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GUERRA FREDDA

La Seconda Guerra Mondiale ha avuto conseguenze significative, tra cui la perdita del ruolo di leadership politico ed
economico dell'Europa nel mondo, sostituito dalle due nuove superpotenze degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica.
Dopo la guerra, l'Europa si trovava in condizioni disastrose: milioni di persone erano morte, l'economia era distrutta, la fame
colpiva intere popolazioni e c'era la necessità di ricostruire case per milioni di senzatetto. La disoccupazione e l'inflazione erano
altissime a causa dell'aumento dell'emissione di carta moneta da parte dei governi per sostenere le spese belliche . Le
difficoltà economiche avevano portato a un massiccio movimento di profughi da un paese all'altro.

La Seconda Guerra Mondiale ha dimostrato la dipendenza dell'Europa dalla libertà e dalla democrazia da potenze esterne come gli
Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Questi due paesi, definiti come superpotenze, erano gli unici in grado di influenzare
globalmente gli altri stati, dettando scelte e tendenze.
Le ragioni di questa predominanza erano molteplici:
 possedevano potenti apparati militari e rappresentavano le principali potenze industriali del mondo;
 avevano guadagnato prestigio internazionale attraverso la loro partecipazione alla guerra;
 entrambi proponevano sistemi ideologici attraenti, come il capitalismo, la democrazia e il benessere da un lato, e il
comunismo, l'eguaglianza e la pianificazione economica dall'altro.

Il progressivo attrito tra Mosca e Washington ha dato origine alla Guerra Fredda subito dopo il 1945, un sistema di relazioni
politiche e mondiali che è durato per oltre quattro decenni.
La ridefinizione degli assetti mondiali è avvenuta attraverso due tappe fondamentali:
 natura economica, accordi di Bretton Woods e la creazione di nuovi organismi finanziari di controllo e cooperazione;
 natura politica, con la nascita delle Nazioni Unite.

Gli accordi di Bretton Woods, USA, avevano l'obiettivo di coordinare l'economia mondiale per evitare future crisi. Furono
introdotte regole per favorire l'aiuto reciproco, la consultazione tra gli Stati e la libera circolazione di merci e capitali. Nel
1944, i delegati di 44 paesi firmarono gli accordi, che istituirono il dollaro come nuova moneta di riferimento internazionale.
Nello stesso anno, fu creato il Fondo Monetario Internazionale per finanziare i paesi con gravi deficit di bilancio e la Banca
Mondiale per sostenere la crescita degli stati bisognosi di assistenza esterna. Nel 1947, fu firmato l'Accordo Generale sulle
Tariffe e sul Commercio, che mirava a promuovere la liberalizzazione degli scambi globali.

Nel contesto di queste nuove relazioni economiche internazionali, l'economia di mercato si sviluppò negli Stati Uniti e nei paesi
alleati. Nel gennaio 1942, 26 paesi schierati contro l'Italia, la Germania e il Giappone firmarono la Dichiarazione delle
Nazioni Unite, che sottolineava i principi per cui veniva combattuta la guerra: democrazia, libertà, giustizia sociale e liberazione
nazionale. Questo documento servì da base per la costituzione delle Nazioni Unite, che fu fondata nel 1945 a San Francisco con
l'obiettivo di "salvare le future generazioni dalla guerra" attraverso il dialogo e la crescita socio-economica dei popoli.

I principali organi delle Nazioni Unite sono:


 l'Assemblea Generale, dove si discutono i temi più importanti per il destino del mondo;
 il Consiglio di Sicurezza, un organo esecutivo composto da 15 membri, di cui 5 permanenti (Stati Uniti, Unione
Sovietica, Regno Unito, Francia e Cina). Affinché il Consiglio di Sicurezza possa prendere decisioni, è necessaria
l'unanimità dei membri permanenti, importante è il diritto di veto.

Dopo WW2, gli interessi delle potenze vincitrici prevalsero nella ridefinizione dell'Europa, a scapito del diritto dei popoli
di scegliere il proprio governo. Questo portò a tensioni, incomprensioni, attriti nelle zone di confine e diffidenza verso i sistemi
ideologici statunitense e sovietico. La politica violenta e illiberale con cui i sovietici sciolsero i governi nei paesi dell'Europa
orientale controllati dall'Armata Rossa contribuì all'ascesa della Guerra Fredda. Nel marzo 1946, l'ex primo ministro
britannico Churchill denunciò l'espansionismo dell'Unione Sovietica nell'Europa orientale e coniò il termine "cortina di
ferro" per descrivere la divisione del continente in due blocchi contrapposti, con democrazie legate agli Stati Uniti ad ovest e
regimi comunisti di matrice sovietica ad est. Negli Stati Uniti e nei paesi alleati si diffuse rapidamente la convinzione che la
politica sovietica ad est fosse guidata da un disegno egemonico di portata mondiale.

La Dottrina Truman, espressa da Truman in un discorso al Congresso il 12 marzo 1947, affermava l'impegno degli Stati Uniti
nel difendere i popoli la cui libertà e democrazia erano minacciate da forze armate o pressioni esterne. Questa dottrina del
contenimento del comunismo portò all'espulsione dei partiti comunisti dai governi alleati degli Stati Uniti in Europa
occidentale.

Durante la Guerra Fredda, si verificarono tensioni tra Est e Ovest. Gli Stati Uniti lanciarono il Piano Marshall nel 1947, offrendo
aiuti economici all'Europa per favorire la ripresa dopo la guerra. Tuttavia, l'Unione Sovietica e i paesi dell'Europa
orientale legati ad essa rifiutarono gli aiuti, temendo l'influenza del capitalismo. Di conseguenza, gli aiuti furono riservati
solo ai Paesi dell'Europa occidentale, contribuendo a rafforzare l'influenza politica ed economica degli Stati Uniti in quella
regione.

In risposta al Piano Marshall, l'Unione Sovietica creò il Comecon nel 1949, un'organizzazione economica volta
all'integrazione dei sistemi economici dei paesi comunisti dell'Europa orientale. Tuttavia, le decisioni economiche dell'URSS
prevalevano sui bisogni degli altri membri. L'Unione Sovietica istituì anche il Kominform nel 1947, un'organizzazione politica
per coordinare l'azione dei partiti comunisti stranieri e aumentare il loro consenso.

La questione della Germania divisa divenne una delle problematiche principali.


La Germania fu divisa in due:
 la Germania Ovest, con un'economia capitalista e un regime democratico;
 la Germania Est, con un'economia pianificata e un regime comunista.

Le tensioni portarono alla formazione di alleanze militari avverse. I paesi occidentali firmarono il Patto Atlantico nel 1949,
un'alleanza difensiva che prevedeva l'obbligo di intervenire in caso di attacco contro uno degli stati membri. In risposta,
l'URSS e i paesi dell'Europa orientale crearono il Patto di Varsavia nel 1955, un'alleanza militare.

Durante WW2, USA beneficiò di un nr. di morti limitato e il loro territorio rimase intatto. L'economia americana trasse grandi
vantaggi dal conflitto e gli USA emersero come la potenza dominante nel settore industriale, commerciale e finanziario a livello
mondiale. L'URSS, poteva competere solo sul fronte militare, poiché il suo sistema economico era ancora molto arretrato
rispetto a quello statunitense.

La presidenza di Eisenhower, iniziata nel 1952, portò ad un aumento del benessere per un nr. sempre maggiore di persone e
segnò i primi progressi verso l'integrazione razziale tra bianchi e neri. Tuttavia, a livello politico interno, questi furono anche
gli anni del "maccartismo". Il senatore McCarthy, noto oppositore del comunismo, lanciò accuse e allarmi sulla diffusione
del comunismo, che si intrecciarono con le attività della Commissione per le attività antiamericane. Ciò portò a una vera e propria
"caccia alle streghe" contro chiunque fosse sospettato di simpatie comuniste.

Nel 1949 fu proclamata la nascita della Repubblica Federale Tedesca, che rappresentava il baluardo occidentale nel sistema di
alleanze in Europa, sia per USA che per URSS. La Germania occidentale conobbe una notevole ripresa economica, diventando
uno dei paesi più sviluppati dell'Europa occidentale. La politica interna della Germania del dopoguerra fu caratterizzata da
una notevole stabilità, garantita anche dal meccanismo della "sfiducia costruttiva".

Nel UK, il Partito Laburista adottò politiche di austerità per affrontare le difficoltà economiche. Successivamente, grazie
anche agli aiuti del Piano Marshall, furono introdotti interventi statali nell'economia e furono istituite misure di welfare state,
garantendo la sicurezza sociale a tutti i cittadini. Nel Regno Unito, così come in Francia, le questioni coloniali furono al centro del
dibattito interno.

La Francia, con la nascita della Quarta Repubblica nel 1946, affrontò un periodo di instabilità politica e litigiosità. Tuttavia,
con gli aiuti americani, il paese iniziò a mostrare segni di ripresa economica e miglioramento del tenore di vita dei cittadini. Nel
1958, Charles de Gaulle divenne il capo di un governo di unione nazionale e promosse la stesura di una nuova Costituzione
che istituì la Quinta Repubblica con un sistema presidenziale.

Il Piano Marshall non solo contribuì alla ripresa economica dell'Europa occidentale, ma anche alla nascita del processo di
integrazione europea. Questo processo si sviluppò in diverse fasi, culminando con la firma del Trattato di Roma nel 1957, che
istituì la Comunità Economica Europea (CEE) e l'Euratom, volto all'uso pacifico dell'energia atomica.

COMUNISMO E PACIFICAZIONI AD EST


Con la lotta contro il nazismo, l’URSS e il regime staliniano guadagnarono un enorme prestigio. Dal conflitto, Mosca uscì
notevolmente rafforzata anche sul piano territoriale e si dimostrò capace di rivaleggiare con Washington nel ruolo di potenza guida
di livello globale. Nonostante ciò, però, Stalin non allentò la durissima presa della dittatura. Anzi, durante il periodo
immediatamente successivo alla fine della WW2, venne intensificato il clima di controllo, severità e mobilitazione economica
e sociale. Nel 1946 fu lanciato un nuovo piano quinquennale, che assegnava circa l’88% delle risorse all’industria pesante.
Nemmeno la morsa dell’apparato poliziesco si allentò. Gli arresti e le deportazioni continuarono, così come le persecuzioni delle
etnie ribelli. Stalin rinfocolò anche l’antisemitismo, che raggiunge un tragico parossismo all’inizio del 1953, con il “complotto
dei camici bianchi”. In quegli anni, il mondo della cultura fu irregimentato e il culto della personalità, che aveva Stalin per
oggetto, toccò le punte più elevate. La mancanza di qualsiasi libertà economica, sociale, politica ed espressiva rafforzò il
regime del dittatore.
L’autonomia dei Paesi sottoposti al dominio della superpotenza sovietica era assai ridotta. Nei Paesi controllati da Mosca, lo
scioglimento dei governi di unità nazionale e l’imposizione di esecutivi guidati da comunisti rappresentò solo il primo
passo verso la creazione di veri e propri regimi totalitari, improntati sul modello sovietico. In questi Stati, infatti, vennero
aboliti i partiti, a eccezione di quello comunista; vennero cancellate tutte le libertà sindacali e la libertà di associazione ed
espressione; il dissenso nei confronti della politica del regime venne aspramente combattuto.
A completare il quadro di assoggettamento, inoltre, vennero redatte nuove Costituzioni socialiste (la terra venne collettivizzata,
le imprese-banche-trasporti subirono la nazionalizzazione e la produzione fu centralizzata e pianificata).
Questo fu il contesto nel quale sorsero le cosiddette “democrazie popolari”, i cui capi divennero oggetto di un culto della
personalità e si allinearono strettamente alle politiche e alle decisioni dell’URSS.
Ungheria, Romania, Bulgaria, Polonia, Cecoslovacchia e Repubblica democratica tedesca divennero così “satelliti” di
Mosca a sovranità limitata. A cambiare la situazione nell’URSS e dell’intera Europa dell’Est concorse la morte di Stalin, nel
marzo 1953. La sua scomparsa, accompagnata da un lutto pubblico straordinario, innescò tensioni fino allora represse da duro
sistema di polizia.
Così, già nel giugno del 1953, alcuni operai di Pilsen si ribellarono, successivamente il medesimo evento si verificò anche a
Berlino est nelle principali città della Repubblica democratica tedesca: le proteste erano dettate dal basso livello dei salari e dalle
cattive condizioni di vita dei lavoratori.

Alla guida dell’URSS, dal settembre del 1953, si impose l’ucraino Chruščëv, affermò che era tempo di dare spazio
all’industria leggera ed elevare il tenore di vita dei cittadini sovietici. Sul piano della politica estera, oltre a determinare la
nascita del Patto di Varsavia, concluse la pace di Austria (1955) e riprese i rapporti con la Jugoslavia di Tito. Incredibili
furono le dichiarazioni pronunciata da Chruščëv durante il XX congresso del Partito comunista sovietico (febbraio 1956).
Egli denunciò i crimini dell’epoca staliniana (il terrore fondato dalla polizia segreta, il culto della personalità, la mancanza di
democrazia, la repressione attuata contro la società). Di conseguenza, demolì il mito del dittatore, avviando il processo di
“destalinizzazione” (abbandono dei metodi di governo che avevano portato all’edificazione di un regime disumano, al fine di
tornare alle origini della rivoluzione). Solo restituendo il potere al popolo il socialismo sovietico si sarebbe potuto sviluppare
correttamente, giungendo all’instaurazione del nuovo mondo comunista sognato da Marx e Lenin.

La condanna dello stalinismo diede l’avvio a una serie di proteste economico-sociali nei Paesi satelliti.
In Ungheria e Polonia il regime non pensò a riforme interne al Partito comunista, provocando l’ira delle popolazioni; inoltre, si
aggiunse l’antisovientismo, che si coniugò al nazionalismo.
Un’importante eccezione alla stalinizzazione dell’Europa orientale era rappresentata dalla Jugoslavia. Infatti, l’instaurazione del
comunismo non era stata una conseguenza dell’occupazione dell’Armata rossa, poiché la Jugoslavia fu l’unico Stato europeo
capace di liberarsi dalle forze nazifasciste grazie ai partigiani comunisti di Tito. Egli, preso il potere, dichiarò decaduta la
monarchia e, nel novembre 1945, proclamò la Repubblica, dando alla Jugoslavia un assetto federale.
Tito si sforzò di trovare una via alternativa e personale al socialismo, che mettesse al riparo la Jugoslavia sia dalle seduzioni del
capitalismo sia dalla durezza del regime stalinista. Per questa ragione Belgrado non aderì al Komintern, mantenendosi
indipendente da Mosca. Tito e Stalin ruppero definitivamente i rapporti nel giugno 1948. Belgrado, dopo essere stata definita
“colonia imperialista” da parte di Stalin, cercò l’appoggio del movimento dei Paesi “non allineati”.

Il riarmo globale raggiunse proporzioni senza precedenti. Inizialmente, solo USA possedevano armi atomiche, ma nel 1949
l’URSS annunciò di aver sviluppato la propria bomba atomica. Quando USA detonò la prima bomba all'idrogeno nel 1952,
l'URSS recuperò il divario in meno di un anno. Scontro su larga scala = esito potenzialmente catastrofico per l'umanità.
Questo timore di una mutua distruzione garantì una pace fragile durante la Guerra Fredda. Allo stesso tempo, questa paura
spinse le due superpotenze a cercare il dialogo e soluzioni diplomatiche per le crisi che affliggevano il mondo.

In particolare, l'Estremo Oriente, con Cina e Corea →sanguinose battaglie tra democrazia e comunismo.
La vittoria di Mao in Cina segnò un punto di svolta nello scontro tra le due ideologie. Durante WW2, i comunisti di Mao e i
nazionalisti di Chiang Kai-shek avevano combattuto insieme contro l'occupazione giapponese, ma una volta concluso il conflitto
scoppiò una guerra civile tra di loro. Dopo tre anni di combattimenti, nel 1949, Mao entrò a Pechino e fondò la Repubblica
popolare cinese, mentre Chiang Kai-shek si rifugiò a Taiwan sotto la protezione USA. La Cina si alleò con l'URSS.

La Corea divenne il luogo di massima tensione, tra il 1950 e il 1953, si combatté una guerra estremamente violenta. Dopo la resa
del Giappone nel 1945, la Corea fu divisa in due:
 la Corea del Nord, al nord del 38º parallelo, divenne comunista e alleata dell'URSS e della Cina di Mao;
 la Corea del Sud, al sud del 38º parallelo, fu governata da un regime filo-statunitense.

Nel maggio del 1950, l'esercito nord-coreano invase la Corea del Sud con l'obiettivo di unificare il paese sotto il
comunismo. Le Nazioni Unite autorizzarono un intervento militare guidato dal generale MacArthur per sostenere la Corea del
Sud. Tuttavia, l'avanzata delle truppe delle Nazioni Unite fu respinta dalla Cina, che contrattaccò e respinse le forze alleate a sud.
Truman non acconsentì all'uso di armi nucleari proposto da MacArthur per evitare una guerra più ampia, e l'armistizio fu
firmato nel luglio del 1953.

Dopo WW2, il Giappone era in uno stato di devastazione. Oltre ai 3,3 milioni di morti, il paese subì distruzioni su vasta scala e
una ridefinizione dei suoi confini. L'umiliazione della sconfitta e la condanna della classe dirigente e dell'imperatore Hirohito
furono dolorose. I responsabili della politica di aggressione giapponese furono processati per crimini di guerra tra il 1946 e
il 1948. Il generale MacArthur fu nominato governatore militare del Giappone dopo il 1945 e si impegnò a guidare il paese verso
la democrazia. Gli USA cercarono di trasformare il Giappone in un alleato potente. La sua posizione geografica lo rendeva un
importante baluardo della democrazia nell'Estremo Oriente minacciata dal comunismo sovietico e cinese. La Costituzione del
1947 istituì un regime parlamentare monarchico in Giappone, che divenne membro delle Nazioni Unite nel 1956. Grazie
anche agli aiuti economici statunitensi, il Giappone conobbe uno straordinario sviluppo economico.

La decolonizzazione rappresenta il processo attraverso il quale i paesi colonizzati ottengono la loro indipendenza e
autonomia, consentendo per la prima volta una partecipazione attiva delle nazioni al di fuori dell'Europa e dell'America nelle
dinamiche storiche. Questo fenomeno si manifestò principalmente in Africa e Asia nei trent'anni successivi alla WW2, durante i
quali gli imperi coloniali vennero smantellati e numerosi nuovi Stati indipendenti nacquero in queste regioni.

Tra WW1 e WW2, i grandi imperi colonizzatori europei iniziarono a mostrare segni di cedimento.
 si svilupparono movimenti nazionalisti che reclamavano l'autonomia dei popoli colonizzati;
 l'Europa stava attraversando un declino oggettivo.
WW2 non fece che accentuare questa situazione, rendendo ancora più difficile per l'EU mantenere il controllo sui continenti
africano e asiatico. Inoltre, il conflitto contribuì al declino politico ed economico dell'EU, mentre gli USA e l’URSS emersero
come nuove superpotenze, ridefinendo l'assetto geopolitico mondiale. All'interno della divisione del mondo in blocchi ideologici
contrapposti, entrambe le potenze avevano interesse a sostenere la liberazione dei popoli colonizzati, che poi avrebbero
scelto tra il capitalismo e il socialismo.

Il principio dell'autodeterminazione dei popoli fu ribadito esplicitamente nella Carta Atlantica firmata da Roosevelt e Churchill,
mentre la nuova Organizzazione delle Nazioni Unite poneva la libertà dei popoli come fondamento per lo sviluppo globale.

Durante WW2, UK cercò il sostegno dell'India, ma con la resa della Germania nazista e la crescente debolezza
dell'Inghilterra, diventò impossibile mantenere il controllo sull'India contro la volontà della popolazione. Nel 1947, il
governo laburista britannico non riuscì più a gestire il rapporto con le sue colonie, e in quell'anno l'India si dichiarò uno stato
indipendente.

Negli anni '30, in India emerse un movimento indipendentista guidato da Gandhi e Nehru, che cercò di ottenere l'indipendenza
dall'impero coloniale britannico. Gandhi guidò la cosiddetta Marcia del sale, una manifestazione non violenta che si svolse senza
interferenze. Tuttavia, in India esistevano correnti di pensiero divergenti, e quindi Gandhi non riuscì a ottenere l'autonomia
desiderata. Questa situazione rappresentò una doppia perdita per gli inglesi:
- Nacque il Pakistan orientale.
- Nacque il Pakistan occidentale.
- Nacque l'Unione Indiana.

La separazione si basava su motivazioni religiose, poiché l'Unione Indiana, che comprendeva la maggior parte del territorio, era
prevalentemente induista (non mussulmani indiani), mentre il Pakistan era a maggioranza musulmana (la porzione musulmana del
territorio indiano divenne il Pakistan orientale). Dopo la morte di Gandhi, avvenuta a causa di un fanatico induista, Nehru assunse
il potere come primo capo di stato laico. Nehru dovette affrontare enormi problemi interni, poiché era contrario alla
divisione in due Stati che aveva causato imponenti migrazioni di massa e violenti scontri etnici. Durante il suo mandato,
Nehru promosse importanti riforme sociali, come lo sviluppo del welfare state, con un'attenzione particolare all'istruzione e alla
sanità.

I conflitti tra India e Pakistan si intensificarono nuovamente nel 1971, quando scoppiò una guerra atipica. Il Pakistan orientale,
con il sostegno militare dell'India, si scontrò con il Pakistan occidentale. Alla fine di questo conflitto, il Pakistan orientale
ottenne l'indipendenza e prese il nome di Bangladesh.

LA DIVISIONE DEL VIETNAM


Alla fine della WW2, l'India giocò un ruolo fondamentale come parte del movimento dei paesi non allineati, fondato da Tito.
Questo movimento comprendeva tutti quei Stati che non si identificavano nel binomio capitalismo/socialismo.

In Vietnam, che era sotto il dominio francese ma era stato parzialmente occupato dal Giappone durante WW2, si formò un
movimento indipendentista-socialista guidato da Ho Chi Minh. Nel 1950, la Francia inviò truppe per combattere le milizie di Ho
Chi Minh, ma queste milizie sconfissero l'esercito continentale francese nel 1954.
Fu quindi necessario stipulare un trattato diplomatico a Ginevra, in cui il Vietnam venne diviso in:
- Vietnam del Nord (filo-sovietico e giapponese), con Ho Chi Minh come presidente;
- Vietnam del Sud (sotto il controllo degli Stati Uniti).

Il confine tra i due paesi seguiva il 17° parallelo, questa divisione avrebbe dovuto essere temporanea, con elezioni
diplomatiche previste per il 1956, che però non furono mai realizzate.

L'EGITTO E LA GUERRA DI SUEZ: LIBERTÀ PER I POPOLI DELL'AFRICA


Francia e UK avevano un grande interesse nel Canale di Suez in Egitto. Nonostante l'Egitto fosse formalmente indipendente
dal 1922, rimaneva cmq sotto un forte controllo britannico e sperava in una piena indipendenza dopo WW2. Nel 1952, il generale
Nasser prese il controllo del paese rovesciando la monarchia corrotta con un colpo di Stato. Nel 1956, fu eletto presidente e
attraverso la politica di nazionalizzazione cercò di eliminare le interferenze straniere nel paese con un'ideologia socialista. La
nazionalizzazione del Canale di Suez era una mossa strategica poiché il canale era il passaggio per due terzi del petrolio
diretto in Europa. In questo modo, Nasser avrebbe acquisito i profitti del traffico mercantile.

Il DECLINO UK-FRANCIA: UK e la Francia reagirono con la forza bombardando Il Cairo, mentre le truppe israeliane
occuparono la zona del Sinai. Il conflitto non si risolse con un negoziato poiché l'URSS e USA intervennero esercitando pressioni
per evitare ulteriori escalations. Queste condizioni favorirono la sconfitta delle potenze europee, dimostrando come il Vecchio
Continente avesse ormai un ruolo secondario nel bilanciamento dei poteri globali. La vittoria rese Nasser un eroe per tutti i popoli
arabi.

LA GUERRA D'ALGERIA: In Algeria, il conflitto aveva una natura principalmente culturale. Essendo una colonia francese, il
paese ospitava più di un milione di francesi, noti come "pieds-noirs". Quando la Francia rifiutò l'indipendenza per ragioni
culturali, in Algeria emerse un movimento di liberazione interno che portò a una vera e propria guerra civile. In Francia, il
passaggio dalla Quarta alla Quinta Repubblica segnò un cambiamento di prospettiva nei confronti dell'Algeria. Una parte
dell'opinione pubblica francese, così come il mondo della cultura, spingeva per concedere l'indipendenza all'Algeria. Il presidente
De Gaulle fu chiamato a inaugurare una nuova fase istituzionale, sostenendo il movimento che appoggiava l'indipendenza
algerina. Dopo una serie di trattati, l'Algeria ottenne l'indipendenza nel 1962, con l'approvazione di un referendum da parte
dei francesi.

LE COLONIE INGLESI NEL SUDAFRICA: La maggior parte dei paesi dell'Africa sub-sahariana ottenne l'indipendenza tra
gli anni 50 e 60, quasi sempre attraverso trattati pacifici. Tuttavia, il caso dell'Unione Sudafricana presentava una situazione
molto più complessa. Il paese, una dominazione coloniale britannica di lunga data, era caratterizzato da un sistema di
segregazione razziale noto come apartheid.

La minoranza bianca (meno del 25%) deteneva il completo controllo del paese, mentre la maggioranza nera era soggetta a
una rigida divisione e discriminazione. I neri non avevano diritti politici, erano limitati nella loro libertà di movimento
all'interno del territorio, non avevano accesso all'istruzione superiore e alle professioni.

Negli anni '60, il Sudafrica fuori da Commonwealth e da Nazioni Unite, cercando di enfatizzare la separazione tra la
popolazione bianca e nera. Il principio di autodeterminazione dei popoli divenne un fattore politico, e solo nel 1963 l'ONU impose
un embargo economico al Sudafrica. Il governo bianco fu sottoposto a forti pressioni per abbandonare l'apartheid, ma senza
successo e ciò portò all'incarcerazione dei principali leader della comunità nera, tra cui Nelson Mandela.

IL NODO DEL MEDIO ORIENTE: GLI EBREI IN PALESTINA


Nella regione della Palestina, la radice del problema può essere ricondotta al comportamento delle ex potenze coloniali. Area
oggetto di un'intensa immigrazione ebraica. Nel 1917, con la Dichiarazione Balfour, si decise di restituire agli ebrei il
territorio di Israele, al fine di creare una "dimora nazionale per il popolo ebraico". Iniziò quindi un'immigrazione di ebrei nei
territori abitati dalla popolazione musulmana, sostenuta dall'intervento britannico. Tuttavia, con l'aumentare dell'immigrazione
ebraica, le tensioni con la popolazione araba locale aumentarono. Gli ebrei crearono solide strutture civili, sociali ed
economiche, con l'obiettivo di creare una comunità indipendente, i KIBBUTZ, che costituirono il nucleo degli insediamenti
ebraici a Gerusalemme. Ciò generò il malcontento tra la popolazione musulmana. Negli anni '30 e '40, si verificarono scontri
frequenti tra israeliani e arabi.
Nel 1946, un attentato organizzato da ebrei distrusse l'Hotel King David causando la morte di molti soldati britannici. Nel 1947,
UK presentò la questione della coabitazione alla Nazioni Unite, a causa delle difficoltà nel mantenere l'ordine nei territori.

Nel 1948, David Ben-Gurion, il 1° primo ministro di Israele, proclamò l'indipendenza dello Stato d'Israele, il giorno stesso in
cui terminò il mandato britannico. Immediatamente, tutti i paesi arabi della Lega Araba dichiararono guerra a Israele.
Nonostante la superiorità tecnologica e militare di Israele, la guerra del 1948-1949 si concluse con la Giordania che occupò la
parte est di Gerusalemme, mentre Israele si stabilì nella parte ovest. Questa situazione rese inattuabili le soluzioni prospettate dalle
Nazioni Unite, aprendo la strada a ulteriori sviluppi conflittuali.

LA GUERRA DEI SEI GIORNI: La sconfitta del 1948-1949 fu un duro colpo per i Paesi arabi e Israele, circondata dai nemici
su tutti i fronti, divenne una nazione fortemente militarizzata. Paradossalmente, durante la crisi di Suez del 1956, Israele
approfittò delle operazioni militari condotte da Regno Unito e Francia per occupare la penisola del Sinai. Questa azione scatenò
un ulteriore conflitto episodico che si protrasse nel tempo. Il culmine fu raggiunto con la guerra dei Sei Giorni nel 1967, un
conflitto tra Israele ed Egitto, Siria e Giordania. La Lega Araba ricevette il sostegno dell'URSS contro il sionismo, mentre
Israele fu appoggiata dagli USA. Il conflitto assunse una portata internazionale, con il presidente egiziano Nasser che
richiedeva il ritiro delle truppe delle Nazioni Unite dalla zona del Canale di Suez. Ciò che inizialmente era una questione
diplomatica divenne anche umanitaria, poiché i palestinesi cercavano di fuggire dalle zone di guerra. Israele aveva l'obiettivo di
riacquisire tutti i territori che, secondo la Bibbia, erano sotto il controllo degli Israeliti (motivazioni ideologiche). La guerra
dei 6 Giorni si concluse con una schiacciante vittoria di Israele, che strappò le alture del Golan alla Siria, il Sinai e la
Striscia di Gaza all'Egitto e la Cisgiordania alla Giordania.

LA GUERRA DEL KIPPUR: Nel frattempo, Israele iniziò la colonizzazione dei territori occupati, e la gestione di un milione
e mezzo di arabi nel territorio divenne sempre più difficile. Tra il 1967 e il 1973, si verificarono anni di "non pace" caratterizzati
da continui incidenti tra Israele e i paesi arabi. Nel 1973 scoppiò la guerra del Kippur, questa volta dichiarata dalla Lega
Araba (Egitto, Siria, Giordania). La guerra, basata su motivazioni territoriali, venne pianificata in coincidenza con lo Yom
Kippur, il giorno del digiuno e della preghiera ebraica che paralizza la vita pubblica e le attività dello Stato di Israele. Dopo
un'iniziale avanzata araba verso Tel Aviv, Israele reagì e riuscì a riconquistare tutti i territori occupati. In questo periodo, la Lega
Araba rappresentava il principale fornitore di petrolio, e venne istituita l'OPEC. I paesi arabi utilizzarono il ricatto del
petrolio alzandone il prezzo nei confronti di tutti i paesi filoisraeliani. Pertanto, la Lega Araba svolse un ruolo di grande rilievo a
livello mondiale, per ragioni economiche.

IL NEOCOLONIALISMO: Con il processo di decolonizzazione, lo scenario globale subì modifiche significative. Le vecchie
potenze coloniali iniziarono a declinare, mentre emerse il fenomeno del neocolonialismo, caratterizzato da relazioni coloniali
mantenute attraverso strumenti più sottili. Un esempio di neocolonialismo fu la politica USA per gran parte del XX secolo nei
confronti dei paesi dell'America Latina. Washington forniva aiuti finanziari ai regimi autoritari in cambio di privilegi
nello sfruttamento delle risorse economiche locali. La crescente potenza delle multinazionali spesso portò a colpi di stato contro
i presidenti. I governi autoritari dell'America Latina erano spesso caratterizzati da un populismo che li avvicinava alla popolazione
attraverso misure di assistenza pubblica, creando un legame con il regime.

CUBA E GLI USA: Cuba era fortemente dipendente dagli Stati Uniti, nonostante l'indipendenza, poiché era di fatto un
protettorato di Washington. Gli Stati Uniti gestivano le basi militari sull'isola, mentre le imprese americane controllavano
le piantagioni di canna da zucchero e il monopolio della distribuzione di gas ed elettricità. La maggior parte delle
esportazioni cubane era destinata agli Stati Uniti. Questa situazione non cambiò con Batista, un dittatore filoamericano che
governò a Cuba dal 1933 al 1959. Batista arricchì sé stesso cedendo agli Stati Uniti il controllo delle miniere e dei trasporti
ferroviari e trasformando L'Avana in una capitale del turismo, del gioco d'azzardo e della prostituzione.

LA RIVOLUZIONE DI FIDEL CASTRO: La corruzione del regime dittatoriale e la manipolazione degli Stati Uniti
scatenarono rivolte popolari a Cuba. La guerriglia contro Batista fu guidata da Fidel Castro, che organizzò un gruppo
rivoluzionario con l'obiettivo della liberazione nazionale. I ribelli presero il controllo dell'isola e Batista fu costretto a fuggire
nel gennaio 1959, rovesciando la dittatura e trasformando Cuba in una repubblica socialista. Dopo la vittoria, Castro attuò
rapidamente una serie di riforme economiche, vietando la grande proprietà terriera, nazionalizzando le raffinerie di zucchero e
petrolio e confiscando i beni delle imprese statunitensi.

CASTRO, GLI USA E L'URSS: In risposta alla rivoluzione cubana, nel gennaio 1961 gli USA dichiararono un embargo
economico su Cuba. Castro, a sua volta, annunciò che Cuba sarebbe diventata la base per diffondere il marxismo-leninismo
nell'intero continente latino-americano. Gli Stati Uniti cercarono di rovesciare il regime di Castro con l'invasione della
Baia dei Porci nella primavera del 1961, ma subirono una netta sconfitta. L'anno successivo, la crisi dei missili di Cuba portò
il mondo sull'orlo di una guerra nucleare, con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica che si trovarono faccia a faccia a causa delle
installazioni di missili sovietici a Cuba.

I PROGRESSI SOCIALI: Il nuovo regime cubano ottenne importanti successi nel campo sociale negli anni '60 e '70, con un
sistema sanitario e un sistema educativo di alto livello. Tuttavia, i risultati economici furono deludenti. Castro non riuscì ad
avviare un processo di industrializzazione e l'agricoltura rimase dipendente dalla produzione di canna da zucchero.

L'OPPRESSIONE POLITICA: La dura repressione politica dell'opposizione interna a Cuba dimostrò che il "comunismo
reale" era nemico della democrazia, anche nel contesto cubano.

CUBA E L'AMERICA LATINA: La rivoluzione di Castro ebbe un impatto significativo sull'opinione pubblica, specialmente nei
paesi latinoamericani. Dimostrò che era possibile liberarsi dai meccanismi del neocolonialismo e combattere le influenze
straniere.

La "coesistenza pacifica" fu introdotta per la 1a volta da Chruščëv nel 1956 durante il XX Congresso del PCUS. Egli sostenne
che il blocco comunista e quello capitalista avrebbero dovuto considerare la possibilità di convivere pacificamente senza
scontrarsi. Durante gli anni '50 e '60, si fece un tentativo effettivo di affrontare insieme le questioni legate all'assetto geopolitico
mondiale.

L'era della "coesistenza pacifica" si estese negli anni '60 e all'inizio degli anni '70, e si caratterizzò per la volontà di trovare
soluzioni condivise alle problematiche comuni.
Ci furono diverse tappe importanti nel processo di "distensione" tra Mosca e Washington:
- Dopo la crisi di Cuba nel 1963, venne installata una linea telefonica “telefono rosso” tra il Cremlino e la Casa
Bianca.
- Nell’agosto del 1963; USA, URSS e UK firmarono un trattato che vietava gli esperimenti nucleari nell'atmosfera e
in mare.
Una nuova consapevolezza sulla necessità di una convivenza pacifica si sviluppò grazie alla competizione nello spazio,
culminando con lo sbarco sulla Luna da parte degli astronauti americani nel 1969.

I trattati per il disarmo raggiunsero un punto culminante nel maggio del 1972, quando venne stipulato il trattato SALT I, che
stabiliva che Stati Uniti e Unione Sovietica non avrebbero prodotto nuovi missili intercontinentali, mantenendo solo quelli
già operativi.

In Europa, la politica della pacificazione fu promossa dalla Germania Ovest:


 Nel 1970, Bonn riconobbe i confini della Polonia.
 Nel 1972, venne firmato un trattato con la Germania Est, in cui i due Paesi stabilirono relazioni politico-commerciali,
riconoscendo reciprocamente le rispettive frontiere.

Il vertice diplomatico di questa era di coesistenza pacifica fu raggiunto durante la Conferenza Sulla Sicurezza E La
Cooperazione In Europa a Helsinki nel 1972, a cui parteciparono tutti i Paesi europei, il Canada e USA.

I negoziati conclusi nel 1975 con la firma dell'Atto Finale stabilirono che l'Occidente non si sarebbe intromesso negli affari
interni di altri Paesi e non avrebbe violato i confini del blocco sovietico. In cambio, l'URSS ottenne il riconoscimento della
sua sfera d'influenza nell'Europa dell'Est, ma si impegnò a rispettare i diritti umani dei suoi cittadini. Complessivamente,
grazie a questi trattati, verso la metà degli anni '70 i due blocchi contrapposti raggiunsero un grado di convivenza reciproca
accettabile e sostenibile.

LA CRISI: DAL MURO DI BERLINO ALLA GUERRA IN VIETNAM


L'URSS e i suoi Paesi satelliti, grazie a un rigido controllo sulla popolazione, cercarono di impedire qualsiasi possibilità di
fuga verso l'Occidente. Tuttavia, questo controllo mostrava delle falle, una delle quali si trovava al confine tra la zona est e ovest
di Berlino, dove un gran numero di tedeschi si trasferiva dalla Repubblica Democratica alla Repubblica Federale. Negli anni '50,
circa 2,5 milioni di cittadini tedeschi abbandonarono Pankow, un quartiere a nord di Berlino, in cerca di maggiore libertà
politica e un miglior tenore di vita. Di fronte a questa situazione di crisi, le autorità della Germania Est decisero di
costruire un muro che separasse i settori dell'ex capitale del Reich.

Il Muro di Berlino fu costruito nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 e circondava Berlino Ovest, ridotta a un'enclave
occidentale in territorio comunista. Nonostante la costruzione del muro, i tentativi di fuga non cessarono, ma divennero più
rischiosi e pericolosi. Presto il Muro di Berlino divenne il simbolo dell'oppressione esercitata da Mosca e dal comunismo sui
cittadini dell'Europa orientale, che sembravano essere rinchiusi in una prigione.

Il momento di maggior crisi nel periodo della "convivenza pacifica" si verificò nel 1962 ed è conosciuto come la "crisi di Cuba".
Gli Stati Uniti non avevano mai accolto favorevolmente la rivoluzione di Castro a Cuba. La transizione verso un regime socialista
e l'intenso legame con Mosca spinsero gli statunitensi a cercare di rovesciare Castro tramite l'invasione di esuli cubani
anticastristi. Questo colpo di Stato, noto come la Battaglia Della Baia Dei Porci (aprile 1961), fallì miseramente.

In risposta a ciò, Castro decise di stringere un'alleanza militare con l'URSS. Secondo i termini dell'accordo, vennero installati
missili nucleari e una guarnigione sovietica a Cuba. L'operazione, che doveva rimanere segreta, fu scoperta e il presidente
americano Kennedy annunciò immediatamente il blocco di Cuba. Per alcuni giorni, tra il 16 e il 22 ottobre 1962, il mondo
temette che il confronto tra le due superpotenze potesse sfociare in una guerra nucleare. Nonostante le pressioni di Castro,
Chruščëv si ritirò, ordinando alla flotta sovietica di invertire la rotta. Le trattative portarono a un accordo decisivo: l'URSS
rinunciò a utilizzare Cuba come base missilistica e gli Stati Uniti si impegnarono a non invadere l'isola. La crisi più
significativa della Guerra Fredda si risolse positivamente, poiché i leader delle due superpotenze compresero che un conflitto
avrebbe portato alla distruzione reciproca atomica.

Dopo la crisi di Cuba, l'America Latina divenne l'arena di uno scontro tra capitalismo e comunismo. L'alleanza con Mosca e
l'isolamento politico ed economico avevano portato Cuba a promuovere la diffusione del marxismo-leninismo nel centro e nel sud
America.

Nella seconda metà degli anni '70, le rivolte contro le dittature corrotte del continente latino-americano aumentarono. Il
protagonista indiscusso di questo periodo fu Ernesto "Che" Guevara, leader delle guerriglie comuniste che teorizzò
l'insurrezione dell'intera America Latina a partire dalle regioni rurali più povere. Guevara morì nel 1967 mentre combatteva
contro il regime dittatoriale di Barrientos in Bolivia. Movimenti di resistenza alle dittature emersero anche in Perù, Uruguay,
Venezuela e Guatemala, ma furono duramente repressi dalle forze governative sostenute finanziariamente e militarmente
dagli Stati Uniti.

La guerra del Vietnam rappresentò il terreno di scontro principale tra i due blocchi opposti. Dopo l'occupazione francese, il paese
fu diviso in due al 17° parallelo:
 Il Vietnam del Sud, autoritario e sostenuto dagli Stati Uniti.
 Il Vietnam del Nord, comunista e sostenuto da Cina e URSS.

Negli anni '50, gli scontri tra le due repubbliche si intensificarono e le guerriglie comuniste aumentarono, con l'obiettivo di
riunificare il paese. Negli anni '60, i presidenti Kennedy e successivamente Lyndon B. Johnson coinvolsero sempre di più gli
Stati Uniti nel conflitto indocinese. Johnson era convinto che perdere il Vietnam avrebbe significato perdere l'intera
Indocina e portare l'Asia sud-orientale dalla parte dei comunisti.

A partire dal 1964, il numero di soldati americani inviati in Vietnam aumentò costantemente, raggiungendo il picco di mezzo
milione di unità nel 1967. Tuttavia, la lotta contro i Vietcong si rivelò estremamente complessa per diverse ragioni:
 l'esercito statunitense, nonostante la superiorità numerica e materiale, si dimostrò incapace di combattere nella
giungla;
 i massicci bombardamenti aerei e l'uso del napalm non riuscirono a sconfiggere gli avversari.

Nel gennaio 1968, furono i guerriglieri a prendere l'iniziativa con l'offensiva del Tet (Capodanno vietnamita), cogliendo di
sorpresa gli americani stanziati a Saigon e riuscendo ad occupare i principali punti strategici della città.

Gli Stati Uniti non riuscirono mai a imporre la loro superiorità sul territorio asiatico e, nel frattempo, negli stessi Stati
Uniti si sviluppò un forte movimento contrario alla guerra.

Il presidente Nixon, rendendosi conto dell'impossibilità di vincere militarmente, decise di avviare il ritiro delle truppe
americane dall'Indocina e di avviare trattative di pace con Hanoi.
Il 27 gennaio 1973, a Parigi, fu firmato un accordo che segnò il completo disimpegno degli Stati Uniti dal Vietnam. In
cambio, le autorità del Nord si impegnarono a riconoscere la sovranità del Sud.

Tuttavia, questa promessa non fu mantenuta e nell'aprile 1975 i Vietcong occuparono Saigon, unificando ufficialmente il
Vietnam sotto il regime comunista nel giugno 1976. Nello stesso periodo, anche in Laos e Cambogia si instaurarono regimi
di stampo comunista, portando l'intera Indocina nel campo del marxismo-leninismo.

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