli che non lo avrebbe fatto. Intanto, si cominciavano a intravedere all’orizzonte le mura della città che
raggiunsero poco dopo. Arrivati alla port6a meridionale presidiata da due arcieri, Kleidemos diede a uno dei
due guardiani un messaggio per mano di Lahgal e disse di far presente al Satrapo che Kleidemos era arrivato.
Kleidemos e Lahgal si sederono su di una panca in pietra mentre l’arciere correva a informare il satrapo
dell’arrivo dell’ospite e Lahgal cominciò a riferire al compare tutte le notizie in suo possesso riguardanti la città
e l’impero del gran re. Kleidemos ascoltava affascinato queste storie che gli ricordavano quelle raccontategli da
Kritolaos molti anni or sono. L’arciere arrivò correndo con il permesso di fare entrare i due ospiti che scortò
fino nel palazzo dove Kleidemos venne lavato, vestito e accompagnato dal satrapo. L’uomo ascoltò interessato
ciò che il suo interlocutore aveva da dirgli e gli affidò la risposta da portare al suo re a Bisanzio. I Due stranieri
vennero ospitati alcuni giorni dal satrapo a palazzo e Kleidemos fu trattato di tutto rispetto.La sera dopo lo
squisito banchetto, venne accompagnato nella sua stanza dove troneggiava un immenso letto con struttura in
bronzo su cui giaceva un bellissima fanciulla. Kleidemos osservo per alcuni istanti il tramonto e l’arrivo della
luna dalla parte opposta e poi si fece condurre sul letto dalla fanciulla la cui pelle faceva venire in mente al
giovane quella di una dea e pensò ad Antinea, l’unica donna che aveva amato.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi è una pausa in cui
l’autore fa descrivere a Lahgal la città e l’impero persiano.

Capitolo VI

La casa di bronzo

CRONOLOGIA: V secolo a.C.

LUOGHI:-la via del ritorno dal palazzo del satrapo

-l’accampamento di re Pausanias

-la città di Sparta

-una torre di avvistamento diroccata nei pressi di Sparta

-il sotterraneo dove Karas viene torturato dall’ufficiale della Krypteia

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Laghal

-Pausanias

-gli efori e gli anziani

-i membri della syssitia

- l’eforo Ephistenes

TRAMA:Kleidemos e Lahgal ripartono dalla città di Kelainai per raggiungere re Pausanias. Kleidemos,
accertatosi di non essere visto lasciò libero il ragazzo a cui fece promettere di sparire il più lontano possibile,
poi da solo proseguì il suo viaggio per portare le parole del satrapo a re

Pausanias.nel frattempo il re si stava recando all’incontro con l’eforo Ephistenes che lo informò della
situazione a Sparta e dei sospetti su di lui da parte degli altri efori e degli anziani, poi, assicurandosi di non
essere seguito si allontanò e tornò al suo accampamento dove era da poco giunto anche Kleidemos con il
messaggio per il suo sovrano. Da allora, Kleidemos dovette varie volte a riferire per conto del suo re le notizie e
le richieste di aiuto per il satrapo di Daskyleion fino al giorno in cui le preoccupazioni del re divennero realtà: la
flotta ateniese comandata da Cimone gli imponeva la resa tramite un ordine controfirmato da efori e anziani. Il
sovrano, ormai senza via di scampo si ritirò verso l’interno per non essere attaccato e diede disposizione a
Kleidemos di tornare a Sparta e tastare il terreno senza dare troppo nell’occhio o fare insospettire gli efori e di
stipulare l’alleanza con gli iloti. Arrivato nelle vicinanze di Sparta, il guerriero si lavò e indossò l’armatura e gli
schinieri avviandosi verso le mura e facendo trasalire una guardia a cui parve di vedere il grande Aristarchos
tornato dagli inferi. Comunicò a tutti che era tornato quando aveva saputo che efori e anziani aveva tolto il
potere a Pausanias e che lo aveva abbandonato senza sapere cosa intendesse fare. Il giovane soldato venne
subito accompagnato alla syssitia dove si conviene che stia un guerriero. Si stese sul giaciglio indicatogli
dall’ilota che lo aveva aiutato a togliersi l’armatura e gli fu comunicato che per la cena avrebbe dovuto recarsi
nella camerata adiacente. Solo in quella camerata con circa una trentina di letti cominciò a pensare alla vita sul
Taigeto per l’ennesima volta quando vide entrare gli alti membri della syssitia che subito si misero in riga
davanti a lui. Quella sera stessa, mentre lui mangiava in compagnia degli altri militari, ignaro di tutto, nel
sotterraneo, un ufficiale della Krypteia stava torturando il sua amico Karas per sapere cosa si fossero detti lui e
Pausanias poco tempo prima. Dopo poco tempo, il re tornò in patria e gli efori erano ancora intenti a
eliminarlo. Vi riuscirono per mano di Lahgal che era tornato a Sparta per denunciarlo. Pausanias fu ucciso dai
soldati stessi poco dopo essersi tradito confidandosi con quel giuda di Lahgal ascoltato in segreto anche da
alcuni spartani.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi sono alcuni
cambiamenti di scena e dei sommari.

Capitolo VII

Il sacrilegio

CRONOLOGIA: V secolo a.C.

LUOGHI:-la città di Sparta

-la casa dei Kleomenidi

-il tempio di Poseidon Enosigeo

-il frantoio abbandonato

PERSONAGGI:-Kleidemos

-la figlia di Kritolaos

-Karas

-Alesos

-l’ufficiale della Krypteia

-i soldati della Krypteia

TRAMA:il corpo di Pausanias viene sepolto ma girano voci a Sparta che il suo spirito vaghi ancora per la città.
Efori e anziani allora si recarono dall’oracolo che proferì tali parole: “alla dea della Casa di Bronzo un corpo
avete sottratto. L’ira placate dunque del nume due corpi in cambio rendendo”  tra gli efori vi fu chi pensava di
sacrificare due iloti ma, per non aggiungere sangue al sangue, si optò per la costruzione di due statue in onore
della dea e le voci su Pausanias pian piano scomparvero come un’eco. Intanto Kleidemos aveva ottenuto il
permesso di rientrare a casa sua e occuparsi dei suoi averi e così fece. Accompagnato da un suo servo portò via
la sua roba dalla caserma e partì verso casa. Arrivato vicino alla casa notò il muretto di cinta semi diroccato,
entrò e chiese al servo dove fosse sepolta sua madre. L’uomo gli indicò con un cenno della mano un grezzo
sepolcro in pietra circondato da dei cipressi e andò a portare l’asino ancora carico dell’armatura nella stalla
lasciando solo Kleidemos, che una volta vicino alla tomba notò un iscrizione che gli parve strana e che
sembrava essere stata modificata da qualcuno. Ripulì la casa ormai disabitata da molto tempo con l’aiuto di
alcuni servi che erano venuti dai campi e di Alesos, l’anziano servo che lo aveva accompagnato dalla syssytia a
casa sua e il giorno seguente di buon ora fece condurre alla casa la donna che aveva da sempre chiamato
madre e entrambi sfogarono i loro sentimenti e parlarono di Antinea e Karas. Proprio per quest’ultimo la
donna era preoccupata non avendolo più visto per alcuni mesi. Quella notte l’ufficiale della Krypteia stava
organizzando con i suoi soldati un attacco ai capi iloti radunati in un vecchio frantoio per discutere. Vi erano
circa una trentina di soldati armati in modo leggero per un attacco rapido e letale e tutti erano a cavallo.
Giunto il momento della partenza, il piccolo esercito si mise in marcia per raggiungere l’obiettivo. Quando vi   
arrivarono vicino, la luna era tramontata e avrebbe permesso loro di circondare i poveri malcapitati indifesi se
non fosse stato per i cani che da pastori erano diventati per l’occasione delle perfette sentinelle. Malgrado
l’intervento dei cani, il gruppo dovette lasciare l0edificio e rifugiarsi nel Tempio di Poseidon Enosigeo che
distava solo pochi metri ma che fu a loro tomba una volta circondati e braccati dalla Krypteia. I cadaveri
duramente mutilati vennero abbandonati li e i militari si allontanarono velocemente. Proprio in questo
momento, dalla foresta stava uscendo Karas che davanti all’orrendo spettacolo inorridì. Sul Taigeto i lupi
cominciarono ad ululare portando notizia di una disgrazia e gli anziani che capirono il segnale e piansero a
lungo.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo VIII

Antinea

CRONOLOGIA: V secolo a.C. i fatti narrati anno una durata di alcuni giorni.

LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi

-la via che porta verso la capanna di Pelias e Antinea

-la capanna di Basias

-la capanna di Pelias

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Alesos

-Basias

-i due individui arrivati a casa di Basias

-Antinea

-Pelias
TRAMA:Alesos entra correndo nella casa per dare notizia del massacro al suo padrone che però non è in casa.
Dalla stalla manca infatti il suo cavallo baio e il servo capisce che Kleidemos era partito alla ricerca di Antinea. Il
giovane stava infatti cavalcando a tutta velocità verso la capanna della ragazza. Sorpreso sul far della sera dal
brutto tempo, Kleidemos si ferma a chiedere ospitalità ad un ilota che viveva vicino alla strada in una misera
capanna. L’uomo, di nome Basias, gli domandò chi fosse e Kleidemos rispose che era un mercante e che
trattava il mercato della lana. L’uomo  lo ospitò per la cena e per la notte in cui si spostò nella stalla e lasciò la
capanna a Kleidemos. Durante la notte il giovane fu svegliato dalla morsa del freddo, dato che il fuoco che
riscaldava la stanza si era spento. Infreddolito Kleidemos si apprestò a mettere degli sterpi sulla brace per
riavviare il fuoco e sentì dei passi fuori dalla casa. Incuriosito scostò di poco la porta della capanna e vide due
individui entrare nella stalla e parlare con Basias. Dapprima non riusciva a capire ciò che i due dicesser0o ma
poi, avvicinatosi di più alla stalla, sentì la stessa triste notizia che quel mattino Alesos aveva cercato di dargli.
Sentì anche parlare di un custode il cui corpo non era stato trovato e si domandò chi potesse essere quel
custode di cui Kritolaos non gli aveva mai parlato. Parlarono anche di lui e Basias espresse la sua perplessità sul
fatto che fosse un mercante di lana e penso che Kleidemos fosse una spia della Krypteia. Infine sentì i due tizi
avvicinarsi alla porta per uscire e corse dentro casa cancellando le impronte per non lasciar traccia della sua
presenza. Non riuscì a prendere sonno pensando alla notizia da poco appresa ma si addormentò poco dopo
pensando ad Antinea. L’indomani mattina partì verso casa di Pelias seguendo la strada indicatagli la sera prima
da Basias e vi giunse poco dopo il tramonto. Arrivò ad aprirgli la porta Antinea, lui scese dal cavallo e le corse
incontro. Quando lei capì chi fosse, fu felice e sorpresa e subito gli si gettò tra le braccia. Kleidemos entrò e
salutò Pelias che fu quasi più sorpreso della figlia nel vederlo e raccontò loro tutte le avventure vissute durante
la sua assenza. Vedendo Pelias stanco e affaticato, lo accompagnò nella sua stanza e tornò da Antinea. I due
passarono la notte insieme stesi su una pelle di bue accanto al focolare. Antinea pensò poi ciò che era successo
con Kleidemos e cominciò a  pensare che se avesse avuto un figlio sarebbe stato difficile capire se sarebbe
stato ilota o l’ultimo discendente dei Kleomenidi.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi sono alcuni cambi di
scena e dei sommari

Capitolo IX

Enosigeo

CRONOLOGIA: V secolo a.C. il tutto dura solo pochi giorni

LUOGHI:-la città morta degli iloti

-la via verso Sparta

-Sparta

PERSONAGGI:-Pelias

-Kleidemos

-i due cavalieri

-il cavallo

-i soldati
TRAMA:Pelias consiglia a Kleidemos di tornare a Sparta passando da un’altra vie per non rischiare di restare
bloccato dalla troppa neve caduta nuovamente sul passo. Il giovane saluta e lancia il cavallo al galoppo per un
po’, poi rallenta e poco dopo il tramonto decide di fermarsi per la notte. Da dove si trovava, riusciva a
distinguere una città sulla cima di una montagna e decise di recarvisi per cercare riparo. Man mano che si
avvicinava alla città, Kleidemos si accorse che la città era completamente distrutta e abbandonata e subito capì
che quella era l’antica città morta degli iloti di cui tanto gli aveva parlato suo nonno Kritolaos. Vincendo il
timore iniziale, entrò all’interno delle mura, prese la coperta di lana dal cavallo e si stese al suolo avvolto in
essa vicino al suo cavallo. Pensò a lungo a un’infinità di cose finché il sonno non lo vinse e si addormentò. Nel
cuore della notte, fu svegliato dal suo cavallo che cominciò a nitrire spaventato. Kleidemos, allarmato si alzò
ma non vide nessuno e fece per coricarsi nuovamente ma sentì un rombo pauroso dall’interno della terra e poi
un altro e un altro ancora, sempre più forte e tutto cominciò a tremare. Rapidamente prese il cavallo e corse
verso valle a più non posso, cadendo e rialzandosi ogni volta. Arrivato nel piano, montò sul cavallo e lo spronò
per farlo andare al Galoppo. Dopo alcune ore incontrò due cavalieri a cui chiese notizie di Sparta, e purtroppo
apprese che molte case erano crollate e degli efori e degli anziani erano morti. Partì verso la città come una
furia e man mano che si avvicinava la sua angoscia cresceva nel vedere interi villaggi distrutti e mucchi di
cadaveri ovunque. Arrivò vicino alla sua casa verso il tramonto e con suo grande sollievo vide che malgrado
alcune crepe qua e la, era ancora in piedi. Entrò di corsa e vide la casa vuota, nessuna traccia né di sua madre
né di Alesos. Distrutto dalla giornata di viaggio, accese un piccolo fuoco e vi trascinò accanto il letto e , dopo
aver asciugato e nutrito il suo baio, si stese sul letto e si addormentò quasi subito. Il mattino   seguente, di
buon ora, Kleidemos si alzò e uscì di casa e vide molti soldati aggirarsi allarmati in tutta la città e non capì
perché almeno fino a quando non vide che sulla montagna gli iloti stavano avanzando in mezzo al bosco armati
di lance, spade e bastoni:

Gli iloti stavano attaccando Sparta!

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo X

La parola del Re

CRONOLOGIA: V secolo a.C. gli eventi narrati durano poco più di un giorno

LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi

-la casa dell’eforo Ephistenes

-le vie della città semi distrutta

PERSONAGGI:-Kleidemos

-l’eforo Ephistenes

-Karas

-i soldati

TRAMA:gli iloti avanzano rapidamente verso le linee degli Spartani e subito si scatena una furibonda battaglia.
Kleidemos, per vedere cosa stesse succedendo, corre in una vecchia casa diroccata e subito pensa a
combattere a fianco degli iloti. Tuttavia il solo pensiero di indossate le armi di suo padre e suo fratello per
marciare contro la città per la quale avevano sacrificato le loro vite, lo fermò subito e rimase inerme a piangere
disperato nel suo nascondiglio mentre poco distante i due eserciti si decimavano a vicenda. Alla fine della
battaglia, gli iloti furono costretti a tornare da dove erano venuti portandosi dietro i loro morti e i loro feriti
come fecero anche gli spartani a loro volta. Tutto questo però Kleidemos non poté vederlo perché si era
lasciato vincere dal sonno e dalla disperazione. Finalmente, dopo il tramonto, quando con la notte arrivava il
freddo, Kleidemos si svegliò e andò in casa dove proseguì nel suo sonno. Nel bel mezzo della notte, gli parve di
sentire bussare alla porta e in effetti così era. Fu colto da immenso stupore e gioia quando si acorse che era
Karas. I due parlarono a lungo e Kleidemos decise di scoprire la verità sulla sua famiglia prima di compiere la
profezia: “un giorno verrà da te un uomo ceco da un occhio che potrà togliere la maledizione alla spada del
re”  e, su consiglio di Karas, si recò dall’eforo Ephistenes che gli consegnò il vero messaggio di re Leonidas.
Kleidemos lo ringraziò e tornò a casa sua dobìve lesse il messaggio:

Leonidas, figlio di Anaxandrias, Re degli spartani, egemone panellenico, al Re Leotichidas, agli onorevoli efori e
ai venerabili Anzian, Salve.

Quando leggerete queste parole io non sarò più tra i viventi e con me i valorosi figli di Sparta che hanno
opposto il loro petto alla forza immane dei barbari. E giusto dunque che chi ha pagato col proprio sangue
faccia udire la propria voce. Ho voluto con questo mio ultimo atto salvare dalla distruzione una grande famiglia
di uomini valorosi e impedire che essi venissero ingiustamente sacrificati. Sono Brithos e Kleidemos, il primo
destinato a morte contro la legge della città, e l’altro che vive nella condizione di servo, scampato alla morte
che gli era da tempo destinata secondo leggi della città. Essi sono l’immagine vivente della condizione di Sparta
poiché tra queste rupi versano il loro sangue gli iloti come i guerrieri. A questi due figli di Spartasi riveli la
comune stirpe e su di loro è mio desiderio che si fondi un nuovo affinché due stirpi che vivono sulla sessa terra e
che per essa danno parimenti il loro sangue vivano per il futuro in pace sotto la stessa legge. E a voi chiedo che
sia riscattata l memoria di mio fratello Kleomenes, vostro Re, sospinto nelle tenebre dalla follia e dalla morte
non per mano divina, ma , come io credo, per mano umana. Se tutto ciò non avviene, sulla città per la quale mi
accingo a dare il mio sangue, si abbatterà un giorno la maledizione degli dei per la rabbia di chi ha patito
l’ingiustizia e il sopruso senza ragione, se è vero che che a chi sta per morire i numi mandano premonizioni
veritiere

Letto il messaggio, Kleidemos depose l’armatura dei Kleomenidi sulla tomba di sua madre e poco dopo essere
uscito dalla casa, essa crollò e TALOS corse verso il sotterraneo delle armi del re, dove Karas lo attendeva.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico

Capitolo XI

Ithome

CRONOLOGIA: V secolo a.C. i fatti si svolgono in un anno di tempo circa.

LUOGHI:-il sotterraneo

-la piana ai piedi del Taigeto

-la città morta di Ithome

PERSONAGGI:-Kleidemos

-Antinea

-Karas
-Pelias

-gli iloti del Taigeto

-l’esercito di Sparta

-Le truppe ateniesi

TRAMA:Kleidemos arriva vicino all’ingresso del sotterraneo dove lo attenda Karas. I due si inoltrano nell’antro
buio illuminato dalla torcia di Karas che toglie la maledizione alle armi del re Aristodemos. Intanto ai piedi del
bosco, tutti gli iloti del Taigeto attendevano con ansia l’arrivo di Karas che uscì per primo dal bosco seguito da
Kleidemos completamente armato. Kleidemos o forse è meglio dire Talos parlò alla folla di cendo che
l’indomani sarebbero partiti verso la città morta di Ithome con le loro famiglie per ricostruirla e per viverci. In
effetti il giorno se gente all’alba la lunga carovana si mise in marcia verso la meta che raggiunsero dopo cinque
giorni di cammino. Arrivati nella piana cominciarono ad organizzarsi e a ricostruire la città. Dopo tre mesi circa,
arrivarono temuti dei soldati spartani a chiedere la resa della città che chiaramente fu negata da Karas che
scernito dal piccolo manipolo di soldati non esitò a spiaccicarne uno con un masso scagliato a piena forza. La
città era ormai ricostruita e gli spartani, appoggiati anche dagli ateniesi erano ben decisi ad attaccarla. Tuttavia
i soldati ateniesi, in prevalenza democratici attaccavano di mala voglia e gli spartani fecero a meno di loro.
Intanto, nella città ormai risorta degli iloti, Antinea aveva messo alla luce un maschio che venne chiamato per
volere degli anziani ma non solo Aristodemos. Nel giro di poco tempo Sparta rinnovò l’attacco alla città e
questa volta in forze. Antinea venne ferita da un freccia ma nonostante la superiorità numerica, gli spartani
chiesero una tregua pre raccogliere morti e feriti che purtroppo non mancavano neanche all’interno delle
mura.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie
tuttavia un ellissi saltando i mesi in cui la città viene ricostruita.

Capitolo XII

Il Lupo

CRONOLOGIA: V secolo a.C. il tutto dura circa tra anni

LUOGHI:-la città di Ithome

PERSONAGGI:-Talos

-Karas

-Antinea

-Re Pleistarchos

-il messaggero

-i cavalieri ateniesi

TRAMA:sono passati ormai molti giorni dal ferimento di Antinea che si sta pian piano riprendendo e Talos è
venuto a sapere che a Sparta sono decisi a porre fine alla guerra e che il nuovo attacco sarà condotto da re
Pleistarchos. In attesa dell’arrivo del re, il manipolo di contadini e lavoratori diventati soldati, resiste agli
strenuamente agli attacchi. All’arrivo del re Talos cercò in ogni modo di trovare udienza ma il re non ne volle
sapere. Un giorno, lo vide mentre passava in rassegna le sue truppe, scrisse un messaggio che legò a una
freccia e la scoccò a pochi passi dal re che accettò di ascoltarlo. Chiese al re di conceder loro la libertà ma il re
non accetto e decise di attaccare la città se non si fossero arresi. Talos preoccupato fece allontanare Antinea e
suo figlio con Karas che tornò appena in tempo per l’attacco finale. Durante la notte Talos attaccò con le sue
truppe l’accampamento spartano ma si accorse che era stato dato l’allarme e decise di ripiegare verso il
terrapieno dove Karas guardava le Spalle ai civili in fuga. Il sole è ormai sorto e gli iloti assediati sul terrapieno
stanno per essere uccisi ma un messaggio degli efori che dice di sospendere l’attacco li salva lasciandoli liberi
di seguire gli ateniesi che erano arrivati per condurli nella patria che avevano scelto per loro. Karas ringraziò gli
ateniesi e si accorse dell’asenza di Talos. Dato ordine alla carovana di proseguire, torna a cercare Talos e a
notte  fonda trova le sue armi insanguinate abbandonate sotto un ulivo pronte per essere riposte nuovamente.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e vi sono delle ellissi

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