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Il Naturalismo

Il Naturalismo, fu teorizzato inizialmente dal critico Hippolyte Taine in un suo articolo su «Journal
des débats» del 1858. Nacque in Francia come conseguenza sul piano letterario della corrente
filosofica del Positivismo. Sulla base del Positivismo la letteratura acquisisce il cosiddetto “metodo”
naturalista, che si concretizza in un modello di romanzo in grado, come la Scienza, di analizzare i
mutamenti della società con “occhio clinico. Questo “metodo sperimentale” si attua in forma
narrativa attraverso un rigido canone dell’impersonalità, tale per cui il narratore deve rimanere
nascosto e non far sentire la sua presenza all’interno della vicenda narrata. In tal senso - con la
Comédie Humaine di Honoré de Balzac (1799-1850) e soprattutto con l’opera di Gustave Flaubert
(1821-1880) ed Émile Zola (1840-1902) e senza dimenticare Guy de Maupassant o i fratelli
Goncourt - il Naturalismo francese supera modi e temi della letteratura romantica e tardo-
romantica, ponendo sotto la lente della propria indagine gli ambienti della piccola borghesia, del
proletariato e del sottoproletariato urbano, colti molto spesso negli aspetti più degradanti e con
schietto realismo, anche sul pianolinguistico, soprattutto per quanto concerne i personaggi.

IL VERISMO
Il verismo italiano è invece elaborato alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento come
assimilazione del Naturalismo francese. Accanto alle analogie di fondo che accomunano le due
correnti, le quali si configurano al tempo come le evoluzioni più radicali del realismo ottocentesco,
occorre però registrare le notevoli differenze che fanno del Verismo una corrente letteraria
originale e per questo motivo importante nel contesto europeo.
Principale fonte teorica del Verismo italiano - oltre al Verga di Fantasticheria, de L’amante di
Gramigna o della Prefazione ai Malavoglia - è allora Luigi Capuana (1839-1915), scrittore ed
intellettuale catanese che approda ad alcune fondamentali formulazioni per “importare” i precetti
del Naturalismo su suolo italiano. Capuana, lettore appassionato di Zola, nell’opera Per l’arte del
1895, stabilisce alcune tematiche importanti:
L’importanza del genere "romanzo"
La scientificità del lavoro dello scrittore
Il rilievo delle leggi deterministiche dell’ereditarietà
L’immaginazione artistica
Il primato della “forma”
E’ più importante come teorico che come autore letterario, ma vale almeno la pena di ricordare di
lui Il marchese di Roccaverdina (1901), romanzo incentrato sulla follia di un nobile, roso dal senso
di colpa per un suo delitto impunito .
Altra voce da tenere in considerazione è quella di Federico De Roberto il cui capolavoro é I Viceré
(1894), cupo e grottesco affresco storico della Sicilia nei decenni del Risorgimento, vista attraverso
le vicende della famiglia nobiliare degli Uzeda. A livello teorico è convinto dell’efficacia del “puro
dialogo”, come insegna il teatro (e si ricordi che anche Verga opta, nello sviluppo della sua
carriera, per la scrittura teatrale e sulle risorse dell’analisi psicologica per indagare classi sociali
(come quella alto-borghese o nobiliare) del tutto antitetiche rispetto all’universo rurale e
contadino verghiano.
Il variegato panorama del Verismo italiano, che conosce le sue maggiori fortune e le sue opere
emblematiche nei due decenni conclusivi del secolo XIX, sarebbe del resto incompleto senza il
precedente storico del movimento milanese della Scapigliatura, con cui le “tre corone” del
Verismo intrattengono spesso stretti rapporti, soprattutto nell’ottica comune di uno
svecchiamento della tradizione nazionale. La battaglia degli scapigliati (tra gli altri: Arrigo e Camillo
Boito, Luigi Gualdo, Cletto Arrighi, Carlo Dossi, Iginio Ugo Tarchetti, Vittorio Imbriani) contro
l’ipocrisia e il moralismo borghese e contro un’idea di letteratura rimasta ferma al realismo
romantico di Manzoni, aggravata da una “rettorica” sentita come stantia e melensa, stimola in
Verga la tensione verso “l’immediatezza” della rappresentazione. Con il loro antagonismo, infatti,
gli scapigliati hanno un ruolo cruciale anche nel rinnovamento della novella, e la forma breve è una
tappa fondamentale proprio in Verga, che da Milano inizia a tracciare i bozzetti di alcune scene di
vita paesane della sua Sicilia. Gli scapigliati, però, nel loro maledettismo e nella disillusione post-
risorgimentale veicolano già istanze opposte a quelle positivistiche che invece vanno diffondendosi
e possono essere intesi come una sorta di laboratorio rudimentale del futuro Decadentismo
italiano.

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