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IL ROMANTICISMO
Il romanticismo si diffonde in Italia a partire dal 1816. Questo termine può essere usato come categoria storica
e come movimento; etimologicamente deriva dalla parola “romanzo”, la quale, nel Medioevo e nei paesi di
lingua neolatina, indicò una narrazione a scopo di diletto, di carattere avventuroso e cavalleresco, espressa in
lingua romanza, mentre le opere storiche, scientifiche e filosofiche erano scritte in latino. Il termine romantic
venne usato per la prima volta nel Seicento in Inghilterra e designava con tono sprezzante tutto ciò che era
fantastico, assurdo e falso negli antichi romanzi, contrapposto a novel, romanzo di costume e sentimentale.
Nel Settecento, a seguito del riconoscimento dell'importanza della fantasia nell'opera d'arte, Romantic è un
aggettivo che designa "ciò che è atto a dilettare l'immaginazione". Viene usato per indicare anche i paesaggi che
selvaggi, malinconici, solitari sono presenti negli antichi romanzi.
Il termine “romantico” appare già nel Werther di Goethe, una volta come sinonimo di “sentimentale”, un’altra
come sinonimo di “avventuroso”.
Premesse al Romanticismo sono da considerarsi i forti eventi che hanno sconvolto l'Europa.
Sul piano politico, la rivoluzione francese, anticipata da quella Americana. Si afferma il principio di sovranità del
popolo, sorretto dagli ideali di uguaglianza, libertà e fraternità. Il potere è assunto da rappresentanti eletti
direttamente dal popolo.
Sul piano economico, l'industrializzazione ha determinato una vera a propria rivoluzione. Nuovi ceti, prima
destinati a ricoprire un ruolo marginale, adesso si affacciano sulla scena sociale e svolgono un ruolo ben
determinato. E' il momento dell'energia dell'individuo, muta il rapporto città-campagna, entra in crisi il lavoro
artigianale: il lavoro diventa alienato. Alla fase di crescita iniziale subentra però ben presto un periodo di crisi, a
seguito della continua ed incessante necessità di dover far sviluppare il mercato. Iniziano così i periodo di crisi
cicliche, che spesso hanno effetti negativi sull'economia e sulla vita quotidiana delle popolazioni.
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Rousseau per primo nella Novella Eloise usa l'aggettivo romantique per descrivere "un non so che di magico, di
sovrannaturale, che rapisce lo spirito ed i sensi".
Tutti gli scrittori ed i filosofi legati alla rivista Athenäum usarono il termine romantico per definire la letteratura
moderna, basata sul recupero delle opere medievali e contrapposta alla letteratura classica, contraddistinta
dall'armonia, dalla pienezza.
Schlegel aveva parlato di una lacerazione dell'anima, senso doloroso di mancanza, che era tipico dei poeti
moderni e che contraddistingueva tutta questa categoria di letterati, frutto del pensiero condizionato dalla
religione cristiana, quindi riscontrabile già dalle opere medievali. L'uomo classico infatti aveva la particolarità di
sentirsi in armonia con tutto l'essere, dal momento che si sentiva unito ad una totalità originaria. Il cristianesimo
invece aveva prodotto il distacco dell'uomo dal divino, del finito dall'infinito del cosmo, quindi inevitabilmente era
presente questo senso di lacerazione, di incompiutezza dell'uomo rispetto alla Natura. Con Romantico si intende
questo senso di malinconia per qualcosa che si è perduto inevitabilmente, la nostalgia per ciò che è lontano,
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Sul piano culturale, l’aspirazione alla libertà informa di sé una nuova valutazione del popolo e della storia –miti
entrambi legati a quello politico delle libertà nazionali.
Nel popolo si ravvisa la forza, l’energia storica indispensabile alla lotta per il riscatto: il
Libertà espressa nei popolo non è più una massa inerte, la plebe da difendere e guidare (sebbene Manzoni
concetti di popolo e assuma posizioni diverse).
di storia Nella storia si ricercano le tappe di un’evoluzione progressiva delle singole “patrie” verso
la libertà (storicismo romantico); da qui la rivalutazione e la conseguente moda culturale
del Medioevo, età che gli Illuministi giudicavano barbara, e nella quale invece i Romantici
vedono le radici delle moderne nazionalità
La libertà sul piano psicologico si manifesta come infrazione dei rigidi schemi della
Ragione Illuministica che sembrava aver fallito i suoi scopi e come esaltazione del
sentimento.
L’affermazione della individualità sulla base del sentimento (che, a differenza della
ragione, caratterizza il singolo) sposta l’attenzione su stati d’animo non razionalmente
Libertà sul piano definiti e squisitamente “soggettivi”, come la malinconia, la sehnsucht o “nostalgia del
psicologico: il lontano”, la noia; emergono atteggiamenti tipici, come il titanismo ed il vittimismo. Il
sentimento titanismo è la volontà di ribellione e di lotta dell’individuo contro le forze esterne
(individualismo soverchianti (la società, il destino) – e nasce così l’eroe romantico, il novello Prometeo
romantico e (Byron); il “vittimismo” è legato alla dolorosa coscienza dei limiti umani.
religiosità) Il senso religioso del vivere si pone anch’esso come superamento del materialismo
razionalistico. E’ una religiosità che ha una vasta gamma di articolazioni; può sfociare
nell’idealismo che esalta l’io e la storia, cioè l’individualità del singolo e quella dei popoli, o
nell’adesione a un credo o, più genericamente, in una vaga aspirazione al divino e
all’infinito.
Libertà sul piano Libertà rispetto al passato: rifiuto Diviene quindi arte popolare, Manzoni: il
dell’arte: duplice e della mitologia e dell’imitazione realistica, oggettiva, percorsa romanticismo
contrastante dei classici, quindi delle regole, in da una tensione sentimentale, coincide con le
tendenza nome di una arte concepita come ricca di contenuti sociali e aspirazioni nazionali
“divenire”, al pari della vita, della politici (temi: la patria, la (Risorgimento)
società e della storia; un’arte religione, l’umanità, il popolo, la
attuale nei temi e nelle forme storia; generi: romanzo e
teatro)
Libertà rispetto a contenuti L’arte diviene individualistica e Leopardi: è un’arte
predeterminati - filosofici, fantastica, percorsa da una che predilige
scientifici, morali-: si afferma ora forte inclinazione al sogno. l’aspetto lirico. E’
che l’arte, lungi dall’essere lirica.
un’attività razionale, scaturisce
dal sentimento e dalla fantasia,
cioè dalla libera creatività del
singolo.
Come corrente letteraria e di pensiero, non è possibile ascrivere il Romanticismo all'interno di una precisa
categoria, in quanto si tratta di un movimento che investe un periodo storico molto vasto, dalla metà del
Settecento, tutto l'Ottocento e per alcuni aspetti anche del Novecento. La Rivoluzione Francese, le guerre
napoleoniche ed il post Rivoluzione avevano determinato distruzioni e sconvolgimenti politici e personale in tutte
le nazioni europee, che avevano favorito la circolazione di idee e scambi culturali e linguistici in tutto il
continente. Quindi nei primi anni del XIX sec. uno degli elementi prevalenti in letteratura è proprio quello dei
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Il ruolo dell'intellettuale.
I Romantici cercano di creare un mondo nel quale l’uomo “grande” avesse una patria: se la vita reale perde
l’immanenza del senso, l’artista si rifugia nell’interiorità e nella produttività dello spirito. L'artista dunque è colui
che per primo e in maniera sensibile riesce a cogliere le tensioni del suo periodo, anche se distante socialmente
da quanto accade nella sua realtà. Nel romanticismo assistiamo a un mutamento del ruolo sociale degli
intellettuali. Nei precedenti sistemi sociali egli era parte integrante dei ceti egemoni oppure era cooptato come
cortigiano o protetto. La sua funzione era quella di far propria l'ideologia della corte o del ceto dominante e
quindi elaborarla per diffonderla: sostanzialmente si presentava come un mediatore. Dopo la rivoluzione
francese è lo Stato che si assume l'onere di organizzare la cultura più elevata e di attirare a sé le forze
intellettuali più vive. Cattedre ed altri impieghi statali sono offerti agli intellettuali in cambio di un impegno
esplicito a favore dello Stato. Dall’ Ottocento in poi assistiamo alla figura dell'intellettuale ribelle. Con l'avvento
del nuovo sistema borghese perde infatti la sua posizione privilegiata. Deve preoccuparsi di avere un ruolo
sociale che gli permetta di sopravvivere, non gli è più permesso di abbandonarsi all'otium letterario.
Nasce così' un senso di frustrazione, rabbia, risentimento verso la società. Il suo punto di vista non è più quello
di una classe dominante, ma è estraniato, riesce cioè ad essere critico del suo tempo. Diventa il portatore del
valore della bellezza disinteressata. Spesso il concetto di bellezza può essere reso con quello di genialità= l'arte
diventa l'epressione del genio creativo dell'artista, la manifestazione di un'esperienza assoluta ed irripetibile
nella quale si concentra l'esistenza del singolo e della collettività. Il genio quindi riassume in sé anche i valori di
tutto il popolo. Il rapporto però tra culto dell'individuo e valori popolari non sempre è così schietto ed
immediato, ma al contrario è contorto e non sempre lineare. A volte la singolarità dell'individuo è affermata su
tutto e tutti, con atteggiamenti di titanismo. Byron e Shelley, ad esempio, cantano il contrasto tra la forza del
sentimento e dell'intelligenza dell'uomo e la dura ostilità della natura cieca, oppure di un Dio indifferente alle
aspirazioni dell'uomo. In Italia Leopardi esalta questo aspetto (negli ultimi Canti). Purtroppo però l'ideale di
bellezza appartiene ormai ad una società declassata, al ceto aristocratico. In una società dell'utile, del calcolo
razionale e della produttività il bello disinteressato è inutile. L'intellettuale dunque è visto come un individuo
improduttivo, oppure che ha il compito di intrattenere e divertire. Tutto ciò accentua la figura del ribelle,
dell'artista incompreso, spesso proveniente dalla classe sociale borghese dalla quale per primo è rifiutato. Il
saggista inglese Thomas Carlyle sintetizza nel 1841 l'idea romantica dello scrittore come "un individuo che vive
in logori panni, in una squallida soffitta e, dopo la morte, governa (perchè questo è ciò egli fa veramente) intere
nazioni e generazioni di uomini le quali gli avrebbero, sì e no, dato un pane mentre viveva."
L'opera d'arte nasce inoltre come merce di mercato, ha un prezzo. Nasce l'editoria moderna. Quello che per
l'artista ha un valore incommensurabile perchè frutto della propria genialità viene segnato da un prezzo.
all'esoterismo, alla magia. L'immagine del male, quindi del suo signore, diventa preponderante: esercita un
fascino prepotente sull'anima romantica. Goya diceva: "Il sonno della ragione produce mostri".
Il senso di ricerca, il desiderio del male, il desiderio del desiderio, la Sehnsucht, spingono però gli artisti in uno
stato d'animo inquieto che si concretizza non solo nella fuga nell'io, ma anche nella fuga nel tempo e nello
spazio, attraverso l'immaginazione e la fantasticheria. Si sviluppa così l'esotismo. Esso può essere spaziale,
vagheggiamento in luoghi mitici, ignoti, lontani, oppure temporale, cioè il trasferimento in epoche diverse, cioè il
Medioevo cavalleresco oppure l'Ellade antica. Molto spesso però anche il mondo dell'infanzia acquista un
valore straordinario poiché il mondo infantile è visto come un paradiso perduto di gioia ed innocenza. L'infanzia
può essere quella individuale oppure quella collettiva, quindi il mondo primitivo. In questa luce è visto anche il
popolo, perchè depositario dell'anima originaria e spontanea della nazione (fiabe, racconti). Nasce così anche
l'esigenza di produrre opere con temi e linguaggi accessibili anche alle persone non colte, che rispettino il fine di
una letteratura utile da un punto di vista sociale, che ha come scopo l'educazione del popolo.
L'eroe romantico: si evolve in due personalità contraddistinte. Il ribelle, cioè colui che non accetta il ruolo
frustrante del letterato, la società in cui opera, consapevole della sua forza spirituale e del suo genio creativo; la
vittima, cioè l'incompreso, il deluso, conscio della sua superiorità, quindi allontanato, perché diverso, dalla
società in cui vive, ma che non riesce a realizzare i suoi ideali e quindi muore legato a dei sogni utopici
(solitudine, tristezza, malinconia, vittimismo). Dalla prima figura nascerà quella del nobile fuorilegge, che
calpesta le leggi umane nel tentativo di superare ogni barriera fino a disprezzare Dio (da qui poi la letteratura su
Lucifero); dall'altra invece si articola la figura dell'esule, lo straniero, ma anche il poeta, che è il genio
incompreso.
Il neoclassicismo aveva idealizzato una concezione dell'arte fondata sul principio di imitazione della natura,
desunto dagli antichi: da questa derivava il principio di imitazione dell'opera d'arte. Comporre significa imitare dei
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modelli consacrati.
La poetica romantica al contrario rifiuta le regole precise, i modelli, i generi a cui rifarsi. La poesia non è
esercizio razionale e artigianale, ma libera ispirazione individuale, voce profonda che proviene dall'essere. La
poesia è quasi una follia divina, sorta di invasamento di una forza inferiore più potente di cui la voce del poeta è
il veicolo. L'arte non è imitazione, ma espressione del genio dell'artista, al principio di imitazione si sostituisce il
criterio di originalità e di spontaneità ed autenticità. A questo punto anche ciò che viene considerato brutto,
impoetico, che fa parte della quotidianeità viene considerato come eleggibile al rango di poesia ed arte. La
contraddizione in cui si trova la poetica romantica è quella di volersi liberare dall’elemento mitologico greco-
romano (proprio del neoclassicismo), patrimonio espressivo che accomunava tutta l’Europa, per inventare un
proprio patrimonio culturale, fondato sull’elemento del miracoloso della sperimentazione artistica. La produzione
delle forme viene affidata solo alla creatività del soggetto. Vero fine di ogni creazione poetica è il compimento
dell’opera, ma esso non si raggiunge in quanto ogni elemento vitale ha un significato artistico: l’opera d’arte
salva il particolare. In un mondo in cui non c’è coincidenza tra io e mondo, l’artista deve, attraverso la forma,
riordinare il tutto attraverso una totalità artificiale creata nell’opera d’arte. Viene così superato il Neoclassicismo,
in quanto non si tratta più di emulare, imitare, bensì creare totalmente. L’esempio più concreto è nella
concezione dell’eroe, evidenziata nella differenza che esiste tra Ulisse e Don Chisciotte.
La scrittura antica nasce come espressione passiva di una realtà già determinata; la scrittura moderna è invece
il fare realtà, il dare forma: il senso non si trova più nella vita, ma nell’opera d’arte.
L’elemento riflessivo è ciò che permette all’artista di superare e sfuggire la dissonanza irrimediabile tra l’io e la
realtà; gli eroi romantici sono sempre individui problematici in quanto devono dimostrare l’impossibilità di
raggiungere la meta, dal momento che è irreale dare un senso alla vita. Si può solo riflettere sulla vita: da qui la
nascita di “opere aperte”.Lo strumento retorico utilizzato a tal proposito sarà l’ironia, nei confronti degli eroi, che
si muovono senza scampo, e contro lo stesso artista, perché sa di combattere una battaglia perduta.