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L’avvento del fascismo in Italia.

Le cause dell’avvento del Fascismo in Italia furono tre:

questione economica: data dalle conseguenze della guerra, della spaccatura della borghesia, e dalla crisi del
settore industriale a causa della disoccupazione, causata dalle condizioni dei reduci quando tornarono dalla
guerra;
questione sociale: si ebbe una maggiore presa di consapevolezza del movimento operaio contadino che si
rivolse ad imprenditori con richieste che non potevano essere soddisfatte per la crisi del capitalismo ;
questione politica: l’instabilità del governo non permetteva di riprendere l’attività politica precedente. Nel
’21 infatti Giolitti fu richiamato come ultima ancora di salvezza pere un paese in forte crisi, tesa a sanare i
problemi, che però non erano solo di ordine economico ma anche politico, in quanto c'erano forze politiche
che spinsero e lottarono per il concetto di vittoria mutilata e il mal contento per gli esiti della guerra.
(D’Annunzio).
Dal ’21 al ’22 c’è il cosiddetto Biennio Rosso, causato dalla vittoria mutilata e dallo scontento dei reduci,
con nascita di nuovi partiti a causa della contrapposizione politica.

Le elezioni del ’19 videro un aumento dei rappresentanti del partito populista e socialista. Nel gennaio 1921
nacque anche il Partito comunista italiano che aveva come maggior rappresentate Antonio Gramsci, questo
partito consisteva nell’unione di operai e contadini con fondamento della rivoluzione del proletariato in
Italia. Nel ’19 si ha la nascita del partito popolare italiano, che non è omogeneo e che presenta una
vicinanza con i partiti più bassi della popolazione.
Si inizia a parlare di partiti di massa, scopare così la possibilità di trasformismo e ci sono difficoltà per chi va
al governo in guano ci sono rappresentanze molto nette non contabili al senato.
Il Biennio Rosso indica una stato di tensione e difficoltà economiche, gestite tacitamente dalle forze
dell’ordine.
Nello stesso anno furono istituiti i fasci di combattimento che avranno però pochissima adesione. I Fasci di
combattimento erano stati fondati da Mussolini e i consensi inizialmente furono scarsi perché nel suo
programma vi erano elementi di conflitto: la polemica contro i grandi capitalisti, il forte nazionalismo e
l’anticlericalismo. Le uniche adesioni che ottennero consensi furono quelle della piccola borghesia,
impaurita dalle rivolte dei proletari. Mussolini allora capì di dover sfruttare queste paure mostrandosi come
colui che avrebbe riportato l’ordine. I Fasci di Combattimento però si trasformano in gruppi di assalto che
godettero dell’omertà di importanti esponenti della politica e dell’esercito.Il Biennio Rosso si caratterizza
per scontri molto violenti, i Fasci di Combattimento infatti si trasformano in squadre e assalgono le sedi dei
partiti destabilizzando l’ordine. L’unico dato certo che univa queste persone era l’ Antibolscevismo. I Fasci
furono soprannominati amici nere per il loro modo di vestire. Il fascino si divise così in due parti che non si
conciliarono mai del tutto: fascino rurale e urbano. Giolitti e altri esponenti del vecchio governo pensarono
di sfruttare altro favore il Fascismo per sedare le rivolte dei proletari, e che potesse così essere utile ai loro
scopi con la convinzione che il fascismo si sarebbe poi esaurito e riassorbito dalla vita normale. Chi
combatte il movimento operaio vide questo movimento come mezzo per la stabilità senza vedere la
violenza che in realtà celava. Le forze liberali non seppure poi frenare l’avanzata d Mussolini e il Paese
cadde nelle mani della dittatura.
(Documento di San Sepolcro).
Giolitti intraprese la sua campagna elettorale con il cosiddetto “blocco nazionale” cioè l’alleanza di liberali
sostenuti da nazionalisti e fascisti, in tal mondo il movimento fascista fu legittimato dalla classe diligente
liberali, ma esso non rinunciò alle azioni di violenza. Questo fu il primo e irreparabile gesto di suicidio dello
Stato liberale.
Mussolini colse l’occasione per riorganizzare i Fasci che furono trasformati nel Partito nazionale fascista.
Attuò alcuni cambiamenti tra cui la rinuncia al repubblicanesimo e il rigetto del laicismo.
Si parla di un “doppio binario” per l’evoluzione fascista: da un lato un atteggiamento rivoluzionario e
squadrista, dall’altro l’azione politica e parlamentare.
Dopo Giolitti salirono al governo prima Bonomi e in seguito Facta che però non riuscirono a fermare le
violenze fasciste che a seguito di uno sciopero passivo e pacifico della sinistra diedero assalto alla loro sede.
L’unica possibilità per fermare il fascismo che si riuscì a vedere era una vasta alleanza tra socialisti e
cattolici, ma fu una prospettiva molto osteggiata. Le polemiche sul da farsi provocarono la nascita del
Partito socialista unitario ( Giacomo Matteotti).
Mussolini comprese che questa disunione delle forze parlamentari era tale da impedire loro qualsiasi
reazione e decise di sfruttare a suo vantaggio questa situazione. Nel 24 ottobre 1922 fu annunciata la
formazione di un quadrunvirato che avrebbe guidato una Marcia su Roma delle squadre falciare
provenienti da tutta Itali. Era di fatto stato annunciato un colpo di stato, Facta chiese a il sovrano Vittorio
Emanuele II di dichiarare lo stato di assedio ma il re si rifiutò ma offrì a Mussolini la Presidenza al consiglio.
Il capo del Fascismo ottenne così il potere ricevendolo dalle mani del sovrano e senza il bisogno di sparare
neanche un colpo di pistola a Roma.
Mussolini formò un governo di cui facevano parte fascisti, nazionalisti, liberali, popolari e indipendenti. Il
voto di fiducia delle Camere fu ottenuto molto facilmente. Mussolini percepiva questa come una fase
intermedia per giunger dal potere personale e totalitario a cui aspirava e nonostante ciò fosse evidente non
gli impedì di intraprendere l’azione governativa. L’azione terroristica degli squadristi fu legalizzata, e furono
inquadrati come Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.
I fascisti furono messi a capo dell’amministrazione publica.
Con l’aiuto di Giovanni Gentile fu fatta anche una riforma scolastica con l’intento di uniformare al fascismo
anche la cultura italiana.
SI intraprese una campagna di condizionamento sociale tramite l’uso ddi mezzi comunicativi.
Una forte accelerazione dell’imposizione del regime autoritario si ebbe tra il ’23 - ’25. Per vincere le
resistenze dei popolari Mussolini intrecciò abilmente le intimidazione e le trattative con la Chiesa.
Fu emanata la Legge di Acerbo, che stabiliva che il partito di maggioranza avrebbe avuto i due terzi dei
seggi parlamentari.
Con le nuove elezioni si costituì un blocco detto “Listone” di nazionalisti, fascisti e liberali. Tuttavia dietro
queste elezioni si nascondevano violenze minaccia e intimidazioni. Tale illegalità fu portata allo scoperto dal
socialista Matteotti che per ritorsione fu ucciso . Non si sa ancora s eMussolini fosse a conoscenza o avesse
incaricato tale omicidio, ma ciò accrebbe le tensioni anche tra gli stessi fascisti che cominciarono a prender
le distanze. Fu lo stesso Mussolini a porre fine a questa crisi con un discorso alla Camera, egli infatti si
assunse la responsabilità politica, morale e storica dell’avvenuto, ammettendo il superamento dello stato
liberale e sfondando il parlamento a ostacolarlo.
Con le Leggi fascistissime si ebbe l’imposizione della dittatura di Mussolini sull’Italia:
abolizione del diritto di sciopero con la legalizzazione del solo sindacato fascista ;
ampliamento dei poteri del Capo del governo;
riordino dell’amministrazione statale;
abolizione della liberà di associazione;
abolizione della libertà di stampa;
creazione dell’Ovra, polizia politica segreta;
istituzione del tribunale speciale per la difesa dello stato
Con la riforma elettorale del 1928 si ebbe la fascistizzazione dello Stato e statizzazione del Partito fascista,
così che stato e fascismo vivessero come in simbiosi.
Tra il 1922 e il 1925 il fascismo ricorre ad una politica liberista per ottenere il consenso della borghesia. I
decreti legge del ’23 permettono la gestione privata di alcuni servizi statali promuove così il corporativismo
e una politica statalista.
Mussolini cercò di ampliare il prora consenso facendo del cattolicesimo uno dei capi saldi del regime. Nel
1929 furono firmati i Patti Lateranesnsi che sancivano la pacificazione tra lo Stato italiano e la Santa Sede.
Il trattato impegnava l’Italia a riconoscere la città del Vaticano come Stato indipendente e la Chiesa
riconosceva lo Stato italiano con Roma capitale. Il concordato stabiliva anche i rapporti tra Stato e Chiesa in
altri campi: lo il primo riconobbe validità civile al matrimonio religioso e si impegnò a diffondere
l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
Questo patto portò Mussolini all’apice del consolidamento, e inoltre ciò sembrò trasformare il Fascismo in
un movimento moderato, tradizionale e quasi provvidenziale. La religione fu abilmente usata come
instrumentum regni.
Il regime era ormai sicuro e lo Stato liberale smantellato.

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