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La crisi europea: alla ricerca di nuovi assetti.

Il declino dell'Europa: I segni negativi della guerra non si fecero attendere e trasformarono completamente l'Europa. Agli inizi degli anni venti si era ultimato quel processo di decentramento del mondo dall'Europa. La guerra aveva accelerato questo processo. Il principale fattore di crisi consisteva nel riconvertire le industrie alle necessit del tempo, poich in periodo di guerra esse furono trasformate e utilizzate esclusivamente per produrre armi o materiale bellico. Alla fine delle ostilit molte aziende non riuscirono nel processo di riconversione e quindi fallirono, questo processo sconquass tutta la struttura economica europea poich riguardava qualsiasi stato che avesse partecipato al conflitto. Verso il 1925-26 si usc da questa situazione e ci fu un piccolo periodo di sviluppo. Questo processo fu difficile perch richiedeva ingenti capitali, scarsi e costosi, sopratutto hai paesi europei che erano in debito con gli U.S.A. e una rete di scambi efficiente dato che la maggior parte dei paesi aveva innalzato il costo dei dazi doganali per proteggere il proprio prodotto. A tutto questo si aggiungeva l'inflazione che aveva raggiunto valori altissimi a causa della carta moneta fata stampare in periodo di guerra senza copertura aurea, dall'indebitamento degli stati a dal ristagno produttivo. La dipendenza economica dell'Europa: La guerra aveva prosciugato oltre il 30% di ricchezze della Francia e Gran Bretagna, mentre percentuali maggiori misero in ginocchi i paesi vinti come Germania e Russia. Gli Stati Uniti dissipando solo in 9% delle loro ricchezze si presentavano come coloro che avrebbero potuto risollevare l'economia europea. Gli Stati Uniti conobbero un periodo di grande sviluppo dal 1913 al 1918 dei settori economici strategici e possedendo la met dell'oro mondiale poterono riscattare i titoli azionari americani in mano agli stranieri e prestare 10 miliardi di dollari agli stati belligeranti, diventando grandi esportatori di capitali. Il declino europeo era determinato anche dalla contemporanea ascesa di nuovi paesi come quelli del Sud-America che ridussero la dipendenza dai capitali europei (sopratutto Britannici) e incrementarono le esportazioni. Il Giappone sostitu gli europei come rifornitore di materiali industriale all'India, Cina e Indocina. Nuovi modelli ideologici per uscire dalla crisi: La europea fu resa ancora pi acuta da una serie di scioperi e agitazioni da parte dei pi diversi strati sociali impegnati ad ottenere una pi equa distribuzione di ricchezze e a difendere i redditi dall'inflazione. In questa situazione lo stato rafforz la sua posizione e centralit facendosi promotore e regolatore delle attivit economiche, politiche e sociali. Prese vita la teoria che se il mercato fosse stato lasciato al suo destino sarebbe crollato e si sarebbero create situazioni catastrofiche per le economie nazionali. Essi dovevano essere subordinati dallo stato, perch esso era ritenuto come l'unico ad essere in grado di sostenere l'economa della nazione. Secondo questo, ogni branca produttiva doveva essere organizzata in istituzioni statali composte da rappresentanza allo scopo di indirizzare le attivit secondo le direttive statali. Lo scopo di questo mercato era quello di eliminare la concorrenza tra aziende e il controllo del conflitto tra capitale e lavoro. Queste teorie presero il nome di corporativismo e vennero sostenute dai movimenti di destra e dai nascenti partiti fascisti in Italia e in Germania. Questo movimento and di pari passo con l'idea che la nazione doveva essere guidata da una figura leader dotata di poteri autoritari e in grado di interpretare i bisogni delle masse. Definiti da Spengler uomini di statura cesarea. Le nuove richieste di partecipazione politica: L'emergere di queste teorie evidenzia che la crisi del primo dopo guerra non era solo di stampo economico. Si trattava di una crisi che riguardava le istituzioni democratiche e liberali l quali non erano pi in grado di rappresentare le novit portate dalla guerra come il bisogno di partecipazione da

parte delle masse. Per la patria i soldati avevano compiuto sacrifici incredibili e avevano subito traumi psichici e fisici indelebili. Inoltre tra i reduci si era diffuso un sentimento di delusione e disagio dovuto alla difficolt di trovare lavoro mentre l'inflazione erodeva il potere d'acquisto dei salari degli operai. Per alleviare queste insoddisfazioni nacquero associazioni per gli ex combattenti con lo scopo di ricreare legami di solidariet e cameratismo che la guerra aveva portato. Questa tendenza esprimeva la voglia di partecipare alla vita civile e favor lo sviluppo di sindacati ,di nuovi partiti politici e per esempio la ripresa dei movimenti femministi, dopo che moltissime donne avevano preso il posto degli uomini avevano sostituito gli uomini in fabbrica e nelle pi svariate professioni. La consapevolezza di essersi sacrificati per lo stato determinava nei cittadini una consapevolezza dei propri diritti. La risposta degli stati alle richieste delle masse fu inadeguata considerando questi movimenti come una semplice questione di disordine pubblico anzich una profonda trasformazione. Questo favor la formazione di movimenti di matrice reazionaria che prefiguravano una societ organizzata e gerarchizzata, dove il cittadino era guidato si sacrificava per la nazione guidata dalla figura del capo carismatico. La crisi degli stati democratici. La democrazia alla prova: scontro e riorganizzazione sociale: Dopo la guerra i paesi dell'intesa riuscirono a contenere i conflitti sociali ed economici mentre nei paesi politicamente deboli come l'Italia e la Germania gli eventi precipitarono in scontri rivoluzionari e controrivoluzionari. Questo perch il sistema politico non resse all'impatto con la guerra e la crisi che essa port determinando la nascita di movimenti rivoluzionari il cui esito fu l'instaurazione di regimi autoritari e reazionari. Crisi economica e conflitti sociali in Gran Bretagna. All'indomani della guerra anche la Gran Bretagna entro in crisi perdendo la sua egemonia economica. Tra il 1921 e il 1922 perse l'Egitto e confer pi autonomia alle regioni arabe mentre in India il potere britannico vacillava sotto le spinte indipendentistiche e anti-colonialiste. Dopo la guerra inoltre si fece pi acuta la questione irlandese che vedeva i protestanti contro i cattolici ( quest'ultimi volevano l'indipendenza dell'Irlanda nei confronti della Gran Bretagna. Nel 1919 i cattolici fondarono L'I.R.A (Irish Republican Army) e dichiararono l'indipendenza del paese. Da qui ne scatur una cruenta guerra civile tra unionisti e indipendentisti. Questa si ultimo il 6 dicembre del 1921 quando fu proclamato lo Stato libero d'Irlanda, ma l'isola si spacc in due e i l'Ulster (parte protestante ) rimase parte del Regno Unito. La politica deflazionistica: vantaggi e limiti. Nel tentativo di abbassare l'inflazioni e riportare la sterlina al valore che aveva prima della guerra, i governo britannico condusse una rigoroso politica deflazionistica. Fu limitata la circolazione di carta moneta aumentando il costo del denaro, fu pareggiato il bilancio statale e furono bloccati gli aumenti di salari. Il raggiungimento di questo obbiettivo fu importante poich dimostr l'affidabilit del sistema economico britannico e la sterlina continu ad avere il suo ruolo di moneta internazionale. La convertibilit in oro della sterlina era uno dei cardini dei sistemi monetario internazionale

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