Sei sulla pagina 1di 5

Il significato storico e le eredità della guerra

La Grande Guerra segnò profondamente l’economia, la politica, la società europea e


mondiale.

I principali fattori di mutamento furono:

1. La crisi della secolare egemonia (predominanza) economica e politica dell’Europa


nel mondo.
✓ L’Europa del dopoguerra lasciò il ruolo di centro economico e politico del mondo
agli Stati Uniti, che videro crescere la loro produzione industriale sino a
rappresentare la metà di quella mondiale negli Anni Venti, mentre gli stati
europei erano pesantemente indebitati nei confronti degli USA; in questo modo
gli Stati Uniti furono così coinvolti anche politicamente nel ruolo fondamentale
di arbitro della politica internazionale.
2. La crescita del ruolo degli Stati Uniti nell’economia.
✓ Il conflitto totale costò oltre 8 milioni di caduti, 21 milioni di feriti, ma anche
chi non combatté in modo diretto fu mobilitato allo sforzo bellico per sorreggere
il sistema industriale. Infatti la produzione e l’utilizzo di armi pesanti sempre più
sofisticate, tra cui anche sommergibili ed aeroplani, aveva richiesto grandi
investimenti economici e tecnologici. Per questo motivo nell’immediato
dopoguerra i Paesi europei subirono una grave inflazione, un pesante deficit
pubblico e la necessità di riconvertire la produzione da bellica a civile,
causando così una forte disoccupazione. Sul medio e lungo periodo si ebbe un
sempre maggiore intervento dello Stato nell’economia e si svilupparono la
concentrazione industriale e l’innovazione tecnologica che resero possibile la
produzione di massa durante il periodo fra le due guerre e il secondo
dopoguerra.
3. La mobilitazione delle masse, l’intensificazione dei conflitti sociali, la crisi delle
istituzioni liberali.
✓ Maturò in quegli anni una coscienza collettiva: anche milioni di donne fecero
ingresso nel mondo del lavoro in sostituzione degli uomini al fronte. Il nuovo
protagonismo delle masse, in una situazione di grave disagio sociale ed
economico che implicava anche il razionamento, andò a rafforzare il movimento
operaio contadino e si aprì una fase di intensi conflitti e imponenti scioperi di
matrice socialista avente base nel proletariato agricolo e industriale. Tuttavia
la crisi interessava anche i ceti medi, ora reduci dal conflitto e privi di
riconoscimenti e di sicurezze economiche. In questo quadro sociale dominavano
i cosiddetti “pescecani”. In tutti i paesi comunque, la democrazia subì forti
restrizioni: fiorì la censura, che limitava la libertà di informazione, e la stampa
finì per ridursi a ruolo di propaganda patriottica che finì per manipolare e
controllare l’opinione pubblica. Durante la guerra lo sciopero fu proibito e
represso molto duramente nelle fabbriche che producevano armamenti.
Il clima di autoritarismo si diffuse nelle strutture politiche e nella stessa
opinione pubblica. Si giunse presto alla crisi dei valori liberali e democratici
che presto avrebbe fatto nascere i regimi di tipo fascista.
4. Il tentativo difficile ed irrisolto di creare un nuovo ordine internazionale.
✓ Non si realizzò la costruzione di un ordine mondiale stabile e duraturo quale era
stato raggiunto un secolo prima con la Restaurazione decretata dal Congresso
di Vienna (1815); infatti dopo neppure vent’anni il mondo sarebbe stato
coinvolto in un nuovo devastante conflitto scoppiato in Europa. Il motivo è
spiegato dal fatto che la Grande Guerra aveva avuto come unico obiettivo la
vittoria totale, facendo appello ai sentimenti nazionali di massa. Le trattative
di pace furono quindi condotte dai vincitori in un’ottica nazionalistica e la
conclusione sul piano diplomatico fu insoddisfacente.
Gli unici veri vincitori del conflitto erano dunque gli Stati Uniti che dettarono
alla vecchia e rissosa Europa i principi del nuovo ordine mondiale.

I Quattordici punti di Wilson

Il presidente Wilson, infatti, nel 1918 espose i Quattordici punti sui quali
costruire la pace per evitare una nuova terribile guerra. I più importanti tra questi
furono i seguenti:
1) Ridefinizione dei confini che rispettasse l’autonomia territoriale dei popoli
ossia venne definito il diritto all’autodeterminazione dei popoli;
2) Libertà di commercio e abolizione delle barriere doganali;
3) Riduzione degli armamenti al minimo indispensabile;
4) La fine della diplomazia segreta e il ristabilimento di un’informazione
pubblica trasparente daparte dei vari governi.
Questi obiettivi avrebbero così favorito, per Wilson, la creazione di un organismo
sovranazionale, la Società delle nazioni, avente un ruolo di paciere
internazionale e con il compito di regolare le controversie internazionali.
I Quattordici punti, in effetti, erano l’espressione di idee politiche innovative
espresse in chiave idealistica, ma di fatto , erano di difficile attuazione in Europa,
soprattutto per quanto riguardava il principio di autodeterminazione che era arduo
da applicare, in quanto l a s t e s s a E u r o p a vedeva la presenza di stati
m u l t i e t n i c i , con all’interno etnie diverse, senza contare gli egoismi delle
varie nazioni che, anche nel mondo coloniale, tendevano a conservare intatti i
propri domini. Fu così che la Società delle nazioni nacque già debole: Stati
Uniti (dopo Wilson), Giappone, Unione Sovietica e Germania, per vari motivi,
non vi parteciparono; in effetti fu ridotta a semplice espressione degli interessi
anglo-francesi e non ebbe perciò l’autorevolezza e la forza necessarie a svolgere
il compito per il quale era stata fondata.
La Conferenza di pace di Parigi

Nel 1918 i pilastri dell’Europa centro-orientale erano crollati: l’impero russo ad opera della
rivoluzione, quello austro-ungarico e il Reich tedesco a causa della dura sconfitta che aveva
portato all’abdicazione dei rispettivi monarchi e alla proclamazione della repubblica, mentre a
Istanbul il sultano non aveva più autorità nell’area balcanica.

I negoziatori riuniti alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919 ebbero il problema di
ridisegnare la carta politica dell’Europa sconvolta dal tracollo simultaneo di questi quattro
grandi imperi. Le decisioni, naturalmente, furono prese dai quattro grandi vincitori: gli Stati
Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia (anche se in subordine). Gli sconfitti non
furono ammessi come pure la Russia, in quanto il governo socialista uscito dalla rivoluzione
russa non venne riconosciuto dalle potenze occidentali.

Furono firmati cinque diversi trattati di pace, il più importante, detto di Trattato di
Versailles, relativo alla Germania; poi il Trattato di Saint Germaine con l’Austria, il
Trattato di Neuilly, con la Bulgaria, il Trattato del Trianon con l’Ungheria, e infine il
Trattato di Sèvres, con la Turchia (nel 1920).

Rimasero irrisolti molti problemi (la questione mediorientale è aperta ancora oggi); l’Italia ne
uscì insoddisfatta (questione della cosiddetta “vittoria mutilata”), l’area centrorientale e
balcanica continuò a essere alimentata da tensioni nazionalistiche ed etniche. Infatti tra varie
questioni e problemi rimasti irrisolti, sulle ceneri degli imperi crollati vennero creati nuovi
stati multietnici (come la Iugoslavia, la Cecoslovacchia, la Polonia) e Francia e Gran Bretagna
furono protagoniste della spartizione delle aree medio-orientali che erano appartenute in
precedenza al vecchio impero ottomano. In particolare i trattati di pace punirono severamente
la Germania che perse importanti territori come l’Alsazia-Lorena e le varie colonie e inoltre
fu costretta a pagare un gravoso carico di risarcimento dei danni di guerra: ciò favorì
successivamente l’ascesa al potere di Hitler e del nazismo.
Il crollo dell’Impero Ottomano e la nascita della Repubblica turca.

Nonostante le riforme introdotte dalla Rivoluzione del 1908 detta dei Giovani turchi la
situazione nelle aree medio-orientali continuava ad essere esplosiva: particolarmente tragico
fu lo sterminio degli Armeni, ai quali l’Intesa aveva promesso l’indipendenza.

Il trattato di Sèvres stipulato con la Turchia nel 1920 finì per disgregare completamente
l’impero ottomano, assegnandone varie parti agli stati vincitori del conflitto. Infatti dopo la
sconfitta, gli inglesi occuparono Istanbul e parte dell’Anatolia, i francesi la Siria e gli italiani
la parte centro-meridionale dell’Anatolia. Fu Mustafa Kemal (Ataturk = Padre dei turchi)
che, a capo delmovimento d’opposizione addestrò in seguito, con l’aiuto dei bolscevichi, un
esercito nazionale, conquistando l’indipendenza della Turchia e recuperando buona parte
dei territori. La Repubblica turca fu proclamata nel 1923 e il generale Ataturk ne fu
presidente a vita; la nuova capitale divenne Ankara. Venne instaurato un regime
autoritario, anche se basato su modelli occidentali, per un paese moderno e laico che
riconobbe il diritto di voto alle donne, ma era pur sempre pervaso di un acceso nazionalismo
che portò a discriminare le minoranze curda ed armena.

Potrebbero piacerti anche