E’ un movimento letterario e artistico,il cui nome deriva dal romanzo di Cletto Arrighi,sviluppatosi a Milano
e nella zona piemontese intorno agli anni Sessanta dell’800.Più di una vera e propria scuola si tratta in
realtà di una tendenza che unisce autori tra loro anche molto diversi per ideologia,opinioni politiche,scelte
stilistiche,e accomunati però da UN ATTEGGIAMENTO DI RIBELLIONE e contrapposizione nei confronti della
società borghese e del suo conformismo.Il contrasto tra artista e società che aveva caratterizzato il
Romanticismo europeo,si manifesta adesso nelle città italiane come Milano e Torino.Nel periodo post-
unificazione,l’affermarsi anche in queste regioni italiane delle strutture del capitalismo
industriale,determina una crescente emarginazione dell’intellettuale,che stenta, ormai,a trovare un proprio
ruolo.All’interno di una società rivolta all’utile e al profitto,l’artista vede la sua stessa opera ridotta a merce
e condizionata dai gusti di un pubblico sempre più ampio e variegato.Se alcuni letterati accettano il
confronto con le regole di mercato,gli scapigliati si oppongono fermamente ad esse,assumendo
atteggiamenti provocatori e anticonformistici,nell’arte come nella vita.Dunque nati da famiglie borghese e
benestanti,prendono le distanze dal proprio ceto d’origine e ostentano un forte disadattamento,che sfocia
molto spesso anche in scelte esistenziali,che conducono all’alcolismo,all miseria e al suicidio.
(TERMINE SCAPIGLIATO=iniziò a circolare in Italia verso metà 800,per indicare un individuo con uno stile di
vita non conformista e antiborghese,in genere artisti dediti all’alcol e alle droghe.L’uso del termine viene
inaugurato dallo scrittore Arrighi che nel 62 pubblicò il romanzo “La scapigliatura” e il “6 febbraio” che
rappresentava l’ambiente turbolento e irrequieto dei giovani artisti milanesi.)
Sul piano letterario,il ribellismo degli scapigliati,si traduce nel rifiuto della tradizione letteraria,e in
particolare per gli autori lombardi,nella rivolta contro il modello di realismo fornito da ManzoniSpinti dal
desiderio di riaffermare le ragioni di un’arte libera e autonoma;Gli scapigliati si collegano piuttosto al
modello antiborghese e tardo-romantico,offerto dall’opera di Baudelaire,cui uniscono suggestioni derivanti
dagli autori del Romanticismo nordico e americano.Alla tradizione manzoniana essi contrappongono
tematiche irrazionalistiche e fantastiche:la follia,la malattia,il contrasto tra realtà e illusione,atmosfere
oniriche e situazioni surreali e macabre.In questo senso ,la scapigliatura anticipa alcuni aspetti del
Decadentismo,che si svilupperà in Italia solo a partire dall’ultimo decennio del secolo.Al tempo stesso,gli
scapigliati recepiscono nella loro poetica un intento realistico,che li accomuna alla corrente del
Naturalismo,e del Verismo.Il rifiuto dell’idealizzazione romantica e degli stereotipi letterari,unita a questa
attrazione-repulsione alla modernità,li induce al desiderio di rappresentare il vero.Manca nelle loro opere
ogni rigore scientifico e la tendenza realista si incentra soprattutto sugli aspetti patologici e abnormi della
società,fino a giungere alla rappresentazione dell’orrido e del mostruoso,con l’intento di scandalizzare il
perbenismo del pubblico borghese.Ponendosi all’incrocio tra le due tendenze che dominano la seconda
metà dell’ottocento,il reallismo e il simbolismo,gli scapigliati contribuiscono senza dubbio a
sprovincializzare la letteratura italiana,avvicinandola ai modelli europei e portandola a confrontarsi con
nuovi territori espressivi.Ma bisogna dire,che non sempre si ottennero i risultati che si ponevano,infatti solo
raramente il ribellismo che anima questi autori si concretizza in testi dotati di un reale valore
artistico,limitandosi più spesso ad esprimere in forme insolite ed esasperate il disagio di un’intera
generazione nei confronti della modernità.
In ambito milanese,spicca l’opera di Emilio Praga.Nato a Milano da famiglia agiata,ma dopo la morte del
padre si da a una vita disordinata,segnata dall’alcol,dalle droghe e da una morte precoce,incarnando
quell’ideale di “poeta maledetto”che celebrava le sue opere.Pittore e letterato,amico di Arrigo Boito con cui
fonda il settimanale “Figaro”,compone raccolte poetiche tra cui “Tavolozza””Penombre” e
“Trasparenze”,edita postuma nel 89,caratterizzate da un linguaggio spesso crudamente realistico.Nato in
Piemonte ma vissuto a Milano,dove muore in miseria di tubercolosi,Ugo Tarchetti,condivide con Praga una
breve esistenzada scapigliatore.Questa angoscia esistenziale si percepisce anche dai suoi testi narrativi,in
cui ricorrono temi macabri e cupi.Tarchetti è l’autore di tre romanzi “Fosca”,inquietante resoconto
dell’attrazione morbosa del protagonista per una donna nevrotica e molto brutta malata di tisi.A
caratterizzare la poesia di Boito è invece il dualismo tra il bene e il male,realtà e illusione,unito a un sottile
umorismo.Arrigo Boito è la figura-chiave della vita mondana milanese,noto anche per l’attività di
musicista.Oltre che di alcune raccolte poetiche,tra cui “Il libro di versi”,è autore di racconti e libretti per
musica.Agli autori milanesi si affianca anche il gruppo degli scapigliati piemontesi,tra cui Giovanni
Camerana,morto suicida e autore di una raccolta di versi di richiami religiosi e funebri,Giovanni
Faldella,manipolatore di un linguaggio piegato ai fini caricaturali in prose giornalistiche nonché in romanzi e
racconti.
CARLO DOSSI
L’opera del pavese Carlo Dossi,si differenzia da quella degli altri scapigliati per la consapevolezza critica che
la sostiene e trova espressione in una poetica dell’umorismo pienamente realizzata sul piano del lessico e
dello stile.L’estroso sperimentalismo formale di Dossi si manifesta nella ricchezza delle invenzioni
lessicali,nell’accostamento di termini dialettali a parole dotte e in un uso molto originale della sintassi e
della punteggiatura.La ricerca linguistica si accompagna alla capacità di conciliare l’attitudine realistica e
deformazione fantastica,entrambe rette da una vivacità dissacrante che colpisce la società borghese e
nobiliare dell’Italia
La Scapigliatura democratica
Esaurita la battaglia essenzialmente letterario-culturale della sua prima fase,la Scapigliatura prende anche
altre direzioni, maggiormente impegnate in senso sociale. La cosidetta Scapigliatura democratica,in
particolare, riunisce un gruppo di scrittori di ispirazione anarchico-socialista, impegnata a denunciare i
nuovi tipi di emarginazione sociale e le miserabili condizioni di vita di vasti strati della popolazione
urbana,causate dallo sviluppo industriale.Questi autori,tra cui Bizzoni,Cameroni,Valera,furono attivi anche
nel giornalismo,soprattutto nella rivista “Gazzettino rosa”.
In Francia negli stessi anni che vedono affermarsi il Naturalismo,nell’ambito della narrativa,anche la poesia
è caratterizzata da un profondo rinnovamento tematico e formale,che trova espressione all’interno del
Decadentismo europeo,nella corrente del SIMBOLISMO.Mentre i seguaci del Naturalismo rappresentano
nei loro romanzi la realtà sociale,analizzandola in termini scientifici e razionali,i poeti simbolisti pongono la
propria attenzione al mistero che si cela dietro la realtà,accostandosi a esso attraverso l’intuizione e
cercando di riprodurne l’essenza nascosta nella musicalità dei loro versi.Questa nuova poesia,in cui si
esprime il rifiuto del positivismo e il disagio dell’artista nei confronti della società borghese,trova il suo
ideale punto di riferimento nella figura di Baudelaire e nella sua raccolta poetica “I fiori del
male”,pubblicata nel 57.Sebbene nutrito di una sensibilità per molti aspetti romantica,inaugura una nuova
stagione poetica,ponendosi come maestro per le generazioni successive.Nella sua opera sono presenti
infatti molti elementi che vengono ripresi poi dal simbolismo:la rottura tra l’artista e la società borghese,il
contrasto tra aspirazioni ideali e la noia esistenziale e l’elaborazione di un nuovo linguaggio poetico fondato
sull’analogia e sul simbolo.
Un’altra esperienza che contribuisce all’elaborazione della poetica simbolista è costituita dal
PARNASSIANESIMO,che raggruppa un insieme di poeti attivi in Francia a partire dalla metà degli anni
settanta.Il nome deriva dal Parnaso,monte sacro alle Muse,e si esprimono con la pubblicazione,tra il 66 e il
76,di tre raccolte poetiche intitolate “Il Parnaso contemporaneo”.Essi sono ammiratori di Baudelaire,e
ambiscono al ritorno di una poesia dal tono classicheggiante,estremamente raffinata sul piano formale ed
emotivamente impassibile,dunque lontana dal soggettivismo romantico.Ai poeti parnassiani si deve
soprattutto la prima formulazione del principio DELL’ARTE PER L’ARTE,in base al quale la poesia non deve
proporsi alcun scopo di utilità morale e sociale,ma deve imporsi soltanto per la sua bellezza e per i suoi
pregi estetici,dunque è totalmente indipendente.E proprio da una rottura generatasi all’interno del
Parnassianesimo,ha origine con la pubblicazione del 76 del poemetto IL POMERIGGIO DI UN FAUNO di
MALLARMÈ,la corrente del simbolismo,che trova la sua compiuta teorizzazione nel 86 con il Manifesto del
Simbolismo,pubblicato da Moreas sulla rivista parigina “La Figaro”.In un primo momento,poeti come
Verlaine e Rimbaud si riconoscono nella corrente dei “DECADENTS”,termine in origine utilizzato dalla critica
per indicare spregiativamente l’opera dei poeti e in seguito da loro fatto proprio,con la fondazione nel 86
della rivista “La Decadent”dello scrittore Baju.Ben presto questo movimento sfocia nel Simbolismo,che si
può considerare come una fase del Decadentismo europeo,caratterizzata dalla riflessione sulla lirica e
dall’elaborazione di una poetica organica.I principali maestri sono Verlaine,Rimbaud e con una maggiore
consapevolezza critica Mallarmè,che in seguito divennero un modello per gli italiani Pascoli e D’Annunzio.
BAUDELAIRE
Baudelaire nasce a Parigi nel 21.Dopo la morte del padre,la madre si risposa con un militare severo e
intransigente con cui Charles avrà sempre rapporti difficili.Dopo gli studi,nel 41,compie un lungo viaggio in
India e l’anno seguente,raggiunta la maggiore età ed entrato in possesso dell’eredità paterna,si abbandona
a una vita anticonformista,dando scandalo e ostentando la libera relazione con Duval,un’attrice
mulatta,frequenta i fumatori di hashish e si indebita,ma in seguito viene dichiarato interdetto,incapace di
gestire i propri averi,e di conseguenza sarà la madre ad occuparsene.Inizia a pubblicare testi e versi di
critica letteraria e a frequentare gli ambienti letterari parigini.Nel 57 pubblica “I fiori del male”raccolta di
poesie subito sequestrata per ordine della censura.Sia lui che l’editore vengono processati per oltraggio
morale e il volume poi rivisitato,viene pubblicato nel 61.Nel 1860 vengono pubblicati i poemetti in prosa “I
paradisi artificiali”dedicati al rapporto tra arte e stupefacenti,mentre nel 64 escono le prose che
compongono lo “Spleen di Parigi”.Lo stesso anno stanco e malato,Baudelaire lascia la Francia e si trasferisce
in Belgio.Colpito nel 66 da un attacco di paralisi e di afasia,viene ricoverato a Bruxelles e poi a Parigi dove
muore nel 67.
La prima edizione venne pubblicata a Parigi nel 57,comprende un centinaio di testi,scritti da lui a partire dal
41.La seconda edizione,del 61,esclude le sei poesie condannate per immoralità,ma presenta l’aggiunta di
nuovi testi,per un totale di 126 liriche.Il volume è un vero e proprio canzoniere,articolato in sei
sezioni:Spleen e ideale,Quadri parigini,Il vino,I fiori del male,Rivolta e La morte.Secondo un preciso
progetto di Baudelaire,le diverse sezioni segnano altrettante tappe dell’itinerario spirituale del poeta,che
sospeso tra desiderio di elevazione spirituale e noia esistenziale,ricerca la bellezza nell’abiezione della città
moderna,nel sesso,nell’alcol e nell’oppio,fino alla ribellione contro Dio e all’approdo finale alla morte.Una
terza edizione,curata poi dagli amici del poeta,con l’aggiunta di altre liriche,venne pubblicata nel 68.
Il carattere ambiguo della poesia risalta fin dal titolo,che colpisce il lettore per l’insolito accostamento tra
un elemento positivo,legato all’idea della bellezza letteraria(i fiori) e un elemento negativo,che ricorda il
degrado e la corruzione(il male).Il complesso stato d’animo del poeta è riassunto in questo,che si ripropone
e si chiarisce nel titolo della prima e più ampia sezione della raccolta:Spleen e ideale.Il poeta è pervaso dal
sentimento della noia,dal profondo disagio esistenziale di chi,dotato di una superiore sensibilità,percepisce
la banalità e il grigiore della vita moderna.Al tempo stesso aspira senza sosta a ritrovare una sorta di
perduta e armoniosa bellezza ideale,che è destinata a restare più un’aspirazione che una conquista.Questo
contrasto,in cui si ripropone la tensione romantica tra realtà e illusione,porta a una soluzione paradossale
apparentemente:che spiega anche il titolo della raccolta:la bellezza viene ricercata non attraverso l’ascesi
spirituale,attraverso la degradazione dell’alcol ,della droga o immergendosi nel paesaggio della
modernità,al di là del quale è possibile ritrovare il senso profondo della realtà.
Le liriche dei Fiori del Male,comprendono molte tematiche,tutte in qualche modo riconducibili al contrasto
tra “Spleen” e “ideale”.Un motivo ricorrente è la rappresentazione di Parigi,vista come il prototipo della
città moderna e descritta soprattutto nei suoi ambienti più degradati,popolati da emarginati,prostitute,nei
quali il poeta ritrova,enfatizzata,la propria condizione di estraneità alla società borghese.Ma proprio nel
caos cittadino si affaccia il miraggio di un sentimento puro,che resta irragiungibile,come nella lirica “A una
passante.”Alla condizione dell’artista nel mondo moderno e al suo contrasto con la mentalità borghese ,lui
dedica molte liriche,tra cui il sonetto “L’albatro”.Di fronte a un modno che vede nel profitto la sua unica
legge,il poeta perde gran parte della propria funzione ,e reagisce sottolineando in forme esasperate la
propria diversità la propria diversità,il privilegio e la dannazione di comprendere la vera essenza della realtà
moderna.Anche di qui deriva l’enfasi con cui ricorrono nella raccolta atteggiamenti che vanno
dall’esaltazione delle droghe e dell’alcol alla rappresentazione dell’amore in forme sensuali e scandalose.
Baudelaire attribuisce all’arte una precisa funzione conoscitiva e ritiene che solo al poeta sia concessa una
superiore sensibilità che gli permette di cogliere,in modi analogici e intuitivi,il mistero che si cela dietro la
realtà apparente.Riprendendo spunti romantici,lui guarda infatti alla natura come a una fitta rete di
simboli,legati tra loro da profonde e nascoste corrispondenze,cosi egli chiama nell’omonimo sonetto che
collegano i diversi aspetti della realtà tra loro e alla soggettività del poeta.Solo cogliendo queste misteriose
rispondenze tra profumi,suoni,colori,il poeta può riprodurre nei suoi versi il senso profondo del
reale.Quindi la sua poesia si basa su un costante ricorso al simbolo e all’analogia.Anche il linguaggio
procede per via analogica,suggerendo, più che narrare in modo organico.Vi è anche un’attenta curva
formale,ereditata dal Parnassianesimo,che fa si che spesso temi bassi e degradati vengono espressi con uno
stile elevato e letterario.
CORRISPONDENZE
La celebre lirica occupa il quarto posto della sezione introduttiva, Spleen e ideale, ed espone il cuore della
poetica di Baudelaire: l'idea, cioè, che tra le cose sussistono misteriose corrispondenze e che il compito
della poesia è quello di decifrarle e di rappresentarle, attraverso l'uso di immagini simboliche. Tali
corrispondenze vivono tutte insieme nella Natura, proprio come in un tempio tutti gli elementi
(architettura, pitture, riti, fedeli, preghiere, suoni, echi, profumi ecc.) appaiono immediatamente connessi
tra loro in unità. Tocca al poeta svelare questa rete segreta di rapporti. Fonte di Baudelaire è lo scrittore
svedese Emanuel Swedemborg (1688-1772), un pensatore mistico, secondo cui una forza misteriosa lega
ciò che in natura è visibile a ciò che è invisibile, ciò che appartiene alla materia a ciò che invece riguarda
l'ambito spirituale.
Temi: la misteriosa connessione tra gli elementi della natura, ogni elemento naturale come simbolo,
portatore di oscuri messaggi.
Anno: 1857.
Le prime due quartine presentano il tema dell'universo naturale come foreste di simboli (v. 3): ogni
elemento materiale e concreto è un segno, che allude a realtà nascoste e misteriose. I sensi colgono la
molteplicità (i profumi, i colori e i suoni, v. 8) della Natura, ma essa è una sola, grande unità: le differenze
sono solo apparenti. Una misteriosa unità associa persino (v. 7) le tenebre alla luce.
Nelle due terzine il poeta offre esempi di corrispondenze fra diverse sensazioni.
Nella prima la percezione olfattiva (Profumi) suscita impressioni tattili (la carne d'un bambino), uditive (il
suono dell'oboe) e visive (vedi come i prati).
La seconda terzina suscita altre associazioni, che rimandano a un mondo lontano, esotico, sensuale e
favoloso (raffigurato dall'ambra, dall'incenso e dal benzoino). Tale mondo evoca a propria volta uno stato
d'estasi sia fisico che spirituale (i trasporti della mente e dei sensi).
Il simbolismo di Baudelaire si distanzia dalla lirica romantica anzitutto costruendo una lirica spersonalizzata,
non autobiografica: lo scrittore rinuncia a esprimere il tradizionale io lirico, a effondere cioè i propri
sentimenti, per costruire invece un discorso di valore universale, teso a comunicare verità assolute: verità
che non cambiano per circostanze individuali o particolari.
Importante, in rapporto al tema centrale, l'uso della sinestesia, che consiste nel sovrapporre in una sola
espressione due sfere sensoriali diverse. Per esempio un'espressione come profumi freschi (v. 9) unisce una
sensazione olfattiva (profumo) a una tattile. Oppure, al v. 10, al sostantivo profumi viene ora accostato
l'aggettivo verdi. Proprio nel v. 11 si trovano le associazioni più originali: i profumi sono definiti corrotti e
trionfanti, aggettivi che solitamente sono usati per giudicare i comportamenti umani.
ANTONIO FOGAZZARO=Nacque a Vicenza nel 42 da una famiglia della ricca borghesia di vivo spirito
cattolico e patriottico,dopo gli studi di legge si trasferisce a Milano,dove esercita l’avvocatura,avvicinandosi
però anche agli ambienti letterari della Scapigliatura.Tornato a Vicenza,si dedica all’attività letteraria;il
primo successo giunge nel 81 con il romanzo “Malombra”,seguito da “piccolo mondo antico”,ambientato
nel periodo risorgimentale e incentrato sulle vicende tormentate da una coppia di sposi,divisa tra la
spiritualità idealista dell’uomo e il più energico vitalismo della protagonista femminile.Tornato alla fede
cattolica dopo un periodo di crisi religiosa,egli si è intanto avvicinato al movimento del
modernismo,impegnandosi nel tentativo di conciliare la posizione della Chiesa con la cultura moderna e
con le teorie scientifiche del darwinismo.Le tematiche religiose sono al centro anche di due nuovi romanzi
“Piccolo mondo moderno”e il “Santo”,che però viene messo all’indice da Papa Pio X,per le posizioni troppo
avanzate sostenute dall’autore.Dopo la composizione del romanzo “Leila” Fogazzaro muore nel 1911.I suoi
romanzi godettero di grande successo di pubblico,ma sono oggi in parte ridimensionati dalla critica-
delineano un cammino artistico per certi aspetti esemplare,che risente delle diverse tendenze culturali
operanti in Italia nell’ultimo quarto dell’Ottocento:dal Positivismo alla Scapigliatura,dalle suggestioni
decadenti allo spiritualismo cattolico.Rifiutando fin dagli esordi,il romanzo di tradizione realistica,Fogazzaro
riprende già in Malombra alcuni elementi tipici del gusto romantico e scapigliato(la follia,il mistero,la
suggestione del paesaggio)manifestando però un interesse nuovo e moderno per l’analisi psicologica dei
personaggi e delle loro inquietudini.Con Piccolo mondo antico,l’autore si riallaccia invece in parte alla
tradizione del romanzo storico di derivazione manzoniana,nutrito di fede cristiana,ma è soprattutto nelle
ultime opere che approda infine a una scrittura marcatamente simbolica,in cui l’impegno ideologico è
bilanciato dalle suggestioni decadenti.
MALOMBRA=L’interesse per i misteri della psiche e per l’intreccio un po’ morboso di spiritualismo e
sensualità fanno di Malombra il primo romanzo decadente della lett. Italiana.Essa narra la vicenda di
Marina di Malombra che,rimasta orfana,viene cresciuta dallo zio Corrado in una vecchia villa sul
lago.Quando ritrova le lettere di Cecilia,una sua antenata che era stata rinchiusa a vita dal marito per
espiare la sua colpa di averlo tradito,Marina si convince di essere la reincarnazione della donna.Nello zio
Corrado rivive ai suoi occhiil crudele marito di Cecilia,mentre in Corrado Silla,con la quale vive una storia
d’amore,essa vede la reincarnazione dell’amante della propria antenata.Mentre Corrado cerca di sfuggire
alla passione morbosa di Cecilia,rivolgendo il suo amore a Edith,una giovane pura e ingenua,la situazione
precipita:Marina seduce Corrado e lo uccide,prima di gettarsi a sua volta nel lago.Al di là del gusto
tardoromantico del romanzo,la sua modernità è presente nella suggestiva sovrapposizione di una
dimensione simbolica e spirituale ai dati della realtà oggettiva nell’attenzione all’interiorità dei
personaggi,creature eccezionali dalla sensibilità torbida ed esasperata.Marina rappresenta l’incarnazione
della donna diabolica e tentatrice,cui si contrappone invano la purezza di Edith,mentre Corrado,nelle sue
continue insicurezze,rappresenta la naturale evoluzione della figura dell’esteta,divenuto ormai “inetto a
vivere” a causa del suo stesso intellettualismo.L’atmosfera onirica del romanzo è favorita anche dalle
descrizioni paesaggistiche spesso tenebrose e dal ricorso a uno stile molto raffinato,tendente al lirismo.
GRAZIA DELEDDA=la tendenza decadente influenza in modo significativo anche Grazia Deledda,anche se
per molti aspetta resta legata a moduli narrativi di matrice verista.Nata a Nuoro da una famiglia di piccoli
proprietari terrieri,la Deledda cresce nell’isolamento di una Sardegna patriarcale e primitiva nutrendo
grande interesse verso le sue tradizioni folcloriche e i suoi valori.Una volta stabilitasi a Roma nel
900,pubblica romanzi notevoli come Elias Portolu nel 1903,Cenere nel 1904,Canne al vento nel 1913 e La
madre nel 1920,ottenendo grande successo;inoltre nel 1926 la Deledda ottiene il premio Nobel per la
letteratura italiana,assegnato per la prima e finora unica volta a una scrittrice italiana.I suoi romanzi,di
ambientazione regionale e nutriti da un profondo interesse per la cultura popolare sarda,sono stati spesso
ricondotti alla corrente del Verismo.In essi è però assente un intento realistico di analisi sociale e la realtà
della Sardegna,ricostruita in modi mitici e simbolici,diviene lo spunto per la rappresentazione delle vicende
che assumono un valore esemplare.Sullo sfondo di un paesaggio aspro e popolato da msiteriose
presenze,la Deledda costruisce vicende incentrate sul tema della colpa e dell’espiazione(in parte ripreso da
Tolstoj e Dostoevskij)e dominate dall’incombere di una fatalità inesorabile,che travolge il destino e le
passioni dei personaggi.
CANNE AL VENTO=Il romanzo più noto della Deledda,pubblicato nel 1913,narra la vicenda delle tre sorelle
Pintor,ultime superstiti di una nobile famiglia sarda decaduta.Loro unico sostegno è il vecchio servitore
Efix,che nasconde però un terribile segreto:anni prima ha aiutato una quarta sorella,insofferente della
tutela paterna,a fuggire di casa e aveva causato involontariamente la morte del padre della
donna.Tormentato dal rimorso e dal senso di colpa,dedica quindi la sua vita a proteggerne le figlie.All’inizio
del romanzo giunge a casa delle sorelle il figlio della donna,un giovane che con la sua condotta
dissoluta,conduce alla rovina le sorelle,costringendole a vendere il loro podere a Don Predu.Il vecchio si
allontana disperatamente dal paese,ma in seguito ritorna in tempo per assistere al matrimonio di una delle
sorelle con Don Predu,risollevando le sorti della famiglia,e cosi lui può finalmente morire sereno e in
pace.In quest’opera ,la Deledda non è tanto interessata al realismo degli ambienti,più che altro all’analisi
psicologica dei personaggi e in particolare del vecchio Efix,tormentato dal desiderio di espiare una colpa
peraltro involontaria.Un altro aspetto decadente è il paesaggio naturale pittoresco e suggestivo,legato in
modi arcani ai personaggi che lo abitano.Non vi sono riferimenti cronologici precisi e il fatto che il narratore
corrisponda al protagonista,favorisce una narrazione intimistica,a cui contribuisce anche il linguaggio che
riproduce nella struttura sintattica e nel ricorrere dei proverbi i modi del parlato sardo,ma con grande
attenzione per i valori musicali ed evocativi.