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a) Dall'Unificazione italiana al nuovo secolo.

Italia e Europa
1- Introduzione : presentazione del corso.
2- Sintesi sulla storia italiana dall'Unificazione alla caduta di Crispi; L'affermarsi dell'industrialismo e la II Rivoluzione industriale.
3 - Civiltà industriale, urbanesimo e proletariato di fabbrica
4- Karl Marx, Il Manifesto e il materialismo storico
5 - Karl Marx e la coscienza politica del proletariato
6 - La nascita della I Associazione Internazionale dei Lavoratori (1864) e le origini del movimento operaio italiano
7- Dalla I alla II Associazione Internazionale dei Lavoratori - Parigi, 1889
8 - La revisione del marxismo. Bernstein e i partiti socialisti della II Internazionale
9-La nascita del Partito socialista italiano
10- Giolitti e i Fasci Siciliani, verso la crisi di fine secolo in Italia
11 - La crisi di fine secolo in Italia. L'Estrema e a battaglia ostruzionistica sui banchi del Parlamento. La svolta liberale con Giolitti
Programma del corso :
12- L'età giolittiana e il progresso economico, politico e sociale
13 - L'età giolittiana tra luci e ombre
14 - Giolitti e il suffragio universale maschile
15 - La crisi del sistema giolittiano
b) La I guerra mondiale
16 - La I guerra mondiale
17 - L'Italia e la guerra
18 - Il 1915 e il 1916
19 - La fine della guerra e il nuovo ordine mondiale
c) La Rivoluzione Russa
20 - La Rivoluzione Russa
21 - Lenin e la III Internazionale
d)Il I dopoguerra
22- Il dopoguerra fra rivoluzione e controrivoluzione
23 - L'Europa e il dopoguerra
24 - La crisi del dopoguerra in Italia
Programma del corso :
25 - Giolitti e l'occupazione delle fabbriche
26 - Dal fascismo come movimento alla nascita del PNF
27 - L'omicidio Matteotti e la dittatura a "viso aperto"
e)Tra le due guerre
28 - Gli Stati Uniti negli anni '20
29 - La crisi del '29
30 - La crisi della democrazia tra le due guerre
31- Il nazismo
32 - Lo stalinismo
33 - La politica estera di Hitler e il mutare degli equilibri internazionali
34 - L'espansionismo hitleriano. La struttura del regime fascista si articola
35 - Il fascismo negli anni Trenta. L'antifascismo
f) La seconda guerra mondiale
36 - La seconda guerra mondiale
37 - La fine della guerra. La caduta del fascismo in Italia
g) Il II dopoguerra
38 - La guerra fredda e il delinearsi dei “blocchi”
39 – La destalinizzazione. L’avvio del processo di integrazione europea
h) Il II dopoguerra in Italia
40 – La nascita della Repubblica Italiana e la Costituzione
41 – Le elezioni del 1948. Il centrismo
i) Gli anni ‘60
42 – Gli anni ‘60 tra distensione e sfide
43 – Gli anni ’60 in Europa
44- La svolta di Centro – Sinistra in Italia. Il movimento del ’68 e l’ “autunno caldo”
l) L’attacco alle istituzioni in Italia. Il Pentapartito
45 –”Gli anni di piombo”
46 –Gli anni ‘80: il terrorismo e i governi di solidarietà nazionale
47- Il ritorno del centro – Sinistra: il Pentapartito e la presidenza di Craxi
m) La caduta del comunismo
48 – La caduta del comunismo: il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica

152. Che cosa fu la “Rivoluzione Parlamentare” e quando avvenne?


Marzo 1876, cade il governo Minghetti, quindi la fine del lungo predominio della Destra, che aveva plasmato lo stato
post-unitario, a favore di una serie di governi di Sinistra guidati da Agostino Depretis.
153. Che cosa era il “Programma di Stradella”? Cosa stabiliva nei suoi punti principali?
Crolla la Destra nel 1875 e sale al potere la Sinistra di A. Depretis, il quale legge il suo programma a Stradella, dove
enuncia che: abolirà la tassa sul macinato; aumenterà il diritto di voto; aumenterà l’età d’istruzione sino alla seconda
elementare.
154. Quale dinamica di relazione fra il parlamento, il governo e il re, si affermò nel Regno d’Italia dopo
l’unificazione?
L’unificazione avviene nel 1861 e prevede lo Statuto Albertino come costituzione in un sistema di tipo monarchico
costituzionale. Il Re restava capo dello stato e dell’esercito, possedeva il potere esecutivo e nominava i Ministri. Il
Parlamento era bicamerale (camera dei deputati-elettiva e senato- di nomina regia). La monarchia costituzionale
assomigliava a una monarchia parlamentare.
155. Quale modello di sviluppo economico per l’Italia fu definito dai governi della Sinistra Storica? E quali furono le
misure e i provvedimenti che la Sinistra Storica scelse di adottare per concretizzare tale modello?
La Sinistra Storica (1876-1887). In campo economico abbandonò il liberalismo e attua una politica di protezionismo
per difendere la nascente industria italiana. La grave crisi agraria, che coinvolse anche l’Italia, porta il governo a
introdurre nel 1878 le prime tariffe protezionistiche a sostegno dell’industria tessile e metallurgica, ponendo le basi
per uno sviluppo. Nel 1878 vengono applicati alti dazi su prodotti stranieri e bassi dazi sulle materie prime per
l’industria. Il protezionismo fu un percorso obbligatorio per lo sviluppo economico del paese, ma aggravò il divario tra
nord e sud.
156. Che cosa fu il fenomeno del "trasformismo"?
Politica messa in atto da Depretis (nei primi anni 80 dell’800) per cui il sistema politico italiano perdeva il carattere
bipartitico, finendo per gravitare intorno ad un grande centro dal quale erano escluse le ali estreme
157. Quali atti e fatti concretizzarono in Italia la svolta protezionistica e l’avvio del processo di industrializzazione?
Il decollo industriale in Italia cominciò negli anni 70 dell’800, in cui come Presidente del Consiglio vi era Agostino
Depretis, esponente della Sinistra Storica. Egli attuò una linea di governo volta al
sostegno dell’industria, in quanto a causa della crisi agraria in corso, capì che lo sviluppo economico nazionale non
poteva basarsi solo sull’agricoltura. Così il percorso del protezionismo, fu una via obbligatoria per uscire dalla crisi e
“proteggere” la produzione interna della nazione, danneggiando quella estera, tanto da introdurre delle tariffe
doganali, e per far nascere diverse industrie, come quella siderurgica, chimica e meccanica, anche se questo portò
all’aumento del divario tra Nord e Sud Italia.
160. Quando e dove nacque la I Associazione Internazionale dei Lavoratori? Quali caratteristiche ebbe al momento
della sua costituzione? Quali erano le sue componenti? Chi rappresentò il nascente movimento operaio italiano al
Congresso di Fondazione della I Internazionale?
La I Associazione internazionale dei Lavoratori nasce a Londra nel 1864, guidata da un comitato formato da inglesi,
francesi, tedeschi, polacchi e svizzeri. Tra le componenti erano i riformisti, i marxisti, gli anarchico-liberati e il
movimento operaio italiano fu rappresentato da un delegato di Mazzini, di orientamento radicalista-democratico non
socialista. Al momento della sua costituzione il comune desiderio degli operai inglesi e francesi era quello di esprimere
solidarietà nei confronti dei polacchi, andando contro i russi e stabilire intese per affrontare i problemi derivati dalle
industrie tessili, a seguito della guerra civile americana e alla difficoltà di importare cotone. Più in generale la
necessità era l’indipendenza degli operai della democrazia borghese, mettendo in primo piano la lotta contro lo
sfruttamento di classe. Fu sciolta nel 1876.
161. Chi era Bakunin? Quale era la prospettiva della sua proposta “politica”? Verso quali settori sociali rivolgeva
interesse e attenzione per l’attuazione del suo progetto?
Bakunin era un anarchico rivoluzionario russo, fautore delle tesi marxiste dalle quali però si discostava per alcuni
aspetti importanti: - aveva come fine l’abbattimento dell’ordine esistente e la creazione di una società senza classi e
collettivistica, identificava specie nei ceti contadini e in generale nelle masse diseredate e sfruttate le forze
protagoniste della rivoluzione
-pensava alla rivoluzione come una sorta di insurrezione dei miseri e degli esclusi e rifiutava l’inserimento degli
sfruttati nel corrotto agone politico che vedeva inevitabilmente guidato dalle classi al potere.
- considerava ogni forma di Stato come una forma di oppressione e riteneva quindi che anche la dittatura del
proletariato si sarebbe alla fine rivelata un inganno messo in atto da parte di una nuova casta di dominatori. Egli si
opponeva ad ogni forma di autoritarismo e centralismo (all’insegna del motto anarchico “né Dio, né padrone, né
patria”) e aveva elaborato una teoria della rivoluzione che individuava nello Stato e nella religione, e non nei rapporti
di produzione, i principali mezzi dell’oppressione di classe e quindi gli ostacoli primi all’emancipazione delle classi
lavoratrici, sfruttate.
162. Quali interessi intercettava, in via prioritaria, la politica economica protezionistica avviata dalla Sinistra
Storica?
La politica economica protezionistica avviata dalla Sinistra Storica si concentrò sul sostegno delle industrie e
sull’introduzione di alte tariffe doganali con lo scopo di danneggiare le importazioni e
proteggere e avvantaggiare la produzione interna.
163. Illustrare i principali punti delle Legge di unificazione amministrativa del 20 marzo 1865 introdotta in Italia
nella fase di Governo della Destra Storica.
La Destra Storica – (1861 – 1876) Dopo la proclamazione del Regno d’Italia la prima classe dirigente italiana fu la
cosiddetta “Destra Storica”, un gruppo di orientamento liberale moderato che si riconosceva nella politica impostata
nelle sue direttrici principali da Cavour (che morì 1861). La “Destra” realizzò l’unificazione amministrativa e legislativa
del paese, estendendo a tutto il territorio italiano leggi e ordinamenti del Regno di Sardegna. Sul piano economico la
Destra seguì una politica liberista che ha dato impulso al commercio e al settore agricolo. Fu importante in tal senso
l’impegno a incrementare la rette ferroviaria e stradale, fondamentale per la formazione di un mercato nazionale
moderno.
164. Dopo il governo di Ferruccio Parri del 1945 quale governo si costituì? Chi lo presiedette? Quali partiti ne fecero
parte e lo appoggiarono? Quali furono i principali provvedimenti attuati da questo governo?
Dopo il governo di Parri (esponente del PDA) nel 1945 si costituì il governo di Alcide De Gasperi, esponente del DC e
sostenuto da tutti i partiti che avevano fatto parte del CNL (PCI, PD’A, PSIUP, PLI). Con questo governo le riforme
economiche di Parri vennero rinviate, i prefetti nominati dai partiti del CNL diventarono funzionari di carriera sul
problema dell’epurazione, riforma del precedente governo, de Gasperi decise di procedere con cautela per poi nel
1946, affianco del ministro della giustizia Palmiro Togliatti, emise un decreto di amnistia, con lo scopo di chiudere il
problema per l’ampia adesione al fascismo, del quale aveva goduto durante il ventennio della sua durata. Questo
governo nel 1946 organizzò un referendum istituzionale, in cui sia uomini che donne avrebbero votato, con lo scopo di
eleggere l’assemblea costituente la quale avrebbe redatto la nuova costituzione. Così il 2 giugno del 1946 si ebbe sia la
caduta della monarchia e la nascita della Repubblica con il suo presidente, primo e provvisorio-Enrico de Nicola, e il
secondo governo di De Gasperi.
165. Che cosa fu il Movimento di GL (Giustizia e Libertà)? Chi erano i principali animatori di questo movimento?
Vedi lez 35 4)
166. Che cosa erano le società di mutuo soccorso? Quando si diffusero in Italia? Chi ne promosse la politicizzazione
in senso democratico? Vedi lez 6 1)
167. Che cosa fu la Concentrazione d'Azione Antifascista? Quando si costituì? Chi la costituì? Lez 35 4)
168. Illustrare quali intenti guidarono l'azione della Destra Storica, la I classe dirigente dell'Italia Unita, nell'opera di
unificazione dei codici civili, penali e di commercio del regno d'Italia. Venne realizzata l'unificazione di tutti i codici o
rimase qualche discrepanza?
Nell’atto di unificazione, la Destra Storica scelse il criterio di estendere al resto del paese la legislazione e gli
ordinamenti del Regno di Sardegna per sottolineare il ruolo trainante e centrale che lo Stato Piemontese
ebbe durante il Risorgimento. Così nel 1866, per mezzo di decreti legislativi separati si realizzò l’unificazione legislativa
con l’entrata in vigore del Codice Civile, del commercio e della marina mercantile. Non si poté però procedere
all’unificazione del codice penale perché la pena di morte era stata abolita in Toscana, ma non ancora negli altri Stati.
Una proposta di abrogazione estesa a tutto il territorio nazionale fu presentata, ma venne rifiutata dal Senato
169. Quali erano le funzioni del prefetto secondo la Legge di unificazione amministrativa del 1865 del Regno
d'Italia?
Aveva il compito di trasmettere l’indirizzo politico del Governo dal centro alla periferia; aveva funzioni di controllo
amministrativo, era infatti posto a capo della Deputazione Provinciale che svolgeva funzioni di controllo su tutte le
amministrazioni comunali: dipendeva dal ministro dell’interno (nominato e trasferito con decreto reale su proposta
del governo), era responsabile nei confronti del Governo.
171. Quali erano i principali gruppi o consorterie che componevano la Destra Storica?
La destra storica fu uno dei principali schieramenti italiani nel periodo compreso tra l’unità d’Italia e i primi anni del
ventesimo secolo, è stato uno schieramento politico italiano sorto formalmente nel 1849 con i governi di
Massimo d’Azeglio e nel 1852, con Camillo Benso conte di Cavour e proseguito dopo la sua morte sino al 1876. I
ministeri della destra storica dal primo governo Cavour di Marco Minghetti del 1861 e portata a termine nel 1870 con
la breccia di Porta Pia.
172. Perché si può affermare che la Destra Storica, negli anni che fu al governo del Regno d'Italia, mantenne la sua
attitudine di "elite pedagogica"? Cosa significa questa affermazione?
L’elite storica della destra al potere era una minoranza di dirigenti e latifondisti del nord Italia. La destra vanta di aver
fatto una politica liberista, di aver unificato l’Italia in una democrazia e aver dato un impulso all’economia. Tutto
questo però significò l’introduzione di nuove imposte per sanificare i debiti passati e far fronte ai nuovi costi per
realizzare tutto ciò.
173. Illustrare le principali caratteristiche della Destra Storica come classe dirigente. Quali erano le caratteristiche
sociali, politiche e di orientamento ideale che connotavano la Destra Storica? Quale l'attitudine dei suoi esponenti
verso la società italiana nel suo complesso?
Dopo il Regno d’Italia (1861) la prima classe dirigente fu la Destra Storica, di orientamento liberale moderato che si
riconosceva nelle idee di Cavour, al governo dal 1861 al 1876. Era formata dall’aristocrazia e dalla borghesia medio-
alta i quali si trovarono ad affrontare riforme economiche (tassa sul macinato) e politiche risanando il debito pubblico,
incrementarono la rete ferroviaria e statale (premessa per il mercato moderno) si adoperano per l’unificazione
amministrativa e legislativa del Paese, promuovendo l’accentramento amministrativo, con l’obiettivo del pareggio
del bilancio.
174. Quali furono le principali riforme introdotte dalla Sinistra Storica?
La Sinistra Storica (1876-1887): furono approvate due leggi che ampliarono le basi politiche dello Stato - la Legge
Coppino (1877), che elevava l’obbligo dell’’istruzione elementare gratuita portandola fino ai 9 anni; la riforma
elettorale del 1882 che allargò il corpo elettorale dal 2 al 7 %; - abolì la tassa sul macinato.
175. Quali furono i principali esiti positivi conseguiti dalla politica giolittiana del primo decennio del ‘900?
Vedi 177 + Lez 12 3)
176. Quando si registrò in Italia un intenso processo di formazione e crescita delle organizzazioni del lavoro?
Perché?
La crescita delle organizzazioni di lavoro avvenne nei primi anni del 1900 con il governo Giolitti. Si costituirono
numerose camere del lavoro, leghe bracciantili, organizzazioni contadine e piccoli proprietari, soprattutto al Nord fino
alla formazione della FNLT. La crescita delle organizzazioni sindacali coincise con un’ondata importante di scioperi e
rivendicazioni che portarono a varie vittorie tra quali il rialzo del salario. Le organizzazioni fiorirono grazie alla politica
liberale che aveva aperto un dialogo tra classe dirigente e lavorator. Il governo non represse i scioperi, anzi li
considerava necessari per il progresso della società verso la modernizzazione.
177. Perché fu importante il Governo Zanardelli – Giolitti?
Vittorio Emanuele III evitò il pericolo autoritario, confermando gli esiti della lotta parlamentare di fine secolo,
inaugurando una svolta liberale nominando Giuseppe Zanardelli come Presidente del Consiglio, che a sua volta
chiamò al ministero degli Interni Giovanni Giolitti. Questi ultimi, avviarono il nuovo corso politico liberale di inizio 900
in Italia.
Nei tre anni di durata del Ministero Zanardelli-Giolitti si avviò un nuovo corso di rapporti tra classe dirigente e
movimento operaio con immediate ripercussioni, innanzitutto nella rapida crescita delle organizzazioni contadine e
operaie, che sciolte o ridotte in clandestinità durante la repressione del 1898, a partire dall'inizio del secolo ebbero
uno sviluppo impetuoso.
Con Giolitti il Governo mantenne una linea di rigorosa neutralità nelle vertenze economico sindacali che riguardavano
il settore privato, intuì perfettamente la funzione promotrice dello sciopero nella moderna società industriale e
ritenne che lo Stato non dovesse intervenire nelle vertenze tra lavoratori e datori di lavoro (lavoro e capitale) per
appoggiare una delle parti: egli pensava che il compito dello Stato fosse quello di garantire l’ordine pubblico e la
libertà di poter lavorare (la libertà di lavoro) per quanti non volessero scioperare.
Lo sciopero politico che turbava l’ordine pubblico era invece da combattere come lo sciopero generale e quello nei
servizi pubblici. Diverso fu quindi il suo atteggiamento nei confronti delle agitazioni che riguardavano i servizi pubblici,
riteneva infatti che tali scioperi avessero un carattere politico che non approvava.
Giolitti si impegnò quindi a costruire e a delineare nei fatti un quadro di relazioni politico – istituzionali imperniato
sulla costante ricerca di un confronto istituzionale, organizzato con le forze sociali emergenti, operaie e contadine, di
cui fu una chiara dimostrazione la creazione nel 1902 del Consiglio Superiore e dell’Ufficio del Lavoro, organo che
avevano il compito di svolgere indagini statistiche propedeutiche all’elaborazione dei primi provvedimenti di
legislazione sociale, e al quale furono chiamati a partecipare stabilmente, accanto a funzionari governativi e ad
esponenti politici, i rappresentanti delle varie categorie economiche e del mondo del lavoro, compresi gli esponenti
delle organizzazioni sindacali socialiste. La creazione di questo organo sancì così il riconoscimento formale del mondo
del lavoro da parte dello Stato,
Nei tre anni di durata del Ministero Zanardelli – Giolitti (1901-1903) fu approvata la Legge sul lavoro delle donne e dei
fanciulli che offriva minime garanzie soprattutto in termini di orario al lavoro delle donne e dei minori nell'industria; fu
migliorata la legislazione introdotta per la prima volta da Rudinì nel 97 – 98 relativa alle assicurazioni (volontarie) per
la vecchiaia e a quelle (obbligatorie) per gli infortuni sul lavoro.
Soprattutto nella parte centro settentrionale del paese, in quasi tutte le città si costituirono o ricostituirono le Camere
del Lavoro, e anche le organizzazioni di categoria si moltiplicarono a un ritmo crescente. Un fenomeno significativo e
peculiare dell'Italia fu poi il fiorire delle organizzazioni contadine, delle leghe, formate da braccianti ma anche da
mezzadri, piccoli affittuari e piccoli proprietari, che interessò soprattutto la Valle Padana, tanto che nel novembre
1901 a Bologna le leghe socialiste si riunirono e formarono la Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra (FNLT),
la più numerosa organizzazione sindacale dell'epoca.
178. Cosa voleva comunicare Andrea Costa scrivendo "la lettera ai miei amici di Romagna" del 1879? A chi si
rivolgeva? Quale messaggio voleva veicolare con questa lettera? Vedi lez. 6 4)
Espone la necessità di applicare nuovi modelli di lotta in visione della Rivoluzione. Ispirato da quanto succedeva in
Europa, da Lassale e dal successo del SPD tedesco, Costa sottolineava l’importanza di formare vere organizzazioni
economiche operaie e ottenere potere politico per far valere i diritti dei lavoratori (partecipare alle elezioni, accedere
al potere parlamentare e amministrativo nei Comuni). Con il motto ”Andare al popolo” sottolineava l’importanza
della propaganda e dell’organizzazione fra le classi popolari. Quest’idea seminò confusione nel partito anarchico, che
rifiutava da sempre la collaborazione con il sistema capitalista. Nel 1882i deputati socialisti venivano accettati alle
elezioni politiche e ammnistrative. Costa diventa il primo deputato socialista in Parlamento.
179. In Italia quali esponenti politici, tra gli altri, furono gli autori del famoso gesto del “rovesciamento delle urne” e
perché? Vedi lez 11 2)
180. Quale fu l’atteggiamento di Giolitti nei confronti della crescente pressione rivendicativa delle classi lavoratrici?
Riconosceva legittimità alle istanze di rivendicazione dei lavoratori e alle organizzazioni sindacali e politiche che di
tali istanze si fecero interpreti?
Lo Stato liberale, secondo Giolitti, non aveva nulla da temere dallo sviluppo delle organizzazioni operaie e nulla da
guadagnare da una repressione indiscriminata delle loro attività. Giolitti anzi guardava con favore all’affermarsi della
dimensione organizzata del movimento operaio; nelle organizzazioni dei lavoratori, portatrici dei legittimi interessi e
delle aspirazioni di miglioramento delle classi operaie, individuava la conseguenza di un processo di crescita della
società italiana in direzione della modernità, un sintomo del progresso “poggiato sul principio di uguaglianza fra gli
uomini”. Si apre una nuova stagione nei rapporti fra lo Stato e i lavoratori, fra la classe dirigente e il movimento
operaio. Con Giolitti infatti, il Governo mantenne una linea di rigorosa neutralità nelle vertenze economico sindacali
che riguardavano il settore privato. Giolitti intuì cioè perfettamente la funzione promotrice dello sciopero nella
moderna società industriale e ritenne che lo Stato non dovesse intervenire nelle vertenze tra lavoratori e datori di
lavoro (lavoro e capitale) per appoggiare una delle parti: egli pensava che compito dello Stato fosse quello di garantire
l’ordine pubblico e la libertà di poter lavorare (la libertà di lavoro) per quanti non volessero scioperare.
181. Quando avvenne il “decollo industriale” dell’Italia? Vedi lez 12 3)
182. Quale fu il programma di governo di Ferruccio Parri nel 1945? Quali partiti sostenevano il suo governo?
Dopo la Liberazione, Bonomi si dimise dall’incarico di guida del governo per ceder il passo ad una figura che fosse più
rappresentativa dell’Italia liberata. Dopo un lungo testa a testa fra la Dc e il Psi, alla fine la scelta ricadde su Ferruccio
Parri, importante esponente del PDA, piccola formazione politica che tuttavia aveva dato un contributo alto e
significativo alla lotta di resistenza. Inoltre ciò che rendeva indiscutibile la scelta di Parri derivava dal suo profilo
personale di uomo, di politico, di combattente antifascista, dal momento che Parri si era distinto, con il nome di
battaglia di Maurizio, come uno dei più importanti capi militari della Resistenza. Il governo Parri si avvalse ancora del
sostegno di tutti i partiti che avevano composto il CLN e si propose innanzitutto di riportare condizioni di normalità
politica in un contesto ancora pesantemente condizionato dalle contrapposizioni esasperate del periodo di guerra.
Parri annunciò tra i suoi impegni primari quello di dar corso quanto prima ad un processo di epurazione che avrebbe
dovuto coinvolgere persone che avevano ricoperto alte cariche negli apparati amministrativi e nel settore economico
durante il ventennio, comunicò inoltre la volontà di adottare una serie di misure che si proponevano di rivitalizzare le
piccole e medie aziende mentre si prevedeva di tassare in maniera più consistente le grandi imprese. Tali decisioni
allarmarono il settore più moderato delle forze politiche con il PLI che in novembre ritirò il proprio appoggio al
governo che quindi cadde.
183. Che cosa era la Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra (FNLT)? Quando venne costituita e dove?
Venne costituito nel 1901 a Bologna, era un sindacato nazionale dei lavoratori agricoli con l’obiettivo di aumentare gli
stipendi, riduzione degli orari di lavoro, l’istituzione degli uffici di collocamento controllati dagli stessi lavoratori. La
direzione fu affidata per 20 anni a Argentina Altobelli.
184. Quali importanti personalità contava lo schieramento degli avversari di Giolitti?
Tra gli avversari vi era il socialismo rivoluzionario, ispirato a Sorel, di Labriola e Lazzari, sostenitori dell’azione diretta
degli operai, in un’ottica extra parlamentare. Costoro riusciranno nell’iniziativa del primo sciopero
generale Italiano a capo del partito Socialista nel 1904. I clericali erano nemici dello stato liberale così come l’Azione
Cattolica. Vi erano poi i liberali conservatori come Albertini del Corriere della sera e Sonnino, i quali
accusavano Giolitti di tradimento verso la tradizione risorgimentale per la sua politica di inclusione di forze sovversive
come quelle socialiste che mettevano in pericolo l’autorità dello Stato. I meridionalisti di Salvemini accusarono Giolitti
di favorire l’industria del Nord e di ostacolare lo sviluppo del Sud.
185. Quali caratteristiche assunse in Italia il processo di industrializzazione?
Il decollo industriale di fine secolo si deve a una politica precedente che permise di crearne le condizioni. Importante
fu lo sviluppo ferroviario, la scelta protezionistica e la riorganizzazione bancaria con la nascita di banche commerciali.
La politica Giolittiana, che accompagnò il periodo di industrializzazione (dal 1896 al 1915), si basava sul perseguimento
di due obbiettivi: uno sul piano dello sviluppo economico e uno sul piano del progresso civile. L’industrializzazione fu
caratterizzata da uno stretto legame tra le banche e l’industria, una concentrazione crescente che portò i gruppi
aziendali a essere controllati dalla Banca Centrale. Il settore dove ciò avvenne maggiormente, registrando un grande
sviluppò, fu quello siderurgico. Molte di queste industrie erano dipendenti dalle commissioni statali. Il settore si
sviluppò enormemente grazie alle tariffe protezionistiche. Altri settori protetti e in evoluzione furono quello tessile e
quello agro-alimentare. Tra le industrie non protette ma che si svilupparono: la chimica, l’industria della gomma,
l’automobilistica e l’elettrica.
186. Chi animò “l’ostruzionismo parlamentare” e perché? Quali obiettivi si intendevano perseguire con la battaglia
ostruzionistica parlamentare?
Vedi lez. 11 2)…Battaglia parlamentare sostenuta dall’estrema sinistra, repubblicani, radicali, socialisti per impedire le
elezioni per i provvedimenti di Pelloux.
187. Cosa si intende per “crisi di fine secolo” in Italia?
Il governo di Rudinì (in carica dal 1896-98) cercò di smorzare la tensione creatasi sul fronte della politica interna, in
seguito alla linea apertamente autoritaria di Crispi durante il suo ultimo ministero. Per “crisi di fine secolo” s’intende
la grave crisi politica che durante la fine dell’800 vide contrapporsi frontalmente la borghesia liberale conservatrice e
reazionaria alle forze progressiste e democratiche del paese. Di fronte alla minaccia del movimento sindacale, buona
parte della classe dirigente liberale, avvertì la minaccia di sovversione anche sulla monarchia e l’ordine costituito.
188. Quando si formò il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna? Chi promosse la sua formazione e con quali
motivazioni?
Il partito socialista rivoluzionario di Romagna si formò nel 1881 grazie ad Andrea Costa, era composto da ceti artigiani,
dalla piccola borghesia e da lavoratori manuali. Lo scopo era quello di evolvere la propaganda popolare, la promozione
dell’organizzazione sindacale e cooperativa dei lavoratori per la partecipazione alla lotta amministrativa e politica.
189. Quali erano i principali motivi ed elementi che alimentavano la prospettiva ideale del movimento
internazionalista in Italia?
Il movimento internazionalista in Italia si diffuse seguendo le idee e le esperienze promosse da Bakunin, in quanto si
rivolgeva ai ceti rurali e si dimostrava più adatto alla ribellione contadina. Alla base di questo movimento vi era la
creazione di una nuova società e la soppressione dell’ordine esistente. Attraverso una rivoluzione in cui il ceto dei
contadini e in generale le masse diseredate e sfruttate sarebbero state le forze protagoniste. Si adattò meglio in Italia
in quanto non era ancora molto sviluppata dal punto di vista industriale e la maggior parte del popolo era di contadini
e così esponenti come Costa, Cafiero e Malatesta fecero crescere il movimento internazionalista. Nel 1872 a Rimini si
svolse il primo congresso della federazione italiana dell’associazione internazionale dei lavoratori, 21 sezioni
intervennero sulla linea bakuniana. Negli stessi anni, vennero organizzati moti insurrezionali che si rivolsero ai
contadini, ma l’esito fu fallimentare. Ciò indusse Costa a rivedere la linea seguita fino ad allora, optando per la
definizione di un programma più concreto di azione, che anzitutto prevedeva la creazione di un vero e proprio partito.
190. Quando nacque la II Associazione Internazionale dei Lavoratori? Quali caratteristiche aveva? Quali
caratteristiche avevano i partiti che la componevano? VEDI lez 7 2)
La II Internazionale nacque nel 1889 e appariva come una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. Venne
stabilito un programma di misure di legislazione sociale, si sollecitarono i proletari a entrare nei partiti socialisti dei
vari paesi per prendere parte alla vita politica e alla conquista del potere politico. Questa federazione svolse una
funzione di coordinamento di tutto il movimento operaio, soprattutto attraverso i congressi. La tendenza dei partiti a
prevalere fu marxista, rivoluzionaria e una riformista, di cui della prima si affermò il principio della lotta di classe sul
piano politico e si riaffermò la necessità di accettare il confronto tra istituzioni borghesi con lo scopo di conseguire gli
obiettivi che avrebbero portato all’affermazione del socialismo. Da quest’organizzazione furono espulsi gli anarchici,
in quanto rifiutavano a priori la partecipazione all’attività politica parlamentare.
191. Argomentare brevemente sul revisionismo marxista? Quali furono i principali interpreti del revisionismo
marxista? Vedi lez 8 1) 2)
In seguito al forte sviluppo dell’industria, avvenuto dopo il 1895 -96, che nei paesi più progrediti condusse ad un
marcato miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, specialmente i più qualificati, il movimento operaio e
socialista venne dividendosi fra revisionisti e marxisti ortodossi. I “revisionisti” erano coloro che auspicavano una
revisione della concezione rivoluzionaria marxista alla luce dei mutamenti verificatisi nella situazione politica e sociale.
Il revisionismo marxista fu quel movimento operaio che identificava nella mobilitazione e nell’azione operaia il
principio della battaglia socialista con lo scopo di ottenere riforme e mutamenti graduali per una democratizzazione
delle situazioni dei lavoratori. I principali interpreti furono il tedesco Bernstein, il rosso Lenin e il francese Sorel.
192. Quando si formò il Partito Operaio Italiano? Chi furono i principali esponenti del POI? Vedi lez 9 3)
Il partito operaio italiano si formò a Milano nel 1882, tra i principali esponenti vi sono: il guantaio Giuseppe Croce, il
tipografo Augusto Dante e il commosso viaggiatore Costantino Lazzari. Il partito escludeva a priori qualsiasi
infiltrazione borghese, infatti era formato da lavoratori manuali, rivendicava la legittimità della lotta di resistenza,
dello sciopero infine sosteneva la lotta democratica mazziniana.
193. Quando si costituirono le prime leghe di resistenza e le Camere del lavoro in Italia? In seguito a quali processi
economici e sociali?
Tra il 1882-1885 con i primi grandi scioperi agricoli nelle campagne padane (agitazioni contadine e bracciantili di
notevole intensità), organizzati dal movimento delle boje (bolle), il quale protestava per il salario basso e per le
disagiate condizioni di vita e di lavoro a cui erano soggetti i contadini. Le leghe erano le unità organizzative di base del
movimento sindacale agricolo allora in formazione.
Sul finire del secolo si formarono anche le prime Camere del Lavoro, le organizzazioni sindacali territoriali.
Inizialmente le Camere del lavoro si presentarono come organismi sostanzialmente “apolitici”, proprio per cercare di
offrire un rimedio ai problemi della disoccupazione e dello sfruttamento a cui erano soggetti i lavoratori, offrendo
servizio di collocamento gratuito e gestito dagli stessi lavoratori (in palese alternativa agli uffici privati che
generalmente si configuravano come strumenti di sfruttamento della classe lavoratrice). L’altra funzione assunta dalle
Camere del lavoro furono quelle di informazione statistica e di arbitrato, cioè di arbitro dei contrasti sociali, esercitata
attraverso la costituzione di commissioni arbitrali con la presenza di soggetti terzi e sopra le parti con le quali le
camere del lavoro intervenivano per la composizione dei conflitti di lavoro.
Successivamente alle finalità del collocamento e dell’arbitrato se ne aggiunsero altre collaterali, prevalentemente di
natura assistenziale e previdenziale, ricreative e culturali, di indagine statistica sulle condizioni dei lavoratori.
Gradualmente le Camere del lavoro vennero politicizzandosi, orientandosi sempre più verso il rivendicazionismo e
l’assunzione di finalità di classe, volgendo il loro interesse in maniera crescente verso la tutela degli interessi generali
dei lavoratori, assumendo la funzione esplicita di coordinare e organizzare l’attività di resistenza dei lavoratori
stessi, per un po’ più di paga e meno ore di lavoro. Nel 1891 a Milano si costituì la Camera del Lavoro, il cui Statuto
fu assunto a modello negli anni seguenti da quelle che seguirono
194. Che cosa furono i Fasci Siciliani?
I Fasci Siciliani fu un movimento nato e diffuso in Sicilia tra il 1892-1893, sostenuto da organizzazioni popolari dove per
fasci si intendeva l’unione, la lega fra i lavoratori. Il peso della pressione fiscale, più la crisi agraria (crisi dovuta alla
chiusura del mercato francese per l’esportazione di agrumi e vino, l’aumento del prezzo del pane e delle imposte), più
l’aspirazione dei contadini al possesso della terra da coltivare, portò alla protesta. I lavoratori protestavano per la crisi
della miniera di zolfo (la cui produzione subiva la concorrenza americana). Il movimento dei fasci aveva un’aspirazione
democratica e socialista, invasero terre, presero d’assalto municipi ecc. Per sedare queste manifestazioni Giolitti
chiede ai proprietari terrieri di approvare dei provvedimenti per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, sia nelle
campagne che nelle città.
195. Quando si costituì il Partito dei Lavoratori Italiani? Quali erano i punti fondamentali della sua piattaforma
programmatica? Quando assunse la denominazione di Partito Socialista Italiano?
Si costituì nel 1892, a Genova, dopo la riunione fra F. Turati, Camillo Prampolini e Anna Kulisciof. I punti fondamentali:
l’affermazione del principio di lotta di classe; l’indicazione della meta finale nella socializzazione dei mezzi di lavoro
(terra, miniere, fabbriche ecc) e la gestione sociale della produzione attraverso la lotta sindacale ed economica,
affidata alle associazioni di arte e mestiere, per conseguire i miglioramenti immediati della vita operaia; e la lotta
elettorale, per conseguire la conquista dei pubblici poteri (Stato, Comuni, Amministrazioni Pubbliche). La lotta
sindacale ed economica era affidata solo alle camere del lavoro e alle associazioni di categoria le quali potevano
essere composte e dirette solo da operai. Nel 1893 il partito modificò il nome in Partito Socialista dei Lavoratori
Italiani, per giungere poi a quello definitivo di Partito Socialista Italiano nel 1895.
196. Chi era Filippo Turati? Perché la sua figura riveste importanza fondamentale nella storia della sinistra italiana?
Nasce da una famiglia di alta borghesia lombarda, matura l’idea di aderire al marxismo, in quanto possedeva
un’elaborazione teorica per poter guidare l’azione del movimento operaio. Insieme ad Antonio Labriola sente
l’esigenza di affermare in Italia una cultura socialista ispirata ai principi del socialismo scientifico. Costituisce la lega
socialista milanese, per raccogliere socialisti e operai (escludeva gli anarchici). Nel 1892, a Genova, crea il partito dei
lavoratori italiani (successivamente Partito Socialista dei Lavoratori Italiani e infine Partito Socialista Italiano). Turati
riveste particolarmente importanza nella storia della sinistra italiana perche fu il primo a dare vita ad un partito
autenticamente socialista.
197. Quando e dove fu fondata la Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori?
In un primo tempo l’internazionalismo socialista si diffuse in Italia con un orientamento ispirato più alle idee di
Bakunin che non a quelle di Marx. A partire dal 1871 Bakunin divenne il principale punto di riferimento in Italia delle
sezioni dell’Internazionale che iniziarono a diffondersi a ritmo crescente nel paese. La crescita del movimento
internazionalista in Italia fu opera soprattutto di alcuni militanti anarchici come Andrea Costa, Carlo Cafiero e Errico
Malatesta. Nel 1872 a Rimini si svolse il I Congresso della Federazione Italiana dell’’Associazione Internazionale dei
Lavoratori al quale intervennero ben 21 sezioni decisamente schierate sulla linea bakuniana. Costa, Cafiero e
Malatesta si attivarono in quegli anni nell’organizzazione di una serie tentativi e moti insurrezionali che si rivolsero
soprattutto ai ceti contadini ma il cui esito fu fallimentare. Ciò indusse Costa a rivedere la linea seguita fino ad allora,
optando per la definizione di un programma più concreto di azione, che anzitutto prevedeva la creazione di un vero e
proprio partito.
198. Quale fu la linea politica seguita da Crispi come capo del governo?
Crispi, siciliano ma di origini albanesi, fu il primo meridionale a guidare il Governo del paese. Egli era massone e
fortemente anticlericale, era stato un convinto patriota mazziniano e garibaldino per poi divenire un sostenitore della
monarchia in funzione di garanzia per l’Unità nazionale, un acceso ammiratore di Bismarck e un sostenitore della sua
politica di conservatorismo autoritario, temperata dall’approvazione di programmi di politiche assistenziali intraprese
in chiave di paternalismo sociale. Queste peculiarità caratteriali e di atteggiamento politico di Crispi si ripercossero in
un certo qual modo sulla sua politica che presentò aspetti contraddittori, venendo a conciliare elementi di
autoritarismo, di razionalizzazione e di apertura sul piano sociale. L’avvento di Crispi fu accolto con un generale favore
da parte dell’opinione pubblica: la Sinistra lo vedeva di buon occhio per i suoi trascorsi patriottici e mazziniano -
garibaldini, la Destra riponeva in lui speranza e fiducia per i suoi annunciati propositi di intraprendere una politica
governativa che acquisisse caratteristiche di maggiore forza e autorevolezza. Crispi effettivamente si presentò come
colui che avrebbe dato nuova forza e vigore allo Stato italiano. Accentrò su di sé i ruoli chiave del Governo: assunse
oltre alla guida del governo, quella del Ministero degli Interni e del Ministero degli Esteri. Cercò di rafforzare il potere
statale, da un lato, ricorrendo al potenziamento del potere dell’esecutivo rispetto al parlamento, dall’altro,
procedendo ad una riorganizzazione degli apparati amministrativi centrali e periferici dello Stato in senso ancor più
accentrato, avviando fin da subito una vasta iniziativa legislativa in tal senso. Tali provvedimenti furono accompagnati
da altri che parvero caratterizzati in senso progressista: fu ad esempio il caso della Legge comunale e provinciale,
approvata nel 1888, che allargò il suffragio per le elezioni amministrative (il diritto di voto fu riconosciuto a tutti i
maschi maggiorenni che pagassero 5 lire di imposte e sapessero leggere e scrivere) e rese elettivi i sindaci dei comuni
con più di 10.000 abitanti. Si introdusse però un altro organo di controllo sull’operato dei Comuni: la Giunta
Provinciale Amministrativa con a capo i Prefetti. Varò tutta una serie di riforme che apportarono concreti vantaggi ai
lavoratori. Nel 1889 fu approvato il nuovo Codice Penal che aboliva la pena di morte e non negava il diritto di
sciopero, riconoscendone implicitamente la legittimità; il Codice rifletteva le tensioni esistenti fra lo Stato e la Chiesa
perché puniva le offese allo Stato da parte dei ministri del culto. La portata di questi elementi progressivi era però
temperata e in un certo qual modo contraddetta dall’approvazione di una nuova Legge di Pubblica sicurezza, varata
nel 1889, che poneva sotto controllo le manifestazioni e le riunioni pubbliche e lasciava alla polizia ampi poteri
discrezionali. Altra legge importante approvata in questi anni fu la Legge sanitaria del dicembre 1888 con la quale si
affermava il principio di intervento dello Stato a sostegno della salute pubblica considerata come bene, patrimonio
della Nazione.
Sul versante della politica estera Crispi si adoperò per accreditare l’Italia nel ruolo di grande potenza in ambito
coloniale, soprattutto dopo il rinnovo della Triplice Alleanza firmato già nel 1887 dal precedente governo. Il
consolidamento dell’impegno italiano, nell’ambito della Triplice Alleanza, per Crispi doveva essere utile all’Italia sia per
garantirsi da eventuali e nuove imprese francesi nel Mediterraneo, sia per una ripresa della politica coloniale.
Sul finire del 1887 il governo inviò a Massaua un nuovo corpo di spedizione; nel 1890 i territori italiani furono
riorganizzati con il nome di Colonia Eritrea, mentre si profilava sempre più concretamente l’avvio di una nuova
impresa coloniale in Somalia. Proprio le diffidenze alimentate, in seno alla maggioranza stessa che sosteneva Crispi,
dalla eventualità di una più attiva politica coloniale furono alla base della caduta del governo, che lo inducono alle
dimissioni nel 1891. Caduto il governo Giolitti, ritorna Crispi 1893-1896.
I primi atti del suo governo furono esattamente quelli che la borghesia conservatrice si attendeva da lui, chiamato ad
assumere il ruolo dell’“uomo forte” , richiesto da una fase politica durante la quale l’ordine pubblico pareva
compromesso da gravi minacce insurrezionali. Crispi proclamò lo stato d’assedio in Sicilia e operò militarmente la
repressione dei Fasci Siciliani così come del movimento anarchico in Lunigiana; i principali esponenti dei due
movimenti furono imprigionati. Questa politica autoritaria e repressiva fu estesa arbitrariamente da Crispi contro
tutte le organizzazioni operaie e socialiste: nell’ ottobre del 1894 il Partito Socialista e le organizzazioni sindacali
vennero messe fuori legge.
A determinare la caduta di Crispi fu infine, non solo il riemergere delle sue responsabilità nello scandalo della Banca
Romana, ma soprattutto il fallimentare esito della guerra in Africa. La sconfitta di Adua,1896, un vero massacro per gli
italiani e Crispi fu costretto a dimettersi.
199. Perché Andrea Costa ebbe un ruolo chiave nello sviluppo del socialismo e del movimento operaio in Italia?
Vedi lez 6 4) e punto 178 paniere
200. Illustrare le principali caratteristiche della Società di Mutuo Soccorso in Italia vedi lez 6 1)
201. Quando nacque la I Associazione Internazionale dei Lavoratori e quali caratteristiche ebbe? Vedi lez 6 2)
202. Indicare i principali contenuti del "capitale"
Il Manifesto fu scritto nel 1848, quando Marx ed Engels, ritenevano la prospettiva rivoluzionaria vicina. Il fallimento
dei moti rivoluzionari del ‘48 indusse però Marx, costretto all’esilio a Londra, a riformulare e ripensare le sue
teorizzazioni, a considerare il problema della rivoluzione in senso più problematico e complesso. A Londra Marx, grazie
anche al sostegno finanziario di Engels, si dedicò agli studi di economia politica e proprio l’analisi economica
caratterizzò la sua concezione di socialismo cosiddetto “scientifico” perché risultante da uno studio scientifico, da
un’analisi economica condotta sul sistema di produzione e distribuzione capitalistico. Il risultato dei suoi studi
economici trovò una formulazione dottrinaria più matura nell’opera “il Capitale” il cui primo volume uscì nel 1867,
mentre gli altri volumi furono pubblicati da Engels, nel 1885 e nel 1894, dopo la sua morte (1883). Il Capitale si
presenta innanzitutto come una puntuale descrizione del capitalismo e delle leggi che regolano il funzionamento del
sistema di produzione capitalistico. La base della dottrina marxista è la teoria del valore lavoro, che aveva ripreso e
sviluppato da Ricardo, giungendo alla conclusione che l’essenza del sistema capitalistico consisteva nello sfruttamento
della forza lavoro: il valore delle merci, sosteneva Marx, era dato dalla quantità di lavoro socialmente necessario per
produrle; il profitto del capitalista consisteva di una parte di lavoro non pagato che chiamava plusvalore.
Nell’appropriazione di questo plusvalore e nella conseguente miseria dei lavoratori, che permettono al capitalista di
realizzare ricchezza, Marx individuava “la legge generale dell’accumulazione capitalistica”.
Nel Capitale Marx : 1) ricostruiva una storia del capitalismo; 2) avanzava una previsione riguardante lo sviluppo del
sistema capitalistico; 3) indicava un programma d’azione che, in attesa degli sviluppi del sistema di produzione
capitalistico, il nuovo soggetto rivoluzionario , il proletariato industriale, avrebbe dovuto intraprendere.
Man mano che si sviluppava, il capitalismo produceva infatti, secondo Marx, i motivi, i fattori che avrebbero condotto
al suo dissolvimento. In particolare Marx evidenziava: 1) la tendenza del capitale a concentrarsi in poche mani era
associata alla costituzione di una moltitudine proletaria sempre più consistente e povera;
2) alla tendenza volta all’espansione, propria del capitalismo e del procedere del suo sviluppo (che si traduceva
nell’impiego e nella creazione di più macchine, in sempre crescenti investimenti e in dilatarsi della produzione) si
manifestava in contrasto l’incapacità da parte del sistema capitalistico stesso di ampliare la sfera di assorbimento dei
suoi prodotti (da questa circostanza Marx faceva derivare le crisi periodioche di sovrapproduzione, le cosiddette “crisi
cicliche” del capitalismo;
3) mentre le forme della produzione industriale andavano organizzandosi in maniera crescente, in contrasto, le forme
della concorrenza assumevano un carattere sempre più anarchico. Quindi Marx concludeva che le stesse leggi, gli
stessi meccanismi di funzionamento che regolavano il sistema di produzione capitalistico avrebbero determinato la
crisi ultima del sistema capitalistico stesso.
La pubblicazione di quest’opera segnò una svolta fondamentale nella storia del movimento operaio e in generale nella
cultura occidentale. Per la prima volta infatti si prospettava l’avvento del socialismo non come un sogno utopico di un
mondo migliore, il cui concretizzarsi si collegava al buon esito di un’azione insurrezionale ma come il risultato di leggi
scientifiche attraverso le quali si svolgeva lo sviluppo economico e come il frutto dell’azione cosciente della classe
proletaria organizzata, Il socialismo per la prima volta acquisiva le sembianze di “necessità storica” diveniva una
previsione ricavata da un’analisi scientifica. Agli occhi dei lavoratori e dei militanti socialisti, Marx appariva come il
teorico del “materiaslimo storico”, come colui che aveva indicato nella classe proletaria la protagonista sociale del
processo rivoluzionario in atto, ma anche come lo studioso di economia che, attraverso un’analisi scientifica delle leggi
e dei meccanismi propri dell’economia capitalistica, era riuscito a rivelarne le contraddizioni, si presentava cioè come
lo studioso che nel settore delle scienze sociali aveva portato una nuova verità.
203. Illustrare il fenomeno dello squadrismo fascista. Quando si sviluppo'? Quali furono i suoi obiettivi e le sue
modalità d'azione?
Il periodo precedente alle elezioni del 1921 vide un’Italia sconvolta dall’azione violenta squadrista. La rappresaglia
delle squadre d’azione contro i partiti di sinistra aveva toccato vertici molto alti di violenza, tanto che le leghe operaie
e le organizzazioni socialiste erano state sciolte e distrutte fisicamente dall’azione dell’estrema destra. Tutto ciò era
agevolato dalla condotta complice di parte della classe dirigente che utilizzava i fascisti per combattere i “rossi”. Anche
Giolitti utilizzò il Fascismo per arginare e moderare le richieste socialiste, ma in un secondo tempo adottò la strategia
di “costituzionalizzazione” per cercare di ricondurre il movimento fascista a un atteggiamento meno violento e
assimilabile nello schieramento liberale per renderlo innocuo. Secondo la sua idea il fascismo, una volta entrato in
Parlamento, avrebbe abbandonato il proprio carattere eversivo e sarebbe rientrato nella legalità. Per attuare il piano
sciolse la Camera e chiamò nuove elezioni nel maggio 1921, agevolando la formazione di Blocchi nazionali, ovvero
coalizioni di gruppi “costituzionali” formati da conservatori, democratici, liberali e fascisti. L’obbiettivo era quello
di contrastare la crescita dei movimenti di massa. Quest’azione fece scatenare le forze fasciste, che nei mesi
preelettorali seminarono il panico e distrussero ogni tipo di libertà elettorale e di espressione, sabotando la
propaganda socialista violentemente. Il risultato fu l’entrata in Parlamento di ben 35 deputati fascisti
204. Illustrare le circostanze delle elezioni del 1921 in Italia e gli schieramenti che si confrontarono durante questa
consultazione elettorale.
Nell’ottica di usare la violenza del fascismo per contenere le richieste dei socialisti e popolari inserì la decisione di
Giolitti stesso di indurre lo scioglimento della Camera e di arrivare alle nuove elezioni del maggio 1921, in vista delle
quali, proprio per arginare la crescita dei partiti di massa (socialista e popolare), forma i “blocchi nazionali”, liste di
coalizione formate dai gruppi “costituzionali”( conservatori, liberali e democratici) all’interno dei quali volle che
fossero inclusi anche i fascisti, convinto della sostanziale irrilevanza di questa movimento e soprattutto fiducioso nella
progressiva “costituzionalizzazione” dell’azione fascista. In realtà in tal modo Giolitti e la classe dirigente liberale
offrirono ai fascisti un’occasione di legittimazione senza pretendere nulla in cambio, sul fronte della rinuncia ai metodi
violenti e illegali. Proprio in occasione delle elezioni le violenze fasciste, al fine di condizionarne gli esiti, si
intensificarono. Nonostante il dilagare delle violenze fasciste, in seguito alle elezioni Giolitti non ottiene la
maggioranza desiderata in Parlamento e si dovette dimettere, invece il Partito fascista entrava in Parlamento con
Mussolini a capo.
205. Illustrare circostanze, fatti, situazioni, accadimenti delle elezioni del 1924 in Italia.
Quando si giunse alla discussione della nuova legge elettorale, Mussolini, per sbaragliare la probabile opposizione
popolare, ricorse ad esplicite minacce rivolte al clero e all’Azione Cattolica, inducendo Sturzo ad abbandonare la
segreteria del Ppi, in seguito ad un invito ufficioso che gli era stato rivolto dalla Santa Sede. Liberatosi di Sturzo, il più
ingombrante e insidioso tra i suoi alleati di governo, Mussolini procedette a rinsaldare il ruolo di supremazia ricoperto
dal fascismo, assicurandosi una salda maggioranza in parlamento. Riuscì nell’intento attraverso la predisposizione di
una nuova legge elettorale maggioritaria, approvata nel luglio del 1923, redatta dall’allora sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Giacomo Acerbo. La legge prevedeva di favorire la lista che avesse riportato, con almeno il 25
% dei voti, la maggioranza relativa, assegnando ad essa i 2/3 dei seggi, mentre l’altro terzo sarebbe stato ripartito
proporzionalmente fra le altre liste.
Contro la legge votò il gruppo dei deputati socialisti e comunisti, la sinistra liberale e i popolari che riconoscevano in
Don Sturzo la loro guida. All’inizio del 1924 la Camera fu sciolta, molti liberali, fra i quali Orlando e Salandra, e alcuni
cattolici più conservatori, accettarono di candidarsi insieme ai fascisti, formando e confluendo in Liste nazionali che in
tutti i collegi si presentarono sotto il simbolo del fascio. Come in occasione delle elezioni del 1921 si riformavano i
blocchi di fascisti, di liberali e di democratici ma questa volta i fascisti ricoprivano nelle liste un ruolo prioritario. Le
forze antifasciste (i due partiti socialisti, i comunisti, i popolari, i liberali che si opponevano al fascismo guidati da
Giovanni Amendola) non riuscirono a coalizzarsi mettendo da parte, in nome dell’opposizione al fascismo, i motivi che
li ponevano in disaccordo. Si presentarono alle elezioni ciascuno con proprie liste e la sconfitta, già probabile per via
del nuovo meccanismo elettorale, fu inevitabile anche se, stando ai numeri, non si rivelò così disastrosa come avrebbe
potuto essere. Le elezioni del 1924 si erano svolte in un clima di violenza fascista dilagante. Le violenze proseguirono
anche nei giorni successivi alle elezioni. Una volta riaperta la Camera, Giacomo Matteotti, segretario del Partito
Socialista Unitario, denunciò dai banchi del Parlamento le violenze e le illegalità che avevano accompagnato tutta la
campagna elettorale e le stesse consultazioni elettorali, contestandone, proprio alla luce di questi fatti la validità. Un
mese dopo Matteotti fu rapito da un gruppo di squadristi, caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate. L’uccisione
di Matteotti rappresentava l’ultimo e il più clamoroso di una lunga serie di gravi atti di violenza che in questa fase
coinvolsero anche altri esponenti più in vista dell’opposizione, come Nitti e il liberale Giovanni Amendola. Quello che
emergeva chiaramente era che non c’era speranza di un’evoluzione costituzionale del fascismo, coltivata anche da
numerosi esponenti della classe liberale: il fascismo mostrava di non voler rinunciare all’uso della violenza, rivelandosi
parte costitutiva del fascismo. Il delitto Matteotti rappresentò un momento di vera e propria crisi per l’ascesa, fino ad
allora inarrestabile, di Mussolini al potere: Mussolini procedette a sostituire il capo della polizia, ordinò alcuni arresti
di esponenti fascisti e rinunciò egli stesso alla carica di Ministro degli Interni, che deteneva, chiamando al suo posto il
nazionalista Luigi Federzoni, uomo che godeva della fiducia della Corona. Per protestare contro questo atto gravissimo
i deputati socialisti (unitari e massimalisti), popolari, comunisti, repubblicani, liberali seguaci di Amendola, nel corso di
una riunione svoltasi a Montecitorio, decisero di non prendere più parte ai lavori della Camera fino a quando non
fossero ristabilite condizioni di effettiva legalità, rimarcando il fatto che prendere parte ai lavori parlamentari in quelle
circostanze di legalità democratica gravemente compromessa non aveva senso (ritirando “sull’Aventino le loro
coscienze”).
206. In cosa consistette la "Secessione dell'Aventino"?
L’astenersi dalla partecipazione ai lavori parlamentari da parte degli oppositori del partito fascista (socialisti, popolari,
liberali, comunisti, repubblicani) in seguito all’uccisione di Matteotti e la violenza utilizzata. Si ritirano sull’Aventino,
rimarcando il fatto che prendere parte ai lavori parlamentari in quelle circostanze di legalità democratica gravemente
compromessa non aveva senso. Speravano in un intervento del re per ristabilire la legalità e in una caduta del governo
attaccato dall’indignazione dell’opinione pubblica e dalla questione morale.
207. Quando venne costituita la MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale)? Perché la sua costituzione
rappresentò una grave violazione della legalità?
Costituita nel 1923, era un’organizzazione armata, agli ordini del capo del governo, con il compito di mantenere
l’ordine pubblico. Rappresentava una grave violazione della legalità costituzionale dello Stato liberale perche si mise
sullo stesso piano dell’esercito e delle forze di polizia, ai quali era affidato tradizionalmente l’ordine pubblico e
l’esecuzione delle leggi dello Stato.
208. In cosa consistette la strategia di "costituzionalizzazione" perseguita da Giolitti nei confronti del fascismo?
Giolitti con la strategia di costituzionalizzazione del fascismo voleva orientare il movimento in senso più moderato,
assimilabile dallo schieramento liberale e per arginare i partiti di massa, socialisti e popolare, volle formare dei blocchi
nazionali, ovvero liste elettorali di coalizione formate da gruppi costituzionali conservatori liberali democratici, nei
quali vuole inserire anche i fascisti con la convinzione che questo movimento era ancora rilevante e poteva condurlo
verso una costituzionalizzazione.
209. Perché secondo Marx la solidarietà di classe rappresentava il vero elemento di forza della classe proletaria?
Trovandosi nella stessa condizione di lavoro, di miseria, di subordinazione e di sfruttamento in fabbrica, si poteva
acquistare maggiore consapevolezza per far emergere la volontà di riscossa e forza sul piano nazionale e
internazionale, dato che l’interesse dei proletari era lo stesso in tutto il mondo; questo dato oggettivo rappresentava,
secondo Marx, la condizione indispensabile del successo della lotta rivoluzionaria che il proletariato avrebbe dovuto
intraprendere, di qui l’invito e l’esortazione che concludeva Il Manifesto “proletari di tutti i paesi unitevi!”. Marx aveva
così tracciato per il proletariato europeo un programma rivoluzionario da concretizzarsi nel breve periodo,
teorizzando le prime linee di una nuova concezione di socialismo. Nel Manifesto Marx proponeva e impostava infatti
anche un programma politico per il proletariato, soggetto protagonista della rivoluzione, che decretando l’abolizione
della proprietà privata, cioè borghese, avrebbe portato ad un nuovo e diverso assetto delle forme della produzione e
ad un nuovo, diverso e corrispondente ordinamento sociale.
210. Quali furono i principali provvedimenti di riforma introdotti da Francesco Crispi?
Francesco Crispi riorganizzò e realizzò l’apparato statale, oltre a essere presidente del consiglio, si autoproclamò
Ministro degli Interni e degli Esteri, introdusse diversi provvedimenti come la legge comunale e provinciale, la Legge di
pubblica sicurezza, introdusse il Nuovo codice Penale, la Legge Sanitaria e in politica estera rinnovò l’accordo della
Triplice Alleanza, con due clausole più favorevoli per l’Italia: con l’Austria per la modifica dei territori e con la
Germania che avrebbe dovuto affiancare l’Italia in caso di eventuali conflitti.
211. Quali erano i contenuti fondamentali del Manifesto del Partito Comunista?
Nel Manifesto Marx proponeva una concezione nuova della storia, oltre che un programma politico. In esso il
comunismo non veniva presentato come un programma di carattere politico e sociale che poteva o non poteva
tradursi in realtà, ma piuttosto come un movimento che aveva origine dalla stessa società contemporanea, a causa
della stessa struttura di questa società. Nel Manifesto inoltre si chiariva in maniera evidente come il primo obiettivo
della classe proletaria fosse la conquista del potere politico. Marx presentava tutta la storia come storia di lotte di
classi. Tutta la storia era la storia di antagonismi tra oppressi ed oppressori e nell’età presente la società appariva
divisa in borghesia e proletariato. La borghesia contemporanea era essa stessa il prodotto di una serie di
trasformazioni nei modi di produzione e di traffico (grande industria, affermarsi del mercato su scala mondiale) e
deteneva il monopolio del potere nello Stato rappresentativo: il potere statale moderno, secondo Marx, non era altro
che un comitato che amministrava gli affari comuni di tutta la classe borghese. Marx nel Manifesto evidenziava
comunque la funzione rivoluzionaria che la borghesia aveva giocato nell’avvento della società moderna, per il fatto di
aver provocato la dissoluzione del sistema feudale e per aver ampliato le forze produttive come mai prima si era
verificato, facendo avanzare il progresso civile. La borghesia non poteva continuare ad esistere “senza rivoluzionare
continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali” al fine di
diffondere l’industrialismo. Così facendo la borghesia aveva fatto emergere la classe a sé antagonistica, il proletariato:
la classe degli operai moderni, i salariati che per vivere sono costretti a vendere la loro forza lavoro. Con la divisione
del lavoro, introdotta dall’industrialismo, cioè con la scomposizione del processo produttivo in una serie di operazioni
semplici affidate ciascuna ad un lavoratore o a gruppi di lavoratori diversi, l’operaio- secondo Marx- era divenuto “un
semplice accessorio della macchina”. Da tale sua nuova condizione faceva discendere il fatto che il suo salario tendeva
ad essere ridotto “ai mezzi di sussistenza dei quali egli ha bisogno per il proprio mantenimento e per la riproduzione
della specie”. Marx ed Engels avevano rilevato come la tendenza in atto fosse quella di un processo di crescente
impoverimento cui era soggetto il proletariato. Giunto al punto massimo del suo sviluppo il sistema capitalistico
sarebbe crollato sotto il peso delle sue contraddizioni. Marx ed Engels indicavano una sola strada da intraprendere per
porre le basi di un nuovo sistema dei rapporti di produzione e di un nuovo ordinamento sociale a questo
corrispondente, cioè la lotta del proletariato sulla borghesia e la conquista del potere politico da parte del proletariato
come classe.
212. Quali furono i principali riferimenti ideali e teorici di Karl Marx ?
Il pensiero di Hegel, gli economisti classici inglesi e il socialismo francese. Di Hegel condivideva la visione della storia
come un divenire in perenne trasformazione, guidata da un principio razionale, ma ne rifiutava l’idealismo in quanto
per Marx il principio che guida la storia non risiede in una provvidenza ideale che guida gli uomini, ma la sua origine
sta nei rapporti sociali o nelle strutture economiche a cui gli uomini hanno dato vita. Dagli economisti classici inglesi
(da Smith e Ricardo Marx riprese l’analisi e la descrizione dei meccanismi di funzionamento dell’allora nascente
capitalismo moderno), e il socialismo francese (approvò gli elementi di critica espressi verso l’ordinamento sociale
esistente ma evidenziò che nessuno di loro era riuscito a individuare nello sviluppo capitalistico stesso il motivo, la
radice del suo superamento).
213. Illustrare la dottrina del materialismo storico e spiegare quale fu la sua importanza per la storia politica, sociale
e del pensiero politico dell'Ottocento e del Novecento.
Il materialismo storico fu quell’orientamento filosofico caratteristico di Marx, secondo il quale i rapporti di produzione
sono la base della struttura sociale, delle forme politiche e degli orientamenti culturali. Il motivo base del
materialismo storico consisteva nel fatto che la storia era governata da fattori materiali e che questi fattori erano di
carattere economico cosicché la storia era basata sull’economia e il resto (relazioni politiche, giuridiche, arte, religione
ecc.) costituiva la “sovrastruttura”. La storia non è che la storia dei rapporti di produzione, e le idee dominanti sono
sempre le idee della classe dominante, cioè della classe che ha a propria disposizione i mezzi della produzione
materiale. La classe rivoluzionaria è quella che rappresenta tutta la società. Marx fa corrispondere la classe dominante
alla borghesia e alla classe rivoluzionaria il proletariato (gli operai delle industrie). Dalla metà dell’800 si diffonde la
consapevolezza degli operai della loro situazione come coscienza di classe e dei principi base del comunismo. La
rivoluzione comunista che invaderà gli stati a partire dalla Russia con Lenin, porterà alla continua lotta della
popolazione alla fine del capitalismo e soprattutto alla concezione della società divisa in classe .
214. Illustrare i momenti salienti della vicenda biografica di Karl Marx
Marx nasce nel 1818 da una famiglia ebraica borghese. Prende il dottorato a Berlino in filosofia. A Berlino entra a far
parte di un gruppo della sinistra hegeliana. Collabora alla “Gazzetta Renana”, un giornale di orientamento liberale, ma
dopo l’abolizione di quest’ultimo, si trasferisce a Parigi dove dà vita ad una nuova rivista “Annali franco-tedeschi”, fu
soprattutto in questi anni che Marx strinse con Engels quei legami di amicizia e di collaborazione che si sarebbero
mantenuti per tutto il corso della sua vita, i cui primi risultati furono due saggi, La sacra famiglia (1845) e L’ideologia
tedesca (1846), in queste opere mise a punto le prime linee di quell’orientamento filosofico (il materialismo storico)
che fu caratteristico di Marx, secondo il quale i rapporti di produzione sono la base della struttura sociale, delle forme
politiche e degli orientamenti culturali. Nel 1846 fu costretto a lasciare Parigi e si stabilì a Bruxelles dove con Engels
fondò un Comitato di corrispondenza comunista; aderì alla Lega dei Giusti (la prima organizzazione internazionale
comunista) che nel 1847 mutò il nome in “Lega dei comunisti”, la quale conferì a Marx ed Engels il compito di scrivere
il “Manifesto” (1848). Marx costretto all’esilio a Londra inizia gli studi in economia politica che porteranno alla
formazione di un’opera più matura il “Capitale”.
217. Perché si afferma che la linea politica seguita da Francesco Crispi alla guida del governo si caratterizza per
aspetti peculiari e contraddittori? Vedi punto 198 paniere
218. Chi era Francesco Crispi? Vedi 198
Esponente della Sinistra Storica e ministro degli interni del governo Depretis, lo sostituisce alla guida del gov nel 1887.
219. Illustrare la concezione di "dittatura del proletariato" nel pensiero di Karl Marx vedi lez 5 2)
220. Quale fu la strategia di espansionismo seguita da Hitler dal 1933 al 1939? Quali furono i paesi bersaglio dei suoi
progetti di espansione?
Nel 1934 nasce il Terzo Reich (il Terzo Impero), si instaura la dittatura in Germania, Hitler si propose di realizzare gli
obiettivi del pangermanesimo e si avviò a tradurre in pratica il suo progetto politico imperialista basato sulla volontà di
potenza e di espansione territoriale. Quali fossero le sue intenzioni in politica estera fu evidente sin dalle sue prime
iniziative: nell’ottobre del 1933 decise il ritiro della delegazione tedesca dalla Conferenza internazionale di Ginevra
dove le grandi potenze (Urss e Usa comprese) cercavano un accordo sulla limitazione degli armamenti e pochi giorni
dopo decise il ritiro della Germania dalla Società delle Nazioni, dimostrando chiaramente la volontà di distaccarsi
dagli accordi stabiliti a Locarno nel 1925. Altro avvenimento significativo si verificò in Austria nel 1934 quando alcuni
gruppi di nazisti, in contatto con i nazisti in Germania, operarono un violento colpo di stato e uccisero il cancelliere
Dolfuss per tentare di rovesciare il governo austriaco e favorire l’unificazione tra Austria e Germania: il tentativo non
andò a buon fine perché il pericolo dell’invasione tedesca in Austria provocò l’immediato intervento di Mussolini (non
ancora alleato di Hitler), che inviò al confine con il Brennero alcune divisioni italiane pronte ad entrare in azione per
reprimere l’eventuale colpo di forza da parte della Germania.
Poco dopo, nell’aprile del 1935, Hitler decise di reintrodurre in Germania la coscrizione obbligatoria, vietata dal
Trattato di Versailles. Fu allora che i rappresentanti di Italia, Francia e Gran Bretagna si riunirono a Stresa per
condannare il riarmo tedesco e confermare la validità dei Patti di Locarno.
Fu questo l’ultimo episodio di solidarietà tra le potenze vincitrici del I conflitto mondiale, dopo pochi mesi infatti,
l’episodio di aggressione italiana all‘Etiopia avrebbe creato i primi contrasti tra esse, con il progressivo avvicinarsi
dell’Italia e della Germania.
Un aiuto inatteso alle potenze vincitrici della I guerra mondiale, ai fini della sicurezza collettiva, venne in questo
momento dalla Russia, che, fino ad allora, era rimasta esclusa da tutte le iniziative emerse nell’ambito della Società
delle Nazioni, per volontà degli altri paesi ma anche per sua scelta: l’Urss aveva adottato e mantenuto un
atteggiamento di negazione verso le decisioni dei Trattati di Versailles. Stalin decise di cambiare il suo atteggiamento
una volta resosi conto della minaccia che proveniva dall’affermazione di Hitler in Germania e dalla determinazione
dimostrata dal dittatore nazista nel perseguire i suoi progetti tra i quali era compreso anche quello dell’espansione
verso est. Per questo Stalin mutò l’orientamento della sua politica in maniera netta: nel 1934 l’Urss entrò nella Società
delle Nazioni.
Grazie alla politica dell’“appeasement” Hitler procedette rapidamente all’attuazione dei suoi piani: nel marzo del 1938
realizzò l’annessione dell’Austria al Reich tedesco (austriaco di nascita) grazie al fatto che l’Italia era già unita alla
Germania da un patto di amicizia (l’Asse Roma - Berlino del 1936) e nel 1937 aveva aderito al Patto Anticomintern
(stipulato l’anno precedente da Germania e Giappone contro il comunismo internazionale), senza contare poi il
comune impegno nella guerra di Spagna dei due paesi e le vicende della guerra di Etiopia che avevano ancora visto
schierati dalla stessa parte Germania e Italia. Chiede di sciogliere i patti del trattato di Versailles. Rivendica i territori
dei Sudeti (territorio abitato da una maggioranza tedesca) a scapito della Cecoslovacchia. Le potenze occidentali,
credendo fosse l’ultima richiesta, accettano. Nel 1939 Hitler e Mussolini firmano il patto d’acciaio, a conferma di
quanto stabilito nell’asse Roma-Berlino.
221. Illustrare le vicende del "colpo di stato della birreria" in Germania.
Nel 1920 Hitler costitue il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi. Nel 1921 il partito si dotò delle S.A (“i
reparti d’assalto”), cioè di squadre armate di partito guidate dal capitano dell’esercito Ernst Rohm. Il partito faceva
ricorso in maniera sistematica alla violenza per contrastare gli avversari politici. A chiarire la natura eversiva del partito
e i propositi del suo capo fu significativo anche il colpo di Stato di cui Hitler stesso nel 1923 fu tra i protagonisti. Il
colpo di Stato, cosiddetto “della birreria”, avvenne in Baviera, dove molti gruppi politici nazionalisti si erano dati
appuntamento per contestare la decisione del governo centrale di mettere fine alla resistenza passiva per
l’occupazione francese della Ruhr. In questa circostanza Hitler prese contatti con il generale Ludendorff, uno dei capi
dell’esercito tedesco durante la guerra, e si convinse di riuscire a convincere i locali responsabili dell’esercito e le
principali autorità politiche bavaresi a cooperare con lui ad un colpo di stato antirepubblicano. Viste le indecisioni dei
suoi interlocutori, decise di procedere da solo. Il colpo di stato fallì e Hitler si fecce 9 mesi di carcere, dove scrisse
“Mein Kamf” (pubblicato nel 1925, divenne il vero e proprio testo sacro del nazismo)
222. Illustrare le principali riforme approvate in Italia negli anni '70 in Italia? Esplicitare e indicare durante quale
fase politica furono approvate tali riforme. Lez 45 3)
-1970, lo svolgimento delle prime elezioni regionali; ancora nel 1970, in dicembre, venne approvata la Legge Fortuna –
Baslini che introduceva in Italia l’istituto del divorzio.
223. In cosa consistette la formula politica della "solidarietà nazionale" in Italia?
Nel 1978, un nuovo governo monocolore democristiano presieduto da Giulio Andreotti, che vantava l’appoggio di una
maggioranza ampia, comprendente anche il PCI (in quella stessa data avvenne infatti il rapimento, da parte di un
commando brigatista, del presidente della DC, Aldo Moro). Lo scopo era di fronteggiare il terrorismo che stava
perseguitando lo stato Italiano.
224. Cosa furono i Patti Lateranensi? Vedi lez 34 3)
225. Perché si può affermare che il 1956 fu un anno di svolta sul piano internazionale? Quali furono i principali
accadimenti verificatisi durante questo anno?
Per due accadimenti: la destalinizzazione e la rivolta dell’Ungheria. Dopo la morte di Stalin (1953), con Kruscev si inizia
la destalinizzazione. Fu in occasione del XX Congresso del PCUS (partito comunista dell’unione sovietica) che Kruscev
in un rapporto rese evidente la volontà di spezzare la continuità con l’epoca staliniana non solo denunciandone i
crimini, ma anche affermando esplicitamente che le nuove evoluzioni nei due blocchi permettevano di affrontare in
maniera pacifica la competizione con i paesi capitalisti. Iniziava così il processo di destalinizzazione dell’Unione
sovietica che coinvolgeva non solo la sfera politica ma anche quella ideologica ponendo l’inevitabile questione di cosa
dovesse veramente essere una società socialista e di quali dovessero essere le strade per realizzarla. In Polonia e in
Ungheria il rapporto Kruscev fece emergere l’illusione che l’egemonia e il controllo dell’Urss sui suoi paesi satelliti
potesse assumere forme più mitigate o addirittura progressivamente annullarsi. Nel 1956 la smentita delle speranze
suscitate dalla destalinizzazione condusse in questi paesi all’esplosione della rivolta popolare. Sia la Polonia che
l’Ungheria erano dei paesi più industrializzati, maggiormente legati da vincoli culturali all’Occidente e, non ultimo, con
dei leader comunisti nazionali indipendenti dall’URSS e fautori di politiche liberalizzatrici.
Tuttavia, una differenza sostanziale divise le due esperienze contemporanee: mentre in Polonia le sommosse
sviluppatesi dallo sciopero degli operai di Poznan e sostenute dalla Chiesa cattolica, ancora molto forte nonostante le
persecuzioni subite, si risolsero con un compromesso pacifico (la nomina dell’antistaliniano Gomulka a segretario del
partito con il consenso dei sovietici), in Ungheria alla rivolta anti- sovietica e soprattutto all’annuncio dato dal capo del
governo, il “dissidente comunista” Imre Nagy, di voler uscire dal Patto di Varsavia, URSS rispose con la repressione dei
tumulti popolari ,dimostrando il volto intransigente degli alleati anche oltre l’esperienza staliniana. L’invasione dei
carri armati sovietici per le vie di Budapest e la lotta dei soldati con la popolazione civile scossero anche l’Occidente
aprendo una vera e propria crisi ideologica e politica del comunismo e dei partiti comunisti attivi in occidente. Molti
militanti e intellettuali comunisti europei dopo questo episodio traumatico uscirono dai rispettivi partiti per protesta.
226. Quali furono le caratteristiche peculiari del movimento del '68 in Italia? Vedi lez 43 1)
227. In Italia quale fu la stagione del cosiddetto "Autunno Caldo"? Perché fu così importante? Lez 45 2) Il nuovo
ruolo dei sindacati fu in qualche modo consacrato dall’approvazione di una legge “Lo Statuto dei Lavoratori” che
serviva a garantire i diritti sindacali e le libertà dei lavoratori all’interno delle aziende.
228. In cosa consistette il documento dei 14 punti di Wilson? Vedi lez 19 3)
229. Che cosa fu la Società delle Nazioni? Quale fu il suo obiettivo?
Come indicato da Wilson nei 14 punti, a garantire il rispetto del nuovo ordine territoriale e ad assicurare l’avvio di una
nuova stagione di pace avrebbe dovuto provvedere la Società delle Nazioni, un nuovo organismo internazionale che
venne istituito soprattutto per volere degli Stati Uniti alla Conferenza di Versailles. Questa istituzione, in quanto
sovranazionale e rappresentativa di tutti gli Stati, prevedeva nel suo Statuto la rinuncia alla guerra come strumento di
soluzione dei contrasti, il ricorso all’arbitrato per dirimere le controversie internazionali, l’adozione di sanzioni
economiche a quegli Stati che, contravvenendo a queste regole avessero messo in atto politiche di aggressione verso
altri Stati. La reale efficacia dell’azione della Società delle Nazioni fu sin dall’inizio compromessa da alcune
contraddizioni di fondo che ne minavano la reale efficacia e rappresentatività: la più grave era l’esclusione iniziale
delle potenze sconfitte e della Russia. Inaspettatamente inoltre, proprio il paese che era stato il principale fautore
della nascita di questo organismo, gli Stati Uniti, non aderirono ad esso.
La Società delle Nazioni finì per essere controllata da Gran Bretagna e Francia e non si dimostrò all’altezza della
funzione di prevenzione dei conflitti che le era stata assegnata.
230. Illustrare gli avvenimenti della I guerra arabo - israeliana.
Nell’ambito del più generale processo di decolonizzazione si colloca la controversa situazione del Medio Oriente ed in
particolare la questione della Palestina dove alla popolazione araba ( 1 200 000 persone) si contrapponeva una
presenza all'interno dello stesso territorio di circa mezzo milione di ebrei desiderosi di veder nascere il proprio stato,
esigenza che venne in qualche modo legittimata e resa più urgente dal genocidio nazista e dal senso di colpa
europeo per le sofferenze patite dal popolo ebraico.
Come si ricorderà, dopo la I guerra mondiale fu stabilito che la Palestina fosse mandato britannico; spettava dunque
all'Inghilterra proporre una soluzione alla difficile questione che vedeva protagonisti due popoli ed un solo territorio.
Dopo vari episodi violenti che portarono ad un inasprimento dei rapporti tra le due parti, e alla dichiarata volontà dei
gruppi ebrei di imboccare la via della lotta armata, vista l'impossibilità di imporre un piano di spartizione (strada già
tentata nel 1937), l'Inghilterra rinunciò al mandato che passò all'ONU. Fu quest'ultima a stabilire il piano di spartizione
oggetto di contesa nel primo conflitto arabo- israeliano. Esso comportava la divisione della Palestina in due parti con
Gerusalemme città libera sotto controllo internazionale. All’atto di ritiro delle truppe britanniche dalla Palestina, nel
maggio del 1948 gli ebrei proclamarono unilateralmente la nascita dello stato di Israele, gesto che spinse i palestinesi-
sostenuti dai vicini Stati arabi- a prendere le armi. Iniziava così la I guerra arabo- israeliana, che nel giro di poco
coinvolse anche le due superpotenze. La nascita di Israele, infatti, venne riconosciuta sia dagli Usa che dall’URSS, cosa
che ne assicurava l’assoluta legittimità internazionale. Questo atto portò naturalmente la reazione dei paesi arabi che
si decisero alla guerra impegnando contingenti di Egitto, Libano, Siria e Giordania. Nonostante questo coordinamento
però, Israele, con l’appoggio occidentale, ebbe rapidamente la meglio.
La conclusione della I guerra arabo-israeliana decretava un nuovo assetto della regione, rimettendo in discussione
quanto stabilito dall’Onu. Nel 1949 Israele occupava un territorio doppio rispetto alle dimensioni decise dall’ONU,
mentre i Palestinesi avviarono l’esodo verso la Giordania, in seguito alla cospicua perdita di territori da essi abitati. Era
il primo atto di una questione dalla difficile risoluzione, che avrebbe condizionato per decenni gli equilibri
internazionali.
232. Da chi fu promossa la cosiddetta "Legge Truffa"? Quando e con quali obiettivi fu elaborata?
La legge truffa fu promossa dal partito DC, fu elaborata e approvata nel 1953, con lo scopo di riformare la legge
elettorale assegnando il 65% dei seggi in Parlamento, a quel partito o coalizione che avrebbe ottenuto il 50% +1 dei
voti elettorali. Tutto questo perché la sinistra cominciava ad opporsi alle riforme in atto e per timore di un eventuale
consenso da parte della destra, de Gasperi promosse questa riforma in modo da difendere la coalizione con il governo
in caso di cambiamenti politici. Inoltre il partito del DC, in quel periodo era l’unico ad avere la maggioranza, così le
opposizioni cercarono di contrastare l’approvazione della legge, ma in occasione delle elezioni, il DC non riuscì ad
ottenere la percentuale che permetteva di raggiungere la maggioranza. Venne chiamata legge truffa dall’opposizione.
233. Illustrare in cosa consistette la Cassa del Mezzogiorno in Italia. Quando fu istituita e da chi?
La cassa del mezzogiorno fu istituita dal governo De Gasperi nel 1950 e durò per circa trent’anni. Questa riforma
consisteva nella nascita di un ente statale che avrebbe promosso lo sviluppo economico e civile al sud, grazie ai
finanziamenti statali per le infrastrutture e dei crediti agevolati qualora si volevano creare industrie in aree povere del
paese. Con questa riforma però il denaro destinato fu utilizzato per risolvere il tenore di vita e non ad avviare un
processo di modernizzazione di sviluppo economico e civile autonomo.
234. Illustrare le scelte di politica economica perseguite da Stalin in URSS. Vedi Lez 32
Nel momento in cui Stalin diventò dirigente dell’URSS (1925), continuò nella sua politica economica l’esperimento
della NEP, promuovendo quindi le piccole imprese agricole, incentivando la produzione agricola in modo da avere
maggiore disponibilità di beni alimentari anche nella città. Successivamente vuole cambiare le risorse economiche e la
forza lavoro dalla campagna alle industrie. Così con il Primo Piano Quinquennale, programmi politici con lo scopo di
velocizzare il processo di sviluppo del paese attraverso l’industrializzazione forzata e la modernizzazione di tutti i
settori produttivi, il raggiungimento degli incredibili successi fu determinato sia dalla potenza motivatrice di Stalin
nell’incentivare i lavoratori, costretti ad orari di lavoro serratissimi, attraverso premi e onorificenze, ma nello stesso
tempo, uccise contadini e kulaki (contadini benestanti), con lo scopo di alimentare il settore industriale e avere
maggiore controllo sui processi economici.
235. Alla morte di Lenin quali esponenti politici russi si fronteggiarono per la sua successione? Quali idee e progetti
avevano per il futuro dell'URSS?
Gli esponenti politici che dopo la morte di Lenin (1924) si fronteggiarono la successione furono Stalin, ex commissario
alle nazionalità, e Lev Trotzkij, figura che nel gruppo dirigente bolscevico appariva più autorevole per il ruolo svolto
nella rivoluzione e nella guerra civile. Questo criticava Stalin riguardo all’autoritarismo con il quale avrebbe guidato il
partito e metteva in luce l’arretratezza della struttura economica rispetto agli altri stati, arretratezza che aveva
portato ad una posizione di isolamento internazionale. Quindi a suo giudizio, lo Stato sovietico doveva industrializzarsi
e soprattutto diffondere il processo rivoluzionario dell’Occidente e delle nazioni più sviluppate, arrivando ad una
rivoluzione permanente. Stalin, di contro, promosse la teoria del socialismo “in un paese solo”, in quanto sosteneva
che in quel momento bisognava concentrare gli sforzi per la costruzione del socialismo solo nello Stato sovietico e che
questo possedeva abbastanza risorse umane e materiali per la difesa di eventuali attacchi del mondo capitalista. La
sua visione di processo rivoluzionario quindi, non era su scala mondiale, ma con ciò dimostrò quel senso di
patriottismo, tanto che sollecitò l’opinione pubblica.
236. In cosa consisteva la NEP? Vedi lez 21 3)
La NEP fu una linea politica economica che aveva il fine di incentivare la produzione agricola, in modo da avere una
maggiore disponibilità di beni alimentari anche nelle città e il settore della piccola industria, che produceva beni di
consumo anche se controllata sempre dallo stato. Così i kulaki nelle campagne (contadini proprietari) cominciarono ad
avere il controllo del mercato agricolo, la liberalizzazione dei prodotti in campo commerciale arrivando alla nascita
della nuova classe sociale i NEPMEN, che si arricchirono rapidamente e le piccole imprese e i suoi operai, anche
se aumentarono la produzione, subirono gli effetti negativi di questa nuova economia perché il loro salario rimase
basso
237. Che cosa è il "Mein Kampf"? Vedi lez 30 3)
238. Quali caratteristiche connotavano il governo dello Zar Nicola II in Russia?
L’Impero Zarista a differenza delle altre nazioni europee, non aveva conosciuto processi di modernizzazione sotto
nessun aspetto. Sul piano piano politico il governo dello Zar Nicola II, si connotava ancora per il suo carattere
dispotico, tipico dei governi della Restaurazione: in Russia il processo di democratizzazione politica, che in età liberale
aveva allargato i limiti del suffragio ottocentesco, trasformando i sudditi in cittadini elettori, non aveva avuto luogo;
non vi erano inoltre istituzioni rappresentative. Il governo dell’ultimo Zar (1894 – 1917) portò avanti un indirizzo di
politica reazionaria e conservatrice, ispirato al binomio autocrazia – ortodossia, che univa all’autoritarismo politico il
dottrinarismo religioso. Lo sviluppo economico russo aveva basi estremamente deboli; permaneva inoltre irrisolta la
questione agraria, con i contadini assoggettati al latifondo. L’abolizione della servitù della gleba in Russia era stata
tardiva e aveva avuto scarsi risultati: nessun rinnovamento sociale aveva preso piede, sia perché i nobili, proprietari
dei grandi latifondi, erano riusciti ad evitare la consegna delle terre che lo Stato aveva dimostrato di voler acquistare
per redistribuirle ai contadini, sia perché il potere politico era interessato a far permanere tra proprietà agraria e
contadini un rapporto di subalternità, di soggezione da parte di questi ultimi nei confronti dei primi. Non solo, si
intendeva mantenere nella stessa condizione di subordinazione dei contadini anche i proletari, che erano divenuti
operai nelle nuove concentrazioni industriali, sorte da poco in Russia. Su operai e contadini si volevano, in poche
parole, far ricadere i costi del moderno sviluppo industriale, che in Russia stava muovendo i suoi primi timidi passi,
senza che questi potessero godere dei benefici di una moderna società liberale, come era avvenuto negli altri paesi
europei industrializzati. L’insieme di questi elementi produsse nel paese una situazione esplosiva che il governo si
illuse di poter controllare grazie anche allo sforzo bellico che, nelle speranze dei governanti, avrebbe compattato in un
fronte saldo i diversi settori sociali. La guerra divenne invece il detonatore di una situazione di per sé già esplosiva.
Nel 1905 ebbe luogo una manifestazione popolare pacifica, davanti alla residenza dello Zar, guidata dal Pope Gapon
(un prete ortodosso) per chiedere alcune riforme: una limitazione dei prezzi dei beni di consumo alimentari,
un'amnistia per i prigionieri politici e, soprattutto, secondo l’evoluzione politica e le esigenze del tempo, la
concessione di un Parlamento, cioè di un’istituzione di tipo rappresentativo. La manifestazione fu repressa nel sangue
con un eccidio noto come la "domenica di sangue". Questa reazione da parte dello Zar Nicola II produsse una frattura
definitiva tra il regime zarista e il suo popolo che ebbe conseguenze molto gravi.
239. Illustrare gli eventi della "domenica di sangue" in Russia?
Vedi 238…
Le agitazioni e gli scioperi si estesero ovunque, generando un clima di insurrezione che portò alla formazione a San
Pietroburgo di un organismo nuovo, il Soviet, un consiglio di rappresentati degli operai (il cosiddetto Soviet, cioè
consiglio, organismo di rappresentanza diretta dei lavoratori, di operai e contadini)
240. Illustrare la Riforma Agraria di De Gasperi. Quali obiettivi aveva? Quando venne introdotta?
Le due principali riforme attuate in questi anni furono infatti la Riforma Agraria (del 1950): norme che servivano ad
espropriare e suddividere una parte di grandi proprietà terriere situate su ampie aree di diverse regioni italiane (la
Maremma, la Sila, parte del Molise, della Campania, della Sardegna e larga parte della Sicilia). La riforma voleva
affrontare innanzitutto il problema annoso dell’assenteismo dei grandi proprietari terrieri, e quindi i problemi
connessi al latifondismo, e al tempo stesso voleva andare incontro alle aspettative dei contadini del Sud che
chiedevano da tempo terra da coltivare, e che si erano resi ripetutamente protagonisti di azioni di occupazione di
terreni incolti. La riforma aveva per così dire due obiettivi, uno immediato che consisteva nel sanare una situazione
che era causa di disagio sociale e di mancanza di mezzi, l’altro obiettivo era più a lunga scadenza, e consisteva nel
tentativo di moltiplicare le piccole imprese agrarie anche a fini politici, in quanto i contadini indipendenti,
tradizionalmente considerati come un ceto moderato, erano organizzati dalla Confederazione dei coltivatori diretti o
Coldiretti, organizzazione di interessi sotto il controllo della Dc. Questa riforma raggiunse i suoi obiettivi in maniera
molto limitata, infatti le piccole imprese create si rivelarono poco produttive e quindi molti dei contadini del sud
fecero la scelta di trasferirsi al nord, dove, tra la fine degli anni ‘50 e gli inizi degli anni ‘60 era in atto la ripresa
industriale. In questo periodo ebbe infatti inizio l’ondata migratoria dalle campagne alle città che negli anni seguenti
avrebbe assunto dimensioni davvero considerevoli. (I governi de Gasperi di questi anni avviarono anche un’altra
importante riforma la Cassa per il Mezzogiorno che consistette nell’istituzione di un ente statale che avrebbe avuto
l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e civile del sud attraverso i finanziamenti statali per le infrastrutture
(strade, acquedotti, centrali per l’energia elettrica) e la garanzia della possibilità di accedere a crediti agevolati se si
volevano creare industria in aree depresse del paese. La quantità di risorse destinate al Sud fu davvero ingente,
considerando anche il fatto che la Cassa per il Mezzogiorno rimase in vita per circa trent’anni, fino al 1983; i risultati
ottenuti non corrisposero tuttavia alle attese).
241. In cosa consisteva la formula politica del "centrismo" in Italia?
De Gasperi appoggiò anche la candidatura di Luigi Einaudi alla carica di Presidente della Repubblica Italiana. Dal 1948
al 1953 si inaugurò e si svolse la fase politica detta del “centrismo”, gli anni del massimo potere della DC sulla vita
politica italiana. Il “centrismo” era una formula politica che vedeva la Dc occupare il centro dello schieramento politico
(con i partiti minori, Psdi, Pli, Pri) ed escludere le sinistre (Pci e Psi) e le destre dall’area di governo (Msi, monarchici e
altre formazioni di destra). Altro elemento fondamentale del centrismo era il ricorso ad una politica di riformismo
sociale moderato che comunque servisse alla Dc a mantenere il consenso fra le classi popolari.
242. Quale era la posizione assunta da Lenin nei confronti del I conflitto mondiale? Come pensava di utilizzare
l'occasione offerta dalla guerra? LEZ 18 4)
243. Quali furono le organizzazioni collaterali del PNF? Illustrare alcune tra le più importanti.
A Roma si costituì dunque nel 1921 il Partito Nazionale Fascista (Pnf). Nel 1922 fu istituito il Gran Consiglio del
Fascismo, un organo che doveva elaborare le direttive generali della politica fascista e servire da raccordo fra il partito
e il governo; nel gennaio del 1923, con un decreto, venne istituita la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
(MVSN), un’organizzazione armata, posta agli ordini del capo del governo, con compiti di mantenimento dell’ordine
pubblico. Mussolini aveva concepito la costituzione della MVSN, nella quale avrebbero dovuto confluire le squadre
d’azione, anche come strumento per contenere e porre un argine al potere debordante dei ras.

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