Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
dall'imperatore d'Austria. Essa avrebbe dovuto assicurare all'impero austriaco il controllo sugli Stati della Germania. Questa prospettiva non poteva soddisfare il regno di Prussia, il pi potente e organizzato fra gli Stati tedeschi. Dotata, come sappiamo, del migliore esercito europeo, dal punto di vista economico e sociale la Prussia era un paese agricolo dominato da un' aristocrazia di grandi proprietari terrieri (gli junker). Bismarck condusse la Prussia a imporsi come Stato guida dell'unificazione tedesca .. A Parigi una rivoluzione popolare dette vita alla Comune, poi sconfitta dalla reazione dei moderati L'Inghilterra vittoriana fu, per tutto l'Ottocento, la maggiore potenza mondiale Declinava rapidamente, intanto, l'impero austro-ungarico
Lo sviluppo della Germania Lo sviluppo della rete ferroviaria fu uno dei pi importanti fattori dell'industrializzazione tedesca e contribu moltissimo alla crescita complessiva dell' economia. Baster qui solo ricordare alcuni dati: gi nel 1846 ben 178.000 operai erano utilizzati in Germania nella costruzione delle ferrovie. Nel 1875 gli addetti erano saliti alla cifra record di 541.000, per scendere poi a 320.000 nel 1879. Cos la Germania, in soli trent' anni, fu in grado di costruire una rete ferroviaria di grande estensione: dai 4.822 km di ferrovie del 1850 si pass ai 33.866 km del 1880. La regione della Ruhr, che nel 1870 gi produceva II,6 milioni di tonnellate di carbone, arriv a produrne oltre 60 milioni nel 1900. Vi sorsero grandiose fabbriche, come le celebri acciaierie Krupp, tanto che la regione arriv a produrre pi di 8 milioni di tonnella te di ghisa. LA CRESCITA DELL'ECONOMIA TEDESCA L'economia tedesca pot inoltre avvantaggiarsi di un articolato sistema di trasporti: alla rete ferroviaria si aggiungeva infatti la navigazione sui grandi fiumi Reno ed Elba. Messi in collegamento da una fitta rete di canali, essi consentivano di effettuare trasporti a basso costo fino ai grandi porti del Nord. Nel 1862 divenne cancelliere (cio primo ministro) prussiano Otto von Bismarck, un uomo politico di notevoli capacit. Bismarck non credeva nello Stato liberale: sosteneva invece la necessit di un governo forte e autoritario. Solo cos si sarebbe potuta realizzare una politica di potenza che avrebbe permesso alla Prussia di eliminare l'influenza dell' Austria sul territorio tedesco. A tal fine il cancelliere favor l'ulteriore rafforzamento e ammodernamento dell' esercito prussiano. Un passo importante verso l'unificazione tedesca, che la Prussia intendeva realizzare, fu la costituzione dell'unione doganale (Zo[[verein), con la quale vennero eliminati i dazi doganali fra gli stati e resi pi facili i commerci e gli scambi all'interno della Confederazione.
LA GUERRA FRA PRUSSIA E AUSTRIA Potenziato l'esercito, Bismarck giudic che ormai i tempi fossero maturi per il definitivo scontro con l'Austria. Se fosse riuscito a estrometterla dalla Germania, nessuno pi avrebbe impedito alla Prussia di diventare lo Stato guida della nazione tedesca. Assicuratosi che Napoleone III sarebbe rimasto neutrale, Bismarck concluse un'alleanza con l'Italia, in modo da impegnare le truppe austriache su due fronti diversi. Nel 1866 la Prussia dichiar guerra all' Austria e la sconfisse duramente a Sadowa. A nulla servirono le vittorie austriache contro gli Italiani a Custoza e Lissa: l'Austria fu costretta a chiedere la pace e venne esclusa dalla Confederazione tedesca.
LA GUERRA CON LA FRANCIA La rapida espansione della Prussia aveva per turbato l'equilibrio fra le potenze europee; anche Napoleone III cominci a temere un vicino rivelatosi troppo ambizioso e potente. Ora infatti le mire tedesche si indirizzavano proprio verso la vicina Francia, e in particolare verso le ricche regioni di confine, come l'Alsazia e la Lorena, dove fra l'altro esistevano delle minoranze di lingua tedesca. Napoleone III, anch'egli sostenitore di una politica di potenza, accett lo scontro, ma in breve tempo fu sconfitto. Dopo appena due mesi di guerra, il 2 settembre1870 il fortissimo esercito prussiano sconfisse clamorosamente i Francesi a Sedan, catturando lo stesso imperatore. Due giorni dopo Parigi insorse, proclamando la repubblica. Il nuovo governo repubblicano, dopo aver tentato un' estrema resistenza contro i Tedeschi, dovette chiedere l'armistizio. Nessun altro paese aiut la Francia; solo il generoso Giuseppe Garibaldi accorse con i suoi veterani a difendere Digione, dove si scontr pi volte con i Prussiani. Nel frattempo nel palazzo di Versailles, residenza dei re di Francia, i principi e sovrani degli Stati tedeschi proclamarono Guglielmo I imperatore di Germania (1871). La volont di potenza del nuovo imperatore e di Bismarck venne confermata dalle durissime condizioni di pace imposte al nuovo governo francese: esso fu obbligato a cedere l'Alsazia e gran parte della Lorena. La Comune di Parigi A Parigi, non appena le truppe prussiane abbandonarono la citt, scoppi un'insurrezione popolare. Il governo allora lasci la citt e si trasfer a Bordeaux. Gli insorti diedero vita al movimento detto della Comune e presero il governo della citt. Vennero adottati radicali provvedimenti in campo amministrativo ed economico, come la soppressione dell' esercito permanente e della polizia, la confisca dei beni della Chiesa, la gestione popolare di alcune fabbriche. Cos, per la prima volta nella storia d'Europa, venne realizzato un governo socialista e proletario. Parigi era gi allora una citt industrializzata con una numerosa classe operaia. Tuttavia era circondata da importanti regioni agricole, assai pi tradizionaliste e conservatrici, che non si sentirono coinvolte dalla sollevazione. La Comune rimase perci circoscritta alla sola citt di Parigi. I gruppi moderati e la borghesia furono molto preoccupati da questo esperimento di socialismo radicale, che rievocava ai loro occhi i fantasmi della Rivoluzione. Di conseguenza il governo di Bordeaux invi contro Parigi l'esercito, che assedi la citt. Alla fine, la Comune dovette arrendersi: la capitale venne conquistata dopo durissimi scontri che costarono la vita a oltre 20.000 parigini. Il nuovo impero germanico Il nuovo impero germanico fu organizzato come Stato federale formato da 25 stati, ognuno con un proprio sovrano. Il governo imperiale era presieduto dal cancelliere, che non era responsabile di fronte al Parlamento, come avveniva in Inghilterra o in Francia, ma solo di fronte all'imperatore: ci favor il mantenimento di una politica conservatrice. La struttura federale consent tuttavia notevoli differenziazioni fra la politica dell'impero e quella dei singoli Stati. Ad esempio, nel 1875 venne fondata in Germania la SPD (il Partito socialdemocratico tedesco). Pur molto combattuti dal governo imperiale, i socialdemocratici riuscirono ugualmente a vincere le elezioni in alcuni Stati (ad esempio in Baviera) e in diverse citt. Nell'impero tedesco tuttavia furono gli junker prussiani a formare la classe dirigente. La societ tedesca fu quindi modellata sulla base dei principi che caratterizzavano quell' aristocrazia di grandi proprietari, militaristi e conservatori: ordine, disciplina, gerarchia.
Tuttavia Bismarck cerc anche di frenare il crescente successo del movimento socialista con una politica di riforme sociali: introdusse l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, le pensioni per i lavoratori anziani, le scuole per i lavoratori. Contemporaneamente, per, limit la libert di associazione e quella di stampa per ostacolare le organizzazioni dei lavoratori e i loro giornali. La corsa agli armamenti Allo scopo di impedire una possibile rivincita della Francia, Bismarck ricerc l'alleanza di altre nazioni europee. A tal fine egli concluse un trattato difensivo con l'Austria, e poi con l'Italia, che fu chiamato Triplice Alleanza (1882). Le tre nazioni si impegnarono a entrare in guerra nel caso che una delle tre venisse attaccata da un altro paese. Pochi anni dopo egli sottoscrisse un altro patto (trattato di controassicurazione) con la Russia, in base al quale i due paesi si impegnavano a restare neutrali fra loro nel caso che uno dei due si fosse trovato coinvolto in una guerra con altri (1887). Nel 1890 divenne imperatore Guglielmo Il, uomo vanitoso, impulsivo e ambizioso. Egli si affrett a congedare Bismarck, che considerava troppo anziano e prudente, e annunci una nuova politica di espansione mondiale dell'impero tedesco. Tale programma dest l'allarme delle altre nazioni: Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Giappone. Tutte risposero al rafforzamento della Germania col potenziamento, a loro volta, dell' esercito e della marina da guerra. Inizi cos quella corsa agli armamenti che si sarebbe conclusa nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale. Quella che segu la caduta di Napoleone III e la sconfitta della Comune di Parigi, fu chiamata Terza Repubblica francese (la Prima era stata quella proclamata dalla Rivoluzione e la Seconda quella sorta dopo il 1848). Tale periodo fu segnato da forti contrasti fra la borghesia moderata e i partiti radicale e socialista. In poco pi di 40 anni si costituirono ben 50 governi, ognuno dei quali sosteneva una politica diversa. Vi furono anche dei tentativi di colpo di Stato da parte dell' esercito per imporre un governo conservatore e autoritario. Nel 1894 le forti tensioni fra conservatori e democratici sfociarono nel cosiddetto affare Dreyfus. Alfred Dreyfus era un ufficiale francese, di origine ebrea, che venne processato per spionaggio a favore dei Tedeschi. Le prove della sua colpevolezza, in realt ben poco consistenti, erano state "fabbricate" dalle autorit militari per evitare che un'inchiesta coinvolgesse i pi alti gradi dell' esercito. Sul processo e sulla successiva condanna influ pesantemente il clima di antisemitismo che stava prendendo piede negli ambienti pi reazionari delI' esercito e della politica. Condannato alla deportazione, Dreyfus venne difeso dall' opinione pubblica democratica. Il grande romanziere Emile Zola scrisse un appassionato atto d'accusa contro le autorit. La polemica che ne segu si chiuse, dopo anni, con la riabilitazione di Dreyfuss. Ferro, vetro e acciaio: una nuova architettura I continui progressi della tecnologia favorirono Io sviluppo di nuove e sempre pi sofisticate forme di architettura: gi a partire dagli inizi del XIX secolo vennero edificate costruzioni in ferro e vetro (tecnica utilizzata dapprima per la copertura di giardini botanici e successivamente per i padiglioni delle grandi esposizioni universali). Uno dei pi significativi esempi rappresentato, in Italia, dalla struttura che ricopre la galleria Vittorio Emanuele nel centro di Milano, opera dell'architetto Giuseppe Mengoni (1829-77). Interamente costruita in acciaio invece la Torre Eiffel, divenuta il simbolo stesso della citt di Parigi. Progettata dall'architetto Gustave Eiffel (da cui prese il nome), questa monumentale opera venne inaugurata in occasione dell'Esposizione Universale del 1889). Costituita da 15.000 pezzi d'acciaio, essa raggiunge un peso di circa 7.400 tonnellate e un'altezza di 320 metri, mentre i Iati della sua base misurano circa 125 metri. Il ponte di Manhattan, a New York, la cui costruzione venne completata agli inizi del XX secolo, sostenuto da quattro cavi che poggiano su due grosse torri in acciaio, il ponte raggiunge la lunghezza complessiva di 887 metri.
L'antisemitismo Per tutta l'et medioevale e moderna quella dei nuclei di ebrei residenti nei vari paesi d'Europa fu spesso una situazione estremamente difficile. Vivendo come minoranze all'interno di societ e di ambienti poco tolleranti,soprattutto sul piano religioso, essi furono spesso discriminati, considerati cittadini con diritti limitati, costretti a risiedere solo in appositi quartieri (i ghetti). L'uguagiianza dei dirtti civili e politici degli ebrei venne riconosciuta per la prima voita nella Dichiarazione dei diritti americana del 1776 e poi in quella francese del 1789. Successivamente gli ebrei ottennero la piena parit dei diritti net corso dell'Ottocento in quasi tutta l'Europa occidentate: nel 1831 in Belgio, nel 1858 in Inghilterra, nel 1870 in Italia e nel 1871 in Germania. Nell'impero russo e nell'Europa orientale, dove pure contavano fiorentissime comunt, gli ebrei contnuarono a essere discriminati. Per ragioni di fanatismo religioso e di intolleranza verso ogni motivo di diversit, spesso furono anche perseguitati dalla popolazione contadina, talvolta con veri e propri massacri, i cosiddetti pogrom.. Soltanto dopo la rivoluziohe russa del 1917 gli ebrei russi avrebbero ottenuto la parit dei diritti, peraltro non sempre rispettata nei fatti. D'altra parte, man mano che gli ebrei ottenevano in tutta Europa il riconoscimento dei loro diritti, si diffondevano convinzioni ispirate all'antisemitismo. Era questa una dottrina che predicava l'avversione o addirittura l'odio verso gli ebrei (i "semiti"), sostenuta da una falsa e vergognosa propaganda razzista che affermava la superiorit di una pretesa razza bianca "ariana", destinata a dominare il mondo." L'antisemitismo si diffuse soprattutto in Germania e in alcuni paesi dell'Europa orientale, ma ebbe anche sostenitori in Francia, come abbiamo visto nell'affare Dreyfus. Privo di qualsiasi fondamento scientifico, storico o logico, l'antisemitismo si basava solo sull'ignoranza e sul fanatismo religioso, nascondendo spesso solo il profondo senso di inferiorit o di invidia di chi Io professava. La migliore risposta alle odiose assurdit sostenute dall'antisemitismo dello storico francese Marc Bloch, che combatte nella prima e nella seconda guerra mondiale nell'esercito francese e venne fucilato nel 1944 come esponente della Resistenza sorta nel paese contro l'occupazione tedesca. Egli scrisse: "Affermo dunque, se necessario in faccia alla morte, che sono nato ebreo; non ho mai pensato a difendermene, n ho mai avuto alcun motivo per avere la tentazione di farlo. In un mondo invaso dalla pi atroce barbarie, la generosa tradizione dei profeti ebraici. che il cristianesimo. in quanto ebbe di pi puro, riprese per ampliarla, non costituisce forse una delle nostre migliori ragioni di vivere, di credere, di lottare? Attaccato alla mia patria da una tradizione familiare ormai lunga, incapace in verit di onorarne un'altra dove io possa respirare a mio agio, io l'ho molto amata e l'ho servita con tutte le mie forze. Non mi sono mai accorto che la mia qualit di ebreo mettesse il minimo ostacolo a tali sentimenti..." . In risposta alle discriminazioni dell'antisemitismo e al pogrom nacque fra gli ebrei il sionismo (da Sion, nome della parte pi antica di Gerusalemme). Il sionismo fu un movimento politico-religioso sorto al fine di. costituire in Palestina, occupata dall'impero turco, una sede nazionale ebraica. Essa doveva consentire agli ebrei sparsi in tutto il mondo di ricongiungersi nella loro antica patria come popolo indipendente. Ne fu accanito sostenitore Theodor Herzl, che riusc a organizzare un Congresso internazionale a Basilea nel 1897. Nel 1915 avevano gi raggiunto la Palestina ben 110.000 ebrei e l'Inghilterra afferm nel 1917 l'impegno del governo inglese di costituire in Palestina la sede nazionale del popolo ebraico: tuttavia ci avvenne molto pi tardi, nel 1948, e solo dopo le terribili persecuzioni subite dagli ebrei ad opera della Germania nazista.
Inghilterra vittoriana In Inghilterra l'Ottocento fu caratterizzato dal lungo regno della regina Vittoria (1837-1901). Nell'et vittoriana (cos fu chiamato quel periodo) la Gran Bretagna divenne la prima potenza mondiale. Il suo vastissimo impero coloniale si estendeva al Canada, all' Africa, all'India, mentre la produzione industriale la collocava al primo posto in molti importanti settori economici.
Londra era la pi popolosa citt europea (con 3.600.000 abitanti nel 1878), un importante porto e la sede delle maggiori banche e compagnie di assicurazione mondiali. In tali anni i due maggiori partiti, il Partito conservatore (Tory) e il Partito liberale (Whig), si alternarono al potere. Nel frattempo si allargava il numero degli elettori, finch nel 1884 il diritto di voto fu esteso a tutti i cittadini maschi.
Irlanda Un problema assai grave fu rappresentato dalla questione irlandese. L'Irlanda era entrata a far parte del Regno Unito nel 1801; ma l'isola era in gran parte cattolica, mentre il governo era in mano ai protestanti di origine inglese. Gran parte delle terre migliori, inoltre, erano di propriet dell' aristocrazia inglese, che vi risiedeva di rado e viveva di rendita in Inghilterra. Nel 1845-46 vi era stata una terribile carestia che aveva provocato la morte di centinaia di migliaia di Irlandesi e l'emigrazione di molti altri negli Stati Uniti. Tutto ci provoc la nascita di un movimento indipendentista che si opponeva al governo inglese, ai ricchi proprietari e ai loro amministratori. Dopo decenni di agitazioni e di lotte sanguinose, nel 1921 l'Irlanda divenne una repubblica indipendente, con l'esclusione della regione del nord (Ulster) che rimase all'Inghilterra. IL DECLINO DELL'IMPERO AUSTRO-UNGARICO Appariva intanto in rapido declino l'impero austriaco. Sempre maggiori, infatti, erano le difficolt che Vienna incontrava per far convivere regioni, paesi e popoli diversi per lingua, religione, economia, tradizioni. Anche dopo la perdita delle regioni italiane e di ogni influenza sulla Germania, all'interno dell'impero continuarono le tensioni. Cos, nel 1867, l'imperatore Francesco Giuseppe I accett di riconoscere all'Ungheria forti autonomie. Simili richieste da parte della Boemia, e dei diversi popoli slavi, invece, non vennero accolte suscitando forte malcontento. Inoltre restava fortissima l'aspirazione di Trento e Trieste di riunirsi all'Italia.
Il rinnovamento culturale Agli impetuosi cambiamenti economici e culturali che si verificarono alla fine del 19 secolo si affiancarono profonde trasformazioni nel mondo culturale e artistico. I risultati molto avanzati cui la scienza era giunta avevano messo in discussione le certezze su cui essa si fondava: la realt risultava sempre pi complessa e la scienza doveva rinunciare alla speranza di fornire una spiegazione a ogni problema. Di fronte alle tensioni sociali prodotte dall'industrializzazione e allo sviluppo della societ di massa dove l'unico valore sembrava essere il denaro, gli intellettuali assunsero atteggiamenti contrastanti. Ostili all'esaltazione del benessere e del progresso tecnologico, alcuni poeti e scrittori (detti decadenti) fissarono la loro attenzione sulle incertezze dell'uomo e sulla sua solitudine nella grande citt industriale. Altri movimenti culturali e letterari importanti furono il positivismo, il realismo.,il verismo. Il pi importante rappresentante del verismo italiano fu Giovanni Verga, autore dei romanzi "I Malavoglia" e "Mastro don Gesualdo", e le novelle rusticane, tra cui ricordiamo "Rosso Malpelo", "Cavalleria Rusticana", "La roba", "La Lupa", "La libert" ecc.
La crisi della destra Con la conquista di Roma e il pareggio del bilancio dello Stato gli uomini della Destra, i diretti successori di Cavour, avevano terminato il loro compito. L'unit del territorio italiano era quasi completata, ormai solo Trento e Trieste rimanevano all' Austria. Il nuovo Stato aveva una propria organizzazione, le sue finanze erano state risanate. Certamente, le inefficienze e gli errori non erano mancati, e nessuna sensibilit i governi avevano dimostrato verso le condizioni di vita dei ceti pi poveri. In conclusione, comunque, la Destra aveva governato con molti limiti ma anche con onest e disinteresse. Ormai, per si rendevano indispensabili riforme politiche e sociali che non era in grado di realizzare, in quanto, probabilmente, non ne comprendeva neppure la necessit. Quando si rese impopolare imponendo nuove, forti tasse perse la maggioranza (elezioni del 1876). SINISTRA AL POTERE Durante la campagna elettorale, 1876, il pi autorevole esponente della Sinistra moderata, Agostino Depretis aveva avanzato alcune proposte di riforma:Una delle battaglie sociali pi IMPORTANTI FU LA LOTTA CONTRO L'ANALFABETISMO. Urgenti apparivano anche le lotte contro la fame e le malattie, riforme sociali in favore dei pi poveri. Il nuovo governo fu affidato proprio a Depretis e il suo programma venne in gran parte realizzato: nel 1880 fu abolita l'odiata imposta sul macinato, che aveva fatto aumentare il prezzo del pane; nel 1882 il diritto di voto fu esteso a oltre 2 milioni di italiani. Il governo di Depretis segn una profonda svolta nell'Italia del tempo, proprio mentre si stava chiudendo un' epoca; in quegli stessi anni scomparvero infatti gli ultimi grandi protagonisti del Risorgimento (Giuseppe Mazzini era morto nel 1872; nel 1878 mor Vittorio Emanuele II; nel 1882 mor a Caprera Giuseppe Garibaldi). Il trasformismo Molti uomini del nuovo parlamento non avevano per la stessa integrit morale dei loro predecessori. Le maggioranze parlamentari che appoggiarono Depretis erano formate da politici di professione, molto attenti agli interessi dei loro elettori, preoccupati di assicurarsene il favore e il voto, poco sensibili alle grandi battaglie ideali. Depretis riusc a governare costituendo di volta in volta maggioranze parlamentari diverse, alle quali aderivano con grande disinvoltura uomini della Sinistra, del Centro o della Destra. Questa pratica parlamentare fu anche chiamata trasformismo, in quanto molti deputati cambiavano la loro posizione politica, passando dall' opposizione all' appoggio al governo, a seconda dei loro interessi o dei favori che potevano procurare ai loro elettori. Con il trasformismo si verificarono anche i primi casi di autentica corruzione: alcuni deputati accettarono denaro o altri benefici in cambio dei vantaggi che essi stessi procuravano a industriali e finanzieri.
LE RIFORME SOCIALI I primi governi della Sinistra ebbero tuttavia molti meriti. Il miglior risultato lo ottennero nella lotta contro le malattie pi diffuse fra le popolazioni povere: i casi di pellagra scesero da 100.000 nel 1881 a 2.000 nel 1910; con la distribuzione gratuita del chinino (un farmaco assai efficace), la diffusione della malaria cal fin quasi a scomparire. Furono creati gli asili d'infanzia, riorganizzate le scuole elementari, aperte ben 3.450 scuole serali e festive per ridurre l'analfabetismo degli adulti, istituite le prime scuole speciali per vari tipi di handicap. Tra il 1874 e il 1918 l'altezza media degli Italiani che prestavano servizio militare di leva aument di oltre 2 centimetri, segno indiscutibile di migliori condizioni di vita. Erano infatti migliorate notevolmente l'alimentazione, l'igiene personale e quella del lavoro, mentre erano aumentati i salari nell'industria e nell'agricoltura. Nel 1888 il governo cre a favore degli operai la Cassa nazionale per gli infortuni sul lavoro e la Cassa nazionale per la vecchiaia e invalidit. Segu la legislazione a tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi nelle fabbriche e poi la Cassa nazionale per la maternit delle donne lavoratrici. Furono tutte conquiste raggiunte con fatica, grazie soprattutto alla pressione dei primi movimenti socialisti e delle organizzazioni operaie.
LA TRIPLICE ALLEANZA Deluso dalla Francia che aveva occupato la Tunisia, su cui anche l'Italia aveva delle mire, il governo italiano decise di appoggiarsi alla potente Germania. In seguito a questa scelta, nel 1882 l'Italia ader alla Triplice Alleanza, un trattato a tre (stipulato con la Germania e l'Austria) che rest in vigore fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Fu una decisione assai impopolare: l'opinione pubblica italiana, infatti, continuava a nutrire sentimenti di ostilit verso l'Austria, che ancora occupava Trento e Trieste. Grazie ai rapporti di alleanza fra Italia e Germania affluirono in Italia ingenti capitali tedeschi: nacquero cos la Banca Commerciale e il Credito Italiano; vennero finanziate moltissime imprese e industrie italiane; furono concessi all'Italia migliaia di brevetti tedeschi per lo sviluppo dell'industria elettrica, elettrotecnica, ottica, meccanica, settori nei quali la Germania vantava gi un altissimo grado di sviluppo. FRANCESCO CRISPI: DA DEMOCRATICO A CONSERVATORE Dopo Depretis, nel 1887 divenne presidente del Consiglio Francesco Crispi, che era stato democratico e garibaldino. Fu un politico abile, ma anche molto spregiudicato: durante il suo governo i casi di corruzione si fecero pi frequenti. Realizz alcune importanti riforme dell' amministrazione pubblica, ma fin per attuare una politica autoritaria. Ebbe tuttavia il grande merito, nel 1889, di far approvare il nuovo Codice penale, proposto dal ministro della Giustizia Giuseppe Zanardelli. Tale codice sanciva la libert per i lavoratori di scioperare e l'abolizione della pena di morte. Mentre la norma sullo sciopero non faceva che riprodurre quella che i paesi industriali pi avanzati avevano stabilito da vari decenni, l'abolizione della pena di morte fu un'innovazione di portata davvero storica: l'Italia fu il primo paese del mondo civile a realizzarla. Crispi fu deciso sostenitore di uno Stato forte, uno Stato che egli voleva autoritario all'interno, temuto e rispettato all' estero, uno Stato capace di agire con determinazione per realizzare lo sviluppo della propria industria.
Crispi impieg l'esercito per reprimere con durezza alcuni moti popolari, come quelli verificatisi in Sicilia e in Lunigiana, che avevano come prima causa la miseria. In economia adott una politica di protezionismo facendo pagare forti dazi alle merci estere per difendere i prodotti industriali italiani dalla concorrenza straniera. Il protezionismo favor la nascente industria nazionale ma ostacol l'esportazione dei prodotti agricoli: ne soffr specialmente la produzione agricola del Mezzogiorno, le cui esportazioni furono colpite dai dazi dei paesi stranieri. Infine, nella visione di Crispi, l'Italia avrebbe dovuto svolgere una politica estera di prestigio, di potenza, di espansione coloniale. "L'AFRICA VI SFUGGE!"
La conquista coloniale appariva per l'Italia, come per le altre nazioni industriali, una questione importante perch Io sviluppo economico imponeva di trovare materie prime a basso costo e mercati in cui vendere la produzione eccedente. Questo affermava Francesco Crispi. Taluni hanno creduto che le colonie fossero un lusso: non hanno capito che sono una necessit per la madrepatria, la quale se ne vale per il consumo dei suoi prodotti, Quando i mari ci saranno chiusi ed avremo bisogno dei mercati stranieri, dovremo ricorrere alle armi per poterceli aprire, La prudenza dell'uomo di stato di guardare a codesto avvenire: e i nostri ministri, non provvedendo in tempo, lasciano ai nostri figli una sanguinosa eredit di guerre.
Fallimento della politica coloniale La politica coloniale di Crispi fu tuttavia un completo fallimento. L'Italia aveva gi in precedenza costituito due piccole colonie in Eritrea e in Somalia, regioni poverissime e del tutto prive di materie prime. Crispi, sostenuto da alcuni ambienti militari e da alcuni gruppi industriali (in particolare quelli che producevano armamenti e forniture per l'esercito), decise di partire alla conquista di uno degli ultimi paesi rimasti indipendenti nel continente africano: il regno di Abissinia (l'attuale Etiopia). All'opinione pubblica la spedizione coloniale venne presentata come una giusta rivendicazione dell'Italia, che con la conquista si sarebbe adeguata al rango delle altre grandi potenze europee. L'Abissinia era uno dei paesi pi poveri del mondo, ma l'Italia si illuse che fosse un territorio ricchissimo e il governo non si preoccup di approfondirne la conoscenza. In modo ugualmente confuso e approssimativo fu organizzata la spedizione militare. Il 10 marzo 1896, 15.000 soldati italiani si scontrarono presso Adua con oltre 100.000 abissini: vi furono oltre 6.000 tra morti e feriti e le truppe italiane dovettero ritirarsi. Pochi giorni dopo, travolto dalle proteste del Parlamento e dell' opinione pubblica, Francesco Crispi si dimise e si ritir a vita privata. Attentati anarchici Nella seconda met dell'Ottocento in Europa e negli Stati Uniti si era diffusa una nuova idea rivoluzionaria: l'anarchia. Essa sosteneva come unico valore filosofico e politico la libert assoluta dell'individuo. Di conseguenza proponeva l'abolizione di ogni autorit e combatteva radicalmente qualsiasi forma di societ organizzata, in particolare lo Stato. Alcuni anarchici diffusero le loro idee in modo non violento; altri invece scelsero la strada della violenza, praticata attraverso l'assassinio politico degli uomini di governo e dei sovrani. Nel 1881 e nel 1901 morirono uccisi dagli attentati anarchici i presidenti degli Stati Uniti Stephen Cleveland e William McKinley; nel 1894 il presidente francese Carnot fu ucciso dall'italiano Sante Caserio; il presidente
spagnolo Canovas del Castillo venne ucciso dall'italiano Angiolillo (1897); e nel 1898 l'italo-francese Luccheni pugnal a Ginevra l'imperatrice Elisabetta, moglie dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Dimostrazioni popolari e repressioni In Italia, il timore della borghesia per la diffusione delle idee socialiste e anarchiche e le sollevazioni popolari contro la povert spinsero i governi di fine secolo a prendere provvedimenti autoritari. Alcune rivolte divamparono in Puglia e in Romagna, a causa dei prezzi elevati del grano e della farina. Un'altra, pi grave, scoppi a Milano nel 1898. I popolani milanesi innalzarono barricate e il comandante militare, generale Bava-Beccaris, un ufficiale di vecchio stampo tanto autoritario quanto incapace di comprendere la realt che aveva di fronte, li affront nel timore di una vera e propria rivoluzione anarchica o socialista. Si trattava, invece, soltanto di una sollevazione contro il carovita. Contro i dimostranti Bava-Beccaris fece intervenire l'esercito: la cavalleria caric nelle piazze, mentre i cannoni facevano fuoco contro le barricate. La repressione cost quasi cento morti; e molti oppositori, compresi alcuni deputati socialisti, furono i arrestati. Il governo e il re approvarono l'inutile crudelt di BavaBeccaris, al quale fu concessa un' onorificenza. La tensione politica crebbe. Per vendicare i morti di Milano, il 29 luglio 1900, a Monza, l'anarchico Gaetano Bresci uccise il re Umberto I. Ma il giovane successore, Vittorio Emanuele III, seppe mantenere la calma: proclamato re d'Italia, chiam al governo il tollerante ed equilibrato Giuseppe Zanardelli, che aveva curato il nuovo Codice penale. Un relativo ordine si ristabil nel paese. Negli anni successivi, i pi forti contrasti politici si sarebbero risolti o attenuati grazie all' azione di un uomo politico di grandi capacit: Giovanni Giolitti.