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IL PARTITO SOCIALISTA

ITALIANO
COS'È UN PARTITO?
Dall' articolo 49 della Costituzione italiana:
"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in
partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la
politica nazionale."
Dunque secondo l'art. 49 della Costituzione della Repubblica italiana il compito di un
partito politico è quello di fare da intermediario tra le istituzioni democratiche e i
cittadini, infatti i partiti politici esprimono le idee e gli interessi di una parte della
popolazione.
Ma l'articolo 49 è una specifica dell'articolo 18:
"I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che
non sono vietati ai singoli dalla legge penale
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente,
scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare."
Dunque i partiti politici sono associazioni formate da individui uniti da simili
aspirazioni politiche e sociali e ideologie. L'obiettivo di ogni partito è quello di
conquistare il potere politico per poter realizzare e far prevalere, all'interno delle
istituzioni pubbliche, il proprio programma politico, cioè quella serie di
provvedimenti che intende sostenere all’interno degli organi dello stato e che si basa
sui propri ideali e sulle domande e richieste politiche e sociali della popolazione.

COM'È NATO IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO?


Il partito socialista italiano nacque nel 1892, su iniziativa di Filippo Turati che
propose al Congresso di Genova del '92 di formare un partito unico per tutti i
lavoratori italiani, infatti il movimento operaio italiano, organizzato in "Camere del
lavoro", era diviso a seconda delle varie categorie professionali e anche da ideologie
politiche differenti, dunque Turati volle fondare un Partito unico per tutti i lavoratori
per poter portare avanti le battaglie e gli obiettivi dei lavoratori italiani.
Il partito di Turati si ispirava alla dottrina marxista, quindi adottò un programma
politico volto al rovesciamento del capitalismo, attraverso la lotta di classe, per poter
creare una società fondata sulla giustizia, sull’uguaglianza e la comunità dei beni tra
gli uomini.

EVOLUZIONE DEL PARTITO


Il partito socialista, fin dalle sue origini, si vide diviso in due correnti: quella
riformista e quella rivoluzionaria, o massimalista più fedele alla dottrina marxista e
favorevole alla rivoluzione. La scissione del PSI fu inevitabile, e si verificò per la
prima volta nel 1921, durante il XVII congresso del Partito Socialista a Livorno in cui
l'ala massimalista uscì definitivamente dal PSI e dando vita al Partito Comunista. I
riformisti guidati da Turati formarono invece il «Partito Socialista Unitario» (PSU)
Nel Congresso di Parigi del 1930 i due tronconi principali, guidati rispettivamente da
Filippo Turati e da Pietro Nenni, giungevano alla riunificazione e nelle prime elezioni
del dopoguerra il partito denominato «Partito Socialista di Unità Proletaria» (PSIUP)
si affermava, con quasi cinque milioni di voti, come lo schieramento più forte dopo la
DC.

La scissione di Palazzo Barberini

Nel gennaio 1947 a Roma, il partito si divideva nuovamente in due tronconi: «Partito
Socialista Italiano» (PSI) e Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Nel PSI
rimaneva la sinistra con la guida di Pietro Nenni, che proseguì nella linea di unità di
azione con il PCI. Tale linea, che portò alla costituzione del «Fronte Popolare» alla
fine del 1947, si concluse però con il disastro elettorale del 1948.

Il PSLI nel 1951 assumeva la denominazione di «Partito Socialista Democratico


Italiano» (PSDI). L'orientamento in senso governativo, maturato sul finire degli anni
Cinquanta, caratterizzato dalle prime aperture verso la DC, portò all'adesione al
primo governo di centro-sinistra. La denuncia, durante il XX congresso del PCUS,
dei crimini commessi da Stalin e le vicende ungheresi del 1956 causarono la rottura
dei legami del PSI con il PCI, che al contrario non aveva condannato gli interventi
militari sovietici. Attorno alla metà degli anni Settanta il PSI incontrò gravi difficoltà.
In quegli anni, nel tentativo di ricreare una alleanza con il PCI, presentando una
proposta di governo che comprendesse anche i comunisti, il PSI si vide ripagare la
sua linea politica con un insuccesso elettorale. Da quel momento la guida del partito
passò da Francesco De Martino a Bettino Craxi (dell'ala nenniana) e Claudio
Signorile (della sinistra).

La svolta di Bettino Craxi.

Craxi perseguì una politica di intransigente autonomia nei confronti del PCI e della
DC. La nuova linea autonomista del PSI veniva confermata anche nel Congresso di
Torino del 1978, in cui si optava per un modello di socialismo europeo e occidentale.
Nello stesso anno veniva eletto presidente della Repubblica il socialista Sandro
Pertini, il quale avrebbe incoraggiato in seguito il diretto coinvolgimento del PSI
negli affari di governo. Nel 1980 infatti il PSI entrava a far parte del governo
Cossiga. Il ruolo determinante del PSI nel garantire la governabilità, nonostante il suo
peso elettorale relativamente modesto, consentiva la nomina, nell'agosto del 1983, di
Craxi a presidente del Consiglio (primo socialista alla guida di un governo della
Repubblica).

Con Craxi alla guida il governo acquisiva maggiore stabilità, conseguendo ottimi
risultati in campo economico e finanziario e maggiore prestigio internazionale.
Grazie all'effetto Craxi, il PSI otteneva con le elezioni del 1987 il 14,3%, una delle
più alte percentuali di voti mai ottenute.

Il Pentapartito e Tangentopoli

Nell'87 tuttavia Craxi, in base al cosiddetto accordo della "staffetta", doveva cedere
nuovamente la presidenza del consiglio alla DC. Il PSI garantiva comunque il suo
appoggio ai successivi governi a guida democristiana, finendo però per smarrire la
sua vena riformatrice e l'originalità della sua azione politica. Il trend positivo veniva
interrotto dalle consultazioni politiche del 1992, le quali registravano una lieve
flessione del PSI. A determinare questa inversione di tendenza erano soprattutto i
numerosi casi di esponenti socialisti coinvolti nell'inchiesta "mani pulite" avviata dai
giudici milanesi. Alla fine dell'anno lo stesso Bettino Craxi veniva raggiunto da
avviso di garanzia per corruzione. Il clamoroso avvenimento metteva in discussione
la segreteria del partito, già provata dalle polemiche fra la corrente maggioritaria e la
minoranza riformista capeggiata da Claudio Martelli.

Le dimissioni di Craxi giungevano nel febbraio del 1993: al suo posto veniva eletto
l'ex sindacalista Giorgio Benvenuto. L'incarico di Benvenuto durava però solo cento
giorni, al termine dei quali rassegnava le dimissioni e veniva sostituito da Ottaviano
Del Turco.

Le vicende giudiziarie e umane di Bettino Craxi, riparato in Tunisia, dove si è spento


dopo una lunga malattia, sono storia recente e, comunque le si voglia giudicare,
rappresentano una delle pagine più terribili della storia della Repubblica italiana.

La diaspora socialista

Alle elezioni politiche del 1994 il PSI, presentatosi all'interno della coalizione
progressista, subiva una pesante sconfitta raggiungendo solo il 2% dei consensi. Nel
novembre del 1994 il Partito più antico d'Italia si scioglieva dando vita a due nuove
formazioni: i Socialisti Italiani e il Partito Socialista Riformista.
Oggi gli eredi del socialismo italiano sono ancora divisi. Lo Sdi, guidato da Enrico
Boselli fa parte del Centro-sinistra. Insieme ai Verdi, lo Sdi ha dato vita
all’aggregazione del Girasole, che, con Margherita (Ppi, Udeur, Ri e Democratici),
Ds e comunisti italiani, forma la coalizione dell’Ulivo. Il Nuovo partito socialista di
Bobo Craxi, figlio di Bettino, è collocato invece nel Centro-destra, all’interno della
Casa delle libertà.

SIMBOLOGIA:
La storia del PSI si lega a filo doppio e non può prescindere dalle icone socialiste e
dal loro valore simbolico ed evolve con esse.

Il sole nascente, simboleggiante il sol dell'avvenire e quindi il progetto ideale e il


futuro radioso, è presente fino dai primordi nella propaganda e negli scritti socialisti,
così come il garofano rosso, fieramente esibito all'occhiello da molti socialisti in
occasione di scioperi e manifestazioni.

In occasione delle elezioni politiche del 16 novembre 1919 nel simbolo del partito
compaiono falce e martello, mutuati dal simbolo della Repubblica Socialista
Federativa Sovietica Russa,[137] posti davanti al sol dell'avvenire e inseriti all'interno
di una corona di spighe.

La scissione di Livorno del 1921 che aveva gemmato il Partito Comunista d'Italia
implicò una diversificazione delle simbologie. I comunisti adottarono il simbolo che
dal 1919 era stato del PSI e che tuttora appartiene al Partito Comunista
Internazionalista, l'erede politico della sinistra comunista di Amadeo Bordiga che
costituiva la componente maggioritaria nel PCd'I dopo la scissione dal PSI. Nel
simbolo del socialisti invece a partire dal 1921 comparve dietro alla falce e al
martello un libro aperto a rappresentare la cultura laica e razionale.

Scissioni e ricomposizioni successive portarono spesso le componenti di ispirazione


riformista e socialdemocratica a utilizzare nei loro loghi il sole nascente da solo.

Dopo gli anni del fascismo durante le elezioni per la costituente del 1946 gli elementi
presenti nel simbolo erano la falce e martello sul libro aperto, completati dal sol
dell'avvenire.

Nel 1971 il simbolo che compare sulla tessera socialista è disegnato da Sergio
Ruffolo. Libro, falce e martello sono chiusi nella semisfera del sole che sorge, i cui
raggi occupano la parte centrale del cerchio.[137] Esso viene utilizzato per oltre sette
anni.

Nel 1978 al congresso di Torino viene approvata la proposta del segretario Bettino
Craxi di aggiungere un garofano rosso a libro, falce e martello e sole,[137] che
vengono rimpiccioliti. Il garofano rosso era uno storico simbolo socialista e inoltre
omaggiava la rivoluzione dei garofani in Portogallo del 25 aprile 1974.

Nel 1987 il garofano rosso soppianta tutti gli altri elementi. Nel nuovo simbolo
disegnato da Filippo Panseca libro, sole, falce e martello scompaiono e rimane solo il
garofano.[137]

Nel 1990, con la crisi del comunismo reale nei paesi dell'ex blocco sovietico,
l'esecutivo del PSI decide di cambiare il nome all'interno del simbolo. Il grafico
Ettore Vitale sostituisce la scritta Partito Socialista con Unità Socialista, come
auspicio per la ricomposizione della scissione di Livorno,[137] con sotto la sigla PSI.
Con questo simbolo il partito si presenta alle elezioni politiche del 1992.

Nel 1993 all'Assemblea nazionale del PSI del 16 dicembre viene approvata la
proposta del segretario Ottaviano Del Turco di sostituire nel simbolo il garofano
rosso con una rosa rossa, simbolo del Partito Socialista francese e dell'Internazionale
Socialista.[138] Con questo simbolo in cui il PSI ha perso la dizione Italiano, anche
in questo caso a voler marcare il richiamo al Partito Socialista Europeo e
all'Internazionale Socialista, il partito si presenta alle elezioni politiche del 1994 e in
abbinata con Alleanza Democratica alle elezioni europee del 1994.

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