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Storia dell’Italia contemporanea 1943-2014

Cap. 1 - Dopoguerra
Paragrafo 1. Estate 1943: un teatro di guerra

La parabola della Repubblica Italiana abbraccia ormai più di settant’anni. Ma dove comincia
questa storia?
Una prima risposta colloca la Repubblica nel tempo che va dal primo al secondo conflitto
mondiale, dal 1915 al 1945. In questo periodo le trasformazioni di quella che prende il nome
di “società di massa” modificando le relazioni tra individuo e collettività, tra diritti e poteri.
La Repubblica rappresenta un cammino, un esito non scontato di processi che conducono
lontano dal suo atto di nascita formale, da quel certificato che porta la data del referendum
del 2 giugno 1946.
Il dopoguerra è quindi uno spazio definito dalla conclusione della Seconda guerra mondiale
che si proietta fino al tempo presente.
Molto è cambiato dalla stagione delle origini: c’è un progressivo modificarsi fra il territorio
[confini e appartenenze] e l’esercizio della democrazia.
Allora ha senso collocare le radici della Repubblica in un groviglio di situazioni incerte:

- L’uscita del fascismo con la crisi del regime e le sue ricadute


- La cesura della Seconda guerra mondiale che taglia in due il secolo
- La guerra civile che pone gli italiani su sponde contrapposte

La crisi del fascismo si fa strada con la condotta della guerra e gli insuccessi di Mussolini
nelle sue imprese. Forse Mussolini, con pretese di egemonia e potenza, pensava a una guerra
parallela contro gli stessi nemici: Mussolini e l’Italia fascista e Hitler e la Germania nazista.
Ma il fallimento della aggressione alla Grecia [autunno ‘40] segna una svolta;
Mussolini assume il ruolo di alleato subalterno e subordinato alle strategie belliche del terzo
Reich.
L’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940 → qui comincia l'erosione del consenso al fascismo,
la guerra rivela i limiti e le debolezze di una costituzione nazionale fondata sulla forza,
potenza e capacità di sconfiggere nemici e oppositori.
Si vede il declino del regime: il discorso di Mussolini del 2 dicembre 1942 segna la fine del
mito che voleva sostituirsi alle idee di nazione e stato che avevano retto nei primi decenni
post-unitari.
Tra la fine del ‘42 e l’inizio del ‘43 → tedeschi da alleati a nemici.
Poi la catastrofica ritirata dal fronte russo → dimostra la debolezza: le colpe del regime sono
evidenti.
La Repubblica è il risultato di grandi trasformazioni che hanno le radici nella prima metà del
secolo scorso.
Le due guerre mondiale trasformano i percorsi dei diversi nazionalismi, esaltano il ruolo e la
funzione della violenza, misurano coalizioni e progetti alternativi.
Il dopoguerra italiano è parte di una parte di una storia inserita nel cammino di definizione
di un ordine internazionale come risposta alle tragedie delle guerre.
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L’alleanza tra fascismo e nazismo ha radici profonde. Due regimi che si incontrano tra gli
anni ‘20 e ‘30 del Novecento, hanno idee comuni, temono la democrazia e le sue forme
storiche e fanno una guerra senza precedenti.
Contro le forze dell’asse [accorso Hitler e Mussolini ‘36] c’è la coalizione dei paesi che
vogliono abbattere la minaccia: c’è il progetto con l’ambizione di eliminare la guerra dalla
storia.
L’Inghilterra intanto resiste, gli USA entrano in guerra dopo Pearl Harbour, dopo la resa di
Stalingrado e la vittoria di El Alamein maturano le premesse per vincere su Hitler.
Maturano due progetti:
- la Carta Atlantica e l’espressione “Nazioni Unite” che aprono l’ipotesi di una
collaborazione reciproca per vincere la guerra e proporre un progetto di convivenza
e solidarietà

25 Luglio ‘43:
- Caduta del fascismo e l'armistizio dell’8 settembre.
Il nuovo governo presieduto da Pietro Badoglio è irriso: giudicato traditore dai
nazisti, inaffidabile per Londra e Washington
- Mussolini nascosto sul Gran Sasso viene liberato dai tedeschi e fonda la Repubblica
sociale italiana, governo fantoccio riconosciuto solo dalla Germania

Guerra in Italia dal ‘43 → la linea Gustav taglia l’Italia in due:


- nord: occupazione tedesca che si vendica degli italiani “traditori”
- sud: alleati

Ci troviamo in una nazione allo sbando. Il giorno dell’armistizio segna inizio della resistenza,
a partire dalla battaglia di Roma. Gli italiani scelgono di combattere contro occupazione
tedesca → questo porta alla guerra civile

Sono queste le radici della Repubblica: si vede la fine di regime logoro e inefficace e l’inizio
di una nuova storia, segnata dall’affermazione di una parte dell’Italia che partecipa all’epilogo
della guerra, diventando alleata cobelligerante contro il nazifascismo [resistenza, lotta
partigiana]

Qui convivono e collaborano diversi programmi, bandiere e colori → “Repubblica dei partiti”
Partiti diversi:
- di sinistra nelle varie forme, di ispirazione cattolica o liberale
- azionisti [partito d’azione che fu in vita dal ‘42 al ‘47]
- di centro

Partiti di formazione con una classe dirigente che usciva dall’esperienza della guerra e dalla
resistenza.
La Repubblica nasce dal concorso di tutte queste forme.
I partiti si riuniscono nel CLN = Comitato di Liberazione Nazionale (si trovano spesso in
competizione tra loro), e la liberazione culmina nella liberazione di Milano con la
proclamazione dell’insurrezione da parte del CLN dell’Alta Italia il 25 aprile 1945.
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La Germania firmerà la resa l’8 Maggio 1945.

Paragrafo 2. Democrazia, referendum, costituzione

Alla fine della Seconda guerra mondiale si apre il tempo delle scelte per una classe dirigente
composita e variegata, con matrici diverse, cultura di riferimento alternativa.
Occorre ricostruire un paese partendo da una esperienza collettiva, dalle basi della
Resistenza.
Quanti hanno partecipato alla Liberazione in modo attivo e consapevole?
Per molti la stagione costituente rappresenta l’occasione per rovesciare una piramide
politica e persino sociale: i cattolici, da esclusi o marginali, diventeranno parte fondate dei
nuovi equilibri, le sinistre convinte di poter consolidare il protagonismo nella guerra di
liberazione e azionisti e liberali pronti a giocare la carta di presentazione dell’antifascismo
delle origini.
Dato che il sistema politico risulta dalla interazione tra società e civile, organizzazioni
politiche e sindacali e istituzioni, il risultato è pieno di incertezze e problemi.
Dopo la scomparsa di Mussolini il governo fu affidato a Badoglio.
I partiti della CLN convergono sulla priorità di liquidare Badoglio come vertice dell’esecutivo
investendo una figura come Bonomi. Un passaggio che evidenzia la necessità di mettere al
centro di una stagione costituente le forze diverse dell’antifascismo unite da una visione
comune. Dopo di lui il passaggio al governo presieduto da Parri è il risultato del vento del
Nord.

La Resistenza nelle sue espressioni più autorevoli assume piena responsabilità delle sorti di
un cammino comune.
I 6 partiti¹ del CLN sono rappresentati al governo da Pietro Nenni [vicepresidente], Palmiro
Togliatti [ministro della giustizia] e Alcide de Gasperi [ministro degli esteri].
Alla fine del ‘45 il paese cambia e sposta l’equilibrio del governo verso i partiti di massa
“dimenticando” la Resistenza.
Poteva nascere qualcosa di nuovo sulla base di un duplice indirizzo che De Gasperi riuscì a
imporre in modo consensuale: un referendum avrebbe offerto agli italiani la possibilità di
decidere tra Monarchia e Repubblica eleggendo contestualmente un’Assemblea costituente
→ ci fu finalmento suffragio universale
Nel marzo del ‘46 e nel novembre del ‘46 si fanno le elezioni amministrative con una
affluenza che supera l’82%.

● Il Referendum è fissato per il 2 giugno 1946


● L’affluenza è del 89%
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● La Repubblica si afferma con il 54,27% dei consensi


● La monarchia ottiene il 45,73% [soprattutto al sud]

¹ Croce → partito Liberale


Omodeo → partito d’Azione
Sforza → Repubblicano
Togliatti → Comunista
Nenni → Socialista
De Gasperi → Democrazia Cristiana

La Repubblica segna quindi la morte della nazione che il fascismo aveva imposto spezzando
il percorso del Risorgimento e la tutela di libertà individuale e collettive.
L’Assemblea costituente è eletta con un sistema proporzionale, il più rappresentativo e ha il
compito di scrivere la nuova Costituzione.
Il risultato ridimensiona le aspettative della sinistra e colloca la DC in una posizione
egemonica e centrale nello schieramento politico.

Finiva così il monopolio del CLN, sostituito dal pluralismo frammentato.


Il consiglio dei ministri conferisce le funzioni di Capo dello Stato a De Gasperi. La
proclamazione ufficiale sarà il 10 giugno. Tre giorni dopo il Re va in Portogallo dopo aver
denunciato l’atto di forza rivoluzionario e l’illegittimità dell’esito.
Si è discusso molto se il 2 giugno rappresenti l’uscita dal fascismo e dalla guerra o il primo
passo di un nuovo cammino.
Piero Calamandrei scrive: La Repubblica italiana non è più un sogno romantico, ma una realtà
pacifica e giuridica, entrata senza sommossa e senza guerra civile nella pratica ordinaria della
costituzione.
Ci sarà collaborazione fra le diverse formazioni politiche: un compromesso fra cultura,
storia, identità, simboli e modelli di riferimento.
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Una delle novità più significative è quella di avere rifondato i diritti sociali sui principi della
democrazia. Ognuno rinuncia a parte del proprio programma per costruire un punto di
incontro, un equilibrio possibile con gli altri: le più diverse competenze al servizio di un
progetto comune.

Paragrafo 3. Nazionale e Internazionale

All’inizio della Repubblica si discuteva se la Resistenza avesse dato un grande contributo alla
vittoria degli Alleati [inglesi e americani] oppure che la sua azione contro i Tedeschi fosse
irrilevante.
In realtà la Resistenza è parte di uno scontro più esteso e il contributo degli italiani si legge
e si misura in un quadro più ampio.
Ormai in Europa c’è la sfida tra due sistemi contrapposti:
- tra libertà e tirannide nella risposta alla minaccia portata dal nuovo ordine hitleriano.
- E’ un processo su scala mondiale, il sistema internazionale della guerra fredda, lo
scontro tra Est e Ovest che durerà almeno fino all’ultimo decennio del XX secolo.

In Italia nel ‘47-’48 viene meno la grande alleanza antifascista e prende forma il modello del
confronto bipolare (PCI e DC).
Nel ‘47 i comunisti escono dalla maggioranza, per misurarsi poi nelle elezioni politiche del
‘48.
A livello internazionale la frattura tra Est e Ovest si era già vista nel ‘46 quando Churchill
aveva messo in guardia dalla troppa influenza sovietica e dalla crescente forma di controllo
da Mosca in Oriente; “una cortina di ferro è scesa attraverso il continente da Stettino, nel
Baltico, a Trieste, nell’Adriatico” [Churchill]
In Europa c’è una divisione in blocchi, zone che fanno riferimento al controllo di una delle
due superpotenze [America/Russia]. L’Italia entra nel perimetro tratteggiato dalla vittoria
alleata e dal contenimento dell’espansionismo sovietico.

N.B.
Dopo la fine della guerra gli inglese e gli americani aiutano l’Italia (UNRRA). Una commissione di controllo rimane in carica fino
alla fine del ‘47; poi il territorio italiano passò sotto l’amministrazione italiana, ad eccezione di Trieste che divenne italiana solo
nel ‘54.

De Gasperi firma il Trattato di Pace di Parigi il 10 agosto del ‘46 (leggi discorso pag. 38) e
mette in luce le radici cristiane, l’ispirazione risorgimentale, la questione sociale nel mondo
del lavoro → il richiamo alla pace e alla responsabilità comune.
Sempre nel ‘46 firma l’ingresso nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale.
Nel febbraio del ‘47 De Gasperi va negli USA, offre la sua collaborazione e firma un trattato il
10 febbraio ‘47: l’Italia perde tutte le colonie e quasi tutti i territori conquistati sull’Adriatico
nella Prima guerra mondiale; la Jugoslavia confinante a Est ha il confine sulla linea che
separa le Alpi Carniche dalle Dinaridi; gli abitanti italiani di questa regione subivano la
violenza dell’offensiva Jugoslava: 300.000 fuggirono e migliaia furono uccisi nelle foibe.
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La neo-nata Repubblica deve così ricostruire una casa per tutti, uscendo dalle tragedie delle
guerre, del fascismo e dei nazionalismi più feroci. Per la giovane Repubblica la scelta più
consapevole si colloca tra il processo di costruzione dell’Europa post-bellica e l’ancoraggio
all’occidente di stampo statunitense: un ponte fra Europa e USA, uno spazio di libero
mercato, circolazione di idee, valori, riferimento comuni [lotta la pericolo dell’avanzata del
blocco orientale avverso].
C’è un nuovo ordine internazionale interpretato da una classe dirigente consapevole che
sceglie indirizzi e programmi, si colloca tra le dinamiche nazionali e il contesto
internazionale.
Ci furono molte contraddizioni e scontri fra la stabilizzazione del piano Marshall, l'utilizzo di
fondi e programmi di sviluppo che tratteggiano i confini del mondo occdente che guarda gli
USA.
Il piano Marshall è un atto di generosità del popolo americano per riattivare e liberalizzare il
mercato internazionale.
Nel mondo la guerra fredda tra Mosca e Washington è viva e riflette quello che accade in
Italia.
Avvengono scontri accesi:
- c’è urgenza di intervenire sulla riforma della proprietà terriera e sulla arretratezza di
molte zone del sud → 1 maggio ‘47 c’è la prima strage della Repubblica a Portella della
Ginestra, provincia di Palermo, dove vennero uccisi 14 contadini e feriti un 30ina a
opera del bandito Giuliano, in una commistione di interessi tra difesa della piramide
sociale e ruolo attivo della criminalità organizzata.
- una manifestazione contro il latifondo in occasione della Festa dei Lavoratori, dopo
che il blocco delle sinistre si era affermato nelle elezioni regionali di pochi giorni
prima → diventa una sfida sulla tenuta del sistema, sul rispetto del responso delle
urne, sugli equilibri politici e sociali della nuova Repubblica

Paragrafo 4. “Un partito di Centro che cammina verso sinistra”

Alcide de Gasperi muore il 19 agosto 1954 e con lui si chiude una pagine della storia del
paese. Ha segnato un’epoca, un modo di guardare all’impegno politico, al rapporto fra stato e
mercato, alla funzione e al protagonismo dei cattolici nella società.
E’ considerato uno dei padri della Repubblica per le sue scelte: Quali?
1. De Gasperi lavorà in tre Parlamenti: fu eletto nel 1911 rappresentante del Trentino alla
Camera dei Deputati del Reichsrat autriaco fino al 1918;
diventato poi cittadino italiano entra nel Parlamento del Regno d’Italia nel 1921 dove
rimase fino al 1926 quando Mussolini fece decadere i deputati aventiniani.
Approda all’Assemblea costituente e al Parlamento Repubblicano partecipando da
protagonista fino alla conclusione dei suoi giorni
2. Vede i grandi problemi del dopoguerra e lega la fragilità italiana a due anni fondanti:
scelta atlantica e dimensione europea come orizzonti e punti di riferimento
irrinunciabili
3. Pone l’opera di ricostruzione attraverso il progressivo allargamento delle basi
democratiche dello stato, con una democrazia consensuale, partecipe e condivisa
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Da qui le scelte qualificanti:


- il referendum del 46
- il rapporto non confessionale tra la Chiesa e il partito dei Cattolici
- l’avvio della prima legislatura di un cantiere di riforme decisivo per le sorti della
democrazia dei partiti

3 Organizzazioni per la Cooperazione fra i popoli:


ONU = organizzazione nazioni unite, creata con la conferenza di San Francisco [25 aprile-26
giugno 45]. Non tutti i paesi aderirono e quindi sorsero:
- NATO (North atlantic treaty organisation) = o patto Atlantico; è un trattato di
alleanza tra diversi stati per assicurare la loro reciproca difesa collettiva. Firmato il 4
aprile 49 a Washington da Stati Uniti, Canada, UK, Francia che si ritirerà nel 66, Italia,
Belgio, Olanda, Danimarca, Portogallo;
Poi entrano nel 52 Turchia e Grecia, nel 55 Repubblica federale tedesca e nell'82
Spagna;
- Blocco di Varsavia: Russia, Ungheria, Romania, Polonia, Cecoslovacchia, Germania
orientale (influenza sovietica)

UNESCO = sede a Parigi, Organizzazione Nazioni Unite per educazione, scienza, cultura
FAO = sede a Roma, organizzazione per alimentazione e agricoltura

La stagione del centrismo è così legato al nome di un politico, di un leader di un partito e di


un uomo di Stato che progetta e definisce le fondamenta e compatibilità del nuovo corso
repubblicano.
Il centrismo degasperiano è al tempo stesso una formula semplificatrice e un prezioso
indicatore di un segmento dell’itinerario post-bellico nella prima fase della ricostruzione.
Nella campagna elettorale del 18 aprile 1948, De Gasperi espose del suo partito: “siamo un
partito di centro che cammina verso sinistra, la vittoria del governo non sarà una sconfitta
delle classi lavoratrici, puntiamo alla riforma agraria e della proprietà. La meta è quella di un
laburismo italiano.”
Un progetto che guarda lontano, convinto di poter superare i consensi raccolti il 2 giugno “a
danno delle estreme”, che punta a ridimensionare i conflitti latenti agganciando l’Italia a una
porzione di mondo potenzialmente affine.

Risultati:
Camera dei deputati
- DC 48% [sfiora la maggioranza assoluta] ottiene 305 seggi su 574
- Fronte Democratico popolare 31% [PCI e sinistra]
- Unità socialista 7,1%
- Repubblicani 2,5%
- Blocco nazionale [liberi e uomini qualunque] %
- Monarchici e movimento sociale [estrema destra] 5%
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Dunque, le forze filo occidentali raccolgono alla Camera dei Deputati il 62% dei consensi.
Il fronte popolare delle sinistre raccoglie alla Camera dei Deputati il 31% dei consensi.

Senato
DC 131 seggi su un totale di 237
Fronte popolare 72

La DC diventa perno indiscusso per costruire maggioranze parlamentari.


Einaudi Luigi primo presidente dal ‘48 al ‘55

Il 14 luglio ‘48 a poche settimane dalla sconfitta del fronte popolare, un esaltato studente di
destra spara a Togliatti [leader del PCI], e sembra farsi strada l’ipotesi di una possibile
rivincita nelle piazze. Ne segue una risposta composta, un richiamo alle regole e alle
legislazioni: una prova che consolida i rapporti di forza usciti dalle urne.

Nella politica estera la classe dirigente deve decidere cosa viene prima tra Europa e USA:
il progetto europeo ha uno spessore centrale che ne motiva ambizioni e finalità, il progetto
atlantico ha ragioni di convivenza [vedi piano Marshall] e anche politiche → contenimento
dell’espansionismo del mondo comunista

Situazione dell’Italia negli anni del centrismo:


47 milioni e mezzo di abitanti, paese arretrato con un grande numero di analfabeti;
l’industria è presente solo nel Triangolo [Milano, Torino, Genova], le condizioni igieniche
sono precarie, alta mortalità infantile e grande povertà. La differenza del reddito pro capite
tra Nord e Sud è di 1 a 5.

Religione:
sentimenti religiosi diffusi con le prime significative spinte alla cittadinanza moderna.
Le relazioni tra Chiesa, strutture del mondo cattolico e meccanismo decisionali sono
destinate a nuove tensioni, legate alle scelte della Democrazia Cristiana e al pluralismo di
componenti interne in competizione fra loro.
L’impostazione di De Gasperi si afferma superando divisioni interne. La scomunica della
Santa Sede nei confronti dei comunisti, del luglio del ‘49, appare come ultimo atto di una
contrapposizione frontale ormai superata dalla composizione della società italiana e dagli
effetti dei processi di secolarizzazione.
Il centrismo è stato per vari anni criticato da chi sperava di più, da chi era uscito dalla
resistenza con ambizioni e utopie e vede ripiegare i propri orizzonti su alcune scelte che
non soddisfano fino in fondo le aspirazioni di cambiamento radicale;
Il riformismo della 1° legislatura è stato favorito dalla stabilità politica nel dopo elezioni e
dalle politiche anti inflazionistiche del ministro Einaudi.
Il governo fa la riforma agraria portando innovazioni e aumentando la capacità produttiva.
Così si è creata una classe media di contadini e piccoli proprietari terrieri.
Nel 1950 viene istituita la classe del Mezzogiorno, ente in grado di agire direttamente nelle
zone più arretrate e bisognose con una gamma di compiti e possibilità: costruzione di
strade, impianti industriali, interventi sulle acque o sui terreni.
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Oltre la riforma agraria e della Cassa di Mezzogiorno, il programma riformista del


Quadripartito [DC con i partiti laici repubblicano, liberale, socialdemocratico] fece
numerose strategie di intervento in altri campi: riforma fiscale, costruzione di alloggi
popolari, etc.

Però il centrismo degasperiano ebbe problemi di conflittualità sociale, spesso di origine


contadina per gli espropri di terre; proprietari contro contadini in cerca di migliori
condizioni di vita.
I contadini e gli operai sono sostenuti dalle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra,
c’è però una contraddizione: da un lato i propositi di una democrazia partecipata e
consensuale, rafforzando le basi di partecipazione per affrontare grandi problemi, dall’altro
si organizzano ostacoli e comportamenti che spingono in direzioni opposte → il ricorso allo
scontro per esprimere le istanze sociali, è una democrazia difficile.
La Democrazia Cristiana tenta di diventare una sorta di garanzia di pluralismo politico e
culturale. De Gasperi tiene a bada le spinte verso destra e mantiene la sua ispirazione
iniziale che la DC cammini dal centro verso sinistra.
Il tempo è quello dei partiti di massa con milioni di iscritti, militanti di ogni età e diversa
estrazione sociale, distribuiti in modo uniforme sul territorio nazionale.
Ci sono organizzazioni maschili e femminili, associazioni ricreative per lo sport, nuovi mezzi
di comunicazione, quotidiani, periodici, propaganda politica.
Il Parlamento ha una centralità riconosciuta e condivisa.
De Gasperi tenta di rafforzare la maggioranza parlamentare e propone la legge che dava il
65% dei seggi alla Camera dei Deputati, alla coalizione che avesse raggiunto il 50% più uno
dei voti validi.
Nelle elezioni del ‘53 questa legge non passò solo per pochi voti. De Gasperi voleva
rafforzare la governabilità per sottrarre spazio tanto alla sinistra quanto alla destra.
Dopo il ‘53 il centrismo rimase prevalentemente una formula di sopravvivenza di equilibri e
rendite di posizione. Il governo dimostra delle debolezze strutturali: un esecutivo incapace
di intervenire, spesso in balia di maggioranze variabili o veti incrociati di correnti o
componenti interne alle forze politiche → con il tramonto dell’equilibrio centrista vengono
meno certezze e rassicurazioni. La fine delle certezze è un segno dei tempi, l’inizio di una
fase di cambiamento e trasformazione tanto nella politica quanto nella società.
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Cap. 2 - Le ragioni di un miracolo


Paragrafo 1. Dentro l’età dell’oro

Le sorti della giovane repubblica sono legate alle dinamiche dell’Occidente. In pochi anni
tanti passano dalla paura alla speranza, dalla miseria al benessere, dalla arretratezza allo
sviluppo. Questo cambiamento raggiunge il culmine alla fine degli anni 50, pochi anni dopo
l'esaurirsi dell’equilibrio centrista.
La paura dello scontro fra i blocchi Est-Ovest, l’incubo dell’arma atomica, moltiplica il senso
di responsabilità per le sorti dell’umanità.
L’età dell’oro nasce come conseguenza dello sviluppo del quadro internazionale, della
relativa pacificazione dei conflitti interni, della spinta verso la crescita economica.
E’ il sistema bipolare nel suo insieme, un meccanismo di regolazione dei conflitti che
permette l’affermarsi dell’età dell’oro.
La fine degli imperi coloniali facilita nuove relazioni e apre il mercato internazionale,
sollecita le possibilità di chi cerca nuove sfide, anche in spazi inesplorati.
L’impatto della crescita socializzabile e a portata di mano e modifica la vita quotidiana,
introduce tecnologie a uso esteso, rende la società di massa uno straordinario motore del
cambiamento: il consumo diffuso e generalizzato coinvolge generazioni diverse, paesi
distanti che entrano in comunicazione, classi sociali differenti e in conflitto tra loro sorrette
da una spinta inarrestabile.
→ processo verso una dimensione internazionale;

Ci sono politiche attive contro la disoccupazione, un capitalismo riformato in società


complesse con la presenza di sindacati, associazioni e partiti.
Il miracolo dell’età dell’oro cerca la fiducia verso il futuro; l’istruzione offre l’ingresso
possibile nel mondo del lavoro, si afferma la produzione industriale e diminuisce la
centralità del mondo contadino.
Nel gennaio del 1954 arriva nelle case la televisione e cresce in fretta: nel ‘65 c'è una
televisione ogni due famiglie.
Il Papa Pio XII mette in guardia sui pericoli: critica quell’atmosfera avvelenata di
materialismo, di fatuità, di edonismo.
I nuovi consumi si moltiplicano. Negli anni 60 le case sono piene di lavatrici, frigoriferi,
elettrodomestici e aumentano le motociclette, le auto, la vespa diventa simbolo dei giovani.
Cambia quindi il modo di vivere: vacanze, viaggi, alberghi, campeggi, le città diventano meta
degli spostamenti → tutto appare in movimento in una dialettica continua fra innovazione e
conservazione dei modelli antichi.
Dal ‘58 il numero di coloro che lavorano nell’industria è superiore a quello di coloro che
lavorano in agricoltura; alla fine del secolo gli agricoltori sono poco più di 1 milione.
I mutamenti toccano il modo di vivere, pensare, studiare; non si tratta però della vittoria di
un nuovo mondo sulla tradizione della società preesistente. I due ambiti convivono perché
c’è realizzazione di bisogni primari e antiche aspirazioni con la spinta verso nuovi orizzonti.
Il processo di razionalizzazione tiene assieme arretratezze arcaiche e modernità, eredità del
passato con riferimenti rivoluzionari.
Dalla metà degli anni 50 il reddito pro-capite raddoppia; la produzione agricola presenta un
profondo processo di meccanizzazione, utilizzo di sostanze chimiche e concimi → il
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passaggio muta, trasformato dall’irrompere di mezzi invasivi e da pochi interventi di tutela e


salvataggio.
In pochi anni la produzione industriale italiana sale da 9% al 12% di quella europea. Da paese
agricolo, l’Italia diventa potenza industriale “in divenire”, riducendo le distanze da altri paesi
europei più solidi e attrezzati; qui c’è la manodopera a basso costo, quindi aumenta la
competitività dei prodotti.
Aumenta l’emigrazione sia all’estero che dal Sud al Centro-Nord.
Nel ‘58 viene inaugurato il primo tratto dell’autostrada del Sole → auto = simbolo modernità.
C’è il segno prevalente di una modernità fragile, caratterizzata da differenze e
disuguaglianze: molte zone del paese restano indietro e non vengono assistite.
Il sapere diventa un bene prezioso, c’è una corsa di massa ai percorsi di formazione. Le
scuole e le università non sono sufficienti ad accogliere le domande crescenti dei nuovi
studenti e aspiranti cittadini della nuova realtà.
La cultura degli italiani cambia, la sfida sul sapere è uno dei tratti del decennio in diversi
angoli del pianeta. Negli anni ‘60, l’accesso al sapere diventa una forma di inclusione, una
strategia di cittadinanza. La cultura permette di abbattere barriere, proietta sulle
generazioni del miracolo economico aspettative e conquiste tali da lasciare un
miglioramento delle condizioni di vita.
L’Italia del miracolo diventa un paese industriale, entra nel gruppo delle potenze più
avanzate.
C’è un politica immobile, in difesa prolungata dell’esistente, che avrebbe presto mostrato i
segni di un possibile cambiamento con l’apertura a sinistra.

Paragrafo 2. La stanza dei bottoni

C’è un legame tra la Repubblica Italiana e quella parte del mondo che cerca la modernità. La
Guerra Fredda imprime delle mutazioni nei suoi componenti fra la fine degli anni 50 e gli
inizi degli anni 60. La contrapposizione tra Est e Ovest non svanisce ma va su nuovi
contenuti più articolati e sofisticati.
La lotta al “pericolo rosso”, alla minaccia che viene dal mondo comunista, raccoglie
interlocutori e consensi: per tutti l’obiettivo finale è sconfiggere il nemico dall’altra parte
della cortina di ferro. Si apre una dialettica, un confronto fra le parti e all’interno di ogni
schieramento si può stare dalla stessa parte con modalità, comportamenti e intenzioni
distanti, spesso confliggenti.
A questo livello si colloca l’analisi sulla nascita del Centrosinistra in Italia: la DC e il Partito
Socialista, che erano avversari, fanno un’alleanza [un incontro tra settori maggioritari del
mondo cattolico e parti significative del movimento operaio]
La DC non riesce da sola ad avere la maggioranza in Parlamento, deve stringere delle
alleanze per garantire governabilità e permettere l’esercizio della sovranità popolare. Il
nuovo equilibrio centrosinistra favorisce l’interazione fra culture politiche. [ricordiamo
NATO e il patto di Varsavia = alleanza militare che riunì intorno all’Unione Sovietica: Albania
(fino al 1968), Repubblica democratica tedesca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania,
Cecoslovacchia]
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Il centrosinistra presenta una dimensione che va al di là dell’incontro tra partiti, si colloca


fra le trasformazioni internazionali e le debolezze del sistema politico italiano.

1956 → anno indimenticabile di svolta: cambiamenti importanti


Febbraio ‘56 → Kruscev critica la figura di Stalin denunciando i suoi numerosi crimini. La
notizia arriva alle pagine dei giornali di mezzo mondo e così iniziano a vacillare molte
convenzioni;
Giugno ‘56 → prime rivolte in Polonia; il leader politico riformatore è Wladyslaw Gomulka,
che viene riconosciuto dal nuovo corso sovietico; sarà al potere fino al ‘70.
Ottobre ‘56 → in UK, Nagy, presidente del consiglio, annuncia la fine del modello
monopartitico e proclama l’uscita dal Patto di Varsavia, dichiarandosi neutrale: né con
Mosca, né con Washington.
La repressione di Mosca a Budapest è feroce, con carri armati sovietici che fermano
l’insurrezione. Il volto del terrore ripristina ordine e disciplina dove si manifestano diritti e
libertà.
L’ONU condanna l’intervento sovietico.
Pietro Nenni [PSI] restituisce il Premio Stalin ricevuto nel ‘53.
“L’unità” quotidiano del PCI difende la repressione di Mosca dicendo che la rivolta
ungherese è una insurrezione contro la rivoluzione.
Il sindacato è dalla parte degli insorti, oltre 100 intellettuali escono dal PCI. Negli stessi
giorni c’è la crisi del canale di Suez, conseguenza del crollo del dominio coloniale.

In Italia si notano divisioni che attraversano anime e identità della sinistra italiana. Queste
tensioni favoriscono e dimostrano la possibilità che una parte della sinistra italiana possa
entrare nella “stanza dei bottoni” da dove era stata esclusa.

Cadono le convinzioni sulla modificabilità di schieramenti e rapporti di forza.


Il 24 marzo 1957 a Roma viene istituita la Comunità economica europea, pilastro del
cammino verso una possibile convergenza tra paesi e governi.
Nella politica italiana conferiscono le tensioni e le conflittualità internazionali:
- crisi del colonialismo e nuovo peso delle superpotenze
- l’inizio delle fine del modello sovietico
- la centralità della scacchiera mediterranea
- il rafforzamento del pilastro economico europeo come base dell’integrazione
continentale

Le scelte della classe dirigente italiana si muovono tra l’occidente e l’Europa.

I partiti sono i principali protagonisti del nuovo equilibrio.


C’è una lunga marcia di avvicinamento che riesce a sconfiggere contrarietà, resistenza e
opposizioni di varia natura. Una parte della classe dirigente spinge per superare lo schema
centrista e coinvolgere il partito socialista nella responsabilità di governo.
Aldo Moro DC e Pietro Nenni PSI sono gli interpreti della discussione.
13

Alla fine le questione strutturali di sviluppo del paese sono:


- distanza tra società e politica
- arretratezza e la doppia velocità del Mezzogiorno
- ricondizionamenti e le reazioni internazionali
- il portato dell’industrializzazione
- l’inadeguatezza degli apparati formativi

Naturalmente si formano correnti favorevoli o contrarie nei vari partiti. Moro e Nenni si
muovono su due fronti e in contemporanea per spiegare al paese potenzialità, meriti e
urgenze della possibile nuova apertura.
Il centrosinistra è al tempo stesso una formula di governo e un’espressione che a seconda
dei contesti rappresenta e indica una tendenza, una forma che plasma il sistema, una
possibilità di rinforzare la DC isolando le estreme (destra e sinistra).
La collaborazione tra DC e socialisti continua dal ‘62 al ‘72 e riemerge a più riprese esausta e
consumata nella prima metà degli anni 70, del decennio successivo e nell'ultimo scorcio del
secolo.

Paragrafo 3: Magliette e strisce

Con la crisi del 1956, la rottura a sinistra si manifesta con ripercussioni immediate. Speranze
e illusioni animano l’attesa sul nuovo possibile asse di governo.
La crisi del centrismo lascia un vuoto politico nel sistema che non riesce a percorrere strade
convincenti: nella DC e nel PSI, settori della leadership prendono in considerazione l’ipotesi
di favorire la formazione di una nuova alleanza. Ci sono resistenze su vari fronti: dissensi
interni, correnti coalizzate contro le indicazioni di Moro e Nenni, le opposizioni da destra e
da sinistra, i vertici della Santa Sede e dell’amministrazione statunitense → tutte queste
manifestano la volontà di conservare equilibri e temono che il centrosinistra possa mettere
in discussione parti costitutive dell’impianto post-bellico.
Nel marzo 1960 il governo presieduto da Ferdinando Tambroni [DC] poggia sul sostegno
missino, infatti nella fiducia dell’8 aprile 1960 il sostegno del Movimento Sociale [MSI] è
decisivo: si rompe per la prima volta il confine dell’arco costituzionale; lo stesso antifascismo
vacilla dato che alcuni parlamentari di destra sostengono il nuovo esecutivo.
Questa mossa del Movimento Sociale provoca violente proteste in molte città italiane. Il
movimento sociale vorrebbe tenere il congresso nazionale del partito e in molte altre città
gli antifascisti protestano.
La conflittualità fra le parti mostra una Repubblica in difficoltà, i giovani sono i nuovi
interpreti, nati dopo la guerra, o negli anni stessi del conflitto, figli del boom economico,
delle relative contraddizioni e aspettative. Si manifesta un protagonismo diffuso, ampio e
sorprendente, un nuovo antifascismo. I giovani indossano la maglietta a strisce come segno
di riconoscimento. Carlo Levi scrisse: “Questi giovani, ventenni, hanno messo in moto una
realtà italiana che sembrava stagnante, senza speranze. Essi mostrano i complessi motivi di
insoddisfazione, di bisogno di libertà, di difficoltà economiche, d’intolleranza per un mondo
privo di sviluppo e prospettive.”
14

La protesta è politica e morale, è un rifiuto della realtà, minacciata dall’improvviso


protagonismo dei neofascisti. Il governo invece di capire e dialogare, usa la repressione.
Scontri tra polizia e manifestanti avvengono a Torino, Licata [dove si ha la prima vittima],
ROma con le cariche a Porta San Paolo (luogo simbolo della Resistenza nella capitale),
Catania, Palermo. A Reggio Emilia il 7 luglio la polizia spara su una manifestazione affollata e
uccide 5 ragazzi → il governo barcolla e Tambroni si dimette.

Alla fine di luglio Amintore Fanfani guida un esecutivo che ottiene la fiducia con voto
favorevole di socialdemocratici, liberali e repubblicani e con l’astensione di socialisti e
monarchici.
Dalla crisi della primavera-estate 1960 emerge il rapporto fra partiti e governo, ossia le
dinamiche di costruzione delle maggioranze parlamentari.
Il programma Tambroni non era stato né concordato né discusso prima; il voto favorevole
della destra estrema fu la conseguenza di una valutazione di merito e di un calcolo
finalizzato a rientrare nel dibattito politico da cui era rimasta marginale. La destra aveva
attribuito al governo un significato politico in contrasto con le sue intenzioni, le finalità e
l’obiettiva funzione politica della DC nella vita nazionale.
La fine del centrismo apre la possibilità a due uscite contrapposte: verso il centro sinistra o
verso destra.
L’episodio Tambroni conferma che la via politica dell’apertura a sinistra era l’unica possibile
per lo sviluppo della democrazia italiana. A Washington la presidenza Kennedy diffonde
speranze anche nei paesi alleati e allarga le forme di partecipazione nei paesi democratici
dell’occidente: è una nuova tappa dell’anticomunismo.
Kennedy si muove con intelligenza, costruisce una rete di relazioni politiche, intellettuali e
culturali → è un aiuto per la collaborazione tra socialisti e democratici in Italia.
L’amministrazione democratica di Kennedy allarga vedute e orizzonti in contrapposizione al
conservatorismo di Eisenhower e dei suoi uomini.
In questi anni ci sono problemi nel sud-est asiatico e nel Medio Oriente. Tuttavia, per
Kennedy, l’Italia è un alleato sicuro, un paese del fianco sud della NATO attraversato da
tensioni interne che mettono in discussione equilibri e approdi. Sul versante opposto la
disponibilità statunitense diventa una carte utilizzabile in chiave di confronto interno, anche
dialogando con diversi settori del governo di Washington. La Casa Bianca mostra
disponibilità, ma certamente non inferisce nelle scelte del governo italiano.
Un dirigente della DC dichiarò che non ci sono interferenze ma Kennedy diede una
accelerazione all’avvio del centrosinistra.
In verità gli USA avevano dei timori, la collaborazione internazionale del PSI di Nenni
avrebbe potuto potenziare o addirittura sostenere i sostenitori filosovietici. Ma i dubbi
caddero dopo la feroce repressione sovietica in Ungheria, che aveva rotto l’unità delle
sinistre, diminuendo la credibilità del Partito Comunista a vantaggio del Partito Socialista.
L’instabilità rimane una debolezza del sistema, il PCI rimane come forza di opposizione.
Nei capoluoghi di diverse regione italiane nascono giunte di centrosinistra. Convivono
aspirazione differenti, ma sembra che ci possa essere una crescita e una modernizzazione
del paese.
Ma le reazioni alle giunte DC e PSI non tardano ad arrivare.
15

LA CEI [conferenza episcopale italiana] per bocca di Monsignor Luigi Andrianopoli aveva già
preso posizione contro la nuova giunta milanese; il 18 febbraio il cardinale Genova Giuseppe
Siri scrive una lettera a Moro dimostrando la sua indignazione perché “l’atteggiamento della
Chiesa verso i comunisti non è cambiato e collaborare con i socialisti senza garanzie di
indipendenza dai comunisti non è tollerato dai vescovi”.
Una contrapposizione frontale tra Stato e Chiesa.
Il 28 ottobre 1958 viene eletto Papa Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII), la sua
linea era ispirata a un distacco dalle vicende politiche nella ricerca di un messaggio
evangelico autentico.
Il mondo cattolico si divide: una parte segue Papa Giovanni XXIII nella sua apertura e
dialogo; un’altra segue le intransigenze della CEI ispirate dal cardinale Siri.
L’enciclica Mater et Magistra del luglio del 1961 viene interpretata come un’apertura verso la
sperimentazione del centrosinistra.
I veti di Washington si scontrano con la realtà delle forze in campo.
La svolta attesa si manifesta nei primi mesi del ‘62 con il 4° governo Fanfani, che nasce con
la fiducia “contrattata” = con delle condizioni.
Solo la prima settimana di dicembre del ‘63 prende corpo il centrosinistra organico: Nenni è
vicepresidente e 5 ministri vengono dal PSI. “L’Avanti”, quotidiano socialista, scrive: “i
lavoratori sono rappresentati nel governo”.

In pochi mesi è cambiato molto:


- Antonio Segni (democristiano) eletto Presidente della Repubblica
- Aperto il Concilio Vaticano II
- Morto Papa Giovanni XXIII, viene eletto papa Paolo VI

L’alleanza di governo aveva portato a termine alcune riforme (nazionalizzazione dell’energia


elettrica - scuola media unica), però le aspettative erano maggiori.
Qualcuno dice che il centrosinistra è nato già morto, i giudizi sono divergenti.

Paragrafo 4. Distensione, Concilio, Dialogo

Il cammino del sistema politico italiano tra la fine degli anni 50 e il decennio successivo
mostra passi avanti e battute d’arresto. Il centrosinistra nella sua costruzione storica diventa
un laboratorio sempre aperto e disponibile senza un perimetro certo di riferimento e
contesti.
L’impatto economico delle scelte di fondo oscilla fra due estremi: c’è l’avvio coraggioso di
riforme di programmazione economica, politiche in grado di segnare una discontinuità
dall’emergenza, ma c’è anche l’assenza di un radicamento condiviso e strutturale di tali
iniziative.

Negli anni 70 tutto diventa più difficile, la spinta alla crescita si esaurisce.
Dopo la composizione del quarto governo Fanfani e l’elezione di Antonio Segni [DC] al
Quirinale, il ministro del bilancio Ugo La Malfa presenta alla camera la nota aggiuntiva alla
16

relazione generale sulla situazione economica del paese per il 1961, che mette in risalto il
contrasto fra lo sviluppo imponente di quegli anni e il permanere di zone arretrate con
condizioni di incuria.
Gli antichi squilibri tra nord e sud sono ancora più evidenti con lo spopolamento delle
campagne e una urbanizzazione non guidato con centri urbani inefficienti e degradati.
Nel ‘57 c’era stato un intervento straordinario per l’industrializzazione del Mezzogiorno.
La Malfa insiste nel proporre una programmazione dello Stato per orientare il sistema
economico verso pubbliche utilità: istruzione, assistenza sanitaria, Stato Sociale. Poche
settimane dopo c’è la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Rimane però un riformismo
debole, fugace, incoerente dato forse dall’incapacità delle classi dirigenti di risolvere
emergenze e interventi.
Le speranze di trasformazione rimasero deluse e inespresse.
In campo internazionale c’è tensione tra Mosca e Washington. I protagonisti sono Kennedy,
Giovanni XXIII e Kruscev che tessono relazioni tra antichi avversari.
Ma la paura è di una distruzione reciproca che fa muovere questi potenti verso relazioni più
stabili: la guerra atomica spaventa tutti, bombe termonucleari, missili intercontinentali. La
“coesistenza pacifica” avrebbe allontanato la catastrofe di un confronto nucleare, ma
rimangono fratture e divergenze.
Infatti, nel 1961 viene costruito il muro di Berlino che divide la città tra est e ovest.
Nell’ottobre del ‘62 si sfiora la guerra con la crisi di Cuba. I sovietici installarono
segretamente testate nucleari nell’isola in difesa di Fidel Castro; gli americano li scoprono e
si teme la guerra; giorni frenetici, trattative segrete fra il Cremlino, la Casa Bianca e il
Vaticano; ma c’è un’intesa, i russi smantellano i missili e gli americani si impegnano a non
invadere l’isola (un anno prima avevano tentato uno sbarco nella baia dei Porci).
A garanzia di una sopravvivenza reciproca nel ‘43 iniziano a fissare controlli sull’uso delle
armi nucleari. Da allora c’è una linea di comunicazione diretta fra i vertici delle due
superpotenze.
Alla fine di giugno, il primo governo Moro centro-sinistra organico va in minoranza e si
dimette [cade nel voto su un capitolo di bilancio della Pubblica istruzione che aumenta le
spese per la scuola privata].
Moro ottiene l’incarico di formare il governo tentando di rifare l’alleanza.
Contemporaneamente c’è la minaccia di un golpe, attribuito al generale dei carabinieri
Giovanni de Lorenzo, che però non avviene. Secondo Moro, era stata una interferenza
politica per bloccare o dimensionare la politica del centro sinistra.
Nel 1960 con lo sbandamento a destra nell’esperimento Tambroni, la Chiesa di era opposta
all’apertura a sinistra come l'arcivescovo di Milano, Cardinale Montini, il quale 4 anni dopo,
divenne papa col nome Paolo VII, orienta l’episcopato a continuare la collaborazione tra
socialisti e cattolici.
Paolo VI interpreta un sentire diffuso, una linea di cambiamento e trasformazione che ha nel
Consiglio Vaticano II il suo approdo più alto e significativo: c’è un desiderio di Rinnovamento
in grado di modificare la presenza del cattolicesimo nella sua forma storica; si spera che il
centrosinistra possa aprire la strada a nuove collaborazioni con i nemici di sempre → con
disprezzo la stampa di destra parla di “Repubblica Conciliare”
17

Al contrario il Concilio Vaticano II metteva in discussione il carattere del partito di


ispirazione cristiana, il suo legame con le gerarchie, l’idea stessa che si potessero
confondere piani diversi: la politica e la fede, il sacro e il profano.
Moro difende la DC, l’autonomia del percorso della classe dirigente ma la frattura nel mondo
cattolico c’è: da una parte i moderati contrari alle innovazioni dottrinali del Concilio,
dall’altra i progressisti spingono per sempre il cordone ombelicale con la Chiesa.
Il Papa aiuta a rassicurare i cattolici proponendo un concetto maturo di laicità, superando le
contrapposizioni (e in definitiva l’impostazione di De Gasperi).
Il passaggio dal Latino alla lingua corrente (nella messa) è già un segno di apertura, si fa
strada il pluralismo religioso. Il Concilio dunque colloca la Chiesa nel suo tempo, la spinge
verso i bisogni degli uomini, da voce alle differenze sociali, antropologiche e culturali.
Solo dopo il Concilio, democrazia e pluralismo sono entrambi nella cultura corrente degli
italiani. Il Concilio è annunciato da Giovanni XXIII nel ‘59 e annunciato fra l’11 Ottobre 1962 e
l’8 Dicembre 1965 → due papi, una città, Roma, che diventa la capitale di una discussione
universalmente riconosciuta e riconoscibile.

L’immagine di un’Europa tenuta insieme dai valori cristiani mostra di non corrispondere alle
novità del dopoguerra, ai nuovi assi della politica internazionale.
La società italiana aveva cominciato ad allontanarsi dai valori tradizionali del cattolicesimo.
Una secolarizzazione diffusa e incompresa, un moto di autonomia e distacco dalle forme
della presenza religiosa. C’è una trasformazione di mentalità, costumi, stili di vita: una vera
scristianizzazione. E’ difficile trovare un punto di equilibrio tra la Chiesa che cerca un
rinnovamento e una società che si allontana dalla religione, c’è la “nuova cristianità perduta”.
Lo storico Pietro Scoppola scrive: “Né la cultura Marxista, né elitaria cultura laica offerto al
paese basi alternative al sentimento morale popolare di matrice cristiana. Il risultato è stato
quello di un salto in una sorta di vuoto etico del quale si percepisce tutta la drammatica
dimensione.”

Cap. 3 - Anni Settanta


Paragrafo 1. Il lungo Sessantotto

Bob Dylan nel 1964 cantava: “The times they are changing”.
La contrapposizione bipolare mostra crepe e debolezze, le certezze crollano e la
comunicazione fra i due mondi contrapposti passa per nuovi linguaggi e strutture: la musica,
l’arte, le forme di espressione delle generazioni cresciute dopo il 1945 con la speranza di
vivere meglio.
Molte innovazioni: benessere individuale, molti consumi, nuove aperture verso mondi
emergenti, tempo libero dal lavoro, cura di sé..
Speranze e illusioni muovono uomini e donne verso la ricerca di migliorare la condizione
sociale di potenza. Rimangono difficili i rapporti fra generazioni diverse. Il rapporto fra
individuo e collettività entra in fibrillazione, le strutture tradizionali non soddisfano le
aspirazioni di tanti; partiti, organizzazione collettive, sindacati o associazioni perdono
iscritti. C’era una vera e propria rivoluzione culturale che dagli anni 60 si spinge fino a
condizionare l’ultima parte del 900.
18

Gli USA sono l’epicentro della rivoluzione: diritti civili, diritti di espressione, libertà di parola,
libertà sessuale.. Il mondo viene percepito come un villaggio globale con più similitudini che
differenze.

Il cammino della Repubblica va avanti fra conservazione e progresso tra le resistenze al


cambiamento e il vento delle curiosità intellettuali di oltreoceano.
Ci sono molti cambiamenti:
- mobilità interna
- cambia il volto della città
- industrializzazione
- il cambiamento culturale però è molto più lento

I movimenti di trasformazione che attraversano il decennio vengono chiamati “il


Sessantotto”, “i Sessantotto”, “Anni Sessantotto” → è un movimento che investe diversi
settori delle società, si manifesta in diversi paesi e continenti in modi e linguaggi non
omogenei.
Il Sessantotto nella sua lunga durata ci porta a una riflessione più generale sul dopoguerra
italiano. Tutto inizia nel 1964 nel Campus Berkley: nella più grande università pubblica degli
USA inizia una ribellione, gli studenti vogliono l’inclusione nel sistema formativo, vogliono le
porte di accesso ai corsi universitari e vogliono ottenere il riconoscimento della libertà di
parola.
Un tavolino all’ingresso principale diventa il simbolo degli studenti: comizi volanti,
distribuzione di volantini e raccolte firme che chiedono la riduzione delle tasse d’iscrizione.
In poche settimane lo scontro si acuisce. Cortei, incontri, nelle piazze un microfono
comunica idee e slogan del neonato movimento, il “Free Speech Movement” (Fsm).
Nell’autunno del ‘64 la Bay area di San Francisco, diventa laboratorio della nuova sinistra
americana.
Queste proteste si scaldano con i movimenti per i diritti civili e con le critiche per
l’intervento militare in Vietnam. L’università era cambiata. Martin Luther King, nel maggio
del ‘67, saluta gli studenti riuniti a Sproul Plaza dicendo che questa università è la coscienza
viva di una possibile civiltà degli USA.

Nel vecchio continente il Movimento si manifesta nel biennio ‘66-’67 a partire dall’uccisione
di Paolo Rossi [studente democratico dell’università La Sapienza di Roma) ucciso dalla
violenza neofascista.
Un nuovo fascismo crea conflittualità, c’è uno scontro di idee:
- diritti da una parte
- violenza e terrore dell’altra

Il Sessantotto degli studenti si lega all’autunno del ‘69 dove si vede emergere una
conflittualità operaia che ha un’identità politica [salari e contratti] e generazionale [una
nuova leva entra in fabbrica]. Vediamo un incontro tra studenti e operai, tra università e
fabbrica.
19

Dal ‘60 al ‘68 gli studenti universitari sono più che raddoppiati. In molte università
avvengono scontri tra studenti e forze dell’ordine. Alla fine dell’anno c’è la contestazione
plateale alla prima scala di Milano con lanci di uova su quel mondo ricco e ostile.
Scuole e Università sono centri di una nuova società giovanile, una controcultura che critica
i modelli capitalisti dominanti e la riforma dello Stato non trova strumenti per decidere e
provvedere.
Le persone sono confuse: alcuni scelgono di stare a casa, altri purtroppo troveranno nelle
forme terroristiche del partito armato terribili conseguenze. Questo porta a collegare gli
anni Settanta con l’esplosione del terrorismo. L’affermarsi simultaneo di protagonismo
giovanile segue l’inizio della fine della Guerra Fredda. Diversi elementi contribuiscono a
definire il quadro degli eventi a partire dall’ampiezza geografica delle mobilitazioni e dalla
cultura che le caratterizza.
La repressione violenta del riformismo Cecoslovacco segna la fine di Mosca come guida del
Movimento Comunista internazionale.
In USA la sporca guerra in Vietnam affievolisce il mito americano rendendolo vulnerabile e
incerto. Il movimento costruisce un nuovo ponte tra America e Europa muovendosi tra
Università e piazze.
La ribellione ha un tratto dominante: c’è la rabbia dei giovani proletari, l’incertezza del
domani, la voglia di costruire un orizzonte migliore.

Il movimento ha lasciato delle eredità?


In Italia si lega a una crisi più generale del sistema politico, dell’indebolimento delle capacità
dei partiti di essere il tramite fra i cittadini e le istituzioni; le forme moderne di democrazia
devono avere la capacità di raccogliere e presentare bisogni, interessi, mondi diversi. Il
Movimento rimane ostile alla cultura e alla organizzazione dei partiti.

Anche la Chiesa entra in crisi sulla spinta di nuovi movimenti che sull’onda del Concilio
Vaticano II spingono per una riforma dei rapporti gerarchici e degli stessi meccanismi di
funzionamento: una Chiesa dei fedeli, capace di privilegiare la dimensione di base, con
un’identità fondata su quel “terzomondismo” che nel movimento andava per la maggiore.
Nella “Lettera aperta del popolo di Dio” al papa viene chiesta la democratizzazione della
Chiesa, il sacerdozio non celibatario e la scelta dei vescovi dal basso.

Però i giudizi sull’eredità del Movimento sono difformi, ed è difficile trasmettere realmente il
sapere e l’esperienza del ‘68. Certamente i temi sono legati alla mancata riforma politica
dell’Occidente, che non ha modificato forme, contorni e metodi dell’agire collettivo.
Ha grande importanza l’irrompere del femminismo.

Il sessantotto si sviluppa nell’asse cultura-potere.


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Paragrafo 2. La fine dell’innocenza

Il 21 Novembre 1968 Aldo Moro al Consiglio Nazionale del DC dice “Tempi nuovi si
annunciano e avanzano in fretta come non mai”. Parole autorevoli che evidenziano il peso
delle discontinuità profonde che ci sono alla fine del ‘68.
Non si tratta di cercare un piccolo aggiustamento interno, né di puntare al riequilibrio dei
rapporti di forza tra le componenti del partito o del governo di Giovanni Leone [che si
dimette il 19 novembre ‘68]. La dimensione dei fenomeni non è comprimibile, ci sono
aspirazioni al cambiamento e risposte che non arrivano.
Senza una guida e un ordine che componga i conflitti sociali, nessuna società può vivere e
progredire; non devono esserci immobilità e indifferenza ma le esigenze crescenti di una
stabilità devono avere graduale ma piena soddisfazione.

Si susseguono governi di coalizione deboli, con tensioni interne e incapaci di dare risposte.
E’ difficile tornare a un centrosinistra; addirittura il PSI si è diviso in Partito Socialista
Italiano [guidato da Francesco de Martino e portato al dialogo con il PCI] e Partito Socialista
Unitario [guidato da Mauro Ferri e portato al centrosinistra con la DC]
C’è quindi un quadro politico molto incerto.

Inoltre adesso si presenta la violenza di piazza come nuovo e inquietante protagonista.

1. 25 aprile ‘69 c’è un’esplosione al padiglione Fiat a Milano


2. 9 agosto ‘69 9 attentati su treni
3. novembre ‘69 l'agente, Antonio Annarumma, viene ucciso in uno scontro tra le forze
dell’ordine e manifestanti; al suo funerale nuovi scontri
4. 12 dicembre ‘69 bomba a Milano in Piazza Fontana 17 morti, 88 feriti
5. altri ordigni inesplosi in vari posti

Le indagini si dirigono verso ambienti anarchici → viene arrestato un ferroviere, Giuseppe


Pinelli, che viene poi interrogato dal commissario CAlabresi e, durante l’interrogatorio, cade
da una finestra dell’ufficio; un malore, un suicidio, un gesto deliberato?
Nasce dall’estrema sinistra una feroce campagna politica contro il commissario Calabresi
che diventa il simbolo della prevaricazione dello Stato, un bersaglio della contestazione
giovanile.
Camilla Cederna sull’”espresso” lo definisce “torturatore”; CAlabresi verrà ucciso il 17 maggio
1972 da 3 esponenti di lotta continua, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano
Sofri che saranno poi condannati.
La sentenza del ‘75 assolve Calabresi della colpa della morte di Pinelli perché assente dalla
stanza in quel momento dell’interrogatorio.

Gli eventi di fine ‘69 portano nella società clima di paura, odio, violenza.
Per molti giovani c’è la fine di uno sguardo fiducioso al futuro, la ricerca di un rifugio
tranquillo nella sfera individuale. Nasce quella che alcuni studiosi chiamano “strategia della
tensione”.
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Aldo Moro nel suo memoriale scrisse: “La cosiddetta strategia della tensione ebbe finalità,
anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l’Italia sui binari della
normalità [fermando il cammino verso la Repubblica] dopo le vicende del ‘68 e il cosiddetto
autunno caldo”.

Fortunatamente la “tensione” non riuscì a spezzare il cammino iniziato dopo la guerra con la
Costituzione Repubblicana. I protagonisti della strategia della tensione erano gruppi
dell’estrema destra che volevano uscire dal proprio isolamento e fermare la sinistra.

L’estremismo di destra forte dei suoi legami nazionali e internazionali con ambienti militari e
dei servizi segreti, promosse anche veri e propri tentativi di golpe, tentativi di evasione
antidemocratica che però furono sconfitti dall’impianto del sistema democratico, dalla
capacità di reazione delle forze politiche e dall’isolamento complessivo che li ha circondati.
In 90 province su 95 si verificò almeno un episodio di violenza. Certo il decennio si chiude
con un sistema politico instabile, sempre alla ricerca di alleanze possibili per dare stabilità e
certezza.
Ci sono conflitti e tensioni che sembrano insanabili: tra lavoratori e patronato, tra figli e
padri, tra classe operaia e sindacato; una conflittualità inedita e con linguaggi sconosciuti.

- una destra eversiva e antisistema


- movimento studentesco che si radicalizza
- una nuova antifascismo che al tempo stesso politico e generazionale

Così ogni possibile confronto diventa un’occasione per provocare scontri.


Una violenza diffusa con matrice di destra o di sinistra: la definizione “anni di piombo”
esprime bene la stagione della lunga notte della Repubblica.
Gli anni 70 occupano un posto centrale non tanto dal punto di vista cronologico del tempo
trascorso dalla fine della Seconda guerra mondiale, quanto dalle trasformazioni che
caratterizzano il decennio; straordinarie conquiste da parte della Comunità nazionale.
Le riforme sono numerose: sanità, diritti civili, diritti di proprietà, voto a 18 anni, consultori
familiari, aborto, Ministero dei Beni Culturali, diritto dei lavoratori, lo Statuto come legge
fondamentale e altre.
La legge 180, a chiusura dei manicomi, era stata promossa dallo psichiatra Franco Basaglia,
fondatore di un concetto moderno di salute mentale.
Molte riforme si sono rivelate parziali, limitate o anche controproducenti rispetto alle
intenzioni di chi le aveva proposte. Luci e ombre, passi avanti e battute d’arresto convivono e
si danno il cambio nelle ragioni e nelle passioni di un decennio così centrale. Una convivenza
difficile e contraddittoria tra speranza e tempeste; tra la primavera della partecipazione
possibile e il ricatto della violenza e della restaurazione.

Gli anni 70 dunque sono stati un periodo drammatico per il terrorismo, le stragi, le crisi del
tessuto sociale ed economico, ma anche un segno positivo per le riforme fatte, storture
politiche superate e trasfuradi raggiunti.
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Paragrafo 3. In mezzo al guado

L’Italia aveva costruito la sua fortuna sulle capacità di declinare con coerenza il nesso fra i
suoi equilibri interni e il contesto internazionale. Mentre tramonta il vecchio si fa strada un
senso di incertezza che abbraccia diversi contesti dell’Occidente capitalistico. L'ottimismo
delle speranze lascia il posto alle paure di una crisi che avanza.

La crescita economica italiana attraversa un cambio di fase in linea con i cambiamenti


strutturali del ciclo internazionale.
Regioni modernizzate convivono con territori arretrati e in condizioni di miseria.
Nel dicembre ‘71 il presidente degli USA Nixon decreta la riconvertibilità del dollaro; la
svalutazione della moneta era una scelta strategica per far fronte al disavanzo nella bilancia
dei pagamenti, “dalle strategie di Cooperazione alla ricerca del conflitto”.
Il segno della conflittualità prevale negli equilibri internazionali. Guido Carli affermò che gli
USA volevano tagliare i legami monetari con i paesi dell’occidente.
C’è una bufera finanziaria → fenomeno detto “staglazione” = compresenza condizionante e
simultanea tra inflazione e stagnazione [esaurimento della crescita economica]. In poche
settimane la lira perda il 15% del suo valore e aumenta il prezzo in dollari delle materie
prime. Inoltre, in Medio Oriente c’è scontro tra paesi arabi e Israele e la crisi petrolifera che
ne deriva: il prezzo del petrolio aumenta, nel ‘74 aumentato del 20%; il costo delle materie
prime frena la produzione.
In Italia nel ‘74 la bilancia commerciale è in rosso tanto per le materie prima [2500 miliardi di
lire] quanto per la produzione alimentare [2000 miliardi di lire].
La crisi economica [detto lo shock petrolifero] del biennio ‘73-’74 entra nelle case
modificando abitudini e stili di vita.
Il governo cerca di limitare i danni:
- riduzione dell’illuminazione pubblica del 40%
- cinema e teatro terminano alle 23
- televisione entro 24
- divieto alla circolazione delle auto nei giorni festivi
- targhe alterne
- aumento delle tasse

La crisi contribuisce a rompere il patto fino a tracciare il confine di una dialettica inedita
che si concentra sugli aumenti salariali e sul costo del lavoro; si ottiene un miglioramento
delle condizioni di vita degli operai.

Così il decennio è attraversato dall’incremento della spesa pubblica: aumento delle spese per
la cassa integrazione, per l'assistenza alla sanità, per i debiti accumulati dall’industria di
Stato, per l’educazione e le pensioni e aumento del debito pubblico; cresce la piaga
dell’evasione fiscale.
In questo quadro si manifesta un’altra crisi della politica e delle sue forme tradizionali.
La fragilità dei governi riflette l’incertezza dei partiti a fronte delle emergenze.
Dall’estate del ‘69 si susseguono vari governi → Mariano Rumore ‘69 e E.Colombo ‘72
23

Il centrosinistra indebolito si divide sull’elezione del presidente della Repubblica: eletto S


Leone DC/PLI/PSI/PSDI

Maggio ‘72 → elezioni pubbliche


DS 38,7% PSI quasi 10% PCI 27%

Dal ‘71 al ‘76 si susseguono cinque governi di breve durate

Nel giugno ‘73 torna alla guida della DC A. Fanfani. In questi anni cominciano le prime azioni
terroristiche.
Brigate Rosse: stragi di Brescia e del treno Italicus (1974)
Emergenza democratica e crisi economica convivono e accentuano i tratti di una
democrazia difficile è incerta. La ricerca di una nuova maggioranza incontra la disponibilità
inedita dell’opposizione comunista: una strategia dell’attenzione reciproca tra i nemici di
sempre, tra le facce e le versioni italiane della guerra fredda. Persino i confini dell’identità
contrapposte mutano significato: anticomunismo e antiamericanismo dopo la repressione
Sovietica a Praga il colpo di Stato in Cile del settembre 1973 trovano nuove ragioni.
Enrico Berlinguer dice che c’è la possibilità di fare un’intesa con la DC attorno a un
compromesso storico capace di unire forze popolari di diversa ispirazione e cultura:
democristiani, comunisti, socialisti e cattolici.
Moro è convinto che il tempo dello scontro frontale sia esaurito.
Nel 1970, il primo dicembre, viene approvata la legge sul divorzio [Fortuna - Baslini] con
l’opposizione della Dc e del MSI.
Paolo Sesto e i vertici della DC si mobilitano per la raccolta di firme per un referendum che
si fece il 12 e 13 maggio 1974.
Contrariamente alle previsioni di tanti oltre il 58% dei votanti chiede che venga mantenuta
la legge sul divorzio: l’Italia è cambiata, la DC è scossa nelle sue fondamenta, il mondo
cattolico si è diviso apertamente tra sostenitori del no e fautori dell’abrogazione della legge.
Si afferma così una società Laica secolarizzata.
Nelle elezioni amministrative del ‘75 in molte città si affermano delle giunte “rosse”.
D 35% PCI 33% PSI 12%

Paragrafo 4. Compromesso storico e solidarietà nazionale

La proposta del compromesso storico nasce dalle strettoie di un sistema politico che non ha
la forza di progettare soluzioni. Così Moro [DC] e Berlinguer [PCI] cercano punti di incontri
per conoscersi meglio e condividere una strada comune. Uno scontro fra due partiti con
visioni, culture diverse.
Comunisti e democristiani nel dopoguerra hanno già camminato insieme sulle scelte al
momento delle origini: nella costituzione c’è già un compromesso.
Il compromesso non è un episodico ricorso alla forza altrui per raggiungere i numeri di una
maggioranza parlamentare; la resistenza è proposta come esempio di convergenze possibili
con diverse bandiere, linguaggi e programmi politici.
24

Dopo l’affermazione delle sinistre nelle elezioni amministrative del 1975-1976 vengono
costituite le “giunte rosse” fondate sull’asse di collaborazione tra Partito Comunista e partito
socialista in diverse regioni soprattutto del centro Italia e in città distribuite a macchia di
leopardo sul territorio nazionale.
Per la DC è una “sconfitta”: la sua centralità è in discussione, c’è divisione tra i cattolici e il
risultato sul divorzio lo dimostra.
Numeroso alleanze di sinistra hanno tolto molte giunte in numerose città.
Fanfani diventa una sorta di capro espiatorio delle sconfitte di varia natura, Benigno
Zaccagnini, deputato romagnolo, partigiano rispettato e stimato da molti, nel partito e fuori,
viene eletto segretario il 26 luglio 1975. Moro spiega le sue ragioni per la proposta di
compromesso storico:
- degrado della democrazia italiana con violenze, scandali
- partito di maggioranza è insufficiente a garantire stabilità
- poter aprire una terza fase nell’evoluzione del sistema politico italiano
La sua proposta si basa sulla convinzione di dover difendere l’unità del partito. Nell’estate
del ‘75 Moro incontra il presidente degli USA e il segretario di Stato americano e assicura
che il compromesso non mette in discussione l’alleanza Atlantica e neanche la collocazione
internazionale dell’Italia. Ma per gli americani la presenza della PCI nell’esecutivo di un
paese della NATO sarebbe un affronto agli equilibri sistemici. Da parte dei comunisti ci sono
problemi simili.
Berlinguer, eletto segretario nel ‘72, fa riflettere i suoi sul fatto che forze occulte e
incontrollabili possono mettere in discussione il cammino della democrazia italiana,
relegando la sinistra in perenne condizioni di marginalità.
Il partito comunista che si rafforza con oltre il 30% nelle elezioni ha superato quello
chiamato “fattore k” della “conventio ad excludendum” che aveva interessato il Partito
Comunista isolandolo all’opposizione.
Berlinguer viene mai sopportato dal proprio mondo di riferimento: seguito da Mosca con
interesse e preoccupazione, aveva mostrato di non essere affascinato e partecipe dei
successi e delle prospettive del socialismo reale [socialismo marxista].
Una presa di distanza, soprattutto dopo la primavera di Praga del 1968, che tuttavia non si
consolida in uno strappo definitivo e conseguente.
Il PC mostra la sua alterità, motiva e socializza le ragioni di una sfuggente diversità
comunista ma non mette in discussione i pilastri della divisione del mondo in blocchi.
Ci vorrà ancora del tempo prima che la sinistra italiana si tiri fuori dagli orrori e macerie del
socialismo reale.

Ci sono molti dubbi che sono attenuanti del fatto che il 31 luglio ‘74 il terzo governo
Andreotti possa nascere con l’astensione del PC.
Il 9 agosto, a Roma, Carlo Argan viene eletto sindaco di una Giunta di sinistra. Sono i due
partiti maggiori, contrapposti ma uniti alla ricerca di convergenze e punti di incontro. E’ il
governo della “non sfiducia”, collaborazione nelle emergenze con l’ambizione di poter
costruire un uscita dalle difficoltà che attraversano l'economia, la politica e la società.
I partiti appaiono segnati dalla sfiducia e da un malessere diffuso; preoccupazioni
coinvolgono molte famiglie italiane colpite dalla crisi.
25

Nei primi mesi dell’anno uno scandalo si abbatte su esponenti di partiti di governo accusati
di corruzione agli interessi di una grande azienda americana, la Lockheed, che mette sul
mercato europeo aerei da trasporto. Nel marzo del ‘79 la Corte Costituzionale condannerà
un ministro e ne assolverà un altro.
Il presidente Leone, accusato di aver ricevuto tangenti, si dimette il 15 giugno del ‘78.
Aldo Moro difende l’integrità della DC rifiutando lo scivolamento verso un processo di
piazza, in una sommaria dicotomia tra “paese legale” e “paese reale”, tra il palazzo assediato e
la società in movimento → sono gli anni della partecipazione politica ma anche quelli delle
trame oscure

1976: un altro scandalo percorre la seconda metà del decennio avvolto nella figura di Michele
Sindona. Banchiere, è legato a settori della DC ed è protagonista di fusioni e operazioni
finanziarie che lo portano nel giugno ‘76 alla bancarotta dichiarata. La liquidazione del suo
patrimonio diventa un giallo a tinte fosche. L’avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della
banca privata italiana viene freddato da un killer ingaggiato dallo stesso Sindona. Il
banchiere viene condannato dopo essere stato catturato dalle autorità statunitensi.

Elezioni anticipate nel ‘76: DC ottiene 38,7%, PCI ottiene 34,4%


La DC nonostante gli scandali ottiene consensi da quelli che temevano il sorpasso a sinistra.
Indro Montanelli, giornalista, tira la famosa frase “turarsi il naso ma votare DC per fermare
l’avanzata del pericolo rosso”.
Il PC è avanzato per:
- sostegno tradizionale della classe operaia e dei ceti medi
- appoggio di intellettuali di varia provenienza, di area laica
- il consenso moderato raccolto dalla proposta di compromesso storico

Il Partito Socialista esce sconfitto e ridimensionato.


Il 16 luglio ‘76 il comitato centrale socialista elegge un giovane parlamentare Milanesi Bettino
Craxi, che sarà una figura chiave dell’Italia in costruzione.
Nell’estate del ‘76 la costituzione di una maggioranza parlamentare sembra un’impresa
impossibile: da qui prende corpo la formula dell’esecutivo della “non fiducia”-
Andreotti prende la guida del suo terzo esecutivo, un monocolore democristiano ottiene la
fiducia con una lunga lista di astensioni: socialisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali,
comunisti e indipendenti di sinistra.

DC e Sudtirolesi 258 voti a favore


Contrari 44 (gli estremi democrazia proletaria, radicali e movimento sociale)
Astenuti 303

L’astensione permise all’esecutivo di nascere.


La DC è al governo e il PC viene coinvolto ma senza entrare nella gestione dei ministri o
delle scelte dell’esecutivo.
Questo risultato però è distante dal disegno di collaborazione concordato fra Moro e
Berlinguer.
26

Nel ‘76 ci sono deboli segnali di ripresa e un po’ di ottimismo. Il governo decide allora di
varare misure drastiche che però sono impopolari: congelamento dei redditi alti,
soppressione delle festività, blocco della contingenza.
Verso la fine del ‘77 Ugo la Malfa, repubblicano, chiede di far entrare il PCI nel governo. Molti
sono contrari a questa idea, ma Moro sembra più disponibile, nel mentre Andreotti si
dimette. Poi però, dopo un mese e mezze di crisi senza soluzione, nel marzo ‘78 Andreotti
presenta alle camere il IV governo col programma concordato col PC; composizione
monocratica, ministri democristiani che cercano la fiducia in Parlamento.
Moro fissa la data della presentazione delle linee dell'esecutivo: 16 marzo 1978.
Quella mattina Moro viene rapito dalle Brigate Rosse, la DC è travolta dagli eventi, il governo
ottiene una fiducia lampo per gestire il momento drammatico.

Cap. 4 - Il funerale della Repubblica


Paragrafo 1. Generazione contro

Il terrorismo politico attraveresa parecchi decenni della storia della Repubblica, gruppi
organizzati cercano il conflitto con lo Stato → i simboli da colpire sono persone che
lavorano all’interno degli apparati dello Stato, i “centri del potere”: magistrati, giornalisti,
politici; è la cultura della rivoluzione per travolgere gli equilibri, distruggere per poter
ricominciare a costruire un futuro del tutto diverso.
Prevale quindi un sentimento di delusione che si carica di un forte connotato politico e
sociale. Le parole e le pratiche del partito armato trovano seguaci in una generazione di
giovani, distanti dalle guerre mondiali e cresciuti nel vivo della ricostruzione e del rilancio
nazionale.
Per molto tempo si è pensato che ci fosse un legame fra la fase della contestazione
studentesca e giovanile e l’adesione di tanti alle strutture dell’eversione di sinistra, di
terrorismo rosso.
Certamente parte della cultura della nuova sinistra si richiama alla cultura della rivoluzione
che ha trasmesso pratiche, slogan, comportamenti. C’è una conflittualità inedita che
riguarda le scuole, l’università, le fabbriche, la famiglia, i luoghi e le istituzioni della
Repubblica.
Una componente di sinistra da vita alle sigle nuove nel gruppo extraparlamentare [“lotta
continua”, “il manifesto”, “avanguardia operaia”] con impegno politico, con strumenti e
programmi più radicali e critica la Sinistra Storica di matrice socialista e comunista. Tenta di
passare da movimento a “partito” con una rappresentanza in Parlamento, ma non ci riuscì: in
questo momento avviene la rottura radicale, esce dalle forme della cittadinanza politica e
sociale e costruisce presunte avanguardie capaci di guidare lo scontro con lo Stato (partito
armato).
I primi gruppi sono già caratterizzati da pratiche violente che considerano parte di
un’identità, di una strategia di mobilitazione e lotta. La parabola della violenza politica inizia
prima della strage di piazza Fontana (12 dicembre ‘69); è scontro fra lo Stato e i nuovi
sovvertitori dell’ordine che sono gruppi marginali che dopo poco entreranno nel terrorismo
militante.
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Nel 1970 Giangiacomo Feltrinelli fonda i gruppi armati proletari (GAP) e si adopera con azioni
dimostrative e tentativi di sabotaggio, finendo lui stesso dilaniato da un esplosivo che stava
collocando su un traliccio dell’alta tensione a Segrate, nei pressi di Milano il 14 marzo 1972.
In questo contesto nascono le Brigate Rosse, il gruppo politico che raccoglie le parole della
rivoluzione per costruire una strategia che porti alla presa del potere attraverso la violenza e
il terrore. Una pagina lunga e dolorosa che inizia alla fine degli anni 60 e si protrae per oltre
due decenni.
Le Brigate Rosse iniziano il loro percorso dalla saldatura tra un segmento del Movimento
studentesco Trentino e il “gruppo dell’appartamento” di Reggio Emilia: dal cattolicesimo
post-conciliare e militante i primi, dal mondo del Comunismo Reggiani i secondi.
In breve tempo si aggiungono quadri operai e sindacali e nei primi mesi del 1970 viene
fondata l’organizzazione. Comincia una lunga scia di sangue: sabotaggi, incendi, minacce
firmate dalla stessa a cinque punte. La capacità militare del gruppo cresce; inizia la stagione
dei sequestri di persona: dirigenti di azienda, il capo del personale della Fiat e il crinale di
una strada senza ritorno imboccata nel 1974 con il sequestro del giudice Mario Sossi a
Genova, che si era adoperato per chiedere pesanti condanne contro la cellula terroristica di
un gruppo denominato “XII ottobre”.
Ci sono lunghe trattative: i brigatisti propongono di liberarlo se vengono rilasciati dei
terroristi condannati. Sossi viene rilasciato, ma il procuratore generale Francesco Coco
verrà ucciso perché non aveva voluto firmare l’ordine di scarcerazione dei brigatisti.
Vengono poi fondati i NAP [nuclei armati proletari], in prevalenza al sud collegandosi alla
condizione carceraria e alle iniziative più diverse volte a finanziare la lotta armata.
Le forze dell’ordine riescono ad arrestare i vertici dell’organizzazione delle Brigate Rosse:
Franceschini, Ognibene, Gallinari, Buonavita, Curcio (fuggito e catturato nuovamente nel
1976) e Mara Cagol che verrà colpita e uccisa in uno scontro a fuoco coi carabinieri.
Molti terroristi vanno all’estero.
In Italia però la partita rimane aperta; nel 1976 Mario Moretti da una svolta militarista:
violenze e lotta armata per lo scontro decisivo con i poteri dello Stato.
L’ala militarista del terrorismo rosso radicalizza le forme dello scontro cercando intercalari
fra i giovani e gli studenti, dalla fabbrica alla società.
Il quadro dell’estremismo si fa composito e incerto, aumentano le sigle e gruppi.
“Prima linea” raccoglie migliaia di terroristi;
“Autonomia operaia” ha circoli di proletariato giovanile che unisce studenti e giovani operai
con un’ala più creativa e innovativa, i cosiddetti “indiani metropolitani”.
E’ un movimento extraparlamentare contro i partiti e le loro rappresentanze. Il PCI è il
bersaglio da colpire perché per colpa sua la rivoluzione è stata bloccata.
Il 17 febbraio 1977 il movimento caccia Luciano Lama, segretario della CGIL dall’università di
Roma La Sapienza. Il rettore Ruberti chiama le forze dell’ordine per sgomberare l’università.
In molte università e città avvengono scontri e morti; i partiti fanno fronte comune e
sostengono le forze dell’ordine. Le Brigate Rosse colpiscono carabinieri, poliziotti, giudici e
non ammettono che gli si possa processare con le regole del diritto.
Nel processo contro Curcio uccidono Fulvio Croce che avrebbe dovuto nominare i difensori
di ufficio.
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Uccidono poi anche il vicedirettore della “Stampa” di Torino, Carlo Casalegno. Giornali,
giornalisti, tribunale e magistrati sono i bersagli del terrore, strumenti dello Stato da colpire,
ridurre all’obbedienza e al silenzio.
Nel ‘77 gli attentati sono il doppio del ‘76; prende vita il verbo “gambizzare” ovvero ferire alle
gambe per intimorire → la scia di sanguinamento continua.
A pochi giorni dal rapimento di Moro sull’Espresso è pubblicato un documento del gruppo
armato: “Brigate Rosse si farà il processo? Il giudice popolare si chiama Torino, ma le Brigate
Rosse promettono un “processo guerriglia””. Gli argomenti presenti aiutano a ricostruire un
clima lontano e terribile:
→ fra otto giorni, il 9 marzo si apre il processo alle BR. Dopo due rinvii, dopo due omicidi
(del giudice Francesco Coco e dell’avvocato Fulvio Croce) e dopo il fuggi-fuggi di giudici
popolari e difensori d’ufficio, questo processo è diventato una specie di prova del fuoco per
le istituzioni e un saggio generale di coraggio civico.

Il pensiero brigatista è questo: “Questo è un processo di regime che ha l’obiettivo


pretenzioso di processare e condannare la rivoluzione comunista. Ma il processo alla
rivoluzione proletaria non è possibile. Ancora una volta la nostra strategia sarà quella del
processo guerriglia”.

Paragrafo 2. Il giorno più lungo

Sono le 9.02 di giovedì 16 marzo 1978 quando viene rapito Moro.


Un commando di terroristi appostato tra via Fani - via Stresa nel quartiere Monte Mario di
Roma, apre il fuoco contro la scorta del presidente della democrazia cristiana e uccide 5
uomini della scorta.
→ Le Brigate Rosse colpiscono al cuore dello Stato.
Moro è in mano a un gruppo di terroristi convinti di poter rovesciare l’ordine costituito
attraverso il ricatto e la violenza. Ricerche, interrogatori, comportamenti pubblici e risvolti
privati si sono susseguiti intensamente per ottenere la liberazione dell’ostaggio.
Storici, giornalisti e giudici hanno cercato di squarciare il velo delle ipotesi cercando la
verità. Rimangono grandi interrogativi e versioni che non collimano, compromissioni di
livelli oscuri. Il caso Moro contiene punti interrogativi con ipotesi appena tratteggiate,
ministri risoluti e nascondigli trovati dopo anni.
L’Italia si ferma in preda un vero e proprio shock: 45 milioni di persone sono attaccate a
televisione e radio. Si cerca in ogni modo di arrivare a liberare Moro: è una mobilitazione
imponente, 72 mila posti di blocco, 37.702 perquisizioni domiciliari, 6,413,713 persone
controllate, ecc.
Per 55 giorni si discute tra fermezza e trattativa tra chi difende una posizione intransigente
da parto dello stato e chi invece vorrebbe trattare con i terroristi.
Moro scrive molte lettere dalla prigionia a diversi destinatari; sono parole severe e dolorose
che però inducono a pensare che abbia scritto sotto dettatura dei carcerieri.
Alla domenica Paolo Quinto all’angelus fa un appello ai brigatisti affinché liberino Moro.
Dopo una settimana su parte della stampa della sinistra extraparlamentare si legge questo
slogan: “né con lo Stato, né con le Brigate Rosse” come scelta di chi non si riconosce nella
29

contrapposizione tra la violenza armata dei brigatisti e la difesa delle istituzioni


democratiche.
La sorte di Moro condiziona e definisce scelte:
- trattare con gli assassini per cercare una via d’uscita o rilanciare le ragioni
dell'intransigenza dello stato democratico

La maggioranza della classe politica e di governo sostiene la fermezza a fronte delle ragioni
di una possibile trattativa con le Brigate Rosse.
Craxi, del Partito Socialista Italiano, si dice favorevole alla linea del rifiuto ma spera in uno
spazio possibile per dialogare.
Berlinguer PCI dice: esplorare le strade possibili per salvare Moro senza violare l’ordinamento
dello Stato.
Le Brigate Rosse mandano dei comunicati informando che Moro è stato processato e
condannato a morte; intanto continuano a Torino, Milano e Roma attentati.
Nel comunicato numero 7 delle Brigate Rosse c’è una foto di Moro con il giornale “La
Repubblica” del 19 Aprile per dimostrare che è ancora vivo.
Continuano quindi le ricerche frenetiche, i brigatisti chiedono di “scarcerare” prigionieri
comunisti entro 48 ore e, se ciò non avverrà, eseguiranno la condanna a morte.

Giovedì 4 maggio alle 13:50 il cadavere di Moro viene trovato in via Caetani nel bagagliaio di
una Renault 4 rossa.

Paragrafo 3. L’ombra di Moro

Nelle settimane difficili della Primavera ‘78 da più parti si fa appello alla mobilitazione diffusa
contro il terrorismo: la politica di tutti contro la violenza di pochi, la difesa del Solco di un
tracciato collettivo come principale antidoto alla cultura della rivoluzione, bisogna ritrovare
le ragioni comuni, tracciare direzione di marcia e possibilità per irrobustire il tessuto di una
democrazia partecipativa.
Dal giorno del ritrovamento di Moro l’attenzione si sposta sul tessuto che unisce una
comunità, su rischi delle lacerazioni, cercando di proteggerla e rinforzarla. Si apre l’inizio
della divaricazione tra il paese e il palazzo, tra le forme codificate della politica e le
dinamiche di una partecipazione che prende nuove strade spesso in conflitto con le forme
costituite. La discontinuità con il passato si conferma e si consolida.
Ci sono crisi dei partiti, incomunicabilità e prevalenza di logiche di comportamenti
individualistici, insomma le premesse di quello che si chiama superficialmente “antipolitica”.
Proprio Aldo Moro in vari passaggi delle sue pagine scritte durante la prigionia aveva
denunciato l’esaurimento della parabola di crescita, di sviluppo e la diffusione di benessere e
ricchezza, ipotesi incerte complicate per una società così minacciata dal terrorismo.
Molti studiosi hanno chiamato “funerale della Repubblica” la cerimonia funebre per Moro in
San Giovanni in Laterano il 13 maggio ‘78.
“La Repubblica era scomparsa senza parola e il suo posto era interamente occupato dalla
Chiesa di Roma”.
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Saragat disse che accanto al cadavere di Moro c’era quello della prima Repubblica. Luigi
Pintor sul manifesto scrive: ora questa società e questo Stato non possono più restare come
prima, altrimenti periranno.
Andrea Riccardi afferma che il funerale di Moro rappresenta il disfacimento inarrestabile
dell’Italia Cattolica.
La famiglia di Moro si chiude nel suo dolore, non vuole funerali di Stato ne discorsi ufficiali,
solo Fanfani, presidente del Senato, e il sottosegretario alla marina mercantile Vito Rosa
sono presenti. Viene sepolto nel piccolo cimitero di Torrita Tiberina, a pochi chilometri della
capitale. La targa posta in via Caetani ricorda la rettitudine morale, la lucida intelligenza, il
contributo dato alla democrazia, la squisita sensibilità; Moro ha sempre sperato per
allargare le basi della democrazia italiana e favorire l’ingresso di tanti rimasti ai margini.
L’attacco al cuore dello Stato mette in discussione l'intera tenuta di un equilibrio
politico-istituzionale.
Lo storico George Mosse scrisse che Moro credeva nell’idea dello Stato come un qualcosa
continuamente in divenire. Cercò di coinvolgere nel governo quanti più gruppi possibili,
tentando nello stesso tempo di apportare dei cambiamenti nella struttura del partito
politico. Voleva radicare la democrazia parlamentare italiana nel cuore delle masse,
collegare insieme miti e simboli e permettere alla gente di partecipare in un modo che non
era mai stato concesso prima, durante tutta l’esperienza Democratica parlamentare italiana.
Pochi giorni dopo la morte di Moro aveva scritto una lettera al segretario del suo partito,
Zaccagnini, con toni drammatici e profetici: “se questo crimine fosse perpetrato si aprirebbe
una spirale terribile che voi non potreste fronteggiare. Si aprirebbe una spaccatura con le
forze umanitarie che ancora esistono in questo paese, si aprirebbe una frattura insanabile”.
Moro mette in guardia la DC: se mi uccidono non può più reggere l’equilibrio che ha
permesso lo sviluppo del dopoguerra.
Infatti, cominciarono subito le ripercussioni.
Il ministro dell’interno Francesco Cossiga si dimette, la DC è travolta, i giornali di mezzo
mondo parlano della tragedia di un attacco terroristico che colpisce un simbolo della
politica italiana.
Da Washington temono per la tenuta dell’ordine pubblico; ricordano i lunghi discorsi sul
possibile dialogare con la sinistra e rimpiangono Moro, figura di cerniera garante della
centralità della DC.
Il delitto compiuto dalle Brigate Rosse chiude un'intera epoca mettendo la parola fine su una
fase della politica italiana. L’intesa tra DC e PCI costruita da Moro e Berlinguer si chiude
prima di cominciare: un governo di solidarietà nazionale muore prima di nascere.

La risposta al ricatto del partito armato diventa la prima grande necessità, nonostante le
dimensioni, le appartenenze e le identità contrapposte. Nella grande partecipazione c’è la
conferma di un sentimento diffuso di condivisione dei pilastri della democrazia
repubblicana; Moro diventa un simbolo, una tessera strappata da un mosaico condiviso.
Si fa strada una profonda umanità nella società italiana. C’è quasi un rimorso condiviso di
non aver fatto abbastanza per sconfiggere le forze della violenza e del terrore, della
minaccia brigatista; c’è una coscienza civile e corresponsabilità di fronte allo Stato per unire
differenze, culture e linguaggi.
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Poco dopo, le elezioni amministrative danno:


- una sensibile avanzata della DC
- il recupero del Partito Socialista
- una flessione del PCI

Il 15 giugno il presidente della Repubblica Giovanni Leone si dimette perché accusato di


coinvolgimento nello scandalo Lockheed. (verrà poi prosciolto)
E’ un colpo alla credibilità del sistema politico. Viene eletto come nuovo presidente Sandro
Pertini, socialista, uomo importante nella Resistenza; è eletto con una larga maggioranza
parlamentare. Pertini è un uomo capace di costruire un dialogo con il paese restituendo
credibilità e buon senso alle istituzioni ferite.
Vicinanza, simpatia, immedesimazione del presidente partigiano creano una svolta che
lascerà il segno.
Con la fine degli anni ‘70 nulla sarà più come prima, al tramonto traumatico della stagione
del compromesso storico segue una incerta ricerca di nuovi equilibri, con numeri e progetti
politici irrealistici e insufficienti e con la persistenza dell’ombra di Moro che condiziona la
politica e l’insieme della democrazia italiana.

Paragrafo 4. Riflusso

La morte di Moro non esaurisce la spinta omicida delle BR che si protrae con violenza anche
nei decenni successivi; è chiara la pericolosità dell’attacco eversivo del Partito Armato. Vite
spezzate dalla follia e dall’odio: 176 vittime fra il ‘69 e l’88, imprenditori, magistrati,
giornalisti, forze dell’ordine e tanti civili nelle stragi indiscriminate.
Le indagine ottengono risultati significativi: i brigatisti coinvolti nell’omicidio Moro sono
condannati; dagli interrogatori si reiscono a capire le logiche del partito armato.
Certo gli interrogatori non si risolvono e tutta la verità è ancora lontana nonostante lo
smantellamento delle cellule terroristiche come esito della mobilitazione dello Stato e della
società italiana.
Il 24 gennaio ‘79 viene ucciso Guido Rossa [PCI], sindacalista che aveva scoperto e
denunciato un postino delle BR nella sua fabbrica: aveva testimoniato al processo
contribuendo alla sua condanna. Le BR affermavano che solo i cosiddetti “tribunali del
popolo” possono giudicare e condannare.
Il partito armato voleva la rivoluzione proletaria per abbattere lo Stato capitalista delle
multinazionali. Da questa rottura, secondo loro, doveva nascere la Rivoluzione.
Il terrorismo vuole una rivoluzione violenta in Occidente con giovani, studenti, operai in una
travolgente esperienza collettiva. La fine del decennio si carica di nuove speranze: lasciare
alle spalle i ricatti della violenza per iniziare un nuovo cammino. La sconfitta del terrorismo
diventa una condizione necessaria per poter guardare avanti con fiducia.

L’estate 1978 è detta “estate dei tre papi” che si danno il cambio in una successione
ravvicinata imprevedibile. Muore Paolo VI ai primi di agosto, il breve pontificato di Albino
Luciani (26 agosto - 28 settembre) si interrompe tragicamente. Il 16 ottobre sale al Soglio
Pontificio l’arcivescovo di Cracovia scegliendo il nome Giovanni Paolo II come segno di
riconoscenza per chi lo aveva preceduto di poche settimane. E’ il primo papa polacco dopo 5
32

secoli di papi italiani; viene dal cuore del mondo comunista. Sono anni di tensione
internazionali, la corsa al riarmo nucleare è il sintomo più evidente di un bipolarismo
competitivo e conflittuale.
Nel 1979 viene eletto a suffragio universale diretto il Parlamento europeo.
Per i paesi della comunità europea [CEE] si rafforza l’aspetto economico con la creazione di
un sistema monetario comune [SME]. In Italia il PCI vota contro e il PSI si astiene.

Elezioni del 3 giugno → DC: 38%; PCI: sopra 30%; PSI: quasi 10%; i radicali: contro il
compromesso storico 3.5%

Si è notato un forte astensionismo: si vede la distanza fra il paese e il palazzo, tra la società e
le istituzioni che indebolisce l’architettura complessiva del sistema.
A metà giugno c’è l’elezione al Parlamento europeo.
La DC e il PCI calano e vengono avvantaggiati i partiti minori: radicali, laici e socialisti.
La costruzione di una maggioranza parlamentare è difficile, si aprono discussioni e trattative
fra i partiti. Viene dato l’incarico a Cossiga di formare un nuovo governo. Si susseguono due
governi guidati da Cossiga tra agosto ‘79 e settembre ‘80. E’ una specie di quadripartito
[DC-PSI- PSDI- PRI] e si consolida la coalizione dei partiti minori.
I primi passi del governo sono segnati dal protrarsi del partito armato e dal varo del decreto
antiterrorismo. Viene convertito in legge dopo molte discussioni (i radicali sono contro) e
cadono sotto il piombo dei brigatisti:
1. Emilio Alessandrini, sostituto procuratore
2. Vittorio Bachelet, magistrato
3. Walter Tobagi, giornalista

Un biennio di sangue che comincia a cambiare quando fra l’80 e l’81 c’è qualche segnale di
sconfitta per le BR: i primi arresti di pentiti cominciano a dare i risultati. La sconfitta del
progetto terrorista appare evidente. Lo Stato poteva rialzare la testa smantellando
gradualmente l’organizzazione delle BR.
Le cellule terroristiche continuano a colpire ma adesso con le rivelazioni dei pentiti, ai quali
viene concessa una riduzione delle pena e protezione, finalmente si riesce a vincere il
terrore.
La collaborazione tra governo e opposizione diffonde un senso di unità nazionale
nonostante le bandiere di partiti diversi.

Continua la Guerra Fredda tra Est e Ovest


Il governo dichiara di essere pronto all’installazione degli euromissili sul suolo italiano. Si
crea un’alleanza fra diversi partiti (pentapartito) → DC + PSI + forze minori.
Alcuni dicono sia una riedizione del centro sinistra.
Il PCI torna orgogliosamente all’opposizione, di cui tiene il monopolio.
I socialisti di Craxi hanno un ruolo centrale e insostituibile.
Berlinguer [PCi] dopo il colpo di stato in Polonia considera come si sia esaurita la spinta
propulsiva che aveva segnato il mondo sorto dalla rivoluzione del 1917: sembra che critichi
quel mondo del socialismo reale (ben conosciuto da tutti per le sue banalità).
33

Nell’81 avviene lo scandalo della P2, sono scoperti i partecipanti alla Loggia massonica di
Licio Gelli:
una trama di affari e poteri che coinvolge istituti di credito, banchieri, giornalisti, affaristi,
uomini dello spettacolo. Un piano di destabilizzazione minaccioso che insidia la tenuta della
democrazia.
Il governo Forlani cerca di gestire lo scandalo, ma la DC va in crisi.
Nel giugno del ‘81 Giovanni Spadolini, repubblicano, sarà il primo non democristiano ad
assumere la guida del governo in una coalizione pentapartito (senza la centralità della DC).
Sarà poi Forlani a riscoprire la centralità della DC.

Cap. 5 - L’inizio della fine


Paragrafo 1. Dal confronto al conflitto

Gli anni ‘80 si aprono con un inatteso protagonismo delle due superpotenze: Est e Ovest
hanno nuove tensioni, c’è il tramonto definitivo del dialogo tra Mosca e Washington.
Mosca si muove alla ricerca di nuove sfide e possibilità fuori dai confini nazionali: invasione
dell’Afghanistan e una linea di rafforzamento attuati in Africa, America Latina e in parte
dell’Europa occidentale.
La corsa agli armamenti attraverso gli SS20 sovietici mettono in allarme tutti. All'inizio degli
anni ‘80 ogni epilogo sembra possibile in una sfida senza esclusione di colpi, fino alle tante
illusioni sul rinnovamento possibile del comunismo e del suo mondo di riferimento. Più che
una vera e propria sfida sembra l'inizio del crollo di uno dei due continenti. L'occidente è
scosso dalle difficoltà legate alle fonti di energia e al posizionamento conflittuale per
esercitare un controllo sulle aree dei giacimenti di petrolio. 203 Nella prima metà del ‘79
Khomeini in Iran organizza un nuovo Islam contro la monarchia e riesce a cacciare lo Shah
Reza Pahlavi. E’ un grande successo del fondamentalismo islamico. C'è un grande aumento
del petrolio, però il vertice dei paesi industrializzati a Tokyo (28-29 Giugno ‘79) decide una
riduzione progressiva e controllata dei consumi unito alla ricerca di nuove fonti di energia.
204 Intanto la sinistra italiana nella sua componente maggioritaria pensa alla possibilità di
arrivare a socialismo reale (realizzazione del socialismo marxista) ma la primavera di Praga16
e il movimento Solidarnosc (un sindacato guidato da Walesa) represso a Varsavia dal
generale Jaruzelski, dimostrano che non è possibile nessuna riforma. La sinistra italiana
prende le distanze: non fa una rottura totale ma pensa siano presenti storture in una ipotesi
ancora valida.
Il Partito Comunista vuole mettersi alla guida di un fronte nuovo capace di mediare le
posizioni di Mosca e Washington: forze e culture della Sinistra Storica insieme a movimenti
pacifisti per opporsi alla corsa agli armamenti. Un'ipotesi suggestiva che raccoglie consensi
e seguaci soprattutto tra le giovani generazioni -> la pace, l'ambiente, la condivisione dei
paesi emergenti, il cosiddetto "terzo mondo" che si affaccia sulla scena della storia in cerca
di fortuna e appoggi. 205 La sinistra guarda verso settori del mondo cattolico
post-conciliare; il segretario del Pci Berlinguer prende le distanze da Mosca, non accetta le
regole del Movimento comunista internazionale e cerca una via autonoma. Il Quotidiano del
Pci a Mosca condanna Berlinguer e le sue parole, lo "strappo" di Mosca segna la rottura con
la tradizione con la ricerca di qualcosa di nuovo. 206 Gli USA si muovono per la minaccia che
34

viene dai Russi e mandano in Italia i missili Pershing e Cruise, chiedendo di fare lo stesso agli
alleati europei. In Italia l'opinione pubblica è divisa: fedeltà Atlantica o movimento pacifista?
Nel 1980 in Italia arrivano i Cruise; nell'83 Craxi approva l'installazione dei 112 missili nella
base militare di Comiso nella Sicilia orientale. 207 C'è una tensione diffusa, misurare gli
effetti degli arsenali militari diffonde allarme, nascono molte tensioni: americanismo o
antiamericanismo, pacifismo o imperialismo, autonomia o subalternità.

noltre, ora si passa alla conquista dello spazio: nell'aprile 1981 la navetta spaziale Shuttle
(USA) va in orbita. La strategia Sovietica non vuole rimanere indietro e prevede lanci ripetuti
volti a costruire e utilizzare una stazione orbitante permanente. 208 Nel 1983 Reagan,
presidente degli USA, prevede di creare uno "scudo spaziale" capace di intercettare i missili
sovietici. Il confronto sulle "Guerre Stellari" riaccende le tensioni che si acuiscono quando
un caccia sovietico abbatte un Boeing sudcoreano in volo sullo spazio aereo controllato da
Mosca, provocando 269 morti e le tensioni reciproche diventano le premesse di una vera e
propria escalation. Dal governo italiano vengono pronunciate parole di condanna
inequivocabili: l'abbattimento appare come una dichiarazione di guerra, un gesto
ingiustificabile. 209 Le risposte non si fanno attendere, anche se, contrariamente a ciò che
trapela dalle prime reazioni, l'opzione militare non rientra tra le priorità immediate
dell'amministrazione statunitense. Pochi giorni dopo il Dipartimento di stato americano
impedisce al ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko di mettere piede negli USA: non
può quindi prendere parte a una seduta delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro a New York.
Crisi politica, militare e riflessi diplomatici che alzano il livello dell’attenzione dell'allerta. Le
novità che scuotono il mondo comunista modificano l'immagine del gigante in buona salute
che aveva accompagnato il mondo sovietico nella prima parte degli anni '80. Il riflesso in
Italia è immediato, cominciano ad arrivare da Mosca le prime informazioni su un
cambiamento. 210 11 marzo ‘85 viene eletto Michail Gorbacev, 54 anni, un volto affabile, fuori
dagli schemi tradizionali e capace di costruire una fitta rete di rapporti al di qua e al di là
della Cortina di ferro. Una fase di discontinuità di uomini, metodi e atteggiamenti.
Gorbaciov vuole un consenso ampio, anche fuori dai confini nazionali. Parla e scrive di Casa
Comune Europea, di sicurezza internazionale. Il capo del Cremlino attraversa continenti e
contesti politici per affermare la possibilità di un rinnovamento del mondo comunista. Però
al suo grande consenso esterno, alla sua credibilità non corrisponde un disegno percorribile
da un contesto Nazionale né pronto né capace di eseguirlo. In America, Reagan, Si conferma
presidente e risalda le vecchie alleanze. Il dialogo con Mosca a luogo da una posizione di
forza.

Paragrafo 2. Una lenta agonia

La nuova guerra fredda dell'inizio degli anni '80 interessa la politica italiana: 3 giugno ‘79 elezioni
politiche:
- Pci 30% 4 punti in meno rispetto al ‘76
- Radicali 3% raccolgono i voti usciti dal Pci
35

Craxi nel settembre ‘79 propone a Berlinguer l'idea di fare una grande riforma dello Stato
(trasformazione sociale, istituzionale e di progresso). Un nuovo centro sinistra con i comunisti e
le destre all'opposizione e una maggioranza attorno alla Dc.

1980: dura vertenza alla Fiat, si conclude con una marcia dei 40.000 quadri e impiegati che
sconfessa le posizioni e le modalità di mobilitazione della classe operaia. 2 agosto, bomba alla
stazione centrale di Bologna, si pensa alla pista neofascista.
1981: Referendum sull'aborto, rimane in vigore la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza.
213
1980: Gli inquirenti trovano la lista degli appartenenti alla loggia segreta P2 che viene resa
pubblica il 20 maggio ‘81. Nasce un terremoto: politici, imprenditori, uomini dello Stato e dei
Servizi, delle forze armate e della magistratura. Un insieme di poteri occulti sottratti ai controlli
ai condizionamenti delle regole democratiche. Viene arrestato il banchiere Roberto Calvi che con
Michele Sindona aveva stretto relazioni con il IOR (istituto per opere religiose) del Vaticano,
guidato da monsignor Marcinkus, attraverso il quale avrebbe finalizzato illegalmente Solidarnosc
in Polonia e altre forze anticomuniste. Calvi sarà trovato morto a Londra. Il collegamento tra
Calvi e Galli, fra la finanza cattolica e ambienti massoni e Michele Sindona che verrà condannato
e morirà in carcere.
Sindona aveva messo in atto comportamenti criminali (Forse anche l'omicidio di Calvi) E aveva
sollevato il velo su uno scenario di ambienti massonici, droga, progetti di golpe, speculazioni
edilizie … (Però poi queste affermazioni saranno giudicate relative a lui e non all’ambiente in cui
viveva)

Certo tutto questo contribuisce a incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. La
tenuta della Repubblica dei partiti comincia ad apparire minacciata da più parti, esposta ai venti
ostili di forze antisistema che si annidano nei gangli (=punti vitali) dei poteri dello Stato.
Nell’estate ‘61 il governo Forlani si dimette dopo 200 giorni di litigi. Viene chiamato a formare il
governo per la prima volta un non democristiano, un laico e repubblicano, Giovanni Spadolini. È
una coalizione di centrosinistra a guida repubblicana: è una innovazione.

Due problemi importanti del nuovo governo in carica dalla fine di giugno 1981 :
1. Il peso degli scandali (P2) e della questione morale che coinvolge partiti e istituzioni
2. La situazione economica che non promette nulla di buono.

Alla crisi dell’agosto ‘72 segue la formazione di un altro governo identico che arriva faticosamente
a novembre. Segue un breve ritorno di Fanfani che non riesce a contenere le frizioni della fragile
maggioranza. Con l'uscita dall’esecutivo (=governo) del partito socialista non rimane altra strada
che quella di tornare a dar voce agli elettori: una nuova elezione per misurare i rapporti di forza,
verificando contestualmente la possibilità di dar vita a maggioranze parlamentari. 218 Le elezioni
politiche vengono fissate per il 26-27 giugno 1983. Il responso delle urne conferma la sofferenza
di un sistema esausto.
- La Dc paga il prezzo più alto perdendo 5 punti percentuali;
- la flessione comunista porta il maggiore partito d’opposizione sotto il 30%
- Spadolini contribuisce alla crescita del consenso repubblicano fino alla cifra
considerevole del 5,1%
Il dato più significativo è il consenso ha una formazione politica nel Veneto: la Liga veneta 8%. È
un voto di protesta contro Roma, lo stato e i meridionali.
36

Il 4 agosto nasce il primo governo a guida socialista sotto la presidenza di Bettino Craxi. La Dc
mantiene ministri chiave: Andreotti agli esteri, Alfano agli interni ecc...
Si succedono due governi Craxi.
La discontinuità di una guida laica e socialista (dall’81 all’87) dal primo governo Spadolini al
secondo governo Craxi è un tentativo fatto per:
1. Ridimensionare il peso della DCI, cioè limitare l’egemonia storica del maggiore partito
italiano
2. La ricerca di una maggioranza in Parlamento per dare certezze, credibilità in una fase
difficile dell’economia internazionale

La DC soffre tra l'opposizione comunista e l'importanza che sta raggiungendo Craxi, la cui
politica, la Dc, aveva criticato all'inizio prendendo le distanze dall’idea di offrire a un socialista
l'incarico di formare il governo. Solo alle assise di Roma si decide il cosiddetto “preambolo“
ovvero una chiusura nei confronti dei comunisti e un riavvicinamento e un’attenzione verso il
cammino dei socialisti segnato dalla nuova leadership emergente. Uno dei principali protagonisti
democristiani è Donat-Cattin, dirigente di punta dello scudo crociato, e padre di un militante del
gruppo terroristico “Prima linea“ che verrà poi arrestato e processato. La strada del “preambolo”
è un'antitesi con l'accordo tra Moro e Berlinguer e alcuni dei proponenti muovono delle accuse ai
comunisti per presente responsabilità nella nascita e sviluppo del terrorismo e nella gestione
della vicenda Moro.

Così due principali partiti (Dc e Pci) arrivano a uno scontro esplicito e dichiarato:
- La Dc lancia le ragioni del centrosinistra offrendo un appoggio al repubblicano Spadolini
e al socialista Craxi, dopo la guida ininterrotta dello stesso partito Dc dal 1945;
- Il Pci con la “seconda svolta di Salerno” precisa il suo progetto: l’opposizione poteva e
doveva aspirare a governare il paese, non con la Dc ma in alternativa al partito che aveva
guidato il governo dalla fine della guerra. Non insieme alla Dc ma contro ciò che la Dc
rappresentava nel paese e nella sua proiezione internazionale.

Il dipartimento di Stato americano ha idee ben chiare sulla situazione italiana: centralità del
nuovo corso socialista, interesse per una leadership dinamica e in ascesa, distanza ideologica tra
Dc e Pci e scontro a sinistra fra Pci e Psi.

Paragrafo 3. Una strana modernità

La fine della solidarietà nazionale e quindi la crisi definitiva del compromesso storico tra i partiti
più rappresentativi dell’arco costituzionale, ripropone il tema dell'instabilità del sistema politico.
I costi della crisi economica, a cominciare dall'aumento del prezzo del petrolio, mettono il
sistema in una condizione delicata che avrebbe bisogno di una capacità di intervento di decisione
politica efficace e immediata.
Le stesse coalizioni diventano conflittuali senza collaborazioni e progetti unificati, senza la
solidarietà nazionale. Il conflitto e il confronto democratico si spostano dentro le coalizioni di
governo, procurando una democrazia bloccata. Così governi a guida repubblicana socialista
devono affrontare una realtà economica molto grave con un disegno politico molto debole.

Primo problema: l'approvvigionamento energetico.


37

Già dal ‘70 era prioritario diminuire la dipendenza dal petrolio perché il deficit della bilancia
commerciale italiana aumenta.
Nel 1981 si programma la costruzione di quattro centrali nucleari, il nuovo piano energetico
prevede un progetto Enel per potenziare impianti termici e a carbone.
In quegli anni lo sviluppo industriale inizia a coinvolgere nuove zone, la cosiddetta “terra Italia”,
che entrano nella produzione di qualità. Il nord più avanzato entra in una fase post-fordista 17, il
centro e alcune zone del Mezzogiorno si modernizzano mentre Calabria, Basilicata e Sicilia
restano indietro.

Il governo, guidato da Craxi rivendica di avere ridotto l'inflazione, aumentando il prodotto


interno lordo. L'economia italiana nel 1937 occupa il quinto posto fra le potenze industriali del
tempo. L'inflazione diminuisce e questo porta ottimismo negli anni '80.
Gli italiani risparmiano, c’è una convergenza conveniente tra famiglie, banche e imprese che si
mobilitano a comprare titoli e azioni.

La spesa pubblica invece continua a crescere: il sistema sanitario con la riforma del 1979 e il
meccanismo provvidenziale squilibrato e diseguale (consentendo pensionamenti anticipati e
costosi oltre a essere segnato dai costi delle incontrollate pensioni d’invalidità soprattutto nella
regione del Mezzogiorno) portano all’aumento del debito.
Si corre ai ripari; vengono ridimensionati gli investimenti sull’istruzione, sul sistema di
protezione e su un necessario intervento di riforma del welfare. La quinta potenza industriale ha
un debito pubblico enorme, che aumenta sempre più negli anni con la spesa degli interessi
passivi. (leggi bene pag. 225)
Diminuisce e molto la conflittualità sociale, il governo socialista porta al governo rappresentanti
del movimento operaio e sindacale che aumentano la responsabilità collettiva che dà un
miglioramento delle condizioni di vita. Ha molta importanza il rifiuto del clima di violenza e
conflitti del decennio precedente, la stanchezza di mobilitazioni che non ottengono risultati.

Il 14 Febbraio 1984 il governo Craxi con il decreto di San Valentino decide di tagliare tre punti di
scala mobile qualora l'inflazione non avesse superato il 10% -> le buste paga avrebbero subito un
buon taglio.
Ci sono molti contrasti, il partito comunista la Cgil scende in piazza a protestare il 24 Marzo ‘84.
Il decreto viene approvato nel mese di giugno e scatta subito la raccolta di firme per un
referendum per abrogarlo.

L''11 giugno 1984 Berlinguer muore per un ictus durante un comizio elettorale: le elezioni europee
saranno 17 giugno ‘84. Tutti sono sconvolti per la morte di un uomo che aveva accompagnato una
fase della storia d'Italia.

Elezioni europee il 17 giugno: il PCi sorpassa la DC


PCI: 33% diventa il primo partito italiano sorpassando la DC per 0.3%
PSI: 11%
Liberali: 6%

Il partito comunista è al centro di una vasta aggregazione elettorale favorita dalla presenza di
Spinelli, federalista e antifascista che aveva criticato il mondo sovietico e il mondo comunista
internazionale. Il Pci Raccoglie i valori autentici dell’Europa.
38

I comunisti, orfani di un leader armato, promotori di una linea di scontro con il governo e una
parte del sindacato confederale cercano di poter rilanciare il progetto di alternativa alla Dc, ma le
riforme non arrivano. La vera emergenza ora e la disoccupazione; le grandi ristrutturazioni dei
gruppi industriali e l'automazione tecnologica procurano 3 milioni disoccupati e aumenta quindi
il lavoro in nero o sommerso. Il carico fiscale è aumentato dal 40% al 58%, il ministro delle
finanze, Visentini, propone una legge per combattere l'evasione fiscale ma nascono forti
contrasti.

Scioperi: da una parte artigianato e aziende commerciali per difendere condizioni di privilegio
fiscale, dall'altra lavoratori dipendenti per avere una più equa distribuzione delle risorse.

Il referendum sulla scala mobile è fissato per il 9 e 10 giugno, è il culmine della contrapposizione
tra governo e opposizione comunista.
Risultato: Il NO all’abolizione del decreto è 54,3% quindi circa 18 milioni di voti; gli sconfitti 45,7%
circa 15 milioni di voti.
Votano per il SI la maggioranza delle regioni rosse (Emilia Romagna, Toscana, Umbria) e una
parte del Mezzogiorno (Campania, Basilicata, Calabria, Sardegna).
Votano per il NO le regioni del nord e le grandi città con apparati industriali. I comunisti vogliono
che sia abolito per difendere gli interessi dei lavoratori.
Il 24 giugno ‘85 viene eletto presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Dc, con una larga
maggioranza. Le sue prime parole sono di vicinanza alla gente comune quasi per voler annullare
le distanze tra paese reale e paese legale. Però il suo settennato sarà burrascoso. Incomincia
subito a polemizzare con quei magistrati che prendono le distanze dal governo accusando
l'esecutivo di violare l'indipendenza tra i poteri dello Stato. Presto ci sarà il conflitto fra i poteri
dello Stato.

Paragrafo 4. Duelli senza vincitore

C’è sempre lo scontro nel sistema politico, sia dentro la coalizione del pentapartito nella
dialettica fra democrazia socialista, sia nelle correnti interne delle forze che compongono la
maggioranza. A sinistra il leader Craxi agisce da capo indiscusso: i congressi del partito socialista
diventano grandi eventi, però il suo agire impoverisce la partecipazione e il confronto fra diversi.
Craxi inasprisce le tensioni con il Pci per prospettive diverse su posizioni politiche.
Nel 1984 Stato e chiesa siglano un nuovo concordato.
Nella politica internazionale la guerra fredda continua a condizionare gli equilibri interni dei
paesi aderenti ai due schieramenti.
Craxi aveva spianato la strada all’installazione degli euromissili, rassicurando gli americani della
fedeltà al patto Atlantico. Però i problemi sono nel Medio Oriente; nell'autunno del 1985 il
governo israeliano decide di bombardare Tunisi, alla ricerca del quartiere generale
dell'organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) guidata da Yassen Arafat. La Palestina
risponde con il sequestro della nave Achille Lauro che batte bandiera italiana. Nasce un incidente
diplomatico che mette a dura prova i rapporti con gli alleati internazionali. Nel governo Craxi e
Andreotti vorrebbero rafforzare le forze dell’Italia nel Mediterraneo aumentando il dialogo con i
paesi arabi ma il partito repubblicano esce dal governo per protesta.
C’è una crisi ma il governo tiene ancora la fiducia.
39

Poche settimane dopo la fiducia delle Camere al governo Craxi, un attacco terroristico colpisce
in contemporanea l'aeroporto di Vienna è quello di Fiumicino. Un'azione sanguinosa contro i
banchi della compagnia israeliana El Al e della statunitense Twa. Il bilancio è di 13 morti e oltre 70
feriti; un nuovo colpo alla tenuta di alleanze e posizioni di equilibrio e controllo reciproco.
Reagan tuona contro la Libia accusata di proteggere e sostenere il terrorismo di marca
palestinese.
Nella primavera ‘86 gli USA bombardano Tripoli e Bengasi come risposta agli attentati contro
obiettivi americani.
Il leader libico Gheddafi in risposta manda due missili verso un impianto radiotrasmittente
americano collocato nell’isola di Lampedusa; l'attacco fallisce e le reazioni compattano il fronte
filo americano. Lo spazio per l'Italia in aree cruciali del globo può crescere in sintonia con gli
alleati tradizionali (gli USA su tutti). Nel governo c'è un equilibrio complesso capace di
ridimensionare l'allineamento con USA, e anche le tentazioni neutraliste di chi vuole riaprire la
discussione sulla collocazione internazionale.

Nell’estate ‘86 il governo va sotto 24 volte; Il 26 giugno in occasione di una votazione in materia
di finanza locale i franchi tiratori che bersagliano l'esecutivo superano le 70 unità. A quel punto
Craxi si dimette dopo più di 1000 giorni di governo.
Però poi rilancia e facendo leva sulla necessità di un governo ottiene la fiducia è il secondo
governo Craxi.
Ma agli inizi dell’87 uno scontro sul referendum per l'abolizione delle centrali nucleari fa cadere
di nuovo il governo, si fissano perciò delle nuove elezioni il 14 giugno ’87.

Il voto sembra confermare le ragioni dei contendenti dei partecipanti al duello nel perimetro
dell’esecutivo. Il Psi cresce di quasi 3 punti percentuali, la Dc recupera parte del consenso
dilapidato nel 1983. Continua la flessione dei comunisti mentre i partiti laici che compongono
l’esecutivo perdono più del 3%. Fanno la loro apparizione i verdi attestandosi al 2,5%, si consolida
la presenza del partito radicale. Non si registra alcuna affermazione capace di indicare una via
d’uscita dalle strettoie del sistema politico: la tenuta della Dc a fronte di un lieve aumento del
partito socialista che sperava di poter raccogliere frutti significativi di consenso a ridosso della
stagione di governo. Il dato più rilevante è la frammentarietà della rappresentazione politica che
presta il fianco a veti incrociati e un crescente potere di coalizione da parte dei partiti minori.

> L’unica formula possibile sembra essere ancora il pentapartito.

A fine luglio il governo guida a Giovanni Goria da inizio a una legislatura particolarmente
instabile: quattro esecutivi dal 1987 al 1989, Goria, Ciriaco De Mita e due governi presieduti da
Giulio Andreotti. Stessa formula pentapartito, ma con guida diversa e composizione interna che
cambia, seguendo conflittualità, richiesta ambizioni dei partecipanti.
Si consolida l'alleanza del pentapartito: Craxi, Andreotti, Forlani vanno verso approdi
conservativi. Il tema delle riforme istituzionali è sempre importante ma uno degli uomini che
aveva caldeggiato le proposte di riforma e dialogo fra governo e opposizione viene ucciso dalle
Brigate Rosse il giorno precedente la fiducia alle camere: Roberto Ruffilli, professore che
affermava che dal confronto fra diversi possono nascere nuove idee e rafforzarsi una democrazia
inclusiva, rappresentativa e funzionante.
40

Andreotti guida la coalizione con l'accordo tra maggioranza della DC e il partito socialista di
Craxi. Il partito comunista viene lasciato ai margini. A destra del movimento sociale Gianfranco
Fini prende il posto di Giorgio Almirante con qualche diversità di vedute.
Il l successore di Berlinguer, Alessandro Natta tenta di riannodare un dialogo con la sinistra
europea. Il quadro interno tra maggioranza di pentapartito e opposizione va avanti con un
progressivo esaurimento delle aspirazioni e scarsi progetti.
L’esaurimento di un progetto comune diventa il tratto distintivo della fine del governo Craxi e gli
ultimi sussulti di un equilibrio ormai logoro; c'è una sfida nei partiti e fra i partiti.
La Repubblica dei partiti delle coalizioni esaurito risorse possibilità.
Tutti capiscono che ci sono riforme necessarie già rinviate da troppo tempo, ma non si attuano.
Si fanno conferme trasversali ispirate a un conservatorismo più o meno mascherato: “cambiare
tutto perché nulla cambia” (come nel Gattopardo, titolo del romanzo di Tomasi di Lampedusa; il
protagonista pronuncia questa frase). La politica italiana attraversata dalle Inter pari di un nuovo
mondo che travolge identità e certezze, riferimenti interni e internazionali, c'è una spinta al
cambiamento. La fine dell'ordine bipolare potrebbe rilanciare le ragioni del processo di
integrazione continentale.

Per la prima volta dai trattati di Roma del 1957, i paesi della comunità economica europea (CEE)
decidono di intervenire proprio sui trattati: si firma l'atto unico europeo il 17 Febbraio 1986, sono
modifiche ai trattati istitutivi come antidoto a una crisi che rischia di paralizzare il processo di
unificazione continentale. L'atto entra in vigore il 1° luglio 1987.

Bisogna completare la costruzione del mercato unico e costruire e rafforzare un primo embrione
di Unione politica per rispondere alle esigenze della competizione internazionale. Un progetto di
recupero dei pilastri basilari: l'economia e la politica come spazio di costruzione dell’Europa
comune. La fine della guerra fredda si avvicina inesorabile e imprevista.

Cap. 6 - Il crollo
Paragrafo 1. Indimenticabile Ottantanove

Ci sono due avvenimenti indimenticabili:


1. La fine della guerra fredda e il crollo del sistema bipolare
2. La crisi della Repubblica con progressivo superamento che aveva caratterizzato il
dopoguerra.

La classe dirigente nei primi anni della Repubblica aveva colto la tensione in un paese da
ricostruire dopo la guerra e la potenzialità di una rinascita che andava al di là dei confini
nazionali.

Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino → il simbolo di una contrapposizione tra forze
contrastanti viene abbattuto e finisce il lungo conflitto che aveva come obiettivo il vecchio
continente, le sue gerarchie geografiche.

Berlino, divisa in 4 parti occupati dai vincitori minori, è simbolo dello scontro fra linguaggi, idee,
sistemi del mondo. Il crollo del muro porterà anche alla riunificazione della Germania, il più
grande processo di ricomposizione continentale. Il mondo comunista viene spazzato via: cade già
tutto, statue, simboli sulle bandiere nazionali, alleanze e lealtà politiche.
41

Mosca perde legami, credibilità, consenso. In pochi anni l’URSS implode travolto dalla cornice di
nazionalità ritrovata. Poco dopo anche la Jugoslavia e l’Albania, che non erano parte costitutiva
dell’universo sovietico, verranno interessate dalla rivoluzione pacifica e conflittuale che porterà
alla fine del comunismo e dei suoi principali protagonisti.
Nei primi anni ‘90 Andreotti guida la coalizione di pentapartito dopo le ripetute instabilità
ministeriali, le frizioni interne alla maggioranza di governo.
Ma i vecchi equilibri del pentapartito sotto guida di Craxi, Andreotti, Forlani non possono gestire
una fase così straordinaria: il crollo del muro spinge alla ricerca di una nuova collocazione in
campo internazionale dell’Italia.
In uno strano paradosso il crollo dell’impalcatura della Repubblica in pochi anni avvicina l’Italia
più ai paesi comunisti (travolti dalle rivoluzioni dell’est) che ai suoi naturali partner e alleati
occidentali. Il nostro è l’unico paese dell’Europa occidentale atlantica nel quale la fine del
comunismo sovietico e del bipolarismo USA-URSS ha influenzato il sistema politico fino a
provocare l’inclusione dei partiti fondatori della Repubblica.
La caduta del muro provoca anche una riunificazione della Germania. Si aprono nuovi conflitti
nel Golfo Persico dove Hussein invade il Kuwait e la ex Jugoslavia, dove avvengono dei massacri.
Nascono nuove repubbliche inscritte frettolosamente nella comunità internazionale.
Solo nel ‘95, con gli accordi di Dayton, si pone fine alla guerra incontrollabile nel cuore
dell’Europa. Nei paesi del Mediterraneo aumentano i flussi migratori di gente in fuga da guerra e
in cerca di una vita migliore: attraverso il negoziato e la firma del trattato di Maastricht si regola
il processo di integrazione continentale (scelta di politica internazionale). E’ chiaro che bisogna
scegliere un cammino nuovo, anche se alcuni vorrebbero conservare l’esistente.
Lo scossone più forte viene dal vertice delle istituzioni: dal presidente della Repubblica Cossiga.
Dal ‘90 comincia a modificare le prerogative del presidente, interviene spesso su argomenti
delicati e con intensità crescente fino a non essere più quell’”arbitrio” che deve essere un
presidente.
Critica la politica, i magistrati incrinando l'equilibrio tra i poteri dello Stato, vuole essere un
“picconatore” dice lui. Dopo poco però saltano fuori ombre poco chiare sul suo passato. Nel 1990
forze di pubblica sicurezza ritrovano documenti delle Brigate Rosse in un covo a Milano,
perquisito in precedenza; il memoriale di Aldo Moro conservato in un’intercapedine a via
Montenevoso rilancia accuse e giudizi che coinvolgono direttamente il passato di Cossiga e le
sue scelte di allora quando svolgeva le funzioni di ministro degli interni.
Poco o tempo dopo una commissione d'inchiesta presieduta da libero Gualtieri lancia accuse
contro settori non marginali della classe dirigente, rea di non aver indagato adeguatamente sui
misteri legati all’abbattimento di un DC-9 della compagnia aerea Itavia precipitato con i suoi 81
passeggeri nel mare di Ustica il 27 giugno 1980. Un muro di gomma impenetrabile mentre
Cossiga e alla guida dell'esecutivo. E da ultimo lo scontro sul passato, sulle parti nascoste della
lotta al comunismo negli anni più duri della guerra fredda. Un giudice di Venezia, Felice Casson,
indagato sui misteri di una strage del 1972 si riferisce a una rete clandestina denominata gladio,
punto di riferimento di operazioni coperte, fuori da regole e controlli in chiave anticomunista.
Era una rete diffusa, legata ad ambienti della Nato, protetta da settori dello Stato e dei servizi
segreti in difesa dello Stato qualora le sinistre avessero minacciato gli equilibri esistenti. Cossiga
accusa il colpo, ma si difende dichiarando la legittimità del Gladio. È convinto che bisogna
cambiare e insiste sulla necessità di creare un esecutivo più forte, un presidente eletto dal
popolo, capace di riequilibrare lo strapotere del Parlamento. Le reazioni dei partiti:
- PCI il segretario Achille Occhetto sceglie di presentare una richiesta di impeachment per
altro attentato alla Carta costituzionale, poi respinta dalle camere
42

- MSI difende Cossiga in Parlamento e nel paese


- PSI Favorevoli alla prospettiva del presidente elet
- DC fortemente contraria

Cossiga Continua a cercare fiducia e partecipazione, ma il 25 aprile ‘92 annuncia le dimissioni


anticipando la scadenza naturale: una “picconata” finale.

Le leghe regionali cominciano a diffondersi; nel 1983 la Liga veneta aveva superato il 4% e in
Lombardia prendeva sempre più consensi. Il leader Umberto Bossi entra in Senato nei primi anni
'80.
Nel novembre ‘89 si costituisce l'alleanza fra le 2 leghe. Nelle elezioni amministrative del ‘90 la
Lega ha quasi il 19% dei voti e in Lombardia è il secondo partito, mentre in Liguria, Piemonte
Veneto il 5%. La Lega chiede: la presa di distanza dai partiti tradizionali, protesta contro il
centralismo di Roma e contro i meridionali e gli extracomunitari. Il movimento diventa partito
nelle assise 19 1991.

Mario Segni propone un referendum per cambiare il sistema elettorale: da proporzionale a


maggioritario.
Tra i quesiti ammessi al referendum c'è l'abolizione della preferenza plurima; per i promotori si
tratta della possibilità di intervenire sulle catene consolidate o sperimentali del voto di scambio,
rendendo possibile l’indicazione di una sola preferenza per la Camera dei deputati. Con il 95%
dei sì viene abolita la preferenza plurima sulla scheda per la Camera dei deputati: una sola
indicazione per evitare accordi tra candidati, togliendo così il terreno propizio alla costituzione
di cordate o voti di scambio.

Svolta del PCI


A Bologna il 12 novembre ‘89 il neo-eletto segretario dichiara che comincia un cammino diverso
che avrebbe portato a “una cosa nuova e a un nome nuovo”. Si apre un contrasto che non si
conclude al congresso di Bologna del Marzo ‘90 dove le tesi di Occhetto sono accolte con il 67%
dei consensi, ma le opposizioni (33%) non approvano.
Nei mesi successivi la maggioranza del Pci da vita al partito democratico della sinistra (Pds) con
una quercia sopra il simbolo della falce e del martello. La sinistra interna, guidata da Pietro
Ingrao, non accetta e nelle assise di Rimini nel gennaio ‘91 dichiarano la scissione del Pci e creano
il partito per la rifondazione comunista: tentano di ricostruire le consolidazioni per una risposta
nazionale alla crisi globale del mondo comunista.

Si vedono emergere fenomeni di corruzione che coinvolgono settori della classe dirigente:
scambio occulto di favori, privilegi, somme di denaro nei settori degli appalti pubblici,
finanziamenti ai partiti. Il 17 Febbraio ’92 il socialista Mario Chiesa viene arrestato in flagrante a
Milano mentre riceve una tangente come ricompensa di un sistema corrotto. Nasce la stagione di
Mani pulite, o la rivoluzione dei giudici in quella che diventerà presto la Tangentopoli della
Repubblica.

Paragrafo 2. Tangentopoli
43

E’ un sistema diffuso di corruzione che coinvolge settori della politica e dell'imprenditoria


italiana, e una illegalità nascosta, tollerate consolidata. L'azione della magistratura colpisce
consuetudini in un crescendo di accuse e rivelazioni che scuote l'intero sistema. Il clima generale
mette in causa i fondamenti basilari dello Stato di diritto.
Le accuse passano attraverso i media, le condanne vengono pronunciate in pubblico contesto, gli
avvisi di garanzia a tutela degli indagati diventano nel gergo comune una condanna senza
appello.
In troppi hanno tratto vantaggi e privilegi da una vera e propria cultura dell’illecito che ha
modificato mentalità e atteggiamenti verso lo stato e le sue istituzioni.
Con Tangentopoli viene scoperchiato un mondo nascosto e influente colpito dalle inchieste del
pool Milanese guidato da Francesco Saverio Borrelli.
Ci sono diverse reazioni: c'è chi pensa che sia da considerare se uno si arricchisce personalmente
o se uno cerca di finanziare il proprio partito o gruppo industriale; altri approvano l'azione della
magistratura in grado di fare pulizia, combattere la corruzione penetrato nel sistema e
ridimensionare questo sistema con un nuovo assetto.
I numeri rendono l'idea della profondità del fenomeno:
procedimenti a carico di 12.000 persone, 25.400 avvisi di garanzia, 4525 arresti e 1233 condanne.
Vengono presentate 507 richieste di autorizzazione a procedere per la camera e 172 per Il Senato.
Molti parlamentari rassegnano le dimissioni.
Inoltre avanza la proposta di rompere l'unità geografica e politica attorno al consenso ottenuto
dalle leghe regionali del nord. Guardando fuori dall'Italia, c'è un sistema internazionale debole
senza regole condivise; la fine della guerra fredda produce instabilità e disordine in teatri di
guerra o di crisi mettendo in discussione la capacità di ordinare e governare. E quindi logico
pensare che ci sia interdipendenza tra crisi della Repubblica e conclusione della guerra fredda.

Elezioni anticipate 5-6 Aprile 1992:


- DC perde il 5% dei voti
- PSI sotto il 14%
- Partito Democratico della sinistra (ex PCI) 10% in meno dell’ex PCI
- Rifondazione comunista 5%
- Lega nord 8% (regioni del nord)

Nel giugno del ‘92 OScar Luigi Scalfaro viene eletto presidente della Camera, al vertice delle
istituzioni.

Si era distinto per la difesa delle istituzioni da vari attacchi. Il governo guidato da Giuliano Amato
riduce il numero dei ministri.
L'Italia partecipa a una missione sotto la guida delle Nazioni unite in Somalia, per rispettare
alleanze e responsabilità internazionali.
Il debito pubblico spaventoso richiede un'azione condivisa di governo. Dopo l'uscita della lira dal
sistema monetario europeo il governo decide una nuova svalutazione della moneta e nel ‘93 e
necessaria una manovra economico-finanziaria che blocca i pensionamenti di anzianità, congela
contratti e scatti di stipendio, contrazione della spesa sanitaria.

Continuano gli avvisi di garanzia, tutti i partiti sono coinvolti in maniera variabile. Circa un terzo
dei parlamentari finisce sotto inchiesta e un'intera classe dirigente viene spazzata via. I giudici
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trovano un largo consenso nell’opinione pubblica: è uno scontro frontale con settori della classe
politica. Vi furono purtroppo alcuni suicidi tra gli indagati.

La domanda diffusa di moralità e pulizia crea un sentire generalizzato pronto a scavare una
distanza incolmabile fra la vecchia politica e la nuova società civile in ascesa.
Oltre i partiti anche il mondo dell’impresa della finanza, pubblici e privati, vengono coinvolti dalle
inchieste di Tangentopoli.
Quando il governo propone un decreto per depenalizzare il reato di finanziamento illecito, si
grida allo scandalo e il presidente Scalfaro non lo firma. Verso la fine dell'anno si fa strada un non
meglio definito “governo del presidente”, cioè lasciare il Quirinale protagonista per colmare le
incertezze della politica indebolita.
Il referendum del 17 e 18 aprile ‘93 segna con decisione la via di maggioranze alternative in
competizione fra loro: un polo di destra un polo di sinistra (modello anglosassone).
Però l'idea non ha fortuna: le coalizioni non avevano una base solida.
Dopo il referendum il capo dello Stato incarica Carlo Azeglio Ciampi, governatore della Banca
d'Italia, di formare il nuovo governo: un governo di tecnici competenti con l'incarico di risanare i
conti pubblici.
Alcuni ministri decidono di non entrare nel governo perché alla fine di aprile la Camera dei
deputati aveva negato l'autorizzazione di procedere contro Craxi nei procedimenti aperti dalla
procura milanese. Il governo raggiunge risultati significativi in vari campi: in pochi mesi vengono
disegnati i collegi elettorali per garantire la possibilità di una competizione maggioritaria in
circoscrizioni definite, intesa con le parti sociali per la riduzione del costo del lavoro, un metodo
di lavoro collegiale e coinvolgente.
In questo quadro la materia elettorale diventa argomento di confronto tra le parti: nella nuova
legge sull’elezione diretta dei sindaci nelle città, approvata dal governo Amato, e nella legge
elettorale varata dal governo Ciampi risposta all’esito del referendum d'aprile.
Quest'ultima prevede un mix tra un 75% di maggioritario consegnato ai responsi dei collegi
elettorali uninominali e un restante 25% attribuito con un computo proporzionale secondo i voti
raccolti dalle liste dei partiti. La legge, il cui primo firmatario è Sergio Mattarella, viene chiamata
con ironia Mattarellum. Un combinato di criterio e orientamenti faticosamente armonizzato tra
Camera e Senato.

Il significato del biennio ‘92-‘93 è quello di una frattura storica, e un passaggio d'epoca: l'Italia è
dentro il vortice di una trasformazione senza precedenti, immersa in una fase di profondi
cambiamenti degli assetti internazionali. La stagione di Tangentopoli mette in discussione il
rapporto fra eletti ed elettori, la credibilità di un intera architettura politico-istituzionale; la
stessa identità nazionale è a rischio, sottoposta a critiche e verifiche continue.
Una lunga ombra condiziona il cammino della Repubblica e le sorti di quella che verrà ben presto
definita come una transizione.
Due aspetti meritano attenzione:
1. La coincidenza e la sovrapponibilità tra il contesto internazionale della guerra fredda e il
quadro interno della Repubblica italiana: il crollo di quest’ultimo trova conferme e
spiegazioni in una più ampia definizione di equilibri e rapporti di forza.
2. Si mette in evidenza la debole valenza di una ricostruzione basata sulle presenti
successioni di Repubbliche;

Cosa distinguerebbe la prima dalla seconda?


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Paragrafo 3. Mafia e politica

E’ un tema antico quelle delle presenza dei poteri mafiosi che hanno condizionato pesantemente
territori, forme di sviluppo e radicamento della democrazia. La mafia ha una grande capacità di
organizzarsi e trarre vantaggi in molti campi basandosi sull’assenza, l’ignavia o compromissione
di potenziali argini o contro poteri.
Dagli inizi degli anni '80 il potere dei clan tiene insieme l'attività di spaccio di stupefacenti con la
capacità di influenzare il potere politico nell’acquisizione di commesse, appalti, finanziamenti
occulti.
Dallo spaccio della droga molte famiglie si arricchiscono; fanno patti con la camorra napoletana,
la ndrangheta calabrese, la sacra corona pugliese e agiscono basandosi sul terrore,
sull’inadeguatezza dei mezzi di contrasto e sull’omertà della gente. C'è una lunga scia di sangue.

Nel 1979 vengono uccisi dalla mafia:


- Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo
- Il magistrato Cesare Terranova con il suo autista Lenin Mancuso

Nel 1980:
- il presidente della regione Piersanti Mattarella
- il capitano dei carabinieri Emanuele Basile
- il procuratore della Repubblica Gaetano Osta

E’ una sfida armata allo stato per avere: controllo dei territori, sistema di potere diffuso, capacità
di sfuggire alle strategie dello Stato democratico incapace di reagire con efficacia.

Nell'aprile 1982 lo Stato risponde alla lunga serie di delitti e manda in Sicilia il generale dei
carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. prile 1982 lo stato risponde alla lunga serie di delitti e
manda in Sicilia il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. E’ un uomo molto
qualificato nella lotta al terrorismo e vuole impegnarsi a interrompere questa catena di delitti. La
risposta della mafia è: nell’estate ‘82 quasi una vittima al giorno nella sola città di Palermo; a
maggio Pio La Torre segretario regionale del Pci; il 3 settembre vengono uccisi in un agguato lo
stesso Dalla Chiesa, sua moglie e l'autista. In Parlamento viene approvata la legge Rognoni-La
Torra che istituisce il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Rocco Chinnici
sollecita nuovi strumenti attraverso inchieste sui legami tra economia, politica e poteri mafiosi,
ma viene ucciso.
Allora viene istituito un ufficio speciale, un pool di magistrati per aumentare la lotta alla mafia e
in realtà qualche risultato arriva.

E una svolta che permette di arrivare al primo grande processo: il processo si svolge in un bunker
(1986 - 1987 con 344 imputati, 19 ergastoli, 2500 anni di carcere per gli altri)
Nel 1978 era stato ucciso Peppino Impastato per spegnere la voce libera della sua “Radio Aut”, un
omicidio messo in ombra dalla concomitanza con il caso Moro e dall’apparente marginalità della
biografia sconosciuta di un ragazzo siciliano. Il processo alla mafia lascia il segno, spinge verso
coordinamento di gruppi associazioni, console da una base diffusa di protagonismo giovanile. Per
sconfiggere Cosa Nostra bisogna riconoscerla, sapere come si organizza, dove si nasconde, quali
culture comportamenti ne permettono la diffusione e radicamento. Bisogna fare della mafia una
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questione meridionale, rovesciare il giudizio tradizionale della mafia buona e inoffensiva, utile e
di aiuto.
Viene mandato in Sicilia un magistrato, Giovanni Falcone, per continuare la lotta. Falcone ha
deciso, conosce le strategie di Cosa Nostra ed è molto competente.
Cossiga se la prende con la magistratura perché manda in zona rischio dei magistrati giovani: il
21 settembre 1990 Rosario Livatino, nei pressi di Agrigento, verrà ucciso e diventerà presto un
simbolo uno dei tanti eroi caduti al servizio dello Stato.
Lo stato continua la lotta con alcune iniziative importanti:
1. scioglimento dei consigli comunali dove la mafia è invasiva
2. collaborazione fra corpi e funzionari dello Stato
3. rilancio dell’attività di protezione dei pentiti

Falcone viene chiamato a Roma a dirigere la sezione degli affari penali presso il ministero della
grazia e giustizia.
Il Guardasigilli Claudio Martelli da Roma sceglie di fare un'azione coordinata contro la mafia. La
guerra riprende più cruente di prima: nel marzo del ‘92 viene ucciso Salvo Lima, democristiano.
Per la mafia è in gioco la possibilità di mantenere il controllo del territorio nella sfida con le
istituzioni democratiche. il 23 maggio 1992 Falcone stava rientrando in Sicilia da Roma con la
moglie quando la macchina viene fatta saltare con un'esplosione uccidendo tutti. L'impatto
sull'opinione pubblica è enorme.
Ai funerali (senza la presenza dello Stato) la vedova di uno di quelli della scorta si rivolge agli
assassini dicendo che li perdona ma che loro devono pentirsi.
Come successore viene scelto Paolo Borsellino, procuratore, uomo capace e di rigore. Ma la
mafia lo uccide il 19 luglio con un'autobomba insieme a 5 uomini della scorta.
La mafia colpisce senza che lo stato riesca a reagire con efficacia.
Allora si progetta un’operazione chiamata “vespri siciliani”: vengono mandati in Sicilia migliaia di
militari con il compito di garantire l'ordine pubblico e creare vicinanza tra le istituzioni e la
popolazione confusa e impaurita. Si fanno leggi (sui pentiti) per difendere i collaboratori di
giustizia e inasprire le condizioni di reclusione per i mafiosi: si crea ai 41 bis, che diventa il
simbolo dell’isolamento di un mafioso e la ritrovata capacità dello Stato.
Nella procura di Palermo viene mandato Giancarlo Caselli, che aveva già coordinato inchieste
contro il terrorismo.
Il 15 gennaio 1993 già si vedono dei risultati: viene arrestato Totò Riina, uomo al vertice della
cupola dell'organizzazione.
In quel frangente si apre il “processo del secolo” contro Giulio Andreotti imputato per i reati di
partecipazione ed associazione a delinquere “semplice” e di tipo “mafioso”. Il lungo iter
(1993-2004) nei 3 gradi di giudizio tra le sedi di Palermo e Roma si concluderà con una
controversa assoluzione.

Finalmente e si comincia a capire che si può combattere la mafia con capacità di intervento e
voglia di partecipazione e comincia a diffondersi una cultura antimafia tra i giovani.
Dalla denuncia di un imprenditore, Libero Grassi, contro l'odioso rituale del “pizzo” da pagare alla
mafia, si vede già in un cambiamento; il coraggioso imprenditore sarà ucciso poco dopo la sua
denuncia ma diventerà un esempio per coloro che cercheranno l'appoggio dello Stato
denunciando le violenze subite.
Molte le iniziative contro la mafia:
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- A Torino, Don Luigi Ciotti, fonda insieme a Rita Borsellino sorella di Paolo, “Libera”
raccogliendo esperienze presenti sul territorio e promuovendo la diffusione di una
cultura capace di andare oltre le tradizionali divisioni geografiche politiche attraverso le
quali venivano letti interpretati fenomeni criminali.
- Raccolte di firme a sostegno di una proposta di legge per il sequestro e l'utilizzo a fini
pubblici e sociali di beni sequestrati ai mafiosi
- nel ‘96 viene approvata una norma contro l'usura

Nel ‘93 viene ucciso padre Giuseppe Puglisi a Palermo mentre nel ‘94 viene ucciso don Giuseppe
Diana nei pressi di Caserta > L'impegno sociale di presenze religiose entra in rotta di collisione
con gli interessi dei poteri mafiosi con la stessa visibilità della dialettica tra legalità e illegalità.

Verso la fine del ‘900 la mafia cerca legittimità e consensi in attività economiche più che nel
fuoco dello scontro armato contro lo Stato.
Cerca a il controllo su nuovi territori e cerca di arrivare alla propria internazionalizzazione.
Roberto Saviano con il suo Gomorra, pubblicato da Mondadori nel 2006, rivela la conoscenza di
nuove frontiere di attività finanziarie imprenditoriali che uniscono territori italiani con orizzonti
e traffici lontani.
L'11 Aprile viene arrestato a Corleone Bernardo Provenzano, uomo di punta della mafia siciliana.
La storia della criminalità organizzata non si chiude e proietta le sue ombre peggiori negli anni
decenni successivi.

Paragrafo 4. Media e potere

Dopo il 1982 i mezzi di comunicazione cambiano funzione e ruolo. La prima rete televisiva privata
viene inaugurata nel 1971, tele Biella. La comparsa delle reti private rappresenta l'inizio di un
percorso fatto di linguaggi inediti, ambizioni e possibilità nuove.
La crescita di emittenze e progetti comunicativi evidenzia il vuoto normativo, la necessità di una
regolamentazione per via democratica: cos'è lecito comunicare, quali sono i limiti e le
incompatibilità tra libero esercizio del confronto democratico e proprietà dei mezzi di
comunicazione.
Il nesso tra media e potere diventa un terreno di scontro.
Nel 1976 la Corte costituzionale stabilisce che l’emittenza locale radiotelevisiva può consolidarsi
purché non sia un monopolio.
Il pluralismo dell'informazione di tante realtà locali sarebbe un confronto di idee.
Il numero delle radio private cresce molto.
La comunicazione rompe barriere, apre gli spazi alle partecipazioni e avvicina luoghi e culture
lontane e il passaggio dalla radio al piccolo schermo è un vero e proprio salto di qualità.
Alla metà degli anni '70 Silvio Berlusconi compare sulla scena lanciano Tele Milano, un canale che
trasmetteva via cavo nella nuova città satellite costruita e finanziata dallo stesso imprenditore:
Milano 2. Poco dopo passa dal via cavo a l’etere e si allarga alla Lombardia pensando di arrivare a
una trasmissione su base nazionale sfidando la Rai.
La tv commerciale ottiene consensi sempre più ampi: velocità di trasmissione, programmi di
intrattenimento e pubblicità.
Tra il 1976 e il 1980 gli indici di ascolto quadruplicano. La Rai sottovaluta il nuovo che avanza ma
prende qualche provvedimento: aumenta le ore di programmi in grado di competere con la tv
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commerciale, telefilm, commedia, quiz e intrattenimenti di vario genere, tutto però a danno della
cultura, della prosa e delle impostazioni tradizionali da tv di Stato.
Negli anni '80 Telemilano spinge per definire una rete con venti emittenti private, il quiz “sogni
nel cassetto“ diretto da Mike Bongiorno che crea le condizioni economiche politiche per l'avvio
delle trasmissioni di Canale 5. Pochi anni dopo Berlusconi acquista Rete4 dalla Mondadori e Italia
1 da Rusconi.
Da qui viene il problema del controllo degli indirizzi politici a tutela di una informazione libera e
pluralista. I comunisti vanno sulla terza rete, le forze di governo sui due canali guida.
Mentre i partiti si dividono su ipotesi di legge regolamenti si fa strada un groviglio di
comportamenti e interessi tra industria, finanza, settori politici e imprenditoriali legati al mondo
dei media.
Sorge poi il problema della pubblicità e vengono coinvolti i rapporti con il mondo dell'editoria e
della carta stampata.
La tv scandisce la vita delle famiglie, fa compagnia a chi è solo e anziano, propone messaggi e
informazioni.
La programmazione è interrotta da spot e pubblicità continua. Il pubblico che vede, rappresenta
potenziali consumatori.
Nei primi anni '80 alcune sentenze per lo più a livello regionale pongono un freno alla pervasiva
invasione delle reti Fininvest: retoriche sollevano un tema delicato e inesplorato, quello della
possibilità di trasmettere senza limitazioni geografiche o normative: le reti di Berlusconi sono
oscurate in Lazio, Abruzzo e Piemonte. Però un decreto-legge del governo Craxi toglie questo
divieto e le reti Fininvest raggiungono una dimensione nazionale.
La a camera però boccia il decreto, ma il governo predispone un decreto “Berlusconi bis” a tutela
delle reti private rafforzandone la proiezione su scala nazionale. È un gesto di sfida nei confronti
del Parlamento, protezioni e garanzie al settore privato. Berlusconi esce dalla disputa vincitore e
comincia a far sentire la sua presenza e la sua forza.
L'Auditel diventa il misuratore delle preferenze degli italiani, è il mezzo per spostare le pubblicità
dove la platea è più ampia.
Viene coniato il termine “tv spazzatura” per mettere in evidenza forme di intrattenimento
leggero, colloqui su temi frivoli privati, interlocuzione dirette con spettatori. L'offerta di cultura
si restringe e le case si riempiono di televisori.
Nel 1990 la questione delle regolamentazioni del sistema televisivo e al centro di accese tensioni.
Una proposta di legge di Oscar Mammì, repubblicano, è il primo tentativo di costruire una
normativa organica del sistema delle comunicazioni, una legge che certifica la situazione
presente, gli equilibri nati dal duello pubblico e privato tra la Rai e Fininvest.
Novità i vincoli della legge:
1. tetto alla concentrazione delle reti a diffusione nazionale (massimo tre)
2. incompatibilità nella proprietà dei mezzi di comunicazione diversi: etere e carta
stampata.
3. Limite per la pubblicità, per l'interruzione di film, documentari, per il tempo delle dirette
4. Divieto di programmi vietati ai minori
5. viene confermato l'obbligo di informare attraverso le reti diffuse su scala nazionale

Due anni dopo incominciano i telegiornali sui canali Fininvest.


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Con approvazione della legge Mammì le concessioni per trasmettere su scala nazionale vengono
date anche a Videomusic e Telemontecarlo, senza intaccare il prevalente bipolarismo tra il
pubblico il sistema Berlusconi.
Berlusconi poco dopo apre il progetto Telepiù In accordo con la famiglia Cecchi Gori: una
televisione via etere, a pagamento, primo passo verso un futuro incerto e non vincolato
all’articolato di legge appena approvato.
Nel ‘93 una nuova legge incarica i presidenti di Camera e Senato di nominare il consiglio di
amministrazione dell’azienda pubblica. Nei primi mesi del 1994 Berlusconi “scende in campo”:
imprenditore delle comunicazioni entra nell’agone politico e si presenta con un video e dicendo
“L'Italia è il paese che amo”.

Cap. 7 - Transizione mancata


Paragrafo 1. Un bipolarismo imperfetto

Dopo l’89 il sistema politico italiano prende una nuova fisionomia. Le cause sono varie:
1. La crisi dei partiti e le inchieste della magistratura
2. Gli effetti dei referendum elettorali
3. Le ripercussioni del crollo dell’ordine della Guerra Fredda; la Repubblica dei partiti anche
la Repubblica della Guerra Fredda

L’Italia si trova a un bivio; si potrà avere o un nuovo inizio politico e istituzionale dopo il
referendum e una partecipazione più sentita verso nuovi equilibri, o il calcolo di parte e di
partito che pensano solo ad accrescere il loro consenso.

Nei primi giorni del ‘94 però si arriva alla crisi anticipata del governo Ciampi; purtroppo si
interrompe un governo che aveva dato indirizzi fondamentali:
1. Riforma elettorale
2. Prima elezione diretta dei sindaci
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3. L’accordo sul costo del lavoro con le parti sociali


4. Il rilancio di una strategia a livello europeo

All’inizio del ’94 la Dc si scioglie: al suo posto nasce il partito popolare guidato da Mino
Martinazzoli. I democristiani si distribuiscono alcuni nel centro destra e altri a sinistra nel
costituendo campo progressista.
Nelle amministrative di fine ‘93 i voti consolidando le alleanze che sostengono candidati delle
coalizioni di centro-sinistra a Roma, Torino, Napoli, Venezia, Trieste e Palermo.
Il movimento sociale italiano (Msi) guidato da Gianfranco Fini si trasforma in alleanza nazionale
per uscire dall'isolamento della destra e attirare i cittadini orfani della democrazia cristiana.
Non vuole essere una continuità del fascismo ma promuovere richiami a schieramenti della
destra europea.

La Lega Nord vuole raccogliere le proteste contro la politica corrotta: nel ‘92 Bossi comincia a
fare le sue rivendicazioni anti-romane e finirà un impianto federalista (sogna la Padania).
Il 26 gennaio 1994 alle 17.30 Berlusconi annuncia la sua “discesa in campo”, un imprenditore che
diventa un politico.
Vuole unire le anime diverse della destra e offrire un forte progetto per la difesa di interessi e
ricchezze minacciati dalla crisi. Si era già espresso a favore di Fini dell'elezione del sindaco di
Roma che vinse poi Francesco Rutelli guidando una coalizione di sinistra. Berlusconi vuole
costruire con Forza Italia, il suo partito, un nuovo miracolo italiano. La sua ideologia tiene
insieme i richiami alla cultura liberale, spirito imprenditoriale e un rilancio dell'anticomunismo.
In breve tempo riuscirà a conquistare la maggioranza parlamentare e a diventare capo del
governo.
E’ successo di nuovo, il partito è dato dalla combinazione di fattori diversi:
1. il fascismo della discontinuità
2. la rottura del nuovismo che c’è dopo il 1992
3. la ricerca di un nuovo inizio
4. ispirazione liberale di tipo europeo

l politologo Giuliano Urbani scrive un libro: “alla ricerca del buon governo. Appello per la
costruzione di un’Italia vincente” Un testo che rimane una carta di ispirazione, progressivamente
ridimensionato e poi sepolta dalla tempesta degli eventi degli indirizzi prioritari del nuovo leader
in ascesa.
Nelle opposizioni si riscontra confusione: programmi incompatibili e leadership incerte.
La campagna elettorale viene conclusa con un confronto su Canale 5 fra Berlusconi e Occhetto
condotto da Enrico Mentana il 23 Marzo ’94; è il passaggio al nuovo imperfetto sistema bipolare.
La vittoria del centrodestra, sotto la denominazione di “Polo della libertà” presenta le
caratteristiche contraddittorie del nuovo tempo della Repubblica.

Alla camera 366 su 630 maggioranza solida (a Montecitorio)


Al senato 156 su 315 maggioranza risicata (a Palazzo Madama)

I partiti:
- Forza Italia 21% Berlusconi
- PDS 20% con Occhetto (partito democratico della sinistra) -> ex Pci
- Alleanza Nazionale 13,5% Fini
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- Partito popolare 11% Martinazzoli -> ex Dc


- Lega Nord 8,4% Bossi

La vittoria del centrodestra rappresenta un dato certo e rilevante. Silvio Berlusconi si appresta a
ricevere l'incarico dal capo dello Stato per formare il suo primo governo.
Occhetto da le dimissioni dopo la sconfitta storica del Pds superato da Forza Italia.
Il nuovo governo segna una linea di demarcazione con il passato di culture politiche non
rappresentata nell’area di maggioranza: i partiti della Costituzione o i loro eredi diretti sono fuori
dal governo, in posizione marginale o minoritarie mentre il quadro istituzionale è in movimento.
Si fa strada la strana e contraddittoria espressione “seconda Repubblica” risultato della frattura
del ’94. Il governo entra in carica nel maggio 1994, fa perno sul partito di Berlusconi, gli azzurri di
Forza Italia, capace di tenere insieme un segmento della diaspora democristiana (centro cristiano
democratico), alleanza nazionale e Lega Nord. Una coalizione variegata e composita che sembra
poter affrontare il peso di una non meglio definita transizione. Una fase di passaggio verso
l'incerto futuro a portata di mano, immerso nel tempo delle coalizioni competitive.
L’illusione però dura poco. È un cammino difficile con una maggioranza esigua numericamente e
incerta politicamente. Nonostante la debolezza il governo tenta di rispondere alla spinta al
cambiamento che attraversa la società italiana.
Si apre un altro conflitto: il ministro di grazia e giustizia con un decreto depenalizza diversi reati
come la corruzione e la concessione. La magistratura protesta , il pool milanese impegnato nelle
indagini di “Mani pulite” prendi le distanze dal dispositivo del decreto.
Il contrasto fra la magistratura e il ministro Biondi si fa accesa: il ministro fa addirittura un
esposto al consiglio superiore della magistratura contro il pool di Milano. Però l'organo di
autogoverno dei giudici decide di archiviare le richieste del governo.
La crisi non offre tregua.
Alla fine di novembre durante un vertice internazionale a Napoli viene recapitato a Berlusconi un
avviso di garanzia. La legge finanziaria del ‘95 fa tagli significativi sulla spesa sociale e sulla
previdenza: i sindacati insorgono facendo vacillare la coalizione.
Nel versante delle opposizioni avviene la convergenza tra Partito Popolare (ex Dc) e Partito
democratico di sinistra (Psi ed ex Pci) in alternativa all'alleanza guidata da Berlusconi.
Prima di Natale la presidente della Camera, Irene Pivetti, propone di istituire una commissione
parlamentare per il riordino del sistema televisivo e la proposta viene approvata anche dalla Lega.
Berlusconi si dimette e dà del traditore all'amico Bossi, leader della Lega. Il presidente della
Repubblica non tiene conto delle proteste di Berlusconi che allude a un golpe e incarica
Lamberto Dini di formare un governo di tecnica. Il governo Dini è in carica dal 17 gennaio 1995
fino al gennaio dell'anno successivo.

Paragrafo 2. Politica e antipolitica

La coalizione troppo composita, tenuta insieme da calcoli spregiudicati differenze miserabili: al


centro la crisi politica e l'idea di un suo necessario ribaltamento. Il governo si misura da subito
con urgenze e priorità che ne qualificano la natura e il mandato temporale: Interviene sulle
politiche economiche come avevano fatto Amato e Ciampi e con una legge di bilancio onerosa
impegnativa, al rientro nei parametri europei.
Inoltre l'esecutivo affronta il problema del sistema pensionistico, facendo un accordo con le parti
sociali.
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Altro problema: la legge elettorale per le regioni, approvata con una larga convergenza
parlamentare e fondata su un sistema proporzionale con un premio di maggioranza.
La fragilità delle coalizioni viene messa a dura prova dalle tensioni internazionali: un contingente
italiano partecipa a una missione Nato nel ‘95 in Bosnia (il governo cerca di rassicurare gli
alleati).
La tenuta del governo è a rischio, Berlusconi pensa di poter avere una rivincita e la bocciatura del
referendum sul sistema radiotelevisivo (massimo due reti per soggetti privati, limiti alla
pubblicità, divieto di spot nei film) sembra ridargli consensi.

La fine anticipata del primo governo Berlusconi travolge la geografia politica.


La Lega è attraversata da dissenso interno (Maroni contro Bossi) e da proteste e spinte al
cambiamento anche se era alleata a Berlusconi e aveva sostenuto il governo Dini. La Lega vuole
essere un partito di lotta contro il centralismo di Roma che definisce “ladrona”.
Bossi vuole il federalismo: la “Padania”, il Parlamento del nord e Mantova. Il movimento sociale
italiano si scioglie, riassorbendosi definitivamente in alleanza nazionale, nel gennaio 1995 quando
a Fiuggi vengono poste le basi per una svolta politica ideologica che punta una convergenza con
le destre conservatrici di stampo continentale, definendo chiaramente di non richiamarsi al
fascismo anche se non mancano oppositori interni nostalgici del ventennio fascista.
La democrazia cristiana che aveva rappresentato l'unità politica dei cattolici italiani entra in una
grande conflittualità fra i suoi componenti: addirittura devono intervenire i magistrati per
dividersi sedi, simboli, giornali e riferimenti parlamentari. Anche gli uomini di riferimento sono
contesi: Sturzo, De Gasperi, Moro, Fanfani.
C'è un avvenimento: Romano Prodi, un democratico ed esponente della sinistra legato agli
ambienti cattolici e laici del riformismo bolognese annuncia di volersi candidare alla guida di una
coalizione di centrosinistra. C'è così una spaccatura: il segretario del partito popolare Rocco
Buttiglione va verso il centrodestra mentre il presidente del partito Giovanni Bianchi va verso
centrosinistra.
L'operazione Prodi mette in moto rivalità sopite: Nell’ala più estrema della sinistra, Rifondazione
comunista prendere distanze e chiede di sostenere il governo come opzione per contenere il
pericolo dell'avanzata delle destre.
Si vede la lunga fase di trasformazione delle culture politiche della sinistra del Novecento.
L'esperimento del governo Dini dimostra le difficoltà del bipolarismo.
Gli scontri tra i poteri dello Stato continuano.
La tensione è alta quando Antonio Di Pietro viene raggiunto da un avviso di garanzia.
Il presidente Scalfaro insiste sulla ricerca di una possibile maggioranza parlamentare: larghe
intese per fare riforme istituzionali, impegnandosi nella presidenza dell'Unione.
Si avvicina il momento della presidenza italiana del semestre europeo, il compito viene affidato
ad Antonio Maccanico, uomo delle istituzioni, grande tessitore di rapporti e relazioni.
Incontra molte difficoltà per cominciare riforme giudicate necessarie, ma le esigenze delle
singole forze politiche frenano il lavoro. Vengono messi da parte i tentativi che strati da
meccanico per rafforzare il cammino di possibili forme prendono 309 corpo, al contrario, temi
caldi del confronto tra le coalizioni: la giustizia innanzitutto, le garanzie interesse proprietà delle
aziende del mondo Fininvest.
Ogni ipotesi di compromesso tra le parti, però, viene chiamato “inciucio”. Caduto il governo Dini,
si avvicinano le elezioni.
53

Il centro sinistra guidato da Romano Prodi ricorre alla simbologia dell'Ulivo come schieramento e
campo di forze. Un albero ben piantato nelle radici delle culture riformiste del vecchio
continente, riferimento alla ricchezza e alla peculiarità del paesaggio Mediterraneo.

1. L'ulivo nasce da una strana miscela dei partiti antichi e nuovi:


Antichi:
- Partito democratico di sinistra PDS
- Partito popolare italiano pipì
- Verdi
- Socialisti
Nuovi:
- Rinnovamento italiano guidato da Dini
- unione democratica promossa da Antonio Maccanico
- + partito di reciproca desistenza con il partito di rifondazione comunista

2. Centro destra:
- Forza italia
- alleanza nazionale
- centro cristiano democratico (ex DC)
- cristiano democratici uniti (ex DC)

3. Lega nord: si scaglia contro il sistema, si scaglia contro le coalizioni, espressione di un


potere romano-centrico

Elezioni del 21 Aprile ‘96:


Nel riparto complessivo dei seggi l'Ulivo vince con la maggioranza al Senato, nella Camera dei
deputati ha bisogno però dei voti di Rifondazione comunista. Il Polo della Libertà si interroga sul
perché della sconfitta.
C'è la conferma del bipolarismo di coalizione.

In poco meno di 5 anni c'è l'uscita dalla crisi economica, poi l'affermazione del bipolarismo di
Berlusconi, poi dopo la parentesi del governo Dini un cambio di direzione verso il centro sinistra
guidato da Romano Prodi.
C'è l'accesso al governo degli eredi del comunismo italiano, il movimento operaio del ‘900 che
viene legittimato a governare. Prodi viene chiamato a formare il governo che si qualifica con un
Programma per il risanamento dei conti pubblici. La manovra finanziaria prevede una riduzione
della spesa e l'introduzione di una eurotassa. Nei primi mesi del ‘97 si avvia la commissione
parlamentare costituzionale presieduta dal segretario del principale partito delle coalizioni di
centrosinistra massimo D’Alema.
I lavori vanno avanti lungo la dialettica D’Alema-Berlusconi.
Il partito popolare rilancia la collocazione di centro nel centrosinistra, l'anno dopo il Pds prende
il nome di Democratici di sinistra favorendo la confluenza di persone cattoliche socialiste. A
destra Francesco Cossiga crea un nuovo partito L'Unione democratica per la Repubblica che
contribuisce a modificare la collocazione delle componenti cattoliche nel centrodestra a guida
Berlusconi con il crescente protagonismo competitivo di Gianfranco Fini.
Tutti si dicono pronti a rinnovare l'impalcatura dello Stato, ma quando si tratta di concretizzare
le proposte, prevalgono calcoli di parte.
54

A un tratto Berlusconi decide di rompere le trame che aveva contribuito a tessere. La sinistra
accusa Berlusconi di avere voluto “uccidere” la bicamerale e lui si vanta di averlo fatto per evitare
delle cattive riforme.
Continua il precario equilibrio nella maggioranza. A fine estate 1998 Rifondazione comunista non
accetta più le politiche del governo di cui fa parte riguardo alle politiche economiche e chiede
una svolta contro il rigore dei conti.
Si va al voto il 9 ottobre 1998 e il governo perde per un solo voto: si conferma così la debolezza
della nuova democrazia dell’alternanza.
(Nasce un gruppo di scissionisti che esce da Rifondazione comunista per sostenere il governo).

Paragrafo 3. Vizi antichi e nuove virtù

Il presidente Scalfaro incarica il segretario dei Democratici di sinistra, massimo D’Alema di


formare il nuovo governo: può contare sull’appoggio di Udeur, un nuovo gruppo parlamentare
guidato da Cossiga, e su quello dei deputati e senatori usciti da Rifondazione comunista, che
formano partiti dei comunisti italiani guidati da Armando Cossutta.
D’Alema segue le politiche dell'Ulivo; nel quadro dei ministri ci sono anche sei donne. È da notare
quasi la fine di un’epoca: il percorso di un dirigente importante del partito comunista che
approda a Palazzo Chigi attraverso i passi di una sofferta e lunga trasformazione.
L'esecutivo entra in carica il 21 ottobre ‘98 e segue le linee del governo precedente: risanamento
dei conti pubblici. Nella primavera del 1999 Prodi va alla guida della commissione europea.
Agli inizi del ‘99 la Nato fa un'offensiva militare contro la Serbia, l'Italia è coinvolta per fermare la
pulizia etnica contro la popolazione albanese presente e nascono tensioni e contrasti. Sono in
Italia le basi di partenza per il raid aerei a disposizione dell’alleanza atlantica.
La maggioranza tiene, il governo acquista credibilità e fiducia. In questo tempo, il 18 Aprile 1999,
si tiene un nuovo referendum per abrogare la quota proporzionale, ma non si raggiunge il
quorum: certo è chiaro il distacco tra politica e società, tra forme di partecipazione ai processi
decisionali.

Bisogna scegliere il nuovo presidente della repubblica. In poco tempo si crea un accordo
trasversale sul nome di Carlo Azeglio Ciampi, un servitore dello Stato capace e rigoroso.

La tensione tra le coalizioni non si placa, molto si muove nei due schieramenti. Elezioni
amministrative: per la prima volta il centrodestra si afferma a Bologna, roccaforte rossa. Il centro
sinistra va in crisi; Ci sono due opinioni diverse: c'è chi pensa di trasformare l'Ulivo in una
formazione politica stabile, chi invece vuole mantenere le distinzioni formale sostanziale
all'interno del centrosinistra. L'approvazione della legge di bilancio mette in crisi l'esecutivo. Nel
voto di fiducia D’Alema raggiunge con fatica la vittoria. Nella primavera del 2000 si hanno le
elezioni regionali. Il centrodestra con la Lega unita in modo stabile avanza inesorabile in molte
regioni: è una bocciatura nei confronti delle politiche del governo.

Il 19 Aprile 2000 si hanno le dimissioni del terzo governo della XIII legislatura.

Due segnali importanti in larga parte sottovalutati accompagnano il primo passaggio elettorale
del nuovo millennio:
1. Il calo dei votanti che modifica una sostanziale curva di partecipazione che aveva
caratterizzato l’itinerario del dopoguerra
55

2. la centralità che assume il tema dell’immigrazione e della propaganda contro i clandestini


presenti sul territorio nazionale.

Una questione che qualifica il centrodestra fino a diventare un collante significativo dell’accordo
tra Bossi e Berlusconi: la costituenda “Casa della Libertà”, capace di superare la frattura dolorosa
del 1994.
Il presidente Ciampi incarica Giuliano Amato di fondare il nuovo governo. La fiducia arriva il 25
Aprile. Il 21 maggio sia un nuovo referendum sull’abolizione delle quote proporzionali in
Parlamento e altre proposte; pochi votanti, c'è disinteresse disaffezione anche per l'abuso
dell'istituto referendario.
Con sorpresa il governo sceglie di fare forme più o meno regolate di federalismo fiscale, la
cosiddetta “devolution” che avrebbe rafforzato competenze regionali in settori strategici. Si
interveniva così sull'architettura dello Stato rischiando di lasciare un vuoto di competenze una
sovrapposizione di ambiti e indirizzi.
Dopo le dimissioni di D'Alema si aspettano le elezioni elettorali.

Si vota il 13 maggio 2001.


La vittoria del centrodestra è schiacciante, 368 deputati alla Camera e 177 Senato A sinistra
troppi leader in competizione fra loro (Il ricorso alle costruzioni floreali, Margherita che ebbe un
risultato ragguardevole di quasi il 15% o girasole, non riescono a mascherare una debolezza
strutturale della coalizione in debito di ossigeno).

11 giugno 2001 nasce il secondo governo Berlusconi


La XIV Legislatura si apre nel segno della stabilità, ed elegge i presidenti di Camera e Senato.
A Genova in estate c'è il vertice dei paesi più industrializzati del mondo: la riunione del G8 che
offre una possibilità di visibilità e prestigio e attira forme diverse di contestazione.
Cortei di protesta attraversano la città creando confusione, la tensione è altissima quando le
frange esterne dei contestatori cercano lo scontro causando feriti: un giovane, Carlo Giuliani,
muore colpito da un carabiniere in servizio. Vengono distrutti negozi, vetrine, automobili. In
serata la polizia fa irruzione nella scuola Diaz, base e alloggio di giovani partecipanti al social
forum, studenti e studentesse che seguivano i lavori del G8 con incontri scegliendo questa forma
di partecipazione e protesta. Il capo della polizia, anni dopo, ha detto che l'irruzione della scuola
Diaz è stata una delle pagine più buie delle forze dell’ordine nella nostra democrazia. Infatti, sono
stati violati i diritti umani fondamentali perché compiuti contro studenti inermi. La verità a fatica
si fa strada, ma dopo tante inchieste di giornalisti e magistrati, le responsabilità sulla gestione
dell’ordine pubblico saltano fuori.

In ottobre viene fissato il primo referendum conservativo per approvare la riforma introdotta dal
centrosinistra di conferire agli enti locali maggiori competenze. Il presidente dirà nei suoi diari
che questo intervento fu superficiale, maldestro e che avrebbe creato confusione.

Per le riforme lo scontro più forte avviene sulla giustizia. Il governo sceglie una via intransigente:
1. depenalizzazione del falso in bilancio
2. norma limitativa sull’accessibilità alle informazioni nei processi pendenti nei quali è
coinvolto il presidente del consiglio.
56

Nel 2002 sia l'ultimo atto di sfida con l'approvazione della legge Cirami che permette agli
imputati di optare per il cambiamento della sede giudicante.
Berlusconi si scaglia contro il pool di mani pulite ritenendo la magistratura politicizzata (le toghe
rosse). Le opposizioni abbandonano l'aula gridando allo scandalo per leggi “ad personam” e poi lo
scandalo maggiore per un progetto di legge che tuteli le alte cariche dello Stato ripristinando
una forma di immunità parlamentare.
Il settembre 2001 cadono le torri gemelle, il mondo è attonito e il presidente Bush definisce una
piattaforma per la lotta al terrorismo internazionale. Di nuovo abbiamo l'odio e il terrore come
motore della storia il contingente internazionale Euduring Freedom Concentra la propria
attenzione in Afghanistan per colpire il cervello pensante del terrorismo, connivente con il
regime talebano.
Maggioranza e opposizione (escluse le frange esterne) sostengono la forza della coalizione
internazionale. Diverso il responso sui temi europei: il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero,
non trova consensi e si dimette nel 2002, poco dopo l'entrata in vigore della moneta unica
europea.

Il 12 novembre 2003 oltre 30 militari italiani morirono a Nassiriya in Iraq dove il contingente
italiano di quasi tre mila unità era andato in aiuto agli USA.

Berlusconi con la sua spregiudicata iniziativa personale mette alle strette le forze e i controlli
nelle linee guida della politica estera italiana. Il Quirinale denuncia di essere messo ai margini, la
Farnesina (sede del ministro degli affari esteri) viene scavalcata da Berlusconi per le dinamiche
dell’impegno italiano in Iraq.
Berlusconi continua il suo modo di operare: rafforza un’asse con Usa (Bush) e Russia (Putin)
mettendo in tensione l'equilibrio fai poteri.
Senza esagerazioni è la crisi più profonda della Repubblica bipolare.
Berlusconi chiamerà poi questo suo attivismo individuale “la diplomazia parallela di Palazzo
Chigi”; inoltre crea una tensione diplomatica quando all'apertura del semestre italiano di
presidenza dell'unione europea accusa Martin Schulz (parlamentare tedesco) di avere
atteggiamenti da “kapò”, riesumando grossolani stereotipi discriminatori (2 luglio 2003).
All'interno il governo ha conflittualità sui temi del mercato del lavoro, in particolare sulla nazione
governativa che propone di intervenire sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori annullando il
principio della giusta causa nelle procedure di licenziamento. La Cgil decide di fare a Roma una
grande manifestazione a difesa dell’articolo 18. I brigatisti uccidono il 19 Marzo 2002 il giurista
Marco Biagi, consulente del lavoro e collaboratore del ministro leghista Roberto Maroni.
Comunque si nota una crescente opposizione al disegno di Berlusconi: scontro sociale tra destra
e sinistra. La mancata protezione al professor Biagi e le frasi infelici del ministro Scajola a
proposito di disposizioni ministeriali sul servizio di scontro portano il ministro alle dimissioni.
Non vengono effettuate tutte le opere pubbliche che erano state annunciate (per esempio il
ponte di Messina).
Inoltre, da settori della maggioranza si sentono con insistenza proposte di tipo secessionista: la
devolution avrebbe favorito competenze e poteri legislativi alle regioni.
Le consultazioni del 2004 confermano la realtà di un paese spaccato a metà: sostanziale pareggio
fra destra e sinistra. Nelle amministrative il centrosinistra riprende consensi, nella maggioranza
c'è un inasprimento del conflitto contro la Lega. Berlusconi cerca di attenuare le litigiosità.
- La firma dei trattati costituzionale europea Roma 29 ottobre 2004 fare rinsaldare l'Italia
nello scenario continentale
57

- 23 Aprile 2005 Ciampi incarica nuovamente Berlusconi che ottiene la maggioranza: è il


terzo governo Berlusconi.
Comincia la campagna elettorale.
Due novità:
1. cambiamento della legge elettorale, si torna al meccanismo semi proporzionale con
premio di maggioranza del 55% alla Camera dei deputati è un premio analogo distribuito
su base regionale al Senato
2. l'opposizione si organizza con un ampio campo di forze confluite nell'unione e scelgono
lo sfidante di Berlusconi con 4 milioni voti: Romano Prodi.

Paragrafo 4. Eurozona

Una scelta sembra consolidare e guidare il centrosinistra: il varo della moneta unica.
Un punto di riferimento che dalle strategie di risanamento dei governi Amato e Ciampi viene
rafforzata fino all'ingresso dell'Italia tra i promotori durante il primo governo Prodi.
Decisiva la caparbietà di Ciampi che voleva il rilancio di un impegno continentale nella
prospettiva storica della moneta unica: era un piccolo passo verso una nuova Europa da
costruire.
La missione di far entrare l'Italia nell’euro diventa un riferimento che unisce, mitica differenze e
litigiosità; è un disegno di politica economica e monetaria, un progetto politico che rafforza le
ragioni di una comunità.
L'Europa unita come antidoto contro le guerre del passato.
Il progetto dell’euro senza l'Italia sarebbe rimasto schiacciato da una prevalenza Franco-tedesca,
perdendo la caratteristica geopolitica della proiezione sul Mediterraneo.
Vi fu un diffuso sentimento di simpatia e partecipazione verso l'Europa tanto che, nel decreto di
fine anno del ’96, si fece una tassa per le famiglie per creare poi le condizioni per una successiva
restituzione.
Entrare sin dall’inizio nell’Eurozona significa godere dei vantaggi di tassi di interesse ridotti
progressivamente.
Non mancano resistenze difficoltà; uno spirito di squadra si completa con la convergenza tra
sindacati e Confindustria, partecipi dell’accordo del ‘93 e sostenitori dell’ingresso nell’Eurozona.
Anche la Banca d'Italia fa la sua parte, collaborando alla riuscita dell’obiettivo finale.
L'eurozona diventa un campo di forze in grado di prefigurare nuovi scenari anche nella scala
della competizione globale. Il governo italiano dimostra un diffuso sentimento di condivisione
con l'orgoglio di aver raggiunto un risultato di primaria importanza, che fa della moneta il perno
di un possibile nuovo equilibrio tra Italia, Europa e il sistema internazionale. E’ un traguardo
significativo sulla strada dell’unificazione continentale, per consolidare economia, istituzioni e
politiche.
Notevole la partecipazione del paese, condivisione diffusa di un cammino comune come strategia
di rafforzamento collettivo. Nel profondo della società italiana si era annidato un desiderio di
avvicinare i destini dell'Italia a quelli del continente europeo, eredità preziosa dei padri fondatori.
Per molti osservatori è notevole la capacità dell'Italia, su una profonda crisi economica, di
raggiungere in breve tempo il risultato così importante.
Però in breve tempo questa nuova collaborazione con l'Europa si affianca ai limiti e difetti
dell'Italia che non riesce a modernizzare apparati, costumi e consuetudini. In molti paesi europei
si è registrato, col passaggio alla moneta unica, un forte aumento dei prezzi ma non così alto
come in Italia.
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Le considerazioni di Ciampi, regista principale della moneta unica, sono che gli inconvenienti
sono stati di gran lunga inferiori ai vantaggi che abbiamo avuto. L'euro interviene sull’insieme
delle debolezze strutturali della nostra economia, il vincolo esterno produce una cultura del
rigore, un’attenzione alla disciplina che tendenzialmente modifica comportamenti e modelli e
comunque impone forme di revisione controllo inedite rispetto al passato.
Un misuratore attento e operante, un monitoraggio continuo a partire dal termometro dello
spread (il celebre differenziale attraverso il quale viene ormai comunemente indicata la forbice di
differenza tra il rendimento offerto dai buoni del Tesoro e dal suo omologo tedesco, il Bund) che
segnala problemi o ripercussioni negative di scelte ho comportamenti. È un ritorno alle origini,
alle impostazioni del sogno europeo di uscire dai drammi del secondo conflitto mondiale
cercando un possibile cammino e destino comune.
La moneta unica è stato uno straordinario collante per unificare aspirazioni e obiettivi diversi.
Però si affievolisce quella spinta verso il bene generale che aveva sostenuto la lunga corsa verso
la moneta unica. Si vede un terribile paradosso: dopo il traguardo dell’euro la maggioranza non
viene più, ritorno all’instabilità politica, i voti incrociati e tutto entra in discussione. Qualche
anno dopo, mentre si sgretola il successo elettorale del centrodestra, la sinistra tenta la rivincita.
Può sembrare una strana coincidenza: il ritorno a un sistema proporzionale, l'assenza di partiti
politici capaci di interpretarlo coincide con l’esaurirsi delle certezze basate sul rafforzamento del
progetto europeo.
Nel 2003 nasce il progetto ambizioso di una costituzione europea: per rafforzare competenze,
capacità decisionali e piani di intervento comune. Un'impresa complessa che sembra giungere a
buon fine quando il testo è diviso in quattro parti per ben 448 articoli e viene firmato, il 24
ottobre 2004, nella cornice della sala degli Orazi e Curiazi nel palazzo dei conservatori in
Campidoglio 21 . La cerimonia è trasmessa dalle televisioni di mezzo mondo. Però, siccome erano
state sancite diverse strategie di ratifica nei vari paesi, o attraverso il voto in Parlamento come in
Italia, o con un referendum popolare, nel maggio e giugno 2005 Francia nei Paesi Bassi il voto
popolare boccia la proposta, bloccando il cammino delle adesioni e l’insieme del processo
costituente. Certo l'uso improprio della parola “costituzione” aveva creato dei problemi e
certamente è stato un fallimento non aver creato questa nuova entità sovrana, rinunciando a
creare l'impianto innovativo di un sistema sovranazionale.

Cap. 8 - Tra rinascita e declino


Paragrafo 1. Una normalità difficile

Il voto della primavera 2006 segna un ulteriore passaggio verso una difficile stabilità. Il paese
continua a essere diviso tra centrodestra e centrosinistra, ma il premio previsto dalla nuova legge
elettorale offre al vincitore molti numeri in più. Il centrosinistra si afferma con poco più di
25.000 voti al Camera dei deputati, sufficienti a far scattare il premio di maggioranza e ottenere
348 seggi contro i 281 della Casa della Libertà.
L'ulivo è perno della coalizione 31% dei voti (anche coi voti dei residenti all'estero). La coalizione
è composta da: Ulivo, Rifondazione comunista, la rosa nel pugno (radicali e socialisti), partito dei
comunisti italiani, i verdi, Italia dei Valori dell’ex magistrato Antonio Di Pietro e un partito di
centro di ispirazione cattolica. 340 Destra, opposizione:
Forza Italia (Berlusconi) 23,7%, alleanza nazionale, Lega Nord, Unione democratica di centro
6,7%. Al Senato invece, senza premio di maggioranza la differenza tra destra e sinistra è minima
158 contro 156. 341 le coalizioni si presentano uguali:
59

Un partito come perno dell'alleanza attorno al quale stanno forze di collocazione e ispirazioni
diverse, al centro entrambe hanno una forza di ispirazione cattolica e attorno forze di ispirazione
diverse.
Un voto così bipolare porta a un fragile e litigioso accordo e non offre garanzie rassicuranti e
prospettive percorribili. La dialettica tra Berlusconi e Prodi si snoda lungo fibrillazione continua
in parte legate all'utilizzo delle leggi elettorali. Il 10 maggio 2006 eletto presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano con 543 voti, è il primo ex comunista, un segno della fine di
contrapposizioni e incompatibilità del passato.
Napolitano incarico di formare il governo a chi aveva vinto le elezioni: Romano Prodi, leader
dell'ulivo.

Presidente delle due camere:


- Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione comunista per la Camera dei deputati
- Franco Marini, sindacalista nella sinistra democratica per il Senato

Lo spirito dei tempi da più importanza al maggioritario che alla condizione di responsabilità e
indirizzi comuni. Il 17 maggio 2006 entra in carica il secondo governo Prodi. L’Ulivo non ha vita
facile perché la coalizione è troppo eterogenea.

Elezioni amministrative:
centro sinistra si afferma Roma, Milano e Torino
centrodestra si afferma Milano e nelle elezioni regionali in Sicilia (a fine giugno referendum
costituzionale boccia la riforma precedentemente proposto da Berlusconi)

Emergenza dei conti pubblici:


il governo vara una manovra impegnativa sotto la guida di Tommaso Padoa Schioppa, un
europeista autorevole. Una Finanziaria che punta a ridurre il rapporto fra debito pubblico il
prodotto interno lordo, tenta di rendere evidenti gli obiettivi dei sacrifici richiesti alle famiglie e
alle imprese.

Quando il governo vara un provvedimento di indulto per ridurre l’affollamento delle carceri,
l'opposizione insorge. La maggioranza appare diviso: si ritrova unita quando si tratta di
alleggerire il costo del lavoro.
Anche nella politica estera c'è divisione: da un lato il rilancio delle relazioni internazionali (l'Italia
ebbe il ruolo di ponte nel 2006 nella guerra tra Libano e Israele, risolta nella conferenza di Roma
del 26 luglio), dall'altro lato la proposta statunitense di ampliamento e rafforzamento strategico
della base di Vicenza. C'è un pannello di divisioni della maggioranza che non tiene la prova del
voto in Senato il 31 gennaio 2007, quando una mozione di sostegno all’ampliamento, presentata
dalla Casa della Libertà, ottiene 152 voti favorevoli e vede la sospensione di alcuni senatori
dell'ulivo.
Altro scontro la fine del 2006 quando una proposta di legge vorrebbe regolamentare le unioni
civili come forme di convivenza di coppia analogo simili al matrimonio. Lo scontro arriva nelle
piazze: da una parte organizzazione favorevoli, dall'altra il “family day” che riunisce settori del
mondo cattolico.
60

Nella primavera 2007 un voto amministrativo premia ancora il centrodestra 345 Nei due campi
partiti maggiori si danno da fare. Il partito democratico riunisce in un unico contenitore tutti,
Berlusconi cerca di inglobare i protagonisti in un nuovo progetto unificante.

La società italiana è attraversata da tensioni inedite che si riflettono sulla stessa idea della
politica e sulle forme conosciute della rappresentanza parlamentare. Beppe Grillo, un attore
comico, guida un nuovo movimento e lancia il V-day, uno slogan volgare gridato nelle piazze l’8
settembre 2007 fra critiche e improperi contro le degenerazioni della politica e i privilegi di
quella che comincia a essere definita una casta.
C'è insomma un sentimento di critica diffusa: emerge l'antipolitica. A fine gennaio al governo
Prodi viene a mancare la fiducia al Senato. 346 Così cade il governo prima della scadenza
naturale. Napolitano scioglie le camere. Anche la compagnia aerea Alitalia è in grande crisi.
Le elezioni sono fissate il 13 e 14 Aprile 2008.
A sinistra il partito democratico, guidato da Walter Veltroni (ex sindaco di Roma) che tenta
un'operazione di ricomposizione di aree e cultura.
Berlusconi unifica nel nuovo Popolo della libertà partiti e spezzoni di rappresentanza: una specie
di Federazione con alleanza nazionale e Lega Nord principali.
Adestra la fiamma tricolore al centro dell’Udc, di ispirazione cattolica.

Risultato:
Berlusconi stravince: alla camera il Popolo della libertà a 346 seggi contro 246 del Pd
Al Senato 40 in più del Pd

Le formazioni di centro raccolgono percentuali marginali:


il centrodestra in percentuale supera il 46%
il centro sinistra attorno al 37%,
Unione di centro 5,6%
la destra 2,4%
partito socialista 0,9%
la sinistra arcobaleno 3% > Composta dall’ala di sinistra più estrema: sinistra radicale,
Rifondazione comunista, partito dei comunisti italiani, verdi e sinistra democratica.

Ma all'interno del risultato conseguito dai vincitori, la Lega Nord super all’8%, nel centrosinistra
l'Italia dei valori di Di Pietro più del 4%, i partiti che si richiamano la tradizione socialista e
comunista non vengono rappresentati in Parlamento.

Il voto amministrativo dell’Aprile 2008 conferma la destra, viene eletto sindaco a Roma Gianni.

Elezioni elettorali maggio 2008 confermano il centrodestra in modo indiscutibile. Berlusconi l’8
maggio tiene la fiducia delle camere, il governo comincia subito con decisione: propone “la
tolleranza zero” contro la delinquenza comune e reati legati alla immigrazione clandestina:
un'azione per la sicurezza dei cittadini.
Poi fa un provvedimento legislativo che riguarda l'abolizione della tassa di proprietà della prima
casa. I comuni insorgono perché vedono ridursi il gettito e le risorse disponibili. Il governo
continua con interventi su questioni controverse e divisive: la riforma dello Stato in forma
federalista, il conflitto con la magistratura sui confini dell’autonomia tra i poteri dello Stato,
61

interventi sulla scuola e sull'università. ma arriva la crisi economica che era cominciata in
America tra il 2007 e il 2008.
Il governo cerca di rassicurare, ma si sono indeboliti settori significativi delle società sviluppate.
Crolla il potere d'acquisto del ceto medio, il sistema bancario entra in fibrillazione. Le forze
sociali, colpite dalla crisi, puntano all’estensione della cassa integrazione per tamponare l'ondata
dei licenziamenti nelle piccole medie e industrie. C’è una crisi e la politica non reagisce
tempestivamente.
Difficile trovare ricette o sperimentare strade sicure; arriva la scadenza elettorale: il centrodestra
si afferma nelle regioni sarde.
La sconfitta della coalizione del centrosinistra porta alla disgregazione del gruppo dirigente del
partito democratico, probabilmente anche per questioni personali.
Veltroni si dimette da segretario e Dario Franceschini poco dopo viene eletto alla guida del
partito. Le 2 coalizioni hanno significative analogie: composizione ampia di forza eterogenea
tenuta insieme dalla forza della battaglia elettorale, ma si vedono differenze notevoli. La destra è
guidata da un leader onnipresente, deciso e intraprendente, mentre la sinistra è lacerata da
divisioni e scontri prolungati in un pluralismo litigioso.

Paragrafo 2. Crepuscolo

I vari appuntamenti elettorali mettono in evidenza un dato inquietante: l’astensionismo


crescente, un distacco progressivo tra la politica e la società, la contrapposizione tra la
maggioranza di governo le opposizioni passa attraverso il giudizio su Silvio Berlusconi e le sue
vicende personali.
Nel giugno 2009 la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, in un confronto pubblico chiede la
separazione dal marito per comportamenti censurabili nella frequentazione di giovani ragazze
inserite nelle liste elettorali del centrodestra.
Si pongono degli interrogativi sulla credibilità di un uomo pubblico, i suoi confini tra profili
giudiziari e giudizio politico. È un uragano che scuote la credibilità internazionale del paese
suscitando un’ondata di reazioni. 352 Il voto europeo del 6-7 giugno 2009 premia ancora le forze
del centrodestra: il Polo della libertà si attesta sopra il 35%, Lega Nord supera il 10% punto il
distacco con le opposizioni cresce, la maggioranza sembra poter superare indenne gli strascichi
pubblici della tempesta privata di Berlusconi.
La magistratura di Bari denuncia un giro di prostituzione e alcune ragazze dichiarano di aver
partecipato a incontri e feste a Roma nella residenza di Berlusconi. Si scatena una campagna di
stampa; Anche la Cei dichiara la necessità di un comportamento morale dei politici. Altro
scandalo colpisce presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo, che si dimette. E’ un altro
colpo alla credibilità della politica. Il partito democratico viene incalzato dal protagonismo del
“popolo viola” che chiede un’opposizione più forte contro Berlusconi. Nelle primarie del 25
ottobre 2009 Pierluigi Bersani conquista la leadership del partito.
La tenuta del governo vacilla a causa della crisi economica. La tanto desiderata ripresa non arriva
e i tassi di crescita della produttività sono al di sotto della media europea. Il richiamo della
maggioranza e di Berlusconi stesso all’ottimismo non sono credibili; In realtà il paese ha un
impoverimento complessivo nel quadro di una crisi internazionale senza precedenti. Tra la fine
del 2009 i primi del 2010 il tasso di disoccupazione aumenta soprattutto nel meridione.
La crisi però non incide sul consenso al governo: nelle amministrative del 28-29 Marzo 2010 il
centrodestra si afferma in sei regioni (di cui quattro di sinistra).
62

Il Movimento 5 stelle raccoglie consensi significativi in diverse zone d'Italia. Il quadro


complessivo non è né instabile né certo.

La destra viene scossa da una competizione interna: da una parte la Lega Nord, dall'altra gli eredi
del percorso di alleanza nazionale.
A settembre 2010 Gianfranco Fini, dopo ripetuti scontri con Berlusconi, esce dal Popolo della
libertà e fonda un gruppo parlamentare autonomo: futuro e libertà.
Altro scandalo: corruzione in materia di appalti. politici, imprenditori, tecnici guidano
assegnazioni e finanziamenti. Alcuni sono uomini di governo che si dimettono ma portano
discredito. La politica appare malata, piegata al potere di criminali. Berlusconi, il bersaglio delle
accuse che mostra un modello di potere esercitato in modo intollerabile. Se lo scandalo della
lista dei sospettati tocca un ministro e il vertice della protezione civile, Berlusconi rimane in sella
pur in presenza di tensioni che mettono a rischio l'intero sistema. Lo sfondo prevalente è quello
del pubblico e del privato, il comportamento individuale di ogni persona. Verso la fine dell'anno
Berlusconi torna al centro di un'inchiesta che riguarda una giovane marocchina “Ruby” arrestata
e rilasciata dopo una telefonata dello stesso Berlusconi (che disse che era nipote del presidente
egiziano Mubarak). La giovane riferì di aver partecipato a “festini” ad Arcore a casa di Berlusconi.
L'abuso di potere dimostrato dalla telefonata fatta alla questura per evitare l'arresto della ragazza
e l'insieme di comportamenti che coinvolgono un ambiente vicino al centro del governo, poco
raccomandabile, danno scandalo.
L'opposizione cerca di far cadere il governo presentando una mozione di sfiducia fine anno, ma il
governo tiene i numeri della rappresentanza parlamentare. I conti pubblici mostrano le difficoltà
di un paese piegato dalla crisi dalla inaffidabilità di una classe dirigente inadeguata. La
produzione industriale subisce delle preoccupanti battute d’arresto. Le elezioni amministrative
del 15 e 16 maggio 2011 mostrano che il consenso non è più in sicurezza.
Il centrosinistra conquista Milano, roccaforte del centrodestra. I temi sulla giustizia, l'assenza di
politiche economiche per fronteggiare la crisi, la tenuta della coalizione mettono in difficoltà il
governo. Nel 2011 il ministro della Giustizia Angelino Alfano viene promosso segretario del Popolo
della libertà per diversificare la leadership del centrodestra. Sandro Bondi (fedelissimo di
Berlusconi), si dimette da ministro dei beni culturali dopo un crollo a Pompei. Ancora problemi
per Berlusconi: la Corte di Appello di Milano condanna la Fininvest a pagare una ingente somma
al gruppo editoriale guidato dall’ingegnere De Benedetti (sul cosiddetto Lodo Mondadori).

Anche verso l'Europa ci sono problemi.


Le misure per ottenere il pareggio entro 2014 sono impopolari e dolorose, i conti del paese
preoccupano.
Lo spread è il calcolo nel differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi: nel mese di agosto
quasi 400 punti del differenziale. Una lettera della banca centrale europea dà indicazioni precise
su provvedimenti da assumere con urgenza, pena la crisi dei rapporti tra l'Italia e il contesto
internazionale.
Berlusconi protesta contro una presunta violazione di sovranità e nei giorni successivi accusa un
golpe ordito da forze avversarie in Italia.
Quando ai primi di novembre va in discussione il rendiconto generale dello Stato, i numeri della
maggioranza vacillano. Il picco dello spread fa paura, la maggioranza perde 308 voti a fronte dei
316 necessari. Il 12 novembre 2011 Berlusconi presenta le dimissioni, la caduta del quarto governo
Berlusconi segna una continuità politica istituzionale.
63

Il presidente della Repubblica, Napolitano, chiede di accantonare interessi e calcoli di parte per
lavorare a un risanamento economico con forza intelligenza per salvare il salvabile. Napolitano
sceglie Mario Monti, un prestigioso economista, noto anche a livello internazionale e lo incarica
di formare un nuovo governo dopo la nomina a senatore a vita il 9 novembre 2011. -> Un governo
tecnico capace di vincere la crisi; sin dall'inizio si manifesta una fiducia larga, trasversale e
composita.
La meta è ridurre il debito, seguire le indicazioni dell’Europa, tagliare la spesa per rassicurare i
mercati e investitori dato che bisogna rovesciare il declassamento annunciato da diverse agenzie
di rating.
Monti mette subito il Parlamento di fronte a scelte drastiche, misure dolorose: liberalizzazioni,
interventi sul mercato del lavoro e sul sistema pensionistico, lotta all’evasione fiscale. Questi
provvedimenti scuotono le parti sociali; i conti cominciano a migliorare e viene allontanato lo
spettro del fallimento (detto anche la sindrome greca).
Certamente si notano inadeguatezze discutibili: per esempio il caso degli “esodati” che
giovandosi di incentivi per la buonuscita previsti da un decreto del governo, si ritrovano in una
condizione di assoluta incertezza giuridica.
La pressione fiscale in aumento frena il rilancio dell'economia italiana.
Un giudizio lapidario della Corte dei Conti mette in risalto i costi (200 miliardi di euro) legati alla
corruzione e all’evasione fiscale, un malcostume difficile da estirpare. Continuano gli scandali:
sono colpiti i vertici della Lega Nord, il tesoriere di un partito confluito nel Pd (la Margherita) il
governo di Lombardia e Lazio, guidato dal centrodestra, centri del sistema economico e
espressione diretta del potere politico. Ci sono accuse di varia natura: truffa, peculato,
concussione o corruzione un esercizio di funzioni pubbliche. Le spese pazze delle regioni
diventano il simbolo della degenerazione.

Paragrafo 3. I primi centocinquant’anni

L'anno 2011 segue il 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia (17 Marzo 1961).
Il 16 novembre Mario Monti ha dato inizio al nuovo governo (tecnico). Si nota la parabola
discendente per Berlusconi, detto un “Caimano” che cambia pelle a seconda del momento, nella
sua dimensione pubblica di uomo di Stato nel privato delle sue relazioni personali: statista o
evasore?
Certamente c'è un clima molto diverso da quello del 1961 con il miracolo economico. Troppe le
polemiche tra nord e sud; Lega insiste sullo slogan “Roma ladrona”.
Il disinteresse sembra inizialmente prevalere sulla programmazione delle celebrazioni
dell’anniversario della proclamazione del Regno d'Italia del 17 Marzo. Ma Il presidente Napolitano
inizia un viaggio per l'Italia e valorizza con la sua presenza diverse iniziative celebrative. In poche
settimane l'indifferenza si cambia in partecipazione, riconoscenza per le parole di Napolitano:
“La memoria degli eventi passati può essere preziosa nella difficile fase che l'Italia sta
attraversando.”
Parole e simboli si uniscono, il tricolore su finestre balconi e l'inno nazionale mostrano una
ritrovata vicinanza, è una comunità smarrita che cerca punti fermi, indicazioni segnali precisi.
Anche Papa Benedetto XVI a parole di simpatia e partecipazione. In questo anno c'è anche una
grande trasformazione internazionale: c'è la sfida contro il terrorismo internazionale.
Il Mediterraneo torna al centro dell'attenzione, La Tunisia inizia un movimento di rinnovamento
e riforme che si allarga ai paesi vicini; i governi occidentali parlano di “primavere arabe”. L'Italia è
coinvolta direttamente per la posizione geopolitica e per il ruolo che ricopre nelle alleanze
64

internazionali. La Rivolta si diffonde poi in Egitto, in Libia e in Siria nelle dinamiche scatenanti
una sanguinosa guerra civile. Inoltre, sta nascendo un minaccioso stato islamico, Daesh, che
lancia una violenta sfida all'occidente; vuole con la “guerra Santa” allargare i confini del territorio
per farne uno stato.
La sponda sud del Mediterraneo si presenta sconvolta e modificata dai nuovi assetti. La crisi
dell’Italia mette in relazione il quadro interno e il contesto internazionale, le autorità europee
sono preoccupate per la tenuta dei conti pubblici: è evidente la debolezza del governo italiano,
Berlusconi ha perso credibilità e consenso e la sua proiezione pubblica attira critiche.

Le relazioni internazionali sono più complesse. La Cina entra nell’organizzazione mondiale del
commercio (Wto nel 2001), un’ascesa dirompente che modifica le capacità di governo degli
organismi internazionali, la distribuzione di risorse, la stessa concessione dei rapporti di forza.
C'è bisogno di un coordinamento valido tra i paesi europei.
Solo una dimensione continentale può reggere il confronto con altre aree geografiche con
sistemi integrati in ascesa verso la possibile definizione di nuove posizioni di prestigio. Bisogna
saltare i caratteri autonomi, nazionali e tendenzialmente autosufficienti di un governo
dell'unione europea.
Nel semestre di presidenza italiana si erano verificate incomprensioni con ambasciatori di altri
paesi di stanza Roma; poi la diplomazia parallela di Berlusconi scavalca poteri e organi preposti
durante la guerra in Iraq e la crescente diffidenza verso la ricerca di una posizione comune a
livello europeo.
Il potere politico era condizionato da una classe dirigente divisa e litigiosa, con ripetuti episodi di
corruzione e malgoverno.
Il governo Ciampi si muove come in un mare in burrasca senza riferimenti certi nel cuore di una
frattura internazionale. I costi del risanamento colpiscono strati deboli e poco protetti, la
prospettiva della ripresa appare proiettata in un tempo non definito.
Il quadro politico istituzionale richiede una direzione di marcia alternativa al confronto continuo,
lacerante e prolungato tra centrodestra e centrosinistra, tra Berlusconi e i suoi oppositori.
Monti sceglie la sobrietà, il rigore e parla di una “responsabilità nazionale”, bisogna correggere i
conti, dare fiducia a mercati investitori e stabilizzare una componente essenziale dell’Eurozona.
Una crisi irreversibile dell'economia italiana avrebbe prodotto effetti incontrollabili
sull'architettura condivisa del vecchio continente.
Lo spettro del default viene scongiurato; Lo spread scende fino a 216 punti nel 2013.
Però la contrazione del potere d'acquisto dei salari produce effetti rilevanti sulle condizioni di
vita di milioni di italiani. Inoltre alcune leggi sono nuove e restrittive: la legge Severino che
definisce incompatibilità restrittive sull'accesso a cariche pubbliche, oltre a stabilire la
decadenza dalle stesse in caso di condanne superiori a due anni; c'è nuova attenzione alle
migrazioni del Mediterraneo di segno opposto rispetto alla chiusura proposta dalla Lega nel
tempo del berlusconismo.

Nel sistema politico si conferma un indebolimento della forma bipolare e la presenza crescente
di Beppe Grillo e del suo movimento di protesta, che si muove soprattutto sul web.
Rifiuta la definizione di partito, ma si radica progressivamente fino a prendere le sembianze di un
terzo polo.
Il comico Grillo appare come un vincitore incontrastato a Parma a maggio 2012 quando viene
eletto sindaco uno dei suoi, togliendo voti sia ala Lega che al partito democratico.
65

Alla fine dell'anno il governo presenta le dimissioni. Elezioni politiche fissate al Febbraio 2013. Il
presidente uscente fonda un suo partito “scelta civica”.
La competizione prevede 184 liste in un panorama frastagliato, con vecchi e nuovi protagonisti,
proposte politiche con confusi ed eccentrici programmi.

Risultati:
- Polo della libertà dal 37,3% passa al 21,5%
- Partito democratico dal 33,1% passa al 25,4%
- Lega Nord dimezza i voti e ottiene 5%
- Scelta civica ottiene più del 10%
- Movimento 5 stelle ottiene il 25,5%

I risultati mostrano un grande cambiamento: la fine dei partiti tradizionali e l’irrompere di nuove
forze.
Nel 2008 più dell’84% dei voti era indirizzato a una delle due coalizioni, nel 2013 la somma dei
voti delle due coalizioni non arriva al 59%.
Sembra conclusa e archiviata la stagione dell’alternanza al governo di partiti e coalizioni; ma la
questione più complessa per l'irruzione dei movimenti di protesta che puntano a rompere il
quadro di riferimento. I numeri e i calcoli spingono verso la formazione di un nuovo governo di
grande coalizione con una base parlamentare ampio. La Legislatura parte con difficoltà.
Il premio di maggioranza alla camera permette al centrosinistra di compiere le prime mosse. Il
quadro politico appare confuso: Bersani accetta una discussione in diretta streaming con i 5
Stelle, ma non si vede una maggioranza possibile.

Adesso però si deve eleggere il presidente della Repubblica, prima si fa il nome di Franco Marini,
poi di Stefano Rodotà lanciata dal Movimento 5 stelle, poi sembra ci sia una convergenza su
Romano Prodi, che però viene vigliaccamente impallinato da 101 deputati e senatori che non lo
vogliono.
La situazione è critica.
Viene rieletto Giorgio Napolitano (che però aveva dichiarato la sua indisponibilità), che accetta
pronunciando un discorso di sfida ai partiti, ai loro ritardi, alle contrapposizioni, lentezze, calcoli
di convenienza, strumentalismi e tatticismi ed esitazioni nelle scelte da compiere.
Enrico Letta viene incaricato di formare il governo, prende corpo una coalizione di larghe intese.

Paragrafo 4. Europa e Mediterraneo

28 Aprile 2013: nuovo governo.


Una coalizione composta da ministro di provenienza Pd, scelta civica e Pdl. Si spera che il vento
del cambiamento sospinga la compagine verso obiettivi condivisi.
Enrico Letta sceglie da subito una proiezione internazionale costante perché pensa che possano
arrivare energie per stabilizzare il cammino della Repubblica. Incontra la cancelliera Angela
Merkel quando ottiene la fiducia delle camere: il posto che spetta all’Italia è tra i padri fondatori
dell’Europa, nella faticosa costruzione di una strategia comune. Le forze e i movimenti anti
sistema, una parte della società italiana mettono in dubbio le certezze sulle radici condivise
dell'europeismo: il governo invece lega i propri insuccessi al destino del cammino europeo, una
scelta coraggiosa e dagli esiti non scontati.
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La disoccupazione è altissima; il governo decide di rifinanziare la cassa integrazione per chi ha


perso il lavoro.
Il governo si qualifica per una strategia di intervento nel Mar Mediterraneo: “mare nostrum”.
Interviene con la flotta della Marina militare e salva persone in fuga da miseria e guerre, circa
1.000.000 persone salvate. È una svolta rispetto alle politiche del governo precedente (era stata
stabilita una penale per il reato di immigrazione clandestina). In realtà, secondo le regole antiche
della navigazione, bisogna aiutare chi è in difficoltà o a rischio della vita e offrire assistenza;
invece l'immigrato viene ritenuto pericoloso (la Lega Nord soprattutto diffonde la paura del
migrante).
Il governo soccorre molto, ma forse deresponsabilizza altri paesi europei, non c'è in effetti una
presa di responsabilità da parte dei paesi dell'unione europea. Alcuni non solo non hanno dato
accoglienza, ma si sono chiusi dentro alzando muri e frontiere. Dal 1993 al 2018 i morti sono stati
34.361, ma certamente sono di più.
Il 13 Marzo 2013 viene eletto Papa Bergoglio (papa Francesco), argentino di origine italiana, primo
non europeo dopo 1700 anni.
Papa Francesco è una figura rilevante che rompe schemi e appartenenze consolidate, il suo
messaggio va al cuore dei fedeli.
La Chiesa povera di Francesco scuote coscienze comportamenti chiedendo coerenza e radicalità.
Il primo viaggio di un pontificato così innovativo ha come meta Lampedusa, approdo per migliaia
di profughi e migranti. Papa Francesco parla di accoglienza, vicinanza e solidarietà. Nell’ottobre
2013, dopo un terribile naufragio con 366 morti, il governo interviene per via legislativa.
Ci sono divisioni tra i partiti e fratture interne, correnti diverse mettono in difficoltà il governo.
Alla fine di settembre la delegazione del Popolo della libertà ritira i propri ministri.
Berlusconi critica molto sulla questione fiscale. Rimane la sfida fra le componenti interne quando
Berlusconi decide di rilanciare il partito Forza Italia in attesa della decadenza da parlamentare in
seguito all'applicazione della legge Severino e alla condanna riportata il 1° agosto 2013 nel
processo sulla compravendita dei diritti televisivi Mediaset. Dopo la rottura da destra il governo
subisce la scissione di Scelta civica mentre nel Pd Matteo Renzi, sindaco di Firenze, si afferma
nella sfida delle primarie interne.
Il presidente del consiglio rilancia le ragioni di una politica comune e presenta, alla fine dell'anno,
un ambizioso “impegno per l'Italia” vedendo alcuni segnali positivi: lo spread era sceso sotto i
200 punti.
All'inizio del 2014 il Pd sfiducia il governo, convinto che con Matteo Renzi possa esserci crescita e
rilancio. Il 14 Febbraio Letta presenta le dimissioni.
Il 27 Febbraio Renzi ottiene la fiducia e il suo governo ha il più alto numero di donne in posizione
di ministro.
Nel governo ci sono tre uomini del Pd: Napolitano, Letta e Renzi presidente del consiglio.
Nel centrodestra Berlusconi gioca la carta della persecuzione politica.
La scelta di un nuovo inizio in Renzi è un tentativo di cavalcare la spinta delle novità, il vento
delle innovazioni. Renzi ha 39 anni, è il più giovane presidente del consiglio della Repubblica
appunto la sua parola d'ordine è “rottamazione”, il titolo di un suo libro.
Rottamare significa spingere per modificare i rapporti di forza, relazione generazionali, percorso
di militanza e di esperienza nella politica. Un colpo all’immobilismo della sinistra tradizionale
delle forme cristallizzate con un bisogno radicale di cambiamento che attraversa la società
italiana.
C’è la necessità di rimuovere freni e resistenze per una modernizzazione capace di modificare il
processo legislativo, le istituzioni e la pubblica amministrazione.
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Il 18 gennaio 2014, Renzi e Berlusconi si incontrano per una intesa comune: riguarda possibili
interventi di riforma sulla seconda parte della Carta Costituzionale: è il “Patto del Nazareno”,
detto così dal nome del quartier generale del Pd.
Un incontro di vertice per la ricerca di scelte comuni:
- modifica della legge elettorale
- intervento sul titolo V per rivedere i rapporti fra stato e regioni
- abolizione del bicameralismo perfetto

Il centrosinistra è scettico e critico. Il governo pensa ad altri interventi, un primo passo riguarda i
ceti sociali più deboli, redditi medio-bassi sostenuti con un bonus di 80 €.
Nelle Elezioni europee del 14 maggio 2014 il governo ottiene un consenso inaspettato:
- PD oltre 40% dei voti
- 5 stelle poco oltre 21%
- Forza italia non arriva al 7%
- Lega poco sopra il 6%

Il governo vuole essere riformista, intervenendo su diversi temi: mercato del lavoro, riforma della
” buona scuola” e provvedimenti legislativi per snellire tempi e burocrazia nell’amministrazione
pubblica; ma prima di tutto vuole la riforma della seconda parte della costituzione.
Propone la modifica della legge elettorale con una nuova legge l'Italicum, che avrebbe dovuto
sostituire quelle in vigore dal 2006 con il sistema maggioritario a doppio turno, con premio di
maggioranza alla Camera dei deputati (unico ramo del Parlamento eletto direttamente dai
cittadini) per il partito che superi il 40% dei voti al primo turno.
Cancellando il bicameralismo, la camera diventerebbe il fulcro della sovranità popolare, centro
del potere legislativo.
E’ È un quadro coraggioso e innovativo che però non ottiene la necessaria maggioranza; di qui la
necessità di fare un referendum. Mentre si aspetta il referendum, il governo nel maggio del ’16
con una legge legittima le unioni civili aprendo una discussione sulle varie tipologie di
matrimonio e di relazione tra uomini e donne o persone dello stesso sesso. Il 31 gennaio 2015
viene eletto Sergio Mattarella presidente della Repubblica con 665 voti.
L’elezione rompe il terreno condiviso dal patto del Nazareno fra Renzi e Berlusconi.
Berlusconi grida allo scandalo e guida un vasto movimento di critica alle forme e ai contenuti del
riformismo proposte dal gruppo dirigente del Pd.
In campo internazionale ci sono o difficoltà; le notizie che arrivano dalla Siria, Libia, Iraq , Africa
settentrionale Medio Oriente destano preoccupazioni per i flussi migratori e percorsi di
cambiamenti geopolitici.
Polonia, Ungheria e altri paesi europei negano l'accoglienza di migranti e mettono in crisi
l'equilibrio delle responsabilità di tutti; il vento della xenofobia soffia sull’Europa.
Il referendum è fissato al 4 dicembre 2016: lo scontro fra Renzi e i suoi oppositori, in una
progressiva personalizzazione, trasforma il quesito istituzionale in un Plebiscito sul governo e su
Renzi (che aveva definito i suoi oppositori “un' accozzaglia impresentabile”).
Il risultato è netto: 59% NO, la strategia di Renzi è affossata; 41% SI.
Renzi quindi presenta le dimissioni.
Il 12 dicembre 2016 Paolo Gentiloni è il nuovo presidente del consiglio. Prima di tutto Gentiloni
cerca di rasserenare le divisioni e gli scontri della campagna elettorale.
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Inoltre deve pensare alle proiezioni internazionali: L'Italia deve pensare alla sua collocazione, al
ruolo e alla funzione che può svolgere sulla scena internazionale. A Taormina il 26-27 Maggio
2017 c'è il vertice del G7: l'Italia conferma la sua presenza politica, economico e culturale.

Elezioni 4 Marzo 2018:


Le forze definite “anti sistema”, Lega e Movimento 5 stelle, conquistano circa la metà
dell’elettorato.
Il partito democratico e Forza Italia arretrano mentre il centrosinistra tocca il minimo storico.

È interessante studiare le dinamiche che attraversano il sistema politico-istituzionale e il


collegamento con i cambiamenti presenti a livello internazionale.
In una convergenza di interessi e prospettive si sono ritrovate spinte nazionalistiche che hanno
dato forza e forma a nuovi soggetti “nazionalpopulisti” o “sovranisti” secondo le espressioni di
uso frequente. Uno scontro che va al di là dei confini nazionali e che investe le stesse ragioni di
fondo del processo di integrazione continentale.
Non a caso settembre 2018 il Parlamento europeo ha approvato una mozione di censura contro
uno stato membro, l’Ungheria, per violazione dei principi fondamentali dell'unione. Infatti, il
tema della riforma delle istituzioni europee è una delle questioni centrali del dibattito pubblico
sia per garantire un migliore funzionamento delle istituzioni comunitarie, sia per dimostrare il
fatto di solidarietà stretto fra i diversi paesi membri dell'unione.
Certamente il problema della tradizionale antinomia tra spinte federaliste e confederali rimane.
Inoltre, il presidente Trump rimette in discussione atlantismo ed europeismo.
Adesso, dopo le lezioni del 2018, vengono spontanee tante domande sul futuro dato che partiti
antisistema e antieuropei hanno conseguito una significativa affermazione elettorale.

Conclusioni

La Repubblica italiana ha più di 70 anni (2 giugno 1946); la guerra fredda si è conclusa da tre
decenni.
L'Italia del dopoguerra ha vissuto stagioni diverse, segnate da continuità e progresso, talvolta
segnate da fratture diverse. Una tensione continua ha legato le sorti della nostra comunità
nazionale a grandi trasformazioni avvenute fuori dalla nostra penisola. In un primo momento si
pensava che il nostro paese fosse a sovranità limitata, gestito e diretto da altri, Washington o
Mosca, Bruxelles, Pechino e che fosse autonomo, diverso da tutti e da tutto e incomparabile.
Invece non è vera l'idea della direzione da parte di paesi lontani dal nostro paese e neppure
quella della piena autonomia.
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La globalizzazione ha promosso grandi cambiamenti sia nell’assetto interno dei singoli paesi che
nel complesso degli equilibri geopolitici mondiali. Si è vista una generale fase di ristrutturazione
delle società occidentali dagli esiti non definibili. Forze emergenti hanno raccolto consensi
proponendo rotture e discontinuità con il passato; sono proposte politiche, figlie delle
inquietudini e paure di un tempo nuovo.
Le forme storiche della democrazia appaiono in sofferenza, in crisi di prospettive. Il confronto
investe uno dei cardini dell'età contemporanea: l'esercizio della sovranità e le sue forme. Il
cammino di costruzione dell’Europa ha cercato di creare una trama comune per un orizzonte di
pace e di cooperazione. E oggi è proprio la costruzione europea il principale bersaglio di chi si
richiama al sovranismo nazionale come antidoto e risposta alla crisi delle forme della
democrazia. Il ventennio tra il 1992 e il 1994 e le elezioni politiche del 2013, non è tanto il frutto di
una mai avvenuta “transizione” da un vecchio a un nuovo modello politico e istituzionale quanto
una fase particolare della storia del paese che si apre si chiude con due crisi economiche e
finanziarie. (Quella del ’93, e quella del debito sovrano del 2011, con due governi tecnici Ciampi e
Monti). Con la crisi del 92-94 cade la crescita economica e sociale del paese.
L'Italia sembra travolta sia dai mutamenti in campo internazionale (caduta del muro di Berlino,
fine del bipolarismo mondiale, avvio della nuova globalizzazione) sia dal quadro interno (crisi
finanziaria, Tangentopoli, questione morale, ricerca di un nuovo assetto politico-istituzionale).
Dopo il trattato di Maastricht 26 l'Italia deve adeguare le proprie strutture organizzative al nuovo
contesto globale. Si presenta il problema che alcuni considerano necessario modernizzare gli
assetti produttivi istituzionali e chi invece sembra resistere e rallentare i processi di forme.
L'approdo dell’euro nel 2002 sembra che porti coesione nazionale; ma la crisi si aggrava negli
anni successivi, anche per difficoltà interne dovute all'arrivo al governo di Berlusconi e della Lega
Nord. L'alto debito pubblico e la bassa produttività del lavoro incidono negativamente.
Alla fine del Novecento, tre elementi che qualificano la sistemazione economica:
1. l'impossibilità per la prima volta di agganciare la ripresa del ciclo economico
internazionale
2. la “stagnazione” (=esaurimento) dell'economia italiana
3. l'ampliamento del divario interno tra il sud e le altre aree del paese.

Le lezioni politiche del 2013 vedono il Movimento 5 stelle diventare il primo partito italiano. Si
spegne il bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra.
Cresce la Lega che prima era radicata in zone del nord Italia e ora assume la funzione di nuovo a
destra nazionale. Dopo le elezioni del 2018 la politica è fondata su tre pilastri rappresentativi di
quote simili di elettorato: centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 stelle. Allora ci possiamo
chiedere se lo strano contratto di governo giallo-verde (tra Lega verde e Movimento 5 stelle
giallo) e una dialettica fra vecchio e nuovo, tra forze e antisistema contrapposte agli eredi delle
tradizioni politiche e culturali di stagioni precedenti.
Però divisioni interne alla maggioranza e calcoli su presunti vantaggi elettorali pongono fine
all’accordo giallo-verde. Fra mille incertezze nasce un accordo fra il Movimento 5 stelle e partito
democratico: continuità nella figura del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ma
discontinuità di programmi. In campo internazionale ci sono giudizi contrastanti sulla coalizione
giallo-rossa. Il futuro è legato alla capacità di mettere in sintonia lo sviluppo del sistema politico
italiano con le dinamiche di altre aree del pianeta.
Se prevarrà la paura, la chiusura di nuovi muri o porti non accessibili, tutto rischia di essere più
complicato e incerto. Se nella politica estera verranno modificati i legami con l'Europa, la nato, il
70

quadro degli organismi internazionali di riferimento, lo strappo con il passato rischierebbe di


essere carico di conseguenze.
Tutto è ancora in gioco.

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