Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi
Il dipinto, presentato da Turner alla Royal Academy nel 1812, fu
incluso tra i lavori del Lascito Turner 1856 e poi trasferito alla Tate Gallery nel 1910.
Fonti letterarie e figurative specifiche per questo dipinto:
- The Mysteries of Udolpho, romanzo gotico di Ann Radcliffe pubblicato nel 1794, - un quadro oggi disperso di John Robert Cozens che pure raffigurava le peripezie di Annibale. Il Cozens, come molti artisti dell'epoca, in quel quadro si lasciò sedurre dal mito di Napoleone, trasfigurandolo nelle vesti di un moderno Annibale. - Turner fu sensibile all'influenza del generale corso, soprattutto quando in visita a Parigi si recò nell'atelier di David, impegnato in quegli anni nell'esecuzione del Napoleone al passo del Gran San Bernardo, che già ventilava il parallelismo tra Napoleone e l'eroe cartaginese. Il dipinto, secondo alcuni, è persino carico di precise valenze simboliche a sfondo politico, e sono stati in molti all'epoca a intravedervi una stringente analogia tra le guerre puniche e il conflitto tra Inghilterra e Francia. - Oltre a ciò, significativa per l'esecuzione dell'opera fu la visione di una terribile tempesta di neve che colse Turner nel 1810, durante il soggiorno nello Yorkshire: l'artista, vivamente impressionato dalla violenza e dalla drammaticità delle forze della natura, giunse persino ad immortalare la bufera sul retro di una lettera, mediante la stesura di rapidi appunti grafici.
Il dipinto raffigura l'armata cartaginese di Annibale colta da una
bufera di neve mentre valica le Alpi. Turner, dunque, si rivolge a un tema storico: eppure, il dipinto è caratterizzato da un'assoluta preponderanza del tema del paesaggio, a tal punto che i soldati appaiono come una massa nera e brulicante, completamente in balia della forza tiranna degli elementi naturali. Con questo espediente pittorico Turner intende la piccolezza materiale dell'uomo e la sua sostanziale impotenza nei confronti della Natura. Il protagonista assoluto del dipinto, infatti, è il cielo, che ricopre la maggior parte della tela. La natura si sta scatenando, dando vita a fenomeni temporaleschi e a vorticosi ammassi di neve e di nebbia. Le grandi masse di neri e di grigio-verdi intensi vanno così a formare una pesante cortina atmosferica, appena squarciata dalla luce di una massa globulare appena accennata, nella parte superiore del dipinto, premonitore del tragico destino che attende i Cartaginesi.
L'irregolarità dello schema geometrico-prospettico del dipinto (che
non si articola su assi geometrici precisi) e la potenza annientatrice dell'evento atmosferico effigiato, reso con pennellate violente e vorticose, sopraffanno l'osservatore con un'opprimente sensazione di sbigottimento ed angoscia. La contemplazione della bufera, tuttavia, è accompagnata anche da un senso di ammirazione e riverenza, per via dell'inconoscibilità e del mistero del soggetto effigiato. Nell'animo dell'osservatore, dunque, prospera un sentimento ambivalente che passa dal terrore al piacere, in pieno accordo con la poetica romantica del sublime, della quale Turner fu uno degli interpreti più sensibili ed appassionati.