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LA REPUBBLICA DI WEIMAR

La caduta della monarchia


La crisi del primo dopoguerra fu acuta in Germania, dove la fine del conflitto si accompagnò a
un vuoto di potere con sviluppi drammatici. Alla fine del 1918, in seguito al fallimento delle
ultime offensive degli imperi centrali, la situazione era precipitata: interi reparti dell’esercito
avevano iniziato a chiedere a gran voce la cessazione delle ostilità e l’abdicazione del kaiser
Guglielmo II. L’imperatore abdicò e prese la via dell’esilio il 9 novembre 1918, mentre veniva
proclamata la repubblica e si formava un governo provvisorio guidato da Ebert. Due giorni dopo
il nuovo governo si firmò l’armistizio.

La pugnalata alle spalle


Il governo repubblicano era troppo debole per mantenere l’ordine. La destra nazionalista riteneva
il governo di Ebert come unico e solo responsabile della capitolazione e contribuì a creare il mito
della pugnalata alle spalle.

La rivolta di Berlino e la settimana di sangue (gennaio 1919)


Il governo socialdemocratico non trovava appoggio nemmeno all’estrema sinistra. Da questa
parte venne il primo attacco: una rivolta guidata dal partito comunista tedesco nel 1919. Il partito
comunista era nato solo qualche giorno prima, dall’unione di alcuni gruppi tra i quali spiccava la
lega di spartaco, fondata nel 1916 da Rosa e Karl. Il 5 gennaio 1919 Karl e Rosa tentarono la via
rivoluzionaria scendendo in piazza a Berlino con l’appoggio degli operai. La rivolta venne
repressa nel sangue dal governo socialdemocratico che ricevette l’appoggio dell’alta finanza e
dell’esercito. Per sedare la rivolta fu fondamentale l’impiego di gruppi paramilitari, i cosiddetti
corpi franchi che si erano formati dopo la guerra.

La costituzione della repubblica di Weimar (11 agosto 1919)


Si erano svolte le elezioni per un’assemblea costituente. L’assemblea si era riunita a Weimar e
aveva elaborato una nuova costituzione che entrò in vigore nell’agosto del 1919: la Germania
diveniva una repubblica federale, costituita da regioni. Si trattava di una carta costituzionale che
prevedeva il suffragio universale maschile e femminile, l’affermazione di ampi diritti civili,
politici e sociali e la centralità del parlamento. Il cancelliere rispondeva del proprio operato al
parlamento e veniva nominato da un presidente.

Il putsch di Kapp (1920)


I gruppi dell’estrema destra, nel 1920 tentarono un colpo di stato.

I problemi economici
I problemi della repubblica di Weimar erano aggravati dalla disastrosa situazione economica por-
bellica, divenuta insostenibile a causa delle richieste di risarcimento di guerra avanzate dai paesi
vincitori. Il governo democratico finì per essere paralizzato dalla crescente crisi economica e da
un’inflazione vertiginosa. Ciò determinò un deprezzamento del marco. L’iperinflazione e la
massiccia disoccupazione portarono al collasso economico e sociale, con un grave abbassamento
della qualità della vita.
La Francia occupa la Ruhr (1923)
Nel gennaio 1923 la Francia occupò militarmente il bacino minerario della Ruhr. L’unico risultato
ottenuto dall’azione francese fu quello di inasprire ulteriormente il risentimento dei tedeschi e di
esasperare il nazionalismo e le correnti di destra.

HITLER E LA NASCITA DEL NAZIONALSOCIALISMO

Hitler e il partito nazista (febbraio 1920)


Si costituì a Monaco, nel gennaio 1919, il partito dei lavoratori tedeschi di estrema destra, al quale
aderì un ex caporale di origine austriaca, Adolf Hitler. Hitler allargò il partito e nel corso del 1920
lo trasformò nel partito nazionalsocialista dei lavoratori, più comunemente noto come partito
nazista, il cui emblema era la croce uncinata o svastica. Il NSDAP creò al suo interno le cosiddette
SS la cui uniforme era contraddistinta dalla camicia bruna.

Il fallito putsch di Monaco (1923)


I membri del NSDAP si distinsero per i loro metodi terroristici e per l’uso sistematico della
violenza contro i militanti della sinistra, con l’obiettivo di creare in Germania un regime
autoritario. Nel 1923 Hitler tentò un colpo di stato contro il governo regionale bavarese.

La stabilizzazione dell’economia
La situazione della Germania stava migliorando, grazie all’apertura, nel 1922, di relazioni
diplomatiche e commerciali con l’unione sovietica e all’intervento diretto degli Stati Uniti,
attraverso il piano Dawes. Tale piano fece affluire molti capitali americani in Germania, permise
la ripresa del sistema produttivo tedesco. La Germania fu nuovamente in condizioni di pagare le
ripartizioni di guerra alle potenze vincitrici europee.

La riconciliazione franco-tedesca e lo spirito di Locarno


In seguito al piano Dawes la Francia cominciò il ritiro dalla Ruhr, che venne completato nell’estate
1925. Nell’ottobre 1925 Francia e Germania firmarono nella città di Locarno un patto in base al
quale diventavano definitivi alcuni punti fondamentali stabiliti dal trattato di Versailles. I
tedeschi riconobbero la cessione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena. La Germania rassicurò
le altre potenze europee sulla propria affidabilità e l’anno successivo fu ammessa alla società delle
nazioni.

Il piano Young riduce i risarcimenti tedeschi


Nel 1929 Young intraprese una nuova iniziativa a favore della Germania, il cosiddetto piano
Young, che riduceva i risarcimenti dovuti dai tedeschi. Stabiliva inoltre la fine dell’occupazione
della Renania da parte delle truppe franco-borghese.

Le conseguenze della crisi del ‘29


Le conseguenze della grande depressione si abbatterono sulla Germania: il ritiro dei capitali
stranieri provocò l’arresto delle attività industriali, da cui derivarono fallimenti e una nuova
disoccupazione.
L’appoggio degli industriali e dell’esercito alla politica di Hitler.
Il nazionalsocialismo di Hitler finì per prevalere sui partiti moderati di Weimar. Hitler riuscì ad
assicurarsi l’appoggio della grande industria e dell’alta finanza, dimostratesi disposte a fornirgli
cospicui mezzo economici nella speranza di veder sorgere un regime autoritario, capace di
garantire una maggiore tranquillità. Anche l’esercito fu favorevole a una svolta autoritaria.

Il successo nazista alle elezioni (1930-1932)


Nel settembre 1930 conseguì un significativo successo elettorale, diventando il secondo partito
del paese con il 18,3%. Tale successo fu raggiunto grazie al consenso intorno al suo programma e
a un efficace uso della violenza politica per ridurre all’impotenza. Nel marzo 1932, Hitler si
presentò come candidato alle elezioni presidenziali tedesche, ma senza successo a causa
dell’avversario Hindenburg.

Hitler cancelliere (30 gennaio 1933)


Hindenburg ruppe gli indugi e chiamò a formare un nuovo governo proprio Hitler, nominandolo
cancelliere.

LA COSTRUZIONE DELLO STATO UNITARIO

L’incendio del reichstag (27 febbraio 1933)


La sera del 27 febbraio la sede del parlamento a Berlino, era stata incendiata. L’incendio fu frutto
di un complotto comunista per impadronirsi del potere. Da quel momento, la situazione
precipitò: i nazisti dettero inizio a una politica fondata sul terrore, infliggendo un colpo decisivo
alla democrazia grazie a un decreto straordinario, emanato il 28 febbraio 1933.

Dalle nuove elezioni al partito unico nazista


Hindenburg sciolse il parlamento e indisse nuove elezioni per il 5 marzo 1933. Il partito nazista
non raggiunse la maggioranza assoluta. Hitler si affrettò a far votare una legge-delega destinata
a concedere per quattro anni i pieni poteri al suo governo, che ne approfittò per instaurare un
regime totalitario.

La politica del terrore


Hitler, che aveva assunto il titolo di duce, ebbe via libera per iniziare la più spietata delle dittature,
eliminando qualsiasi forma di opposizione. Fu abolita ogni libertà di associazione e di
espressione e furono soppressi, anche i liberi sindacati. Tale regime di terrore fu messo in atto
con freddezza attraverso la polizia politica, creata in seno alle istituzioni dello stato e le SS
costituitesi sin dal 1925, formazione paramilitare all’interno del partito nazista. Le SS erano
utilizzate anche come guardia personale di Hitler. Dal 1933 furono organizzati dei campi di
concentramento dove rinchiudere gli avversari e gli oppositori, mentre per i casi di tradimento
fu creato un tribunale speciale, la suprema corte popolare. Allo scopo di eliminare ogni possibile
opposizione, nel 1933 fu avviata una campagna contro la cultura non-tedesca. Il primo grande
rogo dei libri si svolse a Berlino il 10 maggio 1933.

L’opposizione interna: la notte dei lunghi coltelli (30 maggio 1934)


Hitler si trovò ad affrontare anche un’opposizione interna al partito, rappresentata da alcune
frange della SA, guidate da Rohm. Hitler era sempre più impegnato a guadagnarsi l’appoggio
dell’esercito per assicurarsi la successione a Hindenburg, procedette a una radicale epurazione
del partito. L’ordine fu eseguito la notte tra il 30 giugno e il 1 luglio 1934, passata alla storia come
la notte dei lunghi coltelli.

La nascita del terzo Reich (1934)


Così alla morte di Hindenburg, nell’agosto del 1934, Hitler ottenne il potere assoluto, riunendo
illegalmente le due cariche supreme dello stato, ribattezzato terzo reich. La Germania venne
trasformata da stato federale in stato unitario con una serie di leggi emanate fra il 1933 e 1934,
che prevedevano lo scioglimento di parlamenti.

Il culto della personalità e l’azione della propaganda


Lo stato totalitario venne costruito attraverso l’organizzazione del consenso e l’eliminazione di
ogni forma di opposizione, realizzata con la persecuzione, l’esilio, fino all’eliminazione fisica. Lo
stato si condensava nella persona di Hitler: il fuhrer era considerato l’incarnazione della volontà
del popolo tedesco. A consolidare il regime contribuì l’efficace azione di propaganda, affidata a
Goebbels e condotta attraverso la stampa. La popolazione attiva fu sottoposta a un rigido
inquadramento nelle organizzazioni del partito nazista, guidato da Bormann.

I successi in campo economico


Il mito del capo carismatico fu consacrato dai suoi effettivi successi in politica interna. Hitler era
riuscito a risollevare le sorti economiche del paese mediante una politica fortemente autarchica,
i cui punti di forza erano: La presenza imprenditoriale dello stato nel campo dei lavori pubblici e
la concentrazione dei capitali.

L’aggressivo espansionismo
Il progresso e il benessere furono solo uno dei pilastri su cui il regime nazista consolidò il
consenso. L’altro fu una politica estera nazionalista che doveva restituire alla Germania il rango
che le spettava. Il regime promosse una politica di riarmo, in aperta violazione delle clausole del
trattato di Versailles. L’espansionismo nazista si esercitò prima di tutto nei confronti dei paesi
tedeschi come l’Austria e il territorio dei sudeti.

Razza e ineguaglianza
I fondamenti dell’ideologia nazionalsocialista vennero delineati dallo stesso Hitler. L’opera
hitleriana conteneva i due principi cardine del nazismo, cioè quello della razza, considerata
essenza della storia e della società, e quello dell’ineguaglianza, ritenuta legge fondamentale della
natura e come tale motivo determinante della sottomissione delle masse ai capi e delle razze
inferiori a quelle superiori.

La teoria della superiorità della razza ariana


Il nazismo sosteneva la teoria della superiorità assoluta e indiscutibile della cosiddetta razza
ariana, attribuito il merito esclusivo del progresso dell’umanità. Dato che secondo Hitler la razza
ariana si identificava nella razza germanica, compito principale dello stato nazista doveva essere
quello di dare corso a un intenso processo di purificazione, allo scopo di ricreare un solido gruppo
razziale tedesco, destinato a esercitare un incontrastato predominio sulle altre razze impure e
inferiori.
L’antisemitismo e le leggi di Norimberga
In particolare il razzismo nazista individuò il principale nemico nel popolo ebraico, considerato
come l’origine di tutti i mali del mondo. Secondo Hitler l’ebraismo era una vera e propria
malattia. Ne conseguì una politica che mirava a una progressiva e spietata persecuzione degli
ebrei, ritenuti una razza impura. In principio vi furono provvedimenti tesi a impedire la
frequenza scolastica, l’esercizio di libere professioni e di altre attività. La persecuzione divenne
poi sistematica con la promulgazione delle leggi di Norimberga (1935): attraverso questi
provvedimenti gli ebrei furono privati della cittadinanza tedesca, vietato di contrarre matrimoni
con gli atri cittadini tedeschi e furono obbligati a esibire sugli abiti la stella gialla di David.

HITLER ALTERA L’EQUILIBRIO EUROPEO

L’uscita della Germania dalla società delle nazioni (ottobre 1933)


Due anni dopo, la potenza tedesca si consolidò grazie alla riannessione della Saar, in seguito a un
plebiscito tenutosi nel gennaio 1935. A questo punto Hitler ruppe gli indugi anche sulla questione
del riarmo: sviluppava il servizio militare obbligatorio. Nel marzo del 1936 ordinò alle sue truppe
di insediarsi in Renania, smilitarizzata dal 1918.

L’avvicinamento di Hitler a Mussolini


Di fronte al rafforzamento tedesco, non seppero far altro che rinnovare le loro formali proteste.
L’Italia nel 1935 si trovò in una posizione di difficile isolamento, si avvicinò alla Germania. Fu
allora che le due potenze giunsero a firmare l’accordo che prese il nome Asse Roma-Berlino
(ottobre 1936).

L’allargamento dell’alleanza al Giappone


La Germania e l’Italia trovarono poi il sostegno del Giappone, delineando quell’Asse Roma-
Berlino-Giappone.

L’annessione dell’Austria
Hitler, orientato verso una politica sempre più aggressiva, il 13 marzo fece l’annessione
dell’Austria.

La conferenza di Monaco e l’occupazione della Cecoslovacchia


L’annessione dell’Austria, non esaurì le ambizioni tedesche. Poco dopo, Hitler intimò alla
repubblica cecoslovacca la cessione del territorio di frontiera dei Sudeti.

Il patto d’acciaio e il patto Molotov-Ribbentrop


Il 22 maggio 1939, la Germania e l’Italia stipularono un trattato di alleanza militare, patto
d’acciaio, che impegnava le due potenze a prestarsi reciproco aiuto in caso di guerra. Il 23 agosto
1939 la Germania sottoscrisse un patto di non aggressione con l’Unione sovietica, firmato da
Molotov e Ribbentrop. Il patto prevedeva anche la spartizione dell’est europeo e della Polonia in
due sfere d’influenza. Tale accordo, fu determinato dalla necessità della Germania di proteggersi
le spalle in caso di conflitto con le potenze occidentali.
SCOPPIA LA GUERRA (3 SETTEMBRE 1939)
L’inaccettabile richiesta di cessione del corridoio di Danzica avanzata da Hitler nei confronti della
Polonia aveva aperto gli occhi alle potenze occidentali sull’inevitabilità della guerra. Francia e
Gran Bretagna avevano garantito alla Polonia che, in caso di attacco tedesco, sarebbe scattato il
sistema delle alleanze. Ma il patto di non aggressione stipulato con l’Unione Sovietica aveva
messo Hitler al riparo da sorprese militari sul versante. Il 1 settembre 1939 il fuhrer ordinò alle
sue truppe di invadere il territorio polacco. Aveva inizio la seconda guerra mondiale. Il 3
settembre 1939 Francia e Inghilterra dichiararono aperte le ostilità. Il 5 settembre gli Stati Uniti e
Giappone proclamarono la propria neutralità. Anche l’Italia rimaneva fuori dal conflitto,
dichiarandosi in posizione di non belligeranza.

La spartizione della Polonia


La macchina bellica nazista mosse contro la Polonia secondo la tattica di sfondamento della
guerra-lampo; a rendere più difficile la difesa contribuirono non solo i bombardamenti aerei, ma
anche l’improvviso attacco delle armate sovietiche le quali il 17 settembre 1939 varcarono a loro
volta il confine tedesco.

La guerra si sposta nel nord Europa


Due mesi dopo, l’esercito sovietico poneva sotto il proprio controllo le repubbliche baltiche
dell’Estonia, Lettonia, e Lituana, e attaccava la Finlandia che fu costretta a cedere un’ampia parte
del proprio territorio. Nella primavera Hitler s’impadroniva anche della Danimarca e della
Norvegia.

L’apertura del fronte occidentale


Il 10 maggio 1940 le armate tedesche aggirarono la linea di Maginot e con uno spiegamento di
aerei penetrarono in Francia.

L’Italia dalla non belligeranza all’intervento


Fino a quel momento, l’Italia aveva mantenuto la sua posizione di non belligeranza. La scelta era
stata determinata da tre motivi: impreparazione dell’esercito, insufficienti risorse industriali e
tensioni con l’alleato tedesco. Mussolini il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e
all’Inghilterra.

L’occupazione della Francia


L’esercito tedesco entrò a Parigi, costringendo la Francia a chiedere l’armistizio, che fu firmato il
22 giugno 1940 dal nuovo capo del governo Pétain. La cosiddetta Francia di Vichy si diede
l’organizzazione di un regime autoritario, filonazista e collaborazionista. Ci fu anche una Francia
che fece la scelta opposta: l’8 giugno 1940 il generale Charles de Gaulle da Londra aveva lanciato
il primo appello ai francesi affinché si ribellassero all’occupazione nazista. Il 24 giugno anche
l’Italia firmava l’armistizio con la Francia.

La battaglia d’Inghilterra
Hitler si adoperò per consolidare i risultati raggiunti, ma i suoi tentativi si scontrarono con la
completa avversione al nazismo del nuovo primo ministro britannico Churchill. La Germania
allora progettò uno sbarco in Gran Bretagna. Perciò l’8 agosto 1940 Hitler dette inizio alla
cosiddetta battaglia d’Inghilterra, cioè a una serie di bombardamenti a tappeto sulle istallazioni
militari e sulle più importanti città dell’isola. Nell’ottobre del 1940 la battaglia d’Inghilterra
poteva considerarsi fallita.

La guerra parallela dell’Italia in Africa e nei Balcani


Contemporaneamente ai bombardamenti sulle città inglesi, ebbe inizio l’offensiva italiana nel
mediterraneo e in Africa, mirante a colpire l’Inghilterra.

La ricerca dello stato vitale a est


Fra la fine del 1940 e l’inizio del 1941, i diplomatici tedeschi avviarono delle trattative con
l’Ungheria, Romania, Bulgaria, Iugoslavia e la Slovacchia che si conclusero con la loro adesione
al patto tripartito. Aveva lo scopo di trasformare Carpazi e Balcani in un’ampia regione satellite
della Germania.

La Germania invade l’Unione Sovietica


Il 22 giugno 1941 il fuhrer si decise a dare il via all’operazione barbarossa, ordinando alle sue
divisioni di attaccare l’Unione Sovietica. Mussolini insistette per partecipare alla campagna: nel
luglio 1941 fu dunque inviato un corpo di spedizione italiana in Russia, che dal luglio 1942
divenne l’armata italiana in Russia. Il grosso dell’esercito sovietico era riuscito a scappare alla
loro morsa, facendo terra bruciata dietro di sé e organizzando un movimento di resistenza alle
spalle dell’invasione, il sopraggiungere di un inverno precoce bloccò l’avanzata tedesca,
impedendo l’occupazione di Mosca.

Gli stati uniti fra isolazionismo e aiuti all’Europa


I russi poterono fare affidamento anche sugli aiuti dagli stati uniti. Il 10 marzo 1941 avevano
adottato la legge affitti e prestiti, con la quale si autorizzava il governo a vendere, prestare o
affittare materiale bellico e prodotti agricoli e di ogni altro genere a quei paesi la cui difesa fosse
stata giudicata vitale.

La carta atlantica
Il 14 agosto 1941 il presidente statunitense e Churchill firmarono la carta atlantica, una
dichiarazione dove venivano fissati alcuni fondamentali principi ispirati alla libertà e alla
democrazia. Venne firmato il 1 gennaio 1942 il patto delle nazioni unite.

Il Giappone e il progetto di una grande Asia


Intanto cresceva l’attività del Giappone. L’obiettivo dell’espansionismo giapponese era la
costruzione di una grande asia. Tale disegno rientrava nelle finalità del patto tripartito,
sottoscritto da Germania, Italia e Giappone. Tale patto prevedeva l’impegno da parte dei tre
contraenti a creare un ordine nuovo, esercitando un vero e proprio predominio su tutti gli altri
popoli asiatici e europei.

L’ingresso in guerra degli stati uniti


Dinanzi all’espansionismo nipponico, gli usa avevano deciso di interrompere le forniture di
acciaio e petrolio. Il 7 dicembre 1941, l’aviazione giapponese attaccò a sorpresa la base navale
statunitense di Harbor, nelle isole Hawaii. Il bombardamento determinò l’immediato intervento
degli stati uniti.
Ultimi successi dell’asse
I giapponesi riuscirono a occupare tutte le zone militarmente importanti dell’estremo oriente.
L’esercito tedesco avanzava in unione sovietica giungendo fino a Stalingrado. Fu il momento più
critico della guerra per gli alleati. L’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento
delle truppe dalle basi di partenza avevano talmente allungato le linee di rifornimento da rendere
molto difficili i contatti con le retrovie e l’invio di uomini e di materiali ai reparti combattenti.

L’importanza degli aiuti statunitensi


Le truppe alleate poterono beneficiare del sostegno degli stati uniti: riuscirono a mobilitare
quattordici milioni di uomini e a inviare su tutti i fronti enormi quantitativi di viveri. Come
risposta diretta la Germania dette inizio a una guerra sottomarina su vasta scala, mirante a
bloccare i convogli di navi cariche di rifornimenti americani. Verso la fine del 1942 la guerra
sottomarina poteva dirsi fallita, mentre iniziavano i bombardamenti massicci degli aerei alleati
sulle maggiori città europee.

Una svolta decisiva: la battaglia di Stalingrado


I primi degno di un’inversione di tendenza a favore degli alleati si ebbero sul fronte russo.
L’assedio tedesco ebbe inizio nel luglio 1942. La sesta armata tedesca ricevette da Hitler l’ordine
di combattere a oltranza fra le rovine della città; solo il 2 febbraio 1943 il comandante Von Paulus
fu costretto ad arrendersi.

La tragica ritirata degli italiani


Nel marzo 1943 tutte le armate tedesche avevano iniziato una disastrosa ritirata su tutto il
lunghissimo fronte esteso dal mar baltico al mar nero, in cui fu coinvolto anche il corpo di
spedizione italiano.

L’avanzata alleata in estremo oriente e nel mediterraneo


Gli americani avevano iniziato la loro controffensiva anche in estremo oriente, nei territori
occupati dai giapponesi. In Africa settentrionale gli inglesi erano riusciti a sfondare il fronte
nemico a El-Alamein, mentre gli americani sbarcavano in Marocco e in Algeria.

La conferenza di Casablanca
Nel gennaio 1943 Roosevelt e Churchill, nel corso della conferenza di Casablanca, decisero di
aprire un secondo fronte in Europa. Gli anglo-americani scelsero come obiettivo dell’attacco
l’Italia.

Lo sbarco in Sicilia e la caduta del regime fascista


In seguito alle decisioni di Casablanca, il 10 luglio 1943 tredici divisioni anglo-americane
sbarcarono in Sicilia. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 il gran consiglio del fascismo approvò
a maggioranza l’ordine del giorno che stabiliva il ripristino dello statuto albertino, restituendo al
re l’effettivo comando delle forze armate; si trattava di fatto della fine di Mussolini e del regime
fascista. Il pomeriggio del 25 luglio Vittorio Emanuele III convocò Mussolini obbligandolo alle
dimissioni e ordinandone l’arresto.

Il governo badoglio firma l’armistizio


Gli italiani vennero richiamati alla realtà dal proclama del nuovo capo del governo Badoglio. Nei
giorni successivi il nuovo governo prendeva segreti contatti con gli anglo-americani, per trattare
una pace separata e uscire dal conflitto. Il 3 settembre 1943 fu segretamente firmato a Cassibile,
un armistizio con gli anglo-americani, che fu reso l’8 settembre. Mentre il 9 settembre il re e
Badoglio abbandonavano Roma e si rifugiavano a Brindisi, per garantire la sopravvivenza dello
stato italiano, il paese precipitava nel caos.

L’occupazione tedesca e la repubblica sociale italiana


Lo sbandamento dell’esercito italiano facilitò ai tedeschi il compito di mantenere il controllo
militare su tutta la parte centro-settentrionale del paese non ancora occupata dagli alleati. I
tedeschi fecero scattare subito il piano alarico, che contemplava l’immediata occupazione della
penisola e il 10 settembre completarono l’occupazione di Roma. Il 12 settembre un gruppo di
paracadutisti tedeschi liberò con un colpo di mano Mussolini, prigioniero a campo imperatore e
lo condusse in Germania. Il duce, si affrettò a dichiarare di voler riprendere la guerra a fianco
dell’alleato e proclamò l’istituzione della repubblica sociale italiana detta di Salò.

La resistenza: guerra di liberazione e guerra civile


Iniziava così una drammatica fase del conflitto per l’Italia. Davanti a una tale situazione, molti
italiani si trovarono divisi in due campi avversi: da una parte vi erano i repubblichini, fedeli al
governo di Salò e schierati con i tedeschi in difesa del fascismo; dall’altra parte i partigiani, gruppi
spontanei di combattenti armati, formati da soldati e civili, ostili alle truppe tedesche di
occupazione. Iniziava anche nell’Italia centro-settentrionale la resistenza che ebbe il duplice
carattere di guerra di liberazione dall0invasione nazista e di guerra civile tra gli italiani.

Il CLN e la lotta partigiana


Mentre l’esercito della repubblica sociale italiana era formato da soldati di leva e volontari fascisti.
Le formazioni partigiane erano organizzate in piccoli gruppi. La maggior parte delle formazioni
partigiane era collegata alle forze politiche in campo, prima di tutto ai partiti democratici e
antifascisti. Dopo l’armistizio, il 9 settembre 1943 a Roma essi avevano dato vita a
un’organizzazione unitaria, il comitato di liberazione nazionale (CLN).
Il CLN si dette il compito di condurre la guerra partigiana di liberazione accanto agli anglo-
americani e riuscì a organizzare su ampia scala quella che era nata come lotta spontanea di piccoli
gruppi e su basi locali. Sei partiti facevano parte del CLN centrale: partito comunista, d’azione,
socialista, democrazia cristiana, partito liberale e democrazia del lavoro. Molte formazioni che si
definivano autonome, orientate a riconoscersi più che altro nella monarchia e nel governo
Badoglio.

La dichiarazione di guerra alla Germania


Badoglio si schierò contro le forze di occupazione nazista, dichiarando guerra alla Germania.
L’Italia venne riconosciuta dagli anglo-americani come cobelligerante. Agli inizi dell’autunno le
truppe alleate furono costrette a fermarsi lungo una linea difensiva detta gustav.

Il governo di unità nazionale


Il 28 gennaio 1944 a Bari, venne richiesta l’abdicazione del vecchio sovrano.

L’avanzata alleata e l’arresto lungo la linea gotica


Nella primavera del 1944 riprese l’avanzata degli alleati, che entrarono a Roma il 4 giugno. Gli
alleati favorirono la militarizzazione ufficiale dei partigiani, l’istituzione nel giugno 1944 del
corpo volontari della libertà, sotto il comando di Raffaele Cadorna. Le truppe anglo-americane il
6 giugno liberarono la città di Firenze. Quello del 1944-1945 fu l’inverno più lungo e più tragico,
in particolare per le regioni settentrionali, dove la popolazione civile dovette patire prepotenze e
violenze di ogni genere.

La conferenza di Teheran
In Italia la guerra ristagnò a lungo, perché il comando alleato aveva giudicato il fronte aperto in
Italia come secondario, mentre si riteneva di doverne aprire un altro più importante nella Francia
settentrionale. Tale strategia era stata decisa già alla fine del ’43 nel corso della conferenza di
Teheran, in presenza di Roosevelt, Churchill e Stalin.

Lo sbarco alleato in Normandia


Il 6 giugno 1944, gli alleati sbarcarono in Normandia. Infransero la resistenza dei tedeschi attestati
dietro la grande linea di fortificazione eretta sulla costa della manica. Nel mese di agosto un altro
sbarco avvenuto in Provenza contribuì a far crollare l’accanita resistenza dei reparti tedeschi. Già
nel settembre del 1944 la Francia era liberata e affidata a De Gaulle.

L’avanzata dell’armata rossa e la liberazione dei Balcani


L’armata rossa giunse al confine con la Polonia e iniziò la liberazione degli stati baltici. Hitler
restava chiuso nel quartier generale dove il 20 luglio 1944 sfuggì a un attentato dinamitardo. In
pochi mesi la morsa che attanagliava la Germania divenne sempre più stretta: dal luglio
all’ottobre 1944 si arresero la Romania, Ungheria, e la Bulgaria, mentre la Jugoslavia riacquistava
la libertà.

La conferenza di Yalta
Durante l’ultimo inverno di guerra Roosevelt, Churchille Stalin si riunirono a Yalta. Nel corso
della conferenza fu stabilita l’entrata in guerra dell’unione sovietica contro il Giappone.

L’offensiva degli alleati su tutti i fronti


Hitler continuava a sperare di poter capovolgere le sorti del conflitto con le nuove armi segrete.
Gli anglo-americani passarono il Reno, dopo aver sottoposto le città tedesche a tremendi
bombardamenti; i sovietici dopo aver liberato la Polonia, occuparono la prussia orientale. La
tenaglia si chiuse il 25 aprile con l’incontro delle truppe americane e sovietiche sul fiume Elba.

La liberazione dell’Italia e la resa della Germania


In tutte le maggiori città del nord il 25 aprile 1945 le forze della resistenza insorgevano,
liberandosi dall’oppressione nazista prima dell’arrivo degli alleati. Mussolini venne riconosciuti,
arrestato e ucciso. In Italia la resa senza condizioni delle truppe tedesche entrò in vigore il 2
maggio. Il 7 maggio a Reims, la Germania sottoscrisse la resa incondizionata. L’Europa aveva così
la sua pace.

La resistenza giapponese
Dopo la resa della Germania resisteva soltanto il Giappone. A quel punto gli americani poterono
sferrare un attacco all’isola Okinawa.
La bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki
La resistenza di Okinawa indicava che l’esercito giapponese continuava a essere forte. Il nuovo
presidente americano Truman decise di ricorrere all’impiego di un’arma terrificante. Il 6 agosto
1945 un aereo statunitense sganciò un nuovo ordigno di inaudita potenza, la bomba atomica sulla
città Hiroshima. Il 9 agosto una seconda bomba colpiva anche la popolosa città di Nagasaki. Il 1
settembre il Giappone firmava l’atto ufficiale di resa.

Le deportazioni e i ghetti
A partire dalla fine degli anni trenta, cominciarono a essere sperimentate alcune soluzioni alla
cosiddetta questione ebraica. La prima tappa fu la deportazione, che cominciò in Austria e
Cecoslovacchia. Fu introdotto l’obbligo di residenza nei ghetti e di indossare sugli abiti la stella
gialla di David.

Campi di concentramento e campi di sterminio


Fu a partire dal 1941, che si affermò la cosiddetta soluzione finale. In Germania e in tutta l’europa
venne creato un sistema di campi, quelli di concentramento erano adibiti allo sfruttamento a
oltranza dei prigionieri come forza-lavoro. Una volta ridotti allo stremo delle forze, questi
venivano trasferiti nei campi di sterminio, dove venivano eliminati, ricorrendo a camere a gas.
Nei diversi tipi di lager, oltre agli ebrei, vennero internati gli zingari, omosessuali, neri, comunisti,
dissidenti, testimoni di geova e malati mentali e fisici. All’interno dei campi vi erano numerose
baracche; vi era poi la baracca di quarantena, un’infermeria speciale dove venivano rinchiusi i
deportati a essere soppressi. Vi erano anche le camere a gas, i forni crematori.

Il ruolo dei governi collaborazionisti


Allo sterminio degli ebrei collaborarono anche i Vichy e, dopo l’8 settembre, quello della
repubblica sociale italiana.

La guerra dei civili


§ L’Europa sotto il giogo nazistaà durante la seconda guerra mondiale quasi tutta l’europa
continentale fu sottoposta alla dominazione della Germania, fra il 1941 e il 1942. Hitler poté
mettere in pratica il suo progetto di un nuovo ordine europeo. A livello politico il fuhrer puntò
prima di tutto alla disgregazione delle precedenti organizzazioni statali.
§ Lo sfruttamento economicoà il nuovo ordine si traduceva nello sfruttamento delle materie
prime, dei rifornimenti alimentari e della manodopera dei paesi occupati. Una delle
conseguenze dell’occupazione tedesca fu la deportazione coatta in Germania di forza-lavoro.
§ Resistenza e collaborazionismoà nei paesi occupati si svilupparono dei movimenti di
resistenza.
§ Azioni della resistenzaà la resistenza si limitò ad attività di spionaggio e di sabotaggio, me
le formazioni partigiane diventarono sempre più numerose e meglio organizzate. Si rafforzò
la coscienza di combattere.
Il caso dell’Urss e della Iugoslavia
Nell’Unione Sovietica la lotta partigiana costituì un elemento di grande forza nel contrastare
l’invasione tedesca e fornì un contributo importante alla controffensiva dell’esercito regolare.

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