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Il governo Zanardelli
In seguito alla morte di Umberto I, salì al trono il figlio Vittorio Emanuele III, che aveva idee più progressiste del
padre, espresse sin da subito la volontà di aprirsi al dialogo per cercare di risolvere i problemi sociali.
Nel febbraio del 1901, affidò il compito di formare un nuovo governo al leader della sinistra liberale Giuseppe
Zanardelli, che nominò come ministro degli Interni Giovanni Giolitti.
Nel 1890, Zanardelli aveva emanato un nuovo Codice penale con il quale si aboliva la pena di morte e si concedeva
un limitato diritto di sciopero.
Giolitti sostegno i fasci siciliani.
Il 4 febbraio del 1901, Giolitti aveva tenuto un discorso in parlamento, ribadendo l’importanza che i governi
mantenessero una posizione di neutralità e di mediazione rispetto ai conflitti nel mondo del lavoro: solo attraverso
un confronto allargato a tutte le parti sociali sarebbe stato possibile ricomporre i conflitti in corso.
Durante i primi tre anni del governo Zanardelli, furono introdotte diverse riforme, come una nuova legislazione
sociale per tutelare il lavoro delle donne e limitarne quello minorile, e garantendo un sistema di sostegno
assicurativo e pensionistico per la vecchiaia e per gli infortuni sul posto di lavoro.
Fu istituito il Consiglio superiore del lavoro che aveva la funzione di mediare tra i rappresentanti delle diverse
categorie di lavoratori e avanzare proposte in materia di legislazione sociale.
Fu elaborata una norma sulla municipalizzazione, cioè un provvedimento in base al quale la gestione dei servizi
pubblici (trasporti, erogazione dell’energia elettrica e gas) fu sottratta ai privati e assegnata ai comini.
Il sistema giolittiano
Per mantenere un ruolo di grande potere nella vita politica italiana, Giulitti cercò sempre l’appoggio di gruppi
parlamentari diversi, dai liberali progressisti, poi dei cattolici e dei conservatori.
Alcuni storici, infatti, parlano di “dittatura giolittiana”.
Le principali riforme
- Legge Orlando, con la quale portò l’obbligo scolastico fino a 12 anni
- Leggi per il Mezzogiorno, contenenti provvedimenti per lo sviluppo e la modernizzazione di alcune regioni
del sud
Napoli, avvio programma industriale e nell’azione di risanamenti economico.
Basilicata, aiutata nel modernizzare il lavoro agricolo.
Puglia, fu iniziata la costruzione di un acquedotto.
- Progetto di nazionalizzazione delle ferrovie -> 1905 nascono le Ferrovie dello Stato.
Motivazioni: volontà di porre fine alla cattiva gestione delle società private e di venire in contro alle esigenze dei
grandi gruppi industriali (questi chiedevano l’intervento per ridurre i costi del trasporto delle merci e per facilitare le
importazioni di materie prime preziose, come il ferro e il carbonio)
- Allargamento del diritto di voto, con il suffragio maschile universale (1912)
La legge concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini maschi di 21 anni in possesso della licenza elementare, e anche
agli analfabeti sopra i 30 anni. Il diritto di voto passò dal 9% della popolazione al 24%.
- Monopolio statale delle assicurazioni sulla vita
Giolitti, intendeva dar vita a un fondo utile per la previdenza sociale e le pensioni.
Il patto Gentiloni
Patto Gentiloni, prende il nome dal cognome del presidente dell’Unione elettorale cattolica italiana Vincenzo
Gentiloni, viene stipulato questo patto in vista delle elezioni del 1913, dove i cattolici accettarono di votare
candidati liberali per fermare la strada a quelli socialisti. In cambio ottennero da Giolitti la promessa che il
Parlamento non avrebbe approvato nessuna legge che andasse contro i cattolici e danneggiasse gli interessi della
chiesa: fra queste quella del divorzio.
Per la prima volta nella storia dell’Unità d’Italia, i liberali vinsero le elezioni con l’appoggio esplicito dei cattolici e
della chiesa.
Le problematiche, tra la borghesia liberale e il papato erano ormai state superare, grazie alla ostilità verso il
socialismo.