Il termine Pop, contrazione di Popular Art, fu coniato da artisti, critici e intellettuali inglesi negli anni seguenti alla
seconda guerra mondiale, per fare riferimento a un'arte che è espressione della cultura popolare, la quale scaturisce
dalla tradizione, dalla società e dall'immaginario collettivo.
La Pop Art nasce in Inghilterra negli anni 50 per poi svilupparsi soprattutto negli Stati Uniti d'America a partire dagli
anni '60, riprendendo con sfumature diverse il colorato e attraente linguaggio dei mass media. Nelle grandi metropoli
si andava sempre più sviluppando una società dei consumi, sollecitata da un grande sviluppo industriale e dalla
comunicazione di massa, all'interno della quale, la pubblicità dominava con i suoi manifesti e le sue luci colorate, che
la rendevano vivace, allegra, e coinvolgente.
gli artisti utilizzano elementi tratti dalla vita quotidiana, realizzando opere che riproducono con varie tecniche, sia
bidimensionali che tridimensionali, fumetti (Roy Lichtenstein), oggetti d'uso comune e cibi vari (Claes Oldenburg),
prodotti alimentari o divi del cinema (Andy Warhol), e ogni altro elemento caratteristico delle moderne società
industriali. . La merce che il mercato e la pubblicità impongono diventa soggetto e oggetto dell'attività artistica. Gli
artisti introducono nelle loro opere oggetti di uso comune finti o veri, nuovi o da buttare, che a volte vengono
ingigantiti, moltiplicati e deformati con evidente ironia. Gli oggetti utilizzati erano riprodotti fedelmente, anche se in
scala diversa e con differenti materiali. In questo modo gli artisti Pop spostano nella sfera "alta" e nobile della pittura
colta, elementi bassi e "banali" derivati, o letteralmente copiati, dal mondo della pubblicità, della televisione, del
fumetto. Il risultato è un linguaggio apparentemente semplice ma estremamente efficace e di grande comunicatività,
sostenuto da un'iconografia di facile lettura, densa di richiami alla vita e all'immaginario comune, ed un'arte
apparentemente fredda, ma allo stesso tempo accattivante e spesso ironica, dispiegata in opere in genere
coloratissime e di grande formato.La matrice europea fa del pop inglese un fenomeno sostanzialmente più meditativo
sulle possibilità espressive dell'oggetto, reso con toni documentaristici, senza accenti polemici, contrariamente a
quanto avviene oltreoceano, dove prevale la caratteristica kitsch (pacchiana) nelle opere di Warhol e Dine. Tuttavia la
gran parte degli artisti pop americani osservano e riproducono la realtà urbana con toni positivi, anzi con l'intento di
conferirle una dignità artistica. Nell'oggetto artistico confluirono tutti i dati tratti dal mondo contemporaneo: le
immagini del mondo esterno, quelle della città e della sua iconografia pubblica, manifesti, vetrine dei negozi, oggetti di
consumo, fumetti e fotografie presenti sulle riviste, alimenti colorati e lussuosi della civiltà del benessere, entrano a
far parte dell'opera d'arte. Le prime opere furono dipinte a tinte forti, realizzate con colori acrilici e raffiguranti
bottiglie di birra, lattine, strisce di fumetti, segnali stradali e oggetti di consumo.Le tecniche espressive adottate si
moltiplicarono, passando dalla fotografia alla serigrafia, dal collage alla diretta introduzione di oggetti reali nell'opera.
La Pop Art esercitò una forte influenza in altri settori, quali la grafica pubblicitaria, il design e la moda. I maggiori
esponenti della pop art sono Roy Lichtenstein,tra le sue opere più importanti possiamo ricordare alcuni spezzoni tratti
da alcuni fumetti, come “Whaam!” o anche “In the Car”,. James Rosenquist, il quale, piuttosto che concentrarsi sul
fumetto come fece Lichtenstein, scelse di far ruotare la propria arte attorno al mondo del piccolo e grande schermo e
soprattutto della pubblicità, Andy Warhol. Questo artista viene considerato l’artista pop per eccellenza, se non
addirittura il maestro indiscusso di tale movimento; Warhol fu senza dubbio un talento eccezionale, riuscendo a
ritagliarsi un ruolo importante anche nel mondo del cinema diventando regista, e così ramificando la propria arte e
lasciando l’impronta in diversi settori della stessa pop art.
Andy Warhol
Warhol nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, 1928, figlio di due modesti immigrati originari di Miková (un paese
situato nell'odierna Slovacchia nord-orientale). Warhol mostrò subito il suo talento artistico, e studiò arte pubblicitaria
al Carnegie Institute of Technology. Dopo la laurea, ottenuta nel si trasferì a New York che gli offrì subito molteplici
possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e Glamour.
Nel 1968 una femminista radicale Valerie Solanas, sparò a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya. Entrambi
sopravvissero, nonostante le gravissime ferite riportate da Warhol avessero fatto temere il peggio. Le apparizioni
pubbliche di Warhol dopo questa vicenda diminuirono drasticamente: l'artista si rifiutò di testimoniare contro la sua
assalitrice e la vicenda passò in second'ordine per via dell'assassinio di Bob Kennedy, avvenuto due giorni dopo.Morì
cinquantottenne a New York nel 1987, in seguito a un intervento chirurgico dopo aver realizzato Last Supper, ispirato
all'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. I funerali si svolsero a Pittsburgh, sua città natale, e a New York venne celebrata
una messa di suffragio. Nella primavera del 1988, 10.000 oggetti di sua proprietà furono venduti all'asta da Sotheby's
per finanziare la "Andy Warhol Foundation for the Visual Arts".Dopo la morte, la fama e la quotazione delle opere
crebbero al punto da rendere Andy Warhol il "secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso".
La sua attività artistica conta tantissime opere, che produceva in serie con l'ausilio dell'impianto serigrafico. Le sue
opere più famose sono diventate delle icone: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis
Presley, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Liza Minnelli e tante altre. Da ricordare le regine regnanti
Elisabetta II del Regno Unito, Margherita II di Danimarca, Beatrice dei Paesi Bassi, l'imperatrice consorte dell'Iran Farah
Pahlavi, la principessa di Monaco Grace Kelly
La ripetizione era il suo metodo di successo: su grosse tele riproduceva moltissime volte la stessa immagine
alterandone i colori (prevalentemente vivaci e forti). Prendendo immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali
(famose le sue bottiglie di Coca-Cola) o immagini d'impatto come incidenti stradali o sedie elettriche, riusciva a
svuotare di ogni significato le immagini che rappresentava proprio con la ripetizione dell'immagine stessa su vasta
scala.La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato all'interno di un museo o di una mostra, era una
provocazione nemmeno troppo velata: secondo uno dei più grandi esponenti della Pop art l'arte doveva essere
"consumata" come un qualsiasi altro prodotto commerciale.
Ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti:
anche il più povero può bere la stessa Coca-Cola che beve Jimmy Carter o Elizabeth Taylor. Fra i suoi assistenti, che
successivamente divennero essi stessi famosi, figurò Ronnie Cutrone.
Successivamente rivisitò anche le grandi opere del passato, come l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci o capolavori di
Paolo Uccello e Piero della Francesca: anche in questo caso cercò di rendere omaggio a delle opere d'arte al posto dei
mass media che in alcuni casi cercarono di screditarlo.
Per le persone famose dell'epoca essere ritratte da Warhol divenne un imperativo a conferma del proprio status
sociale.
MARYLIN MONROE
L’installazione intitolata Marilyn Monroe di Andy Warhol è formata da 9 serigrafie a colori. Il volto di Marilyn Monroe
è ripetuto per ogni modulo con variazioni di colore. Fu in seguito alla morte prematura dell’attrice nel 1962, che Andy
Warhol decise di trasformare il volto della donna in icona di massa. Alla base delle sue operazioni artistiche vi fu la
trasformazione in icona di un prodotto commerciale o di un prodotto mediatico. In questo caso, l’attrice Marilyn
Monroe, si può intendere come un prodotto mediatico in quanto diva del cinema hollywoodiano e mondiale. Come in
Scatole di Campbell’s soup anche il volto della diva si trasforma nell’icona di un desiderio di massa. La
rappresentazione del solo volto incorniciato, in modo molto stretto, è una delle condizioni che producono l’icona. In
secondo battuta, poi, viene la ripetizione modulare. Si aggiunge, quindi, la trasformazione in un’immagine semplice e
quasi bidimensionale come quelle dell’arte greca ortodossa e bizantina. Infine, la riproposizione di diversi colori nella
stessa installazione per definire un continuo e rinnovato desiderio di possesso. Ogni modulo viene stampato in modo
semi artigianale per rimarcare la derivazione industriale dell’icona di massa.Ogni modulo possiede una gamma
cromatica diversa e un trattamento specifico.. I colori variano in ogni modulo come anche gli accordi cromatici.
Nell’insieme si forma un effetto decorativo che viene equilibrato nell’intera installazione e il suo volto acquista una
varietà di colori e di toni che producono un processo di astrazione fino arendere il volto dell’attrice il simbolo astratto
di un certo tipo di bellezza tipicamente americano. L’inquadratura dell’immagine è quadrata e incornicia in modo
stretto e senza lasciare spazi intorno il volto di Marilyn Monroe. In questo modo ogni particolare senza significato al di
là della suo iconicità viene tagliato fuori. La composizione dell’intera installazione è quadrata e riprende la stessa
proporzione del singolo modulo. Al centro si trova il modulo con colore più acceso, intorno, invece moduli che creano
una sorta di eco figurativi che incorniciano quello centrale.