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Il 21 gennaio 1921, al termine del Congresso socialista che si teneva a Livorno, da una

scissione operata da Amadeo Bordiga e dal gruppo di Ordine Nuovo, guidato da Antonio
Gramsci, nasceva il Partito Comunista d’Italia.
A distanza di cento anni è possibile tracciare le linee della storia di un partito che ha avuto
un grande influsso sulle vicende politiche e culturali italiane, attraverso le voci dei
protagonisti e grazie a grandi opere di ricostruzione storica. Un interesse a parte rivestono
i testi che partendo dall’attualità, il cui assetto è determinato dallo scioglimento del Partito
Comunista Italiano, avvenuto il 3 febbraio 1991, e dalla contestuale nascita del Partito
Democratico della Sinistra, ricostruiscono le vicende interne, l’operato e gli apporti alla vita
politica e democratica dell’Italia di un partito che con la propria trasformazione ambiva a
entrare a pieno titolo nel gioco del sistema democratico, che però, nello stesso momento,
era sottoposto a cambiamenti epocali.
La nascita del PCd’I

15-21 gennaio 1921: al Teatro Goldoni di Livorno si tiene il XVII Congresso del Partito
Socialista Italiano. Si discute della richiesta avanzata dall’Internazionale Comunista di
espellere i riformisti dal Partito Socialista. La discussione ha come esito la scissione a
sinistra degli esponenti del socialismo napoletano guidati da Amadeo Bordiga e del gruppo
torinese guidato da Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini
che di lì a poco fonderanno il settimanale «L’ordine nuovo».
La scissione dei comunisti dal partito socialista non è un fenomeno soltanto italiano, ma
risponde al disegno della Internazionale Comunista del marzo 1919 che intendeva
procedere alla costituzione di partiti comunisti nazionali per scissione dai partiti socialisti
con l’obiettivo di portare i socialisti europei ad aderire alla causa della Rivoluzione Russa.
Nella seconda metà del 1920 e agli inizi del 1921 si creano in Europa diverse scissioni, tra
cui, per esempio, quella francese, che precede di poche settimane quella italiana di
Livorno.

Gli anni della clandestinità

La fine della Prima guerra mondiale mette a nudo la fragilità del sistema politico italiano.
Durante il cosiddetto biennio rosso 1919-1920 l’Italia è attraversata da numerose lotte
sociali. Il 23 marzo 1919 Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento, che
immediatamente organizzano spedizioni punitive contro le strutture sindacali politiche e
amministrative socialiste. D’altra parte, il Partito Socialista, che alle elezioni del 1919
risulta il partito di maggioranza, non aveva un programma politico alternativo alla
rivoluzione, cioè non aveva un programma politico attuabile e la scissione comunista
aveva aggravato la situazione. Il nascente PCd’I è un partito fluido, in cui si sviluppano
due linee di conflitto: una interna, che oppone i fondatori l’uno all’altro, e una esterna, con
il Comintern, che si era spostato su posizioni meno rigide una volta constatata
l’impossibilità di rivoluzioni in Europa mentre il PCd’I rimase su posizioni settarie che
rifiutavano ogni dialogo con i socialisti. Lenin già nell’estate del 1921 invitava, inascoltato, i
comunisti italiani a dialogare con i socialisti.
Secondo Angelo Tasca – uno dei fondatori del settimanale L’Ordine nuovo e uno dei
principali esponenti del PCI torinese, poi espulso dal partito per la sua opposizione alle
politiche staliniste – fu l’inconsistenza della sinistra, la sua incapacità di portare a
compimento l’ideale rivoluzionario ad aprire le porte al fascismo. Egli capì prima degli altri
che le ipotesi rivoluzionarie non avevano un contatto autentico con la realtà italiana.
Alle elezioni del 6 aprile 1924 Gramsci viene eletto in parlamento. Il 5 novembre il governo
scioglie i partiti politici di opposizione e sopprime la libertà di stampa. L’8 novembre, in
violazione dell’immunità parlamentare, Gramsci viene arrestato e rinchiuso nel carcere di
Regina Coeli, poi deportato al confino a Ustica. Palmiro Togliatti gli succede come leader
del partito. Da questo momento, fino alla caduta di Mussolini, il Partito Comunista diviene
un’organizzazione clandestina.

La svolta di Salerno e la nascita del PCI

Il Partito Comunista Italiano, come l’abbiamo conosciuto negli anni del dopoguerra fino al
suo scioglimento, nasce dalla cosiddetta “svolta di Salerno” con la quale Togliatti nel
marzo del 1944 abbandona l’obiettivo di deporre la monarchia e volge il partito alla lotta
antifascista. Il cambio di prospettiva consente al PCI, che si può così presentare come
forza politica responsabile e possibile fondatrice della democrazia italiana, di entrare nei
governi formati da Pietro Badoglio e da Ivanoe Bonomi. Togliatti sapeva che per avere un
ruolo nella ricostruzione del Paese e nella fondazione delle sue basi democratiche era
necessario allinearsi alle forze liberatrici anglo-americane.
Per portare a compimento la svolta era però necessario ricostruire il PCI su basi nuove,
farne un partito di massa radicato nella società e nei luoghi di lavoro.

Il PCI e l’URSS: la via italiana al socialismo

23 ottobre 1956, Budapest, Ungheria: inizia una rivolta popolare contro il regime
comunista che governa il Paese e che viene repressa nel sangue dall’Armata Rossa.
Anche a fronte di migliaia di morti e feriti il PCI di Togliatti non toglie il suo appoggio
all’Unione Sovietica. In Italia, 101 intellettuali comunisti firmano un manifesto contro
l’ingerenza dell’URSS e l’atteggiamento passivo del PCI, altri, tra cui Giangiacomo
Feltrinelli e Italo Calvino, lasciano il PCI.
20 agosto 1968, Praga, Cecoslovacchia: le truppe del Patto di Varsavia entrano in
Cecoslovacchia per porre fine con la forza alla Primavera di Praga, l’esperimento di
“socialismo dal volto umano” di Alexander Dubček. L’anno seguente Enrico Berlinguer,
vicesegretario del PCI, critica l’URSS per la repressione attuata in Cecoslovacchia.

Lo scioglimento del PCI

9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino.


12 novembre 1989, Bologna: Achille Occhetto, segretario del PCI, propone ai tesserati
presenti nel circolo della Bolognina il cambio del nome e del simbolo del partito. L’anno
seguente, al Congresso la sua mozione viene approvata.
3 febbraio 1991, Rimini: nel corso del XX e ultimo congresso, viene sciolto il PCI e nasce il
Partito Democratico della Sinistra.

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