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La crisi del 29

La grande crisi del 1929, causata dalla sovrapproduzione del capitalismo, si diffuse dagli USA in tutti i paesi
europei, tranne che in Russia. Essa non stata solo la pi grande crisi economica subita dal capitalismo, ma
anche una catastrofe di proporzioni gigantesche, paragonabile alla I Guerra Mondiale per i traumi che ha
inflitto alla societ e per i cambiamenti che ha provocato. Infatti la crisi ha cambiato la mentalit della gente,
ha favorito la nascita di regimi autoritari e fascisti, ha costretto i governi a cambiare la politica economica e
ha portato il mondo verso un nuovo conflitto generale. Dopo questa crisi si parla di due tipi di capitalismo:
ottocentesco e novecentesco.
Gli USA vissero un periodo di prosperit dal 1922 al 1929, per questo il popolo pensava che fosse ritornato il
progresso che aveva caratterizzato il 1800. Il capitalismo aveva raggiunto un tale livello di forza e di
maturit, da essere in grado di assicurare un benessere costante, senza le cicliche ricadute nelle crisi. Perci
molti cittadini in America (impiegati, operai, i risparmiatori del ceto medio) cominciarono a investire i propri
risparmi in azioni industriali, a differenza degli europei, che trovavano pi sicuri i titoli di Stato. Li
inducevano a questo il diffuso ottimismo sulla solidit dell'economia e l'onnipresenza dei prodotti
dell'industria che, magnificati dalla propaganda pubblicitaria, penetravano ovunque, nelle strade, nelle case e
nei cervelli. La quantit e il valore dei titoli comprati e venduti a Wall Street, la borsa di New York che era
diventata il cuore dell'economia mondiale, aumentavano continuamente. Ma questo straordinario aumento
era dovuto in larga misura all'opera degli speculatori: all'opera delle banche, degli agenti di borsa, degli
uomini d'affari, delle stesse industrie, che gonfiavano artificialmente il valore dei titoli, sicuri di trovare
persone disposte a pagarle pi di quanto fosse il loro valore reale. Nel mercato dei titoli, le operazioni
finanziarie assunsero tecniche proprie del gioco d'azzardo, alimentate dal miraggio di improvvise fortune.
In realt, dietro questo ottimismo diffuso, si nascondeva una realt molto diversa: l'industria presentava
sintomi di sovrapproduzione. La produzione aumentava per l'uso su larga scala di macchine sempre pi
intelligenti e la diffusione del sistema di lavoro basato sulla catena di montaggio (divisione del lavoro) che
scomponeva le mansioni e semplificava il lavoro. Inoltre dal 1925-26, le opportunit di esportazione verso
l'Europa erano diminuite, perch il vecchio continente, superata la crisi del dopoguerra, aveva ricominciato a
produrre. Sicch, sebbene la gente non se ne rendesse conto, l'economia americana si avviava verso la crisi,
provocata dal divario crescente tra il valore dei titoli industriali, gonfiati artificialmente, e le capacit reali
delle industrie di vendere i loro prodotti. Quando in taluni settori della produzione, si manifestarono segni di
recessione, la borsa reag col ribasso nella quotazione dei titoli azionari corrispondenti. La tendenza al
ribasso fin per coinvolgere l'intero mercato borsistico che fran in un clima di rovina.Perci il 24 ottobre
1929 la borsa di Wall Street croll perch i titoli persero improvvisamente il loro valore.I titoli di borsa erano
diventati carta straccia. Il grosso dei risparmi degli americani era sfumato nel nulla.
Questo crollo provoc una grande crisi anche in Europa. L'arresto delle vendite fece crollare i prezzi, con
gravissimo danno di tutti i produttori. Ma nel vecchio continente la causa principale della crisi fu diversa, di
natura creditizia. Infatti le banche statunitensi ritirarono i prestiti fatti negli anni precedenti in Europa, che
avevano permesso la ripresa della macchina produttiva tedesca e dei paesi vinti, per sostenere le industrie
nazionali. Ma il provvedimento oltre a non giovare all'industria americana, mise in crisi l'industria europea,
che si trov anch'essa priva di capitali.
I governi cercarono quindi di trovare soluzioni per risollevare leconomia, sviluppando il protezionismo, che
si trasform in proibizionismo. Infatti i governi alzarono i dazi, posero barriere doganali altissime e
proibirono l'ingresso nel paese di prodotti esteri che facevano concorrenza a quelli nazionali. Il commercio
internazionale entr in uno stato di crisi, destinato a durare fino alla seconda guerra mondiale ed oltre.

I produttori diminuirono la produzione di beni, perch la domanda era calata. I coltivatori distrussero i
raccolti (ex. in Brasile quintali di caff vennero gettati in mare); anche gli industriali ricorsero ad un sistema
analogo (negli USA vennero distrutte migliaia di automobili nuove). In conseguenza dei fallimenti e della
limitazione della produzione, la disoccupazione sal a cifre astronomiche. I disoccupati erano 13-15 milioni
negli USA, oltre 6 milioni in Germania. I 2 paesi erano rispettivamente il cuore dell'economia mondiale e
dell'economia europea.
In questo periodo il presidente repubblicano degli USA Hebert Hoover (1929-1933) non prese nessun
provvedimento perch era convinto che leconomia si risollevasse da sola, avendo ancora una mentalit
ottocentesca, secondo la quale il capitalismo basato sulla libera iniziativa individuale avesse in s stesso la
capacit di superare la crisi. Hoover si limit a cercare di rincuorare la gente, dicendo che la ripresa era
vicina, "all'angolo della strada". Ma siccome la ripresa non veniva e all'angolo della strada c'era sempre
nuova miseria, la sua fiducia ottimistica suscit la giustificata avversione della gente. Dilag quindi il
malcontento tra la popolazione, che emigrava continuamente da un posto all'altro per cercare lavoro.Si
vedevano per le strade file di persone in attesa di una minestra, di un sussidio distribuito dalle municipalit.
Individui isolati e intere famiglie vagavano da una regione all'altra, nella speranza di trovarne una dove ci
fosse meno miseria. Ma in realt non c'era pi nessuna terra migliore, la sua ricerca era un'illusione. Ai
margini delle citt sorgevano improvvisate bidonville chiamate, sarcasticamente, hooverville. Il paese
classico del benessere e del progresso materiale sembrava essere tornato in condizioni primitive, come una
societ preindustriale colpita dalla carestia.
Cambi inoltre la mentalit della gente: alleuforia del 1800 si sostitu il pessimismo, che influenz
soprattutto la filosofia. Nel campo della teoria economica, grandeggia la figura dell'economista inglese John
Keynes, il cui pensiero ha rivoluzionato il modo di concepire l'economia. Nella concezione ottocentesca,
l'economia era regolata solo dal mercato. Gli interventi esterni al mercato, cio quelli che potevano essere
fatti dal governo (dirigere gli investimenti, regolare salari e prezzi, vietare certe importazioni ed esportazioni,
etc) erano giudicati nocivi e andavano evitati. Durante la 1 guerra mondiale, i governi si erano ingeriti
largamente nella sfera dell'economia, allo scopo di regolarla. Ma queste ingerenze erano state sentite come
fatti eccezionali, dettati dallo stato di guerra, come fatti che, dopo il 1919, ci si sforz di cancellare. E' stato
un grande merito di Keynes avere compreso che, dopo la guerra, il capitalismo non poteva pi funzionare nel
modo tradizionale, regolato solo dalle leggi del mercato. Date le croniche crisi di sovrapproduzione che lo
affliggeva, il capitalismo doveva generare per forza una elevata disoccupazione. Il problema della piena
occupazione diventava invece centrale nelle moderne societ di massa, nelle quali i lavoratori autonomi
erano diventati meno importanti dei lavoratori dipendenti (operai e impiegati). Per risolvere il problema della
piena occupazione, l'economia doveva essere regolata, oltre che dal mercato, anche dallo stato. Lo stato non
doveva regolare tutta la vita economica, imponendole un piano generale. Doveva limitarsi a stimolare il
mercato, a promuovere lavori pubblici, a favorire gli investimenti, a far aumentare la massa dei salari, in
modo che aumentasse il numero delle persone in grado di acquistare i beni di consumo prodotti
dall'industria. Lo stato inoltre poteva intervenire con sussidi alla disoccupazione, erogazione gratuita dei
servizi collettivi, come istruzione e assistenza sanitaria, pensioni ed esenzioni fiscali.
Nel novembre del 1932 Franklin Delano Roosevelt divent presidente e rimarr in carica fino al 1945, anno
della sua morte. Nel 1932 egli aveva condotto la sua campagna elettorale promettendo un New deal, ( cio
un nuovo metodo), opposto al fallimentare astensionismo di Hoover, per risolvere i problemi del paese in
crisi. Il nuovo presidente seppe infondere nei suoi concittadini atterriti e impauriti un'ondata di fiducia, seppe
creare un nuovo clima morale. Infatti fino al 1929, la fiducia dell'americano medio era andata all'uomo
d'affari , che con la sua attivit garantiva la vitalit di un sistema che sembrava indistruttibile. Ma la crisi del
1929 aveva dimostrato che l'uomo d'affari aveva ingannato la gente, inducendola a comprare in borsa titoli il
cui valore era poi crollato. Col New Deal, la fiducia dell'americano medio si rivolse al governo federale e
alla sua capacit di amministrare il paese. Roosevelt allontan la paura e la sostitu con la speranza della

gente comune, con l'entusiasmo di tanti giovani e intellettuali, desiderosi di dare il loro contributo, per
salvare il paese.
Il New Deal aveva tre obiettivi:
-

Far uscire il paese dalla crisi economica


Introdurre nelle istituzioni pubbliche e nella mentalit del popolo un concetto pi ampio di giustizia
sociale (miglior distribuzione delle ricchezze)
Dare al sistema economico maggior equilibrio per rendere impossibili altre crisi di
sovrapproduzione.

Roosevelt dunque prese i seguenti provvedimenti:


Aument i salari per far salire i prezzi, esegu un vasto programma di lavori pubblici, pose sotto il controllo
del governo federale le banche e fece del governo il centro direttivo di una politica tesa a favorire lo sviluppo
economico e l'equilibrio sociale.
L'epoca eroica del New Deal , quella durante la quale venne eseguito a un ritmo febbrile il maggior numero
di riforme, furono i primi 100 giorni. Nel primo periodo dunque Roosevelt riesc ad ottenere molti risultati.
-

Vengono istituiti enti come:


l"amministrazione per lassetto dellagricoltura", che sovvenzionava i proprietari terrieri che
riducevano i terreni messi a coltura e dunque limitavano la produzione, per ottenere l'obiettivo di
alzare i prezzi delle derrate agricole.
"lamministrazione nazionale per la ripresa economica", che aveva come obiettivo quello di
vivificare la produzione industriale attraverso pubblici finanziamenti. Questo ente dava consistenti
aiuti alle aziende a condizione che accogliessero un "codice" in cui si stabilivano i diritti dei
lavoratori a dignitose condizioni di lavoro; si fissavano i minimi salariali e gli orari massimi di
lavoro; si vietavano discriminazioni per motivi politici e sindacali. Roosevelt riusc dunque a dare
pi potere ai sindacati, a fare aumentare i salari e a limitare l'orario di lavoro.
Vennero chiuse le banche pi coinvolte nella speculazione borsistica.
Viene promosso un programma di lavori pubblici, il cui compito , oltre a quello di dare lavoro ai
disoccupati, era anche quello di migliorare l'ambiente naturale e la conservazione del suolo,
dimostrando la sensibilit che la cultura dell'et rooseveltiana aveva per i problemi dell'ecologia.
Venne creato un " ente de la valle del Tennessee" che favor la costruzione di, centrali elettriche,
dighe che regolarono il corso del fiume, (che scorre attraverso vari stati del sud degli Stati uniti)
impedendone le inondazioni e diedero un forte contributo alla produzione di energia elettrica.

Il New Deal riscosse il consenso della gente comune, ma ebbe anche avversari numerosi e potenti: gli
industriali elettrici; numerosi magnati dell'industria e della finanza; gran parte della stampa asservita a quei
magnati;; tutti i conservatori e tradizionalisti che vedevano nelle crescenti competenze del governo un
attentato all'autonomia degli stati e alle leggi del capitalismo basato sull'iniziativa individuale. Un grande
avversario del New Deal fu Henry Ford critico per l'aumento del potere dei sindacati e per l'aumento della
spesa pubblica.
Un giudizio complessivo del New Deal deve metterne in luce successi e fallimenti. I successi furono: il
risanamento del sistema bancario; il vasto programma di lavori pubblici; maggior giustizia sociale e
equilibrio economico. Fallimenti: diminu solo in piccola parte la disoccupazione che non scomparve fino al
1943. Tuttavia fu il pi importante tentativo di riformare il capitalismo, consolidando insieme la democrazia.

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