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Capitolo XV: Dai Fasci di combattimento alla Stretta autoritaria

La fine della Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione bolscevica, la rottura degli


equilibri europei, i risultati della Conferenza di Pace di Parigi e la firma dei
vari Trattati di Pace determinarono profondi cambiamenti nel Continente
europeo ed essi decretarono la fine di un’epoca e l’affacciarsi di un nuovo
ordine politico-sociale. Importante furono:

 La nascita,nel 1919, del Partito Popolare Italiano(PPI): di


ispirazione cattolica,fondato da Don Luigi Sturzo la cui fondazione
modificava i rapporti di forza all’interno della società italiana.

La nuova forza politica, per la prima volta, rovinava la composizione di


maggioranze parlamentari, determinando un Parlamento tripolare (liberali,
socialisti e cattolici) che difficilmente si sarebbe potuta ricomporre a causa
delle differenze ideologiche e delle reciproche diffidenze.

 La nascita del Partito Comunista d’Italia: nato dall’ala massimalista-


rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano,capeggiata da Antonio
Gramsci, Amadeo Bordiga e Palmiro Togliatti, ed ispirata ai principi
leninisti attuati dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia. Essa si
staccò dal PSI in occasione del Congresso di Livorno il 21 gennaio 1921.

Già nel periodo 1919-1920 (“Biennio Rosso”) l’ala rivoluzionaria aveva


monopolizzato la linea politica del Partito Socialista Italiano e di tutte le
componenti massimaliste e rivoluzionarie al suo interno e questa politica si
materializzò nell’occupazione delle terre incolte,private in varie zone del
paese ed in quella delle fabbriche, suscitando nella popolazione un’ondata
avversione e paura per il fenomeno comunista,che ne spingerà una parte
latifondisti, ex militari, imprenditori, burocrati e media borghesia nelle braccia
del Movimento dei Fasci di Combattimento,fondati a Milano nel 1919 da
Benito Mussolini.

I Fasci di Combattimento nel novembre del 1921, in occasione del Congresso


di Roma,si trasformò in Partito Nazionale Fascista(PNF). Era complicata
anche la situazione sul piano sociale,economico e industriale: dalla
disoccupazione agricola ed industriale alla difficile realtà lavorativa,dalla
riconversione industriale, che comportava la chiusura delle
fabbriche,incrementando la disoccupazione .

A tale situazione interna se ne aggiunse una di carattere internazionale: il


Trattato di Versailles che non aveva assegnato la città di Fiume all’Italia,
fattore che aveva alimentato un movimento di protesta vicino a Mussolini e
che indusse Gabriele D’Annunzio alla conquista militare di Fiume,avvenuta il
12 settembre 1919.

Intanto nel giugno 1920 tornò al potere Giovanni Giolitti che tentò di
sbarazzarsi delle agitazioni massimaliste, infatti davanti al tentativo di
occupazione delle fabbriche promosso dai sindacati operai adottò un
atteggiamento passivo, convinto che il tutto avrebbe provocato la paralisi
dell’industria e quindi i lavoratori sarebbero stati costretti a capitolare. E così
fu.

Mussolini,nelle elezioni del 1921, lo videro sconfitto e vincente in quanto


anche se non si presentò alle elezioni con una propria lista,riuscì a far
eleggere ben 35 deputati al Parlamento Nazionale nella lista “Blocco
Nazionale” e trattare grazie proprio a quell’esiguo gruppo di deputati con le
varie forze politiche. Tutto ciò spinse Mussolini e i suoi compagni di partito ad
organizzare la famosa “Marcia su Roma” il 28 ottobre 1922.

Mussolini non era neppure presente alla marcia, aspettando gli sviluppi della
situazione nella prefettura di Milano, da dove si mosse solo quando ricevette
il telegramma con l’invito a presentarsi al re per ottenere l’incarico di formare
il nuovo governo. Nell’aprile 1923, i popolari furono allontanati dal Governo,
mentre i liberali continuarono a farvi parte fino alla fine del 1924.

Nel dicembre del 1922 comunicò ai maggiorenti del PNF la volontà di creare
un nuovo organismo all’interno dello stesso: il Gran Consiglio del Fascismo,
costituito l’11 gennaio 1923 e rimasto fino al 1928, un organismo privo di
qualsiasi riconoscimento giuridico e disciplinato da disposizioni del Duce e da
norme stabilite da esso stesso. Nato come organo di partito era finalizzato a
coordinare l’azione politica con quella del Governo.

La seconda istituzione rivoluzionaria fu la creazione della Milizia volontaria per


la sicurezza nazionale(MSVN) il 14 gennaio 1923. Mussolini mise a punto una
nuova legge elettorale. Essa era predisposta da Giacomo Acerbo e votata dal
Parlamento nel 1923, prevedeva che la lista avesse raggiunto almeno il 25%
dei voti validi espressi, avrebbe avuto diritto ai 2/3 dei seggi parlamentari,
mentre il restante 1/3 sarebbe stato diviso in proporzione dei voti ottenuti a
ciascun partito dell’opposizione.

La legge Acerbo sarà sostituita dalla nuova legge elettorale del 1928, che
prevederà la lista unica ed ha il compito di designare i candidati attribuiti ai
sindacati ed altre organizzazioni professionali. Esse indicavano un numero
due volte superiore a quello da eleggere (800). Successivamente il Gran
Consiglio del Fascismo sceglierà la metà (400) dei nomi proposti e la
sottoponeva all’elettorato per l’approvazione. Con essa si abbandonava il
sistema elettorale e si adottava quello plebiscitario.

Il 6 aprile 1924 si tennero le elezioni generali, che rappresentarono un


plebiscito per il PNF, esse si svolsero in un clima di tensione ed intimidazione,
nel quale l’onorevole Giacomo Matteotti denunciò Mussolini. Alla denuncia
seguì la reazione del fascismo, concretizzandosi nel rapimento e poi
nell’assassinio dell’onorevole.

Questo episodio porterà alla ripresa dell’opposizione di sinistra guidata da


Filippo Turati, Claudio Treves e Giuseppe Emanuele Modigliani e da quella
liberale guidata da Giovanni Amendola: il 27 giugno 1924 i deputati
dell’opposizione decisero di non partecipare più ai lavori parlamentari finchè
in Italia non fosse stata restaurata l’autorità della legge ed abolita la milizia
del partito.

La decisione è conosciuta come la “Secessione dell’Aventino”, con essa


l’opposizione voleva isolare il fascismo e provocarne la caduta per mezzo
della rivolta morale della Nazione. Il 3 gennaio 1925,Mussolini pronunciò il
famoso discorso che segnò il momento della trasformazione del fascismo dal
Movimento in Regime.

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