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04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche (soprattutto dal punto di vista
tematico) del Romanticismo spagnolo.

Temi cari ai romantici sono: Alienazione: il romantico è uomo dalle potenzialità infinite e al tempo
stesso estraneo alla società. Si rivalutano figure marginali o in netta opposizione alle norme sociali
vigenti come il selvaggio, il brigante, il giocatore d'azzardo, ecc. Questa marginalità si esprime spesso
nell'ostilità che gli rivolgono i rappresentanti del potere e dell'autorità, ma anche a livello fisico
prediligendo luoghi separati o isolati come la prigione, il monastero, ecc.

Fatalità: l’eroe romantico è oppresso da un destino avverso, spesso predestinato e manifesto, senza
possibilità di fuga o salvezza.

Confronto: la ribellione del romantico alle restrizioni e alle norme è trasversale e attraversa il piano
emotivo, politico, morale ed estetico, alla costante ricerca di una coincidenza tra pensiero, sentimento
e azione.

Angoscia: il continuo vacillare tra ideali opposti come vita/morte, amore/odio, luce/oscurità,
angelo/diavolo, Dio/Satana, paradiso/inferno, salvezza/condanna, provoca uno squilibrio emotivo che
si manifesta nell’angoscia tipica del romantico.

Donna: viene considerata spesso come "angelo" consolatore, ma può incarnare anche un aspetto di
perdizione, radicalizzando le dicotomie sopra esposte, amplificando o estremizzando l’emotività .
L’unione degli amanti spesso non ha luogo e viene impedita dalla morte. In alcuni casi avviene per
suicidio; quando ciò accade sono frequenti le immagini che infondono all'eroe un carattere diabolico.
Natura: viene percepita come stato d’innocenza, avulsa alla frenesia della città, sfondo su cui
proiettare la propria emotività lontano dalle masse e dalle macchine.

Esotismo: ricerca ed esplorazione di luoghi considerati esotici. In letteratura si rivalutano le


ambientazioni mediterranee od orientali. I romantici spesso intraprendono lunghi viaggi culturali (Gran
Tour) alla riscoperta della cultura classica.

Il Romanticismo spagnolo condivide le principali tematiche di quello europeo:

-immaginazione e sentimenti: la preminenza data al sentimento porta il romantico a lasciarsi


trasportare dall’immaginazione accentuando la contrapposizione tra aspettativa e realtà, tra ideale e
reale. L’amore viene concepito ora in termini assoluti di vita o di morte, per cui l’uomo è costretto a
misurarsi con le difficoltà che ne impediscono la realizzazione, fino all’estremo di accettare il destino
avverso e la fine tragica. Non mancano casi in cui il tema è trattato anche con ironia, ma i sentimenti
cupi, o a volte la chiave trascendentale, sono quelli che di norma prevalgono.

-storia: l’oppressione del mondo che lo circonda, spinge il romantico a sfuggire dalla realtà (attraverso
l’immaginazione e l’esotismo) rifugiandosi anche in un passato nazionale lontano, usato spesso come
metafora per spiegare o criticare il presente (soprattutto contro la monarchia e il clero). Con l’avvento
del moderatismo, inizia però a prevalere il gusto per la ricostruzione storica e l’esaltazione del passato.

-sociale: in Spagna c’è una forte rivalutazione dei personaggi storici ‘minori’, cosı̀ come di tutte quelle
figure sociali marginali come contrabbandieri, pirati, cosacchi, banditi, eremiti, pazzi, prostitute,
mendicanti. Non si tratta soltanto di dare forma a un’attrazione nei confronti del grottesco o di ciò che
sfida le norme estetiche, bensı̀, queste figure denunciano le convenzioni sociali, percepite come
ipocrite e poco solidali. Il poeta, in particolare, si figura come una sorta di angelo caduto la cui
missione quella di rigenerare l’uomo oppresso da una società corrotta; la condizione natale non è più
un vincolo insormontabile come lo era stato nella letteratura precedente, di conseguenza,
l’eguaglianza sociale è vista ora come uno scopo da raggiungere.

-natura: anche il romantico spagnolo proietta il suo io sul paesaggio che lo circonda. I paesaggi sono
prevalentemente notturni e misteriosi, abbondano immagini di rovine e sepolcri, di castelli diroccati e
cattedrali gotiche, descritti attraverso contrasti cromatici e sonori. A ogni stagione e a ogni variazione
del paesaggio è associato uno stato d’animo preciso, derivante dall’io che lo descrive.

-tempo e spazio: non sono ben delineati, reale e irreale spesso si sovrappongono o confinano in
maniera ambigua. Sono frequenti stati di visione o di sogno e non di rado compare il soprannaturale.
Le maggiori differenze, invece, derivate appunto dal peculiare contesto storico e culturale della
Spagna, possono essere riassunte nel seguente modo:

-temi legati alla storia nazionale, all'identità spagnola, all'orgoglio nazionale e alle tradizioni locali, in
particolare attraverso l'uso di elementi storici e leggendari.

-stile e influenze: alcuni autori spagnoli hanno uno stile distintivo che si rifà alle tradizioni e alla storia
nazionale.

-religione: la tradizione cattolica ha avuto un impatto significativo sul Romanticismo, che talvolta si
riflette in una tensione tra la ribellione individuale e i valori tradizionali religiosi. Da ciò si può dedurre
che la storia della Spagna gioca un ruolo importante nel determinare i punti di “rottura” con il passato,
tratto determinante degli intellettuali romantici. A differenza di altre espressioni nazionali, che
riscoprono le proprie radici in una rilettura innovativa della classicità, il Romanticismo spagnolo vive
all’ombra di un passato glorioso e troppo recente (i Secoli d’Oro), che non può essere totalmente
abbandonato, cosı̀ come, globalmente, una storia “nazionale” molto più antica e che ha in sé i germogli
di un’identità troppo caratterizzata (i miti fondativi, le imprese cavalleresche, la religione cattolica, ad
esempio). La ricerca dell’esotico e dell’altro come fondamento di sé, nel caso della Spagna, trova
risposta nella Spagna stessa.
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04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche del "costumbrismo", apportando
almeno un esempio preso dalle opere di Mesonero Romanos o di Estébanez Calderón.

La prima fase della produzione in prosa del romanticismo spagnolo è caratterizzata dall’emergere del
costumbrismo, basato sull’osservazione della realtà sociale che circonda lo scrittore. Il costumbrismo è
un movimento artistico che si concentra sugli usi e costumi di una società, con particolare interesse,
nei confronti del folclore tradizionale. E' principalmente associato alla Spagna e alla sua identità
nazionale, e presenta una forte relazione con la pittura dell'epoca.

In Spagna, la paternità del termine costumbrismo viene rivendicata da Mesonero Romanos, che lo usa
per definire la corrente giornalistico-letteraria che si sviluppa nei caffè letterari (“las tertulias”) di
Madrid durante la prima metà dell’Ottocento. Mesonero definisce il costumbrismo come «una pittura
Filosofica o festiva e satirica dei costumi popolari».

Il costumbrismo spagnolo si sviluppa principalmente a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, e
appare, in parte, come un tentativo di descrivere i cambiamenti che stavano avendo luogo nella
società dell’epoca e che minacciavano il carattere identitario spagnolo tradizionale. Si vede quindi la
realtà folclorica e popolare come simbolo evocativo di un mondo che sta scomparendo
progressivamente, sotto gli occhi di questi autori, in particolar modo nelle grandi città.
Caratteristiche della scrittura di Mesonero Romanos sono la capacità di trasmettere dettagli vividi,
l’uso dell’umorismo e della satira, un uso preciso del linguaggio e della narrazione, nonché
un’osservazione acuta e critica della realtà sociale. A queste, vanno aggiunte una velata intenzione
moralizzante e un certo sentimento nostalgico nel descrivere forme di vita tradizionale che l’autore
vedeva pian piano scomparire. In un frammento dell’articolo 1808 y 1822, è possibile riconoscere la
preoccupazione di Mesonero Romanos per i cambiamenti sociali in atto.

Serafı ́n Estébanez Calderón (Málaga,1799 - Madrid, 1867), rappresenta l'altra figura di spicco del
costumbrismo spagnolo. Il suo stile risulta molto elaborato, verboso e ridondante, con periodi lunghi e
un lessico ricco, preciso e con echi classicisti, in parte derivante da un'osservazione minuziosa della
realtà. A questi tratti mescola con disinvoltura diversi registri e forme dialettali. La sua prolifica
produzione include poesia, raccolte di racconti, un romanzo storico (Cristianos y moriscos, 1832) e
naturalmente Escenas andaluzas (1847), che lo consacra alla fama costumbrista. L’opera mostra
un’evidente attenzione all'estetismo dell’espressione, che supera quella riservata al contenuto, dando
una visione dell’Andalusia pittoresca e marginale che risulta ricca di colore e di grazia.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche degli articoli di Mariano Larra.

Nei suoi articoli combatte l'organizzazione dello Stato, attacca l'assolutismo e il carlismo, deride la
società e mette alla berlina la vita familiare. I mali della Spagna, che identifica con l'ignoranza,
l'arretratezza, la mancanza di istruzione e di cultura, sono il tema centrale della sua opera critica e
satirica, che va intesa nel contesto delle Cortes nate appena dopo il decennio infausto (1823-1833) e la
prima guerra carlista (1833-1840). Profondamente insoddisfatto nei confronti dela Spagna e degli
spagnoli, si dedica alla stesura di articoli critici contro la censura, la pena capitale, contro l'uso
scorretto della lingua. A differenza degli altri autori costumbristas, Larra non sembra mostrare mai
affezioni nei confronti di ciò che sta descrivendo: le usanze gli sembrano rozze, i funzionari pigri, le
case inabitabili, i divertimenti barbari (Larra porta avanti il discorso contro la corrida). Nei suoi articoli
sono frequenti gli attacchi all’aristocrazia, giudicata inutile e sciocca, ma anche alla classe borghese,
che accusa di pigrizia, di ipocrisia, di mancanza di cultura e di essere priva di identità.
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03. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche de "La conjuración de Venecia"
di Martínez de la Rosa, soffermandosi in particolare sugli aspetti romantici (o preromantici) dell'opera, più
che sulla mera esposizione della trama.

La conjuración de Venecia, portata per la prima volta sulle scene a Madrid nel 1834. Con discreta
fedeltà storica, l’opera (ambientata nella Venezia del XIV secolo) racconta di Rugiero, sposato in
segreto con Laura, che insieme ad alcuni nobili veneziani cospira contro il Consiglio dei Dieci guidato
dal dispotico Pietro Morosini. Scoperta e sventata la congiura, Rugiero verrà condannato a morte e
giustiziato ma, una volta morto, si scoprirà essere figlio del despota. L’opera, totalmente scritta in
prosa, anticipa alcuni aspetti del teatro romantico successivo, benché siano ancora di stampo
neoclassico il finale (dove si ha una sorta di ritorno all’equilibrio) e il prevalere dell’aspetto politico
sulla trama amorosa. Di sapore già romantico sono invece la rottura delle unità di spazio e di tempo,
l’uso della prosa, il carattere misterioso del protagonista, l’ambientazione lugubre di alcune scene, il
sentimentalismo che sembra pervadere tutta l’opera, i forti contrasti tra una scena e l’altra, nonché la
tragica storia del protagonista, vittima di un destino avverso e in balia di una sfortunata storia
d’amore.
04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche de "Los amantes de Teruel" di
Hartzenbusch, soffermandosi in particolare sugli aspetti romantici (o preromantici) dell'opera, più che sulla
mera esposizione della trama.

Apice della sua produzione drammatica è Los amantes de Teruel (1837). L’autore rivede più volte
quest’opera, di cui arriva a redigere tre versioni, l’ultima del 1849 presenta una riduzione da cinque a
quattro atti e un romanticismo meno esaltato. L’opera debutta al Teatro del Prı ́ncipe con grande
successo rendendolo immediatamente famoso e riconosciuto come uno dei migliori drammaturghi
romantici. La trama rielabora la novella Girolamo e Salvestra di Boccaccio, a cui cui però Hartzenbusch
aggiunge nuovi episodi ed elementi esotici. Los amantes de Teruel narra dell’amore tra Diego de
Marsilla e Isabel de Segura, contrastato dal padre di lei a causa della loro differente condizione. Diego
decide quindi di partire per fare fortuna ma, una volta tornato, trova Isabel (a cui era stata data false
notizie della sua morte) sposata con un ricco pretendente: non potendo rimediare alla situazione,
Diego muore di dolore, e Isabel con lui. L’azione è ambientata nell’Aragona del XIII secolo, ma Diego ha
tutte le caratteristiche dell’eroe romantico, che prima spera di poter rompere il sacro vincolo del
matrimonio di Isabel (che ritiene ingiusto) affidandosi soltanto alla forza del suo amore, soccombendo
al dolore di fronte al rifiuto della sua amata. Come si può notare facilmente, ancora una volta, per
l’eroe Romantico, l’unica alternativa possibile all’amore negato è la morte. Los amantes de Teruel ha
una costruzione drammatica pressoché perfetta, cui contribuisce non poco lo stile controllato e pulito
dell’autore. Fondamentale è il tema del tempo (l’azione si svolge tutta negli ultimi sei giorni concessi
dal padre di Isabel a Diego per poter far fortuna), che diventa quasi il protagonista del dramma. Non
che questo sia una novità, dato che il termine temporale, la “scadenza”, era elemento tradizionale,
apparso anche in altri drammi romantici. Tuttavia, Harztenbusch riesce a utilizzarlo in maniera tale da
rendere accettabile il tragico finale, che, contrariamente, potrebbe sembrare scontato, nonostante
rientri nei topoi romantici.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "Don Álvaro, o la fuerza del
sino" del Duque de Rivas, senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

Ciò che fa del Don Alvaro un capolavoro assoluto è il dinamismo dell’azione, la sua forza tragica e il
forte lirismo. La trama vede don Alvaro, misterioso nobile «indiano» (si scoprirà solo in seguite che è
figlio di un nobile spagnolo e di una principessa inca), innamorarsi di donna Leonor, ma a questo
amore si oppongono sia l’ordine sociale (il padre di Leonor, Marchese di Calatrava, ostacola le nozze
reputando don Alvaro un indegno avventuriero), sia il destino (il sino del titolo). I due innamorati
decidono di fuggire, ma vengono scoperti dal marchese, che resta ferito a morte dalla pistola che don
Alvaro aveva gettato a terra in segno di sottomissione, costringendoli a rifugiarsi in Italia, dove Leonor,
a insaputa di don Alvaro, si ritira nel convento degli Angeli di Ferrara. In Italia, il protagonista stringe
amicizia (ignorandone l’identità) con don Carlos, figlio del Marchese, che successivamente lo sfiderà a
duello, restando però ucciso. Don Alvaro, sentendosi colpevole per questa seconda morte, si ritira nel
Convento degli Angeli, senza sapere però che lı̀ si era ritirata anche Leonor, che lui credeva morta. Qui
verrà raggiunto da Alfonso, altro figlio del Marchese a cui, in precedenza, aveva salvato la vita, e anche
questi lo sfiderà a duello per vendicare la morte del fratello. Don Alvaro esce di nuovo vincitore ma
don Alfonso, per ottenere in qualche modo la sua vendetta, pugnala a morte Leonor, che ritiene
colpevole di aver disonorato la loro famiglia. A questo punto don Alvaro, perso per sempre l’oggetto
del suo desiderio, in perfetto stile romantico, si suicida. Pur nell’estrema sintesi in cui è stata
presentata la trama, è evidente il ruolo preponderante che ha il destino all’interno dell’opera: sebbene
don Alvaro riesca a sconfiggere tutti i suoi nemici, non può nulla contro il destino avverso. E' proprio la
coscienza dell’impossibilità di superare il proprio destino che lo porta a decidere di suicidarsi. Tuttavia,
il suo non è e (non può essere) un suicidio “banale”: morta Leonor, don Alvaro perde il senno e,
sentendosi responsabile per tutte le morti avvenute intorno a lui, precipita in un delirio quasi
apocalittico (o diabolico), un grido contro il fato, prima di gettarsi da un dirupo.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "El moro expósito" e dei
"Romances históricos" del Duque de Rivas, senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

La prima opera di spicco del Duque de Rivas è il lungo poema narrativo El moro expósito (1834),
composta durante l’esilio tra Malta e Francia. Si tratta di dodici romances endecasillabici sulla
leggenda degli Infantes de Lara, con una brillante evocazione della Córdoba e della Burgos nel X secolo,
mettendo in scena il contrasto tra la sfarzosa corte cordobese e la primitiva durezza della capitale
cristiana. La trama può essere cosı̀ riassunta: il moro Mudarra scopre di essere fratellastro degli Infanti
di Lara, e decide quindi di vendicarne la morte, per cui si reca a Burgos. Una volta ottenuta la vendetta,
però, non riesce a raggiungere la felicità in quanto Kerima, di cui è innamorato, giunta all’altare non
acconsente alle nozze (decidendo invece di prendere i voti), in quanto Mudarra ha ucciso suo padre
Giafar, sebbene costretto dal fato. Come si può intendere da questa sinossi, El moro expósito, pecca a
volte di un occasionale eccesso di lunghezza, dovuto anche a una trama complessa ma ben sviluppata.
Sebbene la descrizione della Burgos cristiana e delle città dominate dagli arabi sia convenzionale, i
contrasti sono raggiunti da un'abile alternanza tra scene familiari e scene di genere “nobile”. Questa
mescolanza di grottesco e sublime non viene utilizzato con uno scopo sovversivo, bensı̀ meramente
descrittivo. El moro expósito non ottiene il successo sperato. I tratti romantici che possiamo ritrovare
in questo testo sono molti: l’origine sconosciuta del protagonista e la successiva agnizione, il viaggio, la
vendetta, l’amore, l’intervento del destino, la fusione tra realtà e fantasia, la compresenza di tragico e
comico, di momenti di alta poesia ed altri descrittivi, cosı̀ come le diffuse note di colore, il contrasto tra
l’austerità cristiana (simboleggiata dalla città di Burgos) e lo splendore della civiltà araba
(simboleggiata invece dalla corte di Córdoba). Mudarra è un bastardo che soffre per la sua condizione,
è un personaggio generoso, votato alla rettitudine e alla giustizia, che pone la giustizia del cuore al di
sopra di tutto. Eppure non è per questo che lo si considera propiamente un eroe romantico, bensı̀ per
essere un personaggio legato all’esaltazione del passato storico-nazionale della Spagna. Alla fine
dell’opera, Rivas ci dice che comunque Mudarra si sposerà e avrà una sua discendenza, ovvero la
celeberrima casata dei Manrique de Lara.

L’altra grande opera poetica del Duque de Rivas è la raccolta di Romances históricos (1841). La
raccolta contiene diciotto romances ottosillabici (ovvero la misura tradizionale in Spagna) che vanno
dai 116 ai 1409 versi (ma prevalentemente intorno ai 500) e adattano leggende popolari riprendendo
avvenimenti della storia spagnola soprattutto del periodo medievale, imperiale e della conquista
americana (pochissimi trattano temi coevi). Temi e periodi affrontati sono spesso esplicitati già dal
titolo (anche attraverso riferimenti a personaggi storici). I Romances históricos raccolgono il meglio
della produzione del Duque. Personaggi e situazioni non sono casuali, ma servono a evocare un
passato glorioso caratterizzato da valori come l'onore, l'orgoglio, l'eroismo e la generosità, distintivi
dello spirito nazionale. Il Duque de Rivas contrappone questi valori patriottici e religiosi al declino sia
fisico che morale della nazione nel XIX secolo. Tuttavia, accanto a questi, emergono anche temi come il
merito e l'amore per il lavoro, con cui Rivas sembra fare un cenno alla classe media liberale del suo
tempo. Nei suoi romances, i personaggi sono sempre individui ben definiti socialmente e rispettosi
delle istituzioni, riflettendo questa complessa intersezione di valori e contesti sociali.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche delle "Leyendas" di Zorrilla.

Ciò che unisce queste narrazioni, oltre all’esplicita ricerca “interna” dell’identità nazionale, è la grande
musicalità del verso. Il filologo Menéndez Pidal nota come esse siano prevalentemente incentrate su
fatti “privati” piuttosto che grandi fatti eroici, e l'epoca imperiale (degli Asburgo) sia in genere preferita
al Medioevo come ambientazione. Alcuni esempi sono la Historia de un español y dos francesas, El
montero de Espinosa (sull'amore tra una castigliana e un moro), Justicias del rey don Pedro (sulla
figura di Pedro el Cruel, XIV sec.); La azucena silvestre (sulla fondazione del monastero di Montserrat).
Tra le leggende più famose troviamo invece A buen juez, mejor testigo, dove l'immagine del Cristo de
la Vega si muove e parla per testimoniare a favore di una dama contro un capitano spagnolo che tenta
di rompere una promessa di matrimonio; Margarita la tornera, che narra di una suora sedotta e
abbandonata che, ritornata pentita al convento, si accorge che nessuno ha notato la sua assenza in
quanto (nel frattempo) è stata sostituita dalla Vergine; La leyenda del Cid e, soprattutto, Granada
(1852), che ci offre un quadro pittoresco del mondo musulmano spagnolo e che, pur rimanendo
incompiuta, fu quella che dette maggior fama a Zorrilla.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "Don Juan Tenorio" di Zorrilla,
senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

Se oggi Zorrilla è principalmente ricordato come drammaturgo, è grazie al suo capolavoro, il Don Juan
Tenorio (1844), opera maestra (del Romanticismo, ma della letteratura spagnola in generale) al pari
del Don Álvaro del Duque de Rivas. I numerosi elementi di teatralità fantastica nell'opera sono tipici
della commedia di magia, un genere ancora molto popolare all’epoca. Il contributo principale di
Zorrilla al mito di Don Juan è la creazione di Doña Inés, «angelo dell’amore», il cui intervento salva il
protagonista, attraverso l’azione redentrice dell’amore. Questo punto è di fondamentale divergenza
con il resto della produzione romantica coeva: la ribellione del protagonista non è più rappresentata
positivamente ma addirittura viene rinnegata dallo stesso eroe, in quanto, dopo un percorso di
redenzione, viene vista come riprovevole. A margine va detto che l’opera, si allontana dalla trattazione
tradizionale del mito anche per l’introduzione di un antagonista (don Luis Mejı ́a). Il dramma di Zorrilla
presenta la libertà strutturale tipica delle opere romantiche. Diviso in due parti, la prima è una
commedia di cappa e spada che si svolge in una sola notte. La seconda, anch'essa notturna, si svolge
cinque anni dopo e mantiene un tono drammatico-religioso, culminando nella redenzione del
peccatore. L'opera è un ricco campionario di motivi romantici: la prima parte, dinamica e piena di
azione, presenta il mistero iniziale dell'identità dell'eroe, elementi carnevaleschi, duelli e scontri,
mentre il tempo assume un ruolo drammatico con fuga, sacrilegi e rapimenti. La seconda parte si
svolge in un'atmosfera notturna e cupa, con la presenza di fantasmi, il suono delle campane e canti
funebri. La conclusione vede l'apparizione della statua del Comendador e l'ombra di Doña Inés, il
pentimento di Don Juan e l'apoteosi finale dell'amore. Benché il linguaggio volutamente arcaizzante e
alcuni motivi come quello del plazo (la scadenza) richiamino alla commedia del Siglo de Oro,
l’originalità dell’opera di Zorrilla sta negli espedienti tipicamente romantici come il travestimento
carnevalesco, il rapimento e il festino macabro. La storia si svolge a Siviglia durante il Secolo d'Oro. Un
anno dopo aver scommesso su chi fosse il peggiore tra loro in termini di malvagità e libertinaggio, Don
Juan Tenorio e Don Luis Mejı ́a si riuniscono per confrontare le loro gesta. Dopo aver contato le vittime
in battaglia e le donne sedotte, è chiaro che Don Juan è il vincitore. I rivali decidono di fare una nuova
scommessa e Don Juan promette a Don Luis di conquistare la fidanzata di quest'ultimo, Doña Ana de
Pantoja, e anche di sedurre una novizia che è destinata a diventare suora. Quando il Comendador Don
Gonzalo de Ulloa, padre di Doña Inés (che aveva promesso di dare in sposa a Don Juan), viene a
conoscenza della sfida, rifiuta il suo consenso e interrompe il fidanzamento. Don Juan scrive quindi una
lettera d'amore a Doña Inés e la rapisce dal convento dove lei ha vissuto fin dall'infanzia. I due
finiscono per innamorarsi profondamente. Don Luis e Don Gonzalo raggiungono la dimora di Don Juan
e si scontrano con lui in un duello, ma entrambi perdono la vita, costringendo Don Juan a fuggire in
Italia. Dopo un intervallo di cinque anni, Don Juan ritorna a Siviglia e fa visita al cimitero dove riposano
le spoglie di Don Luis, Don Gonzalo e Doña Inés, quest’ultima morta consumata dal dolore di non poter
stare assieme al suo amato. Anche Doña Inés ha fatto una scommessa, ma con Dio: se riesce a
ottenere il pentimento di Don Juan prima della sua morte, entrambi saranno salvati; in caso contrario
saranno entrambi condannati per l'eternità. Al suo ritorno a casa, Don Juan viene visitato prima dallo
spirito di Don Gonzalo, che cerca di trascinarlo all'inferno, ma successivamente appare lo spirito di
Doña Inés, implorandolo di pentirsi. Alla fine, è Doña Inés a vincere la scommessa: i due salgono in
cielo circondati da angeli, canti e visioni celestiali, dopo che Don Juan si è pentito
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "El diablo mundo" di
Espronceda, senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

El Diablo mundo è un poema fantastico che Espronceda pubblica a puntate tra il 1840 e il 1841,
lasciandolo incompiuto a causa della sua morte prematura. L’opera è divisa in sei canti, in cui sono
alternati momenti dialoghi drammatici, momenti altamente lirici e narrazione. Si tratta forse della sua
opera più complessa e ambiziosa, in cui offre una visione dolorosa e ironica di un mondo dominato dal
male (da cui il titolo), accompagnata da una riIlessione sulla società dell’epoca e i grandi problemi
metafisici dell’umanità. Le inIluenze principali includono il Faust di Goethe, il Candide di Voltaire e La
vida es sueño di Calderón de la Barca. Il poema si apre con un preludio che invita a seguire i diversi
percorsi dello spirito e della materia. Spicca la voce di Lucifero, che si dichiara parte integrante
dell’essere umano, di cui condivide la fatale condizioni data dalla brama di conoscenza. Nel primo
canto, il Poeta, diventato personaggio del poema, presenta il suo protagonista, un vecchio disilluso
(don Pablo) che riflette sull'amarezza della sua esistenza. Durante questa riflessione appare il fantasma
della Morte, che lo lusinga e lo invita, seguito della Vita, verso la quale il vecchio si getta ricevendo
l’immortalità. Da questo punto in poi, il poema abbandona il motivo goethiano e adotta quello del
Candide. A differenza del personaggio di Voltaire, però, il protagonista di Espronceda ha dimenticato la
sua esistenza precedente e acquisisce il nome di Adán, giustiIicato dal fatto di essere un infante
innocente che inizia una nuova vita ignaro di ogni cosa. Don Pablo/Adán vive la sua vita carico di
illusioni e di speranze, scontrandosi però ben presto con la corruzione della società e con il dolore.
Incarcerato, verrà “educato” dal bandito Lucas, la cui figlia (Salada) gli farà conoscere l’amore, che
però sarà ancora una volta fonte di delusione. Mano a mano che avanza la storia, il protagonista si
scontrerà ancora con le differenze sociali e con la sete di ricchezza, fino all’ansia che gli procura
l’insondabile mistero dell’esistenza. Espronceda sembra volersi qui avvicinare al mistero divino, che
non può raggiungere per l’insufIicienza della parola e l’indifferenza del mondo. Un aspetto singolare
del poema è la presenza costante di una voce narrante in prima persona che si mescola con quella
dell'autore. Questa voce interrompe la narrazione introducendo digressioni ironiche e commenti
personali di vario genere. Il secondo canto, dedicato a Teresa Mancha, ha generato diverse
interpretazioni sulla sua inclusione nel poema. Alcuni sostengono l'unità del poema basandosi sul
polimorfismo dell'opera e sull'elemento ironico come fattore di coesione. Altri vedono nel canto
teresiano una corrispondenza, concettuale e metaforica, tra il vissuto di Espronceda e l’esperienza di
Adán, Salada e Lucı ́a negli altri canti.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "El estudiante de Salamanca"
di Espronceda, senza limitarsi alla mera esposizione della trama

Il testo, diviso in quattro parti, racconta la storia di Don Félix de Montemar, descritto come un
«segundo don Juan Tenorio» per i suoi tratti spregevoli di donnaiolo, empio, arrogante e miscredente.
Nella prima parte, assistiamo a un duello tra sconosciuti. Si tratta di don Félix e don Diego,
quest’ultimo fratello di donna Elvira, sedotta e abbandonata dal protagonista, di cui però è follemente
innamorata. Nella seconda parte, Elvira muore a causa dell’inganno e lascia una lettera. La terza parte
mostra Félix che vende gli oggetti di Elvira in una partita a carte. Appare quindi Don Diego, fratello di
Elvira, in cerca di vendetta, svelando come il prologo dell’opera fosse in realtà una prolessi di questo
momento. La quarta parte racconta il duello tra Felix e Diego, in cui Diego muore. Felix, vagando per le
strade, incontra una dama vestita di bianco e dal volto velato (che Félix tenta di sedurre). Inizia quindi
un viaggio simbolico nell’aldilà attraverso vari paesaggi tetri e surreali popolati da spiriti. In questo
tragitto Felix ha modo di assistere alla propria sepoltura, per poi passare per un luogo privo di cielo e
stelle (una sorta di purgatorio), fino a un palazzo. Cadono in un turbine che li porta alla tomba di Elvira,
dove un coro di spettri celebra il loro ricongiungimento. Lo spettro femminile, che Espronceda lasciava
intendere essere il fantasma di Elvira, prende la mano di Felix e si scopre il volto, rivelando con orrore
di essere uno scheletro. Nonostante i tentativi di fuga di Félix, lo scheletro lo costringe a un bacio che
ne causa l’effettiva morte. L’opera raccoglie diversi temi e motivi della letteratura romantica,
indicando allusivamente una sorta di rete intertestuale di rimaneggiamenti e ricreazioni, a partire dalla
stessa figura dongiovannesca del protagonista, o anche nella scena del funerale, ad esempio, parte
centrale del poema, che potrebbe avere origine da El purgatorio de San Patricio di Calderón de la
Barca.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche delle "Leyendas" di Bécquer.

Alla base delle ventidue Leyendas troviamo tradizioni orali e scritte, alcune accompagnate da
un'introduzione, altre da un epilogo, tutte mostrano la competizione tra diverse forze morali, fino allo
scioglimento finale che prevede il pentimento o la punizione. In questi testi Bécquer fa
frequentemente uso del soprannaturale, ma lo fa in un'atmosfera intensamente lirica, con un
linguaggio profondamente poetico. Questa raccolta gode tutt’oggi di buona fortuna. Due sono gli
argomenti principali attorno a cui si svolgono le Leyendas: l’amore, che viene però percepito come
passione fatale che conduce alla morte; e l'aldilà, della cui esistenza dà prova un nutrito corteo di
apparizioni e visioni spettrali. L'ambientazione in genere è situata in città castigliane (Toledo, Soria, le
vicinanze del Moncayo) e nel passato medievale, sempre con un'aura di mistero, amplificata dalla
presenza di rovine, solitudine e altri motivi romantici del genere. La critica ha anche notato che le
Leyendas fanno parte dello stesso nucleo poetico delle Rimas, con cui presentano punti di contatto sia
dal punto di vista tematico, sia dal punto di vista stilistico. In genere le Leyendas hanno uno sviluppo
abbastanza simile tra loro, che permette a Bécquer di “guidare” il lettore nel suo mondo fantastico, e
di fargli percepire quindi come reale anche l'irreale, entrando appieno nel mondo della narrazione. In
una prima fase Bécquer in genere presenta l'argomento, in prima persona e con un linguaggio
semplice e colloquiale. Segue quindi l'introduzione di un personaggio del popolo, il quale informa della
leggenda (il che permette di classificare le storie narrate come “sentito dire”, e non come verità
assolute), con un linguaggio quindi popolare e ricco di modi di dire. A questo punto si giunge alla
narrazione vera e propria, dove Bécquer usa invece un linguaggio fortemente lirico e pittorico,
tornando infine all'autore e/o il personaggio del popolo per chiudere la narrazione.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche delle "Rimas" di Bécquer.

Il manoscritto originale delle Rimas va perduto dopo essere stato afFidato al suo protettore. Il poeta
ricostruisci quindi a memoria le poesie, in un quaderno intitolato Libro de los gorriones. Il libro include
una Introducción sinfónica e un saggio incompiuto dedicato al suo La mujer de piedra. L’edizione
dell’opera è postuma e realizzata dai suoi amici per aiutare economicamente la vedova i figli. Sarà solo
nel 1914, con la scoperta del testo manoscritto depositato presso la Biblioteca Nacional di Madrid, che
avremo un’edizione completa delle Rimas, presentate in quattro serie. Nelle Rimas, i critici notano la
purificazione che il poeta attua rispetto a determinati elementi romantici, ovvero l’eliminazione delle
espressioni esagerate o teatrali che erano tipiche del primo Romanticismo spagnolo, a favore di
un’espressività più contenuta e intimista. Semplificandone l'insieme dei temi trattai, emergono quattro
blocchi, ovvero la poesia come ispirazione innata, l'amore gioioso e pieno di speranza, la delusione
amorosa e la solitudine che porta al pessimismo. E' da notare la presenza costante del binomio
amore/tradimento e un’apparente semplicità espressiva, basata sul frequente uso di rime assonanti.
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03. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche della poesia di Rosalía de Castro.

Prima di passare alle due grandi correnti della prosa spagnola dell’Ottocento, vale a dire realismo e
naturalismo, è opportuno chiudere questa rassegna sulla poesia del XIX secolo, con i tre principali
rappresentanti del cosiddetto periodo tardoromantico, ovvero l’epoca della Restaurazione borbonica,
che inizia nel 1874 ed esprime la propria costituzione nel 1876. Tali autori sono Campoamor, Núñez de
Arce e Rosalı ́a de Castro.

Figlia di una nubile e di un sacerdote, per cui fu registrata come figlia di sconosciuti e inizialmente
cresciuta da una zia. Questa sua origine illegittima la segna profondamente, riflettendosi sulla
malinconia della sua poesia; i suoi tre maggiori libri di versi sono l’esempio più puro di lirica intimista
spagnola del XIX secolo. La sua opera riflette un pessimismo amaro, a volte accompagnato da un
sentimento di cristiana accettazione, ma che altre volte si fa invece disperazione profonda, pur non
scadendo mai in versi patetici o stridenti, in quanto frutto di un dolore autentico. Questa sua capacità
di esprimere le sue sensazioni dolorose permettono a Castro di darci stupende visioni della terra
galiziana, cui i toni grigi conferiscono una nota di tristezza indescrivibile. I suoi Cantares gallegos
(1863) mostrano i paesaggi e i motivi centrali della vita rurale della sua terra natale (gli amori del
villaggio, i pellegrinaggi, la malinconica nostalgia del contadino costretto, per vivere, ad emigrare in
Castiglia).
04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche della poesia di Ramón de Campoamor.

Caratteristica preminente della sua poesia è quindi lo sdegno per la forma poetica, dal momento che la
sua intenzione dichiarata è quella di prediligere il contenuto (o il concetto) sulla forma. Forse in questa
posizione, in netto contrasto con i primi romantici, esprime un certo peso la sua posizione filosofica
positivista. L’obiettivo è quindi quello di ripulire la poesia dalla pompa verbale tipica, appunto, del
periodo romantico. Il risultato effettivo, però, è quello di una poesia che scade nel prosaico, carattere
che accomuna tutta la sua produzione in versi, priva di qualsiasi musicalità e formalmente grossolani.
Per quanto riguarda le sue tre raccolte poetiche principali, in esse l'autore vuole definire tre nuove
tipologie poetiche, tre generi che lui stesso definisce in questo modo: La humorada sarebbe quindi
una specie di breve intuizione; la dolora ne diventa una sorta di bozzetto drammatico, mentre il
piccolo poema la amplifica ulteriormente.
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04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche del realismo spagnolo.

Quando si parla di prosa nella Spagna del XIX secolo si parla essenzialmente di due correnti letterarie: il
realismo e il naturalismo, anche se quest'ultimo, spesso, viene considerato solo una fase, una variante
del primo. L’industria fiorisce a partire dagli anni Quaranta e gli effetti immediati di questa crescita
sono l'emigrazione in massa dei braccianti verso le città (quindi un progressivo spopolamento delle
zone rurali) e la nascita di una classe agiata che controlla i capitali. In tal senso, si potrebbe dire che il
realismo è legato ai sogni e alle delusioni della borghesia, e la sua prima tappa è rappresentata dal
romanzo a tesi; il naturalismo è invece legato all'analisi della miseria economica e umana delle
periferie umane. Dopo una prima fase, costituita dal romanzo a tesi (dove la difesa del proprio ideale
da parte dell'autore, anche attraverso commenti e precisazioni, spesso rischia di compromettere la
presunta oggettività della narrazione realista), l’attenzione dei romanzieri si sposta molto più spesso
sulla vita di campagna, o delle piccole città, piuttosto che sulla vita cittadina. Potremmo dire che il
realismo, sul piano letterario, ebbe il terreno preparato proprio dal costumbrismo, con la sua
attenzione nei confronti della gente comune, della lingua parlata e delle vicende quotidiane. Dal
romanzo d’appendice, di discendenza francese, eredita invece una nuova sensibilità verso i problemi
sociali e le loro cause. Gli elementi riassuntivi del realismo sono, quindi, i seguenti:

-propone una riproduzione dettagliata e fedele della realtà, con un'enfasi sulle descrizioni;

-si contrappone al Romanticismo rifiutando il sentimento, il trascendentale e le ambientazioni


esotiche. Cerca invece di riflettere la realtà individuale e sociale in un contesto borghese;

-si oppone direttamente alla letteratura fantastica per la sua ricerca di veridicità e verosimiglianza;

-l’attenzione si concentra sul quotidiano e vengono esposti i problemi politici, umani e sociali;

-nei dialoghi il linguaggio riflette diversi registri, esprimendo il parlato di tutti gli strati sociali,
compreso quello popolare, il linguaggio colloquiale e quello regionale. Nella narrazione, invece, lo stile
tende a essere più accademico, con periodi lunghi e complessi;

-si stabilisce una stretta relazione tra le persone e il loro ambiente economico e sociale, presentando i
personaggi come rappresentanti di un'epoca, di una classe sociale o di un mestiere. I romanzieri spesso
si documentano “sul campo”.
05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche del realismo secondo Auerbach.

Parlando del romanzo realista, è interessante sottolineare come la borghesia al potere in questo
periodo non abbia un vero e proprio modello culturale da seguire: spesso imita usi, gusti e
comportamenti dell’aristocrazia. Il realismo del secolo XIX trova come radice comune in ogni Paese la
Rivoluzione industriale, catalizzatrice di cambiamenti socio-economici molto rapidi, andando poi a
deFinire la propria identità particolare. Auerbach, nel suo libro Mimesis (1946), nota come
caratteristica del realismo la riduzione del generale al particolare, sottolineando l'uso dell'ipotassi
(l’uso di più preposizioni subordinate per sviluppare il pensiero in una frase) per ordinare i significati
all'interno di un discorso e riflettere l’ansia dei personaggi di afferrare e controllare un mondo che gli
appare sfuggente. In tal senso, anche le descrizioni dei paesaggi possono essere considerati come una
subordinazione del particolare (gli oggetti) al generale (l’individuo). Se gli oggetti sono estensione del
personaggio, è anche vero che il personaggio stesso è sineddoche ed estensione della classe sociale a
cui appartiene, rendendo il romanzo realista l'espressione concreta del mondo reale sı ́, ma attraverso
la visione di un autore in particolare: non la realtà oggettiva quindi, ma necessariamente una visione
codificata della stessa. Sempre Auerbach individua le caratteristiche del realismo moderno: la
rappresentazione seria della realtà quotidiana; l'attenzione nei confronti delle classi sociali inferiori,
assunti come oggetti letterari non in chiave ironica bensı̀ problematico-esistenziale; il fatto che la
quotidianità sia presa dalla realtà contemporanea, a cui il realismo aderisce.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "El sombrero de tres picos" di
Alarcón, senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

Una seconda fase della sua produzione comprende le opere più nazionaliste e popolari, in cui
possiamo includere il suo capolavoro, El sombrero de tres picos (1874) che risulta di difficile
classificazione: si tratta della storia del mugnaio Lucas e sua moglie Frasquita, della quale si innamora il
corregidor del luogo (una sorta di autorità giudiziaria e amministrativa), il quale cerca di sedurla.
Allontanato Lucas con un pretesto, questi torna però anzitempo, e trova il cappello e il mantello del
corregidor davanti al camino, e lui nel suo letto. Lucas decide allora di vendicarsi indossando i vestiti
del corregidor e tentando di sedurre la moglie di quest’ultimo. In realtà, si scoprirà successivamente
che il corregidor non aveva potuto sedurre Frasquita dato che era caduto nel canale del mulino.
Messolo a letto, la donna era uscita in cerca del marito, ma i due non riescono a incontrarsi. Il finale è
un gioco degli equivoci in cui il corregidor verrà deriso da tutti e punito dalla moglie (che non gli
rivelerà del fatto che nemmeno il tentativo del mugnaio di sedurla, in realtà, era andato in porto),
riscattandosi solo nel finale, quando il lettore viene a sapere che il corregidor perde la vita per
rifiutarsi di collaborare con l’invasore francese. Il gioco di equivoci che nasce dal fatto che Lucas indossi
i vestiti del corregidor pare un attacco alla visione aristocratica dell’Ancient régime che riservava
determinati privilegi agli “eletti”: il fatto che basti cambiarsi di abito per essere confuso con un’altra
persona lo si potrebbe riassumere con il popolare detto «l’abito non fa il monaco».
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera di Fernán Caballero (si
può prendere spunto da "La Gaviota" per qualche esempio di quanto si sta dicendo).

Cecilia Böhl de Faber (1796-1877), figlia dell'ispanista tedesco Nicolás è meglio nota con lo
pseudonimo di Fernán Caballero, è una scrittrice a cavallo tra costumbrismo e realismo. Lo
pseudonimo deriva dal paesino della provincia di Ciudad Real di Fernán Caballero. Il motivo di tale
scelta è dettata dal suono altisonante e, ovviamente, dal potersi presentare al pubblico come uomo.
Dal punto di vista tecnico, i suoi testi partono dall'osservazione della realtà, anche se poi lo fa
attraverso una visione della stessa che spesso risulta ingenua e in parte idealizzata, con personaggi
stilizzati e un tono melodrammatico, ovvero procedimenti di sapore ancora romantico, che la
allontanano dal realismo in senso stretto. Altra caratteristica della scrittura di Fernán Caballero è la
riflessione morale, che mostra un’intenzione didattica di matrice cattolica, che vela i suoi romanzi di
uno spirito di empatia e comprensione. La sua opera principale è La Gaviota (1849), scritta in francese
e tradotta in spagnolo. La trama è abbastanza semplice: un medico tedesco si innamora della bella
andalusa Marisalada, la sposa e la educa al canto, per il quale ha una naturale predisposizione. Una
volta raggiunto il successo, Marisalada si innamora però di un torero, per cui il medico si trasferisce
nelle Americhe, dove muore. La Provvidenza punisce quindi la protagonista con la perdita della sua
bellissima voce, e anche il torero di cui si è innamorata muore durante una corrida, per cui a lei non
rimane che tornare al suo paese natale, dove sposa il barbiere del luogo. La spinta moraleggiante di
Fernán Caballero è stata pesantemente criticata durante la vita dell'autrice, generando intense
polemiche più legate a posizioni ideologiche che estetiche, rispecchiando, in questo modo, la profonda
divisione della società spagnola dell'epoca. Tuttavia, il suo contributo alla narrativa ispanica rimane
fondamentale. E' considerata una delle forze trainanti nella riforma del romanzo spagnolo, anticipando
il Realismo e il Naturalismo dei decenni successivi. Il nucleo di interesse della sua opera non sta tanto
nella morale (Fernán Caballero non scende mai nelle intime motivazioni dei suoi personaggi), quanto
nei numerosi quadri dell'ambiente andaluso che, di fatto, la compongono, ambiente sempre evocato
con affetto ed entusiasmo, presentando al lettore un mondo soggettivo ed idealizzato, pieno di
storielle, poesie, aneddoti e digressioni moraleggianti (quest'ultimo forse uno dei difetti più
caratteristici della sua opera). Fernán Caballero differenzia i suoi personaggi attraverso l'uso del
linguaggio: la gente comune si esprime tramite proverbi, espressioni colloquiali e detti popolari,
mentre l'aristocrazia, l’altro gruppo sociale che vuole rappresentare, utilizza neologismi e soprattutto
gallicismi in voga all'epoca.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "Pepita Jiménez" di Valera,
senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

L’opera più importante di Valera è senza dubbio il romanzo Pepita Jiménez (1874), che combina la
tradizionale narrazione onnisciente con la tecnica epistolare; secondo parte della critica la prima parte
del romanzo, composta dalle lettere che il giovane Luis (seminarista ed ereditiere andaluso) scrive allo
zio (vicario generale e suo padre spirituale) per rendergli conto della sua permanenza a Villabermeja,
danno l’avvio al romanzo psicologico in Spagna con le loro delicate analisi introspettive. Durante
questa permanenza Luis conosce Pepita, giovane vedova ventenne di cui è innamorato il padre, don
Pedro, e di cui si innamorerà lui stesso; proprio da qui nasce la lotta interiore del protagonista,
combattuto tra la sua vocazione (che scopriremo man mano non essere poi cosı̀ ‘sua’) e l’amore per la
giovane e bella ragazza. Nella seconda parte del romanzo, chiamata da Valera Paralipómenos, l’amore
tra i due giovani è ormai consolidato, e la parte introspettiva lascia spazio alla narrazione romanzesca.
Dopo il primo bacio tra Luis e Pepita, il seminarista decide di andarsene, ma la giovane donna riuscirà
ad impedirglielo, aiutata anche dalla sua governante, Antoñona, che potremmo definire un mix tra
Celestina e Sancho Panza; alla Mfne Luis rinuncerà al suo progetto iniziale, assimilerà il suo nuovo
ruolo sociale (quello del cacique della zona, che erediterà da suo padre) e i due potranno sposarsi. Sarà
don Pedro, nella terza parte del romanzo (l’epilogo), ad aggiornare brevemente il vicario (suo fratello)
sulla nuova condizione dei due ragazzi, che (verremo a sapere) hanno avuto un figlio e vivono immersi
nella felicità, circondati nella loro casa da tanti altarini dedicati a santi, ma anche dalla statua della dea
dell’amore, Venere. Nell’opera è evidente il conflitto tra individuo e società, tra desideri individuali e
convezioni sociali; motore unico dell’azione diventa l’amore e, per ammissione dello stesso Valera,
l’idea di fondo del romanzo ha basi krausiste. E' lo stesso autore a dire che in questo testo voleva
esporre le proprie idee sulla secolarizzazione della religione e sulla possibilità di conciliare il misticismo
con la vita non clericale (idea krausista); cade allora l’ipotesi interpretativa secondo la quale il romanzo
sarebbe una denuncia delle false vocazioni religiose. E' invece importante constatare come entrambi i
protagonisti, per poter raggiungere la felicità finale, debbano fare delle importanti rinunce: don Luis
rinuncia inizialmente al suo ruolo sociale di cacique per diventare seminarista, ma dovrà poi rinunciare
a questa sua scelta per tornare a ricoprire quel ruolo che la tradizione familiare gli assegnava e che lui,
però, imparerà a vedere come una missione, incentrata sulla generosità ; Pepita, da parte sua, rinuncia
alla vita sociale per guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione della gente, e da questo punto di vista non
va dimenticata la sua condizione di giovane vedova, per cui abbandonarsi a divertimenti e passatempi
ne avrebbe minato la considerazione sociale. Grazie a queste rinunce i due riescono a conciliare le loro
sfere private con la sfera sociale. Grazie alla struttura epistolare della prima parte del racconto, il
lettore può seguire quasi passo per passo la trasformazione subita da Luis grazie all’amore, mentre può
soltanto intravvedere nello scioglimento della trama quella che, in parallelo, deve necessariamente
essere avvenuta anche nell’animo di Pepita. Come già accennato, un ruolo importante nello
svolgimento della trama lo assume Antoñona, domestica di Pepita e novella Celestina che fa da tramite
tra i due giovani, permettendone il primo incontro fisico; da parte sua Pepita sedurrà il seminarista
(almeno all’inizio) in maniera quasi subdola, insinuando in lui un comportamento tipico della società
civile all’interno di consigli apparentemente volti a migliorarne la sua aspirazione mistica, come
quando gli consiglia di imparare ad andare a cavallo (imprescindibile per un cacique) perché potrebbe
essergli utile nei suoi viaggi missionari; sarà per amore che Luis si sottoporrà a delle prove che gli
permetteranno di acquisire i modi della società in cui finirà per vivere (imparerà , appunto, ad andare a
cavallo, a giocare a carte e a battersi a duello). Nell’opera spiccano gli stupendi paesaggi andalusi, di
stampo tipicamente costumbrista, che si uniscono allo stile elegante, e intriso di velato umorismo,
tipico dell’autore; questo tratto costumbrista porta ad una certa idealizzazione dei personaggi, ma
Valera si dimostra abilissimo nel descrivere l’evoluzione psicologica del giovane Luis grazie
all’escamotage della struttura epistolare. La struttura epistolare permette a Valera anche di affrancarsi
dall’obbligo di riflettere la parlata colloquiale tra i personaggi all’interno del romanzo, e quindi di poter
esporre in maniera più libera le proprie idee (in più di un'occasione leggendo le lettere di don Luis allo
zio vicario si ha l’impressione di ascoltare lo stesso Valera). Un altro tratto che caratterizza l’opera è la
pressoché costante presenza di Cervantes: ve ne ritroviamo echi linguistici, ma anche richiami nella
struttura della narrazione e nella narrazione stessa, come la difesa dell’autenticità della storia
sottolineando il fatto che non siano stati aggiunti episodi inventati.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera di Valera (si può fare
accenno alle sue opere per esemplificarle).

Per Valera, il romanzo deve riflettere la vita, ma in modo idealizzato e abbellito. E’ realistico perché
rifiuta gli eccessi della fantasia e del sentimentalismo del romanticismo e perché sceglie ambientazioni
precise, ma allo stesso tempo cerca di eliminare gli aspetti dolorosi e crudi della realtà. La funzione del
romanzo è quella di dilettare, non di istruire, e per questo la narrazione deve appoggiarsi a uno stile
raffinato e accademico, non scevro, laddove serva, di un’ironia beffarda. Il suo realismo non esagera,
ma idealizza, e si concentra soprattutto sugli aspetti più piacevoli della vita, evitando ogni cattivo
gusto, stridore e volgarità: in tal senso è, ovviamente, l'esatto contrario del naturalismo. Per quanto
riguarda le tematiche trattate, predilige spesso lo studio di un'esperienza amorosa, pur evitando
sempre tutto quanto potesse venir letto come esperienza personale, ovvero biografica. Discrezione e
misuratezza gli permettono di far sı̀ che i conflitti amorosi dei suoi romanzi non scadano mai in toni
patetici, che l'autore considera di cattivo gusto, anche se questo, a sua volta, lo porta a tendere verso
una certa freddezza, che veniva però compensata dalla purezza dello stile, sempre curato ed elegante.

I romanzi di Valera si possono dividere (ma solo dal punto di vista cronologico) in due tappe ben
distinte: la prima tappa comprende Pepita Jiménez (1874), Las ilusiones del doctor Faustino (1875), El
comendador Mendoza (1877, in cui un conflitto di coscienza viene superato grazie ad una menzogna
che evita mali peggiori), Pasarse de listo (1878) e Doña Luz (1879, dove il conflitto tra amore divino e
amore umano si conclude con la tragica morte di frate Enrique quando la protagonista, di cui era
innamorato, si sposa); la seconda tappa comprende, invece, Juanita la larga (1895), Genio y Bigura
(1897) e Morsamor (1899).

In Juanita la larga il conflitto tra l’amore e l’ordine sociale è il tema centrale, dove però viene trattato
in maniera più «leggera», visto che non si tratta più dell’incompatibilità di due sistemi opposti
(religione / laicismo), ma della possibilità di riscatto sociale di un’emarginata; la storia della
protagonista può però essere letta come simbolo del desiderio della borghesia di avere un ruolo attivo
all’interno della società , acquisendo i modi e la cultura della classe dominante.
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03. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera di Pereda (si può fare
accenno alle sue opere per esemplificarle).

Pereda è l'esponente per eccellenza del romanzo regionale (o Regionalismo).


Nelle sue opere racconta la vita della classe media rurale della sua città, Santander, cercando di
preservare gli usi e i costumi che vedeva minacciati dall'avvento del progresso e della rivoluzione
industriale. Le sue narrazioni si riempiono di descrizioni lente e dettagliate dei paesaggi, degli uomini e dei
loro usi e della terra. Pereda, infatti, realizza quel romanzo costumbrista regionale idealizzato inizialmente
da Fernàn Caballero, di cui ne condivide l'opposizione al progresso, al materialismo e al liberalismo.
Nei suoi testi spiccano il senso di superiorità e l'atteggiamento paternalistico, come anche un’esagerata
attenzione alle possibili esigenze dell'autore (interveniva per accompagnare il lettore in possibili zone
oscure del testo) che evidenziava la sua dipendenza dal giudizio altrui.
Potendo riassumere in quattro fasi l'attività letteraria di Pereda, vedremmo prevalga un elemento
differente in ogni fase:
primo periodo: costumbrismo. Nella sua prima fase produttiva, quindi, Pereda esprime il suo amore per la
sua regione con scene dal sapore costumbrista. I suoi articoli usciti sui giornali di Santander verranno
raccolti in Escenas montañesas (1864), in Tipos y paisajes (1871).
secondo periodo: predominanza della forma del romanzo a tesi. Mostra la piena espressione del suo
tradizionalismo, e il messaggio che si ripete in questi testi è l’attacco al liberalismo, che propone la
ribellione dei più poveri e la prevalenza della materia sullo spirito, quando la via per la felicità è invece la
rassegnazione, la bontà sottomessa e l’obbedienza al patriarca. In questi testi, di solito l’elemento di
rottura (liberale) viene dall’esterno. Fanno parte di questa fase Los hombres de pro (1872),
terzo periodo: maggiore apertura, narra la Madrid che ha vissuto. Troviamo la denigrazione di Madrid, che
si basa sulle brevi (e traumatiche) esperienze dell’autore nella capitale, luogo, a suo dire, di corruzione
politica, miseria morale (soprattutto nella nuova aristocrazia) e costumi eccessivamente libertini. Fanno
parte di questa fase Pedro Sánchez (1883)
quarto periodo: contraddistinto da serenità, è il periodo delle "eloghe realiste”, che presenta cioè una
visione idillica del rapporto tra uomo e natura, allo stesso tempo madre accogliente e matrigna iraconda.
L’uomo potrà avere la meglio sulla natura, dopo una lotta impari con essa, soltanto accettandone il
dominio. In quest’ottica di sottomissione, però, risulta impossibile qualsiasi idea di ascesa sociale, perché
sarebbe un modo di rompere gli equilibri, di ribellione alla natura; la felicità è quindi garantita dal
paternalismo patriarcale dei ricchi, che proteggono le classi inferiori.

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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dei romanzi a tesi di Galdós (fare
riferimento a "Doña Perfecta" per eventuali esempi, ma senza limitarsi alla mera esposizione della trama).

Nella sua prima fase, Galdós scrive romanzi che potremmo definire “a tesi”, in cui è frequente la
trattazione del problema religioso, affrontato dal punto di vista sociale attraverso una critica che
mostra certa vicinanza al pensiero filosofico krausista, sebbene lo stesso Galdós si dichiarò sempre
contrario agli assolutismi, non al cattolicesimo in sé. In queste opere si oppongono due mondi: quello
tradizionale e religioso (simbolo di fanatismo, intransigenza e oppressione da parte della Chiesa) e
quello moderno e liberale (ispirato al lavoro, alla scienza e al progresso, e regolato dall’amore e dal
rispetto). Questa dicotomia diventa quasi cliché, tanto che i personaggi, la cui caratterizzazione
psicologica è comunque sempre apprezzabile, vengono spesso presentati e divisi in maniera manichea,
sulla base dell’antinomia bene / male. Anche le situazioni tendono a ripetersi, mostrando spesso un
giovane onesto pieno di idee o illusioni che si scontra contro un mondo chiuso e ostile, dal quale ne
esce inevitabilmente sconfitto. Come abbiamo detto, a inaugurare questa prima tappa della scrittura di
Galdós è però un romanzo storico, La fontana de oro (1870), ambientato nel Triennio liberale e che
possiamo considerare come il primo romanzo spagnolo moderno. L’opera più rappresentativa di
questa prima fase è senza alcun dubbio Doña Perfecta (1876), dove la protagonista è un esempio
perfetto di conservatorismo politico e oscurantismo clericale. Il romanzo esemplifica perfettamente
quell’opposizione costante, sottolineata anteriormente, tra male (conservatorismo) e bene
(liberalismo), mettendo in scena il conflitto tra una Spagna di matrice medievale, radicata in un sentire
antico, e quella moderna che si sta sviluppando sotto gli occhi dello scrittore. Quest’opera, insieme ad
altre, viene anche classificata come romanzo dell’intolleranza o del fanatismo e dell’ipocrisia. Doña
Perfecta è una vedova e residente a Orbajosa, una cittadina di provincia Spagna rurale, di cui è guida
assoluta. Concorda con il fratello, che vive a Madrid, di preservare il patrimonio di famiglia facendo
sposare la figlia Rosario con il nipote Pepe, un brillante ingegnere, che viene quindi invitato a Orbajosa
a conoscere la ragazza. Pepe Rey, cresciuto in un ambiente più evoluto, progressista ma cattolico, è
sconvolto dalla cattiva impressione che fa sia a Doña Perfecta che al parroco del villaggio, Don
Inocencio. Nonostante tra Rosario e Pepe si crei una buona relazione, essa si consuma in tragedia,
quando la povera Rosario, vittima dello scontro familiare, finisce per impazzire. Il dramma amoroso si
consuma e finisce in tragedia. Lo stesso Pepe, al rendersi conto dell’impossibilità della conciliazione
ideologica, dichiara: [La battaglia sarà terribile. Vedremo chi ne sale vincitore!] Doña Perfecta, non
rappresenta soltanto il personaggio centrale ma anche l’asse ideologico del romanzo. Si tratta di una
donna più potente dell'universo romanzesco di Galdós, notorio per la sua eccellente capacità nel
rappresentare i personaggi femminili, una matrona che è chiaro simbolo dell’assolutismo e
dell’intolleranza, che nel perpetrare causa infelicità nelle persone che la circondano. Essa tenta
attivamente di eliminare l’elemento estraneo e di disturbo rappresentato da Pepe, il quale ha la
responsabilità di aver rotto l’incantesimo del mondo chiuso, bigotto e statico (ma proprio per questo
rassicurante) di Orbajosa. L’equilibrio verrà alla fine recuperato proprio con l’uccisione di Pepe
(ordinata da doña Perfecta), simbolo del rigetto da parte della società dell’elemento estraneo e
perturbatore.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche degli "Episodios nacionales" di
Galdós, senza limitarsi alla mera esposizione delle trame.

Gli Episodios nacionales sono una raccolta di 46 volumi divisi in cinque serie (tutte da dieci titoli
ciascuna, tranne l’ultima, incompiuta), e sono una sorta di storia romanzata della vita spagnola del XIX
secolo. In questi testi Galdós non descrive tanto i grandi avvenimenti della storia spagnola del periodo,
che fanno però da cornice alle storie narrate, bensı̀ riflette come la gente comune ha vissuto tali
avvenimenti. Non si serve, quindi, soltanto di fonti documentarie, ma anche, e soprattutto, della
tradizione orale e di ricordi. Gli episodios vengono scritti tra il 1872 e il 1912, con la prima
pubblicazione nel 1873, e sono suddivisi in cinque serie che trattano la storia della Spagna dal 1805 al
1880 circa, ovvero dalla Guerra d'Indipendenza spagnola agli anni della Restaurazione borbonica in
Spagna. Le cinque serie degli Episodios sono cosı̀ costituite:

-Prima serie (1873-1875), dieci episodi con un tono eroico, inizia con Trafalgar e termina con La
batalla de Arapiles. E’ incentrata sulla Guerra d’Indipendenza di inizio secolo e ha come protagonista
Gabriel Araceli che, in questo periodo, da bambino diventa adulto, apprendendo l’onore che deriva
dall’adempimento del dovere, la rettitudine della coscienza e come amare l’umanità. La serie potrebbe
essere intesa come un lunghissimo romanzo a puntate in cui il protagonista (guidato da senso del
dovere, rettitudine e amore) supera i vari problemi che trova nella sua strada, riuscendo alla fine a
trionfare nella vita.

-Seconda serie (1875-1879), dieci titoli in cui non prevale più la nota patriotica ma quella politica, inizia
con El equipaje del rey José e termina con Un faccioso más y algunos frailes menos, ed è incentrata
invece sulle lotte tra assolutisti e liberali nel periodo della Restaurazione, fino alla morte di Ferdinando
VII. Protagonista è il liberale Salvador Monsalud, circondato da un’interessante galleria di comprimari,
tra cui la sua fidanzata Jenara, che incarna il fanatismo e l’intransigenza della Spagna tradizionale. Il
contesto generale sarà quello di una Spagna che non deve combattere più contro il comune nemico
francese, per cui si divide in due fazioni in perenne lotta tra loro, ognuna delle quali cerca di sopraffare
l’altra: da una parte il patriota cristiano e castizo che si riconosce nel motto «Re e Religione», dall’altra
il patriota liberale ed esterofilo che si riconosce invece nel motto «Popolo e Libertà ». Al termine di
questa serie, Galdós considera il suo lavoro concluso. Tuttavia, nel 1898, dopo aver recuperato i diritti
delle sue opere e condizionato dal contesto storico della catastrofe del '98, riprese il lavoro con la serie
successiva dopo ben vent’anni.

-Terza serie (1898-1900), scritta in soli due anni, si compone sempre di dieci episodi: inizia con
Zumalacárregui e termina con Bodas reales, e fa riferimento alla prima guerra carlista fino alla
reggenza di Maria Cristina. Questa serie riflette la maturità di narratore di Galdós avvalendosi,
nonostante sia sempre presente un protagonista principale (il romantico Fernando Calpena), di diverse
tecniche e generi (epistole, monologhi, diario).

- Quarta serie (1902-1907), dieci episodi, che iniziano con Las tormentas del 48 e termina con La de
los tristes destinos e sono ambientati durante il regno di Isabel II. Anche in questo caso, un
protagonista principale è usato per rendere coesa la trama, José Garcı ́a Fajardo.

- Quinta serie (1907-1912): inizia con España sin rey e termina con Cánovas, ed è ambientata nel
periodo compreso tra la Gloriosa e gli anni della Restaurazione di inizio secolo. Si tratta della serie più
autobiografica e Galdós ammette di essere più interessato a quella che Unamuno chiamava “intra-
storia”, ovvero una riflessione sulla Storia, più che ai fatti storici in sé . Anche lo stile varia, diventando
ora più ironico, burlesco, sarcastico, deforme e quasi grottesco. Questa serie si compone di soli sei
episodi, accompagnati da indicazioni progettuali per i successivi, che rimangono però incompiuti.
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03. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche del teatro di Galdós.

Galdós si dedicò anche al teatro, ma le sue opere teatrali risultano spesso lente e poco agili. Il suo è un
teatro realista e spesso le sue opere teatrali siano riproposizioni in chiave drammatica di romanzi
precedenti (Realidad, Doña Perfecta, El abuelo e La loca de la casa). Fulcro dei testi teatrali galdosiani
sono dunque i due giovani innamorati, che lottano contro personaggi dispotici e corrotti: nelle
commedie prevarranno i primi; nelle tragedie i secondi. Dal punto di vista meramente drammatico,
questi testi (la cui divisione in atti varia da due a cinque) in genere hanno uno schema che si ripete:
l’azione inizia in uno scenario spesso naturalista, e compaiono quasi tutti i personaggi, tranne i due
innamorati, che in genere entrano in scena intorno alla metà del primo atto; il secondo atto è
interamente dedicato alla storia degli innamorati, con il sorgere del conflitto che ne caratterizzerà la
storia; mentre il terzo atto è dedicato allo scioglimento della trama. Galdós è perfettamente cosciente
della diversità che intercorre tra lo scrivere un testo teatrale e un romanzo. Prova di tale
differenziazione lo sono proprio i tre romanzi dialogati (forma già sperimentata nel Siglo de Oro con la
Celestina, ma cui ora Galdós dà nuova linfa) che verranno poi rivisti in chiave drammatica (Realidad, El
abuelo e Casandra) In questa trasposizioni, l’autore lavora molto sul concetto di sintesi, dato che deve
concentrare il proprio materiale nel rigido contenitore di atti e scene. Valga come esempio il caso di
Doña Perfecta: nel romanzo la parte dialogata risultava già rilevante rispetto alla narrazione, ma ora,
nel testo drammatico, i monologhi passano ad essere dialoghi, i personaggi acquisiscono maggiore
autonomia e diventano figli delle proprie azioni, la descrizione entra a far parte del parlato. Nella
versione teatrale di Doña Perfecta, anche il finale tragico acquisisce nuova forma e nuova valenza: con
esso muoiono i rancori e la malvagità che si celavano dietro a false espressioni di perbenismo, e da
esso scompaiono tutti gli elementi che non sono più ritenuti necessari. Anche la pazzia di Rosario,
comunque funzionale nel testo narrativo, viene ora invece eliminata a favore di una maggiore
coerenza, in quanto sarebbe di “disturbo” allo scioglimento che Galdós usa nella versione teatrale,
dove proprio il finale tragico acquisisce in qualche modo una funzione catartica.
04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dei romanzi realisti di Galdós (si
pensi, ad esempio, ai personaggi e al rapporto realtà/finzione).

Le «novelas españolas contemporáneas» (divise in due tranche ovvero quelle del ciclo della “materia”
e quelle espiritualistas, o psicologiche), sono ventiquattro, e vengono scritte nel periodo che va dal
1881 e il 1915. In questi testi Galdós abbandona il genere “a tesi” dei suoi primi romanzi, passando
invece al romanzo realista. Rimangono, in sottofondo, sia l'attenzione al sociale che la storia ma
cambia però la prospettiva: la frammentazione ideologica derivante dalla Restaurazione, il senso di
fallimento, l'incertezza e la confusione della sfera politica diventano elementi imprescindibili delle
opere galdosiane di questo periodo. I protagonisti non sono più caratteri generici e simbolici,
incarnazione manichea di aspetti concreti della società e del suo conflitto, bensı̀ singoli individui che si
confrontano con la nuova realtà sociale, che si assumono la responsabilità delle loro scelte all'interno
dell'ambiente in cui vivono, che li influenza, certo, ma all'interno del quale hanno libertà di scelta, e la
usano. In Galdós spazio, tempo, personaggi e fatti vengono esaltati dal processo descrittivo, e tra loro
vengono connessi in funzione della finzione narrativa. Nei suoi testi, quindi, la voce narrante,
onnisciente, guida il lettore man mano che si addentra nell'opera, instaurando con lui una sorta di
complicità proprio grazie all’uso dei realia (dal latino «le cose reali»), ovvero riferimenti concreti che
consentono al lettore di avere un punto d’appoggio. Si pensi, ad esempio, ai riferimenti alle vie, alle
piazze e ai quartieri di Madrid, che “dicono” al lettore molto più di quanto non faccia esplicitamente il
testo in sé, dato che contribuiscono a creare un immaginario concreto. Si tratta quasi di una messa in
scena teatrale, con Madrid come sfondo su cui i personaggi si muovono come attori.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "La Regenta" di Clarín, senza
limitarsi alla mera esposizione della trama.

In origine il romanzo ha la forma di articoli spediti all’autore man mano che venivano scritti. Il romanzo
racchiude praticamente tutte le principali tematiche della narrativa del periodo, come il matrimonio
problematico, l’adulterio e la crisi amorosa del sacerdote, a cui si vanno ad aggiungere la condizione
femminile e l’educazione, le relazioni familiari, etc. Per la sua complessità è considerato l’apice del
romanzo realista e naturalista progressivo spagnolo, mostrando, sin da subito, la sua relazione con
Madame Bovary di Flaubert. Dietro alla fittizia cittadina asturiana di Vetusta, ambientazione del
romanzo, Cları ́n lascia trapelare quello che è il vero scenario dell’azione, ovvero la capitale Oviedo,
fatto che causò certo scandalo al momento della pubblicazione e diede adito a un carteggio aperto tra
Cları ́n e il vescovo di Oviedo. Il romanzo si apre proprio con una descrizione della cittadina.
Tradizionalmente, il romanzo è stato ascritto al genere naturalista., sebbene non ne rispetti
pienamente i canoni. L’opera narra delle vicende di Ana Ozores, giovane e bellissima donna che sposa
(ma non per amore) don Vı ́ctor Quintanar, ex-regente (presidente di tribunale) molto più anziano di
lei, tanto che la tratterà sempre con atteggiamento paternalistico, più che come marito; la bella Ana
susciterà le attenzioni di due personaggi antitetici: il canonico della cattedrale don Fermı ́n de Pas e il
libertino dongiovanni don Alvaro Mesı ́a. Ana cade spesso in preda a crisi nervose proprio a causa della
sua situazione, e dopo aver cercato (invano) conforto nella religione chiedendo aiuto a don Fermı ́n,
alla fine cede alla corte di don Alvaro per soddisfare quegli impulsi erotici che il marito non è in grado
di soddisfare. Don Vı ́ctor, però, venuto a sapere della cosa, sfida don Alvaro a duello, ma ne verrà
ucciso; a questo punto, tutti gli abitanti di Vetusta (nome quanto mai significativo, in quanto richiama
all’ottusità , l’ipocrisia e all’arretratezza del luogo, e dietro la quale non è difficile scorgere i riferimenti
ad Oviedo) abbandonano Ana, tranne il liberale Frı ́gilis, amico di famiglia dei Quintanar. In questo
romanzo Cları ́n ci dà un ottimo esempio di ciò che intendeva quando parlava di romanzi che
cogliessero il mondo nella sua totalità, dove non vengono presentati soltanto i personaggi principali,
ma anche l’ambiente in cui si muovono, sia inteso come “scenario”, che come società . Fondamentali
per la comprensione del personaggio di Ana sono, ad esempio, le tre tappe della sua educazione:
prima con la malvagia istitutrice spagnola-inglese, quindi con il padre filosofo che la tratta come un
oggetto d’arte e infine (alla morte di questi), con le zie ipocrite, che la educano secondo il principio del
«ten con ten», ossia il contegno sempre necessario per salvare le apparenze. Caratteristiche della
cittadina di Vetusta sono l’invidia e i pettegolezzi che da questa nascono, in qualsiasi ambiente sociale
ci si trovi: non è un caso che il verbo espiar torni insistentemente all’interno dell’opera, in quanto
caratteristica che accomuna una buona parte dei personaggi, che mostrano un serrato controllo
sociale gli uni sugli altri. Attraverso questi pettegolezzi Cları ́n spesso ci descrive poi i protagonisti dal
punto di vista degli altri, spesso diversi, per garantire cosı̀ l’oggettività della descrizione. Invidia,
pettegolezzi e desiderio di apparire sono quindi le basi su cui si sviluppa la vita a Vetusta, ma creano
anche pressioni reciproche che finiscono inevitabilmente per influire sulle scelte dei personaggi e,
soprattutto, portano al tragico finale di Ana, incapace sia di integrarsi con la collettività , sia di resistere
alle malelingue. Questa sua fragilità la rende vittima designata per il conseguimento dei propri scopi
personali sia da parte di don Alvaro (che vuole aggiungerla alla sua lista di “trofei”), sia da parte di don
Fermı ́n, che punta a conquistarne lo spirito quasi a compensazione per le sue ambizioni frustrate.
Un’altra accusa che Cları ́n muove alla società del suo periodo è quella di essere ipocrita: una volta
caduta, Ana non verrà condannata per l’adulterio in sé (anzi, l’esser ‘finalmente’ caduta la
accomunerebbe alla maggior parte degli altri abitanti della cittadina). Il suo peccato è invece di non
aver saputo nascondere lo scandalo che ne è derivato. E' anche vero, però, che questo scandalo è stato
pianificato dall’avida cameriera Petra e da don Fermı ́n, che si sente tradito nel momento in cui Ana ha
ceduto a don Alvaro. In tale mondo chiuso, fatto di relazioni cosı̀ strette e codificate, l’azione di un
personaggio si ripercuote sempre, inevitabilmente, anche sugli altri, come se fossero tutti
costantemente vittime di una mente perversa che regola le loro azioni. La critica ha notato nelle due
parti dell’opera due diverse velocità della narrazione: la prima parte copre infatti l’arco temporale di
appena tre giorni (pur con frequenti Blashback che presentano il passato dei personaggi, tecnica molto
frequente in Cları ́n), mentre la seconda parte copre lo spazio di tre anni. Sono importanti (sempre nella
definizione dei personaggi) le metafore zoomorfe usate da Cları ́n. Il rospo, ad esempio, è presagio di
disgrazia, mentre gli uccelli in genere rappresentano invece l’immagine positiva dell’ascesa, anche se
con due importanti eccezioni: don Fermı ́n viene paragonato ad un rapace tramite i riferimenti alla
garra [artiglio] e alla presa [preda], mentre don Alvaro, naturalmente, ad un pavone.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera narrativa di Clarín.

VEDI 05

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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "Los pazos de Ulloa" della
Pardo Bazán, senza limitarsi alla mera esposizione della trama.
Si tratta di un vigoroso quadro della vita rurale galiziana, dove protagonista pare essere un’umanità
primitiva sottomessa alle leggi dell’istinto e della natura. Tratta del rapporto tra uomo e natura, che
appare come violenta ispiratrice di basse pulsioni. Il nuovo cappellano del pazo (palazzo) di Ulloa,
Julián, trova al suo arrivo una situazione disastrosa: il marchese Pedro Moscoso ha lasciato
l’amministrazione dei suoi beni al servo Primitivo (con la cui figlia, Sabel, ha anche avuto un figlio,
Perucho), e questi se ne è approfittato per i suoi scopi; inoltre, la situazione del luogo è tale per cui
sembra che la natura e gli istinti animali abbiano preso il sopravvento su cultura e società , il che
renderà ancor più difficoltoso l’adattamento di Julián, uomo raffinato, di carattere debole e salute
cagionevole. Per cercare di recuperare la sua situazione, il marchese si sposa con Nucha, una delle sue
cugine che vivono nella capitale, donna fragile e poco adatta alla vita di quel luogo, il cui adattamento
sarà reso ancor più difficoltoso dalla scoperta della relazione tra il marito e Sabel; don Pedro intanto
(che dal matrimonio avrà una figlia, Manuela) si dà alla politica, appoggiato dal cacique di Ulloa, ma
non riuscirà ad essere eletto a causa del tradimento di Primitivo, timoroso di perdere il suo ascendente
sul marchese, tradimento che però gli costerà la vita. Don Pedro, saputo di un abbraccio tra Julián e
Nucha (accomunati da questo disagio dovuto alla loro educazione cittadina), caccia il cappellano, il che
porterà Nucha, che si trova a vivere in un ambiente dominato dalle passioni, a cadere in una
depressione tale che, nonostante le cure del medico Juncal (difensore dei principi del naturalismo), la
porterà alla morte. Il romanzo si conclude con Julián che, nominato parroco di Ulloa, torna dieci anni
dopo in quei posti e, nei pressi della tomba di Nucha, vede Manuela e Perucho, i due inseparabili
fratellastri. La trama di Los pazos de Ulloa è determinata dallo scontro tra due gruppi principali,
socialmente e culturalmente distinti: da una parte i personaggi rurali (Primitivo, Sabel, in un certo
senso anche il marchese don Pedro), caratterizzati dalla dipendenza dalle passioni; dall’altra quelli
cittadini (Julián e Nucha), che invece si distinguono per il predominio della ragione e l’autocontrollo.
Nei primi, quella che potrebbe essere intelligenza diventa invece astuzia e interesse senza scrupoli:
l’autorità di Primitivo sul resto della servitù, ad esempio, non è basata sul rispetto, ma sulla paura
destata dalle sue minacce e dai suoi comportamenti. I due gruppi hanno stili di vita e visioni del mondo
totalmente distinti, e sembra quindi che siano i diversi ambienti da cui provengono (città / campagna;
ragione / sensi) a determinare i significati del romanzo. E' proprio il particolare punto di vista scelto
dall’autrice (quello di un cittadino che si trova ‘catapultato’ nel mondo rurale) a dare particolare
rilevanza all’ambientazione del romanzo, che diventa, il luogo dove riprodurre e analizzare la realtà. In
quest’ottica è anche importante che siano due i personaggi a trasmetterci questa visione: Julián,
cappellano, può soltanto vedere gli aspetti esteriori della decadenza del luogo mentre Nucha, moglie
del marchese, può vedere come questa decadenza sia anche (se non soprattutto) interiore, intima e
sentimentale. Nel testo si creano due diversi parallelismi che esemplificano questa lotta tra uomo e
natura, tra cultura e istinto: don Julián / Primitivo (nome certamente non casuale), ma anche Nucha /
Sabel. Altro aspetto da rilevare è come l’uomo che brama il potere (Primitivo) otterrà la morte, mentre
chi non lo insegue (Perucho) otterrà un posto di rilievo nella società. Dal momento che Los pazos de
Ulloa è considerato il primo romanzo naturalista spagnolo, è forse bene ricordare come il naturalismo
di Pardo Bazán sia più di forme che di sostanza; il cattolicesimo dell’autrice le impedisce infatti di
accettare il determinismo caratteristica, invece, dell’opera dei naturalisti francesi. Sicuramente di
matrice naturalista sono i riferimenti alla fisiologia per spiegare alcuni comportamenti dei personaggi
(secondo la teoria degli umori), ma questo acquisisce toni quasi caricaturali quando l’autrice esagera
nelle descrizioni delle idee del naturalista dottor Juncal, o delle forme prorompenti della balia. Sempre
naturalistici sono anche l’impossibilità di riscatto per gli uomini che rimangano prigionieri delle regole
della natura, la descrizione della decadenza sociale, lo stile indiretto libero (che vuole dare la
necessaria sensazione di oggettività ) e una lingua priva di artifici retorici, che porta fino all’uso di
espressioni galiziane da parte di personaggi meno acculturati. La lingua giunge anche a caratterizzare i
personaggi, e questa sembra essere una sorta di concessione al costumbrismo. Dal punto di vista
linguistico, proprio il galiziano rappresenta un punto d’interesse. La realtà del XIX secolo separa
nettamente la pratica linguistica in due aspetti inconciliabili: il castigliano urbano della borghesia e dei
vecchi nobili, e il galiziano dei contadini e delle classi meno abbienti, aspetto questo, pressante nel
rendere le voci dei personaggi di Santiago de Compostela e di quelli delle montagne di Ourense.
L’autrice si trova quindi di fronte al dilemma di mantenere le locuzioni dei personaggi in galiziano,
rendendole però incomprensibili al lettore castigliano, oppure di tradurle, snaturando cosı̀ il realismo.
La soluzione adottata è l'elaborazione di una parlata artificiale che non sia troppo lontana dal
linguaggio abituale del contadino.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) quali sono le idee espresse dalla Pardo Bazán nel saggio "La
cuestión palpitante".

E’ stata la figura che introduce e fomenta il naturalismo in Spagna grazie alla raccolta di articoli La
cuestión palpitante (1882). Proprio il naturalismo (o meglio, la riflessione dell'autrice sull'argomento)
sarà il tema della raccolta La cuestión palpitante, che darà i suoi frutti poco più tardi in quelli che sono
considerati i suoi capolavori, ovvero Los pazos de Ulloa (1886) e La madre naturaleza (1887). Nel suo
saggio l'autrice propone una letteratura seria, scientifica e sperimentale, che osservasse il mondo in
maniera imparziale, annullando quindi il punto di vista dell’osservatore. Pardo Bazán scrisse La
cuestíon palpitante per difendersi dall'accusa di essere la divulgatrice del naturalismo in Spagna. Con
questo lavoro intendeva invece sottolinearne l’originalità rispetto a quello francese che, a suo vedere,
non aveva saputo cogliere la vera natura dell'uomo, ovvero il libero arbitrio, dando invece troppa
importanza al determinismo. La critica, quindi, non è tanto di natura tecnica o formale (Zola resta
comunque un autore profondamente ammirato dall'autrice), ma ideologica, in quanto il determinismo
nega la possibilità di coscienza e quindi abolisce la morale, che invece è uno dei punti cardine della sua
ideologia. Per Pardo Bazán, il naturalismo è quindi un aspetto soprattutto tecnico, in cui è importante
la depurazione dalla retorica che si vedeva in tante opere dell’epoca. Deve inoltre essere adeguato alla
realtà che osserva, per cui il naturalismo francese non può funzionare in Spagna, dato che si tratta di
due contesti assolutamente diversi. Per il naturalismo spagnolo, quindi, è bene cercare un modello
“interno” alla tradizione e quindi guardare al realismo che si può trovare in Cervantes, Quevedo, La
Celestina.
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04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera narrativa di Vicente
Blasco Ibáñez.

Blasco Ibáñez è un entusiasta seguace del naturalismo, soprattutto nei romanzi della cosiddetta serie
valenzana, dove fa da sfondo la lotta brutale degli istinti primitivi dell’individuo. La serie si apre con i
Cuentos valencianos (1893), e comprende anche: Arroz y tartana (1894), che è la storia della
decadenza di una famiglia che si occupa di commercio ed è ossessionata dalle apparenze; Flor de
mayo (1896), ritratto della vita dei pescatori valenzani; La barraca (1898) amara descrizione dei
contadini che lavorano nei latifondi; Entre naranjos, storia di amori impossibili e, infine, Cañas y barro
(1902), inclusa nella lista dei 100 migliori romanzi spagnoli del XX secolo, è una storia di violente
passioni ambientato nelle lagune dell’Albufera.

Un altro aspetto spesso elogiato nella produzione di Blasco Ibáñez è l’uso delle tecniche realiste per
quanto riguarda l’uso del linguaggio, che permettono di tratteggiare in maniera più verosimile,
mescolando con cura parole in valenzano all’interno di dialoghi espressi in castigliano. Il pensiero dei
personaggi viene quindi adattato allo stile indiretto libero, usando traduzioni di termini o concetti in
castigliano, che lasciano intendere che fossero in origine pensate in valenzano. Dalle trame dei romanzi
appena citati risulta chiara l’intenzione di Blasco I. di riprodurre la realtà socio-politica della sua terra,
portata come paradigma per la situazione dell’intera società spagnola. Uno di questi aspetti è
sicuramente la critica alla società sclerotizzata e incapace di rigenerarsi, su cui si basano anche romanzi
come La catedral, El intruso, La bodega e La horda, che trattano piaghe come il clericalismo e il
latifondismo, che bloccano la modernizzazione del Paese. In questi testi si vede la reazione alla
situazione generatasi con il disastro coloniale, ma anche la preoccupazione per la gloria passata, il
senso tragico della vita e l’esaltazione del paesaggio patrio (come si può vedere nella minuziosa
descrizione delle terre valenzane, che diventano cosı̀ veri e propri protagonisti dei suoi romanzi), tutti
aspetti che ritroveremo, appunto, come caratteristiche della Generazione del ‘98.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera critica di Marcelino
Menéndez Pelayo

Menéndez Pelayo può quindi essere considerato uno dei pilastri della critica letteraria spagnola
moderna. Caratteristiche di Menéndez y Pelayo sono lo sconfinato amore per la Spagna e il suo
cattolicesimo militante, aspetti che lo portano a cercare e riscoprire la grandezza della Spagna nelle
tradizioni del Siglo de Oro, segnalando come causa dell’attuale decadenza morale, politica ed estetica
l’introduzione del pensiero illuminista che avviene alla fine del XVIII secolo, con il conseguente
allontanamento dalla tradizione cattolica nazionale. E' però stato riscontrato come, ad una prima fase
della sua opera in cui talvolta vediamo un critico ancora impetuoso e aggressivo, fa seguito un periodo
di maggiore maturità, in cui rivede molte delle sue posizioni precedenti, e passa a valutare con nuovo
interesse e con una prospettiva di conciliazione anche le posizioni che non condivide, pur senza mai
rinnegare le sue posizioni ispaniste, tradizionaliste e cattoliche. In tal senso, la sua opera può essere
letta anche come una sorta di tentativo di conciliare l'europeo e nazionale, umanesimo e
cattolicesimo, tradizione e apertura nei confronti dell’Europa.
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04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) quali sono le principali caratteristiche che accomunano gli
appartenenti alla Generazione del '98.

Alla Generación del 98 appartengono una serie di autori importanti, di cui citiamo i maggiori come
Azorı ́n, Machado, Unamuno, Baroja e Valle-Inclán. I problemi nel definire la Generazione del '98 sono
numerosi dato che non è possibile circoscrivere la varietà delle esperienze artistiche di un lungo
periodo di tempo. La realtà storico-sociale della Spagna di fine secolo è molto complessa e non
permette di comprendere tale generazione in particolare sulla base dell'esperienza condivisa degli
stessi eventi storici. Il motivo è triplice: -la crisi politica della fine del XIX secolo colpisce un numero di
scrittori molto più elevato rispetto a quelli inclusi nella Generazione del ’98.

-l’esperienza storica degli scrittori nati tra il 1864 e il 1875 (date di nascita di Unamuno e Machado)
non può essere limitata al solo risentimento nazionalista prodotto dalla perdita delle colonie. In quel
periodo, inoltre, la Spagna stava assistendo allo sviluppo di una comunità sociale ed economica quasi
moderna.

-si assiste all‘ascesa del repubblicanesimo e alla lotta anticlericale (1900-1910), cosı̀ come a importanti
scioperi, allo sviluppo del sindacalismo e a mobilitazioni operaie.
E’ possibile segnalare una serie di tratti che accomunano questi autori: - “gravità castigliana” con cui
tutti loro contemplano la vita, da contrapporsi alla frivolezza degli anni della Restaurazione.
Distinguono tra una misera España real e una falsa e pretenziosa España oficial, patendo quindi la
triste realtà spagnola, e reagendo con amaro pessimismo di fronte allo spettacolo che la loro patria
offre.

-uno spiccato spirito individualista, che fa loro adottare una postura soggettiva di fronte alle cose, che
si riflette nelle scelte stilistiche di questi autori, che li distinguono radicalmente l’uno dall’altro. Proprio
questo spiccato senso dell’individualità li porta a rompere e rinnovare i modelli classici dei generi
letterari, creando nuove forme. Nella narrativa, la nivola unamuniana, il romanzo impressionista e
lirico di Azorı ́n, che sperimenta con lo spazio e il tempo e fa vivere lo stesso personaggio in epoche
diverse; il romanzo aperto e disintegrato di Baroja, pieno di personaggi, come fosse un protagonista
collettivo; o il romanzo teatrale e cinematografico di Valle-Inclán. Se è vero che tutti sono accomunati
dall’amore per la Spagna, è anche vero che il modello non è quello della Spagna asburgica, bensı̀ quella
medievale; l’essenza spagnola verrà allora ricercata prevalentemente in tre aspetti: il paesaggio (in
particolare l’idealizzazione di quello castigliano), la storia (ma quella intima delle persone) e la
letteratura (soprattutto medievale). In tal senso, provano un grande interesse e amore per la Castiglia
dei villaggi abbandonati e polverosi, ne rivalutano il paesaggio, le tradizioni, la lingua tradizionale e
spontanea. Se in una prima fase si può vedere in molti autori del ‘98 una certa apertura verso l’Europa,
dall’inizio del XX secolo si assiste ad un atteggiamento più contemplativo, si abbandona lo slancio di
protesta per una nostalgica evocazione del passato, dietro alla quale si intravede ormai la rinuncia alla
lotta e un graduale distacco dalla realtà in cui vivono.

-Dal punto di vista stilistico, la Generazione del ‘98 rifiuta la retorica grandiloquente della
Restaurazione, preferendo a essa un’espressione semplice e autentica.

-dal punto di vista delle tecniche impiegate, si abbandonano i procedimenti tipici del realismo
ottocentesco per insistere invece sull’espressione degli echi intellettuali o sentimentali che le cose
provocano nell’intimo dell’autore. Rifiutano l'estetica del realismo e il suo stile fatto di frasi ampie,
elaborazione retorica e carattere dettagliato e minuzioso, preferendo un linguaggio più vicino a quello
della strada, con una sintassi più breve e un carattere impressionistico.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) l'evoluzione della traiettoria poetica di Antonio Machado,
senza però limitarsi ad un mero elenco delle opere.

La sua poesia, molto unitaria dal punto di vista stilistico, è invece estremamente varia dal punto di
vista contenutistico: molte sono le allusioni al dato biografico, che vanno dalle reminiscenze giovanili
della sua Andalusia natale, alle emozioni provocategli prima dall’amore e poi dalla morte della sua
amata Leonor. Accanto a queste possiamo però riscontrare anche temi tipici degli autori del '98 come
la visione pessimistica della realtà nazionale, la speranza di una Spagna migliore e la descrizione del
paesaggio castigliano, ma anche (soprattutto nell'ultima fase della sua produzione) le preoccupazioni
religiose e filosofiche tipiche del periodo. Il primo libro pubblicato da Antonio Machado è Soledades
(1903). In questa prima raccolta sono già evidenti la semplicità formale ed il tono di dolorosa
stanchezza che caratterizzeranno tutta la produzione successiva dell’autore, ma possiamo riscontrarvi
anche alcune espressioni che sembrano rivelare una lieve influenza del modernismo, da cui lo
separano però la densità lirica del linguaggio e l’intimismo dei suoi versi. Nella raccolta “Campos de
Castilla“ è possibile riscontrare un nuovo spirito critico anche nei confronti dell’Andalusia dell’autore.
Nella sua terza raccolta poetica, Nuevas Canciones (1924) Machado usa soprattutto i versi brevi e
semplici della poesia popolare per esprimere in forma epigrammatica (molti testi sono brevissimi,
anche solo di due, tre o quattro versi) le sue riflessioni più intime. L’ambientazione è spesso andalusa.
Tra gli altri temi affrontati in questa raccolta possiamo trovare anche alcune riflessioni di Machado
sulla poesia, in particolare la contrapposizione tra l’ispirazione naturale e autentica e quella invece
astratta.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) cosa sono i "fanales" di Antonio Machado e quali altre
caratteristiche possiamo riscontrare nella raccolta "Campos de Castilla".

I “fanales” sono uno spazio che si apre e si illumina. In Soledades, tale spazio tendeva ad essere sognato
o magico, oppure reale ma idealizzato, mentre in Campos de Castilla è sempre molto reale, ed è
ottenuto spesso tramite immagini pittoriche, che richiamano l’impressionismo o il pre-impressionismo
tipico di quegli anni. Non solo questo soggettivismo aperto al “sociale” rende Campos de Castilla la
raccolta più in linea con la Generación del 98, ma anche l’uso del paesaggio castigliano, il ritorno a una
temporalità ciclica legata, appunto, al paesaggio e alla sua saggezza, che occupa lo spazio dedicata ai
«Proverbios y cantares» (e quindi il ritorno alla tradizione popolare).
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) che cos'è una "nivola", preferibilmente facendo qualche
esempio concreto.

Il pieno distacco rispetto ai canoni romanzeschi dell’Ottocento si fa evidente nel terzo romanzo, Niebla
(1914), che lo stesso autore definisce una nivola, termine creato giocando sul termine novela ma che
del romanzo sovverte gli schemi per permettere al lettore (anche grazie a prefazioni e postfazioni)
nuove e più ampie possibilità interpretative dato che secondo Unamuno il romanzo è un genere
aperto, che non può essere sottomesso a regole dogmatiche. Oltre a Niebla, possono essere
ricondotte a questo genere le opere Abel Sánchez, Amor y pedagogía e La tía Tula. Le nivolas
caratteristiche: -la preponderanza del contenuto rispetto alla forma

-la scarsa caratterizzazione psicologica dei personaggi, spesso ridotti a un unico tratto caratteriale, che
incarnano un'idea o una passione, che impediscono loro di rapportarsi al mondo in modo normale.

-queste opere hanno dei processi creativi molto rapidi (definiti “vivipari”), che prescindono dalla
ricerca e dalla pianificazione troppo stretta.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) cosa intendesse Unamuno con il concetto di "agonía"
(parlando del rapporto tra fede e ragione) e cosa invece per "intrahistoria".

Agonia: come combattimento per la sopravvivenza. Tema costante negli scritti di Unamuno è l’ansia di
ciò che c’è dopo la morte, perché a suo dire «il motore del vivere è l’ansia di sopravvivere nel tempo e
nello spazio», e questo diventa un problema nel momento in cui a quest’ansia di immortalità sostenuta
dalla fede, si oppone la ragione. Ma siccome l’uomo non può prescindere né dalla fede, né dalla
ragione, ecco allora che per Unamuno l’unica soluzione possibile è quella di mantenerle in lotta tra
loro

Intrahistoria: Un altro grande tema unamuniano è la preoccupazione per l’interiorità esistenziale


dell’uomo; buon esempio ne è il suo primo romanzo, Paz en la guerra (1898), che nel titolo tradisce
l’influenza di Tolstoj e che narra in maniera molto accurata le vicende della seconda guerra carlista
basandosi sia su fonti documentali, sia sui propri ricordi. Quello che più importa di questo romanzo è
che il fuoco dell’azione non è incentrato sugli eventi politici e/o militari che vi si narrano, bensı̀ sulla
storia quotidiana della gente comune, quella storia che nessun manuale racconterà mai, ma che in
realtà costituisce la parte più intima e più vera di un popolo, e la base su cui poggia la storia, che narra
invece fatti politicamente e socialmente “rilevanti”: lo stesso autore definı̀ intrahistoria questa storia
“sommersa” ma vitale.
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03. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche del "Diario de un poeta recién
casado" di Jiménez.

Per ammissione dello stesso Jiménez, con Diario de un poeta recién casado inizia una nuova fase, la
fase “intelectual”, in cui il modernismo lascia spazio ad un'espressione più sobria che aspira ad una
maggiore concretezza: colori, musica e aneddoti lasciano ora spazio a luce, sentimento intimista e
ricerca di pienezza spirituale ed estetica, in un'ansia continua di perfezione formale;

Innovazioni: -la scelta di un lessico diverso; -la scarsità di aggettivi sensoriali (tanto abbondanti nella
produzione precedente); -il verso libero, che permette al poeta di condensare il materiale in periodi
brevi. Ciò si deve al fatto che ora è il poeta che vuole controllare la poesia, e non essere controllato da
essa; -il fatto che a questo nuovo tipo di versi si alterni di tanto in tanto una prosa poetica agile e ricca
di sfumature; -la riscoperta da parte del poeta del proprio io, che viene proiettato attraverso immagini
appartenenti a nuovi simboli: l’anima, il cielo e il mare; -i simboli acquisiscono una valenza collettiva;
04. Esporre brevemente (150-180 parole circa) l'evoluzione della traiettoria poetica di Juan Ramón Jiménez,
senza però limitarsi ad un mero elenco delle opere, e sottolineando quale sia stata l'opera di rottura.

Nell'opera poetica di Jiménez è possibile distinguere tre fasi: -quella “sensitiva” (sensibile) data dagli
esordi, in cui si mostra una certa influenza modernista. Questo periodo può essere diviso in due
ulteriori fasi: una prima caratterizzata da una musicalità soave, colori sfumati e sentimentalismo
nostalgico, con versi prevalentemente semplici; e una seconda caratterizzata invece da una maggiore
passione, con versi che diventano più lunghi e colori brillanti; Jardines Lejanos

-per ammissione dello stesso Jiménez, con Diario de un poeta recién casado inizia una nuova fase, la
fase “intelectual”, in cui il modernismo lascia spazio ad un'espressione più sobria che aspira ad una
maggiore concretezza: colori, musica e aneddoti lasciano ora spazio a luce, sentimento intimista e
ricerca di pienezza spirituale ed estetica, in un'ansia continua di perfezione formale;

-ultima fase è quella “suficiente o verdadera”, che coincide con l’esilio americano, in cui il poeta è
ormai preso da un fervore trascendente e mostra la coincidenza tra poesia e ricerca spirituale. Platero
y yo
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dello stile narrativo di Azorín; è
possibile supportare quanto detto con degli esempi.

Le caratteristiche principali della scrittura di Azorín sono la semplicità, la chiarezza e la precisione. Il


suo scopo era quello di creare un linguaggio dallo stile chiaro, in cui la nota sonorità degli autori
ottocenteschi lasciasse spazio a una maggiore intimità ed esattezza, giungendo così a padroneggiare
una prosa estremamente fluida e trasparente sebbene, d’altro canto, non del tutto esente da una lieve
artificiosità del linguaggio. Per Azorín l’eleganza risiede nella comprensibilità e la sua sintassi, in effetti,
non potrebbe essere più semplice: non a caso, dominano nella sua prosa le proposizioni coordinate e
le giustapposte; si evita il più possibile la subordinazione. Quanto al lessico, questo è solo
relativamente disadorno poiché ricco tanto di neologismi quanto di termini arcaici, che l'autore sceglie
con studiata perizia. Il primo testo pubblicato da Azorín fu il Diario de un enfermo [Diario di un malato]
(1901); La voluntad [La volontà] (1902), Antonio Azorín (1903) e Las confesiones de un pequeño filósofo
[Le confessioni di un piccolo filosofo] (1904) che hanno come protagonista, il filosofo Antonio Azorín.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dello stile narrativo di Pío Baroja;
è possibile supportare quanto detto con degli esempi.

Il romanzo è per Baroja l’equivalente di un sacco in cui può entrare di tutto, e la scrittura è, per lui,
improvvisazione, è anche vero che nella sua produzione letteraria si possono riscontrare tre
elementi essenziali: l’azione, la riflessione intellettuale e la descrizione.
- azione: la maggior parte dei romanzi di Baroja non sono altro che una continua successione di
scene, il cui ritmo dinamico è opposto al «nulla» che si dispiega nei romanzi di Azorín; le azioni
descritte non caratterizzano soltanto il personaggio, ma anche i moltissimi tipi umani che gli
pullulano attorno;
- riflessione: in alcuni dei suoi romanzi Baroja pone in bocca ai personaggi le sue (amare)
riflessioni su vari argomenti, soprattutto sulla vita e sulla società;
- descrizione: anche se nei romanzi di Baroja le descrizioni dei paesaggi non sono mai fini a sé stesse,
resta comunque indubbio il loro valore intrinseco. Esse sono il frutto di tratti rapidi ed energici e, allo
stesso modo, anche i personaggi sono descritti con pochi tratteggi, ma precisi. A volte, da alcune
descrizioni ambientali, emerge un Baroja quasi sorprendente, che dimostra di saper dominare una
prosa che è, al contempo, anche lirica e sensuale.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche delle "gruguerías" di Gómez de la Serna, e
dell'opera dell'autore in generale.

Gruguerias: nuova forma letteraria di sua invenzione. La definizione forse più chiara è metafora +
umorismo, ma essa può presentarsi sotto vari aspetti: gioco fonico, motto, paradosso, intuizione
lirica… Tra le definizioni dell’autore possiamo citare «lo más casual del pensamiento» [la cosa più
casuale del pensiero]. Gómez de la Serna pubblicò una prima raccolta di greguerías nel 1914, ma poi la
ampliò nel tempo, fino al Total de greguerías (1955) che, in realtà, non può affatto considerarsi
completo in quanto l’autore inseriva greguerías praticamente all’interno di ogni suo scritto. L’arte di
don Ramón si presenta come sintesi personale e fluttuante di varie tendenze e, altresì, come
negazione di qualsiasi programmaticità. Ugualmente, il suo testo Ramonismo (1923) è, in realtà, poco
più di un pretesto per offrire al lettore nuove greguerías. Successivamente, a cavallo tra gli anni Trenta
e Quaranta scrisse numerosi romanzi in cui non manca di mostrare la sua visione della realtà, che
concepisce instabile e fallace.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) l'evoluzione della traiettoria narrativa di Pérez de Ayala,
senza però limitarsi al mero elenco delle opere.

Cronologicamente possiamo distinguere due fasi nell’opera di Ayala: alla prima epoca
appartengono i romanzi che egli stesso definì parte di un ciclo unico, dedicato a riflettere
l'evoluzione della consapevolezza in Spagna. Ritraggono, cioè, la vita caotica degli individui di fine
secolo fino ad arrivare al raggiungimento di un ordine, di una maturazione della coscienza
collettiva. I romanzi in questione sono Tinieblas en la cumbre [Tenebre sulla cima] (1907), il già
citato A.M.D.G.(Ad Maiorem Dei Gloriam. La vita nei collegi gesuiti] (1910).), La pata de la
raposa [La zampa della volpe] (1912) e Troteras y ballerinas [Passeggiatrici e ballerine] (1913).
Seguendo l'interpretazione suggerita dallo stesso autore, Tinieblas en la cumbre narra del tracollo
morale del protagonista, Antonio de Guzmán (che si può leggere come proiezione autobiografica
dell'autore); con A.M.D.G. si va invece alla scoperta delle radici di questo tracollo, dovuto alla
paralisi della volontà; e La pata de la raposa mette invece in rilievo l'educazione sentimentale del
protagonista, ponendolo di fronte a una scelta esistenziale precisa: quella tra salvezza individuale
e salvezza collettiva. Meno convincente appare invece l'accostamento a questo gruppo del
romanzo Troteras y danzaderas: colorita visione della vita bohème della Madrid del 1910, nel cui
prologo viene però spiegato il significato dei personaggi dei tre romanzi precedenti. Ognuno di
essi, ci viene detto, rappresenta e assume gli atteggiamenti fondamentali della coscienza
individuale di fronte alla vita.
La seconda fase della scrittura di Pérez de Ayala coincide con una serie di romanzi di grande
impegno scritti negli anni ’20: Belarmino y Apolonio (1921), Luna de miel, luna de hiel [Luna di
miele, luna di fiele] e la sua seconda parte, Los trabajos de Urbano y Simona (1923); Tigre Juan
(1926) e El curandero de su honra (1928).
Luna de miel, luna de hiel e Los trabajos de Urbano y Simona nelle rispettive parti sono al contempo
un romanzo sull’amore, sull’educazione e sui pregiudizi sessuali degli spagnoli. Anche Tigre Juan e
El curandero de su honra costituiscono un’unità narrativa. La stessa rimanda al mito del
dongiovanni, che qui è riproposto come un personaggio chiuso e schivo, caratterizzato da una
forte umanità.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) la situazione del teatro spagnolo di inizio '900, facendo
riferimento alle figure principali.

Il Teatro Español è specializzato nel teatro di costume, dove si alternano le commedie del Siglo de oro
ad altre forme affini come il dramma romantico di argomento storico, o quello di José Echegaray y
Eizaguirre. Il teatro Novedades è invece specializzato in drammi truculenti. Infine, l’unico teatro
dedicato all’opera, e che riceve sovvenzioni statali, è il Teatro Real. In questo panorama, uno dei
professionisti delle scene è il tardoromantico José de Echegaray. Nelle sue opere proliferano passioni
violente, personaggi squilibrati o amorali, vicende inverosimili, adulteri, duelli e suicidi.

Il dominatore assoluto delle scene di questo periodo, almeno per quanto riguarda il teatro borghese,
fu senza dubbio Jacinto Benavente. “Gente conocida” ed “El marido de la Tellez” furono i suoi primi
successi strepitosi. Nel teatro di Benavente l’azione è estremamente ridotta, lasciando spazio invece al
movimento interiore dei personaggi, ai loro agili dialoghi ricchi di battute ingegnose. Va sottolineato
che la sua vasta opera teatrale (si tratta di circa 150 opere) riassume le tendenze del teatro spagnolo di
questo periodo. Rispetto ad Echegaray, Benavente fa tornare il dramma alla realtà tramite la critica
sociale, l’uso della prosa, l’esperienza diretta, i dialoghi naturali e i personaggi borghesi, con situazioni
quotidiane e finali sensati, anche se raramente privi di una morale.

Il teatro comico: le “astracanadas” di Pedro Muñoz Seca, una forma insensata, che aspira solo a
provocare l’ilarità dello spettatore attraverso giochi di parole e situazioni improvvisamente assurde.

Tentativi di innovazione: Altro drammaturgo degno di attenzione è Gregorio Martínez Sierra (1881-
1947) il quale, fu in un primo momento autore di commedie sentimentali, quindi uno degli “ingenios”
che applicarono la formula teatrale di Benavente e che dimostrò sempre un atteggiamento aperto
verso l’innovazione. Conoscitore della drammaturgia europea, fondò il suo Teatro de Arte (1916-1926)
ma, al contempo, fu anche direttore artistico del teatro Eslava di Madrid, attraverso cui riuscirà a
rinnovare completamente i criteri di messa in scena delle opere.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) che cos'è un "esperpento", preferibilmente apportando un
esempio concreto

Il capolavoro di Valle-Inclán è senza dubbio Luces de Bohemia, inizialmente uscito sulla rivista España
(1920) e poi pubblicato come libro nel 1924, con il sottotitolo di esperpento, genere in cui Valle-Inclán
fa confluire un’alta estetica e la sua personalissima sintesi di tragico e grottesco, che secondo l’autore
riflette la contraddittorietà della vera essenza umana.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) quali sono le principali caratteristiche delle "Sonatas" di
Valle Inclán, soffermandosi anche sul personaggio del marchese di Bradomín.

Nella sua prima epoca la prosa di Valle-Inclán è raffinata e ricca di preziosismi, estremamente musicale
ma con un ritmo solenne e cadenzato, in cui il ricordo nostalgico occupa un posto preminente. A
questo momento appartengono, ad esempio, le Sonatas: quattro in tutto, in cui le quattro stagioni si
rifanno a quattro fasi della vita. Le Sonatas sono presentate come le memorie del marchese di
Bradomín (che ne è il protagonista, ma anche la voce narrante): una sorta di cinico e sensuale
dongiovanni ottocentesco, vecchio partigiano carlista, che racconta con nostalgia le sue passate
avventure amorose. Il marchese è una persona estremamente cinica, che arriva a compiacersi del male
causato senza un minimo di senso di responsabilità. Basti pensare che non si farà scrupoli a sedurre
sua figlia, né mostrerà rimorso per il suicidio della povera giovane. Il marchese è dunque disposto a
tutto pur di soddisfare il suo incredibile senso estetico e la sua versione artistica della vita. Anche nel
ricordo delle guerre carliste, questo suo ego si fa notare in quanto non ne critica la crudeltà, ma anzi
arriva a creare una vera e propria estetica del terrore, con guizzi di ironia e una prosa raffinatissima.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) cosa intendesse Ortega y Gasset con il concetto di
"deshumanización" dell'arte

L'attenzione di Ortega y Gasset per l'attualità culturale è evidente in lavori come La


deshumanización del arte, in cui l'autore dà una sua suggestiva interpretazione dei manifesti
delle diverse avanguardie europee, unendo lo sviluppo della nuova estetica degli anni '20 ad una
concezione dell'arte pura, intellettuale, minoritaria, che abbia le seguenti caratteristiche:
- disumanizzazione, intesa come abbandono di ciò che è umano, quindi di tutto quanto sia
aneddotico o sentimentale;
- tendenza alla stilizzazione deformante e a fuggire dalla realtà;
- assenza di tesi, per cui la creazione estetica è puro gioco, non trascendentale;
- essere minoritaria, volta ad un’aristocrazia dell'istinto.

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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche che accomunano gli appartenenti
alla Generazione del '27

Gli anni Venti sono gli anni della cosiddetta Generazione del '27. Ciò che sicuramente accomuna tutti
loro è l'influenza che sulla rispettiva produzione hanno esercitato i movimenti di avanguardia europei,
così come li accomuna l'età, i vincoli di amicizia, gli interessi artistici e, in molti casi, il luogo di
provenienza (la maggior parte di essi veniva dall’Andalusia). Non ebbero, invece, (come sottolinea
Dámaso Alonso, uno degli appartenenti al gruppo) nessun vincolo politico, né un "nemico comune"
contro cui scagliarsi. È ancora Alonso a ricordare come, in una prima fase, gli autori della Generazione
del '27 sembrano egocentrici e disinteressati a quanto succedeva intorno a loro sebbene, un simile
atteggiamento, fosse in parte figlio degli insegnamenti trasmessi dal modello di Juan Ramón Jiménez.
In un secondo momento, invece, la situazione politica spagnola li portò a elaborare una nuova
coscienza critica e ad un maggior impegno a favore degli ideali sociali. Questo gruppo di poeti prende il
nome di Generazione del 27 perche fa riferimento all'anno in cui si commemorò il tricentenario della
morte del grande poeta barocco Luis de Góngora. I membri del gruppo, pertanto, si riuniscono e
decidono di omaggiarlo in un suffragio simbolico e molto provocatorio, che nell'opera del maestro
vedeva un simbolo di rinnovamento della cultura nazionale, percepito ormai come necessario dagli
intellettuali. Una peculiarità di questo gruppo è il vincolo di amicizia che legava molti degli autori, che
naturalmente favoriva un continuo confronto, e che era ulteriormente rafforzato anche da tratti
comuni come la ricerca di un nuovo linguaggio espressivo e, per alcuni di essi, il ruolo di docente
(furono "poeti- professori", per esempio, Dámaso Alonso, Claudio Guillén, Gerardo Diego e Pedro
Salinas).
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche del "Romacero gitano" di Lorca.

L’opera più importante della prima fase della poetica lorchiana, tutta conchiusa nella e sulla terra
d’origine, è senza dubbio il Romancero gitano (1928), nelle cui pagine Lorca sembra individuare il
tema perfetto per esprimere la sua sensibilità poetica. Ciò che fin lì era stato stilizzazione musicale
e graziosa dell’elemento popolare fa ora strada ad un tono patetico, cui si aggiunge una galleria di
immagini brillanti e policrome, che trasfigurano e stilizzano gli elementi pittorici, dando loro
un’altissima qualità poetica. Ora l’interpretazione lirica che Lorca ci offre delle cose non si limita
più alla superficie esterna, ma scava nelle viscere misteriose e tragiche del mondo andaluso, colto
alla radice del suo sentimento di fatalità, di mistero e dolore. Il Romancero, composto di diciotto
liriche, è diviso in quattro nuclei tematici ben distinti: il mondo umano, dove i gitani (razza pura e
incontaminata) lottano contro la Guardia Civil (metafora dell’ordine e della legalità); il mondo
celeste, con i romances che si rifanno all’iconografia religiosa; l’universo magico delle forze
oscure; e la realtà storico-letteraria.
Nonostante questa divisione tematica, il Romancero sottende comunque ad una visione unitaria che
ruota (per ammissione dello stesso autore) attorno alla figura del gitano; il carattere fiero ed indomito
di quest’ultimo, il primitivismo innocente e pagano del suo mondo spirituale, lo avvicinano alla
sensibilità di Lorca, che si sente quindi solidale con la sua sofferenza e ribellione. Il poeta mostra
simpatia per chi vive al margine della società, a diretto contatto con la natura, cui vengono attribuiti
valori magici, carichi di tragica e oscura fatalità. Tra le caratteristiche della raccolta possiamo
evidenziare altresì un certo sonnambulismo (che già si poteva riscontrare nel Poema del Cante jondo),
oltre all’uso del verso tradizionale spagnolo (il romance, appunto) e, soprattutto, l’invenzione di audaci
metafore. La parola poetica (in armonia sia con il linguaggio, sia con la psicologia del mondo gitano,
imbevuto di magia ed esoterismo), riesce così a cogliere l’oggetto nella sua dimensione mitica.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della trilogia tragica di Lorca.

L’opera teatrale di Lorca (in particolare quella degli ultimi anni, nell’ambito della quale spicca la trilogia
tragica Bodas de sangre, Yerma e La casa de Bernarda Alba) sembra approfondire e allargare la misura
del suo personale conflitto interiore. La sua drammaturgia sembra essere una rappresentazione della
sua tragicità animica, e i suoi personaggi partono tutti da un’analoga situazione dolorosa, presentano
la stessa inquietudine, tentano di ribellarsi agli stessi pregiudizi, invocando (come già avevamo visto
fare ai gitani del Romancero o ai neri di Poeta en Nueva York) le ragioni del sangue e del sentimento. I
personaggi femminili della famosa trilogia tragica lorchiana (Bodas de sangre, Yerma e La casa de
Bernarda Alba, opere in cui Lorca dimostra la raggiunta maturità in campo teatrale, e una nuova
attenzione ai problemi sociali) testimoniano l’aspirazione al sentimento e all’amore, la lotta contro un
mondo di convenzioni ed ipocrisie e la scelta di seguire la propria volontà come unica alternativa
possibile alla miseria spirituale, la disperazione e la morte.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della raccolta "Poeta en Nueva
York" di Lorca.

L'opera che segna un punto di rottura nella produzione poetica di Lorca è senz'altro Poeta en
Nueva York. Nelle sue pagine l'autore adotta forme che potremmo definire surrealiste per
esprimere il suo amaro disdegno verso la civilizzazione moderna. Nella raccolta, la visione della
metropoli nordamericana restituisce l'immagine di una realtà lacerata e piagata da profondi
contrasti sociali: si ricordi che il '29 è l'anno della grande crisi economica a seguito del Wall Street
Crash dato dal crollo della borsa (passato alla storia anche come Grande Depressione o Martedì
Nero).
La raccolta è suddivisa in dieci gruppi di poesie che seguono l'itinerario del poeta durante il suo
soggiorno statunitense, dall'arrivo a New York alla partenza per Cuba, e vi si può riscontrare la
presenza di due momenti particolari, frutto di due situazioni psicologiche diverse: nel primo di
questi momenti si trova il sentimento di protesta contro la metropoli e la civiltà moderna
dominata dal denaro e dalle macchine, che Lorca vede come simboli dell'angoscia e
dell'alienazione umana. Egli si sente infatti in comunione empatica con l'uomo e la natura, che
però sono ora minacciati dalla presenza del cemento e della città, ostile e tentacolare. Il poeta in
questa fase solidarizza con i negri dei quartieri poveri di Harlem, con gli alcolizzati, con gli
omossessuali, con gli alienati, perché in essi trova una comune matrice spirituale. Secondo Lorca
la parte selvaggia della città non è ad Harlem, bensì a Wall Street, dove percepisce una totale
assenza di spirito. Un secondo momento è costituito da poesie che nascono durante il soggiorno
nel Vermont e sono improntate a un sentimento di aperta confessione, di nostalgia e di tristezza,
nel ricordo del tempo passato e della felicità perduta. All'interno di Poeta en Nueva York Lorca
costruisce un mondo di forti contrasti, dove le persone non sono più individui e vengono sfruttati,
sono schiavi che hanno perso il contatto con la propria dimensione naturale.

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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) l'evoluzione della traiettoria poetica di Rafael Alberti.

Alberti definirà la sua produzione poetica precedente a Marinero en tierra la sua "preistoria poetica",
in quanto testimonia i suoi primi tentativi lirici, in un periodo in cui era ancora prevalentemente
interessato alla pittura. In questi testi è possibile riscontrare l'eco di letture creazioniste e ultraiste.
Altri di codesti componimenti preannunciano già elementi che saranno poi caratteristici di Marinero en
tierra [Marinaio a terra] (1924), libro in cui l'autore mostra uno stile fresco e una maturità notevole
data dalla suggestiva metafora marina che ne pervade le pagine. Qui Alberti usa forme e temi popolari,
ma a differenza di Lorca non li riprende direttamente dalla tradizione locale, bensì da quella letteraria
colta. In questi testi Alberti rievoca, con ritmi agili e cadenzati, i luoghi della sua infanzia gaditana. A
causa del trasferimento a Madrid, e quindi della costrizione a vivere negli spazi chiusi della capitale,
ecco che affiora la nostalgia per la sua terra d’origine, per le spiagge, per il mare della sua infanzia che
lo fa sentire – letteralmente – come un “marinaio sulla terra ferma”. L’opera che per Alberti significa
l’inizio di una nuova tappa poetica, con la sua adesione al mondo della realtà sociale, è Con los zapatos
puestos tengo que morir [Devo morire con le scarpe ai piedi] (1930), che ha come significativo
sottotitolo «elegia civica». In questo testo è evidente la sua adesione all’ideologia di sinistra, che si
sentirà ancor più forte in El poeta en la calle [Il poeta in strada] (1936) e altri testi di contenuto
politico, raccolti poi in Poesias completas. In questa nuova fase Alberti usa un tono di denuncia e
protesta, cercando di riunire a raccolta tutti i militanti di sinistra per la comune causa politica, in
particolar modo gli operai e i contadini, che più di tutti patiscono il peso della congiuntura storica e
dell’ingiustizia sociale di quel periodo. Tra i volumi pubblicati durante il periodo argentino spiccherà A
la pintura, in cui Alberti canta l’arte che fu il suo primo amore, ma nel libro si nota anche la sua ricerca
di uno strumento espressivo adeguato a descrivere la sua nuova situazione sociale e spirituale. Anche
l’ultima fase dell’esilio vede un’intensa attività editoriale da parte di Alberti, che porta alla
pubblicazione delle raccolte romane (come Roma, peligro para caminantes e X sonetos romanos),
omaggio appassionato e divertito alla tradizione popolare della Roma trasteverina che aveva
conosciuto nel suo periodo in Italia. Tra queste, anche Los ocho nombres de Picasso, dedicato all’amico
pittore.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche delle raccolte "Marinero en
tierra" e "Sobre los ángeles" di Alberti.

Con la sua prima raccolta poetica, Marinero en tierra (1924), vince il Premio Nacional de
Literatura, [Marinaio a terra] (1924), libro in cui l'autore mostra uno stile fresco e una maturità
notevole data dalla suggestiva metafora marina che ne pervade le pagine. Qui Alberti usa forme e
temi popolari, ma a differenza di Lorca non li riprende direttamente dalla tradizione locale, bensì
da quella letteraria colta.
Con Sobre los ángelesé [Sugli angelli] (1929), silloge scaturita da una profonda crisi estetico-personale
dell’autore, si abbracciano gli stilemi e le forme del surrealismo. Incentrata su un mondo turbolento e
angosciante sorto dall’inconscio. In questo mondo, con un linguaggio barocco, ma al contempo anche
cinematografico, appaiono le figure celesti degli «angeli», personificazioni della bontà, dell’ira, della
bruttezza, dell’oblio, della morte e, quindi, da non considerarsi come i classici angeli della cristianità
ma, piuttosto, come sue intime latebre. Appaiono, pertanto, come esseri perturbanti, emersi da una
profonda crisi interiore.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di
Dámaso Alonso.

La produzione poetica di Dámaso Alonso non è significativa dal punto di vista quantitativo, dal
momento che consta di soli quattro libri, usciti a grande distanza tra loro: nell’arco cioè di circa
sessant’anni. Si comincia con i Poemas puros (1921) per passare poi alla sua opera più importante,
Hijos de la ira [Figli dell’ira], uscita insieme alla miscellanea Oscura noticia (1944), seguita poi da
Hombre y Dios (1955, dove si ritorna ad una visione conciliatrice del rapporto uomo-Dio dopo la
rottura che si riscontrava nella raccolta precedente) e, infine, è il momento di Duda y amor sobre el Ser
supremo [Dubbio e amore sull’Essere supremo] (1985). Come si può evincere dai titoli, ad eccezione
della prima raccolta, tutta la produzione poetica dell’autore gira intorno al problema etico-religioso,
fondato sull’idea di un mondo privo di certezze, abbandonato da un Dio lontano e irraggiungibile, e
destinato quindi al caos e al nulla. Questa sensazione (come detto in apertura di lezione) provoca nel
poeta un sentimento di angoscia e di lacerazione: una poesia «desarraigada», sradicata, come la
chiamerà lui stesso. I versi di Dámaso Alonso poeta, come denunciano i titoli di alcune raccolte tra cui
Hijos de la ira e Oscura Noticia [Oscura notizia], sono un grido di angoscia e collera, un'esplosione di
rabbia impotente di fronte alla propria miseria e al dolore del mondo che lo circonda. In un sentimento
misto tra rabbia e disgusto, la vita è vista dall’io lirico come un viaggio orribile, un incubo senza ritorno,
anche se il tutto è velato da una sensazione di tenerezza e di commiserazione.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di
Gerardo Diego
Nella sua traiettoria poetica due sono le grandi tendenze che attraversano la sua produzione,
quella tradizionale e quella legata alle novità stilistiche più audaci e in voga al tempo (a cavallo tra
una poesia cosiddetta umana e una poesia disumanizzata). Raccolte di poesia creazionista sono
Poemas adrede [Poemi apposta] (1932), Limbo (1953), Biografía imcompleta (1953), Evasión
(1958) e Poesía de creación (1974), che sembrano puntare alla ricerca di un assoluto lirico, una
sorta di slancio mistico tendente alla perfezione. Un esempio di questa ricerca è l’immagine del
cipresso del sonetto El ciprés de Silos, in cui si percepisce un dinamismo che tende verso l’alto, un
desiderio di raggiungere la dimensione celeste e dell’infinito che si riflette negli elementi del
paesaggio naturale e storico della Spagna, ma che si serve anche di nuovi simboli della vita
moderna, creando una perfetta osmosi tra mondo antico e mondo contemporaneo; tra tradizione
ed avanguardia; tra poesia ‘assoluta’, autonoma, e poesia ‘relativa’, basata invece sulla realtà. Ecco
allora che l’uso di rime insolite, arbitrarie, si ammanta della funzione di creare effetti di
straniamento in virtù di un senso dotato di una propria polisemia. Le immagini, quindi, su cui si
lavora come in un laboratorio estetico, vengono quasi liberate dal loro senso logico, e cercano di
creare sorpresa e aspettativa, per fare ciò l’autore punta sull’autonomia del significante o sul
valore plastico pittorico che si rifà al cubismo. Alla seconda tipologia appartengono le raccolte
poetiche El Romancero de la novia [Il Romancero della sposa] (1920), Soria (1923) e Versos
humanos (1924) che, ricordiamo, gli valse il Premio Nacional de Literatura. Tra i motivi ritroviamo
la vicenda amorosa, l’ambiente naturale o storico della Spagna, la religione.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di
Pedro Salinas.

Salinas è, all'interno della Generazione del '27, il poeta dell'amore. Il suo verso esprime un'emozione
lieve, una fine sfumatura psicologica, una forma naturale e spontanea, e si relaziona al mondo esterno
solo come testimone del suo sentimento verso il “tu” della donna amata. Se la sua traiettoria vitale si
divide in due momenti (prima e dopo il 1935, periodo europeo e periodo americano), nella sua
produzione si possono invece distinguere tre tappe: il periodo iniziale (quello della produzione degli
anni Venti: Presagios (1923), Seguro azar [Sicuro azzardo] (1929) e Fábula y signo (1931)); quello
centrale (tra il 1933 e il 1938, con i suoi maggiori successi letterari: La voz a ti debida [La voce a te
dovuta] (1933), Razón de amor (1936) e Largo lamento (1938), il tema dell’amore diventa
assolutamente preponderante)); e un terzo periodo (negli anni Quaranta: si dedica anche ad altri
generi letterari: oltre alla poesia scrive quattordici drammi (in cui tramite dialoghi precisi l’autore
affronta le problematiche della vita del tempo). Alcuni romanzi dove ripropone la sua condanna e
satira sul razionalismo materialistico della società moderna e della guerra. Scrive inoltre saggistica, di
solito incentrata su autori di letteratura spagnola)). Da non tralasciare è l’epistolario del poeta, le
Cartas a Catherine Whitmore.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di Jorge
Guillén.

L'ultimo poeta-professore della Generazione del '27 è Jorge Guillén. La produzione poetica di Guillén è
caratterizzata principalmente da due elementi: entusiasmo e rigore. La poesia di Guillén è un grido
entusiasta di fronte al meraviglioso spettacolo degli esseri viventi, il quale si unisce però ad una
rigorosa espressione intellettuale, esatta e precisa, della sua gioia di esistere. La sua poesia è quindi
strettamente vincolata al presente, canta il "qui e ora", e da essa scompaiono tutti i molteplici
elementi decorativi del modernismo per lasciare spazio alla pura emozione lirica, in cui la realtà appare
pulita, trasparente, perfetta. Egli raccolse tutta la sua produzione iniziale in un’unica opera, Cántico
(testimonianza dell’esaltazione dell’uomo laico di fronte al creato e alla natura). Tutta la sua opera è però
concepita come un unico blocco, diviso in quattro volumi: Cántico, Clamor (a sua volta diviso in tre
parti), Homenaje (in cinque parti), e Y otros poemas; i primi tre formeranno, nel 1968, Aire nuestro. Se
in Cántico troviamo la fede e l’entusiasmo di fronte al mondo, Clamor è invece la parte più drammatica
e caotica della produzione di Guillén, dove per la prima volta temi moderni come la città, la guerra, la
dittatura entrano a far parte della sua poesia.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di
Vicente Aleixandre.

Le sue prime liriche vengono pubblicate nella Revista de Occidente nel 1926, e l'anno seguente
partecipa all'omaggio a Luis de Góngora: momento che gli consente di entrare di diritto tra gli autori
della Generazione del '27. Per Aleixandre il surrealismo rimane una costante che si protrae nel tempo,
a differeneza degli altri componenti della generazione, diventando parte integrante del suo messaggio
poetico. Nella sua produzione, che pur si presenta come unitaria nell’arco degli anni, è possibile
distinguere due fasi, coesistenti e complementari tra loro: una in cui il poeta mette in scena il mondo
interiore, l’altra in cui mette in scena quello esteriore. Vicente Aleixandre è riconosciuto quale maestro
indiscusso dalle generazioni di poeti successive e custode di una tradizione letteraria che si basava
sulla virtù umana della tolleranza e dell'amicizia, e che sapeva esprimere con forza gli impulsi
elementari dell'amore e della vita.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di Luis
Cernuda.

A causa della sua omosessualità, dopo la laurea in legge si trasferisce a Madrid, e in questo
periodo pubblica la sua prima raccolta, Perfil del aire [Profilo dell'aria], dalle cui pagine traspare la
sua pena adolescenziale. Nel breve periodo trascorso nella capitale madrilena (dove imporrà la
sua immagine di dandy elegante e raffinato) intesse numerose amicizie letterarie, tra cui quella
con Aleixandre. A Parigi entra in contatto con il surrealismo, con cui condivide lo spirito di
protesta contro la morale borghese. Il canto in favore di un amore all’epoca considerato “diverso”
sarà al centro dei suoi due libri successivi: Un río, un amor [Un fiume, un amore] (1929) e Los
placeres prohibidos [I piaceri proibiti] (1931). I suoi versi sono agili e delicati nella prima fase, ma
poi (a partire dall’incontro con il surrealismo francese) la vita sembra entrare nella sua arte, e i sui
versi si fanno quindi espressione profonda, grave e sincera della sua appassionata intimità.
L’elegante, ribelle Cernuda è, infine, uno di quei poeti in cui opera e vita diventano imprescindibili
l’una dall’altra. A dimostrarlo vi è La realidad y el deseo: un titolo sicuramente non casuale, scelto
per raccogliere la sua opera completa, dal momento che esprime i due estremi del dissidio entro
cui si dibatterà sempre l’universo di Cernuda, il desiderio di un amore vissuto in libertà e lo
scontro che questo comporta con la bigotta realtà del tempo.
L’opera di Cernuda si può quindi dividere in tre fasi: il periodo sivigliano, quello madrileno e
quello dell’esilio, ma tutte e tre sono accomunate dalla presenza di spontaneità e meditazione.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di León
Felipe.

dopo aver pubblicato Versos y oraciones de caminante, 1920) il suo spirito inquieto lo portò a viaggiare
molto, prima in Guinea, quindi in Messico e negli Stati Uniti, e in questo periodo escono il secondo
volume di Versos y oraciones de camimante (1930) e Drop a star (1933). Tornato in Spagna durante la
guerra (dove combatté con la resistenza), andò poi in esilio alla fine di questa, pubblicando all’estero il
resto della sua opera poetica, per poi ritirarsi alla fine in Messico, dove morirà. Con la partecipazione
alla guerra civile spagnola inizia nella poetica di Felipe una nuova tappa, in cui va verso una
storicizzazione del mito che fino ad allora aveva caratterizzato la sua poesia. Ora la vicenda personale
passa in prima linea, e l’autore si identifica nel dramma della patria.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche che accomunano gli appartenenti
alla Generazione del '36.

La nuova estetica prende a modello la "poesía impura" di Pablo Neruda, non a caso accolto
trionfalmente in Spagna nel 1935. Accoglienza ben diversa da quella che al poeta era stata
riservata nel 1927, quando il Paese non era ancora pronto alle novità di cui si faceva portavoce.
Questo nuovo modo di fare poesia deve essere capace di rappresentare l'espressione prorompente
della vita e della passione umana in tutte le sue manifestazioni. La Generazione del '36 è formata da
varie correnti poetiche e letterarie, suddivisibili in due gruppi principali: da una parte la corrente
contemplativa e familiare, che raggruppa i vari Luis Rosales, Luis Felipe Vivanco, Leopoldo Panero e
Dionisio Ridruejo. Dall'altra invece vi è la poesia dei grandi poeti "comprometidos" quali Miguel
Hernández, León Felipe e Juan Gil-Albert. A questi andrebbe aggiunta tutta una corrente di romanzieri,
che pure si potrebbe collegare a questa seconda corrente, giacché rappresentano la letteratura
dell'esilio: possiamo ricordare, fra questi, Max Aub, Ramón Sender, la filosofa María Zambrano.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della produzione poetica di
Miguel Hernández.

Ad attirare l’attenzione di lettori e critici è il tono della sua poesia, la quale può dirsi come avvolta
in una fiamma di estasi passionale, che trova perfetta espressione nella sua nobile e accesa
retorica. L'amore per una giovane del suo paese (che poi sposerà) gli ispira i sonetti contenuti in
El silbo vulnerado [Il fischio ferito] e di El rayo que no cesa [Il fulmine che non cessa] (1936). La
guerra civile lo vedrà schierato con le milizie popolari prima e sul fronte antifascista poi.
Collaborerà anche a riviste e pubblicherà le raccolte Viento del pueblo [Vento del popolo] (1937),
El hombre acecha [L'uomo in agguato] (1939) e i drammi El labrador de más aire [Il contadino più
aitante] e Teatro en la guerra, divenendo una delle principali figure della resistenza spagnola.
Alla fine della guerra viene condannato a morte, pena poi commutata in trent'anni di reclusione. In
questo periodo pubblica ancora Cancionero y romancero de ausencias e Últimos poemas prima di
morire di stenti in una prigione alicantina, a soli trentadue anni, nel 1942. L’apice della poesia di
Hernández può considerarsi Cancionero y romancero de ausencias, pubblicato soltanto postumo
(1958). L’opera riunisce un centinaio di composizioni di varia natura (dalla breve canción al lungo
romance). Il Cancionero diventa così un insieme di tanti piccoli frammenti di una realtà che a mano a
mano si sfuma e sfugge: realtà evocata attraverso la guerra, la sconfitta militare, le privazioni, la
prigione, ma anche l’immagine del figlio morto e di quello appena nato, o quella dell’amata Josefina.
La stessa tematica e le stesse modalità del Cancionero le ritroviamo anche in Últimos poemas,
anch’esso pubblicato postumo: l’amore per la sposa e per il figlio, il ricordo del primo figlio morto,
l’esaltazione dell’atto della creazione, il senso di disperazione che tuttavia non riesce ad offuscare del
tutto la speranza, sempre all’interno di un processo di interiorizzazione che traduce la propria
cosmologia in realtà concreta, mentre le figure del proprio mondo familiare seguono il processo
opposto, acquisendo quindi un valore simbolico.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della poesia della testimonianza,
facendo riferimento ad almeno due autori.
Negli anni ’40 tende ad affermarsi una poesia di solidarietà umana, che predilige forme colloquiali e
prosastiche. I principali protagonisti di questo periodo possono essere sostanzialmente divisi in tre
categorie:

- coloro i quali affrontano, nelle loro opere, tematiche principalmente esistenzialiste (tra questi si
annoverano Vicente Gaos, Carlos Bousoño e Ramón Valverde);

- coloro i quali si dedicano principalmente a temi di impegno sociale e politico (come Gabriel Celaya e
Blas de Otero);

- quelli che invece preferiscono tematiche di preoccupazione e testimonianza umana (come nel caso di
José Hierro, Ángel Crespo, Rafael Morales).

Jose H., la cui poesia, pur velata di una moderata protesta civile, preferisce il canto alla
denuncia. R. Morales, il suo primo libro, Poemas del toro (1943), segna il passaggio dal
garcilasismo ad un’esperienza di maggior tensione umana e vitale.
Le successive raccolte, El corazón y la tierra [Il cuore e la terra] (1946) e Los desterrados [Gli esiliati]
(1947), presentano una poesia semplice e familiare, di impronta classica, ma a cui si accostano di tanto
in tanto temi tremendisti di ispirazione romantica. In essa il poeta insiste sul tema doloroso ed elegiaco
dell’esilio e della perdita del patrimonio spirituale nazionale.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della poesia della conoscenza,
facendo riferimento ad almeno due autori.

Tratti simili: Quasi tutti sono nati negli anni Venti e Trenta, cioè prima della guerra civile spagnola e
della Seconda guerra mondiale e hanno quindi subito direttamente o indirettamente gli effetti. Molti
di loro provengono da una classe economica agiata, hanno accesso a studi universitari e iniziano la
propria attività poetica nel decennio degli anni 50. Si tratta, in essenza, di una generazione che si apre
alla società civile franchista con gli strumenti adeguati per il cambiamento, senza che però essa mostri
possibilità di cambiamento. Questi autori pongono l'accento sulla fenomenologia dell’io colto nella
pienezza dell'universo privato (l'io, immerso nel suo contesto sociale, diventa il protagonista di una
storia fondata sul mondo delle emozioni e dei sentimenti). Jaime Gil de Biedma (1929-1990) è la figura
centrale del gruppo catalano della Generazione del ’50. La sua opera completa, Las personas del verbo
(1982) raccoglie bene il momento di crisi scatenato dalla disillusione sociale in atto. La sua poesia,
anche laddove sia più esplicita la denuncia civile, riflette comunque un’esperienza che rifiuta il
documento oggettivo e il tono necessariamente poetico. L’autore adotta l’espressione della lingua
parlata, banalizzando la realtà risponde ad una volontà dissacrante nei confronti della situazione
storica del Paese e della classe borghese. Francisco Brines, una delle voci più significative della poesia
spagnola del periodo, nella sua prima raccolta poetica, Las brasas (1959) mostra l’immagine sensuale
del paesaggio mediterraneo, accompagnandola però con la dolente accettazione del fluire del tempo.
In El Santo Inocente (1965) abbiamo una visione pessimistica del destino umano e del mondo
attraverso una nota narrativa che accomuna la storia e l’arte. Palabras a la oscuridad (1966) accentua
invece l’elemento simbolico in corrispondenza di una più evidente presenza dell’io privato, in un tono
intimo e riflessivo. Fedele ai dettami generazionali, Brines insiste sul concetto di parola poetica come
strumento verbale per giungere al centro dell’essere.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dei poeti "novísimos",
accennando alla polemica sull'antologia e quindi ai "postnovísimos".

I novísimos difendono il valore assoluto dell'arte e della poesia, rifiutando ogni problematica
contingente. Curiosamente, la predilezione per l'arte italiana, e per Venezia in particolare, fa si che
alcuni dei componenti di questo gruppo siano conosciuti anche come «poeti veneziani».

Tra i vari elementi di rottura e innovazione derivati dall’attività dei novísimios, vale la pena di
ricordarne due in particolare: -il monologo drammatico: tipo particolare di correlato oggettivo che
media il pensiero del poeta attraverso la voce di un soggetto storico o culturale (ad esempio, un
personaggio storico o letterario che parla all’interno di una poesia).

-il correlato oggettivo: meccanismo che permette di “esternare” o “oggettivare” il pensiero del poeta
attraverso gli oggetti, i personaggi o le situazioni presentate nel testo poetico.

Uno di questi poeti “veneziani” è il barcellonese Pere Gimferrer (1945), che si fa conoscere con Arde el
mar (1966), libro che inaugura una poesia basata sull'invenzione di un lessico ricco di audacie verbali,
dove è l'immagine che torna a essere il valore fondamentale dell'atto creativo, per cui si afferma una
poesia istintiva, autentica, libera da qualsiasi condizionamento di ordine estetico o ideologico.

Membro di spicco del gruppo è Leopoldo Marı ́a Panero (1948-2014), I temi dell’opera di Panero
denunciano la radicalità e il pessimismo della discesa negli inferi del poeta, che attinge alla mitologia
del mondo giovanile moderno (amore, sesso, cinema, droga…). La sua poesia accoglie i segni del riJiuto
come punto di partenza per affermare la necessità di una degradazione umana, Jinalizzata alla totale
rimozione di ogni codice morale.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche di "La familia de Pascual Duarte" di Cela,
senza limitarsi alla mera esposizione della trama. VEDI 06

06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche della scrittura di Camilo José
Cela, facendo riferimento ad almeno uno dei suoi romanzi.

Nelle opere di Cela è quasi impossibile seguire il filo logico di un'azione, lo svilupparsi di un destino, ma
si apprezzerà sicuramente la sua grande intuizione per i valori della lingua, che conferisce alla sua
prosa una squisita rapidità, forza plastica e originalità. Nei suoi testi è percepibile la sua ricerca di
realismo, la quale nasce da un suo desiderio di sincerità. Lo stile di Cela rivela una profonda
preoccupazione per le possibilità estetiche della lingua, diametralmente opposta all'estetica degli anni
'50. Si rifà, non a caso, a quella degli anni '20, ma ciò che per quegli autori era lusso metaforico e
immagini squisitamente ricercate, in Cela diventa materia dal tratto incisivo, connotata da una
deformazione burlesca e da un impiego delle formule più espressive attinte dalla lingua popolare.

L’esordio letterario di Cela fu un vero e proprio scandalo letterario: il libro intitolato La familia de
Pascual Duarte [La famiglia di Pascual Duarte] (1942) è infatti un romanzo estremamente
violento, in cui il mostruoso crimine del protagonista e le note di umorismo macabro con cui
l’autore descrive un mondo di passioni selvagge – calato in uno scenario rurale –, mettono in luce
il tono insipido e convenzionale di buona parte di quanto altro si stesse scrivendo (e pubblicando)
in quel momento. Il protagonista del romanzo, Pascual Duarte, è in prigione, in attesa della pena
capitale, dove scrive la storia della propria vita. Come perfetta incarnazione delle teorie
comportamentiste, il protagonista non ha fatto altro che restituire alla società quanto ha ricevuto
da un ambiente rurale degradato. All’interno del romanzo la gente muore con facilità. Ogni volta
che è colpito da un lutto, Pascual Duarte ammazza d’istinto, in eccessi di rabbia tali da non poter
essere nemmeno raccontati. Ciò, da un punto di vista strutturale spiega, il perché della tessitura
lacunosa del testo, in cui ellissi vistose si susseguono all’interno di una cronologia discontinua e a
volte persino accavallata. Solo nell’incipit, dove si ambienta l’azione, la trama ha un filo logico,
dopodiché il racconto si frantuma, e molti degli elementi del testo il lettore deve dedurli dai
racconti dei personaggi, da cui veniamo a conoscere, ad esempio, i familiari del protagonista: il
padre manesco, la madre alcolizzata, la sorella prostituta, il fratello minorato, la moglie stuprata in
una sorta di prova iniziatica. Nelle parti restanti, tutto lascia il posto al racconto di Pascual.
Ma mentre Pascual racconta, sembra quasi non capire cosa stia facendo, scrive ma non argomenta
quanto ha fatto. C’è come un certo fatalismo ancestrale nella sua vicenda e, gli unici ruoli che Pascual
sa riconoscere all’interno di essa, sono quello di vittima o di carnefice, e questo è l’elemento più
innovativo del romanzo: vale a dire che diviene, con ciò, una tragedia rustica, resa però con l’affanno
della narrazione. Nel suo racconto Pascual usa una lingua ibrida che alterna citazione barocca e
proverbio popolare, sintassi forbita e lessico contadino. Se, a prima vista, ciò potrebbe sembrare
irreale, non va dimenticato il ruolo del trascrittore del presunto manoscritto il quale, verosimilmente,
manipola in parte il testo che ha tra le mani per renderlo esemplare: anche perché è in possesso di altri
dati, con cui può colmare le lacune del racconto del protagonista. Tuttavia, nonostante questa ‘velata’
funzione didattica che la storia di Pascual Duarte avrebbe dovuto assumere, le autorità ecclesiastiche
decisero, in un primo momento, di censurare il romanzo, nonostante esso non contenesse nulla che
incitasse a condotte rivoluzionarie o, a ogni modo, considerate pericolose per il pubblico decoro.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche di "Cinco horas con Mario" di Delibes,
senza limitarsi alla mera esposizione della trama.

L'autore inizierà a preoccuparsi per la salvaguardia della specificità castigliana: preoccupazione


che troverà spazio nella sua opera mediante la stratificazione della lingua che si dimostrerà ricca
dei colori e delle espressioni locali. Questo processo raggiungerà il suo apice in Cinco horas con
Mario. E’ il romanzo con cui Delibes sperimenta nuove tecniche narrative, dando voce a un’amara
satira della società spagnola del dopoguerra. Cinco horas con Mario è la storia di una veglia
funebre paradossale: Mario è un professore di letteratura, di idee liberali, che improvvisamente
muore nel suo letto; la moglie Menchu, casalinga reazionaria, gli rimarrà accanto la notte che
precede il funerale, ma sebbene ostenti con amici e parenti le convenzioni del cordoglio, di fatto
vive tale morte come una sorta di tradimento da parte del marito. Ecco allora che inizia il suo
lungo monologo, in cui apostrofa il cadavere di Mario, rivolgendogli una serie di recriminazioni
attraverso le quali possiamo scorgere la critica dell’autore nei confronti dell’ipocrita società del
tempo: e lo fa prendendo spunto da alcuni versetti della Bibbia, che il marito di solito leggeva la
sera. Ciò che predomina è l’ironia involontaria che nasce dalla caricatura del modello franchista:
quello della moglie e madre che spaccia per militanza eroica, che dà voce a un’ideale di vita che
riflette il vagheggiamento borghese e, quindi, uno stereotipo di donna frustrata.
Nell’esaltare, suo malgrado, le virtù pubbliche e private del marito morto (umanista realmente
cristiano, che incarna l’ideale etico dell’autore), Menchu appare agli occhi del lettore ipocrita, avida,
ottusa e retriva, e attraverso lei Delibes oltre a scagliarsi criticamente contro le storture della provincia
spagnola del dopoguerra, offre un raffinatissimo ed interessantissimo esercizio di retorica.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche di "Nada" di Laforet, senza limitarsi alla
mera esposizione della trama.

Carmen Laforet (1922-2004), barcellonese, è nota soprattutto per la sua opera d’esordio, Nada
[Niente] (1945, vincitore del Premio Nadal del 1944), che nel panorama letterario dell’epoca
significò una grossa novità: narrare in forma semplice uno squarcio di realtà contemporanea
senza false idealizzazioni né abbellimenti retorici, in un periodo in cui spesso la realtà veniva
invece deformata, o aveva scarsa relazione con quanto narrato. Nada racconta la vita monotona
della protagonista, Andrea, senza scopi moralizzanti, né politici.
In realtà, se analizzata più a fondo, l’opera contiene una buona dose di turbolenza e passione
giovanile e fu probabilmente proprio l’audace sincerità del tessuto narrativo, e l’espressione della
profonda insoddisfazione esistenziale della protagonista, a colpire in maniera particolare il
pubblico. Questo è probabilmente anche l’elemento che a tutt’oggi rende il romanzo godibilissimo
e lo fa ancora considerare un indubbio successo letterario.
Nada è la storia di Andrea, orfana di provincia e senza mezzi propri, che nell’immediato
dopoguerra decide di trasferirsi a Barcellona per frequentare l’università. La giovane viene
ospitata da parenti altrettanto poveri, che avevano vissuto la guerra civile, e il primo impatto con
loro è quindi traumatico: nonostante la bontà della nonna, il resto della famiglia è composto da
personaggi frustrati, che litigano e si raggirano tra di loro continuamente. Andrea, quindi li
rifugge, pur senza giudicarli. Anche all’università la vita della giovane protagonista non si rivela
semplice, in quanto fatica a stringere rapporti con i suoi coetanei. Ascolta molto ma parla
pochissimo, ed è curioso come, nonostante il racconto sia impostato in forma autobiografica, di lei
sappiamo pochissimo: sia della sua storia personale sia del suo aspetto fisico. Tutto il patrimonio
affettivo di Andrea consiste in un fazzoletto appartenuto alla madre, e prima ancora alla nonna,
che non esita a regalare ad Ena, l’amica borghese che le dimostrerà affetto e con cui riuscirà a
stringere un legame autentico. Anche di questo personaggio non avremo una descrizione se non
«per bocca altrui» in quanto Andrea non descrive, ma pensa per immagini. Andrea sembra abitare
il mondo come i poeti, accogliendo qualsiasi nuova realtà nella dimensione simbolica a cui, di volta
in volta, accede mediante i sensi. L’unico posto in cui si sentirà a suo agio sarà nella città: non
intesa in quanto tale, bensì in quanto spazio aperto, circoscritto soltanto dal cielo e dal mare.
Nelle sue interminabili passeggiate, spesso solitarie, Barcellona diventa una sorta di fantasmagoria in
cui Andrea cammina senza meta e come in un tempo eterno, che a lungo andare spingerà la ragazza a
cercare altrove il suo destino. Il dramma di Andrea è non riuscire a trovare un suo modello da seguire
né nella violenza chiassosa delle classi basse, né nelle buone maniere delle classi agiate. Per questo,
dopo un anno, decide di lasciare Barcellona e, proprio in questa scelta, risiede il legame con il «nada»
del titolo: giunta per la protagonista l’ora di congedarsi, benché sia passato, appunto, un anno, se ne
andrà tranquillamente, come se non fosse successo niente.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera di Martín Gaite.

Sposa di Sánchez Ferlosio è stata Carmen Martín Gaite (1925-2000). Secondo Martín Gaite la vita
scorre altrove rispetto alle teorie realiste, per cui la scrittura può alludere, ma non rispecchiare
esattamente il vissuto. Molti suoi racconti hanno per protagoniste donne piene di illusioni. Un
primo punto di rottura nella scrittura dell’autrice sarà El cuarto de atrás [La stanza di dietro]
(1978), un libro che è insieme libro di memorie, romanzo fantastico e saggio letterario. L’incipit è
tutt’altro che canonico visto che apre il testo mediante i punti di sospensione, una congiunzione e
un’espressione avverbiale con valore avversativo [… e, tuttavia,]). La narrazione è in prima
persona e, la protagonista, nei momenti di dormiveglia si lascia andare a rappresentazioni
immaginarie frutto della sua mente, tra cui quella di una bambina che disegna sulla sabbia una
lettera, la C, a cui associa le idee di [una casa, poi una camera e poi un letto]. Ma in quella C sta
anche l’autrice (è l’iniziale del suo nome), e il rapporto affettivo con gli oggetti poco prima
elencati, visto che il «cuarto de atrás» è dove ebbe inizio la sua vocazione letteraria. Questa
rievocazione semicosciente viene a un tratto interrotta dalla presenza di uno sconosciuto cui la
ragazza dà ospitalità nel cuore della notte.
In gradevole compagnia di quest’ultimo, la conversazione offre ora l’opportunità di riconoscersi grazie
alle parole dell’altro, che dimostra di conoscere l’opera di Martín Gaite. Ecco allora che si mescolano
biografia e autobiografia, finzione e cronaca e tutte, a loro volta, si amalgamano nel sogno. Tra i
romanzi dell’autrice, grandissimo successo ebbe anche quello intitolato Nubosidad variable (1992):
storia di due amiche che si incontrano per caso, dopo molti anni in cui erano state separate dagli
eventi, e che riallacciano un rapporto che affonda le radici in un tempo lontano. Nell’hic et nunc della
narrazione, una è sposata, ma prigioniera di un ruolo che non sente suo; mentre l’altra è nubile e
soddisfatta della sua carriera di psicoanalista. Avanzando nell’opera, il lettore scopre mano a mano che
la situazione è diversa da quella che appare. Le due, separate da un evento imprevisto, rimarranno in
contatto tramite lettere e, il linguaggio, è l’unico strumento a non risultare indefinito, “nuboso” (per
riprendere, in parte, il titolo dell’opera) nell’ambito di questo rapporto. Tempo dopo, di nuovo riunitesi
a Cadice, il romanzo termina mostrandoci le due protagoniste in prossimità di iniziare una nuova vita.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le caratteristiche di "Alfanhuí" di Sánchez Ferlosio, senza
limitarsi alla mera esposizione della trama.

Il suo posto nella storia della letteratura spagnola è grazie a due delle tre opere da lui redatte e
pubblicate, la prima delle quali è Industrias y andanzas de Alfanhuí [Imprese e vagabondaggi di
Alfanhuí] (1951): romanzo che racconta le vicende di Alfanhuí, un bambino che, dopo aver intrapreso
un viaggio per andare a visitare la nonna, va alla scoperta del mondo, il quale si rivelerà però magico,
popolato da esseri fantastici come il gallo della banderuola o il pupazzo di legno don Zana. Alfanhuí
decide di mettersi in cammino e di fare da solo le proprie esperienze. In questo suo percorso iniziatico,
come si evince dalle pagine del romanzo, non ci sono distinzioni tra emozione e ragione, tra piacere e
dovere. Il piccolo protagonista esclude dal suo apprendistato sia l'idea del progresso, sia la logica del
profitto e va avanti spinto solo da un incondizionato amore per la conoscenza. Ecco allora che
prendono significato le “industrias” cui fa riferimento il titolo, e che hanno a che fare proprio con le
esperienze che il bambino fa, imparando poco a poco le lezioni di cui ha bisogno per evolvere.
Attraverso questi insegnamenti, però, libero da concetti precostituiti di verità, bontà e bellezza,
Alfanhuí sembra quasi spostare i confini tra l'umano e il non umano, quasi a voler comunicare al
lettore che, se si lasciano vigili e liberi i sensi, questi potrebbero portarlo alla scoperta di significati
sempre nuovi anche dietro alle cose più banali, più quotidiane, più comuni.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) l'evoluzione della traiettoria letteraria di Juan Goytisolo,
senza però limitarsi al mero elenco delle opere.

Figura totalmente anticonformista e di denuncia sociale. Ogni volta che scrive, cerca in vario modo
di rappresentare in maniera oggettiva la realtà che lo circonda. Questa attitudine si evince
facilmente dai suoi primi romanzi, ad esempio nelle violente bravate di Juegos de mano [Giochi di
mano] (1954), i cui protagonisti rappresentano il disorientamento e la difficile situazione della
gioventù borghese; nei misfatti degli emarginati che fanno da protagonisti ai tre romanzi che
compongono la trilogia El mañana efímero [Il domani effimero]. Questi romanzi sono come un
campionario di apparenze, un inventario di comportamenti, di azioni/reazioni da parte delle
diverse classi sociali spagnole, viste nei propri ambienti. Attraverso tali opere, però, l’intento
precipuo di Goytisolo è quello di descrivere, non di giudicare, per cui nelle sue pagine la mimesi
prevale sulla diegesi, lasciando quindi ai personaggi il compito di presentarsi da soli, attraverso
sequenze dialogiche dai differenti registri linguistici. Questa nuova tecnica esaurisce però in fretta
la sua carica innovativa, e per raggiungere nuovi traguardi Goytisolo avverte la necessità di un
linguaggio nuovo, che sia virulento e anarchico, al fine di esprimere l’inquietudine che lo pervade.
Fondamentale, in tal senso, sarà la decisione di trasferirsi nel 1956 a Parigi, dove subisce una
drastica sprovincializzazione. La pubblicazione di Campos de Níjar (1960): splendida quanto
tragica testimonianza romanzata della bellezza e della povertà della zona di Almería, suscita
vigorose proteste da parte del regime, tanto che da quel momento Goytisolo pubblicherà le sue
opere successive all’estero. Quello che fino ad allora era stato un esilio volontario, diventa ora
obbligo imposto, e questo fa allontanare l’autore dal modo di scrivere (ma anche di vivere)
adoperato fino a quel momento.
Ciononostante, va precisato che questa situazione in realtà libera Goytisolo da tutto quanto di
ispanico gli era rimasto, e l’incontro con un immigrato arabo a Parigi gli apre il mondo dell’amore
omosessuale e della civiltà islamica: accadimento che lo porterà a sviluppare una concezione
totalmente nuova del romanzo, in cui la veridicità lascia spazio alla disconnessione delle
dinamiche enunciative, alla rottura dei sistemi verbali, alla metamorfosi dei personaggi e
all’evanescenza delle relazioni referenziali.
Questo processo di sradicamento è ben evidente nella trilogia incentrata sulla figura del suo alter ego
Álvaro Mendiola: in Señas de identidad [Dati personali] (1966). L’ultimo Goytisolo si sente più vicino
alla cultura araba che alle avanguardie europee, e suoi modelli diventano opere che hanno subito
l’influenza di più culture, come il Libro de buen amor. Negli anni Novanta, infine, la sua scrittura punta
molto sulla polisemia e sulla metanarratività, arrivando ad includere nei suoi romanzi anche interi
stralci di testi famosi, nonché autocommenti sempre più vistosi.
06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche di "Tiempos de silencio" di
Martín Santos.

Un posto di rilievo nella storia della letteratura spagnola gli è garantito dalla sua unica, geniale,
opera intitolata Tiempos de silencio [Tempo di silenzio] (1962): una cruda immagine della Spagna
uscita dalla guerra civile, e punto d'inizio dell'ultima tappa della narrativa spagnola. In Tiempos de
silencio troviamo pochissimi dialoghi (tipici, invece, del romanzo sociale), a fronte di un uso
sostanzioso del monologo interiore e di digressioni intellettuali. Ciò che più interessa è il
linguaggio del romanzo, attraverso il quale l'autore cerca di restituire il modo di parlare dei
diversi strati della società che fanno di volta in volta da sfondo alla situazione raccontata,
alternando quindi il linguaggio colto o scientifico con una parlata assolutamente colloquiale, al
fine di fornire una visione deformata e grottesca della realtà.
Il protagonista del romanzo è Pedro, un medico che cerca una cura contro il cancro e che, alla
morte delle sue cavie, si fa accompagnare dall'inserviente Amador dal cugino di quest’ultimo,
Muecas. Muecas, che nella sua indigenza alleva proprio gli animali che Pedro usa come cavia per i
suoi esperimenti, è l’esempio di quanto negli anni del dopoguerra l'uomo soffra la fame, e rischi
quindi di perdere totalmente la sua dignità, riducendosi a condizioni di vita simili a quelle delle
bestie. Pedro, inoltre, per tutto il romanzo, e a causa di una serie di disgrazie che lo vedono
coinvolto, sembra come perseguitato da una maledizione che è la stessa che aleggia sulla stirpe
iberica (almeno nella visione pessimistica dell'autore). La notte di un sabato, dopo aver passato
del tempo in un caffè e in un bordello, essersi ubriacato e aver sedotto Dorita (la nipote della
padrona della pensione in cui vive), Pedro viene chiamato d'urgenza ad assistere Florita, figlia di
Muecas, che rischia di morire dissanguata a causa di un aborto clandestino. Anziché chiamare
un'ambulanza, Pedro cerca di operare la ragazza, che però non sopravvive, ragion per cui Pedro
finisce per un periodo in carcere. Grazie alla testimonianza della madre della ragazza e
dell'influente amico Matías, Pedro verrà scagionato, ma il delinquente che aveva sedotto Florita,
ritenendolo colpevole della morte di lei, uccide Dorita, che crede essere la fidanzata del
protagonista. A questo punto, il romanzo si conclude con Pedro che decide di lasciare Madrid per
una meta non precisata, ormai totalmente distaccato dalla città e dalla propria identità.
Emblematica è la questione della sfera sessuale, in cui il rapporto non è mai finalizzato alla
creazione, ma solo alla soddisfazione di impulsi carnali. Inoltre, più ci si allontana dal centro,
dall’equilibrio, più questi impulsi diventano vero e proprio istinto aggressivo. Molto importante è
anche la struttura del testo, ricca di frasi giustapposte e spazi bianchi, significativi in quanto
simbolo del vuoto della società del periodo. Per concludere, anche l'ironia del romanzo non è mai
fine a sé stessa, ma cerca sempre di stimolare il lettore.
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05. Esporre brevemente (150-180 parole circa) la situazione del teatro spagnolo sotto la dittatura franchista
e a fine '900.

06. Esporre brevemente (150-180 parole circa) le principali caratteristiche dell'opera di Buero Vallejo e di
Sastre.

Figure di spicco nel teatro spagnolo del dopoguerra sono Buero Vallejo e Alfonso Sastre, i quali verso la
metà del secolo tentarono di rinnovare il teatro nazionale attraverso il dramma. Quello di Buero
Vallejo è un teatro serio, dai contenuti sociali, ma trattati con un taglio tra il realista e il simbolico,
generalmente incentrato su tematiche universali (pur non disdegnando riferimenti alla realtà
spagnola) e generalmente tragico, ma perché la vita (secondo lo stesso autore) è, appunto, tragica.
Nelle ultime opere, scritte dopo la dittatura, l’autore torna ad affrontare temi della realtà
contemporanea, denunciando i mali della società appena liberata (opportunismo, interessi,
disoccupazione, violenza), sempre usando strutture drammaturgiche piuttosto complesse. L’altra
grande figura del teatro spagnolo del XX secolo è Alfonso Sastre (1926), è da sempre a favore di un
teatro rivoluzionario che da una parte si apre alle avanguardie europee, e dall’altra non teme di
denunciare la situazione di oppressione che viveva la Spagna sotto la dittatura di Franco. A partire da
Prólogo poético (1950), Sastre inizia ad affrontare temi legati alla violenza e all’ingiustizia sociale
adottando un punto di vista ‘realista’; nasce così quella che egli stesso definirà «tragedia complessa»,
vale a dire una forma di tragedia in cui ci sia perfetto equilibrio tra nucleo tragico e deformazione
grottesca dello stesso. Alla tragedia complessa Sastre si avvicinerà già con Guillermo Tell tiene los ojos
tristes [Guglielmo Tell ha gli occhi tristi] (1955), ma raggiungerà l’apice con La sangre y la ceniza [Il
sangue e la cenere] (1965) e Crónicas romanas (1968), incentrate sulle vicende di quelli che Sastre
definì «eroi irrisori», vale a dire personaggi storici eroici o tragici, ma visti nella loro condizione umana,
con tutte le contraddizioni che questa comporta. Riuscitissima in questi testi è la mescolanza tra
comico e tragico.
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44. Raccontare sinteticamente la trama di "Fortunata y Jacinta".

La storia, divisa in quattro parti, narra degli amori di don Juanito (figlio unico di una famiglia
benestante) con Fortunata, bellissima ragazza del popolo di cui il giovane si invaghisce, ma che certo
non intende sposare per la differenza di classe; sposerà invece la delicata e casta Jacinta, che però non
avrà mai la gioia di potergli dare un figlio; nel frattempo, Fortunata sposa un giovane studente,
Maximiliano, che non ama, ma di cui apprezza l’interesse per risollevarla dal suo passato turbolento; il
giorno dopo il loro matrimonio, però , Fortunata cederà alle avances di Juanito (che l’ha cercata), di cui
è innamorata, e abbandona il marito. Ben presto però Juanito torna dalla moglie, e Fortunata (dietro
consiglio di un vecchio militare che la protegge) torna da Maximiliano; non riesce però a non pensare
all’uomo che ama, da cui stavolta è rimasta incinta, per cui cerca di tornare da lui, ma solo per scoprire
che, in realtà, questi tradisce sia lei che la moglie con altre donne; il dolore si farà cosı̀ insopportabile
per Fortunata che se ne ammalerà; dato alla luce il figlio, ormai morente, chiede a Juanita di
prendersene cura, cosa che la donna accetterà di fare, soddisfacendo cosı̀ anche il suo desiderio
materno. E' evidente nel testo la metafora sociale secondo cui la classe borghese (Juanito) sfrutta e poi
abbandona la classe popolare (Fortunata), che non può far altro che sforzarsi invano per ottenere
qualcosa;
45. Spiegare cos'è la nivola e come questo concetto si manifesta in Niebla.
Il pieno distacco rispetto ai canoni romanzeschi dell’Ottocento si fa evidente nel terzo romanzo, Niebla
(1914), che lo stesso autore definisce una nivola, termine creato giocando sul termine novela ma che
del romanzo sovverte gli schemi per permettere al lettore (anche grazie a prefazioni e postfazioni)
nuove e più ampie possibilità interpretative dato che secondo Unamuno il romanzo è un genere
aperto, che non può essere sottomesso a regole dogmatiche. La trama di Niebla è estremamente
semplice, e parla di Augusto Pérez, uomo dalla vita insignificante finché non gli capita l’occasione di
innamorarsi, amore che però si rivelerà una delusione; nello svolgimento della trama Augusto riflette
spesso della vita e dell’amore con un amico, o a volte con un cane (in questo caso i suoi dialoghi
diventano, in realtà, mono-dialoghi). Prossimi alla fine abbiamo però un clamoroso colpo di scena:
Augusto si reca nello studio salmantino di Miguel de Unamuno per chiedergli di lasciarlo vivere ancora,
perché non vuole rinunciare alla sua esistenza, per quanto vuota e dolorosa possa essere. Unamuno
nega ad Augusto la possibilità di uccidersi, in quanto è una scelta che spetta solo agli uomini reali, e
non ad un’entità fittizia; Augusto allora risponde che forse anche la vita «reale» dell’autore in realtà
potrebbe essere una finzione creata da un’entità superiore, che in qualsiasi momento potrebbe
decidere di porle fine, e andandosene, per provare la sua fisicità e la validità del suo libero arbitrio,
decide di consumare un banchetto abnorme, che lo porterà alla morte. Il gioco ad incastri cosı̀ creato
da Unamuno si complica con la presenza di Vı ́ctor Goti, colui che scrive la prefazione di Niebla, il quale
viene presentato come un amico dell’autore, ma all’interno del romanzo è anche un personaggio
amico di Augusto. Vı ́ctor sta scrivendo una nivola con caratteristiche simili a quella che sta sviluppando
Unamuno, ma che avrà esiti narrativi contrastanti rispetto ad essa.

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