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Lega Salvini

Storico

Lega Nord

Il nome e i simboli devono la propria origine alla Lega (alleanza) militare, politica e commerciale
formatasi nel XII e XIII secolo fra i Comuni dell’Italia settentrionale per difendere le autonomie comunali dal
potere imperiale di Federico Barbarossa prima (con successo) e di Federico II di Svevia poi (con esiti
nefasti). Fu uno dei primi esempi di governo confederale d’Europa: la Lega aveva un consiglio, denominato
universitas e composto dai rappresentanti dei singoli comuni, che deliberava a maggioranza su vari temi
come, la guerra e la pace con l'Imperatore o l'ammissione all’interno della Lega di nuovi membri. Questi
poteri con gli anni aumentarono sempre di più, tanto che l'universitas ottenne poi potere normativo,
impositivo e giudiziario, sistema assimilabile a quello di un'odierna repubblica direttoriale – in cui cioè un
organo collegiale composto da una pluralità di persone fisiche funge da Capo dello Stato e del Governo.
Uno degli episodi più celebri della Lega è la battaglia di Legnano (29 maggio 1176, festa regionale della
Lombardia), con la quale il pericolo del dominio imperiale fu scongiurato. Il condottiero, ma solo
leggendario, dell’impresa fu Alberto da Giussano, che compare nel logo anche della Lega per Salvini
Premier. Il “carroccio”, termine con cui è solito indicare il partito leghista, era un grande carro recante le
insegne cittadine attorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie dei comuni medievali; era il
simbolo delle autonomie comunali. Il tratto politico della Lega dei Comuni non è secondario: il federalismo
sarà infatti per la Lega Nord il collante di posizioni e correnti politiche anche piuttosto divergenti fra loro.
La Lega Nord per l'Indipendenza della Padania fu fondata da Umberto Bossi tra il 1989 e il 1991 sulla
base di movimenti autonomisti regionali.

Bossi (sx) e Maroni (dx)

La Lega delle origini è una miscela di istanze di sinistra (per l’attenzione al movimento operaio),
cattolicesimo integralista ed etnonazionalismo, di cui parla meglio nella sezione Politiche sociali. Questo
assetto rimane sostanzialmente invariato, anche se ad onor del vero va detto che si articola maggiormente
negli anni 2000, quando si possono individuare le seguenti frange: sinistra (fra cui Bossi, Maroni e Salvini),
centrista e laica (fra cui Giorgetti), libertari e liberali (fra cui Zaia), cristiano-democratici (legati alla dottrina
sociale della Chiesa e all'”economia sociale di mercato” – teoria economica che vuole la difesa di certi
capisaldi del capitalismo quali la libera iniziativa, la libertà di impresa, la libertà di mercato e la proprietà
privata a fronte, però, del mantenimento della giustizia sociale e certi livelli minimi di parità sociale),
conservatori (fra cui Calderoli e Tosi, legati alle posizioni della Chiesa cattolica nelle tematiche etico-sociali,
nonché filoamericani), nazionalisti (fra cui ex-monarchici e missini e antiamericani), indipendentisti (che
volevano il secessionismo padano). È interessante sottolineare come nel 1997, quando la Lega Nord
organizzò in migliaia di gazebo allestiti nelle piazze le cosiddette «prime elezioni del Parlamento della
Padania», Matteo Salvini è eletto fra i Comunisti Padani, con 5 seggi su 210 totali.
Le varie posizioni e correnti sono accomunate dalla volontà di “unire tutti quei cittadini delle regioni
settentrionali italiane i quali domandano l'autonomia e il federalismo”.
Agli inizi degli anni ’90 i punti principali del partito sono autonomismo regionale e federalismo nazionale
con almeno 3 macroaree (Nord, Centro e Meridione). Nel 1990 nasce il Sindacato Padano, per «difendere i
lavoratori indigeni dall'assalto degli immigrati, combattere i monopoli privilegiando piccoli imprenditori e
artigiani» per un «liberismo federalista». Nel ’94 si allea con Berlusconi e partecipa al suo primo governo,
forte di un 8% su scala nazionale, ben 180 parlamentari e 5 ministri, ma l’esperienza dura poco: dopo la
proposta della riforma costituzionale che vedeva la trasformazione dell’Italia in stato federalista con 9
macroregioni riferibili agli stati pre-unitari, e per via di attriti sul tema delle pensioni, la Lega Nord ritira il
proprio appoggio a Berlusconi, appoggiando poi il primo governo tecnico della Repubblica, il governo Dini,
assieme al centrosinistra. Verso la fine degli anni ’90 la Lega si assesta su posizioni puramente secessioniste;
emblematico è il caso del 15 settembre del 1996, quando Bossi a Venezia, ammainata la bandiera tricolore,
issa la bandiera della Padania: il Sole delle Alpi.

La Lega è isolata nel panorama politico e perde sempre più consensi, passando da un 8/9% della metà
degli anni ’90 ad un 3% degli inizi degli anni 2000. A questo punto, nel 2004 si allea nuovamente con
Berlusconi nella coalizione di centrodestra Casa delle Libertà, con la quale torna al governo, impegnandosi
per misure di “devolution”, ovvero “decentramento”, valorizzando il ruolo delle autonomie regionali
attraverso l'attribuzione di competenze esclusive riguardo alla sanità, alla scuola e alla sicurezza pubblica.
Tuttavia, queste riforme necessitano di cambiamenti costituzionali, i quali, approvati dal Parlamento solo
con maggioranza semplice, devono passare al vaglio dello scrutinio popolare attraverso referendum nel
2006, quando il governo Berlusconi è caduto e governa il centrosinistra con d’Alema. Il referendum è una
battuta d’arresto per il progetto federalista leghista: la riforma non viene approvata.
La Lega Nord consolida la propria alleanza con Berlusconi e le proprie posizioni di centrodestra per tutto
l’arco del decennio e non se ne discosterà più. Nel 2009 alle elezioni europee torna a riscuotere risultati
elettorali importanti; di seguito la cartina:

Nel 2012 è travolta dallo scandalo Belsito: Bossi, la sua famiglia e il tesoriere del partito Belsito sono
coinvolti in episodi di frode. Si afferma la leadership di Maroni all’interno del partito. Fra i maroniani c’è
Salvini, che diventa il personaggio di spicco della sezione lombarda della Lega Nord. Divenuto governatore
della Lombardia, Maroni lascia la segreteria di partito. Alle primarie del 2013, esce vincente proprio Matteo
Salvini su Umberto Bossi con l’82% dei voti. La Lega è ai minimi storici e soffre la perdita di consensi del
centrodestra in tutto il Paese.

La segreteria di Salvini nella Lega Nord


Con Salvini ha inizio un processo di discostamento dalle retoriche regionaliste della Lega Nord,
guardando ai malesseri percepiti trasversalmente all’interno del Paese, e non solo: il movimento populista
ha un carattere internazionale. C’è inoltre uno spostamento ulteriormente a destra all’interno dell’arco
politico: si fanno più accese le rivendicazioni sovraniste, anti-immigratorie, rinsaldando i rapporti con
l’estrema destra (CasaPound).
Salvini, dunque, si inserisce nel solco dell’insoddisfazione di quel periodo a seguito della crisi del debito
che ha costretto il governo Monti a misure eccezionali per ridurre le spese statali. La Lega Nord non
appoggia il governo Monti, a differenza di PD, Berlusconi, Unione Di Centro e Fini con Futuro e Libertà.
Dall’opposizione, grida contro il governo relativamente, ad esempio, alla legge Fornero che modifica il
regolamento pensionistico, introducendo novità come l’aumento dell’età pensionistica. Ben presto, a livello
del Parlamento europeo, stringe un'alleanza con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen con cui condivide
posizioni euroscettiche e l’idea di abbandonare la moneta unica. Nel 2014 fonda il partito Noi con Salvini
volto al proprio sostegno nel Centro e Sud Italia. Nel 2017 viene fondata la Lega per Salvini Premier, con
uno statuto quasi identico rispetto a quello della Lega Nord, ma con un'impronta federalista e nazionalista
piuttosto che indipendentista e settentrionalista; il nuovo partito non ha più come finalità il conseguimento
dell'indipendenza della Padania, ma «la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato
federale attraverso metodi democratici ed elettorali» e «promuove e sostiene la libertà e la sovranità dei
popoli a livello europeo».

Lega per Salvini Premier


In vista delle elezioni politiche del 2018, Salvini intende presentarsi con un partito dal solo nome “Lega”.
Nel 2017 è fondata dunque la Lega per Salvini Premier, il cui logo riprende quello di Donald Trump per le
primarie del Partito Repubblicano del 2016.

Nel frattempo coesistono sia la Lega Nord che la Lega per Salvini Premier, fino al dicembre 2019, quando
viene modificato lo statuto della Lega Nord, per cui d’ora in poi la Lega per Salvini Premier può usare il logo
della Lega Nord (nel frattempo modificato nella versione posta all’inizio del paragrafo); inoltre viene
introdotto il “doppio tesseramento”, per cui gli iscritti alla Lega Nord divengono automaticamente iscritti
alla Lega per Salvini Premier. La Lega Nord, di fatto prosciugata, viene lasciata in vita formalmente perché
indebitata di 49 milioni con lo stato italiano.
Alle politiche del 2018 la Lega ottiene il 17,5% dei voti, leader nel centrodestra, e, in seguito alle
regionali dell’aprile del 2018, forte di un ancora più cospicuo sostegno elettorale, la Lega si allea con il
Movimento 5 Stelle per la strutturazione di un patto di governo: il Conte I. Al link il patto di governo:
https://it.euronews.com/2018/05/18/cosa-prevede-il-contratto-del-cambiamento-definitivo-tra-lega-e-m5s
. Alcuni dei punti a mio modo di vedere più significativi sono: l’introduzione del reddito di cittadinanza, un
investimento nelle forze dell’ordine a livello di personale e tecnologia, il sostegno alla “green-economy”
(con progressiva riconversione verso la sostenibilità dell’ILVA di Taranto e la predilezione per un’economia
circolare sul modello di Treviso), la tutela del Made In Italy, una flat tax a due aliquote fisse (15% e 20%), il
salario minimo, lo stop alla Legge Fornero e l’introduzione di quella che sarà Quota 100, il taglio dei
parlamentari, l’apertura alla Russia con il ritiro delle sanzioni. Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici
dell'Università Cattolica di Milano guidato da Carlo Cottarelli, le misure espansive previste dall’accordo
necessitano di 108,7-125,7 miliardi, mentre sono previste misure di copertura pari a 0.5 miliardi.
Sostanzialmente, sarebbe stato necessario trovare 100 miliardi per sostenere l’intero programma.
Forse anche per questo, oltre che per il sostegno pari al 34% alle europee del 2019 di cui gode la Lega,
Salvini decide di ritirare la fiducia al governo: è la mossa del Papeete, dell’8 agosto 2019. Salvini guida la
Lega all’opposizione durante il governo Conte bis giallorosso, assieme a tutta la destra compatta. Nel 2020
la Lega tenta di espugnare la roccaforte rossa per eccellenza: l’Emilia Romagna; la candidata leghista Lucia
Bergonzoni (43%) tuttavia esce sconfitta dal confronto elettorale con Stefano Bonaccini (51%). In quell’anno
il centrodestra conquista due nuove regioni, Marche e Calabria; il centrosinistra governa solo in 5 regioni
d’Italia.
In seguito alla crisi di governo aperta da Renzi di Italia Viva, la Lega partecipa al governo di unità
nazionale guidato da Mario Draghi. Con questa mossa Salvini appoggia la linea voluta dal mondo
imprenditoriale liberale del Nord e del Nord-Est in particolar modo, accantonando le istanze antieuropeiste
o euroscettiche delle frange più radicali del partito.

Matteo Salvini

Classe ’73, nato a Milano, è un politico di lunga data fra le fila della Lega Nord, della quale costituisce
inizialmente uno degli esponenti più a sinistra: nel 1997, quando la Lega Nord organizza in migliaia di
gazebo allestiti nelle piazze le cosiddette «prime elezioni del Parlamento della Padania», Matteo Salvini è
eletto fra i Comunisti Padani, con 5 seggi su 210 totali. È direttore agli inizi degli anni 2000 di Radio Padania
Libera.
Diplomatosi al liceo classico, non laureatosi sebbene abbia frequentato gli studi di Scienze politiche e di
Lettere a indirizzo storico, è iscritto dal 2003 all’albo dei giornalisti professionisti. In barba ai precetti della
famiglia tradizionale, ha due figli, avuti da due donne diverse, delle quali una è stata sua moglie ma con la
quale ha divorziato; con l’altra ha solo convissuto, e rappresenta una delle tre compagne del Salvini post-
matrimonio. È attualmente fidanzato con Francesca Verdini.
Fino al 2011 dichiara: «Il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera, a casa mia ho
solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano», «Il tricolore è solo la Nazionale di calcio, per cui non
tifo». In una festa del 2009 pronuncia cori da stadio offensivi contro napoletani e meridionali; è condannato
per razzismo, deve pagare una multa di 5700 euro ai due napoletani che lo querelano.

Politiche sociali
La Lega Nord ha, come si è detto, una certa originaria attenzione al mondo proletario. Al centro c’è
l’etnonazionalismo, cioè un nazionalismo che fa riferimento ad un’etnia ritenuta a tutti gli effetti una
nazione a sé – «gruppo di individui cosciente di una propria peculiarità e autonomia culturale e storica» –
che non si identifica con uno Stato (ad esempio, la nazione italiana con lo Stato italiano); in questo caso,
l’etnia di riferimento è quella “padana”, che non è supportata da una struttura politica e burocratica
statale. Nella Lega Nord è dunque presente il rifiuto dell’uguaglianza sociale e dell’egualitarismo –
«concezione politico-sociale tendente a realizzare un'uguaglianza di fatto, fondata sull'equa ripartizione dei
beni e delle ricchezze tra tutti i membri della collettività» –, propri invece dei partiti di sinistra, motivo per
cui la Lega Nord entra a pieno titolo fra gli schieramenti di destra. La Lega Nord rifiuta la società
multiculturale ed è stata accusata di razzismo (rilevanti sono in proposito le offese al ministro donna di
origini congolesi del PD Cecile Kyenge, in difesa della quale è dovuta intervenire nell’agosto del 2013 la
presidente della Camera Laura Boldrini che afferma in seduta parlamentare: «Possiamo pensare che questo
Paese sia pacificato se ancora oggi vi sono uomini delle istituzioni che offendono e deridono una donna
nera che fa bene il suo mestiere di ministro?»). La Lega Nord ha posizioni critiche sull’influenza della UE in
materia di affari interni nazionali, e in generale euroscettiche, a partire da un sentimento stesso di Europa
unita, come dimostra nel 2005 quando vota contro la ratifica della Costituzione Europea, progetto poi
definitivamente abbandonato dall’Ue nel 2007 dopo i referendum francese e olandese (al link per
approfondimento:
https://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_europea). I motti della Lega Nord sono “Roma Ladrona!” e
“Prima il Nord!”.

La Lega per Salvini Premier ha ereditato il tratto esclusivo e “disegualitario”, tuttavia ampliando la base
d’interesse: dal Nord a tutti gli italiani. Perciò, il motto diviene “Prima gli italiani!”.
Immigrazione
Uno dei punti più importanti del programma politico ed elettorale di Matteo Salvini è la questione
immigratoria, non estranea già alla Lega Nord; addirittura Maroni da ministro dell’interno dal 2008 al 2011,
oltre a introdurre due decreti sicurezza, si impegna sul respingimento in mare dei profughi, intercettandoli
anche in acque internazionali e riportandoli in Libia; per ciò l’Italia è stata condannata dalla Corte europea
dei diritti umani. Non troppo dissimile è ciò che fa Matteo Salvini nel 2018-19. Prima, però, è necessario
cercare di avere un’idea della portata del fenomeno immigratorio in Italia.
Innanzitutto, gli stranieri residenti in Italia sono 5 milioni, pari all'8,45% della popolazione residente
totale, distribuiti per il 60% al nord, il 25% al centro e 15% al sud. Rumeni, albanesi e marocchini
costituiscono le comunità più importanti, pari a quasi 2 milioni. A questi, bisogna aggiungere gli stranieri
irregolari, stimati nel 2017 pari a 435.000. Secondo stime a dir la verità un po’ datate, del 2006, il 60% degli
irregolari è costituito dagli “overstayer”, che, entrati nel Paese regolarmente, restano dopo la scadenza del
visto o dell'autorizzazione al soggiorno; il 25% degli irregolari giunge da altri Paesi Schengen, approfittando
dell'abolizione dei controlli alle frontiere interne; solo il 15% arriva dalle rotte del Mediterraneo. Per fare un
confronto con altri paesi europei, l’Italia nel 2017 (6,1 milioni) è quarta dopo Germania (12,1 milioni),
Regno Unito (9,3 milioni) e Francia (8,2 milioni) per popolazione immigrata (stranieri più cittadini italiani
immigrati – la cittadinanza la si ottiene dopo 10 anni di residenza in Italia dimostrando «di avere redditi
sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali, di non essere in possesso di motivi ostativi per
la sicurezza della Repubblica»); mentre è terza per popolazione straniera dopo Germania (9,2 milioni) e
Regno Unito (6,1 milioni) e davanti alla Francia (4,6 milioni). È evidente come il fenomeno immigratorio
italiano sia molto più recente rispetto a quello degli altri maggiori paesi Ue.
Degli stranieri, una minoranza è costituita dai rifugiati. Essi sono stranieri che hanno fatto richiesta
d’asilo, e ai quali è stata accettata, perché fuggitivi da guerre, persecuzioni o discriminazioni. Gli altri
stranieri emigrano per motivi strettamente economici. Coloro ai quali la richiesta viene negata (circa il 50%
delle richieste esaminate totali) devono essere rimpatriati; o meglio dovrebbero, siccome rimpatriare tutti
gli irregolari è economicamente insostenibile, motivo per cui vengono lasciati sul territorio con
l’intimazione di abbandonare il Paese entro 7 giorni. I rifugiati e i richiedenti asilo sono accolti nei centri
d’accoglienza. L’accoglienza, al momento, è organizzata nel modo seguente:
 hotspot e Centri governativi di prima accoglienza (Cpa): i migranti soccorsi in mare o entrati in modo
irregolare sul territorio nazionale vengono condotti negli hotspot per la prima assistenza sanitaria, il
fotosegnalamento e la pre-identificazione. Coloro che mostrano la volontà di fare richiesta d’asilo
vengono condotti presso i Cpa dove completano le operazioni di identificazione e fanno richiesta
ufficiale d’asilo. Coloro che non fanno richiesta d’asilo vengono condotti presso i Centri di permanenza
per il rimpatrio (Cpr) in attesa del rimpatrio o lasciati sul territorio in condizione di soggiorno irregolare,
con l’ordine di lasciare il paese entro 7 giorni (anche perché un rimpatrio costa allo stato circa 6mila
euro); lo stesso avviene, più tardi, per coloro ai quali è negata la richiesta d’asilo;
 la seconda accoglienza (Sai): in questi centri, introdotti nel 2020 con il governo Conte II, sostano sia i
richiedenti asilo sia i titolari di protezione internazionale (coloro a cui è stata accettata la richiesta). Per
le due categorie ci sono due servizi differenti: i richiedenti asilo ricevono assistenza materiale, legale,
sanitaria e linguistica, i titolari di protezione internazionale seguono percorsi di integrazione e
orientamento lavorativo. I centri Sai riprendono lo spirito degli Sprar, sostituiti da Salvini nel 2018 con
centri Siproimi dove venivano accolti solo i titolari di protezione internazionale. I richiedenti asilo
venivano obbligatoriamente condotti nei Cas;
 centri di accoglienza straordinaria (Cas): i Cas, a differenza degli hotspot e della prima accoglienza
(gestiti a livello governativo) e a differenza dei Sai (gestiti a livello locale dai comuni), sono gestiti da
privati che ottengono fondi pubblici. I Cas vengono assegnati dalle prefetture a privati attraverso bandi
o, e Salvini col decreto sicurezza aveva reso più semplice quest’ultima soluzione, attraverso nomina
diretta, con evidenti problematiche di trasparenza. I Cas sono concepiti in origine come centri
eccezionali, da utilizzare solo quando gli Sprar, e ora i Sai, fossero stati saturi, ma dal 2014 in poi sono
gli strumenti di accoglienza largamente più utilizzati. Parallelamente Salvini ha ridotto da 35 euro a 25
euro circa le spese statali per ogni migrante, di fatto quasi azzerando i percorsi di integrazione volti ai
richiedenti asilo nei Cas, che assumono quasi la forma di centri di detenzione. All’emarginazione e
imbarbarimento dei richiedenti asilo nei Cas si aggiunge una problematica economica: i percorsi nei Cas
sono molto più lunghi, fino a 3/4 volte, rispetto a quelli negli Sprar/Sai, per cui se il costo per migrante
nello Sprar (non ho trovato informazioni sui Sai) è di 6300 euro, nel Cas va dai 10 ai 14mila. Soldi spesi a
fini assistenziali che entrano nelle casse di privati piuttosto che di insegnanti e medici predisposti
all’assistenza e all’integrazione negli Sprar/Sai.
Ps. Ci tengo a sottolineare come, in realtà, io abbia alcuni dubbi sul dato della differenza delle spese
tra Sprar/Sai e Cas; la fonte sembra affidabile, ma a parte quella non ho trovato ulteriori riscontri. Il
mio dubbio consiste nel fatto che il tempo di permanenza in un centro d’accoglienza (Sprar, Cas o Sai)
per un richiedente asilo dovrebbe dipendere dal tempo necessario all’esaminazione della richiesta
d’asilo stessa. Per cui, non è ben chiaro perché il tempo di permanenza nello Sprar o nel Sai dovrebbe
essere minore rispetto al Cas, essendo teoricamente indipendente dal tipo di struttura di accoglienza
in sé. A meno che il Cas non sia una tipologia di struttura volta a delinquere, così da ammassare
quante più persone possibile per quanto più tempo possibile e guadagnare quanto più possibile, con
enormi profitti garantiti dallo Stato, attraverso le prefetture, ai privati. Al link di seguito la fonte:
https://valori.it/laccoglienza-modello-salvini-triplichera-i-costi-azzerando-i-servizi/#:~:text=Nelle
%20strutture%20del%20Sistema%20di,CAS)%20da%2010%20a%2014mila.

Cpr
Rilascio sul territorio
Hotspot
Cpa Sai (richiedenti asilo e rifugiati) – gestiti dai comuni

Cas (richiedenti asilo), solo Cpr


se centri Sai saturi – gestiti Rilascio sul territorio
da privati con fondi pubblici
Sai (richiesta accettata) –
gestiti dai comuni

Sviscerati per quanto possibile i funzionamenti dei sistemi di accoglienza, veniamo a un’altra questione
nodale: la criminalità legata agli immigrati. Dati alla mano, il 30% circa dei detenuti nelle carceri italiane è
costituito da stranieri, pur costituendo questi, considerando anche gli stranieri irregolari, meno del 10%
della popolazione. Anche prendendo in considerazione altri tipi di indagini, gli stranieri (considerando i
regolari e residenti più gli irregolari stimati) risultano essere dalle 2 alle 4 volte, mediamente, più criminosi
degli italiani nativi. I dati sono in decrescita costante: i rapporti dei tassi di criminalità (reati commessi da
una certa popolazione diviso il numero di persone totali di quella popolazione) degli stranieri sui tassi di
criminalità degli italiani sono in costante diminuzione, da un rapporto di 10 del 2006 a un rapporto di 4,5
del 2016. Questo significa che (reati di stranieri/numero di stranieri)/(reati di italiani/numero di italiani)=10
nel 2006 e 4,5 nel 2016. Tuttavia, bisogna leggere con attenzione questi dati, anche alla luce di ulteriori
osservazioni. Innanzitutto, il 70% dei reati a carico degli stranieri è dovuto a stranieri irregolari, che
costituiscono il 10% della popolazione straniera totale. Il tasso di criminalità degli stranieri regolari rispetto
agli italiani vale circa 3, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari rispetto agli italiani vale circa 33, il
tasso di criminalità degli stranieri irregolari rispetto agli stranieri regolari vale circa 15; gli stranieri irregolari
raggiungono picchi ancora più elevati di tassi di criminalità riguardo ad alcune particolari tipologie di reati:
quelli “economici”, cioè prevalentemente furti. Altro dato da tenere in considerazione è l’età media della
popolazione straniera, che è giovane o adulta; ed è proprio questa fascia d’età quella più propensa a
commettere reati. Alla luce di una ricerca che tiene conto anche di questo dato, il tasso di criminalità degli
stranieri regolari rispetto agli italiani nativi (la cui età media è più elevata di almeno 10 anni) è praticamente
uguale, o di poco superiore a 1. In sintesi, dunque, gli stranieri in proporzione commettono più reati
rispetto agli italiani, ma a fare la differenza, se teniamo conto anche delle differenze anagrafiche, sono gli
stranieri irregolari, i quali in proporzione sono particolarmente inclini a commettere reati economici. La mia
personale deduzione è che gli stranieri non sono dunque significativamente più inclini a delinquere
(sebbene non si possa negare che ci siano lievi differenze alla luce dei dati, anche prendendo in
considerazione solo i regolari), ma sono spinti ad agire al di fuori della legge per lo più per ricercare
sostentamento economico.
Riguardo al mondo del lavoro, il contributo economico degli immigrati non è irrilevante. Il “Pil degli
immigrati” è pari a circa 130 miliardi di euro (circa il 9% del Pil italiano), per oltre il 60% generato in
Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. I settori nei quali gli immigrati contribuiscono maggiormente
alla formazione del valore aggiunto sono “Alberghi e ristoranti” (18,4%), “Costruzioni” (17,4%) e
“Agricoltura” (16,7%). Il mercato del lavoro italiano presenta, tuttavia, marcate diseguaglianze tra
componente nativa e straniera dei lavoratori dipendenti. Tra i laureati italiani ben l’83,1% svolge ruoli
dirigenziali, intellettuali o tecnici. Tra i laureati stranieri solo il 36,4% ricopre gli stessi ruoli. I lavoratori
stranieri, a parità di mansioni, ricevono anche salari più bassi. Ad esempio, nel Mezzogiorno, il salario di un
lavoratore extracomunitario è inferiore di quasi il 40% rispetto a quello di un italiano.
La Lega è in forte opposizione allo ius soli e allo ius culturae (lo “ius soli” è un'espressione giuridica che
indica l'acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto di essere nati sul suo
territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo ius sanguinis, «diritto del
sangue», che indica invece la trasmissione della cittadinanza sulla base della discendenza e non del luogo di
nascita. Lo “ius culturae” indica che gli stranieri minori acquisiscono la cittadinanza del Paese in cui sono
nati e vivono dopo averne frequentato le scuole per un determinato numero di anni; nel caso dell’ultima
proposta del Pd, 5 anni).

Decreti Sicurezza
I Decreti sicurezza sono stati voluti da Matteo Salvini durante il proprio incarico di Ministro dell’Interno.
Essi agiscono su più fronti: immigrazione e accoglienza, forze dell’ordine, difesa della proprietà privata.
 Come già si è detto, rivolgono i percorsi di integrazione solo a coloro cui è stata accettata la richiesta di
asilo; i richiedenti asilo sono concentrati nei Cas gestiti da privati, dove ora è stabilito che non debbano
nemmeno essere garantite attività finalizzate all’inclusione sociale quali l’insegnamento della lingua
italiana, la formazione professionale, la positiva gestione del tempo libero (attività di volontariato, di
socializzazione con la comunità ospitante, attività sportive); insomma si tratta di strutture di
concentrazione e sussistenza, potenzialmente simili in tutto e per tutto a carceri. Inoltre, i tagli volte
alle strutture d’accoglienza sono più importanti per i piccoli centri, che rappresentano anche i principali
esempi virtuosi di accoglienza, mentre sono economicamente maggiormente incentivati i grandi
stabilimenti.
 I decreti sicurezza rendono più difficile ottenere i permessi di soggiorno. Questo, tuttavia, aumenta il
numero di irregolarità sul territorio, dato che rimpatriare centinaia di migliaia di clandestini è
semplicemente impensabile e insostenibile (e con il denaro necessario sarebbe invece possibile
garantire ottimi percorsi di accoglienza e integrazione). Gli immigrati irregolari, come si è visto, sono in
proporzione principali autori di reati rispetto ai nativi e agli stranieri regolari. Sono soggetti fragili, facile
preda della malavita organizzata.
 Introducono la possibilità per il Ministero dell’Interno di impedire alle navi di attraccare in Italia. Inoltre,
può farlo non solo per le ragioni per cui già prima poteva farlo il Ministro delle Infrastrutture, «motivi di
ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e di protezione dell’ambiente marino», ma anche per
contrastare l’immigrazione. La violazione, da parte del comandante di una nave, del divieto di ingresso,
transito o sosta prevede il pagamento di una somma da 150 mila a 1 milione di euro; è sempre disposta
la confisca dell’imbarcazione
 Vengono stanziati 2 milioni per il 2018, 15 per il 2019 e 25 milioni annui per ciascuno degli anni dal
2020 al 2026 per l’ampliamento, la ristrutturazione e l’ammodernamento delle carceri.
 In chiave di sicurezza urbana, vengono stanziati 10 milioni per il 2019, 17 milioni per il 2020, 27 milioni
per il 2021 e 36 milioni per il 2022 per l’installazione di sistemi di videosorveglianza.
 Introducono il reato di blocco stradale: «chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria,
ostruendo la stessa con il proprio corpo, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una
somma da euro mille a euro quattromila. La medesima sanzione si applica ai promotori ed agli
organizzatori.»
 Inaspriscono le pene per il reato di «Invasione di terreni o di edifici»: reclusione da uno a tre anni, con
la multa da euro 103 a euro 1032 per chiunque invada arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o
privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto; reclusione da due a quattro anni e multa da
euro 206 a euro 2064 (e la procedibilità è d’ufficio) se il fatto viene commesso da più di cinque persone
o da persona palesemente armata.
 Stanziano 2milioni di euro per il triennio 2019-2020 che serviranno a coprire i costi degli operatori di
polizia addetti alle operazioni di investigazione e al contrasto dell’immigrazione clandestina. Il testo
dell’articolo prevede anche che il Governo e le Forze di polizia si impegnano a stipulare tra loro “accordi
ad hoc.”
 Prevedono che il questore possa impedire l’accesso alle manifestazioni sportive a coloro che hanno
preso parte a episodi violenti, incitato o inneggiato alla violenza in occasione di eventi sportivi anche se
all’estero. Inoltre i club non potranno più dare sovvenzioni di ogni genere a coloro che hanno ricevuto il
daspo.
 Prevedono che anche gli agenti di Polizia municipale possano utilizzare, in via sperimentale, armi
comuni ad impulso elettrico, i taser.
 Prevedono la possibilità di vendere i beni confiscati alla mafia in mancanza della possibilità/capacità di
rivolgere tali beni a fini di utilità sociale. Ciò permette da un lato di tornare a utilizzare spazi e beni
altrimenti inutili; dall’altro lato solleva le preoccupazioni di Libera e altre associazioni
(https://www.libera.it/schede-620-
decreto_sicurezza_la_vendita_dei_beni_confiscati_desta_forti_perplessita_resti_l_extrema_ratio)
riguardo alla possibilità che questi beni, in tal maniera, tornino proprio nelle mani dei mafiosi.
Su quanto sia stato efficace la politica gialloverde sui rimpatri, si consiglia la visione di questo video di
appena 2 minuti, che fornisce una visione d’insieme del fenomeno: https://www.corriere.it/dataroom-
milena-gabanelli/migranti-irregolari-quando-ne-ha-rimpatriati-salvini-8-mesi-governo/accb467e-3c37-
11e9-8da9-1361971309b1-va.shtml
Con l’avvento del governo giallorosso, i decreti sicurezza sono in buona parte modificati. L’accoglienza
volta all’integrazione torna appannaggio anche dei richiedenti asilo, stimolando l’accoglienza diffusa in
piccoli centri (centri Sai). Non si può più vietare l’ingresso alle navi che svolgono attività di soccorso, e sono
eliminate le maximulte precedentemente esposte. È eliminata la possibilità per il Ministro dell’Interno di
vietare l’arrivo di navi. Viene introdotto il pericolo di essere perseguitati in patria per l’orientamento
sessuale o l’identità di genere tra le ragioni che vietano l’espulsione di un richiedente asilo. Ci sono poi delle
aggiunte nel decreto sicurezza giallorosso: chi fornisce un telefonino a un detenuto rischia da 1 a 4 anni di
reclusione; viene inasprito il "Daspo urbano", ossia il divieto di accesso a locali pubblici, strutture
scolastiche e universitarie ai denunciati per spaccio di droga; per frenare la movida violenta, è introdotta la
norma Willy (in memoria del ragazzo pestato a morte a Colleferro), che aumenta le pene per chi è coinvolto
in risse.

Destra nostalgica
La Lega ha avuto rapporti più stretti dal 2014 in poi con l’estrema destra di CasaPound. Alle elezioni
europee 2014 CasaPound sostiene l'elezione nella Circoscrizione Italia centrale del leghista Mario
Borghezio, ex monarchico e Ordine Nuovo; da lì è nata una collaborazione più fitta.
Mario Borghezio e Logo Ordine Nuovo

A testimonianza della vicinanza di Salvini con CasaPound è menzionabile l’episodio della pubblicazione
nel 2019 del libro Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio con la casa editrice Altaforte di Francesco
Polacchi, ex dirigente di CasaPound e a capo del marchio di moda Pivert, di cui Salvini ha indossato un
giubbotto in pubblico allo stadio.

Logo CasaPound e libro di Salvini (+ particolare)

Nel 2019 la Lega ha messo in discussione di abrogare la legge Mancino, uno dei principali strumenti
legislativi in chiave antirazzista e antifascista, sanzionando e condannando frasi, gesti, azioni e slogan aventi
per scopo l’incitamento all'odio, l'incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi
razziali, etnici, religiosi o nazionali. Il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana ha dichiarato: «Abroghiamo
la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per
ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano», ricevendo il favore di Salvini ma il gelo immediato
del resto della maggioranza pentastellata e della sinistra parlamentare, oltre che dell’Associazione
Nazionale dei Partigiani Italiani e della comunità Ebraica extraparlamentari. Ha assunto posizioni critiche
sull’introduzione del reato di tortura del 2017, giudicato strumentalizzabile dai criminali contro le forze
dell’ordine.
La Lega immagina, quantomeno prima dell’appoggio al governo Draghi, un fronte di destra composito
che vede la presenza anche dei fascisti di CasaPound, come testimoniano i massimi dirigenti dell’ex partito
e movimento in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=44W9y0qHsyQ

Questione LGBT e altro


Sul fronte del sociale, la Lega è legata al cattolicesimo integralista, contraria alle unioni civili, al
matrimonio omosessuale, all'adozione da parte di coppie gay e al Ddl Zan; nel marzo del 2021, al
Parlamento europeo la Lega ha votato contro la risoluzione che dichiara l’Unione europea una «zona di
libertà per le persone LGBTIQ».
È fortemente contraria anche alla legalizzazione delle droghe leggere (tra cui la cannabis light) e
all’eutanasia.

Politiche Economiche
La Lega Nord ha un’impostazione liberista, federalista e anti-statalista – sebbene, come si è già detto,
abbia anche una certa radicazione fra le masse operaie e politiche volte alla loro tutela. Ciò significa
innanzitutto che lo Stato non deve intervenire in modo massiccio o in modo alcuno nell’economia del
Paese. Inoltre, la presenza dello Stato non deve minacciare le autonomie regionali, stimolando una politica
di devolution, cioè di decentramento, con una diffusione del potere nelle mani dei territori (le Regioni nello
stato costituzionale attuale o i Cantoni nello stato costituzionale federalista proposto da Gianfranco Miglio
ma mai realizzato). È in questo senso dunque che vanno intese le istanze federaliste della Lega Nord: non si
tratta di uno spirito di comunione percepito da unità economiche, politiche e amministrative che intendono
cedere parte della propria sovranità per la creazione di una struttura superiore (come nel caso degli Stati
Uniti d’America, o come nel caso della Lega di Legnano per salvaguardare l’esistenza delle autonomie
comunali contro la minaccia imperiale), ma si tratta del desiderio di unità economiche, politiche e
amministrative che si auto-riconoscono all’interno di una struttura superiore e dalla quale intendono
svincolarsi. Il processo è inverso.

La Lega per Salvini Premier ha evidentemente ereditato questo sistema di pensiero, incarnato nell’ala
più liberale e moderata del partito esemplificata da Giancarlo Giorgetti.

Giorgetti

Tuttavia, la Lega ha assunto anche posizioni protezioniste e nazionaliste; a questa corrente possono
essere ricondotte anche le istanze più euroscettiche, esemplificate da personaggi quali Alberto Bagnai,
Claudio Borghi e Antonio Maria Rinaldi, quest’ultimo allievo di Paolo Savona, altro uomo molto vicino al
Carroccio. Proprio Savona è proposto nel 2018 da Salvini come Ministro dell’Economia per il Conte I, ma
Matterella boccia la proposta perché «sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe
provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoriuscita dell'Italia dall'euro. Cosa ben
diversa da un atteggiamento vigoroso, nell'ambito dell'Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto
di vista italiano». Paolo Savona è nominato dunque Ministro per gli Affari europei, mentre Ministro per
l’Economia è Giovanni Tria.
Dopo la bocciatura di Savona al ministero dell’economia, l’uscita dall’euro non è stata più riproposta
dalla Lega.

Bagnai, Borghi, Rinaldi

Paolo Savona

Politiche Ambientali ed Energetiche


La Lega è a favore dell’energia nucleare e la ritiene centrale per il superamento delle problematiche
ambientali. È in linea su questo con il Ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, che in questi
giorni di campagna elettorale è stato accostato alla Lega.
Nel marzo 2021 la Lega, sotto la guida del senatore Roberto Calderoli e del suo software generatore
automatico di emendamenti, presenta quasi 250mila emendamenti alla riforma Costituzionale che intende
modificare gli articoli 9, 41 e 117 della Costituzione, inserendo la tutela dell’ambiente fra i principi
fondamentali della Repubblica e fra le motivazioni che rendono possibile la limitazione dell’iniziativa
economica privata (a quel momento limitata in modo da non «recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla
dignità umana»). Ciò avviene nonostante, parallelamente, la Lega abbia presentato poco tempo prima un
piano contro il randagismo e le zoomafie (cioè lo sfruttamento degli animali, ad esempio per ragioni
economiche), chiedendo pene severe contro i maltrattamenti e maggiori fondi a disposizione.
Nel 2022 la Lega al parlamento europeo vota contro la messa al bando dei motori termici nel 2030. Il
deputato Borghi, già incontrato nella sezione Politiche Economiche, afferma: «È possibile sacrificare l’intera
automotive italiana soltanto per fare un regalo ai cinesi? Ci vuole un ripensamento totale delle strategie
mondiali sull’energia. A cominciare ovviamente dal nucleare».
Cingolani

Politiche estere
Salvini ha inserito la Lega all’interno di un movimento europeo di destra conservatrice e nazionalista che
riuscisse a intercettare il malcontento popolare dovuto alla crisi economica particolarmente sofferta nei
primi anni ’10. In questo senso vanno interpretate le alleanze con Marine Le Pen in Francia e Vox in Spagna.
La prima può contare su un appoggio popolare piuttosto ampio, sebbene non abbia vinto le ultime
presidenziali del 2022 contro Macron; nazionalista, protezionista, antieuropeista, contro la Nato, ha
assunto posizioni xenofobe e antiislamiste, è tra i principali leader di estrema destra d’Europa. Vox può
contare su un appoggio popolare meno ampio al momento, anche perché nato da poco; si assesta su
posizioni nostalgiche del regime fascista di Francisco Franco, ultranazionaliste e monarchiche.

Marine le Pen, Vox

Viktor Orban è al capo del governo ungherese. Ha varato riforme costituzionali che hanno bloccato lo
sviluppo liberale della democrazia ungherese, nella prospettiva di una «democrazia illiberale», limitando le
libertà di stampa, espressione e pensiero. Orban si rifà e/o ammicca ai governi autoritari presenti come
Russia e Cina e passati come il nazismo (nel 2021, ha definito «eroe nazionale» Endre Frankó, un pilota che
ha prestato servizio sotto il comando della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, contro
l'aviazione sovietica e quella statunitense). Lo Stato è concepito come il giustificatore e il motore dell’unità
nazionale, piuttosto che una libera associazione di individui autonomi. La comunità, e non l’individuo, è il
soggetto politico unitario e fondamentale. Nazionalista e conservatore, è profondamente contrario alle
istanze Lgbt tanto da non riconoscere i transessuali e vietando la cultura lgbt nei mass media.
Orban

Salvini è legato a Putin. Ne è uno storico sostenitore, tanto da preferire, scrive su Twitter nel 2014,
mezzo Putin al posto di due Mattarella. Giudica nel 2014 legittima l’annessione della Crimea e si dichiara
favorevole a revocare le sanzioni contro la Russia. Nel 2019 scoppia il caso Moscopoli o Russiagate, per via
dei presunti finanziamenti dalla Russia alla Lega in vista della campagna elettorale per le europee del 2019.
La notizia è pubblicata dall’Espresso e confermata da un giornale statunitense che pubblica le
intercettazioni ambientali di una riunione svoltasi all'hotel Metropol di Mosca tra tre uomini italiani e tre
uomini russi, due dei quali, si scopre, sono vicini a Dugin, ideologo di Putin; Dugin immagina un
ultranazionalismo panrusso (cioè un nazionalismo estremo che esalta i popoli russi e russofoni), bellico
(perché prevede lo smembramento e l’annessione delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica all’interno di
un impero russo, che è ciò che è iniziato con l’Ucraina di fatto), imperialistico, monarchico (il potere in un
Uno).
Responsabilità russe effettive sulla caduta del governo Draghi non sono ad oggi supportate
sufficientemente, nonostante lo scandalo scoppiato dopo l’articolo della Stampa secondo il quale sarebbero
state esercitate dalla Russia pressioni sulla Lega sufficienti a convincere il leader del Carroccio a votare la
sfiducia al Senato.

Dugin
Salvini è pure un forte sostenitore di Trump. A lui si ispira nella sostanza e nella forma, dai punti politici
programmatici agli slogan e le strategie di comunicazione. «Prima gli italiani!» deriva da «America first!»,
ad esempio.

Comunicazione
La comunicazione social è uno dei punti cardine del successo elettorale di Matteo Salvini. Essa è curata
da Luca Morisi, Andrea Paganella e la loro Sistema Intranet snc. Avrebbero elaborato un software noto
come “la bestia”, le cui caratteristiche e potenzialità non sono in realtà note con esattezza; assieme
all’intero entourage di esperti di Morisi, sarebbe in grado di calcolare gli umori del web, le opinioni
maggiormente apprezzate dall’utenza in rete e in grado di indicare i temi e le strategie social più efficaci.
Salvini ha creato l’idea di sé dell’”everyman”, l’uomo qualunque, non un politico, ma una persona come i
propri follower. Il tono è colloquiale, i periodi brevi, le parole chiave in grassetto. Spesso c’è una chiosa
sottoforma di domanda – in marketing è la cosiddetta “call to action” – che stimola gli utenti a rispondere,
aumentando l’engagement rate, il ranking della pagina e spingendo l’algoritmo a dare più visibilità al
profilo. Usa scagliarsi contro i propri nemici, polarizzando il discorso, strategia che paga in termini di
consensi. Connotando come assurde, strampalate ed esagerate le affermazioni o le posizioni degli
avversari, propone la propria soluzione votata al “buon senso” e alla “normalità”, come nel caso della
famiglia tradizionale, le adozioni gay, la liberalizzazione della cannabis ecc. Salvini usa un linguaggio
tendenzialmente violento, che dà l’idea di essere impulsivo, immediato, viscerale, spontaneo, come i propri
sostenitori, cittadini qualsiasi e non formali uomini di politica in giacca e cravatta.
Salvini agisce seguendo il metodo TRT, Televisione-Rete-Territorio, cercando di essere onnipresente sui
tre fronti. Nel 2018/19 è il politico maggiormente presente in televisione sia in Rai che Mediaset, è in
costante tour elettorale in tutta Italia (attraverso fondi pubblici, infatti è stato criticato di strumentalizzare
la carica di Ministro dell’Interno).

Programma elettorale in vista del 25 settembre 2022


Di seguito il link del programma ufficiale della Lega:
https://static.legaonline.it/files/Programma_Lega_2022.pdf
Di seguito il link del programma ufficiale della coalizione Lega-FdI-FI:
https://www.fratelli-italia.it/programma/#:~:text=2XMILLE-,PROGRAMMA%20CENTRODESTRA,-HOME

Sul sito ufficiale della Lega oggi, metà agosto 2022, si leggono i seguenti punti:
Nucleare
L’energia nucleare è prodotta attraverso due processi: la fissione e fusione. L’ultima non è ad oggi
sfruttata, è in fase di sperimentazione e non sarà disponibile prima di venti anni; non produce scorie ed è
sicura. La fissione è invece la strada che si utilizza dall’epoca di Fermi; tuttavia gli impianti si sono evoluti
molto dal primo costruito da Fermi stesso. Quello di Cernobyl è un impianto di prima generazione, costruito
a partire dal 1970. Oggi i più comuni sono di seconda generazione; pochi o in fase di costruzione quelli di III
gen.
Per impianti di III gen si intende un insieme di tecnologie differenti. Gli unici ad oggi completati sono gli
EPR. Essi sono più efficienti, sfruttando lo 0,8% dell’energia contenuta nell’uranio a fronte dello 0,6% di
quelli di II gen. Dovrebbero essere più sicuri, per via di quattro diversi sistemi di protezione, fra cui una
doppia parete esterna in calcestruzzo armato spessa 2,6 metri e progettata per resistere all'impatto diretto
di un grosso aereo di linea, risolvendo alcuni problemi legati alla tenuta strutturale e riuscendo a
scongiurare problemi legati ad eventi terroristici come quelli dell’11 settembre. Prevedono costi dell’ordine
di miliardi di euro, recuperati in 10-15 anni; producono meno scorie, ma più radiotossiche. Sono pochi e in
funzione da pochi anni e nel 2021 a Taishan in Cina si è avuto un primo problema dovuto a questo tipo di
reattori che ha costretto il governo cinese a sospenderne le attività, per poi farle riprendere pur di evitare di
lasciare la popolazione della regione senza elettricità; sembra sia dovuto ad un difetto strutturale legato al
design della cupola del nocciolo, il che comporterebbe l’inidoneità di tutte le centrali di questo tipo. Altri
reattori di III gen sono AP1000, ancora non in funzione.
Gli impianti di quarta generazione sono in fase di sperimentazione, alcuni modelli dimostrativi
dovrebbero essere operativi in Cina e Russia entro il 2030/35; costituiscono un ulteriore passo in avanti:
potenzialmente eliminano totalmente o quasi il problema delle scorie, rendendole materiale utile alla
produzione di ulteriore energia (un vero e proprio riciclo delle scorie), sono autofertilizzanti (producono più
materiale fissile di quanto ne è stato introdotto), possono utilizzare materie prime diverse dall’uranio,
meno rare e più economiche. Riuscirebbero a sfruttare il 70% dell’energia contenuta nell’uranio.
Se si volesse costruire oggi un impianto nucleare, esso potrebbe essere al massimo di terza generazione.
L’energia nucleare è prodotta in 32 Paesi, in larga scala nelle principali potenze mondiali come Francia,
Usa, Russia, Cina. Il nucleare soddisfa il 13,5% del fabbisogno energetico mondiale, il 21,1% nei trenta paesi
dell'OCSE e il 24,9% in Europa. Nel 2022 l’Ue include il nucleare fra le fonti d’energia rinnovabili. Ciò tuttavia
in disaccordo con il parere della commissione d’esperti della Piattaforma dell’Unione per la finanza
sostenibile creata appositamente alla fine del 2019 per guidare l’Ue nel processo di transizione. Riguardo al
nucleare, la Piattaforma afferma: «L’energia nucleare fa già parte del sistema energetico in transizione e
ha emissioni di gas serra prossime allo zero, ma ciò non rende l’attività verde e sostenibile ai fini della
tassonomia». Gli esperti consigliano di includere il nucleare fra fonti adatte ad un periodo di transizione fino
a quando l’Europa sarà pronta a sostenersi solo sulle fonti rinnovabili, fra le quali non c’è spazio per il
nucleare per come lo conosciamo. La commissione inoltre nega l’affermazione dell’Ue secondo la quale
oggi le rinnovabili non siano ancora in grado di sostituire le fossili – posizione che avrebbe legittimato
l’introduzione di gas e nucleare fra le rinnovabili – ma non fornisce ulteriori informazioni a sostegno di ciò.
Percentuale della componente nucleare nell'elettro-generazione

     Reattori in funzione, nuovi reattori in costruzione


     Reattori in funzione, nuovi reattori in considerazione
     Nessun reattore in funzione, nuovi reattori in costruzione
     Nessun reattore in funzione, nuovi reattori in considerazione
     Reattori in funzione, situazione stabile
     Reattori in funzione, in considerazione la loro chiusura
     L'energia nucleare non è legale
     Nessun reattore

Flat tax
Consiste nell’adeguare le aliquote fiscali ad un valore unico, o quasi (sarebbe infatti incostituzionale
un’unica aliquota uguale per tutti, dal momento che la Costituzione prevede un sistema progressivo in base
al reddito). La proposta della Lega prevede più fasi, in particolare 3. La prima è stata già applicata nel
governo gialloverde inserendo un’unica aliquota a tutte le partite Iva con reddito inferiore a 65.000 euro. La
fase 2 vede al centro la famiglia, sulla quale vanno calcolate le aliquote di riferimento in base al numero di
componenti della famiglia e al reddito. Essa prevede l’estensione del sistema fiscale a tassa unica al 15% a
imprese e famiglie (tenendo conto come si è detto il “quoziente famigliare”) fino a 70 mila euro. La fase 3
vede l’estensione della flat tax a tutti entro i 5 anni di legislatura. Concetto fondamentale della flat tax di
Salvini è che essa costituisce un mezzo per abbattere l’evasione fiscale: «Pagare MENO per pagare TUTTI»,
recita lo slogan. La flat tax sarebbe, secondo il teorico della flat tax leghista Armando Siri, una misura
adeguata per rilanciare i consumi, quindi la produzione, quindi il lavoro.

Al momento è difficile trovare informazioni affidabili su questa proposta della Lega, innanzitutto perché
c’è un importante rischio che il materiale disponibile sia politicizzato, e poi perché effettivamente non ci
sono mai state esperienze fiscali simili in Italia, e confronti con altri Paesi sono difficili, rischiosi, se non
proprio fuorvianti. È bene sottolineare, però, come anche in passato sia stata proposta la flat tax, e proprio
da Berlusconi, il quale però non riuscì a realizzarla e finanziò, attraverso un aumento del deficit e la
violazione dei trattati di Maastricht dell’Ue, solo una diminuzione della pressione fiscale fino al 40,6% nel
2005, minimo storico degli ultimi decenni.
Stando a quanto sostiene la Repubblica, costerebbe 60 miliardi. Prendendo in considerazione che riesca
ad abbattere l’evasione fiscale allargando la base imponibile, mancherebbero all’appello altri 20 miliardi di
coperture. Fare deficit, cioè indebitarsi, oggi è rischioso se non impossibile.
La flat tax è criticata da esponenti di sinistra anche perché diminuirebbe le entrate pubbliche con cui
finanziare servizi e welfare, per, invece, aumentare gli introiti dei ricchi. Rifondazione Comunista afferma:
«Il 20% meno abbiente della popolazione risparmierebbe intorno all1%, mentre al 20% più ricco andrebbe il
68,3% dei vantaggi».
È utile sottolineare come la Lega proponga anche un aumento del tetto massimo con cui poter pagare in
contanti da 2.000 (raggiunti col governo Draghi, la sinistra proponeva 1000 euro) a 10.000 euro, misura che
inevitabilmente favorirebbe l’evasione fiscale facilitando gli scambi di denaro in nero.

Presidenzialismo
La Lega propone una riforma costituzionale per l’introduzione di un presidenzialismo alla francese. Al
link un’analisi concisa del sistema democratico francese: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/come-
funziona-il-presidenzialismo-francese-17098

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