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Introduzione
Il Simbolismo, come abbiamo detto, nasce in Francia negli ultimi decenni del XIX
secolo sulle orme dell’opera di Baudelaire (come, ad esempio, Les fleurs du Mal) e
delle fascinazioni della musica di Richard Wagner (1813-1883), e in reazione alla
poetica dei realisti e dei parnassiani 1. I simbolisti promuovono l’ideale di una
poesia evocativa e simbolica fondata sull’intuizione e sulla sensazione, sul
modello delle Corrispondenze baudeleriane.
I maestri del movimento sono, oltre a Mallarmé, i poeti Paul Verlaine (1844-1896) e
Arthur Rimbaud (1854-1891), sostenitori di una lettura della realtà fondata sulla
corrispondenza tra simboli e sensazioni che, uniti, formano una rete di significati
che collega il mondo esterno alla realtà interiore. La realtà quindi non viene
indagata dai simbolisti attraverso l’esperienza e la ragione, bensì attraverso
l’intuito, che è chiamato ad esprimersi con il mezzo a lui più congeniale: la
poesia. In questo senso allora secondo i simbolisti la poesia è la via privilegiata
per la conoscenza, poiché riesce a intuire e scoprire ilegamiche si insinuano tra
l’ apparenza delle cose e i loro significati più reconditi. La poesia simbolista si
pone allora in antitesi con la concretezza e l’idealismo dei testi romantici,
prediligendo una funzione del verso puramente evocatrice e mistica. La rigida
metrica tradizionale viene abbandonata in favore del verso libero, che permette la
creazione di un ritmo che si ricalchi il fluire delle sensazioni e dell’energia che
pervade le cose del mondo. La musicalità del testo è sostenuto da un massiccio
utilizzo di figure retoriche, come sinestesie, analogie e metafore, che
impreziosiscono il dettato e lo stile di opere riservate a pochi lettori che
posseggono gli strumenti per decifrarle e comprenderle a fondo.
Il primo a farsi sostenitore di una poetica simbolista è, nel già citato Pomeriggio
di un fauno, Stephane Mallarmé, che si concentra in particolare sulle
corrispondenze tra oggetti e stati d’animo, ovverossia sulla possibilità,
attraverso la contemplazione, di utilizzare un oggetto per illustrare un sentimento
o passare da una sensazione a una cosa, grazie alla libera azione delle analogie.
Una delle liriche più rilevanti della produzione di Mallarmé è Un colpo di dadi non
abolirà mai il caso (Un coup de dés jamais n’abolira le hasard, 1897), ovvero un
calligramma 2 in cui l’organizzazione dei versi non segue l’impostazione grafica
tradizionale, dislocandosi nella pagina seguendo un ritmo visivo ora a onde, ora a
scale, ora simile a una densa pioggia. Mallarmé con questo escamotage istituisce un
gioco di corrispondenze tra forme e parole fin dalla configurazione grafica del
testo, rendendo tangibile per il lettore quel passaggio, così centrale nella sua
poetica, dalla forma al contenuto alla sensazione.
Nella lirica Brezza marina l’autore sottolinea invece l’ideale di evasione dalla
grigia realtà del mondo borghese, in favore del viaggio, stimolato anche in questo
caso da un insieme di sensazioni sia visive che uditive da cui sgorgano molteplici
significati:
La poesia di Paul Verlaine, riconosciuto come guida dai più giovani esponenti del
Simbolismo fin dall’inizio della sua carriera poetica, si fonda sulla scelta
sapiente di una versificazione musicale e malinconica, che traduce in sensazioni e
moti interiori una vita travagliata e segnata dall’ambiguo rapporto con la sorella
e dalla tormentata relazione amorosa con Arthur Rimbaud (contro il quale un giorno
Verlaine, durante un diverbio e in preda all’ubriachezza, scaricherà anche due
colpi di pistola 4. Possiamo a questo proposito ricordare Languore, un sonetto
fondato sulle analogie in cui Verlaine assimila il suo languore interiore al clima
di decadenza che ha caratterizzato il declino dell’Impero romano:
Il Simbolismo in Italia
In Italia, invece, gli echi del Simbolismo arrivano con qualche decennio di ritardo
e vengono accolti principalmente da tre autori dalla storia e dalle suggestioni
molto differenti: Giovanni Pascoli (1855-1912), Gabriele D’Annunzio (1863-1938) e
Dino Campana (1885-1932). In questi tre autori, più che una adesione completa alla
poetica simbolista, possiamo rintracciare singoli aspetti o componimenti che si
rifanno ai principi-guida del Simbolismo, come il primato attribuito
all’intuizione, l’accurata elaborazione formale (soprattutto sul piano fonico-
visivo) e la concezione della poesia come unico strumento capace di indagare una
realtà “altra” e superiore rispetto a ciò che è più direttamente visibile ad occhio
nudo.
L’autore forse più vicino alla corrente simbolista è allora Dino Campana, la cui
biografia è segnato, oltre che dalla difficile vita familiare, da uno squilibrio
nervoso che condurrà il poeta fino alla morte in manicomio. Campana recupera nei
suoi Canti orfici il principio simbolista della parola poetica come istanza mistica
e rivelatrice, capace di illuminare e al tempo stesso trasfigurare la realtà
fenomenica. La poesia svolge così in Campana una funzione totale ed assoluta,
tradotta in un contesto stilistico vibrante e personale ma anche capace di
dialogare attivamente con la tradizione, sia nazionale (Leopardi, Pascoli, lo
stesso D’Annunzio) che internazionale (i simbolisti, Baudelaire, Whitman,
Nietzsche), aprendosi ad una ricchissima gamma di influssi.
4 Dai tormenti personali e dai gravi problemi di salute che, dopo svariati periodi
passati in prigione, lo porteranno a una lunga degenza ospedaliera, nascono pure
due opere in prosa: Mes prisons e Mes hôpitaux.
5 Io sono l’Impero alla fine della decadenza, | che guarda passare i grandi Barbari
bianchi | componendo acrostici indolenti | in aureo stile, danza il languore del
sole. (P. Verlaine, Languore, traduzione di L. Binni, Milano, Garzanti, 1993).
6 Uh! L’umido vetro stende i suoi limpidi tepori! | L’acqua arreda d’oro bianco e
infinito i letti pronti. | Le verdi vesti stinte di fanciulle | fanno i salici,
dove frenati saltano gli uccelli. (A. Rimbaud, Memoria, traduzione di D. Bellezza,
Milano, Garzanti, 1989).